Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Parselmouth    25/06/2016    1 recensioni
“Teme.” mi guarda con ancora lo spettro di un sorriso sulle labbra. Mi sento osservato. Il suo sguardo mi sta scandagliando in ogni piccolo particolare. Quasi mi vergogno di me stesso.
Non sorride più.
“Teme.” ripete, rabbuiato.
Non proferisco parola, non so neanche se potrei parlare in modo comprensibile. Mi sfrego i polsi, finalmente un po’ di sollievo. Le ossa si sentono sporgenti e la pelle è tirata, come a voler coprire quel poco che mi è rimasto in corpo.
Dedicato a Ljn.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dedicato a Ljn.

 

Cenere

 

 

Ci sono volte in cui ti accorgi che alcune cose fanno parte della tua vita, o perlomeno ne hanno fatto parte. Allora, pensi, ricordi, cerchi di dimenticare. Ma il passato è ancora lì che ti attende, dietro la porta. Tu cerchi di aprirla quella porta, altre volte cerchi di chiuderla, ma ti rendi conto che in entrambi i casi fa troppo male. Che quando perdi un amico, un compagno, un fratello, non puoi fare niente con quella porta. Lei sta lì, che tu la tenga chiusa o meno, aspetta.

Oppure siamo solo noi ad aspettare, che cosa non si sa. Si aspetta. Si aspetta che la vita vada avanti, si aspetta di avere un futuro, si aspetta di avere un passato. Non fa ancora più male aspettare? Io credo di sì. Come un lenta tortura che ti lascia agonizzante, ferito, disorientato.

Ti ho perso.

Ed ora sono qui, in questa cella fatta di ricordi, fatta di sbarre. Ormai non so neanche più se siano reali oppure no. Io aspetto, aspetto di avere un futuro, un passato, un presente magari. Aspetto te, ma so che non arriverai mai.

La colpa è mia. Sono accecato, roso dalla vendetta. Mi sorprende che la cella che mi circonda non mi si sia ancora sgretolata tra le mani, o quello che resta delle mie mani, lasciando solo cenere. Perché è questo che faccio, lascio cenere. Cenere e nient’altro. Che poi noi cosa siamo?Cenere appunto, destinata ad essere portata via dal vento, a disperdersi e mescolarsi. Cosa siamo noi Naruto?

Io non lo so più.

Ricordo quando stavamo insieme, quanto sia stato prima o quanto dopo non so dirlo. Tu mi guardavi da lontano, chissà cosa pensavi, chissà cosa provavi, cosa vedevi. Un bambino trascinato nell’abisso, sopraffatto da cose più grandi di lui. Io non ti vedevo. No, io pensavo solo a me stesso, solo al mio dolore, ai miei rimpianti, alla mia sete di sangue. Come fa un bambino ad avere così tanto odio, la risposta è qui davanti ai miei occhi, nei miei occhi. La risposta sono io.

Però, c’è sempre un però, sei tu. Grazie a te ho visto che non c’era solo il mio dolore, non c’era solo la mia vita, c’era la tua. Non solo la mia sofferenza, la tua. Ma tu non mostravi nulla, dietro la tua facciata di allegra sfacciataggine. Una bella maschera ti sei costruito, forse migliore della mia.

Io sapevo. Eri come me, anche se avevamo modi diversi di dimostrare il nostro dolore. Io freddo come il ghiaccio, tu caldo come il sole. Eppure avevamo lo stesso fardello. La differenza è che tu non ti sei fatto accecare. Come mai potrebbe il sole restare accecato? Il ghiaccio invece riflette e poi si scioglie, ferito dal sole. Sconfitto.

Sono stato sopraffatto, Naruto, ed il tuo sole non ha potuto fare niente per me. O almeno così credevo. Forse lo credo ancora. Ma tu, non hai mai smesso di cercare di scaldarmi con i tuoi raggi, di cercare di sciogliermi. Mi hai seguito, trovato, perso, per poi trovarmi di nuovo. Alla fine sono venuto io da te. La mia vendetta era compiuta, ma un’altra era alle porte.

