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Autore: Jessica Fletcher    24/06/2016    5 recensioni
Nel "nero" Christian dice ad Ana che la sua mamma adottiva, Grace, gli era sembrata un angelo la prima volta che l'aveva vista.
Nel primo capitolo ho provato ad immaginare il loro primo incontro incrociando i punti di vista di entrambi.
Nei seguenti traccerò (se ci riesco) la storia del piccolo Christian prima dell'adozione.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carrick Grey, Christian Grey, Elliot Grey, Grace Trevelyan Grey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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telefonata

Una telefonata



POV Carrick


Una giornata come tante al lavoro.
I soliti clienti, i soliti colleghi, le solite telefonate, le solite rogne.

All'improvviso, verso le tre del pomeriggio, una telefonata diversa, di quelle inquietanti, che preoccupano.
"Parlo con il signor Grey? Carrick Grey?"
"Sì certamente, con chi sto parlando?"
"E' la stazione di polizia. Distretto 10"
Beh, la polizia chiama spesso. Sono avvocato penalista è normale che le forze dell'ordine mi telefonino al lavoro. C'è sempre qualcuno che ho difeso che si va a ricacciare nei guai, o che ha bisogno di me per un motivo o per l'altro.
Solo che  passano dalla segretaria e solo in un secondo tempo vengono filtrate a me.
E nelle telefonate di lavoro, io sono sempre l'avvocato Grey, mai il signor Carrick Grey, mai!

Sono incuriosito e, al tempo stesso, preoccupato di quello che potrei sentirmi dire dall'altro lato del telefono.
Le poche parole che mi vengono rivolte, non fanno altro che confermare la mia angoscia.

"Signore Grey, c'è bisogno che lei venga qui immediatamente. Abbiamo arrestato suo figlio Christian"

Christian? Il mio Christian in prigione.Perché?
Cosa è successo?

"Agente, mi può dire il perché?"
"Non posso scendere nei particolari, sappia però che è stato coinvolto in una rissa e ha reagito"
"Ma sta bene?"
"Questo non posso dirlo. Deve venire qui immediatamente"
"Dove?"
"Terzo distretto, sa dov'è?"
"Sì, certo" ... ci sarò stato un centinaio di volte al terzo distretto di polizia; sempre per lavoro, ovviamente.
E ora dovrò andarci per mio figlio...

Entro, l'edificio è tutto grigio, fuori e dentro; gli agenti mi fanno entrare e mi dicono di accomodarmi su una della panche nell'atrio.
DI solito non è così, di solito entro con tutti gli onori, mi fanno accomodare in un salottino privato, mi offrono un caffè.
Già ma le altre volte sono un professionista, un ospite, ora solo un padre ansioso.

"Carrick!",
Istintivamente mi volto a cercare di scoprire chi è che mi chiama.

Mick, Michael Bolder, tenente di polizia e mio ottimo amico, è lui che sta chiamando il mio nome e si viene a sedere  al mio fianco.
"Sei qui per il tuo ragazzo?" mi chiede
"Sì" rispondo "ne sai qualcosa?".
Annnuisce.
"C'è stata una rissa, di quelle brutte. Abbiamo fatto una retata e c'era dentro anche tuo  figlio. Purtroppo ha reagito e abbiamo dovuto fermarlo. Forse i miei colleghi ci sono andati un po' troppo pesanti, temo"

Oddio! Mi sento come se mi mancasse la terra di sotto ai piedi. Dov'è ora mio figlio? Sta bene? Cosa gli hanno fatto?
"Dove ... dove lo avete portato"
"E' nel mio ufficio, sorvegliato. L'ho preso con me, credo di dovertelo in nome della nostra amicizia"
"Come sta?"
"Vieni a vedere tu stesso"

Entro nell'ufficio di Mick e lì, seduto vicino alla parete, con in mano una borsa del ghiaccio che tiene premuta sull'occhio sinistro.
"Christian!" gli dico "si può sapere cosa cavolo è successo?"
Non risponde, mi guarda ma non risponde. Sono arrabbiato, arrabbiato e preoccupato al tempo stesso.
Mi avvicino, il mio Christian è in uno stato pietoso: ha il viso gonfio, tumefatto, il labbro spaccato, un occhio nero. Gli guardo le mani, ha le nocche gonfie, spaccate.
"E' stato nella rissa?" chiedo e non so se sto rivolgendomi a lui o a Mick che qui al mio fianco. Mio figlio non risponde ma solleva appena il polso della maglietta a mostrarmi il braccio, c'è visibilissimo il segno rosso bluastro di una manetta.

