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Autore: Blade the KnightRevenant    21/06/2016    4 recensioni
Non importa per quanto dovrò farlo. Io rimarrò qui, a difendere Anor Londo. Io combatto nel nome di Lord Gwyn e dei suoi cavalieri, dei miei sottoposti, dei miei fratelli.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ornstein, l'Ammazzadraghi, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lore e cose'
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Ornstein

Silenzio sulle strade. Nessun essere vuoto o vivente all’orizzonte. Il cavaliere dall’armatura dorata cammina silenzioso su una strada in pietra della Città degli Dei. Anni e anni sono passati da allora, ma ne lui ne Anor Londo sono cambiati. Guardandolo si può dire che il grande Ammazzadraghi non sia cambiato di una virgola nei secoli, ma ormai ciò che rimane nel suo animo è il rimpianto e i sensi di colpa.

 

Lui, Ornstein l’Ammazzadraghi, uno dei più grandi eroi dell’antica guerra contro i draghi eterni e capitano dei valorosi cavalieri d’argento e dei quattro più fidati e forti cavalieri dello stesso Lord del Sole, sente ancora oggi una emozione che lo invade ormai da troppo tempo: la tristezza.

 

Ormai sono passati decadi dal sacrificio del suo Signore Lord Gwyn e il mondo è sprofondato nel caos, ma non Anor Londo. La città degli Dei, l’emblema dei Lord ormai non è altro che un guscio vuoto, costituito da una città ormai vuota da tutti i suoi concittadini, un sole finto, un Lord sconosciuto, un pazzo carnefice, una guardiana fedele al suo Lord. un fabbro gigante afasico e da centinaia di armatura inanimate dei cavalieri d’argento, per non parlare di quel drago ormai pazzo rinchiuso nel suo castello a fare cose che solo gli stessi Lord possono sapere.

 

Ma ogni volta che cammina in quelle strade, sente la vuotezza di quei posti sulla spina dorsale, il silenzio.. la nostalgia degli anni passati. Se li ricorda ancora oggi, Lordran era sempre splendente, con un Sole sempre meraviglioso e delle notti limpide e stellate. La città sempre serena e in festa, con viaggiatori che venivano da varie città o per imparare o per sfidare il loro destino e diventare degli eroi. Gwyn c’era sempre, con il suo animo buono e forte, rispettoso e caloroso verso tutte le razze che costituivano Lordran. I cavalieri d’argento invece, sempre con le loro scintillanti armature difendevano valorosamente la città e i loro abitanti, così come davano il buon esempio i suoi vecchi amici e compagni.

 

Ma ogni volta che prova a pensare a quei momenti, gli vengono delle fitte al cuore e vorrebbe morire tra i singhiozzi delle lacrime, lacrime della solitudine e del rimpianto.

 

Quando la Prima Fiamma iniziò a scemare, tutto gli crollò addosso. Su ordine del suo stesso Re, rimase ad Anor Londo per vegliare sulla città, mentre il suo Signore si offriva alla Fiamma come carburante per mandare avanti l’Era del Fuoco. Lui è uno dei pochi ad esser rimasto lì, mentre i suoi concittadini e tutti i suoi Lord sono scappati per paura, compresa la principessa Gwynevere, quella stessa principessa che oggi giorno difende una sua sosia per mandare avanti un bluff, un bluff creato dallo stesso Lord Gwyndolin e dai Serpenti Primordiali. Certe volte il cavaliere alza il capo per guardare quel finto sole creato dalla magia, ma non sente il caldo di una volta, non sente la luce raggiante negli occhi, ma solo la finzione che crea quel sole oscuro e nero.

 

D’un tratto però l’Ammazzadraghi si ferma, proprio dentro a un cimitero, proprio di fronte a tre bare: le tre bare dei suoi più cari compagni di guerra.  Si avvicina alle lapidi e poggia una mano sulla bara in mezzo. Dalla bocca gli escono solo tre parole, mentre i suoi occhi protetti dall’elmo si bagnano di lacrime.

