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Autore: GeorgiaRose_    24/06/2016    2 recensioni
Martina Stoessel è convinta che per lei la felicità non arriverà mai. Adottata a due mesi, a undici anni è dovuta tornare in orfanotrofio per via di un evento che le ha totalmente cambiato la vita. Non si fida più di nessuno. Non parla più ai ragazzi. Non ha più degli amici. Non ha più una famiglia. È sola. Ma l’incontro, dopo cinque anni, con il suo amico di infanzia Jorge Blanco le cambierà nuovamente la vita. Nonostante l’età, verrà adottata nuovamente, proprio dalla famiglia Blanco. Jorge, da sempre innamorato di lei, le starà vicino e diventerà, in poco tempo, più di un amico. Ciò che non sa, però, è che anche Jorge ha un brutto passato alle spalle. Riusciranno, insieme, ad affrontare e a risolvere i loro problemi?
“E adesso guardami, io non so più chi sono. Scaldami, quando resto da solo. Calmami, se mi sfogo con loro. Salvami.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Un po' tutti, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il suono della sveglia interrompe il mio tranquillo sonno. È così altamente fastidiosa. Provo ad allungare il braccio per spegnerla, ma ciò che le mie mani tastano non è lo spigoloso materiale della sveglia –che non so bene quale sia-, bensì è un ammasso di peli, come se fosse un peluche. Sono soffici, sorrido per la sensazione tranquillante che mi provoca accarezzarli. Aspetta, io non dormo con dei peluche.

Alzo immediatamente il busto, mettendomi seduta. Sospiro quando mi accorgo che erano i capelli di Jorge e non uno strano animale come mi ero immaginata. Ma cosa ci fa Jorge nel mio letto? Lo vedo allungare un braccio e spegnere la sveglia.
«Mh, dovresti svegliarmi più spesso in questo modo.» Si gira nella mia direzione con un sorriso assonato.
«Jorge, che ci fai nel mio letto?» Chiedo. Da quanto ricordo, ieri sera, o meglio, ieri notte l’ho visto uscire, ma ero troppo stanca per aspettarlo e chiedergli poi, al suo ritorno, dove fosse stato.
«Non è ovvio? Sto aspettando che continui ad accarezzarmi i capelli.» Continua a fare il finto tonto, con quel sorriso malizioso che tanto mi dà fastidio.
«Sono seria, Jorge. Ieri…» Mi blocco subito, non sapendo realmente cosa dire. Glielo chiedo o non glielo chiedo? Se lo facessi, mi direbbe la verità? Se non lo facessi, continuerebbe a comportarsi come se niente fosse?
«Ieri?» mi chiede, sollevando il busto leggermente, sorreggendosi con i gomiti. «Aspetta, stai ancora pensando alla storia di Mercedes?»
«No, non è questo» Mento. Il fatto che Mercedes sia innamorata ancora di lui mi perseguita da ieri sera. Ma questo non è necessario che lui lo sappia.
«Allora cosa?» Poggia una mano sulla mia in modo da darmi conforto e rassicurarmi. Non sa che così mi rende solo più nervosa. Ma non perché io abbia paura o altro. Semplicemente perché è questo l’effetto che mi fa, non credo sia per qualcosa di negativo. «Puoi dirmi tutto, lo sai.» Mi accarezza la mano lentamente. Martina, resta calma.
«Semplicemente quando sono andata a dormire non c’eri, stamattina mi sveglio e ti trovo qui…» Non sto mentendo. Semplicemente sto omettendo delle informazioni. Non gli dirò di averlo visto uscire nel bel mezzo della notte.
«Ogni sera sei tu a venire da me. Ho aspettato un po’, ma quando non ti ho vista arrivare sono venuto io da te. Tutto qui. Anche se mi chiedo perché tu non sia venuta.» Mi spiega.
«Non lo so, ieri sembravi arrabbiato…»
«Non ero arrabbiato. Non lo sono nemmeno ora. E, solo per fartelo sapere, anche se fossi la persona più arrabbiata del mondo, non rinuncerei mai a dormire con te.» Continua ad accarezzarmi la mano. Oddio, perché mi fa quest’effetto? E le sue parole… Dannazione. «Meglio che vada, o faremo tardi. A dopo.» Si alza dal letto, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia ed uscire dalla camera. A quel contatto perdo un battito. Non so che pensare. Perché mi mente in questo modo? Perché mi vuole tenere all’oscuro? Non si fida di me? Perché perdo la mia sanità mentale quando mi è così vicino?
