Videogiochi > Dragon Age
Ricorda la storia  |      
Autore: _Branwen_    25/06/2016    3 recensioni
*Questa storia partecipa alla challenge "Il fiore si nasconde nell’erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetta da Torre di Carta*
[Varric/FemHawke][hint Cullen/Dalish][hint Dorian/MaleTrevelyan][hint Iron Bull/FemTrevelyan][hint Varric/FemTrevelyan][UST]
«Varric, potresti scrivere il nuovo libro di Spade e Scudi?»
Quando udì quelle parole, in quel freddo tardo pomeriggio invernale, Varric Tethras non credette alle sue orecchie, e per un momento pensò di chiedere all'Inquisitrice di ripetere a un nano incredulo quanto avesse appena detto con la sua voce dolce e cortese; quello che però lo trattenne dal farlo fu l’ipotetica risposta che poteva ricevere da Delia
.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Il Toro di Ferro, Inquisitore, Varric Tethras
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Varric 1
Di bozze, fantasie e racconti divenuti realtà, o quasi


«Varric, potresti scrivere il nuovo libro di Spade e Scudi?»

Quando udì quelle parole, in quel freddo tardo pomeriggio invernale, Varric Tethras non credette alle sue orecchie, e per un momento pensò di chiedere all
Inquisitrice di ripetere a un nano incredulo quanto avesse appena detto con la sua voce dolce e cortese; quello che però lo trattenne dal farlo fu l’ipotetica risposta che poteva ricevere da Delia. Se avesse detto che non aveva sentito bene, la ragazza si sarebbe proposta di dare una controllata alle sue orecchie, mentre se l’avesse irrisa perché amava leggere la sua serie più scadente, avrebbe potuto ritrovarsi letteralmente incenerito da uno degli incantesimi di fuoco della maga: in ogni caso, sarebbe stato lui quello gabbato dal sarcasmo.

“Qualunque battuta io faccia mi fregherebbe, o nel peggiore dei casi mi tirerebbe una fiamma appresso. Mi ricorda tanto qualcuno” fece tra sé, senza capire però chi fosse la persona a cui Delia somigliava.

«Ti piacciono le storie romantiche? Ricordavo che fosse il contrario; hai cambiato idea?» disse, cercando di non ridere, perché lei lo avrebbe notato subito, sebbene non fosse né una barda né la spia qunari con cui non si poteva lasciar trapelare alcuna emozione, specie se si giocava a grazia malevola. Sicuramente si trattava di una menzogna, dato che aveva spesso parlato di letteratura con Delia e sapeva quali fossero i suoi gusti e come sapesse essere critica: non avrebbe mai amato quella robaccia, e Varric era uno scrittore obiettivo, soprattutto coi suoi testi.
«Ricordi bene, ma non è per me; si tratta di Cassandra: la ama e vorrebbe sapere come prosegue la vicenda. L’ho beccata prima a leggere l’ultimo volume, anzi, a rileggerlo» Delia rise, trovando lei per prima la comicità nella situazione.

“No, inaudito! La Cercatrice ama quella porcheria? Delia, se mi stai prendendo per il culo, pretendo che tu mi risarcisca offrendomi da bere per tutta la serata!”

«Mi stai dicendo una bugia, vero? È la serie peggiore che io abbia mai scritto, e ogni volta mi pento di averla iniziata» commentò, più serio che mai.
«No, non ti sto mentendo, Varric. È una tua grande lettrice e lei apprezza molto la storia.»
«Beh… se la metti così, potrei anche provare ad andare avanti con quel polpettone sentimentale.»

“Se non altro potrebbe essere un segno di pace”, pensò rammentando lo screzio avuto con Cassandra alcuni giorni prima.

«Sono sicura che ne sarà contenta, e con ogni probabilità non ti guarderà più come se volesse strozzarti» commentò Delia, sorridendogli allegra e complice.
«Mi legge nel pensiero, sua inquisitorialità
«Troppo faticoso: se lo avessi fatto sarei già caduta ai tuoi piedi, annaspando per lo sforzo» incalzò Delia, osservandolo con un sorrisetto sarcastico, e Varric non perse l'occasione di replicare.
«Che peccato, pensavo che ti saresti dichiarata a me, ci speravo.»

“Come mi risponderai, Delia?”, pensò, vedendola arrossire e trovandola particolarmente carina con quel colore sulle gote.