Sono tornato solo per poter distruggere tutto quello che avevi di più caro, ma stavolta tu non eri più quel bambino dilaniato dal dolore. Tu avevi trovato la tua forza, il tuo obiettivo, la tua voglia di vivere. Non rimasi sorpreso. Il tuo stesso calore ti aveva avvolto. E poi, non avevi solo il tuo a scaldarti, eri circondato da persone che ti trasmettevano il loro. Io di cosa mi sono circondato? Di nulla, che per me era tutto. Il nulla mia ha inghiottito e tu hai cercato disperatamente di colmarlo.

Sei riuscito a fermarmi dal mio intento, a farmi ragionare, a farmi arrivare un po’ del calore che avevi trasmesso per tutto questo tempo ed io cosa ho fatto? Niente. Potrei dire che ci ho provato, ma non sarebbe vero. Il mio ghiaccio non si è sciolto. Eppure eccomi qua che parlo a cuore aperto. Non so neanche con chi di preciso, tu non ci sei.

Parlo con le mie catene, con il muro sudicio della mia cella, con la guardia che non smette di fissarmi, con le mie mani deboli, con la finestra ormai stanca di riflettere i raggi del sole, raggi che non sono i tuoi. Rimango seduto qui a rimpiangere.

Da bravo Uchiha che sono non ti ho mai detto niente, neanche una parola al riguardo. Ma, tu sei come un fratello per me, un compagno, un amico. Forse, ti ho amato più di tutti. Forse, per questo non riesco a dirti addio. Forse, sono solo stanco di volere dire addio.

E domani non ci sarà niente da fare. Non che mi dispiaccia dire addio a tante cose in questo mondo, ma proprio ora che una l’avevo trovata.

Passi. La guardia sta parlando, non capisco cosa dice. Ormai sono troppo debole, troppo inutile. Passi che si allontanano, passi che si avvicinano. Stomp, stomp, stomp. Rimbombano sul pavimento piastrellato.

Scandisco il rumore. I passi si arrestano, non mi importa. Le chiavi girano nella toppa, non mi importa. Alcuni sigilli vengono allentati, non mi importa. Le catene cadono. A quel punto alzo lo sguardo, nel buio della cella intravedo occhi che non potrei mai confondere. Quegli occhi che mi sorridono.

Naruto è davanti a me, più forte che mai.

“Teme.” mi guarda con ancora lo spettro di un sorriso sulle labbra. Mi sento osservato. Il suo sguardo mi sta scandagliando in ogni piccolo particolare. Quasi mi vergogno di me stesso.

Non sorride più.

“Teme.” ripete, rabbuiato.

Non proferisco parola, non so neanche se potrei parlare in modo comprensibile. Mi sfrego i polsi, finalmente un po’ di sollievo. Le ossa si sentono sporgenti e la pelle è tirata, come a voler coprire quel poco che mi è rimasto in corpo.

Lo vedo tremare. Scivola a terra ed il tonfo del suo corpo al suolo è l’unico suono che mi riempie le orecchie. Non smette di fissarmi, di far scorrere le sue iridi sul mio corpo febbrilmente. Si avvicina, non riesco a vederlo bene, ma sento il suo trascinarsi sul pavimento. Rimango fermo, cercando di scorgere la sua sagoma tramite la luce che filtra dall’unica finestra nella stanza.

Alza un braccio, trema. Calore sul viso. Una mano. Dita. Contatto. Sole. Naruto.

Naruto.

Non so cosa abbia visto, ma i suoi occhi si sgranano, poi si assottigliano. Lacrime calde gli solcano le guance. Che siano calde non lo so, ma il sole non può avere lacrime fredde, giusto?

“Dobe” non riconosco la mia voce, mi raschia la gola come se un kunai vi si fosse incastrato.

Eppure il dobe sembra aver sentito benissimo il mio sussurro. Gonfia le guance e mi guarda offeso, ancora con le lacrime agli occhi. Non mi capacito di come riesca a fare tutte queste espressioni assieme. Continuo a guardare quelle scaglie azzurre che sono i suoi occhi, l’unico cielo che vedo da quando sono qui dentro. Non mi ricordo neanche più come sia fatto il cielo.