 
Finalmente anche l’ora di matematica termina. Non che io abbia seguito molto, certo. In realtà quest’ora mi è servita parecchio per recuperare ore di sonno. In più, ho avuto l’opportunità per pensare a tutta questa storia. Ricapitolando, Jorge e Mercedes stavano insieme e lui l’ha tradita. Mercedes è ancora innamorata di lui, ma Jorge non ricambia. Mike è il fratello di Mercedes che ce l’ha con Jorge per averla fatta soffrire. Okay. Sembra semplice. Candelaria è a conoscenza di tutta questa storia, ma Jorge le ha chiesto di non parlare. Ho come l’impressione che ci sia di più. Dove è andato Jorge ieri notte? Si sarà incontrato con Mercedes? Spero vivamente di no.
«Alba, vieni immediatamente! Facundo e Jonas sono nel bel mezzo di una rissa!» Le urla provenienti da una ragazza di cui sinceramente non ricordo il nome, mi distraggono dai miei pensieri.
Vedo intorno a me un gran trambusto. Alba, Lodo e Cande, che erano impegnate in una conversazione su rossetti e ombretti, adesso sembrano spaventate e si alzano immediatamente recandosi fuori dalla classe. Le seguo, non sapendo esattamente che fare in questa situazione.
Fuori dalla classe, vedo Facu trattenuto da Jorge, mentre Jonas è mantenuto da Diego. Attorno a loro si sono raggruppate alcuni ragazzi. Probabilmente Jorge e Diego sono intervenuti per far terminare la rissa, ma i due sembrano ancora presi dallo scontro, infatti continuano la lite in modo verbale con termini che preferirei non ripetere.
«Io non ho fatto niente!» Si difende Jonas.
«Ti è piaciuto fartela con lei, eh?» Urla invece Facundo.
Vedo Alba andare incontro al suo fidanzato. È agitata.
«Facu, non è successo niente! Perché non ne parliamo io e te? In privato?»
Da quanto ho capito, Facu crede che Jonas ci abbia provato con Alba, o qualcosa del genere. Non sono pratica di queste cose.
Facundo strattona Jorge per liberarsi dalla sua presa, e segue Alba, diretta non so dove.
In poco tempo, le persone che si erano accerchiate intorno a loro si allontanano, dirigendosi ognuna nella propria classe. Io, Cande e Lodo facciamo lo stesso, sapendo che la professoressa Saramego è appena entrata in aula. Vedo Cande fermarsi vicino la cattedra. Non riesco a sentire cosa dice alla professoressa, ma i nomi di Facundo e Alba sono ben chiari. Probabilmente li avrà coperti in qualche modo.
Ci sediamo ai nostri posti e, dopo aver fatto l’appello –che ogni prof fa nella sua ora-, la professoressa inizia la lezione.
«Allora, ragazzi, dato il successo, se così si può chiamare, dei lavori di coppia, ho deciso di ripetere il progetto. Ovviamente le coppie saranno diverse e, dato che la prima volta è stata su argomenti di storia, stavolta sarà su quelli di geografia. Che ve ne pare?»
La maggior parte dei ragazzi è entusiasta di ripetere i lavori, sicuramente perché in questo modo avranno un voto in più senza essere interrogati. Io non la penso allo stesso modo, ma a quanto pare il mio parere non è importante, dato che la prof prende la stessa scatola della scorsa volta e inizia a rimescolare i bigliettini.
Candelaria non sembra molto entusiasta quando il suo nome esce seguito da quello di Mercedes. Eppure mi sembrava che stessero imparando ad andare d’accordo. Lodovica, invece, è in coppia con Alicia, quella snob di cui Cande mi ha consigliato di starne alla larga. Povera Lodo.
«Martina Blanco con…» Salto quasi quando sento la professoressa dire il mio nome.
Fa che non sia un ragazzo. Fa che non sia un ragazzo.” Mi ripeto.
«Alex Ramirez.» Sorride la professoressa. Tutt’altra reazione ho io.
Mi volto verso Alex –facile da riconoscere perché è l’unico biondo nel trio di Damien-. Lo vedo mentre mi fa l’occhiolino e una strana mossa con la bocca seguita da uno schiocco. È una di quelle cose che fanno i ragazzi per farsi fighi. Lo saluto lentamente con la mano, già intimorita da lui.
La professoressa continua con la formazione delle coppie e al termine ci comunica di quali argomenti dovrà trattare ogni coppia. Inizia poi a spiegarci in generale l’argomento principale.
Al termine della lezione, mi alzo per sistemare la mia roba, inserendola ordinatamente nel mio zaino.
