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Autore: Placebogirl_Black Stones    24/06/2016    4 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 6: Bandiera bianca
 
 
- E così Vermouth verrà processata in America?- chiese conferma di ciò che gli aveva appena riferito.
- Esatto. Essendo americana di nazionalità e avendo compiuto crimini anche nella sua terra natale, al contrario degli altri membri dell’Organizzazione che sono di nazionalità giapponese lei verrà processata negli Stati Uniti, ovviamente tenendo conto anche di ciò che ha fatto qui in Giappone- spiegò, facendo cadere la cenere in eccesso della sigaretta che stava fumando nel posacenere sul tavolino del salotto.
- Capisco…E Jodie lo sa già?-
- Immagino di sì, James glielo avrà riferito ancora prima che a tutti considerando che lei è coinvolta direttamente e che sarà chiamata a testimoniare per l’omicidio di suo padre-
- Non sarà facile per lei…- chiuse gli occhi, il pensiero rivolto a quella donna che come lui era diventata un’amica oltre che un’alleata.
- Non preoccuparti, Jodie è in gamba, se la saprà cavare. Inoltre ci sarà James al suo fianco, in quanto suo tutore durante l’infanzia- lo tranquillizzò.
- E lei?- azzardò.
- Se lo vorrà ci sarò- rispose semplicemente, abbozzando un sorrisetto.
 
Non gli era ben chiaro se con quella domanda il suo giovane amico detective volesse cercare di indagare sul suo rapporto “non professionale” con Jodie, ma dal tono e dallo sguardo ne aveva tutta l’apparenza. In ogni caso, non gli avrebbe confessato nulla di troppo personale.
Seduti in salotto avevano iniziato quella conversazione per evitare di restare entrambi in silenzio tombale a guardare l’orologio, in attesa che l’ospite che stavano attendendo arrivasse. Se non avessero trovato un qualunque diversivo per distrarsi, il nervosismo che tentavano di placare avrebbe preso il sopravvento. Il timore che Shiho cambiasse di nuovo idea era forte, ma non più forte della speranza che la chiamata di quella mattina aveva riacceso in loro.
Non fece in tempo a riprendere il discorso che il campanello di villa Kudo suonò: finalmente era arrivata.
 
- Vado ad aprire!- scattò come una lepre il ragazzino, più ansioso di lui che quel momento arrivasse.
 
Spense la sigaretta ormai finita, lasciandola abbandonata nel posacenere. L’ultima sigaretta prima del faccia a faccia, forse quella che avrebbe segnato la fine di una storia e l’inizio di un’altra.
Si alzò dalla poltrona, mettendosi le mani in tasca e camminando lentamente fino all’entrata del salotto, dove si appoggiò con la schiena allo stipite in attesa di veder arrivare i due ragazzi. Voleva accoglierla e farle capire che non ce l’aveva con lei per il modo in cui lo aveva trattato.
Quando li vide arrivare dal corridoio, notò subito che l’atmosfera era tesa. Nonostante fosse stata lei a cercarli, si vedeva chiaramente dall’espressione del suo volto che non aveva perdonato nessuno dei due e che covava del risentimento verso di loro. Shinichi, dal canto suo, camminava di fianco a lei a testa bassa, forse deluso dal fatto che la sua accoglienza amichevole non fosse stata ricambiata. Tuttavia non potevano biasimarla, era giusto che si prendesse i suoi tempi per smaltire la rabbia.
Non appena i loro sguardi si incrociarono, la vide immobilizzarsi sul posto, irrigidendosi e deglutendo a fatica. Non capiva se la paura che aveva di lui fosse perché un tempo aveva fatto parte dell’Organizzazione o per le parole che le aveva detto la volta scorsa. Ai suoi occhi lui era un criminale, uno senza scrupoli e sentimenti.
 
- Ti sei fatta attendere, principessa…- cercò di sdrammatizzare, chiamandola con lo stesso appellativo con cui già una volta si era rivolto a lei ancora nelle sembianze della piccola Ai, precisamente la prima volta in cui erano rimasti soli e avevano avuto modo di conversare.
 
