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Autore: Yue_e_Yami    25/06/2016    0 recensioni
Serie di fanfic legate tra loro che toccheranno diverse tradizioni giapponesi e/o americane, quali il Pocky Day, il vischio, San Valentino ed il White Day. Murasakibara x Himuro
I - È il Pocky Day e tradizione vuole che si giochi al Pocky Game
II - C'è un albero di Natale da preparare
III - San Valentino
IV - White Day
V - Sono passati circa sei anni, le cose fra di loro saranno cambiate?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Tatsuya Himuro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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White Day, 6 anni dopo

“Hai le chiavi a portata di mano?” annuisco e, dopo averle prese dalla tasca laterale del borsone, apro la porta d’ingresso, così da entrare in quella che da oggi sarà la nostra nuova casa.
“Devono ancora arrivare dei mobili.” commento, notando come quello che sarà il salotto sia completamente spoglio.
“Finchè c’è il letto e la cucina, non importa.” risponde Atsushi, seguendomi fino in camera per lasciarvi entrambi le nostre valigie “… Scendo a prendere gli scatoloni.” annuisco e, tirando le tende, do una lunga occhiata alla città che mi si para di fronte.
Nagano.
La città in cui Atsushi giocherà dall’inizio della prossima stagione, ormai imminente.
“Li lascio di qui!” esclama il diretto interessato, distraendomi dal mio panorama.
“Va bene!” tuttavia, dubito mi abbia sentito dal momento che, quando mi affaccio all’altra stanza, la trovo vuota. Sorrido e, ben sapendo quanto ci sia ancora da fare, inizio a svuotare le mie borse, sistemando i vari indumenti ed accessori occupando metà armadio e metà cassettiera e, quando ho terminato, urlo al mio ragazzo:
“Penso io anche i tuoi?”
“Sììììì!!!!” così faccio sebbene, come apro il suo borsone, la mia attenzione viene catturata da una confezione di Pocky al latte e vaniglia. La prendo e, raggiungendolo in cucina, domando:
“Perchè questa è là?” non eravamo d’accordo di suddividere le varie cose per funzione, così da rendere più facili i traslochi?
Finisce di mettere via alcune pentole e, come mi guarda, mi raggiunge immediatamente per togliermi di mano il pacchetto ed esclamare:
“Lasciala stare!”
“Non le ho fatto niente.” gli faccio notare, un poco perplesso.
“Lo so, però…” sposta lo sguardo di lato, continuando:
“Questa non va in credenza.” va bene.
“Dimmi dove, allora.”
“Nel… Mio comodino.” come scorta?
Sorrido.
“Nessun problema.” tendo la mano verso di lui che, un po’ titubante, mi restituisce i suoi snack. Faccio per tornare nella camera da letto ma mi blocco quando mi rendo conto che c’è qualcosa che non va, in quella scatola.
“Atsushi…” mormoro, infatti, tornando vicino a lui “… Questi sono scaduti.” come ha fatto a non accorgersene? “… Dovresti buttarli.”
“Non ci penso nemmeno!” ribatte, riprendendoseli.
“Ma…!”
“Ho detto di no!” ribadisce e, appoggiandoli sul tavolo, accanto ad una confezione aperta di mandorle ricoperte al cioccolato, aggiunge:
“Li sistemo io più tardi.”
“Okay…” anche se, secondo me, dovrebbe buttarli.
Proprio per questo, raggiungo il tavolo e, prendendoli, riguardo la data di scadenza, commentando:
“Non lamentarti, però, se poi ti viene mal di pancia.”
“Non ho mica intenzione di mangiarli!” ah, no?
“E allora perchè…?” mi zittisco da solo quando, con un rapido calcolo matematico, mi rendo conto che sono scaduti da circa cinque anni.
Possibile che…?
“Senti…!” riprende, riavvicinandosi, per togliermeli nuovamente di mano “… Lascia perdere, d’accordo?”
“È quello che penso?” chiedo, invece, e, dal modo in cui arrossisce, distogliendo lo sguardo, ho anche la mia risposta.
Sorrido e, afferrandolo per la felpa prima che possa allontanarsi, gli faccio notare:
“Avresti dovuto mangiarli all’epoca.”
“Non mi andava.”
“Te li avevo presi anche per quello.”
“Non mi andava lo stesso.” si appoggia con le mani al tavolo alle mie spalle, facendomi ritrovare così fra le sue braccia e, chinandosi su di me, porta la bocca vicino al mio orecchio, mormorando:
“Proprio non mi andava.” sorrido maggiormente, appoggiandomi a mia volta alla superficie dietro di me per potermi gustare per qualche istante la sua vicinanza ma, prima che possa sistemarmi meglio contro di lui, si scosta di qualche centimetro, quelli a lui necessari per premere con delicatezza una mandorla sulle mie labbra, in un invito che non tardo ad accogliere. Infatti la mangio, accurandomi di baciargli il pollice con il quale la spinge dolcemente fra le mie labbra e, mentre avverto il cioccolato iniziare a sciogliersi nella mia bocca, percepisco la sua ancora vicino al mio orecchio, intanto che sussurra:
“Ne, Muro-chin… E se ti amassi?” prendo una mentina dalla tasca della sua felpa, unica cosa di bianco alla mia portata, e, facendogliela scivolare fra le labbra, gli do un bacio sulla guancia, rispondendo con un bisbiglio:
“Ti amerei anch’io.” come ho sempre fatto, del resto.
Mi stringe a sè e, dopo aver fatto incontrare le nostre labbra, farfuglia, senza riuscire -ancora – a guardarmi direttamente negli occhi:
“È… Amore…” sorrido, ricambiando sia il suo abbraccio sia il suo gesto di poco fa.
“Ti amo anch’io.”

**Fine**


E, con questa one-shot, si chiude il ciclo delle fanfic dedicate alle tradizioni. ^^
Inizialmente non era preventivata ma, mentre scrivevo la White Day, quei due hanno preso come al solito le loro iniziative, finendo col prendersi anche questo spazio…
*sospiro*
Qualcuno mi dica cosa devo fare con questi ragazzi…
Intanto, grazie per aver letto!
~Yami

  
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