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Autore: Kira Eyler    24/06/2016    9 recensioni
[Presenza di OC!]
L'Heavenly Host, oltre alla morte, può portare alla pazzia: molti ragazzi sono diventati pazzi una volta esserci entrati. Però, cosa succederebbe se entrassero dei ragazzi già folli? Cosa succede se la pazzia incontra altra pazzia?
"[...]Non so dire perché non avevo paura di loro, ma provavo pietà e tenerezza: forse, abituata agli orrori come lo erano anche loro, non provavo paura.[...]
[...] Ryou ricoprì con la terra bagnata dalla pioggia la fossa che poco prima aveva scavato con le piccole mani. Rideva come non mai e dalle labbra fuoriuscivano sempre più rivoli di sangue, che ormai lo rendevano un mostro peggiore di quello che già era.[...] Prima di allontanarsi definitivamente, si voltò verso la fossa in cui si sentivano ancora i pianti di Ayano. Con un ghigno malefico sul piccolo viso, le chiese una cosa che la fece urlare più forte:
-Erano buoni quei due tuoi amici, Onee-chan?-"
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ryou Yoshizawa, Tokiko Tsuji, Yuki Kanno
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Marionetta pazza'
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Pazzia

Mi chiamo Ayano; il cognome non ve lo dico, o finireste per dirlo a qualcuno di cattivo e pericoloso.
Ho, anzi avevo, quindici anni e frequentavo la 3-G della Hana Senior High School. Parlo di me al passato, tranne per il nome, perché sono morta... sono stata uccisa nell’Heavenly Host Elementary School. Conoscete tutti questa scuola, no? Nella mia città era protagonista di moltissime leggende spaventose e la sentivi nominare anche da alcuni genitori quando i loro bambini non volevano andare a scuola: un bel modo di convincerli, eh?
“Sono solo leggende” ho pensato quando sul blog di una persona per me importantissima, quasi come se fosse una delle mie ossessioni, ho trovato la storia di questa scuola insieme a quella della “Gioiosa Sachiko”. Allegato alla storia della “Gioiosa Sachiko” vi era quel rituale.
“Se si esegue correttamente il rituale, rimarrete legati per sempre agli amici con cui l’avete fatto. Niente potrà separarvi, nemmeno la morte!”: sembrava un buon affare per me. Ero follemente innamorata di un ragazzo della mia classe, Akio Shimizu, ma questo mi vedeva sempre e solo come una sorella minore, perché gli ricordavo sua sorella morta anni addietro. Rimanere legata a lui per sempre mi sembrava fantastico! Insomma, chi non vuole rimanere legata per sempre alla persona che ama?
Purtroppo non avevo contato la presenza negativa di una persona al mio fianco, presa com’ero dall’emozione.
Tuttavia, non voglio svelarvi tutta la mia storia ora, ma voglio farlo man mano che vado avanti. Se siete curiosi però, vi darò un piccolo indizio: cosa succede quando la pazzia incontra altra pazzia? Che ci crediate o no, questo è un indizio grandissimo. Comunque, iniziamo dall’inizio.
Avevo trovato questo rituale una mattina prima di andare a scuola, imparando a memoria le istruzioni e stampando la bambolina di carta che serviva: contavo di farlo quel pomeriggio a scuola, durante le pulizie in cui saremo rimasti io, Akio e mio fratello gemello Bonjiro. Inserii la bambola nel mio diario segreto e lo misi nel mio zaino: non lasciavo mai il mio diario segreto a casa, perché avevo paura che lo trovasse Bonjiro.
Volevo un mondo di bene al mio fratellino: eravamo tanto simili per l’aspetto fisico! Avevamo entrambi gli occhi gialli e il colore dei capelli era uguale: io avevo i capelli lunghi fino al bacino neri, legati in due codini bianchi, con un ciuffo sull’occhio sinistro bianco e una ciocca racchiusa nel codino destro bianca; lui aveva i capelli corti e neri acconciati, a causa di quei ciuffi ribelli, in una specie di cresta laterale: anche lui aveva un ciuffo bianco, precisamente quello che “dominava” sulla cresta. L’unica cosa che non avevamo in comune, oltre al carattere, era che io ero pallidissima... ma non per colpa mia, in un certo senso.