Non ricevette risposta, la giovane e testarda scienziata si limitò ad avvicinarsi lentamente a lui, oltrepassando la porta del salotto e prendendo posto sul divano, il tutto nel silenzio più assoluto. Solo quando si accorse che nessuna la raggiungeva, si decise a pronunciare le prime parole.
 
- Allora? Volete accomodarvi anche voi o aspettiamo l’alba?-
 
Di certo non era un tono amichevole o proprio per iniziare una bella conversazione, poteva anche dare sui nervi in un certo senso. Ma ormai la conosceva, sapeva che la sua era una maschera per proteggersi da quello che secondo lei poteva ferirla.
 
- Penso sia meglio se parlate prima voi due- intervenne Shinichi, guardandoli entrambi per poi soffermare lo sguardo su di lei - Noi possiamo parlare dopo-
- Come preferisci- rispose semplicemente la ragazza, anche se si vedeva che l’idea di restare sola con lui non la entusiasmava.
 
Per quanto ce l’avesse anche con Shinichi, averlo al suo fianco era per lei una certezza, la certezza che nessuno avrebbe potuto farle del male. Si fidava ancora di lui, nonostante tutto, nel profondo. Chissà se avrebbe mai avuto l’onore di guadagnarsi anche lui quella fiducia.
Il giovane detective si congedò da loro, fingendo di sparire nel corridoio, anche se in realtà si sarebbe nascosto di nuovo nelle vicinanze per origliare la loro conversazione, ne era certo. Cercando di assumere un’aria più gentile possibile, si avvicinò a lei e tornò a sedersi sulla poltrona. Le sembrò di vederla tremare e questo lo convinse ad iniziare per primo la conversazione, nel tentativo di farle capire che non doveva aver paura di lui.
 
- Cosa ti ha spinta a cambiare idea? È evidente che mi detesti, quindi perché sei venuta nella tana del lupo cattivo?-
 
La vide alzare finalmente la testa e fissarlo con lo sguardo assottigliato, cupa come una regina malvagia delle fiabe per bambini. Lui era abituato a ben peggio con il lavoro che faceva e con tutto quello che aveva vissuto, ma era certo che per chi non fosse abituato quello sguardo poteva mettere i brividi.
 
- Ho promesso ad una brava persona che ti avrei ascoltato, anche se non penso che cambierà molto- sentenziò acida, sottolineando con la voce i termini “brava persona”.
- Capisco- sorrise - E chi sarebbe questa persona così brava? Vorrei ringraziarla di persona dal momento che ti ha convinta a tornare qui quando non volevi assolutamente avere più nulla a che fare con me e con il tuo amico detective-
- Questo non è rilevante- tagliò corto, non volendo rivelare per qualche strana ragione quel nome.
- Vorrà dire che domani mi sdebiterò con il Dottor Agasa- azzardò, convinto che fosse lo scienziato la persona misteriosa.
- Non ne vedo il motivo ma se ci tieni fallo pure. Ad ogni modo non sono venuta qui per parlare di cose futili-
 
Voleva giocare a fare la misteriosa e la sostenuta, e la cosa lo divertiva. Gli piaceva la verve di quella ragazzina, così diversa in quel particolare dalla sorella maggiore, più docile e dolce. Poteva andare avanti e stuzzicarla per farsi dare quel nome, ma concordava con lei sul fatto che in quel momento era un argomento che doveva passare in secondo piano: c’erano questioni più importanti da risolvere.
 
- Allora, c’è qualche cosa in particolare ce vorresti sapere? Vuoi farmi domande su ciò che ti ho detto la scorsa volta?- le chiese, incrociando le braccia al petto.
- Puoi continuare da dove ti ho interrotto-
 
Annuì, prendendo un lungo respiro: ora doveva dire la verità, quella che per molto tempo era rimasta nascosta nel suo cuore e che forse per quella ragazzina sarebbe stata difficile da credere.
 