«Sicuramente non mi dichiarerei apertamente davanti a tutta questa gente: potrebbe ascoltare, e non credo siano affari loro, ma una faccenda privata, non trovi?» alludeva chiaramente alla gente pettegola di Skyhold che non perdeva mai occasione di non farsi gli affari propri ficcanasando in quelli altrui e sia Varric sia lei la odiavano nel profondo; per quanto il nano sapesse raccogliere e usare informazioni quando si parlava sempre di pettegolezzi provava molto fastidio.
«Sì, mi trovi d'accordo e allora vediamo di farlo accadere quanto prima, lontano da loro.»
«Mio caro Varric, succederà solo se dovessi ubriacarmi, quindi non avverrà mai.»

“Ha sempre la battuta pronta.”

«Mi ferisci, Inquisitrice; potrei creare un personaggio simile a te e farlo brutalmente morire» il nano si stava divertendo parecchio: Delia accompagnava sempre i suoi scherzi, e dire che quando la conobbe pensò che fosse una persona più rigida della Cercatrice; come si era sbagliato!
«E queste minacce da dove sbucano, gentile scrittore?» chiese la ragazza scoppiando a ridere.

Il cantastorie aveva già trovato la replica adatta, ma morì nella sua gola, dato che il Comandante Cullen – probabilmente giunto fino a lì per parlare con Delia – si schiarì la voce con un colpetto di tosse e li interruppe dicendo: «Scusate l
’interruzione, Inquisitrice, e scusami anche tu, Varric, ma ci sono delle questioni di cui dovrei parlarvi, lady Trevelyan.»
«Cullen, vedi una lady davanti a te, per caso?» chiese Delia, sbuffando. Varric sapeva che le stavano strette le rigide regole di etichetta e non voleva affatto essere chiamata lady, lo detestava; eppure Cullen non poteva fare a meno di rivolgersi a lei con quel tono formale – educato, il Ricciolino, per carità – ma così irritante per la giovane.

«Mia signora, se avete utilizzato un incantesimo per diventare invisibile, mi spiace dirvi che non ha granché funzionato, dato che riesco a vedervi» fu l’ingenua risposta di Cullen, che fece ridere il nano, guadagnandosi un’occhiataccia dall’ex templare, mentre l’Inquisitrice riuscì a non farlo, sorridendo gentile al Comandante.
«No, Cullen, volevo solo dire che non c’è bisogno di usare con me un tono così solenne; chiamami Delia, per favore.»
Il giovane arrossì vistosamente, non aiutando Varric a smettere di ridere: «Oh…» fece, cercando di riprendere il filo del discorso – ma guarda un po’, la sua timidezza è peggiore di quanto avessi creduto – «Pensavo che avrebbe trovato inappropriato una simile confidenza da parte mia, mila… no, Delia. Cercherò di essere più alla mano, d’ora in poi.»
Grazie alle parole di Cullen, Varric aveva trovato una nuova scommessa da fare quella sera in taverna: azzardare il tempo in cui il Comandante si sarebbe abituato a darle del tu.
«Lo apprezzo tanto, Cullen, e ti ringrazio. Varric,» proseguì Delia rivolgendosi al ladro «va bene se continuiamo la conversazione dopo?»

“Come se io potessi dirti di no; non è colpa tua, Macellaia, se tutti hanno bisogno di te e a momenti non puoi prenderti nemmeno il tempo per andare in bagno; figuriamoci se ti permettono di fare una chiacchierata senza troppi grilli per la testa senza che ti scoccino.”

«Ma certo, Inquisitrice, vai pure, capisco bene i tuoi impegni. Promettimi però che stasera riusciremo a bere un bicchiere assieme» sapeva che Delia non si sarebbe mai tirata indietro nel bere uno di quei liquori di erbe che tanto le piacevano, giocando a carte e divertendosi coi suoi amici.
«Che ne dici proprio di cenare in compagnia?» propose la giovane, che non aveva mai nascosto di essere una buona forchetta che fa onore alla tavola.
«Ci sto, allora a stasera. E tu, Ricciolino, bada assieme a Usignolo e a Frufrù di non trattenerla troppo nella sala del consiglio, non strapazzatela come fate sempre» disse con fare protettivo, e sperando che per un istante la maga potesse trovare un attimo di pace.
«Faremo il possibile, Varric.»
«A stasera, Varric. Ci vediamo» Delia lo salutò anche con un gesto della mano, mentre Cullen gli fece un piccolo inchino col capo, dando poi modo all’Inquisitrice di camminargli davanti, proprio come si confaceva con un generale o con il leader dell’Inquisizione.
Varric scosse la testa, pensando a quel piccolo topo di biblioteca che, se prima potesse essergli sembrata spaventata e quanto di più simile a un pesce fuor d’acqua – e come non biasimarla, il massimo che conosceva, a parte tutto ciò che aveva studiato, era quel poco mondo che aveva visto come medico – adesso si ergeva fiera e risoluta, pronta a fare quanto fosse in suo potere per aiutare, anche impugnando per prima le armi, in caso di necessità.
Nello stesso momento, però, si rese conto che anche lui, come Cullen, non riusciva a dire il suo nome a voce alta e se ne chiese la ragione.