«Quindi lavoreremo insieme.» La voce di Alex quasi mi fa saltare.
«A quanto pare.» Annuisco impercettibilmente, tenendo lo sguardo basso. Incredibile quanto la roba nel mio zaino sia diventata interessante.
«Che ne dici se ci scambiamo i numeri così possiamo metterci d’accordo sul lavoro?» Mi sorride. Ammetto che ha un bel sorriso.
«Certo.» Prendo il telefono e salvo il numero che mi detta. Gli faccio poi una chiamata in modo che lui possa salvare il mio numero.
«Perfetto.» Sorride ancora. «Sarà un vero piacere lavorare con te, Martina.» Afferma, prima di allontanarsi. Vorrei poter dire lo stesso. Anche se, ammetto che non c’era nessun tipo di malizia nel suo tono. Anzi, sembrava quasi… amichevole.
 
Sarò stesa sul letto da tipo due ore, aspettando l’orario giusto per uscire di casa. Vorrei che questo sabato passasse il più in fretta possibile. Solo il pensiero di dover stare nella stessa casa con uno sconosciuto mi terrorizza. –Devo badare a mio fratello. Puoi venire tu da me?-. Bella scusa, Alex. Sì. In più, non conosco per niente la zona e sarò costretta ad utilizzare il navigatore del telefono –che tra l’altro non so nemmeno usare- per orientarmi.
La lezione dell’altro ieri con Jorge è andata bene. Alla fine non mi ha interrogato. Probabilmente l’ha detto solo per farmi studiare. Nell’ultima lezione mi ha spiegato la posizione corretta per mantenere una chitarra e ho dovuto fare un po’ di pratica per assimilarla, mi ha fatto poi esercitare sulla posizione delle dita. Alla fine della lezione, ha affermato che potrebbe interrogarmi da un momento all’altro, ma poco gli credo sinceramente.
Notando che si sono fatte le 10.00, esco di casa dopo aver salutato Cecilia che, come al solito, è in cucina. Alvaro è a lavoro mentre Jorge e Candelaria sono usciti verso le 9:00 diretti non so dove.
Non ho più visto Jorge uscire durante la notte da martedì e sono sollevata di ciò, ma allo stesso tempo non posso far altro che pensare alla situazione sempre di più. Non è la prima volta che Jorge e Candelaria escono e, voglio dire, è normale che lo facciano. Non è normale allo stesso modo che quando chiedo spiegazioni diventino evasivi e cerchino di cambiare argomento in tutti i modi. Sono sempre più confusa.
Sorrido soddisfatta quando vedo una cassetta della posta con su scritto “Ramirez”. Percorro il piccolo vialetto che conduce alla porta principale per poi bussare.
«Ehi. Benvenuta nella mia dimora.» Scherza Alex quando mi fa entrare in casa. Mi sembra un ragazzo così solare, completamente diverso da come lo descrive Cande. Ma forse è solo impressione.
«Alex, lei è la ragazza di cui parlavi?» Un bambino sui cinque anni arriva in soggiorno. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi. Un piccolo Alex in miniatura.
«Si, Nico, lei è Martina. Martina, ti presento Nicolas, mio fratello.»
«Molto piacere, Nicolas.» Mi abbasso alla sua altezza e allungo un braccio per dargli la mano che lui subito stringe.
«Aveva ragione mio fratello a dire che sei bella.» Incredibile quanto una frase detta da un bambino di cinque anni possa metterti in imbarazzo.
«Cos… Nicolas, ma che dici?! Vai a giocare, su.» Vedo Alex in imbarazzo, oserei dire anche più di me. «Lascialo perdere, dice un sacco di bugie.» Si giustifica.
«Sì, so come sono i bambini.» Affermo. Ho una certa esperienza con i bambini per via dell’orfanotrofio. «Quanti anni ha?»
«Otto.» Afferma. Sembra più piccolo. «È un problema se ci mettiamo qui in soggiorno? Vorrei tenere d’occhio mio fratello. È un combina-guai.» Indica col pollice della mano destra suo fratello che è intento a giocare con dei dinosauri, mentre è seduto sul divano.
«Certo, nessun problema.» annuisco.
«Bene, vado a prendere il libro. Fa pure come se fossi a casa tua.» Dice prima di salire le scale.
Mi guardo intorno. La casa sembra molto grande. Mi distraggo guardando una foto appesa proprio di fronte l’ingresso. Nella foto ci sono quattro persone: Alex, Nicolas e due adulti, un uomo e una donna, che saranno senza dubbio i loro genitori. Il mio sguardo poi viene catturato da qualcos’altro. Una macchina fotografica con un obiettivo grande quanto la mia mano, è posta sul mobile al di sotto della foto, quasi come se fosse un vaso o un oggetto prezioso.