- Vedo che stasera non hai molta voglia di fare conversazione, perciò arriverò dritto al punto: Akemi non è stata solo uno strumento per me. All’inizio lo era, ma poi col tempo le cose sono cambiate, anche se non avrei voluto. Mi sono ritrovato a provare dei sentimenti reali per lei, a considerarla sul serio la mia ragazza. Ci tenevo davvero a lei, più di quanto tu possa immaginare, e avrei voluto evitare in tutti i modi possibili la sua morte: per questo mi sono ripromesso di non concedermi pace fino a quando non fossi riuscito a vendicarla. Ho fatto del mio meglio per tenere fede alla promessa che le avevo fatto, almeno questo glielo dovevo dopo tutto-
 
Si prese una pausa, cercando di definire le emozioni che stava provando. In quel momento, egoisticamente, non riuscì a preoccuparsi prima per la ragazza che stava di fronte a lui e che aveva appena saputo la verità, perché il vortice di sensazioni nel suo petto lo costrinse a chiedersi cosa fossero quelle emozioni così forti che da tempo non era più riuscito a provare. Libertà, sollievo, tristezza, felicità, malinconia, speranza: tutto si mescolava. Era finalmente libero di quel senso di colpa, libero dalle bugie. Forse per lui quello era un nuovo inizio: stava lasciando andare qualcosa per sempre e si accingeva a riaprire le porte di quel cuore che per troppo tempo era rimasto chiuso.
La voce della giovane scienziata, diventata improvvisamente più calma, lo fece tornare alla realtà.
 
- Quale promessa?-
 
Era logico che non lo sapesse, molto probabilmente Akemi non le aveva detto nulla per non farla preoccupare o semplicemente non ne aveva avuto il tempo. Il contenuto di quel messaggio che ancora custodiva nel suo cellulare era rimasto segreto: un segreto che adesso doveva rivelare.
 
- La notte prima della sua uccisione, Akemi mi aveva inviato un messaggio per comunicarmi che avrebbe tentato di uscire dall’Organizzazione, liberando anche te. Oltre a questo, mi aveva chiesto di occuparmi di te e di proteggerti nel caso le fosse accaduto qualcosa. Immagino sapesse ciò a cui stava andando incontro, l’eventualità di pagare con la vita, eppure ha voluto lo stesso fare un tentativo, ma non prima di sapere che la sua adorata sorellina sarebbe stata al sicuro anche dopo la sua morte-
 
Tralasciò il fatto che Akemi gli avesse chiesto di frequentarsi come una vera coppia: quelli erano affari suoi e in ogni caso non avevano più importanza. Gli bastava averle fatto sapere che non era un mostro, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei e per mantenere quella promessa.
 
- Per questo motivo, dopo aver finto la mia morte con l’aiuto di Conan, mi sono travestito da Subaru Okiya, lo studente di ingegneria che approfittava della gentilezza della famiglia Kudo: era l’unico modo che avevo per continuare a starti vicino senza che l’Organizzazione mi scoprisse e senza che tu mi scoprissi- continuò -Se mi fossi presentato a te con il mio vero volto, mi avresti riconosciuto subito e di certo non avresti accettato di allearti con il traditore dell’Organizzazione che aveva preso in giro tua sorella. La mia mano tesa sarebbe stata respinta, perciò mi sono nascosto in questa casa e da qui controllavo la situazione-
- Sai, devo ammetterlo: ho sempre avuto il sospetto che ti nascondessi tu dietro Subaru- ammise - Il tuo comportamento era sospetto e all’inizio pensavo fossi uno degli uomini dell’Organizzazione, ma poi un giorno hai detto una frase che mi ha ricordato le stesse parole che avevi detto una volta a mia sorella: da lì ho iniziato a sospettare sempre di più della tua vera identità-
- Forse mi sono esposto troppo, ma non volevo che continuassi ad essere spaventata da me- sorrise.
 
