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Autore: _deny_    25/06/2016    1 recensioni
Virginia non ha mai scritto lettere a Babbo Natale, ma al suo ventesimo natale decide di dare uno strappo alla regola.
Così decide di inviargliela in una forma originale, affidandosi al destino.
Ma chi l'avrebbe mai detto, che il destino ha un retino da pesca in mano, e una fissa per l'ecologia.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Virginia fremeva di entusiasmo, passeggiando a passo veloce sotto un'improvvisa - ma quantomai attesa e desiderata- tempesta di neve nella vigilia di Natale. Alle undici di sera, per la precisione.

Le strade erano silenziose e le permettevano di illudersi d'essere in qualche stramba dimensione, dove il tempo non ha ragione d'esistere e i sogni si realizzano sempre - o quasi, è fin troppo-.

Vedeva nuvole uscire dalle sue labbra, che si socchiudevano a intermittenza, il respiro era accellerato ma non dalla fretta che portava, solo dalla sua frenetica gioia di chi attendeva qualcosa - ma cosa poi, una sciocchezza forse-.

Infine giunse davanti ad un fosso di dubbia provenienza - vi era arrivata così in fretta, o lui l'aveva raggiunta a metà strada?-

Con gli occhi vivaci da bambina di vent'anni estrasse, dal suo cappotto marrone, una bottiglietta di vetro - quella di un ormai digerito succo di frutta all'albicocca, non aveva trovato altro.-

L'appoggiò a terra - no, sulla neve- e col piede la spinse dentro le acque di quella scia. Essa seguì il suo desiderio e gallegiò, ma non sembrò andare molto lontano e Virginia si guardò intorno, imbronciata.

Voleva prendesse la corrente, si facesse una sua vita, un suo percorso, andasse lontano.

Ebbene, questa sembrava parecchio indecisa se restare o prendere tutte le altre direzioni.

" Codarda, su, vai."

Virginia iniziò a guardarla minacciosa, si era fatta tanti film su quel momento - e sul dopo, tutte stupidaggini certamente.-

"Ebbene, io me ne torno a casa. O vado a farmi un giro, sì, una bella passeggiata. Tu vedi di deciderti sai, ho molte aspettative su di te! E ciao, addio, datti una mossa."

Aveva stretto le mani in due pugni, rigidi e freddi, posati sui suoi fianchi - come sua madre mentre preparava la cena, a volte la rivedeva nella sua cucina, a volte lo sperava-.

Voltò le spalle alla bottiglietta, al fosso, e decise di tornare a casa. Improvvisamente si sentì di umore grigio.

Aveva fatto solo pochi passi quando si ricordò del contenuto della bottiglietta, di quanto ci teneva e di essere uscita di casa solo per lei.- Fosse stata meno sciocca se ne sarebbe stata al caldo.-

Tornò indietro, di fretta, credendo di essere stata troppo dura. Infondo era la vigilia di Natale, no?!

Prese un grosso respiro, cercando di ricordarsi che non era una pazza. - E che la bottiglietta se ne stava sempre nello stesso, identico punto- Si piegò sulle ginocchia, posizione assai scomoda, constatò tristemente.

" Senti un po', io mi ero immaginata la cosa con dinamiche diverse. Effettivamente però, la dinamica c'era e tu, invece, non ti muovi da lì. E' quasi natale sai? Qualcosa di strano e un po' di comprensione sarebbe ben accetta."

Chiuse un attimo gli occhi, passandosi una mano sulla fronte e chiedendosi mentalmente perchè, solo nei film, le pazzie funzionavano - Fin troppo bene, tragicamente perfette-.

Ma quando li riaprì, la bottiglietta era scomparsa. -Finalmente si era decisa, finalmente-

"Ti era caduta, forse?"

Virginia si alzò di scatto, indietreggiando, imbevendo i piedi nella neve e rischiando di tuffarcisi dentro - non si cordinava, lei, col suo corpo e sperava di riuscirci con l'anima-.