Eppure, ora mi sorge la domanda, come può Naruto essere qui. Dovrebbe essere…morto. Sono convinto sempre di più di avere perso il senno. Le allucinazioni sono proprio l’ultimo traguardo da raggiungere prima di attraversare il punto di non ritorno.

L’ultima battaglia, l’ultima volta che ho visto quelle scaglie poggiarsi su di me e parlarmi a cuore aperto, l’ultimo sorriso. Poi il buio. Fino ad oggi. La cella non sembra più così scura, la pelle non più così tirata, il mio corpo non più così freddo.

Sento la mano di Naruto ed il calore si propaga sul mio corpo intirizzito. Lo sento, lo vedo. Impossibile. Forse dovrei dirgli tutto quello che il muro ormai conosce a menadito, tutto quello che gli occhi freddi della guardia hanno ascoltato, o che in realtà non ho detto ad alta voce.

Potrei dire tutto ed invece…

“Perché non sei morto?”

E’ l’unica frase che le mie labbra formano, niente di più. Un sussurro patetico è l’unica cosa che riesce ad uscire.

Il dobe rimane fermo un istante, ritrae la mano. Il calore non c’è più, ma le lacrime calde sono ancora lì che gli solcano le guance. Gli occhi sono tristi, spenti. Due scaglie di cielo prima di un temporale.

Poi risponde.

“La domanda migliore forse sarebbe ‘perché sei vivo’” forza un sorriso. Bugiardo. “Quella volta, la nostra ultima battaglia, saremmo dovuti morire. Entrambi. Eppure… Sakura-chan ci ha salvato, sai Teme?” Si blocca, sospira, poi riprende aria velocemente, rialzando la testa. L’aveva abbassata? Non ricordo. La vista mi si appanna, eppure prima riuscivo a vedere distintamente ciò che mi circondava, nonostante il buio. “Non avrei mai voluto che succedesse. Ho provato in tutti i modi a convincere la vecchiaccia, ma proprio non vuole sentir ragioni. Ho tentato e tentato con tutte le mie forze di raggiungere un traguardo impossibile e non ci sono riuscito.” Uno spettro di un sorriso, una risata secca, morta. “Eppure, io avrei voluto…” Cosa avresti voluto, Naruto? “Avrei voluto… poterti salvare. Ci ho provato con tutto me stesso, ma, come sempre, non è bastato. Non basta mai. Ho rivoltato mezzo villaggio, o quello che ne era rimasto.” Aggrotta le sopracciglia, quelle calde lacrime scendono sul suo viso ancora. Il dolore visibile sul suo viso, per quanto io riesca a scorgere nella penombra. “Io…” vorrei toccarlo, “Mi dispiace, Teme…” Si blocca.

Non capisco il motivo. Forse sta cercando la forza di dirmi ciò che in realtà già so. Allora perché ha gli occhi sgranati? Perché quel blu così limpido sembra essersi schiarito ancora di più? Gli ho poggiato una mano sul viso. Le mie dita ridotte all’osso sfregano sulla sua pelle liscia. Calore, lacrime. Allora le lacrime del sole sono davvero calde.

Faccio scivolare la mano, lentamente. Tasto ogni millimetro del calore che mi trovo sotto le dita, della pelle che sembra così forte, così viva rispetto alla mia. Scivolano sempre più giù, la guancia, il collo, la spalla, la schiena. Si ferma lì, in mezzo alla sua schiena ampia, tanto ampia da poterci dipingere senza difficoltà.

Premo i polpastrelli più a fondo, tastando la carne che mi trovo sotto le dita. Avvicino il viso, poggiandolo nell'incavo del suo collo e inspiro forte, passando anche l'altro braccio dietro la sua schiena. Anche il sole ha un odore dopotutto, caldo quanto il suo aspetto.

Lo stringo a me, o forse sono più io che mi stringo a lui, visto lo stato in cui verso. Gli occhi sono più appannati di prima, ma non capisco perché.