“Perché, quando la vedo, provo una certa soggezione, al punto da non riuscire a chiamarla per nome come mi ha chiesto di fare tante volte? Non sono così diverso dal Ricciolino in questo senso.
Quando mi parla è così... umana.
Non sembra affatto la prescelta di chissà quale divinità che ha posato la mano su di lei e non sembra nemmeno la donna che comanda un'armata legata al culto di Andraste.
Sarebbe molto di più a suo agio in un ospedale, anche disastrato, come quello che aveva il Biondino a Kirkwall, eppure fa la sua parte.
Non sapeva un accidenti del mondo, chiusa nel Circolo, ciononostante eccola qui, a darsi da fare con tutta se stessa.
Che sia per questo che alle volte mi pare davvero una semi-divinità, come viene venerata dalle persone?”

Non poteva intanto fare comunque a meno di ridere pensando a quello che Delia gli aveva raccontato: Cassandra Penthagast era una sua lettrice, una lettrice appassionata delle sue storie romantiche condite da scene di sesso che non lasciavano spazio all’immaginazione; questo era parecchio surreale, ma altrettanto irreale per lui sarebbe stato provare a scrivere un nuovo libro di Spade e Scudi senza pensare al viso della Cercatrice concentrata nella lettura e avvinta dalla narrazione: non ci sarebbe mai riuscito con quell’immagine nella testa.

“Mal che vada, potrei scrivere delle scene erotiche sull’Inquisitrice, almeno fin quando non mi vengono delle idee più sostanziose e pertinenti, visto che mi ha cacciato lei in questo guaio” scherzò tra sé, ripromettendosi di pensarci nuovamente, in caso l’ispirazione fosse stata particolarmente crudele con lui.
Si diresse così ai suoi alloggi, deciso a scrivere l’ultimo volume della sua “schifezza”; se un indovino – anche il giorno prima – gli avesse mai annunciato che avrebbe fatto un gesto così gentile nei confronti della Cercatrice, Varric gli avrebbe riso in faccia, e si ripromise di non dare più nulla per scontato nella propria vita.

Tornare nei suoi domicili era per il ladro una di quelle piacevoli sensazioni a cui non avrebbe mai rinunciato; certo, non era la suite all’Impiccato nella sua amata Kirkwall – nessun’altra città avrebbe mai preso il posto di quella natale nel suo cuore, ne era sicuro – ma la pace accogliente della camera in cui prendevano vita le sue storie messe per iscritto lo faceva sentire bene, specie se più passava il tempo e più il mondo sembrava che stesse andando allo scatafascio.
Carezzò con delicatezza i fogli sparsi sul tavolo, pensando a quanto si divertisse nell’immaginare nuovi racconti e avvertendo un brivido euforico, visto che a breve avrebbe lasciato la sua creatività a briglie sciolte, sentendosi libero di continuare a “mentire per mestiere”, divertendosi al suo solito.

D’un tratto, accendendo il fuoco nel caminetto, Varric si chiese chi potesse essere la persona per cui Delia potesse essere fonte di interesse. Quello sì che l’avrebbe resa molto più umana ai suoi occhi: era pur sempre una donna fatta di carne e di passioni terrene, la cui bellezza fiera e selvaggia gli ricordava quella di Hawke.

“Ecco a chi avevo pensato! Hawke!”

Secondo lui, Muirne avrebbe adorato Delia – che dal canto suo ammirava, come gli aveva confessato dopo avergli detto di aver letto Le Cronache della Campionessa oltre ad ammirare il Comandante dei Custodi Maeve Amell, l
’Eroina del Ferelden, nonché parente di Hawke: le sorti del mondo sono sulle spalle di una giovane maga, la storia si ripete, notò Varric – e avrebbero fatto amicizia davanti a un bicchiere di qualcosa di forte; quasi certamente poi ci avrebbe provato con la ragazza – Hawke ha un debole per le rosse – e se ci fosse stata anche Isabela…

«Merda, come sono arrivato a immaginare tre donne molto attraenti nello stesso letto?» borbottò, pensando anche al fatto che non sapeva nemmeno quali fossero i gusti di Delia «Sarà devota al culto delle passere o degli uccelli?» si chiese, senza troppi giri di parole e si rese conto che parlare di culto, facendo riferimento all
’Araldo che non credeva nell’esistenza di nessuna entità aveva del comico e forse proprio la ragazza stessa sarebbe stata la prima a coglierne l’ilarità e a riderci su.

