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Autore: bribreezy    24/06/2016    0 recensioni
Amber è un uragano; dentro di sé ha mille e mille emozioni che si contrastano tra loro. Non permette a nessuno di conoscerla realmente ed onestamente, neanche lei sa fino a che punto conosce sé stessa.
Si aggrappa ai ricordi lontani e sereni e alla speranza di un futuro lontano dall'incubo che ormai sta vivendo da troppo tempo, per non scivolare via e sgretolarsi in mille pezzi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Sono passata da Starbucks e ti ho preso un caffè, data la tua faccia credo che tu ne abbia un estremo bisogno.» La voce allegra e squillante di Robin riempì improvvisamente l'auto, sovrastando la canzone che in quel momento passava la radio locale. Amber si voltò verso di lei, osservando il viso tondo con la pelle bianchissima e perfetta, incorniciato dai capelli lunghi e mori della sua migliore amica. Anche quando le giornate andavano storte ed iniziavano nel peggiore dei modi, riusciva sempre a farle tornare il buon umore. Accennò un leggerò sorriso e prese il caffè, portandoselo immediatamente alle labbra, sentendo il dolce elisir scivolarle giù per la gola. Nel corso degli anni aveva sviluppato una certa dipendenza nei confronti del caffè e quello di Starbucks era decisamente il suo preferito. Lo finì immediatamente, riponendo il break ormai vuoto nell'angolo apposito dello sportello, promettendosi di gettarlo non appena fossero arrivate a scuola e si stiracchiò sul sedile, mancava più di un'ora alla prima lezione e ciò voleva dire che avrebbero avuto del tempo per fare due chiacchiere, anche se lei non era esattamente la tipa a cui piaceva molto parlare. Robin fermò l'auto nell'enorme parcheggio, ancora deserto, del liceo che frequentava da cinque lunghissimi ed interminabili anni ed Amber aprì lo sportello per poter fumare una sigaretta. «Questa sera c'è la partita, potremmo mangiare una pizza, andare al raduno della squadra e poi andare al campo.» Amber ebbe un brivido, immaginando la reazione dell generale se solo avesse osato chiederle una cosa simile. Fece spallucce e scosse la testa, avrebbe desiderato avere una vita normale e fare tutto ciò che facevano i suoi coetanei, ma a lei non era permesso. «Non posso, appena terminano le lezioni devo tornare subito al comando, sono stata già avvertita dal generale..» la delusione nello sguardo della ragazza che aveva di fronte la fece sentire subito in colpa, odiava doverle dire sempre e solo di no, ma non poteva fare altrimenti. «Ti prego, non passiamo quasi mai del tempo assieme fuori dalla scuola, voglio che tu abbia delle valvole di sfogo, la tua vita è praticamente concentrata sullo studio e sulle faccende domestiche.» il tono di Robin si fece più serio, velato da un filo di rabbia, posò la sua mano affusolata sul braccio di Amber e lo accarezzò con l'innata dolcezza che le apparteneva. «Non so che scusa inventarmi Robin, non voglio guai con lei, la situazione è già abbastanza tesa così, non sono belle giornate.. E lei è più instabile che mai.» Abbassò lo sguardo sospirando, mordicchiandosi il labbro inferiore, cercando di nascondere il disgusto che in quel momento stava provando, avrebbe fatto qualsiasi cosa per allontanarsi da quell'inferno, ma doveva resistere ancora per un po'. «Facciamo così, verrò io a parlarci assieme a mia madre. Le diremo che abbiamo un importante progetto di scienze su cui lavorare questo week-end e che quindi ti fermerai a casa mia in questi tre giorni, d'accordo?» L'idea non era male, se tutto sarebbe filato per il verso giusto si sarebbe allontanata per un po' da lì ed avrebbe vissuto qualche giorno in completa tranquillità, ma non voleva nutrire false speranze, quindi, senza troppe parole annuì facendo spallucce, tirando fuori una sigaretta dal suo pacchetto e portandosela tra le labbra, incendiandone il principio con la fiamma del suo clipper arancione, che teneva ben nascosto nella tasca creata da lei, nel suo zainetto marrone ultra vintage. Robin sembrava non stare già nella pelle, come se sapesse che il suo piano avrebbe avuto un responso positivo, certo ogni volta che lei e sua madre erano venute al comando, il generale aveva mostrato entusiasmo ed aveva sempre accettato, ma con lei mai nulla era certo. Anche se, il fatto che la sua migliore amica, facesse parte di una delle famiglie più ricche e facoltose della città, faceva piuttosto gola a quella donna. Finì la sua sigaretta assorta nei suoi pensieri e la gettò a terra con un gesto meccanico, sollevandosi dal sedile per sgranchirsi le gambe. Non aveva proprio sentito cosa stava dicendo la sua amica, le accadeva spesso di estraniarsi dalla realtà e ritrovarsi immersa totalmente nel suo mondo e fortunatamente non le venivano quasi mai poste domande. «Alla fine, come è andato l'appuntamento con Tod? Non mi hai raccontato nulla..» Il viso di Robin cambiò subito espressione, venne ricoperto dall'immensa cascata di capelli neri corvino e il suono della sua risata riempì il parcheggio, suscitando in lei una reazione mista tra stupore e curiosità. Non appena riprese fiato, scostò i capelli dal suo bel viso e fermò le mani sul volante «E' un completo idiota, ha bevuto così tanto che alla fine mi chiamava Regan, posando le sue mani sudaticce ovunque. Finale della serata? Sono tornata a casa a piedi e l'ho bloccato ovunque.» Scoppiò a ridere anche Amber, scuotendo la testa, evitando di esordire con il suo solito “te l'avevo detto”, con un'occhiata complice, si compresero senza alcun bisogno di aggiungere altro. «Sono sicura che con il prossimo andrà meglio, sei una ragazza a cui molti ambiscono e non avrai alcun tipo di problema a trovare qualcuno che non pensa solo ai propri muscoli.» Era fermamente convinta di quelle parole, sapeva quanto valesse la ragazza che aveva di fronte, la conosceva meglio di chiunque altro ed amava ogni sua singola cosa. Le riservò un sorriso sincero, sapendo benissimo che era ciò di cui aveva bisogno, si sostenevano a vicenda in ogni situazione, sin dal primo giorno che si erano conosciute, quando avevano poco più di 11 anni. Erano molto legate, ma soprattutto, la famiglia di Robin aveva accolto Amber come una figlia, facendola sentire a casa ogni qualvolta che lei era stata da loro. Prese un profondo respiro e sollevò lo zaino, portandoselo in spalla chiudendo lo sportello «Andiamo pigrona, devo passare dalla professoressa Mc Granith, deve restituirmi alcune cose che ho scritto.»
   
 
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