Bonjiro era sempre stato un tipo freddo e distaccato dagli altri: odiava la compagnia, la confusione e le chiacchiere inutili. Tuttavia era molto intelligente, e se vi dico molto dovete ascoltarmi e paragonarlo ad un grande genio! Aveva costruito un orologio speciale: gli bastava inquadrare il volto di una persona e l’orologio trasmetteva nome, cognome, cosa ama e cosa odia, la vita e dove vive questa persona al suo telefono. Era un genio, no? L’unica cosa brutta era che con me era molto protettivo, non voleva lasciarmi mai da sola e teneva alla larga le persone più vivaci: diceva che lo faceva per il mio bene, perché avevo delle emozioni instabili e anche una psiche instabile, e io ci credevo, come una stupida.
A scuola Bonjiro non indossava mai la divisa maschile: diceva che odiava vestirsi in quel modo e quindi metteva sempre una T-Shirt nera, dei jeans scuri, delle scarpe nere e il solito orologio. Io invece, pur amando lo stile gotico, ho sempre indossato la divisa: mi sembrava doveroso metterla, perché eravamo a scuola.
Quella volta mi scontrai con Akio nel corridoio a prima mattina: andava di fretta, si notava. I nostri diari, uguali ­­–maledetto Fato–, caddero a terra: eh sì, non avevo chiuso bene lo zaino. Tuttavia, mi ero fermata a guardarlo e non avevo raccolto il mio diario: con i suoi occhi verdi da bambino e i corti capelli rossi che incorniciavano il suo bel viso mi sembrava un angelo! Fu lui a restituirmi il diario una volta alzato, e senza scusarsi, ma dicendo un veloce “vado di fretta”, corse verso la porta dell’uscita.
Scoprii da un professore che non poteva restare a scuola quel giorno e così passai la mia classica giornata con Bonjiro, dimenticandomi del diario: avrei fatto il rituale il giorno seguente, alla gita scolastica.
Fu la mattina successiva che, con orrore, mi accorsi di aver scambiato il mio diario con quello di Akio. Ho indossato velocemente i primi vestiti che trovai e per la prima volta non misi la divisa: vestii con un abito nero a giromanica che terminava con una gonna vaporosa, dei polsini bianchi, delle calze nere lunghe fino al ginocchio e scarpe ugualmente nere. Siccome il vestito andava largo, decisi di legarmi alla vita anche un fiocco rosso: mia Yako*, sembravo una figlia della morte! Non ricordavo nemmeno di avere quei vestiti nell’armadio.
Corsi verso il lago dove avrei dovuto incontrarmi con i professori senza nemmeno aspettare Bonjiro, che poi si mise a correre insieme a me preoccupato: capii solo dopo perché si preoccupava così tanto.
Quando arrivai al luogo deciso dai professori, quel piccolo lago prima di un boschetto, circondato da alberi di ciliegi e da erba, vidi già tutti lì... anche Akio. Mi avvicinai più lentamente, fino a quando non vidi il diario spuntare fuori dallo zaino mezzo aperto di Akio.
-Akio- dissi solo, non riuscendo ad avere un tono allegro e dolce.
Lui si voltò, guardandomi in modo strano: forse era perché non avevo messo la divisa, o forse perché avevo detto il suo nome con tono freddo. Non smisi di guardarlo negli occhi; quando era spaventato, i suoi occhi verdi erano ancora più belli!
-A... Ayano... devi dirmi qualcosa?- chiese lui, forzando un sorriso e aggiustandosi i corti capelli rossi, portati come sempre in modo ordinatissimo: mi sembrava spaventato.
Il mio Akio mi faceva sempre ridere, ma quella volta non ci riuscii. Sapevo che se Bonjiro avesse letto il diario sarei stata in grossi guai. Annuii con la testa alla sua domanda, senza muovermi o aggiungere altro, e lui attese, credendo che avrei continuato; volevo farlo, ma ero troppo spaventata e preoccupata. Mi guardò come se fossi un’aliena e dopo qualche minuto sgranò gli occhi, sbattendosi una mano sulla fronte.
