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Autore: livevil_99    25/06/2016    1 recensioni
La lettera che Jem scrive a Will cent'anni dopo la sua morte.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Herondale, Theresa Gray, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro fratello,
Oggi sono cento anni dalla tua morte. Il 2037 é sicuramente un'epoca in cui non ti piacerebbe vivere. La nostra Londra è diventata una macchia di smog e turisti ed è ormai difficile intravedere la città che é stata un tempo.
L'Istituto è rimasto gestito dai discendenti di Charlotte e Henry, e ogni tanto, in qualche generazione spunta un bambino con i capelli rossi. Ormai hanno perso memoria dei loro antenati ma penso sia giusto così, è il normale corso del tempo che lava via i ricordi di intere esistenze.
Io e Tessa ci siamo trasferiti a Los Angeles, in California, ma lei continua a possedere una casa a Londra intestata a Tessa Herondale Carstairs.
Qui il sole è caldo e non piove quasi mai, il clima è talmente diverso che mi sembra quasi di star vivendo un'altra vita.
Ho smesso di essere uno shadowhunters nel momento stesso in cui il fuoco celeste ha bruciato via i miei marchi. Quando ero un fratello silente, sentivo le cose in maniera differente. Ero come uno spettro, talmente invisibile da dimenticare alle volte chi fossi o da non rendermi conto del passare del tempo. Il sole mi si rifletteva addosso e il vento mi passava attraverso.

Quell'estate torrida e luminosa del 1937, io ero al tuo fianco, eppure nei miei ricordi, la tua morte rimane solo un evento a cui mi sento estraneo.
I fratelli silenti non provano dolore, preoccupazione o paura nella misura in cui gli shadowhunters li intendono. Ciò che mi costringevo a provare quando ero nella fratellanza, erano solo ricordi di emozioni intense passate.
Adesso posso sentire il sole che mi brucia la pelle e il vento che mi accarezza gli zigomi, sento dolore e paura, ma anche gioia e amore.
E mi dispiace non poter condividere questa parte della mia vita con te.
Io e Tessa aspettiamo un bambino. Le nuove tecnologie permettono di scoprirne in anticipo il sesso. È un maschio. Non abbiamo bisogno di metterci d'accordo sul nome, entrambi sappiamo che il bambino si chiamerà William.
L'anno scorso io e Tessa ci siamo sposati in comune. Non abbiamo inviato nessuno. Di questi tempi basta mettere qualche firma su un foglio e si è legalmente sposati. La sera stessa abbiamo preso un aereo e siamo andati in Galles.
Siamo stati nella casa dei tuoi genitori. Tessa l'ha protetta per tutti questi anni con un incantesimo.
Mi ha mostrato le tue cose e le vostre foto e per la prima volta dalla tua morte, non ho saputo trattenere le lacrime.
Nonostante il sangue dell'angelo non scorra più nelle mie vene, ogni tanto sento la runa parabatai che brucia. È come quando perdi un arto e continui a provare un dolore fantasma, io continuo a sentirti, Will. Io sono i tuoi occhi, ora che tu non li hai più, sono le tue mani, ora che non puoi più usarle, e sono il tuo cuore ora che il tuo ha cessato di battere.
Ammetto che tutto ciò grava sulla mia anima come una cicatrice permanente.
Vorrei che i tuoi occhi potessero vedere, le tue mani toccare e il tuo cuore battere, ma se c'è una cosa che ho imparato da Fratello Silente è che il tempo è padrone di tutto ed è una forza che non si può contrastare.
A volte Tessa mi racconta di te, ed è come un tuffo nel passato. Mi racconta del Will ragazzo che io ho conosciuto meglio di chiunque altro, e ridiamo insieme dei tuoi comportamenti sfrontati. Mi racconta anche del Will adulto, di quel ragazzo che piano piano è cresciuto ed è diventato genitore. Mi racconta di te e di tuo figlio James e di te e tua figlia Lucie. Mi racconta dei tuoi occhi, vividi e azzurri, che non sono mai invecchiati nel tempo. E io ricordo la tua vita tramite lo strumento delle sue parole. Ma non parliamo mai di quel giorno.
Penso che sia ancora una ferita aperta per Tessa, e ho paura che sempre lo sarà.
Continua a portare il bracciale di perle che le hai regalato per il vostro trentesimo anniversario. Ogni tanto stringe le piccole perle tra le dita.
Una volta mi confessò che così facendo, il tuo ricordo si fa più vivido e ha quasi l'impressione di poter sentire la tua risata. Io le credo. Come credo che non toglierà mai quel bracciale o la collana di Giada che le donai come regalo di nozze.
Vent'anni fa Tessa mi restituì il mio pugnale. Lo stesso pugnale che trafisse la tua carne e che seppellisti sotto quella grande quercia, nei pressi di Welshpool.
Una sottile lama d'argento con l'impugnatura scurita da molti anni di sepoltura nello sporco. Tessa non l'ha mai pulita perché é il tuo sangue quello che ne impregna l'elsa.
Il mio pugnale e il tuo sangue, come un simbolo del nostro legame indissolubile e senza fine.
I Fratelli Silenti mi hanno insegnato il controllo, ma ciò che sento adesso, questo vuoto incolmabile, è come un dolore sordo, imperturbabile e permanente che non riesco a controllare.
Il pugnale è riposto nella custodia del violino, come un promemoria constante di ciò che siamo stati e mai più saremo in questa vita, cosicché ogni volta che accarezzerò le corde con il mio archetto, sarà in nome tuo.
Una volta, quando le chiesi di sposarmi,  dissi a Tessa che noi vediamo il nostro io migliore negli occhi di coloro che ci amano.
Mi vedo riflesso in quelli di Tessa e mi vedo sotto una luce con cui mai mi ero visto prima. Ma i suoi occhi non sono i tuoi, ed è come se con i tuoi occhi se ne fosse andata anche la parte di me che vi vedevo riflessa.
Nonostante tutto, ti sento ancora qui.
Quando respiro, ti penso, perché senza di te sarei morto tanti anni fa. Quando mi sveglio e quando dormo, quando alzo le mani per difendermi o quando mi stenderò per morire, tu sei e sarai con me.
E sono sicuro che l'angelo non ha ancora messo la parola fine per noi due.
Io credo nel destino e so che ci riincontreremo, rinasceremo insieme.
Siamo legati io e te, William Herondale, sullo spartiacque della morte, per tutte le generazioni a venire, per sempre.

Tuo, 
Jem
   
 
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