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Autore: Daniiel    25/06/2016    0 recensioni
Heathens Music Video AU
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Venni afferrato rudemente dalla schiena di quella dannata tuta arancione, che strusciava contro la pelle come avrebbe fatto la tela di un dipinto, a parte per il fatto che, al contrario di un dipinto, non c'era nulla di bello o affascinante in essa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[TRIGGER WARNING! Alcuni temi o avvenimenti presenti in questa fanfiction potrebbero risultare pesanti, all'inizio e alla fine di certe scene sara presente un "TW" in grassetto, nel caso voleste saltare suddette scene]
[TW: tentato stupro]

Song: You Know What They Do To Guys Like Us In Prison - My Chemical Romance

Venni afferrato rudemente dalla schiena di quella dannata tuta arancione, che strusciava contro la pelle come avrebbe fatto la tela di un dipinto, a parte per il fatto che, al contrario di un dipinto, non c'era nulla di bello o affascinante in essa.

Non volevo proprio alzarmi, ero così calmo seduto là, non stavo neanche facendo male a nessuno, ma venni comunque strattonato finché non poggiai i piedi per terra, neanche il tempo di riprendere l'equilibrio che venni strattonato di nuovo verso il corridoio che percorsi neanche un'ora prima per arrivare in quel punto.

Che poi, perchè ero andato là? Come ero uscito dalla mia cella e arrivato fin là senza che nessuno mi fermasse? 
E poi non sapevo nulla della struttura, non sarei potuto arrivare là neanche volendoci.

Passammo davanti a svariati corridoi di celle, impossibile riconoscere la mia, avevo come l'impressione di star camminando per un eternità.

Passammo un labirinto di porte e cancelli, per poi arrivare ad una scala sudicia che scendeva di parecchio, poco illuminata, con pareti e pavimento che una volta potevano essere bianchi, ma che in quel momento erano grigi e l'odore della muffa era quasi insopportabile.

Loro mi spinsero e quasi caddi, poi scesi uno scalino, intuendo ormai dove stessimo andando.

Alla fine della scalinata c'erano decine e decine di porte che non sembravano neanche celle a vederle, tante quasi quante ce ne erano al piano di sopra, solo che lì sembravano tutti ripostigli degli attrezzi abbandonati.

Ricominciammo a camminare, avanti e avanti e avanti e ancora più avanti, poi uno di loro si allontanò da me, lasciandomi un braccio libero, e aprì una di quelle porte, prima di spingermici dentro.

La cella era molto meno di quel che mi aspettavo, l'intonaco delle pareti era quasi completamente andato, niente finestre, solo un piccolo condotto dell'aria e una luce al neon che sembrava sul punto di spegnersi da un momento all'altro.un materasso sottile era buttato sul pavimento, con quello che sarebbe dovuto essere un cuscino.

"Hey, pivellino"

La voce che parlò era profonda e roca, consumata da anni di fumo e discorsi fatti a voce troppo alta, probabilmente.
Proveniva da una delle celle subito vicine alla mia, e il suono si espandeva grazie al condotto d'aria.

"Mi sembra di averti chiamato"

Parlò di nuovo, questa volta con una nota adirata alla voce, e tuttavia non avessi nessuna voglia di rispondergli, pensai che sarebbe stato meglio così.
Mi ci vollero una manciata di secondi per raccogliere la voce necessaria, pregando di non sentirla tremare una volta iniziato a parlare.

"Si?"

Sentii alcune risate, sia dalla voce, sia da molte altre, non mi stupii a sentirle tutte estremamente mascoline e di basso tono.
"Oh, ora arrestano anche i ragazzini di dodici anni? Non lo sapevo!"

Altre risate, questa volta sguaiate, chiunque stava ridendo lo stava facendo di gusto.
Sentii qualcuno trafficare con la porta della cella accanto alla mia, poi un cigolio. Non poteva star succedendo.
Altri rumori metallici e la serratura arruginita della mia porta si aprì, facendomi chiudere il petto in una sensazione di ansia soffocante.

L'uomo che entrò non era nulla di meno di quello che mi immaginavo, alto, tatuato, muscoloso.
Sembrava quasi un personaggio uscito da un film.
Mi ritrovai ad indietreggiare pericolosamente veloce, finché non sbattei contro il muro, un'altra risata.
Mi stava dando fastidio, continuava a ridere di me.
L'uomo avanzò, guardandomi da capo a piedi.

"Ma buonasera, principessa - un'altra, maledetta risata - come mai in prigione?"

Sentii il disagio e la crescente rabbia scorrermi addosso, facendo tremare le mie mani.

"Perché non ti fai i fatti tuoi?"

Sputai quelle parole senza pensare alle conseguenze, che non tardarono ad arrivare.
Mi si avvicinò ancora di più, e dovetti alzare il capo per guardarlo negli occhi.

Passarono pochi, lunghissimi secondi di silenzio poi lui si mosse, sentii un rimbombo che non collegai subito al fatto di aver appena subito un pugno in pancia, e quando finalmente realizzai ero già piegato a metà, le mani a parare la parte offesa.

TW

Poi mi spintonò per terra, le mie ginocchia colpirono il pavimento, e con grande orrore realizzai che si stava abbassando anche lui.

"Forse non hai capito chi comanda, eh? Devo proprio imparartelo, non è vero?"

Percepii la sua mano alla vita dei miei pantaloni, e fece per tirarli giù, e arrivarono a malapena fino alla mia anca prima che, calciando, lo colpii alla cieca nell'addome, e mi alzai all'istante, riportando i miei pantaloni alla loro posizione originale.

TW

Ansia, orrore e disagio che avevo addosso fino a quel momento diventarono rabbia, e dalla rabbia trovai il coraggio di tirargli un calcio in faccia, sperando con tutto me stesso che avesse fatto male.

Poi un altro. Ed un altro.

E presto i tavoli si erano girati e io gli stavo facendo capire chi non avrebbe comandato.Sotto la botta di adrenalina lo presi per la tuta, uguale alla mia, e lo trascinai fuori la porta, chiudendola subito dopo, sperando che non avrebbe provato a rientrare.

Poi una sirena suonò, all'inizio era allarmante, ed ebbi paura che loro avesserro già capito cosa fosse successo, ma poi le luci si spensero e si sentì un autoritario "si spengono le luci, tutti a dorm- hey, che ci fai tu là! 237, se non vuoi passare più tempo ancora qua faresti bene ad andare a dormire!"

In quel momento trovai pace nelle tenebre, felice che non ci fosse nessuna luce a squarciare il buio.

Trovai alla ceca il materasso, e mi sdraiai.

Era come se il materasso non ci fosse affatto, e questo mi fece pensare a quanto avessi complicato le cose.

Oh, complimenti Tyler, se prima eri fottuto ora lo sei ancora di più.

Senza neanche accorgermene caddi in un sonno leggero, con addosso una mancanza, non sapevo neanche io di cosa, ma era come se mi fossi scordato una cosa terribilmente importante che sarebbe dovuta esserci, ed invece non ce n'era traccia.

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HOLA!

non so veramente cosa dire, se non che il video di Heathens è stato tanto bello quanto inaspettato.
è la mia prima Joshler ed è da molto che non scrivo, quindi ???

spero comunque che vi abbia intrigato! cercherò di pubblicare con quanta più frequenza possibile!

   
 
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