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Autore: Bishamonten    23/06/2016    1 recensioni
[Frankenstein]
"Purtroppo il nostro aspetto rappresenta l'incubo più oscuro, la bruttezza più assoluta e non siamo per loro che mostri e non uomo e donna, in pochi riescono a superare le nostre deformazioni, eppure proviamo sentimenti, parliamo, sentiamo, pensiamo come ogni essere umano.. forse la natura ha reso in nostro corpo deforme per allontanare la superficialità e avvicinare l'affetto più sincero e non basato sulla temporanea bellezza"
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Tornai tra le montagne gelide, dove pochi giorni prima ero fuggito a per di fiato dal mio creatore, e ora che è morto, è come se venissi inseguito ogni istante dal rancore, dal rimorso e da una solitudine incommensurabile. Le mie mani, pronte ad aiutare il prossimo, si sono sporcate di ignobili delitti che nemmeno Dio potrà mai perdonarmi, e mai perdonerò me stesso per essermi macchiato di azioni e pensieri che da principio, non mi sono mai appartenuti. Il calore del mio spaventoso corpo non riuscirà mai a scaldare il mio sconforto; il mio creatore, il mio obbiettivo, la mia ragione di vita, è morto, e con lui, sono morti i miei ultimi sentimenti. Non sarò più in grado di amare, di sorridere, di provare emozioni come quelle, che tutti mi hanno precluso, ma che io ho sempre cercato di dimostrare. Allora perché ho ucciso? Io, che avevo giurato fedeltà all'amore per gli altri e per la vita? Come ho potuto compiere tali atrocità e soprattutto, portare alla morte il mio creatore, colui che mi ha costretto ad una vita di sofferenze, ma ha anche permesso la vista della primavera, degli alberi in fiore, del sole e delle stelle? La mia mente era offuscata dall'odio, dal rancore, sentimenti mai provati così ardentemente, e ora che sono completamente svaniti, non mi rimane che un ardente e soffocante senso di colpa. Devo morire, molte vite sono cadute sotto la mia stretta e la mia ira, dalle mie mani sono scivolati nelle braccia della morte, a causa di qualcosa che non sarebbe mai dovuto esistere e mai avrebbe dovuto togliere l'esistenza ad alcuno .

Ho giurato di bruciare i miei peccati con me, tra le fiamme, ma tra le montagne e la neve, non mi è possibile; tornerò tra le colline, e lì morirò, tra i miei miseri deliri e non nuocerò più a nessuna vita, non spaventerò più nessuno con il mio terribile aspetto; nessuno parlerà di me e verrò dimenticato. Nella morsa mortale che mi avvolgerà troverò la pace e la felicità tanto cercata, non verrò allontanato per le mie sembianze, nessun sentimento mi verrà rivolto e io non ne abuserò più.

Con queste idee ho iniziato il mio percorso verso l'inferno che mi ero assicurato, malauguratamente o fortunatamente, il destino aveva altri piani per me.

Dopo 3 giorni di un tormentato cammino, riuscii a scorgere le colline, verdi e rigogliose, un profumo fiorito mi avvolse, come un'anonima carezza, e il vento sembrò giocare sulle mie guance riscaldate dal sole mattutino. Fu come un abbraccio per me, un segno d'affetto da parte della natura compassionevole, e mentre mi godevo quelle ultime ore di vita, scorsi un uomo, probabilmente un pastore, dirigersi con il suo piccolo gregge verso un compagno e scambiarsi qualche parola. Notai nei suoi occhi azzurri, un terrore e sorpresa propri di chi mi rivolgeva lo sguardo. Com'era possibile? Ero sicuro di non essermi fatto notare, eppure quello sguardo mi ricordava proprio il mio orrido aspetto, e il mio impossibile rapporto con l'uomo. Mi rifugiai nella boscaglia vicina e con cautela, mi avvicinai sempre più ai due uomini, cercando di sentirne le parole :

  • è lei che distrugge i nostri greggi, rubandoci le pecore e così il nutrimento! Non è un lupo, è il Demonio! -

  • dove hai visto questa creatura? Nel bosco? Ne parlano anche gli altri del villaggio, dunque è vera!