 

-Artorias.. Gough.. Ciaran..-

 

Il primo di tutti, il Camminatore degli Abissi, sconfitto dall’Abisso nel tentativo di salvare la città di Oolacile. Egli è stato il primo a cadere tra i quattro. Poi è toccata con la scomparsa di Gough e Ciaran. Da quel che sapeva, Gough si era ritirato dall’esercito, lasciando persino il suo anello ad un suo amico, precisamente il fabbro della città che protegge. Allora si erano persino sparse delle voci che era diventato cieco ed era ad Oolacile mentre la città sprofondava, però comunque il suo corpo non è mai stato rinvenuto. E Ciaran? Nel Bosco Radice Oscura c’è la vera  Tomba di Artorias e come Gough, Ciaran si è ritirata dal suo lavoro di assassina, decidendo invece di vegliare la salma dell’amico. Ma ormai è passato troppo tempo, quindi è impossibile che lei sia sopravvissuta.

 

Di tanto in tanto il cavaliere d’oro passa in questo cimitero, perché è l’unico luogo da lui raggiungibile dove può sentire  i suoi compagni caduti, riecheggiando nella mente i ricordi felici, ma ogni volta che ci prova, ecco che i sensi di colpa lo divorano. Si sente l’artefice della loro morte. Egli era il loro capitano e non ha fatto niente per poterli salvare.. e se per questo non li ha nemmeno aiutati alla bisogna. Certe volte se ne vorrebbe andare da qui, trovare un qualunque modo per rimediare ai suo errori: voleva aiutare, ma non poteva.

 

In quell’istante lascia cadere l’arma, la sua fidata lancia elettrica dell’Ammazzadraghi. China il capo in basso di fronte alle lapidi e tiene la mano destra stretta appoggiata alla lapide di centro come prima, ma stavolta si avvicina di due passi in più. Ma alla fine non c’è la fa. Anche se non si vede per l’elmo, le sue guance si rigano dalle lacrime, lacrime di commozione. -Che vergogna- pensa. Il loro capitano in questo momento, sta piangendo come un bambino. Sono passati troppi anni e solo ora si rende conto di non essere stato all’altezza.

 

Ma qualcosa lo ferma. Da dietro la sua schiena sente qualcosa, come una piccola ventata di aria, molto ma molto calda però. Non si gira, ma alza solo il capo e si affida al suo sesto senso. Sente.. delle mani, che lo tengono stretto. Prima, sente qualcuno che lo prende da dietro la schiena, non sente una morsa ma un tenero abbraccio , circondato da due piccole braccia e da quel che sente, lo abbraccia una figura molto più piccola di lui. Ma non solo, sulla sua spalla destra si appoggia la mano di un’altra figura, ma più grande della precedente e infine una terza la lo stesso, ma sente una grossa pacca sulla spalla sinistra e questa stavolta è molto più grande delle altre due. -Ragazzi..- s-sono loro? Ornstein non riesce a credere a ciò che sente. Non possono essere loro..cos’è? È definitivamente impazzito? No, i morti sono morti.. non posso essere loro.

 

Non da retta e non si gira a guardarli, ma rimane con lo sguardo rivolto verso le tombe. Poi una delle figure fa la sua mossa. -Ornstein, ricorda: tu non sarai mai solo.-

 

Quelle voci.. che siano davvero loro? Il cavaliere dorato vuole esitare, ma non riesce alla tentazione e si gira di scatto. Ma come sospettava, non c’era niente. Il suo cuore rimbomba per l’emozione, ma non può essere di certo stata la sua immaginazione. C’erano davvero e gli stavano dando conforto. A quel punto Ornstein si mise la mano sul cuore, come ultimo segno di preghiera dei suoi compagni -Grazie.. per tutto-

 

Riprende l’arma e torna indietro, verso la cattedrale che deve difendere.

 

In lontananza però scruta un immagine. Sul ponte che unisce le mura dalla cattedrale c’è un non morto che sta fronteggiando i guardiani e le sentinelle della città. Da quel che vede l’Ammazzadraghi, sembra che quel tipo se la sta cavando piuttosto bene e se continua di questo passo, sicuramente raggiungerà la Camera della Principessa dove lui e Smough il carnefice fanno da guardia.

 

-Alla fine.. questo non-morto prescelto è arrivato. Ci sarà da divertirsi.- dice tra se e se il cavaliere e nuovamente carico di volontà e coraggio, si precipita nella Cattedrale, consapevole del Destino che gli spetta, positivo o negativo che sia.

 

-Ho sempre combattuto nel nome di Gwyn e dei suo cavalieri, ma questa sarà.. la mia ultima battaglia.-  

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