Per la prima volta stavano avendo un dialogo civile, lei si stava aprendo con lui e l’odio di poco prima sembrava dissolversi parola dopo parola. Se quello poteva considerarsi un punto di svolta non lo sapeva ancora, tuttavia era felice di aver portato a termine quel dialogo interrotto in malo modo il giorno prima. Ora che tutte le carte erano state messe in tavola e che lui aveva fatto la sua ultima mossa, l’esito della partita dipendeva solo dalla sua “avversaria”. La guardò, notando che i suoi occhi si erano fatti lucidi, il volto disteso ma che al tempo stesso tradiva il dolore provato. Non doveva essere facile per lei ricordare che l’unico membro della famiglia che le era rimasto aveva lasciato, come gli altri, questo mondo. Si sentì meno solo in quella sofferenza, qualcuno condivideva ciò che per lungo tempo anche lui aveva provato. Sapeva che stava cercando di trattenersi, che ancora non si fidava di lui a tal punto da mostrargli le sue emozioni più profonde, e lui avrebbe rispettato anche questa sua scelta. Alla fine, però, qualche capricciosa lacrima sfuggì al suo controllo, bagnandole le guance nivee. Lei ne cancellò le tracce con un gesto veloce dell’avambraccio. In quel momento avrebbe voluto prenderle la mano, oppure abbracciarla per farle capire che non sarebbe mai stata sola, ma la sua indole introversa e fredda gli impedì di lasciarsi andare ad un gesto simile. Fece dunque l’unica cosa che poteva fare per non sembrare un pezzo di ghiaccio.
 
- Mi dispiace davvero, per tutto quanto. Non ho mai avuto intenzione di farti del male o di farne a tua sorella, volevo solo mantenere la promessa che le avevo fatto, in un certo senso anche per sentirmi meno colpevole. Perciò se in futuro, in qualsiasi momento, dovessi aver bisogno di me, sappi che ci sarò e che potrai chiamarmi quando vorrai. Sempre che tu voglia perdonarmi, s’intende-
 
Shiho si morse le labbra, cominciando a piangere copiosamente. Si chiese se non fosse stato meglio mettere da parte l’orgoglio e prenderle la mano piuttosto che dirle quella parole, visto l’effetto suscitato. Di certo non voleva farla piangere in quel modo, non ora che stava finalmente per sventolare la bandiera bianca dopo una guerra all’ultimo sangue. Oltre a questo, temeva anche per la risposta che avrebbe ricevuto a quella domanda appena fatta, la quale però non tardò ad arrivare: la ragazza annuì tra le lacrime.
 
- Grazie- sussurrò, la voce rotta dal pianto.
 
Le sorrise, anche se in quel momento probabilmente non avrebbe potuto vederlo con quella coltre di lacrime ad offuscarle la vista. Era come se il macigno che da anni portava sulle spalle si fosse disintegrato sotto i colpi di un piccone. Ottenere il perdono di quella ragazzina così testarda, forte e ostinata era come aver vinto un miliardo di yen alla lotteria. Doveva ammettere che il ragazzino aveva avuto ragione anche quella volta a continuare a sperare fino alla fine.
Parlando del diavolo, udì dei passi alle sue spalle, e in pochi secondi si ritrovò al suo fianco proprio Shinichi che gli rivolgeva un sorriso sincero, lo stesso del suo alter ego Conan Edogawa. Come sospettava si era di nuovo nascosto dietro la porta. Poteva definirla una “deformazione professionale da detective”. Sapeva il motivo per cui era sbucato fuori in quel preciso momento: aveva compreso che la loro conversazione era giunta al termine e che ora sarebbe stato il suo turno di chiarirsi con l’amica. Era così impaziente da non poter aspettare oltre.
Si alzò dal divano, avvicinandosi a Shiho e offrendole galantemente un fazzoletto pulito per asciugarsi le lacrime.
 
- Bene, ora c’è qualcun altro che vorrebbe parlare con te- fece segno all’amico di sedersi al suo posto - Io vi lascio soli-
 
Con quelle ultime parole e un umore decisamente sereno, si congedò dal salone, fingendo di andarsene in un’altra stanza: in realtà avrebbe reso pan per focaccia a quel piccolo detective ficcanaso. Sorridendo, si nascose dietro la porta, esattamente dove si era messo lui prima: era il suo turno di ascoltare.
 