“Non è colpa tua.” Riesco a dire solo questo, la voce spezzata, rotta. Niente parole complicate, niente discorsi fatti e rifatti nella mia testa, niente di tutto quello che avrei voluto dirgli mi esce dalle labbra.

Eppure una scossa lo pervade, o almeno così mi sembra, e lo scuote a ritmi regolari.

Non dice altro e neanche io. Mi stringe a sua volta, talmente forte che credo di potermi spezzare da un momento all'altro. Ma non ha importanza, nulla ha importanza.

Le parole non sono mai servite tra di noi, i fatti hanno sempre parlato al posto nostro, silenziosi.

Rimaniamo aggrappati l'uno all'altro, come la vita e la morte, il giorno e la notte, in un addio che di facile non ha proprio niente.

 

 

___________________________________________________________________

 

Passi. Un piede davanti all’altro. Cammino, è buio.

Ogni passo suona come libertà. Libertà di scelta, di vivere, di sognare. Ogni passo porta i miei muscoli a rinvigorirsi. Ad ogni passo mi rafforzo. Ogni passo sa di quel passato ormai lontano e di quel futuro che si trova lì, al di là di quelle sbarre, che lascio alle mie spalle, di quella porta che è ormai davanti a me. Ogni passo è meno buio, meno incerto, ma più pericoloso.

Perché al di là di quella porta non ci sarà libertà, né futuro, ma solo un passato troppo feroce e doloroso da poter dimenticare, un ferita troppo profonda da riuscire a risanare. Dopo quella porta ci sarà l’ultimo cammino, gli ultimi passi che sanno di libertà, gli ultimi respiri che ormai non sanno che di te. Non sentirò nient’altro, né pioggia, né vento, né sole, né freddo, né caldo. Il nulla accompagnerà questo mio ultimo viaggio.

La porta è aperta ed il sole è accecante. Ma sono felice. Da quanto il sole non riscaldava la mia pelle e non ustionava i miei occhi? Troppo, immagino. Eppure… eppure non ha il tuo stesso calore. Brucia, ma non mi sento riscaldato. Non come la tua mano, no. Ed il suo colore, non ha niente a che vedere con i fili dorati che ti circondano il viso.

Mettere un piede davanti all’altro è più difficile che mai. Quello che sapeva di libertà, dentro quelle mura così scure, ora sa di morte, qua fuori con il cielo limpido ed il lieve frusciare del vento. Vento? Non ricordavo cosa fosse il vento, quel lieve tocco che ti solletica la pelle. Ma non è come il tuo respiro su di me, quella tiepida brezza che riscalda il cuore. E’ freddo. Perlomeno ancora riesco a sentirlo.

Alzo lo sguardo, non ricordo neanche di averlo abbassato. Ed il patibolo è lì, mi aspetta.

Ninja dai volti coperti mi circondano, eppure niente mi toglie la vista di quell’unico che attende proprio me, là in fondo, al di sopra di tutto. Ed intorno ci sono persone, urlano, si disperano, gioiscono persino. Eppure la strada è libera, nessuno si oppone, nessuno cerca la propria vendetta personale.

Mi sento pesante, la mia libertà era stata lì poco lontano da me ed ora non sembrava altro che un mero ricordo. Il terreno è ruvido sotto i miei piedi, ma le ferite non fanno male. L’unica cosa che fa più male in questo momento, è la consapevolezza che non potrò più tornare indietro, che il destino ha in serbo qualcosa per tutti e questo è il mio.

Andare incontro alla morte lo è sempre stato.

Mi faccio strada sulla pedana rialzata, circondata da uno stuolo di persone a cui non importa nulla di me, ma che comunque pregano perché io muoia. Il mio boia mi guarda, katana alla mano. Mi fa un cenno, abbassa la testa,come in segno di riconoscimento, o di rispetto, o pena, non saprei dirlo. Comunque il viso non riesco a vederlo. Neanche quello mi è concesso, vedere il viso di colui che metterà fine alla mia intera esistenza. Non riesco neanche a riconoscerlo, indossa la divisa da Ambu, con una maschera da gatto ed addirittura la sua testa è coperta.