Scosse la testa e si sedette, pronto a scrivere: bagnò la piuma d
inchiostro e tolse quello in eccesso battendo con delicatezza la punta sul calamaio, sinceramente deciso a voler tracciare almeno qualcosa per quella sera, ma la sua testa iniziò a vagare sul corteggiatore più probabile per Delia. Ormai la curiosità lo divorava e chi era lui per non assecondarla? Dato che le donne erano di meno degli uomini, cominciò dalle prime, facendo le prime valutazioni anche e soprattutto caratteriali, di modo da cogliere la maggiore affinità.

“La Cercatrice, a parte l
ovvio, è più una che vorrebbe scoprire – a differenza mia che devo scriverla – la storia d'amore di Delia durante la lettura, mentre la Donna di Ferro...” Varric non riuscì nemmeno a finire il pensiero: era talmente irreale e strano che non si figurava proprio la scena, specie se considerva l’aperta ostilità di Delia per Vivienne, per come trattava tutti con inferiorità e per le sue idee fin troppo conservatrici: con lei non si poteva proprio parlare di cliché sul genere dapprima odio e poi amore. Fu così che scartò a priori due donne.

«Chi abbiamo più? Sera? Pare apprezzare di più le qunari, stando a quanto ha chiesto a Bull, anche se potrei giurare che abbia adocchiato l
’arcanista, Dagna» iniziò parlottando tra sé, certo che nessuno potesse disturbare le sue elucubrazioni – era in camera sua, poteva anche chiacchierare a voce alta coi suoi personaggi, per quel che ne sapeva – «ma non vedo come potrebbe andare avanti la cosa: anziché esserne lamante, Delia la vedo più come la mamma che bacchetta una ragazzina troppo indisciplinata, e questo sembra più il canovaccio per la trama di un dramma familiare anziché quella di un romance, quindi direi di passare avanti» disse, convinto della sua affermazione.

Prese la caraffa che aveva accanto ai fogli e si versò un bicchiere d’acqua, pensando che non gli sarebbe spiaciuta una bottiglia di vino, per quanto poi, con ogni probabilità, non gliene sarebbe bastata solo una, ottenendo la conseguenza di ritrovarsi lui nelle vicende di una storia a livello onirico e non i suoi personaggi in una delle sue narrazioni.

“Frufrù? Beh, è molto graziosa, il suo accento antivano rende ancora più particolare una voce tanto bella e va molto d’accordo con Delia; credo che fosse un bardo prima di diventare una diplomatica, eppure perché non mi convincono tanto messe assieme, possibilmente in un letto? Sarà che la nostra Macellaia preferita è più portata all
azione, per quanto abbia la lingua lunga e tagliente? Oppure perché non le ho mai sentite parlare se non in amicizia?” si chiese, pensando a Josephine: era una ragazza sicuramente educata – molto più di Delia, che spesso si lasciava andare mandando al diavolo le formalità che le stavano strette – ed elegante nei modi oltre che brillante, cosa apprezzata dall'Inquisitrice, quindi si riservò di pensare a Josie come possibile amante della ragazza.

«Passiamo così agli uomini. Cole è un ragazzo e, per quanto voglia bene a Delia, lei lo vede come un figlio e penso sia anche il viceversa, mentre Dorian è fuori discussione e lo sappiamo» fece, sottolineando una cosa per lui evidente «anche se mi domando chi tra il Contadino e lui farà la prima mossa: se non si ritrovano in un letto al più presto, l’intera Skyhold sarà avvolta dall'odore di voglia di sesso che si portano dietro quei due, più di quanto non lo sia ora la biblioteca. Avere due maghi nella famiglia Trevelyan ed entrambi spigliati, a quanto pare, per il Creatore sarebbe stato troppo, ma non fa niente. Visto che stanno organizzando il compleanno di Delia, forse è la volta buona che si avvicinano di più. Meritano di essere felici.»