  • quale Dio può accordare ad un simile essere la vita! Mai i miei occhi sono stati sopraffatti da tanto terrore, prima di quell'enorme e ripugnante mostro. È maledetta! Nessun essere umano riporterebbe tali malformazioni e susciterebbe tanto orrore!. Questa sera chiamerò gli altri compagni, questa faccenda deve concludersi prima dell'alba, o finiremo con il venir uccisi anche noi dalla creatura, se non sarà la fame a farlo -

 

Non volevo crederci. Il corpo malformato? Enorme? Erano due dei mille aggettivi che mi avevano accompagnato nella mia tormentata esistenza, che ora erano affibbiati a qualcun altro, una Lei .

Non sapevo se correre dalla gioia o piangere per un'altra sciagurata vita, ma non era il momento di indugiare, se quella persona esisteva veramente, se esisteva un altro creatore come il mio, dovevo trovarlo. Ripensandoci, avevo appreso la possibilità della nascita di un neonato con qualche malformazione, che fosse questo il caso? Che quei due pastori non ne conoscessero l'esistenza? Se fosse così, dovevo fermarli, aiutare una persona sarebbe stato un ottimo modo per lasciare con un briciolo di dignità questo mondo.

Decisi di indagare e iniziai la mia lunga ricerca, in lungo e in largo cercai quella creatura, ma nulla mi faceva pensare ad un suo passaggio. Poi, mentre le ultime speranze reggevano le mie fatiche, trovai delle impronte nel fango dell'ultima pioggia, enormi, quasi come le mie, ma più sottili e femminili; le seguii finché l'erba non ne eliminò definitamente le traccie, mi guardai intorno, ma nulla; nessuna voce, nessun fruscio, nessuna presenza... eppure, la mia speranza era vivida nel mio animo, e mi fece continuare la mia ricerca, così arrivai ad una specie di grotta nascosta tra gli arbusti, dove decisi di riposare per qualche ora, dato che il giorno era ancora lungo e il cammino mi aveva assorbito le ultime energie.

Non solo i miei percorsi, ma anche il mio sonno fu tormentato da angosciosi ricordi: la morte di William, di Justin, di Elizabeth, e aimè, anche del povero Frankenstein. Lui in particolare, mi apparve triste e malinconico nel suo letto di morte, era stato infatti riposto su un telo bianco ricamato, vicino a lui piangevano tutte le altre mie vittime, Elizabeth portò un mazzo di fiori e lo ripose accanto al corpo freddo del mio creatore. Piangevano tutti, anche io mi sentii commosso: volevo porgere dei fiori, piangere la sua morte e salutarlo adeguatamente, come suo figlio e mostro. Mi avvicinai al corpo e gli guardai il volto invecchiato dal dolore e dall'affanno, solcato di nero attorno agli occhi che ricordavano l'ultimo pianto fatto in vita; nemmeno la morte gli era stata di conforto. Improvvisamente quella figura immobile aprì i languidi occhi giallastri e mi fissò per qualche istante, prima di portare le sue fredde mani sul mio collo e stringere con tutte le forze che aveva in corpo, come per farmi provare l'orrendo destino che avevo riservato ai suoi cari. Così, tra mille dolori, mi svegliai di soprassalto, sudato e spaventato dall'incubo appena fatto, e cercando di ricompormi, mi accorsi che era già notte. Passai i primi secondi appoggiato ad una parete, con una mano mi stringevo il petto che sembrava volesse esplodere, tanta era la paura da sopportare, ma le mie pene non finirono lì.

