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Autore: Winchester_Morgenstern    24/06/2016    0 recensioni
"Può aver fatto tante cose, Jocelyn, può aver ucciso e ferito tanta gente, me compreso, ma per oltre dieci anni della mia vita io ho voluto bene ad un solo uomo, quello che mi ha cresciuto. Quello che mi ha insegnato a combattere e cacciare, quello che mi ha fatto imparare le lingue più disparate e quello che mi ha mostrato come suonare il pianoforte. Lo stesso uomo che mi ha fatto fare il bagno negli spaghetti, e poi ha ucciso il mio falco. Mi ha fatto del male, è vero, ma ciò non cancella che io non gli volessi, no... che non gli voglia bene, e che io non abbia cercato davvero di renderlo fiero con tutto me stesso."
O, in altre parole, come una chiacchierata tra Jace e la sua futura suocera possa metterlo a nudo più di quanto avesse mai voluto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jace Lightwood, Jocelyn Fray, Valentine Morgenstern
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HUMAN NATURE

Il destino può mutare, la nostra natura mai.
[Arthur Schopenhauer]

Okay, sì, Jace aveva sempre saputo che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato e che, be', probabilmente era proprio dietro l'angolo, però come i Mondani solevano dire la speranza era l'ultima a morire, e quindi lui aveva ardentemente creduto nel fatto di poter rimandare quel discorso il più a lungo possibile.
Ovviamente, si era sbagliato.
Osservò da sotto le palpebre socchiuse Jocelyn, seduta nella poltrona a fiori di fronte a lui, il volto abbellito dal sorriso di chi non ha un pensiero al mondo e che, anzi, si è proprio fatto una bella scopat... No, va bene, non voleva pensare a quella donna in quei termini. Proprio no.
Quindi si sarebbe limitato ad osservare che aveva una gran bella faccia soddisfatta - da schiaffi, a chiedere il suo parere - e lo stava scrutando come lo Stregatto del film che aveva fatto loro vedere Magnus fissava quella ragazzina stramba, Alice.
Ora che ci pensava, magari avrebbe dovuto esserci il Sommo Stregone di Brooklyn a ricoprire quella parte e non il buffo, grosso, grasso gatto colorato e scintillante, ma quella era un'altra storia e lui non poteva permettersi di abbassare la guardia mentre fronteggiava il nemico.
"Sai Jace, sono davvero molto contenta di poter finalmente parlare con te a quattr'occhi", incominciò la donna, intrecciando le mani in grembo con l'aria di un pericoloso boss mafioso o di una di quelle nonnine che sembravano tanto piccole e dolci e poi ti mangiavano per cena sottoforma di stufato. Ugh.
"Vorrei poter dire che il piacere è reciproco", avrebbe voluto rispondere lo Shadowhunter, ma si trattenne. Linguaccia lunga a parte, aveva promesso a Clary di non litigare - più del necessario, di non litigare più del necessario, e tecnicamente Jocelyn gli insulti se li stava chiamando da sola - con sua madre, concordando con lei nel pensare che inimicarsela ancora di più non fosse esattamente una delle mosse più brillanti del secolo.
"Parlare di qualcosa in particolare?", domandò quindi con aria molto cortese: "Perché credo che il discorso delle api e dei fiori giunga giusto un tantino in ritardo, signora Fray", aggiunse con un piccolo sogghigno. Non era colpa sua, va bene? Semplicemente non poteva resistere a quella forza inarrestabile che lo incitava ad aprire la bocca e sparare cavolate contro quella... quella... quella dispotica quasi-suocera psicopatica, ecco.
Clary l'avrebbe perdonato, parlando di fuchi e roselline delicate, di certo sarebbe riuscita a chiudere un occhio per quella che probabilmente era solo la prima di una lunga serie di battutine impertinenti.
Si godette per un attimo il veder pulsare una vena violacea sulla tempia di Jocelyn - adesso non sembrava più lo Stregatto, ma il tizio coi baffi in quel film che a Clary piaceva tanto, Harry Potter, come si chiamava... Vernon! Quello era il nome, zio Vernon! Che poi perché diavolo tutti quegli Stregoni non avevano nessun segno demoniaco e facevano strani abracadabra con le bacchette? Bah - e poi si ritirò leggermente nella poltrona: non l'avrebbe mai ammesso, ma una suocera infuriata era terrorizzante più o meno quanto vedere un Demone Superiore venirti incontro con intenti omicidi, e per quanto lui fosse un tipo coraggioso la sua fase suicida era passata da un pezzo.