Mi sorrise in modo sincero e afferrò il mio diario, porgendomelo. Io feci lo stesso con il suo e poi strinsi il mio al petto, sperando che fosse al sicuro: dalla faccia di Akio, sapevo che non capiva il perché del mio strano comportamento, ma non mi chiese niente. Era un fifone, il mio Akio.
-Che hai lì, sorellina?-
Sobbalzai a quella voce, voltandomi a guardare chi aveva parlato: Bonjiro. Era affianco a me, con un’espressione incuriosita sulla faccia. Se stava parlando in presenza di qualcun altro, oltre me, e se mostrava un’emozione, significava solo una cosa: era sospettoso di qualcosa, in quel caso di ciò che conteneva il mio diario. Non sapeva nemmeno che ce l’avessi un diario!
-N... Niente!- esclamai, accovacciandomi al suolo e stringendo più forte a me il diario. Non sapevo cosa fare, avevo paura: volevo solo che qualcuno arrivasse per salvarmi. Non poteva leggere il mio diario!
-Ayano, mentre mettevo a posto il tuo diario nello zaino ho trovato una bambola di carta. Mi spieghi a che serve, per favore?-
Sgranai i miei occhi gialli: Akio si era messo in mezzo! Akio stava cercando di aiutarmi! Oh, non lo ringrazierò mai abbastanza ancora adesso.
Mi alzai e cercai frettolosamente tra le pagine la bambolina di carta, quella che avevo stampato per fare il rituale; quando la trovai, la sventolai davanti ad Akio e a Bonjiro, sorridente. Senza perdere tempo, dissi che serviva per un rituale che ci avrebbe fatto rimanere legati per sempre alle persone con cui lo si faceva, in modo che saremo sempre stati vicini con l’anima!
Pensando a me e Akio per sempre insieme mi venne da ridere: era una cosa straordinaria, ci stavo finalmente riuscendo. Mi misi a ridere, all’improvviso, e non riuscivo più a smettere. La mia risata diventava sempre più forte e sadica, volevo fermarmi, ma non ci riuscivo! Fu Bonjiro a farmi smettere, stringendomi un braccio: mi fece così male che smisi.
Akio era rimasto scioccato, mi guardava in modo strano. Tuttavia, riuscii a convincerlo a saltare quella stupida gita e a venire nel bosco insieme a me per fare il rituale; purtroppo, venne anche Bonjiro.
Sempre col diario stretto al petto e la bambola nell’altra mano, raccontai la storia della Heavenly Host e dei suoi omicidi, passando poi alla storia della bambina scomparsa, la “Gioiosa Sachiko”, che aveva creato questo rituale insieme ai tre bambini uccisi nella scuola. Dissi anche che, se il rituale non veniva eseguito correttamente, sarebbero accadute cose spiacevoli e terribili: ovviamente, questo lo inventai. Sul blog di Naho-Tan c’era scritto solo che non avrebbe avuto effetto ma, conoscendo Akio, non l’avrebbe mai fatto correttamente senza che io dicessi “terribili conseguenze per chi lo esegue male”.
A Bonjiro del rituale non importava niente, si vedeva: voleva solo leggere il mio diario. Avrebbe rovinato tutto, ne ero certa.
Dovevamo dire tre volte “Sachiko noi ti imploriamo” e alla fine strappare un pezzo di bambola contemporaneamente. Io dissi la formula tre volte e di sicuro anche Akio, vedendo com’era spaventato; avevo dei dubbi solo su Bonjiro. Alla fine strappammo contemporaneamente un pezzo di bambola; il mio lo misi nel diario.
Akio si guardò per prima cosa intorno, spaventatissimo, e alla fine saltellò sul posto esclamando un “Evvai!”. Sì, lui l’aveva fatto correttamente; sorrisi, felicissima. Il mio piano era andato a buon fine, nessuno mi avrebbe più portato via Akio! O almeno, così pensavo...