Poco importa.

Gli Ambu che mi erano intorno mi fanno chinare, in modo che dia la schiena al mio carnefice. Le ginocchia strusciano sul pavimento insolitamente liscio. Una specie di marmo, credo. Di sicuro sarà più facile da ripulire dopo che tutto questo sarà finito, dopo che io sarò nulla.

L’Ambu con la maschera da gatto dietro di me non si muove, gli altri si mettono ai lati della piattaforma. Alzo il viso, almeno nei miei ultimi momenti non sarò il ragazzino impaurito che sono sempre stato di fronte a mio fratello, guarderò in faccia il mio destino e lo affronterò. Seguirò il suo esempio, per una volta.

“Sasuke Uchiha,” uno di loro annuncia, “Ex abitante e traditore di Konoha, per i crimini da te commessi, sei condannato a morte dal consiglio. Non solo da Konoha, ma anche dai Kage dei villaggi alleati, che si sono riuniti e sono giunti a questa decisione definitiva di comune accordo.” Dal tono di voce sembrava che stesse sorridendo, “E da traditore, il colpo fatale sarà inferto alle tue spalle, la morte meno nobile per qualunque Ninja e un risarcimento per averle voltate al villaggio, che è stato un tempo la tua casa e la tua famiglia.” Decisamente sorrideva, sotto quella sua odiosa maschera. Le urla della folla anche erano ben udibili. Come se mi avessero mai accolto come uno di loro, o non avessero fatto orribili cose a loro volta.

Già, da traditore che sono verrò colpito alle spalle.

Non importa.

Il mio carnefice si china su di me. Sicuramente il colpo arriverà a breve, sento già che incombe sulla mia testa, come..beh, come una condanna a morte. Il sole non sembra più così caldo, ne così brillante, il vento non più così freddo e sferzante, il suolo non più così duro e liscio.

Non sento nulla, sapevo che sarebbe successo, eppure l’unica cosa a cui riesco a pensare è…

Naruto.

“Come cenere,” un sussurro, “come cenere, torneremo alle nostre origini e rinasceremo da esse.” Una voce, l’unica voce. “Non avrei mai voluto che andasse a finire in questo modo. Sei la cosa più preziosa che io abbia mai avuto e che mai avrò. Non solo un amico, l’unica persona che mai potrà capirmi e che mai potrò amare con tutto me stesso.” Un tremito, una promessa.“Ti raggiungerò Sas’ke, ne va del mio credo Ninja.” Poi un colpo, tra le scapole, dritto fino al cuore. Lo sento. Anni di addestramento ad uccidere sanno dove colpire.

Dolore, dolore cieco. Poi la calma e le urla. Il grido straziante dell’unica persona che io abbia mai amato davvero nella mia misera vita, è la sola cosa che mi riempie le orecchie. Lacrime calde mi bagnano il viso, ma non sono le mie. Non ho la forza di piangere, eppure vorrei tanto. La maschera da gatto ormai buttata chissà dove. Il viso scoperto, due zaffiri liquidi che mi guardano febbrilmente, contornati da spighe d’argento. Lo straziante dolore di tenere tra le braccia la cosa più importante su questa terra, riflesso nei suoi occhi. La consapevolezza di aver ucciso ciò che una volta era un compagno, un amico, l’unica famiglia che tu abbia mai avuto.

E forse il dolore non è poi così male e forse morire non fa poi così paura, con quegli occhi che ti guardano.

“Naruto.” L’unico sussurro che esce dal mio ultimo soffio di vita. E quello che vedo davanti a me non è straziante, quello che vedo è il paradiso, il mio paradiso. Non vorrei che ci fosse nient’altro.

Cenere, non siamo nient’altro che cenere in questo mondo consumato dalle fiamme e noi ci siamo divorati a vicenda.

Sorrido.

Ti aspetto.

Poi il buio, poi il nulla.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Parselmouth