La vide prendere un respiro profondo e ritrovare una calma imperturbabile che non l'aveva mai contraddistinta: "No, Jace, volevo parlarti di qualcuno. Più nello specifico, di Valentine".
Il Nephilim s'irrigidì appena: sapeva benissimo dove sarebbe andata a parare, ma perché non farlo con più gentilezza? Perché non accennarlo con eleganza e poi lasciare che il discorso arrivasse in quel punto, al posto di farlo sbattere con il muso contro una tale questione spinosa?
"Mi pare che tu abbia passato tempo più che sufficiente con lui durante la tua vita per farti un idea di com'è, cosa vuoi da me?", chiese, e non sapeva se fosse un masochista per voler prolungare quella lunga agonia e non arrivare mai al suddetto centro della questione o un genio per inventarsi tali girotondo per evitare di dire quello che lei voleva sentirsi dire.
Si potevano dire molte cose di Jace, ma non che fosse un bugiardo - okay, aveva raccontato la sua buona quota di storielle, le cosiddette bugie bianche, ma non aveva mai cambiato una sua sincera opinione su qualcosa solo per compiacere ed ingraziarsi una determinata persona -, e dato che non voleva mentire sulla questione gli rimanevano soltanto due scelte: evitare in tutti i modi di dire la sua - e lo sapeva, lo sapeva che non sarebbe durata per molto, ma scappare in quel momento gli avrebbe potuto dare il tempo di escogitare un piano B, o C, o Z - oppure farsi scappare un parere veritiero, e in quel caso sapeva che Jocelyn non l'avrebbe apprezzato.
Non perché non la condividesse, da quel punto di vista la madre di Clary era una dannatissima ipocrita, ma perché non le piaceva che una verità simile le venisse sbattuta in faccia.
Fosse stato solo per il fatto che la donna voleva assicurarsi che sua figlia non si fosse ritrovata con un marito psicolabile che voleva conquistare il mondo, be', questo lo poteva pure accettare, ma che lei pretendesse che lui cancellasse dieci anni della sua vita come si rimuove una macchia di sporco con una spugna, e per di più solo per far contento il suo falso perbenismo e il suo moralismo del cazzo, no, con questo non riusciva a scenderci a patti.
"Sto parlando seriamente, Jace", lo rimproverò Jocelyn, il corpo irrigidito da una rabbia trattenuta a stento: come si permetteva quel moccioso di trattarla come un'idiota, per di più mentre tentava di discutere con lui di un argomento che non era propriamente fra i suoi preferiti?!
Vero era che Jocelyn aveva un bel caratteraccio, e che con Jace non si era mai comportata particolarmente bene, anzi, ma credeva di meritarsi quantomeno un minimo di serietà, fosse anche solo per il fatto che aveva il doppio della sua età. In altre circostanze, o meglio, se avesse incontrato Jace Herondale una ventina d'anni prima, sarebbe caduta ai suoi piedi nel giro di un battito di ciglia: era quanto di più simile avesse mai visto a Valentine; sebbene i loro colori fossero leggermente diversi, il portamento, il modo di porsi, la gestualità e perfino la scelta delle parole erano esattamente quelle del padre adottivo del ragazzo, e non era difficile arrivare a supporre che anche la mentalità dei due non doveva essere poi così diversa.
"Vuoi un discorso serio, Jocelyn? Va bene, allora, ma sappi che sei stata tu a cavarmi le parole di bocca e quindi la colpa è tua, nel voler ascoltare cose che sai non ti piacerà udire", sbottò il ragazzo, raddrizzandosi sulla poltrona color cipria con indosso la maschera più fredda che lei gli avesse mai visto in volto.
"Allora ammetti che...", ma la donna non riuscì a finire di parlare.
"Non voglio seriamente mancarti di rispetto, Jocelyn", la interruppe lui: "Ma se vuoi conoscere la mia versione dei fatti, devi ascoltare tutta la storia senza attaccarmi per ogni singola frase". Non sapeva quando esattamente avesse incominciato a rivolgersi a lei con il suo primo nome, ma dicendole qualcosa di simile, qualcosa che non aveva mai confessato a nessuno se non al suo parabatai, be', chi se ne fregava di come la chiamava. Quello che aveva deciso di chiarirle era già abbastanza.