Una violenta scossa di terremoto ci fece cadere a terra: io lanciai un urlo e mi coprii la testa con le mani, senza accorgermi che il diario era caduto tra me e Bonjiro. Il terreno tremava tutto: ero così spaventata che mi misi a piangere.
Sentii Akio urlare e lo guardai: una grande crepa si stava formando sul terreno. Mi alzai per raggiungerlo, ma dopo un passo crollai di nuovo a terra: fu lì che mi accorsi di non avere il diario con me. Mi voltai e vidi Bonjiro con il mio diario in mano e un ghigno sul volto. Mi misi in piedi e la crepa si aprì proprio tra una gamba e l’altra; volevo spostarmi dalla parte di Bonjiro, che stava iniziando a sfogliare il diario, ma non ci riuscivo. Akio urlò un insulto a Bonjiro, ma poi smise: probabilmente Bonjiro gli aveva rivolto una delle sue occhiate crudeli e gelide.
Io guardai sotto di me, in lacrime: non vi era niente. NIENTE. Era completamente nero! Mi sembrava che ci fosse qualcosa che si muoveva lì sotto e per guardare meglio... caddi. Se devo dire la verità, mi lasciai cadere: non volevo sapere cosa Bonjiro avrebbe pensato di me dopo la lettura del diario. Lanciai delle grida lunghe e acute e in risposta sentii Bonjiro e Akio urlare contemporaneamente il mio nome.
 
Mi risvegliai sentendomi scuotere violentemente e sentendomi chiamare per nome in un modo disperato. A causa del dolore lancinante alla testa, non riuscivo però né ad aprire gli occhi, né a sollevarmi per mettermi almeno a sedere: mi sentivo malissimo. Fu quando ricordai del diario che provai a sollevarmi: ci misi tutte le mie forze e strinsi i denti, alzandomi lentamente, ma alla fine ci riuscii.
Aprii gli occhi e vidi Akio al mio fianco iniziare  a sorridere e a piangere; all’improvviso mi abbracciò. Anche se provai un grande dolore fisico, quel contatto mi piaceva. Ricambiai l’abbraccio poco prima che lui si staccasse da me, non permettendomi di stringerlo per un tempo più lungo.
-Ero in pensiero per te! Non ti svegliavi più!- esclamò Akio, veramente preoccupato.
Sorrisi, pensando a quanto era bello quando la persona che ami si preoccupa per te.
-E non urlare, idiota! Non voglio rivedere quello schifo alla finestra, okay!?- disse Bonjiro, arrabbiato come sempre.
Prima che Akio potesse rispondere, gli diede una botta leggera sulla testa col mio diario. Ricordai tutto improvvisamente e persi il mio sorriso da innamorata: il mio diario era ancora in mano a lui! Mi alzai di scatto e mi gettai addosso a Bonjiro, tentando di togliergli il diario dalle mani: non avevo minimamente calcolato che avrebbe potuto prevedere questa mossa da parte mia. Conosceva tutte le mie azioni ancor prima che le facessi: ero così prevedibile?
Comunque, alla fine si spostò facendomi cadere di nuovo al suolo con un gemito di dolore. In quel momento lo odiavo con tutta me stessa.
-Bonjiro, smettila!- sentii urlare. Mi voltai e vidi Akio in piedi, che stava sfidando Bonjiro per la prima volta.
Lo sentii continuare e forse lo fece non sapendo chi era veramente Bonjiro:
-Siamo stati teletrasportati nella Heavenly Host, ci stanno inseguendo due bambine fantasma, e tu litighi con tua sorella!? Ma cosa pensi che ci sia in quel diario, scusa!? La tua bambola voodoo!?-
Non avevo mai sentito Akio così spaventato e arrabbiato. Iniziavo anch’io ad avere paura, ad essere sincera: eravamo nell’Heavenly Host? Due bambine fantasma ci stavano inseguendo? Per quanto tempo ero rimasta priva di sensi?