 
 
……………………………..
 
 
 
Si passò delicatamente il fazzoletto appena donatole da Akai sugli occhi, già troppo rossi e gonfi per essere ulteriormente sfregati. Voleva cancellare ogni traccia di quelle lacrime che non sarebbero dovute uscire, non di fronte a lui. Aveva ancora il suo orgoglio, dopotutto. Tuttavia non era riuscita ad evitarlo, il pensiero che sua sorella si fosse preoccupata più per lei che per se stessa fino alla fine, l’aveva lasciata con un senso di impotenza tale da non lasciare spazio ad altro che un pianto disperato.
Quando si accorse che Shinichi la stava guardando un po’ preoccupato, cercò di calmarsi.
 
- È tutto a posto adesso? Ti senti più tranquilla?- le chiese con voce più dolce del solito, mostrando anche una nota di speranza in quella domanda.
 
Annuì, concedendosi finalmente un piccolo sorriso.
 
- Sapevi tutto, vero? È per questo che lo hai aiutato-
- - confermò - Da quando l’ho conosciuto ho capito subito di potermi fidare di lui, che sarebbe stato un nostro grande alleato. Ti chiedo scusa per aver nascosto la faccenda di tua sorella, non volevo in alcun modo ferirti o tramare alle tue spalle- abbassò lo sguardo, mostrando una sincera espressione di pentimento sul volto - Volevo solo rispettare le faccende personali di Akai-san. Era giusto che fosse lui a parlartene, quando lo avrebbe ritenuto opportuno-
 
D’un tratto le tornarono alle mente le parole che Jodie le aveva rivolto il giorno precedente: “Shu cercava il momento giusto per poterti parlare, per chiarire con te alcune cose; non era mio diritto togliergli questo compito e la stessa cosa vale per Shinichi. Doveva essere Shu a dirtelo, era giusto così.” . Le stesse identiche parole che Shinichi le stava rivolgendo in quel momento. A ben pensarci, Jodie non si era sbagliata su nulla di tutto ciò che le aveva detto: Akai era davvero una persona diversa da quella che credeva, non era un assassino e non voleva fare del male a sua sorella, e Shinichi non avrebbe mai tradito la fiducia che riponeva in lui. Si sentì stupida per il modo in cui si era comportata, una bambina capricciosa e testarda. Se non fosse stato per Jodie non si sarebbe trovata su quel divano ad ascoltare una verità che aveva tutto il diritto di sapere. Silenziosamente, ringraziò di nuovo la donna nella sua testa.
 
- Lo capisco- annuì - Volevi rispettarci entrambi e ti sei trovato in mezzo a due fuochi-
- Allora siamo ancora amici?- le chiese speranzoso, sorridendole con gli occhi che brillavano.
 
Trattenne una risatina, che in quel momento sarebbe risultata poco opportuna. Le sembrava un bambino ansioso di sapere se mamma e papà gli avevano comprato quel giocattolo che tanto desiderava, ma ciò che a lei faceva ridere era invece per lui una cosa molto seria. Fino a quel momento non si era mai davvero resa conto di quanto Kudo tenesse alla loro amicizia, nata per caso e consolidata col tempo, e doveva ammettere che la cosa la lusingava. Non aveva mai avuto un amico, un vero amico, mentre ora ne aveva uno che si preoccupava così tanto per lei da farle venire voglia di sorridere.
 
- Lo so che senza di me ti senti perso, perciò ti farò dono della mia amicizia. Sei fortunato, quindi vedi di non mentirmi mai più!- decise infine di rispondergli nell’unica maniera che conosceva, ironica e sostenuta, tradendosi però con un sorrisetto malizioso.
- Sempre la solita, eh?- scosse la testa lui, stando al gioco.
- Adesso devo tornare a casa, si è fatto tardi e sono stanca- si alzò dal divano, non prima di aver dato un’occhiata all’orologio.
- Sicura che non vuoi restare ancora un po’? Ci siamo chiariti finalmente, non c’è motivo per cui tu debba scappare via così presto. E poi sei abituata a stare sveglia tutta la notte, lo hai sempre fatto quando lavoravi per trovare un antidoto contro l’APTX- cercò di convincerla a rimanere.
- Sono davvero stanca, questi giorni sono stati stressanti per me e non ho riposato a sufficienza- declinò l’invito, muovendo i primi passi per uscire dal salone - Inoltre preferisco fare un passo alla volta, non mi sento ancora totalmente a mio agio a restare sola con Akai o a parlare con lui normalmente. Anche se non lo considero più “l’uomo che ha ucciso mia sorella”, preferisco comunque non dargli troppa fiducia subito- ammise.
 
