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Autore: SterekLover1121    24/06/2016    0 recensioni
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Diana è sempre stata uno spirito libero;
Ribelle, malvagia e spietata.
Passa le sue giornate a portare disperazione e angoscia nel mondo, procurandosi quei pochi credenti che le occorrono per la sua sopravvivenza.
Le piace rimanere nell'ombra, ed attaccare di nascosto, con astuzia ed intelligenza.
La sua vita sembra essere perfetta, finché un forte abbassamento di paura e, di conseguenza, di quasi tutte le emozioni negative legate ad essa, tra cui vi è la disperazione, la porta ad intervenire. Si reca nella Tana di Pitch Black, l'uomo nero, Dominatore delle Ombre, in cerca di spiegazioni, e lo trova in condizioni più che pietose. Così si offre di aiutarlo a riconquistare il suo potere perduto ed a vendicarsi dei Guardiani, i quali sono la causa della sua rovina.
Per fare ciò, tuttavia, deve svolgere un compito. Un compito che la porterà a mettere in dubbio se stessa e il suo potere.
Una storia emozionante vi attende, cari lettori, una storia che narra di guerra e di pace, di odio e di amore, di verità e menzogne.
La mia storia.
Io sono Diana Black e sto per narrarvi il racconto della mia vita.
Sarete abbastanza forti da resistere fino alla fine?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Ahahaa! Dai, lancia!  >> 
<< Lo sai che ho una mira schifosa, Christine! >>
<< Anche io! Dai, forza! >> 
<< Uff, e va bene! >>
La ragazza indietreggiò, prese una grande rincorsa per poi fiondarsi sul pallone davanti a lei, colpendolo con tutta la forza che aveva con il piede destro. 
La bambina - Christine -  vide arrivare l'oggetto rotondo nella sua direzione e si preparò a prenderlo, ma sfortunatamente quello cambiò improvvisamente traiettoria ed andò a finire lontano, tra i fitti e altissimi alberi della foresta vicino cui le due sorelline stavano giocando.
<< Oh, no... >> mormorò Christine, osservando ad occhi sbarrati il punto in cui il pallone era scomparso << No, no, Sarah, io lì non lo vado a prendere >> 
Sarah alzò gli occhi al cielo in risposta, scuotendo la testa. 
<< Oh, andiamo, non avrai mica paura? >> la stuzzicò, ridacchiando.
La sorellina più piccola le lanciò uno sguardo che, probabilmente, aveva lo scopo di essere intimidatorio.
<< Io non ho paura! >> esclamò in risposta alla presa in giro della sorella. << Non ho paura per niente! Solo che mamma ha detto di non allontanarci da casa! >> 
Sarah sbuffò sonoramente, alzando gli occhi al cielo.
<< Uff, Chris, Mamma di qua, mamma di là, cos'è la vita senza la rottura delle regole? >> disse, ghignando perfidamente << Te lo dico io: estremamente noiosa, ecco cos'è. Dai, non fare storie e andiamo >> 
Detto questo, la ragazza prese a camminare in direzione della foresta, sicura che la sorella l'avrebbe seguita da lì a pochi secondi.
Non fu così.
Si voltò quindi verso la bambina, la quale aveva il capo chino e le gambe che tremavano.
<< Ma... Ma... Lei ha detto che c'è l'uomo nero in quella foresta... >> balbettò << ...E che lì sono spariti un sacco di bambini e... E... >> la bambina si bloccò, iniziando a singhiozzare disperatamente. 