Un ragazzo con un candido, bianco maglioncino di lana - Che sembrava donar calore quasi quanto la sua espressione- le stava accanto. La mano destra le porgeva la sua bottiglietta - quella che non aveva destinazione-.

La mano sinistra reggeva un buffo e rovinato retino da pesca. Il bastone che reggeva la rete era di legno, con intarsi a forma di farfalle - Forse ci era cresciuto-.

" Stavo giusto ispezionando il fiume, pronto a pescare la sporcizia che spesso ci buttano dentro, e sembravi tenerci davvero, a questa dico."

Lei lo guardò un po' stranita, non convinta di dover parlare. - Ma iniziava a pensare di dover scappare da chi passava il tempo così, alla vigilia.-

Gli occhi di lui, di un marrone caldo, marrone quercia, marrone castagna - di quelle cotte nel camino, d'autunno-, marrone cintura di Santa Claus, sì. Gli occhi di lui si fecero seri e inquisitori.

" L'hai forse buttata apposta? Perché non c'è nulla qua dentro e...Insomma, non è un bel gesto. Lo sapevi che l'inquinamento è una..."

" No no." 

Per rafforzare la sua affermazione, fece segno di diniego con la testa. E un passo avanti, verso di lui.

Lui parve rasserenarsi e le donò un sorriso di scuse. A lei piacque quel sorriso, con quelle labbra carnose e screpolate dal freddo, due fossette agli angoli della bocca lo rendevano innocuo.

"Io, io volevo provare a... Cioè no, non prendermi per strana ma volevo fare una cosa strana, sai di quelle che fanno nei film e non voglio che pensi che io sia strana, tutti lo dicono, ma mica dev'essere vero per forza. Era un gioco, ho messo dentro il foglio, speravo che il fiume , no cioè, speravo che lei andasse da qualche parte e non da sola, ovviamente, le bottiglie non hanno i piedi, ma l'acqua, cioè la corrente..."

Lo sguardo di lei cercava una via di fuga. Avrebbe voluto scappare, sprofondare nella neve, sparire - Ed evitare la pessima figura che stava facendo, ma come diceva Nelly i manicomi aprono per le festività-

Lo sguardo di lui - quello caldo, sì- la guardava luminoso e rideva. Il suo sguardo rideva. E la risata uscì infine anche dalle labbra - quelle screpolate, quelle morbide, oh, lo sembravano-

"Scusa eh, ma non credo di avere afferrato il concetto. Forse ho interrotto una cosa privata, temo."

Si sedette sulla neve, a ginocchia incrociate, e rivolgendole uno sguardo di scuse svitò il tavolo della bottiglietta - quella che non aveva fatto il suo dovere-.

Lei si portò le mani in viso, quasi a volersi coprire, a volersi nascondere, ma purtroppo aveva un cappotto marrone e non si mimetizzava nel quadro generale.

Forse era arrossita, certamente il cuore aveva accellerato, le mani un po' tremavano d'imbarazzo - ma giusto appena.-

Lui estrasse un foglio di carta arrotolato, dalla bottiglia, e la guardò.

"Rimetto a posto? Se vuoi non leggo."

Lei abbassò lo sguardo, poi abbassò le ginocchia e, infine, le braccia. Le diresse una verso la bottiglia, una verso la lettera, e ve le posò sopra.

"Scusami, è imbarazzante. Ti dispiace?!"

E senza aspettare risposta si riprese le sue cose, e si rialzò - con i jeans più bagnati di prima e coperti da un tenero strato di neve-.

Lui fece lo stesso e sembrò dispiaciuto, imbarazzato e talmente innocuo che lei quasi fu in procinto di ridargli i suoi pensieri.

"Scusami, non avevo intenzione di... Di nulla." - e troppa gente aveva intenzione di nulla, con Virginia-.

"Ah. Non c'è problema, io volevo solo fare qualcosa di particolare per la vigilia."