Poteva sembrare un discorso contorto, ma sapeva che l’amico l’avrebbe compreso. La conosceva, sapeva bene che le ci voleva parecchio tempo per potersi fidare completamente di una persona, e che prima di farlo l’avrebbe messa alla prova in tutti i modi possibili per testarne l’effettiva lealtà. Dopo un passato trascorso in una rete di bugie, ora che aveva il pieno controllo della sua vita voleva poter decidere chi farvi entrare e chi lasciare fuori. Per i traditori non c’era spazio.
 
- Capisco…Sappi che quando vorrai potrai venire qui, Akai-san resterà in Giappone ancora per un po’, perciò avrai modo di parlarci ancora se lo riterrai opportuno. Sono sicuro che a lui farebbe piacere- le sorrise, mostrandole la sua comprensione senza forzarla.
 
Di nuovo, per la seconda volta quella sera, il suo pensiero si rivolse su Jodie, precisamente sul punto della loro conversazione dove aveva compreso del suo amore per Akai e dove si erano ripromesse di uscire insieme qualche volta. Fu lì che le venne l’idea per ricambiare il gesto che la sua nuova amica aveva fatto per lei. Glielo doveva.
 
- Quando verrò potrò portare un’amica, qualche volta?- chiese senza troppi giri di parole, sorridendo nell’immaginarsi la faccia di Jodie quando l’avrebbe portata lì a trascorrere del tempo con Akai al di fuori del lavoro.
- Un’amica?- le chiese perplesso Shinichi, sgranando gli occhi - E chi sarebbe? Tu non hai amiche a parte Ayumi, che però non avrebbe motivo di venire qui. Ci sono Masumi, Ran e Sonoko, ma le hai appena conosciute e con Sonoko mi sembra che tu non vada molto d’accordo…- fece il punto della situazione, sottolineando quanto per lei fosse difficile ambientarsi in quel gruppo di amiche già formato, specie per l’ostilità dell’ereditiera Suzuki.
- Per caso ti sei messo d’accordo con il Dottor Agasa nel farmi presente che non ho amiche?- chiese acidamente, ricordandosi della parole che lo scienziato le aveva rivolto la sera prima.
- Che c’entra adesso il Dottore?- non comprese il giovane detective, ignaro di tutto.
- Lasciamo perdere!- scosse la testa -Ad ogni modo non si tratta di Ayumi, ma di un’altra persona che anche tu conosci- incrociò le braccia al petto, facendo la misteriosa.
- La conosco? Ma chi può essere…?- assunse un’aria pensierosa.
- Lo scoprirai solo se potrò portarla qui- sorrise con fare saccente.
- D’accordo- acconsentì, più per soddisfare la sua curiosità che per fare un favore a lei - Anche se non capisco tutto questo mistero-
- Bene, allora io vado- lo salutò nuovamente, stavolta uscendo dal salone e dirigendosi verso la porta d’uscita della villa.
- Ti accompagno- la seguì l’amico.
 
Percorsero insieme il corridoio senza più aggiungere nulla. In realtà, anche se Shinichi avesse parlato, probabilmente non lo avrebbe sentito, perché era troppo occupata a guardarsi intorno con fare sospetto. Lo cercava, cercava quell’uomo con cui aveva parlato poco prima e dal quale si sentiva costantemente osservata ogni volta che metteva piede lì dentro. Sapeva che si trovava da qualche parte non lontano da loro, magari nascosto ad origliare la loro conversazione. Nonostante gli avesse appena dato prova di non volerle fare del male, la sua presenza le dava ancora una strana sensazione, forse un antico riflesso del suo passato nell’Organizzazione. Lei più di chiunque altro sapeva che una volta entrati in quel buco nero, anche uscendone ci si sarebbe portati dietro lo spettro di ciò che si era vissuto. Erano fantasmi che si trascinavano dietro catene imposte da altri. In quello poteva dire che si somigliavano.
 