Prese mentalmente nota di dire a Delia di fare qualcosa per suo fratello, perché la troppa timidezza avrebbe potuto impedirgli di compiere qualunque passo verso il mago del Tevinter; si sarebbe messo anche a disposizione della giovane per aiutare quel mezzo – non trovava Caderyn del tutto irrecuperabile: venticinque anni passati tra quattro mura pressoché isolato sono duri da cancellare dall
oggi al domani – caso disperato: c’era del feeling tra Caderyn e Dorian, molto palpabile, ma in certe circostanze occorreva sconfiggere le proprie paure, anche in amore. Lui ne sapeva qualcosa, per quanto non volesse ammetterlo.

“Spiritosone?”, si domandò poi.

Aveva osservato come Solas guardasse l’Inquisitrice: lo sguardo su di lei era intenso, ma rispettoso, e lei a sua volta gli parlava con gentilezza ed educazione – lo è con tutti, quindi potrebbe non fare testo – chiedendogli dei suoi viaggi nell
Oblio, sinceramente interessata e curiosa: era una maga, e la sua sete di conoscenza era una fiamma viva che alimentava quanto più possibile; probabilmente quello tra loro era un rapporto non troppo confidenziale, ma nemmeno troppo freddo e distaccato, dato dal fatto che, nonostante sembrasse l’esatto opposto, anche Delia, come Solas, era molto riservata. Varric credeva quindi che tra loro ci fosse una specie di amicizia destinata a sbocciare presto, che però non avrebbe avuto altri sviluppi.
Forse Delia non incarnava gli ideali estetici – su quelli morali potrei dire che ci siamo sostanzialmente, si disse Varric – dell’elfo, ma il nano era più propenso a pensare che Solas non fosse un uomo interessato al gentil sesso e soprattutto ad averci a che fare. Non aveva indagato a fondo, lo ammetteva, e si ripromise che lo avrebbe fatto presto.

“Sarebbe un uomo di Chiesa ideale; se non altro attorno a lui non ci sarebbero scandali di figli illegittimi e casi di pedofilia, ne sono sicuro.”

Mentalmente cancellò con un tratto di penna il nome di Solas dalla lista e in un attimo l'immagine dell’elfo fu sostituita con quella del Comandante Cullen.

“Ricciolino?”

Quella poteva essere già una scena più plausibile, da immaginare anche nell’eventualità di trasportarla su carta: l’uomo rigido e composto si sarebbe dichiarato alla ragazza di nobile lignaggio? Lo avrebbe fatto in un modo romantico – sdolcinato al punto tale da avere più zucchero che sangue nelle vene, pensò dato che Cullen gli sembrava il tipo da cene al lume di candela e da passeggiate sotto le stelle – oppure avrebbe lasciato emergere la sua parte meno controllata e l’avrebbe resa sua in un impeto di passione a lungo trattenuto?

“Perché no? Il romanticismo unito al sesso è sempre molto apprezzato, specie dalle signore. In Orlais i miei libri sono amati proprio per questo. Chi lo avrebbe mai detto.”

Poco importava se alla fine della fiera il Comandante avesse adocchiato la giovane elfa dai capelli chiari della squadra delle Furie, Dalish, e non Delia: Varric avrebbe romanzato la realtà a suo piacimento; del resto era uno scrittore, quindi poteva prendersi delle licenze, camuffare i fatti concreti per mezzo della fantasia rendendoli talmente verosimili da sapere solo lui cosa avesse inventato e cosa no, e in questo era parecchio bravo, stando a quello che gli diceva il suo editore.
Il fatto che anche Cassandra fosse dello stesso avviso, dato che era un’accanita lettrice di Spade e Scudi – al solo ripensarci Varric non sapeva se ridere un’altra volta per il fatto che la Cercatrice amasse i romanzi d'amore o se piangere perché lei adorava quello che per lui era il suo prodotto peggiore –, non lo faceva stare meglio, tutt
altro: si ricordava che aveva promesso di scrivere per lei una nuova storia romantica in anteprima, ma non aveva ancora scritto nemmeno una parola.

«Sarebbero una bella coppia, la bella maga apostata e l’ex templare che ha davvero a cuore le sorti dei maghi… Se solo Cullen si desse una mossa!» sbottò Varric, pensando alla scommessa che aveva fatto con le reclute di Cullen: se lui era sicuro del fatto che avrebbe confessato a Dalish che provava qualcosa per lei, i soldati erano del parere che il loro comandante non avrebbe mai compiuto un passo successivo a quelle “occhiate da cucciolo” che riservava alla giovane che pareva ricambiarle a sua volta, ma non al punto da approcciarsi per prima a lui, timida anch
essa.