"Vuoi un retino per raccogliere la sporcizia? E' particolare."

Lo guardò, sorrideva, e si lasciò andare ad una piccola risata che s'intonava terribilmente a quel paesaggio.

" No grazie, non vorrei rubarti il mestiere e farti concorrenza."

" Ti ringrazio, se mi rubassi il lavoro non saprei dove sbattere la testa. Sai, con la crisi e tutto il resto."

" Capisco, se ti riduci a lavorare anche la vigilia poi."

Questa volta protagonista fu una sonora risata -  a dire il vero erano due- per quello scambio di battute così affine e ridicolo.

Era strano, si conoscevano da pochi minuti, sembrava invece si fossero dati appuntamento.

" Buon natale comunque. E' mezzanotte."

Lei, ancora schiava della risata di poco prima, si riprese sorpresa e lo guardò, poi si avvicinò a lui. Ora a dividerli c'erano una ventina di centimetri, solamente.

" Auguri" 

Soffiò, timida. 

" E grazie." 

- senza un motivo, ma era il grazie più sincero avesse mai dato a uno sconosciuto-

Lui le diede una piccola pacca sulla testa, un gesto strano che non sapeva però di estraneo, e capì che voleva ringraziarla.

Grazie per questo incontro, grazie per aver raccolto la bottiglia, grazie per aver incespicato nel parlare, grazie per avermi rivolto la parola, grazie per il bel suono della risata, grazie e Buon Natale.

" Senti, se vuoi possiamo rimettere la bottiglia nel fosso. Non so i tuoi piani, ma se era importante non la raccoglierò."

Lei lo guardò, grata. Voleva far partire la bottiglietta? Le serviva ancora?

" Okey. Ti ringrazio."

Rimisero, questa volta insieme, la bottiglia nel fiume e questa prese la corrente. - Era ora che ti decidessi-.

" Ammetto che un po' di curiosità me l'hai messa." 

Esclamò lui, guardando la bottiglia galleggiare e allontanarsi.

" Diciamo che è una lettera per Babbo Natale." 

Ora lei si vergognava molto meno ad ammetterlo - A lui.-

" Dici gli arriverà?"

" Spero. O chiunque la raccoglierà, non credo sarà un caso."

" Spero allora che la lettera arrivi al tuo desiderio. Io comunque sono Alessio."

La sua mano, coperta da un guantone grigio, raggiunse la sua. Avrebbe voluto togliere il guanto, però.- O forse era l'ora tarda che le dava strani pensieri-

"Virginia, piacere. E lo spero anche io."

 

La mattina dopo, Virginia si alzò stanca e poco impostata per il natale. - Perché a natale bisognava essere allegri, sorridenti, partire con un viso così stanco non portava certo bene.-

Scese in pigiama e si diresse in cucina. Dal salotto sentiva la voce di suo fratello, ovviamente già sveglio e impaziente di aprire i regali, e una voce che le ricordava qualcosa - un sogno?-.

Si spostò sulla porta della sala e quasi il cuore perse quota - o forse era salito di colpo?-.

 

" E poi ho chiesto se mi portava i mostri di Ben 10. Ma sai, non son certo di potermi fidare, metti che Babbo Natale scambia i miei regali con quelli di un altro bambino?"

Alessio sorrise teneramente, si trovava piegato sulle ginocchia per parlare meglio con quel buffo bimbo che gli aveva aperto la porta insieme a quelle che, pensava , fosse la nonna.

Gli avevano anche offerto un dolce, ma non era quello che lui cercava.

"Capisco. Ma sai, Babbo Natale non si sbaglia mai. Siamo seri, dove mai si sentono cose del genere? Babbo Natale ci becca sempre."

Il bimbo sembrò pensarci un attimo, poi sorrise e annui sicuro - perché uno che sapeva volare doveva certamente essere speciale, certamente si sarebbe ricordato. E' un babbo-.

"Alessio?"