- Ci vediamo allora- la salutò Shinichi non appena giunsero davanti alla porta.
 
In tutta risposta, annuì sorridendogli. Stava già per girare la maniglia e aprire la porta quando un rumore di passi provenienti dalla cucina, che si facevano sempre più vicini, attirò l’attenzione di entrambi. Non era difficile immaginare chi fosse, ed infatti poco dopo comparve Akai che reggeva in mano un bicchiere contenente del liquido ambrato e del ghiaccio. Un liquore molto probabilmente.
Le venne istintivo stringersi nelle spalle quando la fissò con quei suoi occhi verdi e profondi, uno sguardo che incuteva ancora più timore del suo.
 
- Vai già via?- le chiese, la voce ferma e calma come sempre.
- Sì, sono molto stanca. Ma una di queste sere tornerò, così potremo parlare ancora e avere modo di conoscerci meglio senza più nomi in codice e false identità- puntualizzò, anche se il suo tono di voce era molto basso e mostrava il timore che ancora aveva nel parlare con lui.
- Penso che sia un’ottima idea- le sorrise.
 
Per la prima volta quella sera (e da che ricordasse dal momento in cui si erano conosciuti) gli rivolse un sorriso sincero, non troppo radioso ma comunque spontaneo. Era già un grosso passo avanti. Doveva sforzarsi di dargli fiducia: se una come Jodie si era innamorata di lui allora non doveva essere una persona cattiva.
 
- Buonanotte- li salutò entrambi infine, uscendo dalla porta e dirigendosi a casa.
 
Si sentiva finalmente il cuore più leggerlo e il volto sorridente di sua sorella si fece spazio nella sua mente. Di certo quella sera aveva reso felice anche lei, in qualche modo. Sperò che la stesse guardando in quel momento, ovunque si trovasse: doveva vedere la sua serenità, quella per cui aveva lottato e perso la vita. Non doveva nemmeno dimenticarsi di Jodie però: era tutto merito suo se le cose si erano sistemate. La ringraziò in silenzio, immaginandosi il sorriso che avrebbe fatto quando le avrebbe detto l’esito di quella conversazione.
 
 
 
………………………………..
 
 
 
L’aria pesante che aleggiava in quella villa fino a poche ore prima sembrava essersi dissolta, come la nebbia che diradandosi lascia spazio a un bellissimo panorama. Anche il suo cuore era finalmente sereno, così come quello del suo amico. L’etichetta di “traditori” che gli era stata cucita addosso si era finalmente staccata, rivelando ciò che davvero erano: due brave persone, tutto sommato. Lui aveva riavuto la sua migliore amica, Akai aveva avuto il perdono e l’assoluzione dalle sue colpe e dagli errori commessi: un finale felice che si meritavano entrambi.
 
- Sembra che stavolta sia andato tutto per il verso giusto, vero?- gli disse l’agente, non appena furono rimasti soli.
- Sono contento che le cose siano tornate a posto- annuì sorridendo - Finalmente quella testona ha accetto la sua amicizia, Akai-san-
- Mi chiedo ancora come sia possibile. Non mi aspettavo che sarebbe filato tutto liscio, c’è qualcosa che non mi torna…- si fece pensieroso, assottigliando lo sguardo.
- Lei dice?- fu sorpreso da quell’affermazione - E cosa di preciso?-
- Questo cambiamento di idee così repentino mi sembra strano. Sembrava davvero non voler più avere niente a che fare con noi, poi da un giorno all’altro si è convinta a tornare qui e ad ascoltarci-
- In effetti è un po’ strano, ma immagino che sia merito del Dottor Agasa: di sicuro avrà messo una buona parola per noi. O forse ci ha solo riflettuto sopra e si è convinta da sola dopo aver sbollito la rabbia- cercò di trovare una soluzione semplice e logica al cambio di vedute dell’amica.
- Sarà…- rispose semplicemente l’agente, non troppo convinto - Ad ogni modo sono contento che abbia detto che tornerà. Inoltre sono curioso di sapere chi è questa amica che ha tanto insistito per portare…- bevve un sorso dal bicchiere che stringeva ancora in mano.
 