A quelle parole lei non rispose, ma tentando di non perdere la sua pseudo superiorità o qualunque diritto credesse di avere su di lui gli rivolse un cenno con il mento, incoraggiandolo a continuare.
"Sai," partì quindi lui, guardando fuori dalla finestra coperta ai lati dai panneggi di seta color champagne, che ben si accostavano con la carta da parati beige con un motivo di piccole roselline dando vita all'atmosfera da casa da vecchietta per bene che francamente terrorizzava Jace, facendolo stentire perennemente fuori posto: "Tutti quanti, tutti i Cacciatori lì fuori mi guardano come un eroe, come il liberatore. Probabilmente io e Clary e gli altri diventeremo gli eroi della nostra generazione, e non fraintendermi, il mio ego ama tutto ciò, ma la questione è di un'assurdità unica".
"Jace, non per qualcosa, ma ti ho chiesto di Valentine.", gli fece notare la rossa, leggermente spazientita da tutto quel girare intorno ai fatti.
"Lo so, ed infatti ci sto arrivando. Se non ti sta bene come lo faccio, vuol dire che non t'interessa quel che ho da dire", rispose lui. Stava oltrepassando fin troppo la linea tracciata tra di loro, e lo sapeva benissimo, ma non riusciva più a far finta di niente e di certo non era noto per il suo rispetto verso gli altri.
"Come stavo dicendo, la cosa è di un'assurdità unica. Hai mai pensato a quanto sia volubile l'animo umano? Quando mi vedono mi acclamano, desiderano diventare me, starmi accanto, ma poi quando non ci sono in tutti inizia a farsi strada una specie di serpente strisciante, i preconcetti e i pregiudizi con cui hanno convissuto fino a poco tempo prima, e allora mi vedono come il figlio di Valentine, come il suo erede, come qualcuno che prima o poi uscirà di testa e vorrà portare a termine il suo lavoro", sputò con disprezzo.
"Se domani uccidessi qualcuno, direbbero che l'avevano sempre saputo e che da uno come me c'era da aspettarselo. E se il giorno successivo salvassi un bambino dall'annegamento nel Lago Lyn, diventerei nuovamente un eroe nazionale". Sorrise amaramente: lo ammetteva, era una persona narcisistica per natura, ma quella fama volubile gli faceva schifo.
"Quel che penso, Jocelyn" disse con aria tranquilla, preparandosi alla sfuriata che sarebbe arrivata dopo: "E' che i Nephilim siano un popolo di arroganti che si sono erti a giudici della situazione, e che per questo loro rinchiudersi in se stessi come un'élite guerriera d'altri tempi siano diventati ipocriti e spergiuri".
Anche senza guardarla, sapeva che l'altra era diventata una statua di sale, quasi come se vedesse il fantasma di Valentine parlare attraverso di lui: "Fammi finire di parlare, prima di esprimere un giudizio", ripeté, alzando una mano e incominciando seriamente a temere che di lì a poco l'avrebbe minacciato di morte con una spada angelica.
"Come dicevo, ipocriti e spergiuri. Hanno, anzi, abbiamo combattuto Valentine schierandoci dalla parte dei Nascosti, dichiarando fieramente di voler combatterlo per proteggere i Mondani da lui e da i suoi demoni", ridacchiò appena, disilluso, e tutto quello che stava mostrando e dicendo non corrispondeva per niente al Jace che si era abituata a vedere tutti i giorni: allegro, scherzoso, presuntuoso, come se il diventare adulto non facesse parte di lui. Evidentemente, aveva preso un granchio bello grosso, e con lei molte altre persone.
"Ci siamo crogiolati nella gloria credendo di essere salvatori e liberatori, ma poi non lasciamo spazio alla novità, non facciamo entrare nuova linfa in un sistema che ormai è vecchio e superato!", esclamò il ragazzo, ancora molto calmo e controllato sebbene Jocelyn riuscisse a vedere l'ardore nei suoi occhi.
"Maltrattiamo i Nascosti credendoci degli dei scesi in terra, emarginiamo i Mondani nell'Accademia come se anche solo essere guardati con sufficienza per loro sia un grande privilegio, rimaniamo rinchiusi in leggi che cent'anni fa erano già barbare e antiche! Mettiamo da parte le coppie dello stesso sesso come fossero abomini anche se condividono il nostro stesso sangue, disobbediamo alle regole create da noi stessi credendoci al di sopra del sistema, al di sopra di tutte le razze esistenti!", ringhiò, dimostrando di avere particolarmente a cuore questioni a cui Jocelyn credeva che non avesse nemmeno pensato, perso com'era a rimirarsi nello specchio.