Approfittai del silenzio che si era venuto a creare per ragionare un po’. Se eravamo nell’Heavenly Host, quel rituale era magia nera vera... le terribili conseguenze che avevo inventato quella mattina erano dunque vere! Qualcuno lo aveva fatto nel modo sbagliato e ci avrei scommesso tutto l’oro del mondo che quel “qualcuno” era Bonjiro. Le due bambine fantasma chi potevano essere? Erano state uccise in quella scuola solo Tokiko Tsuji e Yuki Kanno, da ciò che ricordo... o almeno, così mi raccontavano sempre gli anziani della città quando chiedevo cos’era quella scuola. La cosa strana, era che avevo avuto solo un piccolo spavento iniziale e poi era sparito: mi sentivo bene in quella scuola, come se nessuno potesse toccarmi.
Sentii Bonjiro ridere: oh, no. Brutto presagio, fu immediatamente il mio pensiero. Non smisi di guardare lui e Akio, a poca distanza l’uno dall’altro; Akio stava tremando.
Bonjiro smise di ridere ad un certo punto e parlò, con un sorriso inquietante stampato sul volto: -Non ho paura di quelle bambole, di questa scuola, o di quei due fantasmi. Ho più paura di vedere fino a che punto possono spingersi le mie azioni, che di cose idiote e superflue degne di un qualsiasi e noioso Horror-
Ci fu un lungo susseguirsi di battute tra Bonjiro e Akio, dove io rimanevo in silenzio ad ascoltare. Avevo troppa paura di lui, e non della scuola: aveva ragione ad avere paura delle sue azioni. Doveva anche vergognarsene.
-Certo, le tue azioni. Azioni di ogni bullo adolescente!- replicò Akio, con un po’ più di coraggio: per difendere chi voleva bene, faceva di tutto.
-Le mie azioni...- iniziò Bonjiro, interrompendosi a metà.
Aprì il mio diario in una pagina a caso e lo porse ad Akio. No, perché dovevo andarci sempre io di mezzo? Non poteva raccontargliele lui? Però, non potrò mai dimenticare la mia paura in quel momento: quando Akio prese il diario, Bonjiro mi guardò. L’aveva letto, accidenti! L’aveva letto mentre avevo perso coscienza. Oppure sapeva già cosa scrivevo in quel diario?
D’improvviso mi alzai prendendomi la testa tra le mani e iniziando a scuoterla in segno di negazione, urlando un “No!” ad ogni maledetto secondo: lo stavo facendo in modo meccanico, non riuscivo a smettere. Di nuovo. Perché una mia emozione eccessiva mi portava a questo!?
-Sorellina, cal...-
Prima che Bonjiro potesse avvicinarsi per dirmi qualunque altra cosa, Akio lo spinse a terra. Io urlai e scappai via, non voltandomi per vedere ciò che stava succedendo neanche quando sentii dei rumori sordi e dei lamenti.
Corsi fino a delle scarpiere e, spostando alcune piccole scarpe, mi sedetti a terra a piangere. Non volevo passare per una poco di buono, ora che Akio aveva letto il mio diario e con lui anche Bonjiro. Non è stata colpa mia niente di ciò che mi è successo, ma solo ed esclusivamente di Bonjiro. Ha fatto cose a cui nessuno potrà mai credere o che nessuno potrà immaginare, ma le ha fatte e sono vere! VERE! Portavo ancora delle cicatrici lungo la schiena e i fianchi, ma ero costretta a dire di essermeli procurati cadendo da qualcosa.
Nessuno mi avrebbe aiutato perché nessuno avrebbe creduto alla mia, anzi, alla nostra, storia. Nessuno! Accidenti! Perché tutto questo doveva capitare a me!? “Aiutatemi, almeno qualcuno qui mi aiuti”, pensavo mentre piangevo... e l’aiuto venne.
Erano tre bambini, ridotti in condizioni inumane: probabilmente i tre bambini uccisi in questa scuola dal loro insegnante, pensai, indovinando anche. Tokiko e Yuki erano quelle che facevano più... senso, ecco. Tokiko non aveva parte della testa e dalla grossa ferita scorreva ancora del sangue; stessa cosa per Yuki, solo che a lei mancava un occhio. Ryou invece, togliendo i rivoli di sangue agli angoli della bocca, sembrava quello che aveva subito meno violenze.