«Ti piacciono le macchine fotografiche?» Chiede Alex, mentre scende le scale con il libro di geografia e un computer portatile tre le mani.
«Non ne ho mai usata una, quindi non te lo so dire. Ma mi hanno sempre affascinato.» Spiego.
«Non ne hai mai usata una, davvero?» Sembra incredulo e annuisco alla sua domanda. Mi sorprendo di me stessa per come stia riuscendo a mantenere la calma. «Magari potrei mostrarti come si fa qualche volta.» Suggerisce.
«Ehm… Certo, sarebbe carino.» Dico, non pensandola realmente in questo modo. Anche se sinceramente mi piacerebbe imparare.
«Comunque mio padre è un fotografo professionista e per questo motivo ha quella macchina fotografica lì. È un po’ come se fosse una terza figlia. Se hai notato, lì sopra c’è la foto di famiglia.» Ridacchia. Effettivamente, il fatto che suo padre consideri una macchina fotografica sua figlia è un po’ strano.
«Sì, l’avevo notato.»
«Probabilmente un giorno mi prenderò la sua attività e sinceramente non vedo l’ora. Mi ha trasmesso la passione per la fotografia già da quando ero piccolo e gli sono molto grato per questo.»
«Immagino.» Dico, non essendo abituata a mantenere una conversazione. «Iniziamo?» Per quanto io mi senta a mio agio –stranamente- voglio andarmene il prima possibile.
«Sì, certo.» Ci sediamo al tavolo da pranzo da cui abbiamo una buona visuale di Nicolas. Lui inizia a cercare qualcosa dal libro, mentre io inizio a fare qualche ricerca su internet. «Oh, a proposito della fotografia…» Mi interrompe dopo circa dieci minuti che abbiamo iniziato «…che ne dici se per la presentazione facessimo un video? Dato che il nostro argomento è la biodiversità dei mari e degli oceani, a trenta minuti da qui c’è l’oceano e potremmo scattare delle foto o anche fare dei video con la videocamera di mio padre.» Propone.
«Sì, mi piace!» Rispondo entusiasta all’idea di non dover fare un altro noioso Power point.
«Bene!» Sorride soddisfatto per la sua idea.
Solo adesso mi rendo conto che in questo modo dovremmo trascorrere ancora più tempo insieme. Perché sono così stupida?
«Che ne dici di domani mattina?»
«Oh, domani mattina non posso, ho già un impegno.» Dico, pensando al mio incontro settimanale col cimitero. «Dovrai andare da solo.» La mia me interiore sta festeggiando con tanto di coriandoli in questo momento.
«Per me va bene anche domani pomeriggio. Tu che dici?» Ci penso qualche secondo. «Potremmo approfittarne e inizierei a insegnarti qualcosa.» Propone ancora. Sospiro. Ci tengo davvero ad imparare.
«Okay, domani pomeriggio va bene.» Mi maledico subito per aver accettato. Ma che ho in testa? Marmellata?
«Bene, allora! Ti passo a prendere alle quattro così faremo le foto sia con la luce del giorno sia al tramonto.» Mi piace quanto sia organizzato e preciso.
«Aspetta, hai la macchina? Non hai 17 anni?»
«No, dovrei stare al quinto anno. È la seconda volta che ripeto il terzo.» Organizzato e preciso è stata la prima impressione. Ho appena cambiato idea.
«Oh…» Non so che dire, decido quindi di rispondere alla sua precedente domanda. «Sì, alle quattro va bene.»
«Perfetto.» Sorride, prima di riprendere a leggere il libro di geografia.


*Angolo autrice*
Ehi Ehi Ehi! Sono riuscita ad aggiornare in pochi giorni. Veneratemi, susu. Allora, in questo capitolo succede qualcosa di nuovo. Come dice il titolo, Tini fa "una nuova conoscenza"... Che ne pensate di Alex? FIsicamente ve lo potete immaginare come Colton Haynes (che figo, madò ahah). Il piccolo Nicolas, invece, corrisponde a Mason Vale Cotton ai tempi di Desperate Housewives (non so se avete presente). Scleriamo tutti insieme appassionatamente per la scena iniziale Jortini aw. Jorge non si smentisce mai. E poi poi, questione tra Facu e Jonas. Spero per i Falba che le cose si sistemeranno, sono così cariini. Bieeen! Mi aspetto tante recensioni! Tanti besoos e al prossimo capitolo!

  
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