«Andrà a finire che li farò ubriacare e li chiuderò accidentalmente in una stanza, assieme» pensò il nano poi, sospirando mestamente «come se questo potesse aiutare Cullen: è senza speranze, quell
imbranato cosmico. Lui e Caderyn sono entrambi impacciati allo stesso modo, sembrano separati alla nascita. Del resto, non credo che Delia si approccerebbe a un uomo interessato a unaltra ragazza, non sarebbe da lei.»

Sulla scia di quell’ultimo pensiero, Varric fece un cerchio nella sua immaginaria lista accanto al nome di Cullen, anche se dava per certo che lo avrebbe depennato, e si ritrovò più sconsolato di prima pensando alla sua storia che ancora non aveva protagonisti. Ma non c
’era nemmeno la trama, a onor del vero. Che casino.

“Il nostro Eroe?”

Blackwall aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Delia e non erano affatto mancate occasioni in cui il nano aveva notato l
uomo barbuto compiere dei gesti che potevano essere definiti galanti, come aprire la porta alla maga oppure alzarsi o fare un inchino se lei si alzava dalla sedia, e altre piccolezze del genere.
Per Varric quelle azioni ricordavano molto quelle dei nobiluomini da cui Delia cercava di stare alla larga: anche se non l’avesse raccontato personalmente lei accanto al fuoco durante una missione, la storia del matrimonio sfumato col rampollo di un’altra illustre famiglia di Ostwick 
– dopo che era saltato quello con il fratello di Sebastian, ma come diavolo sono cari amici quei due io ancora non me lo spiego aveva raggiunto le sue orecchie da prima che lei lo narrasse ed era ormai sulla bocca di tutti; quello che la gente non sapeva, però, era che Delia considerasse il tipo – oltre a essere un porco – troppo viscido, dai modi affettati, e a lei non piacevano le persone che si comportavano a quella maniera. Non riusciva a capire se la loro cortesia fosse disinteressata o meno, e Varric non la biasimava di certo: lui per primo sapeva che era difficile capire le intenzioni della gente e se non si era allenati a notare certi dettagli, risultava più ostico ancora; sentiva però che col suo aiuto Delia avrebbe potuto imparare a cogliere alcuni particolari che potevano aiutarla a capire se qualcuno le stesse mentendo. Gliene avrebbe parlato alla prima occasione utile.
Sicuramente da parte di Blackwall, però, vi era un sincero interesse – Varric non lo faceva subdolo o meschino – e restava da scoprire se l’Inquisitrice ricambiasse quell’attrazione oppure no.

“La barba di Blackwall comprende anche la mia che non è mai cresciuta, o forse ha davvero ragione l’Elfo Brontolone quando dice che la mia è tutta sul petto”, si disse ridacchiando, e decise di scrivere quanto prima una lettera a Fenris per sapere come stesse: era da tanto che non aveva più sue notizie, ma era contento del fatto che Hawke gli avesse davvero insegnato a leggere e scrivere, come gli aveva promesso.

“Va bene, chi abbiamo più? Il Toro di Ferro? La spia mandata dai qunari per sorvegliare l’operato dell’Araldo e che invece diventa il suo appassionato amante… Avrei anche il titolo: ‘Dal Seheron con amore’. O forse è meglio ‘con passione’? Non sembra male!”

«Per le chiappe di Andraste, potrebbe mai funzionare tra loro? Non credo di volerlo davvero sapere» intinse nuovamente la piuma nell’inchiostro, sovrappensiero «no, forse vorrei saperlo, ma solo per curiosità professionale. È innegabile che sul campo da battaglia siano affiatati» rimuginò pensando a quando Delia congelava i nemici per permettere poi a Bull di farli a pezzi con la sua ascia «e che si divertano in compagnia, ma ride e scherza anche con me, e non credo proprio che sia attratta da me o che mi dia a intendere qualcos’altro quando risponde alle mie battutacce o a quelle del qunari…»

Scosse la testa, sconfortato nel vedere ancora la pagina inesorabilmente bianca: «Come posso scrivere racconti salaci sulla vita sessuale dell'Inquisitrice se pare che non ne abbia nemmeno una? Mica posso inventare tutto da zero! Ma cosa mi è saltato in mente?»