Ancora non so dire perché non avevo paura di loro, ma provavo pietà e tenerezza: forse, abituata agli orrori come lo erano anche loro, non provavo paura.
Sta di fatto che iniziai ad avere un dialogo con quei tre bambini, in fondo anche simpatici: Ryou, Tokiko e Yuki. Loro erano vittime di un loro insegnante, io di mio fratello: eravamo molto simili. Iniziarono, soprattutto Yuki, a sfogarsi con me e io con loro, raccontandoci a vicenda ciò che ci era accaduto.
Tokiko non poteva parlare, ma solo ridere o emettere strani versi: stavo amando quella bambina, tanto da sedermi vicino a lei sul pavimento e abbracciarla. Ryou non mi guardava, ma teneva sempre lo sguardo basso, e non capivo il perché; tuttavia, verso la fine della conversazione, mi diede un grosso aiuto: senza alzare lo sguardo, mi porse un coltello affilato e insanguinato, trovato chissà dove. Io sgranai gli occhi, inizialmente.
-Prediti anche tu la tua vendetta, Onee-chan!- mi disse con tono sadico.
Presi il coltello con un sorriso, anche perché aveva commesso il solito errore dei bambini: ripetere il soggetto nella frase. Questo dimostrava che, anche se fantasmi, erano pur sempre dolci bambini. Quando mi alzai sparirono tutti e le due piccole risero.
Rimasi lì a fissare quel coltello: dovevo farlo? Dovevo uccidere mio fratello? Le forze mi morivano ogni volta che pensavo a me che lo uccidevo. Non potevo, era mio fratello gemello! Anche se mi aveva fatto troppe cose crudeli, restava mio fratello.
Un ghigno si dipinse sulla mia faccia: mi aveva fatto soffrire, però. Strinsi il manico del coltello e mi avvinsi a tornare da dove ero venuta per sistemare una volta e per tutte quella faccenda; mi aspettavo una cosa veloce: io che andavo lì e, senza fregarmene di Akio che guardava, colpivo a morte Bonjiro. La realtà fu ben diversa e anche dolorosa.
A terra vi era il corpo di Akio: mostrava lividi su entrambe le braccia, ma la cosa più sconcertante era un’altra... all’altezza dello sterno il sangue zampillava come se fosse acqua in una fontana e la testa era spaccata e rossa: non sembrava nemmeno più una testa! Il cervello gli era completamente schizzato fuori, e così anche gli occhi! Caddi a terra sulle ginocchia: avevo messo, mentre camminavo, il coltello nel fiocco rosso. Gli occhi iniziarono a diventare lucidi e poi iniziai a sentire le prime lacrime solcarmi il viso, mentre mormoravo il suo nome in un vano tentativo di farlo svegliare.
Aveva ucciso anche Akio.
Bonjiro era davanti al corpo di Akio, con le mani sporche di sangue: in una mano reggeva una sbarra metallica. Mi guardò per lunghi istanti, fino a che io non saltai in piedi puntandogli il coltello contro; quasi non riuscivo più a vederlo per le lacrime.
-Hai distrutto la mia vita! TU! MIO FRATELLO! Perché!?- urlai, con la gola in fiamme e il sapore salato delle lacrime che si insinuavano nella bocca.
Lui rimase impassibile, facendo cadere a terra la sbarra metallica: un rumore sordo si disperse nell’aria, dandomi un grande fastidio. Bonjiro incrociò le braccia al petto, chiudendo gli occhi come fa chi riflette.
-Ho fatto tutto per il tuo bene, sorellina. E se vuoi le prove, sarò lieto di dartele- sentenziò, sicuro di sé.
Iniziai a tremare per la rabbia e a stringere così forte il manico del coltello che sembrava potesse spezzarsi col mio tocco. Misi la mano libera sulla testa, passando le dita tra le mie ciocche corvine e poi in quelle bianche del ciuffo che mi ricadeva sull’occhio.