"Valentine era un pazzo nel voler sterminare i Nascosti, nel voler trasformare tutti i Mondani in Shadowhunter per combattere Demoni e Dimenticati di cui poi si serviva per attuare il tutto, ma era partito bene, molto bene, le sue idee iniziali non erano male. E non prendermi per un fanatico, Jocelyn, io la storia del Circolo l'ho sentita raccontare fin troppe volte da chi l'ha vissuta". Non c'erano parole sufficientemente eloquenti al mondo per descrivere il disprezzo che impregnava la sua voce.
"Ad un certo punto Valentine si è perso per strada, credendo che il fine giustificasse in tutti i casi i mezzi e pensando di essere nel giusto, perché come dicono i Mondani la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni, ma ciò non toglie che in parte avesse ragione". Jace si fermò un attimo per riprendere fiato e la guardò fisso negli occhi verdi: "Il Conclave è nel torto, obsoleto e superato, marcio fino al cuore. Le istituizioni sono corrotte e perfino Console e Inquisitore non riescono a vedere quanto sia fragile e disgustoso questo castello di carte che cadrà al minimo soffio di vento."
Jocelyn aprì ancora una volta le labbra per parlare, ma Jace la fermò per l'ennesima volta: iniziava a spazientirsi, ma doveva ammettere che era interessante ascoltare quel punto di vista. Anche inquietante, certo, visto che rassomigliava fin troppo ai piani di Valentine prima che suo padre fosse ammazzato, ma sarebbe stata una bugiarda nell'affermare di non aver mai pensato le stesse cose, per cui rimase ad ascoltare nonostante tutto.
"Ma tu non mi hai chiesto proprio questo, anche se suppongo che quello di cui ti ho parlato - intendo le mie pseudo ideologie politiche - fosse il secondo punto della tua lista", disse, prendendo un profondo respiro: "Ma torniamo al centro cruciale. Valentine."
"In realtà, non so proprio dove iniziare a parlare di lui": per un attimo la maschera glaciale scomparve e la Cacciatrice riuscì a vedere quello che c'era dietro. Un ragazzo, poco più che adolescente, che tentava di mostrarle di potercela fare, di non essere più un bambino, e che era più che pronto a battersi per quello in cui credeva. Non era certa di apprezzare fino in fondo la cosa, però: sapeva che, dovunque Jace fosse andato o qualunque strada avesse intrapreso, Clary l'avrebbe seguito.
"Sai, ultimamente c'è gente che mi fa pressione, che mi dice che devo scegliere cosa essere: voglio ancora fingere di riconoscere Michael Wayland come mio padre? Oppure, mi dicono, potrei riconoscere Stephen e farmi chiamare Herondale, o ancora riconoscere il bene che mi vuole la mia famiglia adottiva e scegliere il cognome Lightwood.", incominciò, apparendo stanco di quel caos.
"Il fatto è che, sebbene io sia riconoscente a tutti quanti, Jocelyn, proprio non posso scegliere. Ognuna di quelle famiglie è una parte di me, ogni appellativo preso nel corso del tempo mi ha fatto diventare quel che sono, ma metterla così e farmi chiamare Jace Wayland-Herondale-Lightwood sarebbe fin troppo facile e codardo e, francamente, anche uno scioglilingua", osservò con un piccolo sorriso, stringendo con la mano sinistra il bracciolo della poltroncina.
"Il punto è, però, che io non ho mai conosciuto Michael Wayland, e che lui probabilmente mi odia dall'aldilà per aver preso il posto di suo figlio morto. Stephen Herondale era già all'altro mondo prima ancora che io nascessi, se effettivamente c'è un altro mondo o un aldilà e noi possiamo parlarne in questi termini, ma adesso non è importante, l'importante è che in ogni caso non potrei riconoscermi in un uomo che mi ha dato la vita, ma che non era nemmeno vivo quando sono venuto alla luce. E non posso nemmeno decidere di chiamarmi Lightwood, perché voglio bene ad Alec e Isabelle come a dei fratelli, ma Maryse non è mai riuscita ad essere mia madre e Robert, pur sforzandosi, non è riuscito a diventare il mio nuovo padre.", confessò, quasi abbassando lo sguardo. Era bravo a stare tranquillo, sorprendentemente, ma dentro l'ansia gli attanagliava le viscere e cercava disperatamente di non far capire una cosa per un'altra alla sua futura suocera, tutta la spavalderia di prima scomparsa.