Gli venne spontaneo sorridere, chiudendo gli occhi. A quanto pare il suo amico/alleato aveva un’altra cosa in comune con lui oltre alle tante già emerse: origliare dietro alle porte le conversazioni degli altri, quando queste ultime potevano fornire dettagli utili anche a loro. Poteva sembrare semplice curiosità o brutta abitudine di ficcanasare nei fatti altrui, ma in realtà oltre a una deformazione professionale propria di tutti i detective c’era dell’altro. Alla fine quella faccenda riguardava entrambi, si poteva dire che fossero sulla stessa barca, perciò potevano fare insieme anche quell’ultima cosa. Di certo nessuno dei due sarebbe andato in giro a raccontare i fatti dell’altro, si rispettavano a vicenda e sapevano di potersi fidare.
 
- Allora, come pensavo, è rimasto dietro la porta ad ascoltare la conversazione- lo guardò con aria furbetta.
- Mi sembra che anche tu abbia fatto lo stesso, no?- ricambiò il suo sorrisetto.
- Possiamo dire di essere pari!- scherzò.
- Vai a letto anche tu?- gli chiese, immaginando che anche lui risentisse dello stress dei giorni precedenti proprio come Shiho.
 
In realtà era esattamente il contrario: aver fatto pace con l’amica gli aveva regalato un leggero senso di euforia, che ora non gli faceva sentire il sonno e la stanchezza nonostante l’ora tarda. Se anche si fosse coricato, di certo non sarebbe riuscito a prendere sonno.
 
- A dire il vero non ho molto sonno, stavo pensando di leggere un libro oppure di guardare un film-
- Se non disturbo ti faccio compagnia per il film. Avevi in mente qualcosa in particolare?-
- Che ne dice di un poliziesco? Oppure qualcosa a tema investigazioni- propose, consapevole che entrambi amavano quel genere.
- Sherlock Holmes?- suggerì Akai, sapendo di aver azzeccato al primo colpo.
- Ottima idea!- accettò entusiasta.
 
Mentre sceglievano quale caso di Holmes guardare, si diressero nuovamente verso il salone dove si trovava la televisione con un grande schermo e tutta la collezione di DVD e VHS. Avrebbero trascorso una bella serata in compagnia del loro detective preferito e di quel senso di felicità che aveva pervaso entrambi e che si percepiva dai loro sorrisi. Non sapeva se poteva dire lo stesso per  Akai, ma sentiva che ora che anche quell’ultimo nodo rimasto di quell’intricata storia si era sciolto, tutto sarebbe andato per il verso giusto da quel momento in poi. Non era rimasto più nulla a turbare i loro animi e le loro vite. O almeno era questo che si augurava.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
“Sembrava impossibile recuperare quell’antico vaso, ma ce l’hanno fatta!” (cit.). Questo capitolo è stato un parto difficile, sia nella stesura sia per il fatto che sembrava non voler più finire (povera me che dovrò tradurlo in inglese!). Alla fine, però, sono arrivata alla conclusione e finalmente questo tanto agognato chiarimento è arrivato! Data la lunghezza del capitolo non penso di dover aggiungere altro, se non che spero vi sia piaciuto e non abbia deluso le vostre aspettative (molti di voi tenevano a questo capitolo in particolar modo). Se volete chiarimenti, avete delle domande o per qualsiasi altra cosa sono a vostra disposizione! ^^ Non vi svelo il contenuto del prossimo capitolo, lo lascio alla vostra immaginazione! ;)
Grazie a tutti come sempre!
Bacioni
Place
 
   
 
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