Non che stesse pensando davvero di scrivere una serie di racconti erotici con protagonista l’Inquisitrice – ma doveva una storia esclusiva alla Cercatrice, quello era vero, e ricordandolo daccapo si sentì leggermente in ansia – dato che Delia non aveva bisogno di alimentare sulla sua persona altre chiacchiere e dicerie. Per quanto la ragazza non si curasse delle voci da salotto, le maldicenze sapevano essere crudeli e la fantasia poteva far più male della realtà, quindi Varric pensò che non sarebbe stato affatto giusto fare una cosa del genere.

Questo però non impediva allo scrittore di pensarci su, dannazione!

L’immagine di Delia era fin troppo ambigua, a suo dire: i suoi occhi grandi e la sua espressione serena – specie quando poteva dedicarsi agli ammalati e quando studiava cose nuove in biblioteca con Caderyn e Dorian – la rendevano simile a una sorella della Chiesa, molto più della sua modestia e della sua educazione, ma quella figura troppo “abbottonata” si scontrava con la sua forza d’animo, il coraggio in battaglia e alla durezza che sapeva mostrare quando si trattava di prendere in mano la situazione in prima persona, dando ordini e gettandosi nella mischia, oltre alla sua attitudine tanto scherzosa, anche quando si parlava di sesso, beninteso.
Sapeva stare al gioco, quando ascoltava battute oscene ne faceva a sua volta, era molto autoironica parlando del suo corpo e della sua vita al Circolo, il tutto senza vergogna alcuna di essere una donna – contrariamente a quanto si pensava, per Varric, le donne pensavano eccome al sesso, e non c’era nulla di sbagliato se lo facevano, nei pensieri e nei fatti – e soprattutto l’Inquisitrice.

Proprio il giorno prima, mentre aveva offerto da bere a tutti, Delia aveva raccontato che se sapevi dove cercare, non mancavano affatto le occasioni per del sano sesso al Circolo, anche coi Templari; lo aveva detto ammiccando palesemente in direzione di Dalish e Cullen, che si erano ritrovati seduti accanto – con la complicità delle Furie – e Varric non trattenne una grassa risata perché non si aspettava un’uscita del genere, non così esplicita, per lo meno.

Tutto questo per il cantastorie contribuiva a conferire all'Inquisitrice un aspetto misterioso, ma al contempo che gli sapeva di casa: si ritrovò nuovamente a pensare che le rammentava tanto una delle persone a cui voleva più bene al mondo.

“Hawke.”

Anche Muirne, almeno all’inizio, gli era parsa una ragazza distaccata, sebbene molto sarcastica al limite dell’odioso, per poi conoscerla meglio, confidandosi e scoprendo quello che non si poteva cogliere a primo impatto e dalle prime chiacchierate. Erano diventati culo e camicia, al punto da poter affermare con certezza che la ragazza lo conoscesse meglio delle proprie tasche e lo stesso lui.
Sebbene dicesse sempre – sia agli altri, sia a se stesso – che lui e Muirne erano amici, una parte di lui era sinceramente attratto da lei, perché non era solo bella, ma anche in gamba e spiritosa, determinata e sensibile al contempo, e ogni tratto di Hawke lo affascinava nel profondo.
Non erano mancate tra loro delle battute scherzose su un ipotetico flirt da vivere e delle frasi da parte di lei che facevano capire che forse sapeva della sua attrazione nei propri confronti – non avrebbe mai dimenticato quando lei disse che amava la sua lingua di cantastorie, ponendo l'accento sulla parola lingua, facendogli immaginare delle scenette non proprio caste – e Varric si era sentito mancare la terra sotto i piedi, pensando di voler valicare quel confine già così labile e poco definito, ma non azzardandosi mai a rendere concreto quel gesto.

Sarebbe stato troppo: troppo semplice, troppo reale, troppo intimo, troppo carnale. Troppo tutto.

All’improvviso gli venne in mente Delia, nuda, sdraiata su un divano, davanti al crepitare fiammeggiante del focolare che creava un delicato gioco di luci e ombre sulla sua delicata figura, mentre si contorceva dal piacere datole da un amante dai tratti sconosciuti, il rossore sulla pelle pallida e gli occhi azzurri di lei che cercavano di non chiudersi, per non perdere nessuna sensazione, nemmeno la più piccola.

«Per le palle del Creatore!» esclamò Varric, sorpreso, sbattendo più volte le palpebre, come se volesse cancellare definitivamente quell’immagine dalla sua mente «Non riesco proprio a non vagheggiare sconcezze su quella ragazza oggi. Questa saga romantica mi ucciderà, a meno che non lo faccia prima la Cercatrice; facevo meglio a non promettere nulla! E accidenti a te, Delia, che mi hai raccontato questa cosa» rise amaramente e prese la piuma tra le mani.

