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Autore: Nina_99    23/06/2016    0 recensioni
Sprofondati in un abisso sopraelevato distavamo molto poco dalla conoscenza della verità, dalla purezza in quel calcare creato direttamente da Colui che move il Sole e l’altre stelle, che erode i monti, dirige il vento; e da una minuscola goccia, espressione di una costante ed eterna presenza, plasma lo spazio.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sprofondati in un abisso sopraelevato distavamo molto poco dalla conoscenza della verità, dalla purezza in quel calcare creato direttamente da Colui che move il Sole e l’altre stelle, che erode i monti, dirige il vento; e da una minuscola goccia, espressione di una costante ed eterna presenza, plasma lo spazio.

Siamo all’interno di un corpo vivente, avverto la potenza del suo respiro, incessante ticchettio.

Rosse striature, denominate dagli speleologi stessi “Fette di pancetta”, o cortine lamellari, per me non son altro che costituenti del tessuto muscoloso.
Infinite sale si susseguono, e infinite statue, tenuamente illuminate, gialle e grottesche, occhi e denti, affilati, che ti scuotono. Ho visto la vera fauna che popola queste grotte, animali mitologici come grifoni, e poi aquile, rinoceronti, draghi e persino un’orsa impeccabile, nella stanza a lei dedicata, la “Sala dell’Orsa”. Sublimi profili umani intagliati nella neve di gesso. Immobili ti osservano con le loro espressioni indecifrabili, mentre una goccia batte loro sul capo. E quella stessa goccia li ha modellati, nel suo ineccepibile moto: instancabile da appena 130 mila anni. Ha scavato la voragine dell’inferno e, di conseguenza, l’accesso al paradiso.
Le colonne.

Soltanto adesso ho lucidamente chiaro il significato delle colonne. Perché siano associate al tempo, perché esse uniscono i mondi.
Imponenti e snelle stalagmiti che si ergono dagli abissi anelando all’alto dei Cieli, puntano al soffitto come risollevandosi, ostentando un riscatto infinito.
Affilate e minacciose stalattiti, invece, pendono dal soffitto incutendo timore, terribili e minacciose bianche dannate.
Quando si ha la congiunzione di una stalagmite che sorge sotto ad una stalattite con quest’ultima, si ha la formazione di una colonna, e si instaura un vincolo indissolubile, l’unico passaggio per la somma ascesa, dal buio abisso della grotta verso la luce inimmaginabile di un universo indescrivibile.
(Dimentichi com’è fatto il mondo, lì dentro.)

Ti trovi sul fondo, soggiogato da centinaia di dardi scagliati da archi immaginari –ma evidenti –che tendono infallibilmente verso di te, e sono coloro che non cadono né vengono scagliati, che aspettano, e, consci del loro potenziale, ti osservano e ti avvertono.
Le leggi dello spazio e del tempo non valgono dentro lo stomaco della montagna. Neghi la luce del sole, non esiste. La luce soffusa che non emana calore impallidisce, perché sa che mente. Non mette in chiaro ciò che è, bensì rende visibile ciò che non è: terrificanti giganti.
Soltanto le stalagmiti qua dentro credono, lo sanno e ci sperano; esiste la vita, esiste la luce. Condannate a non vederla mai. E lo sanno dalle colonne, che sorreggono il mondo reggendo le due parti, saldamente unite: la luce e la tenebra di una singola sala, il bianco e il nero, la verità e la menzogna, l’amore e l’indifferenza. Il bene, il male: due abissi che, singolarmente, sarebbero altrimenti mortali.
Le colonne sono a doppio senso. Sono un tramite mondano, per dialogare, sapete. Sovente è necessario un mezzo –una banale via di comunicazione, nelle grotte più remote –per sentirsi con Dio.
  
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