Senza pensarci su due volte, gli urlai: -Dammele, perché proprio non riesco a capire niente di ciò che fai!-
Veramente non capivo: bruciare la nostra casa, torturarmi per scappare dal manicomio in cui eravamo stati rinchiusi, cambiare città e nome e uccidere Akio... cosa c’era “per il mio bene” in queste azioni!? Niente! Era solo un folle psicopatico!
Queste, in ogni caso, erano le azioni a cui nessuno avrebbe creduto. Iniziate a pensare anche voi che un ragazzo di quindici anni non può fare questo, vero? Beh, nemmeno io riesco ancora a crederci, a dire il vero: mi sembra assurdo, ma è vero.
-I nostri genitori erano sempre assenti per motivi di “lavoro”...- iniziò Bonjiro, guardandomi una volta aver spalancato gli occhi -... ti sentivo piangere ogni notte. Non potevo sopportarlo, sai? Non ci riuscivo. Riempii le mie notti insonni di piani per cercare di farla pagare a quei due: e alla fine ci riuscii. Non puoi dire che non ti è piaciuto vederli urlare nella casa in fiamme-
Stupido. No, non mi era piaciuto. All’inizio sì, perché pensavo fosse uno scherzo, ma poi no! Non potevi proprio capirlo, nemmeno con l’intelligenza che avevi. L’immagine della nostra casa in fiamme si fece viva davanti ai miei occhi: non mi aveva detto come aveva fatto. Tornati da scuola, mi fece posare la cartella in casa e subito dopo mi fece uscire; mi portò sulla collinetta davanti casa e lì, premendo un bottone, la casa s’infiammò all’improvviso e le grida dei nostri genitori e dei vicini ruppero la mia infanzia gioiosa.
I vicini chiamarono la polizia, e Bonjiro attuò il seguito del suo piano.
-Io sarei finito in un carcere minorile o, più probabilmente, in un manicomio, dicendo qualche altra bugia. Tu in un orfanotrofio. Per non farti finire lì, ti ho chiesto di prenderti metà della colpa: e anche qui non ti è dispiaciuto, vedevo.-
Quello non mi era dispiaciuto, no. Inventare omicidi per finire in manicomio sì, invece: questo perché all’inizio erano solo bugie, ma poi diventarono vere. Quando cambiammo città, se una persona scopriva ciò che Bonjiro aveva fatto e anche che eravamo scappati da un manicomio la uccidevamo, insieme.
Ricordo la faccia sconvolta e incredula della polizia quando Bonjiro disse che era stato tutto premeditato e attuato da noi, solo per piacere. La polizia decise di chiuderci in un manicomio e qui iniziò il mio vero inferno: ero la più calma e normale lì dentro, rispetto agli altri. Dovevamo scappare, ma io avevo paura e facevo fallire tutti i piani di Bonjiro: dopo due mesi di fallimenti, decise di iniziare a torturarmi per rendermi simile a lui e facile da comandare, in modo da riuscire a scappare.
-Akio era un poco di buono, invece. Le tue emozioni, dopo le torture che ti ho infierito solo per riuscire a scappare da quel manicomio, erano instabili! Sono instabili!-
Non riuscivo più a capire niente. Mi accovacciai a terra, continuando a piangere ininterrottamente e lasciando cadere il coltello; lui mi si avvicinò lentamente e vidi la sua espressione mutare: diventò un’espressione strana, non so nemmeno se fosse triste, dispiaciuto o si prendeva solo gioco di me. Si sedette sulle ginocchia proprio davanti a me, accarezzandomi i capelli: ricordo che allontanai la sua mano in modo abbastanza violento.
-Souru...- mi chiamò in un sussurro.
Souru era il mio vero nome, prima che lo cambiassi in “Ayano”: mi chiamava così solo quando eravamo da soli e mi piaceva, mi dava una sensazione di pace ed era come se lo facesse per farmi sentire bene.