Appena mi ricomposi, sentii dei rumori provenire da fuori la piccola grotta dove mi ero assopito, così mi avvicinai all'uscita e notai delle luci, probabilmente di fiaccole, che sembravano aspettarmi. Senza pensare, uscii, e mi ritrovai inghiottito da una folla urlante e furiosa che mi attaccò senza un'apparente ragione, legandomi braccia e gambe così velocemente che quasi non me ne accorsi, e nonostante le corde non fossero poi così robuste, rimasi fermo e immobile ad ascoltare le loro grida: continuavano a chiamarmi “Mostro” e con ogni sorta di insulto possibile e immaginabile. Gli uomini più temerari si avvicinavano, alcuni mi puntavano la fiaccola a pochi centimetri dal viso, altri sputavano sul mio corpo immobile, altri ancora si limitavano ad augurarmi una morte tra atroci sofferenze.

  • ditemi, cosa vi ho mai fatto? Non porto rancore verso l'uomo, sono venuto in pace, non voglio fare del male ad alcuno, quindi ditemi, è forse il mio corpo a causarvi tanto disprezzo verso i miei confronti? O forse qualcos'altro che non so? -

a queste mie parole, in molti indietreggiarono, chiedendosi tra loro, con aria stupita, il perché sapessi parlare.

  • ho imparato la vostra lingua osservandovi pazientemente, senza pianificare nessuna morte, senza voler arrecare nessun dolore, il mio corpo non rappresenta la mia natura gentile e virtuosa, quindi vi prego, slegatemi, e io me ne andrò senza voltarmi indietro e non tornerò, se è questo che desiderate -

  • non vogliamo la tua pietà e non crediamo alle tue parole, Mostro – disse una voce roca e profonda, dietro la folla. Tra la confusione generale, si fece spazio un anziano reggendo un vecchio bastone e dall'aria saggia, forse dovuta alla folta barba bianca e al corpo esile - so di cosa sei capace e so cosa hai fatto, schifoso essere. Hai devastato i nostri greggi senza riguardo, e quando finiranno le pecore, non esiterai a uccidere anche noi! Maledetto, hai portato con te quel mostro femmina per aiutarti nella tua missione infernale?. Dove sta?! Dove l'hai nascosta?! È lì con te? Non l'avete ancora trovata? Deve essere scappata. Ma la troveremo e verrà uccisa anche lei, non sopravvivrà nessuno di voi! -

  • di cosa state parlando? Un mostro come me? Esiste? Non so dove sia, la stavo cercando, ma non l'ho trovata . Sicuri non sia affetta da una malattia che l'ha resa deforme? Sicuri di non star cercando un'anima in pena? -

  • la malattia da cui siete affetti è quella imposta dal Diavolo! Ecco cosa siete! Figli di Satana mandati sulla terra! Non vi risparmieremo, brucerete all'inferno come meritate! - urlando questo la folla espose, invocando strane preghiere e agitando le fiaccole al cielo.

    Sentii la morte sopraggiungere, chiusi allora gli occhi e attesi, eliminai le voci, le urla, il dolore. Ero solo io, nessun altro; la morte che avevo tanto cercato, stava arrivando, avrebbe placato ogni mia agonia e finalmente avrei trovato pace. Accennai un sorriso, così dovevano ricordarmi, per l'anima buona con cui ero nato e le mani sporche con cui me ne andavo.

    Persi ogni speranza di salvezza, non mi serviva vivere e dopo tutto quello che avevo causato non ne chiedevo il lusso, l'unico mio desiderio era quello di accorrere nelle placide braccia della morte e così dal mio creatore, il solo che aveva il diritto di chiamarmi per il mostro che ero.

    Non so per quanto rimasi in quello stato, secondi? Minuti? Ero come addormentato, avevo eliminato tutti i rumori, tranne uno che proveniva dall'alto. Da un albero? Chi era? Ha un respiro diverso, più affannoso. La folla non lo sentì, erano troppo occupati a pianificare la mia uccisione, mentre non sapevano che la creatura che stavano cercando era proprio sopra le loro teste.

   
 
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