"Può aver fatto tante cose, Jocelyn, può aver ucciso e ferito tanta gente, me compreso, ma per oltre dieci anni della mia vita io ho voluto bene ad un solo uomo, quello che mi ha cresciuto. Quello che mi ha insegnato a combattere e cacciare, quello che mi ha fatto imparare le lingue più disparate e quello che mi ha mostrato come suonare il pianoforte. Lo stesso uomo che mi ha fatto fare il bagno negli spaghetti, e poi ha ucciso il mio falco. Mi ha fatto del male, è vero, ma ciò non cancella che io non gli volessi, no... che non gli voglia bene, e che io non abbia cercato  davvero di renderlo fiero con tutto me stesso.", bofonchiò, questa volta puntando davvero lo sguardo sui suoi anfibi: "Anche se lo ha fatto solo per salvaguardare il suo bell'esperimento, mi ha tirato fuori dal cadavere di mia madre, e gli devo la vita. E non sono riuscito ad ucciderlo, mai, ma soltanto a farmi infilzare a morte, e nonostante questo, Jocelyn Fairchild, nonostante tutto quello che può pensare il resto del mondo, io gli voglio ancora bene, perché è mio padre, perché se solo potessi il mio nome sarebbe Jace Morgenstern in barba a tutti quelli che credono sia maledetto. Io sono questo, Jocelyn, e gli altri hanno ragione a chiamarmi in quel modo. Non sono né cattivo né pazzo, ma sono il figlio di Valentine".
Le ultime parole le sussurrò appena, e la Nephilim riuscì a scorgere le lacrime nel suo sguardo dorato. Non aveva mai visto Jace piangere, e non credeva che l'avrebbe mai fatto.
"E non fingere di non capirmi, Jocelyn, perché se mi dicessi che dopo tutto quello che hai passato insieme a lui una parte di te non lo ama, o che non l'ha mai amato, insomma... Io almeno ho il coraggio di essere sincero, tu mi incolpi soltanto perché voglio bene a una persona cattiva, che comunque a tutti gli effetti è mio padre." Scosse appena la testa, torturandosi le mani nel mentre: "Questa è la natura umana, Jocelyn, non possiamo sfuggire al nostro passato."
"E, sinceramente", aggiunse dopo un attimo di esitazione, "Non voglio nemmeno farlo".




N/A: Un paio di piccole precisazioni dovute: ho scritto questa OS in davvero poco tempo, meno di tre ore, colta da un attacco di ispirazione verso un personaggio che non avevo mai calcolato poi molto, Jace.
Mi rendo conto che questo non è un suo classico ritratto, anzi, tutt'altro, ma è come penso che io sia Jace; credo che sia troppo semplice relegarlo nel ruolo di Golden Boy e chiedergli di recitare la parte del bravo angioletto ubbidiente, e penso che volente o nolente gli anni passati con Valentine lo hanno influenzato non solo sul piano politico - per niente sbagliato, dal mio punto di vista, poi ovviamente ognuno è libero di pensare quel che vuole -, ma che ovviamente gli hanno anche lasciato una traccia dentro, perché sfido chiunque a scoprire un giorno che vostro padre severissimo e a cui nonostante tutto avete voluto bene non è morto ma in realtà è un super cattivo, e anche se non siete parenti di sangue, potete davvero smettergli di volergli bene? Volerlo morto o dietro le sbarre per il bene comune è un conto, ma ciò non esclude l'affetto di un figlio verso un padre, specie in una situazione particolare come quella di Jace e Valentine, dal mio punto di vista.
Poi, ripeto, questa è un'interpretazione personale: non ho inserito la nota OOC perché, sottolineo ed evidenzio, secondo la mia modesta opinione per me Jace è sempre stato così attraverso i libri, e quindi è canon, poi voi siete liberissimi di pensarla come volete, insomma, ognuno vede i personaggi in modo diverso ^_^
Piccola nota: nella copertina c'è scritto Lucifer e non Winchester_Morgenstern perché su Wattpad il mio nick è Lucifer e ho postato la storia prima lì, e visto che sono le 04:16 del mattino adesso non ho la forza di cambiarla per mettere sotto anche il nick di EFP, ma lo farò appena possibile :)
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