Voltandosi verso la voce che lo aveva chiamato, notò con sorpresa che si trovava davanti la stessa ragazza del giorno prima. - non se lo aspettava, davvero, non lo aveva creduto possibile.-

" Sei tu."

 Il tono sorpreso si riflesse nello sguardo di Virginia. Lui le si avvicinò, estrendo dalla tasca dei jeans una lettera. Che lei riconobbe. - la sua pazzia, la sua immaginazione infantile era tutta lì-

" Me la sono ritrovata stamani, ci stava giocando il mio cane. E sai, c'era l'indirizzo e tutto, e sembrava assurda ma poi ho detto che era natale, l'assurdità poteva essere carina oggi."

Le sorrise, quel sorriso caldo e lei non capì come, uno sconosciuto - a cui aveva dato appuntamento, a quanto pare- potesse farla sentire così persa. Le sembrava di aver fatto la centrifuga.

" Sembrava quasi una di quelle cose dei film, sai. E che il barattolo non l'ho riconosciuto, sporco di fango com'era, e sembrava più grande ed era lontano dal fosso. Tu che dici?"

Lei sorrise. Gli appoggio una mano sul braccio, quello verso di lei, e le sembrò fosse un ottimo modo per sentire il natale.

" Io speravo solo quello che ho desiderato, ma se ancora una volta il desiderio è finito nelle tue mani forse qualcosa vuol dire. Credo."

Sperava solo non la prendesse per pazza. - al limite per strana, a quello c'era abituata.-

Lui parve prima riflessivo, poi illuminato da chissà quale idea geniale.

" Sai, dovrei portarti a bere una cioccolata calda."

" Cosa?"

Quello non se lo aspettava, lo guardò come se fosse lui, il pazzo.

" O a pattinare, se vuoi."

Non sapeva che dire, lui sembrava così sicuro e lei, lei si sentiva così persa.

" Ah."

" O se non ti convince posso prestarti il retino e..."

Si destò. Di colpo. Sì sentì ritrovata. - Come al mattino quando si guardava allo specchio, per controllare di non essersi persa in qualche sogno.-

E rise.

" Vada per la cioccolata."

Le fossette di lui si accentuarono. Sembrava contento e le venne voglia di sorridere per l'ennesima volta.- Ma non stava già sorridendo?-

" Eh sia. Ma solo se accetti di berla in quel bar al centro, che fa angolo con la pasticceria."

Le si illuminarono gli occhi. Decisamente, uno sconosciuto che adorava il suo bar preferito doveva per forza tenerselo stretto.

" Solo se dopo mi porti anche a pattinare."

Lui parve pensarci un attimo, divertito.

" L'extra solo se mi aiuti a raccogliere i rifiuti al parco Carraro la sera."

" Non credi di esagerare, ora?"

" Hei, il buco dell'ozono..."

Virginia alzò gli occhi al cielo, fingendo di ascoltare quanto fosse importante l'ambiente. Nascose un sorriso, guardandolo parlare di tutte quelle cose che, da quel che aveva capito, amava.

Virginia capii, in quel momento, che il suo desiderio era stato esaudito - perché Babbo Natale ci becca sempre- e quasi si sentii in colpa verso quell'omone che gira con renne e carrozza.

Non gli aveva lasciato nemmeno dei biscotti davanti al camino.

 

 

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Caro Babbo Natale

Sai, so che sono un po' troppo grande per scrivere lettere a babbo Natale. Ma permettimi questo sfizio a me che, di letterine, non te ne ho mai scritte.

Ho vent'anni e spero davvero non ci sia nessun limite per avere desideri.

Vorrei qualcosa di duraturo, un miracolo senza scadenza. Qualcosa di speciale, un po' di amore.

Quello che vuoi.

Solo, non farmelo sparire con il cambio di stagione.

Non farmelo fragile perché non ho delicatezza.

Non farmelo perfetto perché non sarebbe credibile.

Ovviamente, se puoi.

Tua, V.

   
 
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