Il sorriso di Sarah a quel punto sparì di colpo, e si apprestò ad abbracciare la sorellina, la quale seppellì il viso nel suo petto, continuando a piangere.
<< Va bene, va bene, scusami Chris, non volevo farti spaventare >> disse la ragazza << la andrò a prendere io, d'accordo? Non sia mai che nostro fratello non riveda più la sua palla, si scatenerebbe il finimondo! >> 
La bambina ridacchiò sentendo l'ultima frase. Poi annuì.
<< Va bene. Torna presto però... >> disse.
<< Contaci >> rispose Sarah, sorridendo << Infondo... Quanto può essere andata lontana?  Tu però torna dentro, sta iniziando a fare un gran freddo >> 
<< Okay! >> rispose raggiante Chris, staccandosi dal petto della sorella e correndo dentro casa. 
Sarah, dal canto suo, scosse la testa divertita: Chris era proprio una piccola fifona.
Credeva davvero a quelle storie assurde sulla foresta di Burgess? 
Quei pazzi racconti che narravano la presenza di un letto che portava alla tana dell'uomo nero che risucchiava le paure dai bambini e blah, blah, blah...
Che sciocchezze! 
Ridacchiando, la giovane camminò con passo lento e rilassato verso la foresta 'tanto terrificante' e sorpassò i primi alberi, scavalcando le radici e non staccando lo sguardo da terra, in cerca del pallone perduto. 
Continuò così per circa un quarto d'ora e, man mano che proseguiva, la luce iniziava a farsi sempre più debole, sempre più fioca, finché la chioma dei fittissimi alberi non ricoprì del tutto il sole, facendo entrare solo qualche timido spiraglio di luce.
<< Cavolo, inizia a far freddo qui... >> sussurrò tra se e se la giovane, rabbrividendo leggermente. 
Il pallone intanto sembrava essersi volatilizzato nel nulla.
<< Ma dove diavolo è finito?! >> sibilò, guardandosi intorno.
E fu in quel momento che si accorse di essere finita in un'ampia radura circondata da altri - anche più alti e scuri - alberi.
<< Cosa... >> sussurrò, scavalcando un'altra radice e guardandosi intorno spaesata << Dove diavolo sono finita? >> 
Diede le spalle alla radura e fece per ritornare indietro, pensando a qualche scusa che avrebbe dato al fratello più grande, quando un rumore dietro di sè non la fece bloccare sul posto. 
Era come se... come se la terra sotto ai suoi piedi si stesse aprendo. 
Deglutì, mentre il cuore iniziava a batterle fortissimo nel petto, quasi volesse uscire dalla gabbia toracica, e del sudore freddo le imperlava la fronte e il collo.
Aveva paura.
Non sapeva perchè, forse si stava immaginando ogni cosa, forse era tutto uno scherzo del suo cervello.
Era una cosa stranissima e frustrante al tempo stesso, non aveva mai provato una sensazione simile durante tutti i suoi sedici anni di vita.
Era come se tutte le certezze che aveva avuto fino a quel momento non contassero più nulla, lasciando nel suo cuore solo una sensazione di caos e disperazione.
" devo voltarmi " pensò, chiudendo forte gli occhi " non so cosa sia questo rumore, ma non posso farmi terrorizzare così! Qualunque cosa sia Non esiste. Non esiste. Non. Esiste "
Sospirando lentamente, aprì gli occhi e, facendo appello a tutto il suo coraggio, si voltò e quello che vide la lasciò senza fiato : 