"Carrick, siediti" mi dice Mick con aria seria ma anche protettiva, in un certo qual modo, nei miei confronti.
"Tuo figlio, come ti ho accennato, è stato coinvolto in una rissa piuttosto serie, di quelle brutte. Quando siamo intervenuti i ragazzi si stavano ancora azzuffando. Abbiamo cercato di dividerli, lui ha reagito. Abbiamo dovuto atterrarlo ed ammanettarlo, sembrava una furia. E anche dopo non ha smesso di scalciare e urlare. Abbiamo fatto il possibile, ma, siamo esseri umani anche noi ... può essere che qualcuno abbia usato le maniere forti; sai com'è ..."
"Ma è un ragazzino, un bambino. Dio mio, cosa gli avete fatto?"
"Ma niente, qualche calcio nel culo, forse. Ma, ti ripeto, sembrava un ossesso"

Un ossesso ... so bene quando Christian perde totalmente il controllo, l'ho visto tante volte. Mi volto verso Mick e gli chiedo "Quando avete cercato di dividerlo dagli altri ragazzi, per caso lo avete toccato?"
"Sì, certo! Lo abbiamo preso per le spalle e lui ha reagito come una furia"
"Lui NON VUOLE ESSERE TOCCATO! Santo cielo, non lo sopporta , ha avuto un trauma, da piccolo e non può sopportare di essere toccato, neanche da me o da sua madre; figuriamoci se da degli estranei";
"Non lo sapevamo, Carrick. Come potevamo saperlo?"
"Non mi importa, non credo che questo" indico i segni rossi delle manette sul polso di mio figlio "se lo sia procurato durante la rissa. E scommetto che un bravo perito saprebbe distinguere i lividi causati da qualche manganello. Sono diversi, più scuri, rispetto a quelli causati dai pugni. Vero Mick? Vero?".

Mick abbassa lo sguardo: "Non lo farai Carrick, so che non lo farai " 
Poi alza appena gli occhi e  mi guarda esitante "lo farai?" chiede non più così sicuro.
"Se e solo se mi assicurerete che non ci sarà alcuna ripercussione di tipo penale su mio figlio e che ne uscirà pulito come un giglio di campo, solo allora potrò prendere in considerazione la possibilità di non sporgere denuncia nei vostri confronti";
"Non è stata levata alcuna accusa nei confronti di tuo figlio, Carrick. ànon avremo mai rovinato la vita ad un ragazzo così giovane, volevamo solo spaventarlo un po' perché non lo rifaccia più. Per me lo puoi riportare a casa anche subito"

Lo so ho rischiato con questo bluff, potevo venire denunciato per calunnia e oltraggio a pubblico ufficiale. Ma è andato tutto bene.

Mi avvicino a mio figlio;
"Vieni , Christian, andiamo".
Lui fa per alzarsi, poi fa una smorfia di dolore e si rimette a sedere.
"Dove ti fa male?" chiedo preoccupato;
"Le costole" risponde con un filo di voce.
"Fai piano, non sforzarti. Vieni, appoggiati a me".
Gli offro il braccio, lui si aggrappa e non senza fatica si mette in piedi.

