Cosina scritta ieri notte da richiesta su twitter. Puh ♥


C'è che la pioggia lo rende assonnato - più di quanto non sia già per natura - e annoiato. Decisamente annoiato, non c'è che dire. Sbuffare davanti alla finestra della sua camera e perdere tempo a guardare le gocce di pioggia fare a gara per chi per prima troverà la morte contro il legno bianco dello stipite non sembra aiutarlo ad ammazzare nessuna delle due cose.
È una fortuna che non sia solo, nella stanza.
"Maa-kun," chiama, il gomito che poggia sul davanzale e la testa che ricade stanca sul palmo della mano, aperto per accogliere la sua guancia resa calda dai primi giorni umidi d'estate. Mao ricambia lo sguardo ma non domanda, si limita ad osservarlo in attesa, poggiato contro il muro al lato opposto della stanza. Sventola una mano, Ritsu, arricciando le labbra come se quell'espressione potesse esprimere il disappunto per la lontananza dell'altro, e Mao si mette in piedi con uno sbuffo.
"Che c'è?" chiede, ma Ritsu sa che non è davvero interessato a saperlo - nel senso, in ogni caso farà qualunque cosa lui voglia, perché Mao è fatto così, per cui perché sprecare tempo a fare domande inutili? Batte con la mano il posto vuoto di fronte alla finestra, lì di fianco a lui, e aspetta finché l'altro non si siede, prima di parlare ancora.
"Chiudi gli occhi?"
Ah, quanto vorrebbe chiuderli lui. Spera di non addormentarsi, quando Mao lascia cadere le spalle in un segno inconfondibile di rassegnazione e obbedisce. Si prende pochi secondi, il tempo di imprimere l'immagine di quel viso accaldato dalle temperature in aumento nella memoria, e poi lo imita, ciglia lunghe e scure che si abbassano sui suoi occhi rossi.
Adora mordicchiare le sue labbra, strapparne la pelle morta e aspettare che il sapore metallico del suo sangue sfiori la sua lingua e gli dia forza. Cerca di non fargli male però, almeno non ora: preferisce perdersi per un momento a sfregare la lingua contro la carne morbida, a tenerla tra i denti per succhiare appena, per assaporarne il gusto. Mao non protesta, si limita a sollevare una mano per cercare il suo braccio e stringerlo, un sospiro caldo che avvolge il viso di Ritsu e rende l'aria ancora più calda.
Da lì a dischiudere le labbra il passo è così breve che quasi nessuno dei due si rende conto del bacio che arriva di conseguenza - ed è un cozzar di denti, all'inizio, un contatto timido e impacciato che diventa più sicuro in un battito di ciglia. A Ritsu piace sentire la sua lingua sfregare contro quella di Mao - a volte si chiede se anche a Mao piaccia, perché non si è mai espresso a riguardo, ma alla fine sa che l'altro non è così stupido da non dirgli se qualunque cosa di ciò che fanno non gli piace.
Ritsu non gliene farebbe di certo una colpa.
Si perde a mordere ancora le sue labbra, a prenderle e lasciarle tra le sue in uno schiocco dolce che gli riempie le orecchie e gli attorciglia lo stomaco. E quando decide che può lasciare alla bocca dell'altro un po' di libertà, si permette il capriccio di non aprire gli occhi, e lasciarsi cadere con la testa sulla spalla di Mao.
Il braccio che gli circonda le spalle, pochi secondi più tardi, è l'unica certezza di cui ha bisogno.