Un letto. 
Era comparso un letto di legno in mezzo alla radura. 

<< Non può essere... >> sussurrò la ragazza, sentendosi la bocca asciutta e la paura che iniziava ad impossessarsi del suo corpo. 
Poi, un'altra emozione si unì al terrore.

La disperazione. 

" Devo uscire di qui " pensò la giovane, iniziando a tremare " Devo uscire di qui subito. Devo- "

<< Bè, un tentativo ammirevole devo dire >>

La ragazza sussultò udendo una voce provenire dall'altro lato della radura, tra gli alberi. 
Chi diavolo aveva parlato? 

<< C-Chi c'è?! >> urló, il cuore che sembrava sul punto di esplodere. 

Inizialmente non ci fu risposta, e il silenzio regnò sovrano per alcuni minuti, nei quali la povera Sarah non smetteva di tremare e sussultare ad ogni rumore che sentiva. 
Poi...
Una figura ammantata uscì dall'ombra, il capo ed il corpo coperto da un mantello color pece. 
Sarah era sicura che il suo cuore avesse mancato un battito a quella vista. 
La figura intanto si era fermata al centro della radura, di fianco al letto di legno, il capo chino. 

<< C-Chi diavolo sei T-tu? >> balbettò in un fil di voce Sarah, indietreggiando fino a che la sua schiena non toccò il tronco ruvido di un albero. 
La figura ridacchiò. 
Dopodiché due mani pallide uscirono allo scoperto, contrastando con il nero del suo mantello, ed abbassarono il cappuccio, rivelando il volto angelico di una ragazza, probabilmente della sua età, con una bocca carnosa e rossa incrinata verso l'alto in un ghigno perfido. Il viso era incorniciato da dei folti e liscissimi capelli neri come la pece, dalle punte rossastre. Ma quello che colpì Sarah in assoluto furono i suoi occhi: erano di un rosso intenso, un rosso ultraterreno. 
Sembravano due rubini intrisi di sangue.
<< Chi sono io dici? >> disse la misteriosa creatura - perché quella non poteva essere umana, no di certo. << Tutto a suo tempo, ragazzina. Prima di tutto volevo ringraziarti >>
<< R-Ringraziarmi? >> balbettò in risposta Sarah, gli occhi che non riuscivano a staccarsi da quelli ipnotici della creatura.
Quest'ultima ridacchiò nuovamente, socchiudendo le palpebre nella sua direzione.
<< Certo >> rispose con voce divertita << Grazie alla tua paura è stato aperto il Passaggio al Regno degli Incubi. Sarebbe stata una vera seccatura creare un altro buco >> 
<< Ma di cosa diavolo stai parlando? >> domandò nuovamente Sarah, il cuore che ad ogni secondo che passava sembrava aumentare di velocità. 
Era convinta che da lì a pochi secondi sarebbe svenuta per il troppo terrore. 
La creatura, dal canto suo, ghignò perfidamente, iniziandosi ad avvicinare a Sarah con passi lenti e aggraziati. 
La ragazza, dal canto suo, sussultò ed indietreggiò spaventata, finché la sua schiena non venne a contatto con la corteccia dura di un albero. 
Doveva correre, scappare, fare... fare qualcosa, ma i suoi piedi sembravano essere inchiodati al terreno!
<< La tua disperazione ha un odore così inebriante! >> sussurrò la creatura di fronte a lei, inspirando profondamente con il naso e continuando a camminare << È molto raro che i ragazzi della tua età riescano a vedermi... Ma, a quanto pare, tu non sei come tutti gli altri, non è vero? Sei un caso a parte >> 
Sarah deglutì a quelle parole, appiattendosi ancora di più contro l'albero. 
<< T-Ti prego l-lasciami andare >> singhiozzò disperatamente, stringendo forte gli occhi << P-Prometto c-che non T-tornerò mai più, p-per favore... >> 
<< E dimmi, cara, dove sarebbe il divertimento a lasciarti andare? >> sogghignò la creatura, ormai arrivata di fronte alla ragazza, la quale aveva ancora gli occhi stretti nella paura e il respiro ansimante. 
<< Guardami >> sussurrò la corvina pericolosamente. 
Sarah scosse ferocemente la testa: l'ultima cosa che voleva fare in quel momento era guardare negli occhi di quel... quel... Demone.
<< ho detto... Guardami >> ripetè di nuovo questa, tirando fuori dal mantello una spada dal manico color rosso sangue, e puntandola al collo della ragazza. 
Ella, dal canto suo, urlò e sbarrò gli occhi, ritrovandosi faccia a faccia con la creatura dalle iridi ipnotiche. 
Singhiozzò disperatamente, non sapendo che altro fare, mentre lo spirito le sussurrava all'orecchio una piccola, letale frase...
<< Avresti dovuto ascoltare tua sorella, mia cara Sarah... Incubi d'oro... >> 

Dopodiché...

Il buio.
   
 
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