Lentamente usciamo dalla stazione di polizia e ci dirigiamo verso la mia macchina.
Lo aiuto a sedersi e prendo poso sul sedile del guidatore.
Metto in moto, avvio e la vettura si muove delicatamente in avanti.
Siamo in autostrada quando decido che è ora di redarguire mio figlio che se ne sta silenzioso e, forse, assorto al suo posto.
"Christian" gli dico "si può sapere che cazzo hai intenzione di fare? Questa volta è andata bene, sono riuscito a salvarti il culo. Ma la prossima volta potrei non farcela e allora? Sai cosa potrebbe accadere, eh? Potresti finire in riformatorio. Ci hai mai pensato? Resistere alle forze dell'ordine! Ma che cosa avevi in testa?"
"Ma loro mi hanno toccato" protesta "lo sai che non voglio essere toccato"
"lo so. Ma questo non ti scusa, non del tutto almeno. E poi la rissa, perché, cazzo, perché finisci sempre nei casini me lo vuoi spiegare una volta per tutte?"
"Papà. Io .... " Nel parlare, Christian sposta in avanti il busto staccandosi dalla spalliera del sedile.
Poi d'improvviso si ferma , si interrompe e ricade nel sedile con un lamento.
Porta le mani al costato continuando a lamentarsi e poi...
"Papà" mormora con voce spezzata ;
Preoccupatissimo mi volto, lo guardo: è pallidissimo quasi cadaverico.
"Papà, non riesco a respirare"
Accosto, mi fermo, slaccio la cintura di sicurezza e mi avvicino a lui.
E' terrorizzato, gli occhi sbarrati, fa fatica a respirare.
Non so cosa fare.
Gli slaccio a sua volta la cintura.
"Christian ti senti male?"
Fa cenno di sì con la testa.
"Papà" la sua voce è debole, fioca.
"Papà, mi gira la testa"
"Aspetta"
Gli reclino lo schienale.
"Meglio?"
Mi guarda e non fa segno né di sì, né si no.
"Christian, resisti. Ti porto in Ospedale. Tua madre dovrebbe essere di turno. Non vorrei che ti vedesse così. ma non abbiamo altra scelta"
"La mamma no!"
"Sì invece. Non possiamo nasconderle quello che ti è successo. E devi essere visitato e lei sa come fare. Lei lo sa".
E poi hai bisogno di tua madre, ora. I bambini malati cercano sempre la mamma.

Mi riaccomodo sul sedile, allaccio la cintura e riparto.
Ogni tanto durante il tragitto mi volto a guardarlo, non mi sembra che peggiori.
Resisti, figliolo, resisti siamo quasi arrivati.

Parcheggio davanti all'ospedale ed esco come un forsennato.
Mi dirigo verso un infermiere che ci sta venendo incontro.
"Sono Carrick Grey e quello è mio figlio Christian. Lui non si sente tanto bene"
"Chiamo una barella"
"No, chiami immediatamente la dottoressa Trevelyan, Grace Trevelyan in pediatria. E' mia moglie e madre del ragazzo. Christian si fa visitare solamente da lei."
"Capisco, la chiamo immediatamente"

Capisce. Menomale che capisce. Speriamo in bene.

Dopo pochi minuti vedo Grace uscire preoccupatissima e venire verso di noi.
"Cosa è successo?" chiede
"Christian deve avere preso un colpo alle costole, fa fatica a respirare, gli gira la testa"
"Ma come ... ha di nuovo fatto a botte, vero? Oh mio Dio!"
Grace si è avvicinata a nostro figlio, lo vede, si porta le mani alla bocca e impallidisce.
"Sì, ha fatto a botte, poi ti spiego" le dico.

Mia moglie si rivolge a nostro figlio, nel frattempo è arrivata una barella e un infermiere.
"Tranquillo Christian c'è la mamma con te. Ci sono io. Dove senti male?"
"Qui" nostro figlio indica il costato "mamma, non riesco a respirare"
"Lo so, lo so. Tranquillo, non è niente, Ora la mamma ti fa un'iniezione e non sentirai più niente, ok?"
"Sì" risponde lui e le porge il braccio.
Stranamente nostro figlio, che non vuole essere toccato, non ha paura degli aghi e delle iniezioni. Vai tu a capire. Elliott era terrorizzato dalle iniezioni, anche adesso le sopporta appena.
Ma lui ... lui niente, come se fosse una cosa normale.

Grace gli somministra una cosa per endovena e Christian si addormenta immediatamente.
"Ora che l'ho sedato lo mettiamo in barella e lo portiamo dentro, con calma." dice all'infermiere e al barelliere.
Poi si rivolge a me "Ho dovuto sedarlo, sai lui ... "
" Lo so non si vuole fare toccare. Vai, vai con lui. Ti aspetterò in sala di attesa"
"Sì, amore mio. Terzo piano, lato B. Ricordi?"
Mia moglie mi dà un bacio sulla guancia e se ne va. Giurerei di avere visto una lacrima nei suoi occhi.