Mi abbracciò e io mi strinsi a lui, singhiozzando. La mia mente iniziava a dirmi che aveva fatto veramente tutto quello solo per me, per noi... altrimenti non saremo rimasti insieme, ma ci avrebbero separati: lui in un carcere minorile e io in un orfanotrofio. Non riuscivo ad immaginare la mia vita senza di lui: cos’avrei fatto? Mi sarei sentita vuota, smarrita e spaventata, come un cucciolo indifeso davanti ad un grosso predatore.
Ed era stato lui a rendermi così, però. Non potrò mai perdonarlo: aveva ucciso Akio e me. Certe persone meritano solo di morire e di bruciare all’inferno insieme ai loro demoni.
Afferrai il coltello e velocemente glielo conficcai nella schiena, in un punto qualsiasi. Lo sentii dapprima irrigidirsi e poi emettere dei gemiti di dolore seguiti da dei respiri sempre più affannosi, man mano che andavo in profondità con quel coltello. Mi alzai, facendolo cadere a terra a pancia in giù, con il coltello ancora conficcato nelle sue carni. Non riuscivo comunque a dargli il colpo finale: che cosa mi bloccava non lo saprò mai. Mi guardava, ma non riusciva a dire niente e non riusciva ad alzarsi.
Apparvero improvvisamente Tokiko e Yuki, che iniziarono a dargli il colpo di grazia: prima Yuki gli tagliò la lingua e poi Tokiko parte della testa, con ripetute forbiciate. Mi ripetevo che se lo meritava, ma non potei non piangere e maledirmi di averlo ucciso dopo che lo vidi morto.
Tuttavia, la mia storia non finisce qui: questa era solo una parte. Sappiate che mi ero lasciata trasportare dalla mia pazzia, successivamente: la mia, unita a quella che c’è nella Heavenly Host, aveva raggiunto livelli assurdi, tanto da portarmi a considerarmi la sorella maggiore dei tre fantasmini. Questo gioco tra me e loro durò alcune settimane, perché poi...
***
Ryou ricoprì con la terra bagnata dalla pioggia la fossa che poco prima aveva scavato con le piccole mani. Rideva come non mai e dalle labbra fuoriuscivano sempre più rivoli di sangue, che ormai lo rendevano un mostro peggiore di quello che già era.
Una ragazza,  messa a forza nella fossa ora ricoperta dalla terra, emetteva l’ultimo grido soffocato. Ryou si alzò tenendo gli occhi sulla fossa: quella era la sua cinquantesima vittima che uccideva in quel modo, sotterrandola viva nella fitta foresta che circondava la scuola. Si promise di fare di più, la prossima volta, per arrivare alla centesima.
Prima di allontanarsi definitivamente, si voltò verso la fossa in cui si sentivano ancora i pianti di Ayano. Con un ghigno malefico sul piccolo viso, le chiese una cosa che la fece urlare più forte:
Erano buoni quei due tuoi amici, Onee-chan?-

 

 *Yako: regina delle Kitsune (volpe a nove code sacra in giappone) malvagie; si diceva che, chi non la rispettasse, sarebbe stato ucciso e poi mangiato da lei.
 Angolo Autrice:
Dopo mesi di assenza a causa dell'esame, sono tornata! Mi dispiace moltissimo per la mia assenza... mi rimetterò subito in pari con le recensioni, ve lo prometto; unica cosa, per alcune storie arriveranno più tardi rispetto ad altre, perché ne ho tantissime da recuperare!
Parlando della storia: Ayano (Souru) e Bonjiro (cui il vero nome è Katsumi) sono miei OC, così come Akio, venuti fuori durante una giornata noiosa a scuola. La storia dei primi due è molto particolare, impossibile da raccontarla in una sola storia, ma ci ho provato: se volete saperne di più, basta chiedere. Spero comunque che vi piacciano tutti e tre, perché sono i primi tre che ho creato più diversi degli altri! <3
Spero che la storia non abbia molti errori (fatemeli notare, altrimenti) e che vi sia piaciuta. Il rating non so se lasciarlo giallo o abbassarlo: voi che dite?

Alla prossima,
vostra odiata Kira :*

 
   
 
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