Povera cara, deve essere veramente dura per lei.
Sospiro, mi rendo conto di avere trattenuto il fiato a lungo. Dovevo essere realmente teso. Ora mi sento più tranquillo. So che mio figlio è in buone mani.

E' passata più o meno un'ora  di attesa spasmodica; ho telefonato ai miei suoceri chiedendo loro di prendersi cura degli altri miei figli.
Ho pensato di tutto e di più.
Finalmente la porta si apre ed esce mia moglie.
E' tesa come una corda di violino ma sorride.
"Non ha niente Carrick. Stai tranquillo. E' solo una brutta botta, credo che gli facesse male a respirare, poi credo che sia subentrato un attacco di panico. La scarsa ossigenazione gli ha causato il capogiro. Ma ... Carrick, è pieno di lividi, grossi, neri, violacei, molto profondi. Cosa è successo?"
"Vieni qui" le dico.
La porto a sedere vicino a me, le cingo le spalle, la stringo a me e le racconto tutto quello che è successo.
"Oddio" la sua voce è appena un sussurro "il mio piccolo ... il mio bambino ..." le si velano gli occhi di  lacrime.
Scoppia a piangere.
La stringo più forte, le accarezzo la schiena e lascio che si sfoghi sulla mia spalla.
E' stanca, tesa, amareggiata.
Il dolore che sta provando ora è frutto dell'immenso amore che nutre per questo nostro ragazzo così difficile insieme con la paura di non essere in grado di crescerlo in modo adeguato.
Lo so perché sto provando anch'io la stessa cosa.

"Carrick" mi dice dopo un po' con la voce stranamente calma, controllata "gli abbiamo fatto le lastre, le analisi e l'elettrocardiogramma. E' tutto ok ma ...";
Asciuga una nuova lacrima che cola sulla guancia, le dò un bacio sulla testa e aspetto che riesca a riprendere da dove ha interrotto ;
" ... ma" riprende "gli abbiamo trovato segni di precedenti fratture guarite spontaneamente, immagino";
"Dove?"
"Una alle costole e una al bacino";
"Mio Dio ... sono ... sono recenti?";
Un terribile dubbio si sta insinuando nella mia mente, spero che le fratture siano recenti che non provengano dalla sua prima infanzia. Spero che se le sia fatte facendo a botte, giocando al pallone, cadendo dal letto.
"No, non sono recenti. Risalgono alla prima infanzia. Non se l'è fatte vivendo ... vivendo con noi";
"Ma come mai non ve ne siete accorti prima?"
"Quando è stato portato qui la prima volta  lo abbiamo visitato alla meno peggio. Si dimenava, non voleva essere toccato. Era già stato sedato e non potevamo dargli altre droghe, era troppo piccolo. Così abbiamo un po' lasciato perdere. Non lamentava dolori, il problema principale sembrava essere la disidratazione e la febbre. Poi è venuto a stare con noi e non ha mai avuto problemi. Fino ad oggi"
"Ma come è possibile che non abbia, per l'appunto, mai avuto problemi? Com'è che è guarito senza cure e senza rimanere, che so? Storpio, invalido"
"Sono tipi di fratture che posso guarire spontaneamente, se non subentrano complicazioni. Basta non sollecitare la parte. Poi i bambini piccoli hanno incredibili capacità di recupero. O, forse, il Signore lassù ha vegliato su di lui, non lo so. Però è terribile scoprirlo ora, un'altra ferita al suo corpo, al suo spirito. Lui ... lui non ricorda nulla, probabilmente era piccolissimo o, forse, ha rimosso. Non lo so."

"Dov'è ora?"
"Sta riposando. Penso che prima di sera lo potremo riportare a casa. Ha chiamato i miei genitori?"
"Perché si prendano cura di Mia e Elliott? Si l'ho fatto"
"Bene. Bene . Carrick, hanno scoperto un'altra cosa. Una cosa che non ti piacerà affatto"
Mi domando cosa può esserci ancora. Cosa può essere peggio di quanto già io non sappia, peggio di ogni cosa che è accaduta oggi, peggio che scoprire ogni volta nuovi orrori che riguardano tuo figlio?
"Dimmi, tesoro mio. Sono pronto";
"Hanno trovato un tasso di alcolemia piuttosto alto nel suo sangue";
"Vuoi dire che nostro figlio...?";
"Nostro figlio beve, non so se in casa, fuori casa, da solo, con gli amici. Però beve. E non poco, direi, a giudicare dalle analisi";

Beve! Questo è male, molto male. Non voglio nemmeno immaginare i danni che l'alcool possono fare ad un fisico così giovane. Mi vengono i brividi.Quando ha incominciato a bere? Perché beve? Cosa diavolo pensa di fare a comportarsi così.
Bisogna farlo smettere, subito prima che il  suo fisico sia minato, prima che diventi un alcolizzato.
Ma cosa possiamo fare?
Parlare col suo terapeuta? beh, certamente.
Ma ora, subito, dobbiamo fare in modo che non sia così facile per lui procurarsi l'alcool.
Chiuderò l'armadietto dei liquori e gli taglieremo la paghetta. Diremo che è una punizione per come si comporta il che alla fine è anche plausibile.
Spero che sia sufficiente

Sento un rumore, alzo la testa e mio figlio è qui di fronte a me.
"Papà, mamma. Hanno detto che posso andare a casa"
E' seduto su una sedia a rotelle e c'è un infermiera che lo spinge.

Mia moglie gli si avvicina e gli mormora.
"Sì, tesoro mio. Adesso ce ne andiamo a casa. Ti portiamo a casa"
E dicendo così gli accarezza i lunghi capelli ramati.
Christian per un attimo, fa come per appoggiare il capo contro al grembo di sua madre.
Poi, improvvisamente si scuote, la guarda un istante e si scosta, rigido.
"Andiamo subito a casa, vi prego. Posso camminare?" chiede guardando l'infermiera.
"Meglio che non ti stanchi, Christian; vero dottoressa Trevelyan?" risponde questa.
"Sì indubbiamente" conferma mia moglie con un leggero tremolio della voce "devi stare a riposo Christian, non sforzarti. Una volta arrivati a casa andrai a letto e ci rimani qualche giorno, La costola non è rotta ma hai preso una forte botta, meglio non rischiare"

Christian fa una smorfia e si lascia guidare verso l'uscita dall'infermiera.


POV Christian

Sono qui, confinato nel letto e mi annoio da morire.
La mamma sarà venuta un sacco di volte a vedere come stavo, mi ha portato latte e biscotti per merenda e ora è giù a preparare la cena.
Papà è ritornato al lavoro e ancora non è rincasato, quindi il suo studio dovrebbe essere libero.
Il suo studio e il mobile bar con le bottiglie di whisky, di gin, di cognac.
Devo bere qualcosa. Adesso, subito.
Provo a mettermi a sedere, cavolo, fa male!

Fa realmente male, ma devo resistere, non posso lasciare perdere.
lentamente ruoto di lato e appoggio i piedi a terra.
Mi alzo, il dolore è così forte e lo sforzo è tale da farmi venire il fiatone; certo è che sono conciato da schifo.

Dai, su, Christian, alzati ne hai bisogno

Non so nemmeno come ho fatto ma sono arrivato nello studio di papà.
Devo fare presto, non mi devo far scoprire.
Arrivo all'armadietto, faccio per aprire e ...
Porca miseria è chiuso a chiave!

Cazzo, e adesso come faccio?


Ed eccomi qui, non sono scomparsa.
Certo che l'ispirazione è una strana cosa, non sai cosa scirvere poi ti sblocchi e il capitolo ti esce fuori anche da solo.
Così è successo a me.
Spero che quanto ho scritto vi piaccia.
Prima di lasciarvi vorrei però dire una cosa, più vado avanti più i capitoli si fanno difficili da scrivere. Un conto è scrivere di un bambino altro è scrivere di un adolescente come Christian. Nei prossimi capitoli assisteremo, se ce la faccio, alla sua discesa all'inferno prima dell'alcolismo e poi del sesso estremo per mano di Elena Lincoln. Mi ci vorrà un po' per riordinare le idee per cui vi chiedo un po' di pazienza se non sarò così solerte ad aggiornare

Grazie
Love
Jessie










  
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