“Forza Varric, scrivi qualcosa. Scrivi qualunque cosa; non deve necessariamente essere qualcosa di buono, puoi sempre apportare le dovute modifiche a ogni cacata in seguito.”

“Delia però non ha gli occhi azzurri, li ha verdi” pensò “come mai l'ho immaginata con gli occhi di suo fratello?”

La pagina, però, rimase spietatamente bianca, anche quella volta. Varric posò la piuma, avvilito, iniziando a chiedersi se fosse colpa sua oppure della situazione; non che avesse molta importanza, comunque, visto che il risultato era sempre lo stesso: dei fogli del tutto intonsi, senza nessuna parola scritta su.

«Guarda un poco il caso» inveì contro se stesso «dopo tanto tempo passato a uccidere demoni e templari rossi, finalmente ho un giorno di riposo da poter dedicare alla scrittura ed ecco che non ho posato nemmeno una parola su quei dannati fogli! Ma è sfortuna o cosa?»

Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. In quel momento era talmente frustrato che anche il solo parlare da solo, a voce alta, non gli sembrava una cosa tanto sana di mente, come lo era anche il suo blocco dello scrittore.

“Meglio andare a fare due passi, può darsi che in questo modo mi schiarisca le idee; magari faccio un salto alla taverna, almeno lì potrei essere in compagnia, anziché restare qui a non fare nulla crogiolandomi nella frustrazione. Inoltre, ho proprio bisogno di bere: più forte è, la sbobba, e meglio è. Chissà che non riesca a togliermi l'immagine dell'Araldo di Andraste che scopa con qualcuno.”

E dicendosi così, uscì dalla sua camera e si diresse al Riposo dell'Araldo, per bere qualcosa: alle volte l’ispirazione era sopraggiunta quando era brillo, e con un po’ di fortuna sarebbe potuto accadere nuovamente. Non ne era sicuro, ma tanto valeva provare. Vide dalla finestra che il cielo era ormai scuro, e avvertendo un certo languorino rammentò che aveva detto sì all’invito di Delia di cenare assieme: aver vagato con la fantasia – senza concludere nulla, tra l’altro – gli aveva fatto dimenticare quel dettaglio e sperò che l’Inquisitrice lo perdonasse per non essersi presentato. Buona e comprensiva com’era, Delia avrebbe sicuramente lasciato correre, ma questo per il ladro non era comunque una buona ragione per approfittarne e si promise che avrebbe trovato un modo carino per chiederle scusa: probabilmente le avrebbe regalato uno di quei libri di poesie del Tevinter che amava tanto o una bella bottiglia di liquore nanico.

Andando verso la locanda, Varric osservò il cielo, ammirato: era una notte gelida, ma stellata, le fiamme dei bracieri accesi nel cortile di Skyhold erano rese ancora più brillanti dal biancore della neve, e quell’immagine lo rendeva sereno.

“È una bella nottata, perfetta per scrivere sotto il magico influsso dell'ispirazione” pensò Varric soffermandosi sulle stelle che spiccavano sul manto celeste e sulla luna crescente, la curva delicata dell'astro simile al ventre appena visibile di una donna che mostrava una gravidanza non ancora avanzata.
Gli alberi erano mossi dal vento e i rami producevano un suono ritmato, intenso, e al di sotto di essi le guardie di pattuglia per quella notte sedevano vicine al fuoco, raccontandosi delle storie, mentre il calore dato sia dal falò sia dai sorsi di alcolico che bevevano permetteva loro di affrontare il freddo e la veglia. Non poté fare a meno di fermarsi a fare due chiacchiere con quelle guardie dicendo loro che se volevano scaldarsi potevano chiedere alla locanda una zuppa o uno stufato, ma bere durante le ore di pattuglia non avrebbe giovato né a loro né a chi contava su di loro per il compito che svolgevano. Le sue parole colpirono nel segno e le guardie misero da parte le fiaschette per dopo e Varric sorrise tra sé, perché gli venne in mente Aveline, e si sarebbe stupita di sentirlo parlare così, per poi dirgli che era fiero di lui. Le mancava anche lei.

Le strade erano pressoché deserte, era davvero troppo tardi per incontrare qualcuno; Varric si concesse di volgere lo sguardo verso la torre principale di Skyhold, in direzione degli alloggi dell’Inquisitrice: come aveva sospettato, le luci in quelle stanze erano ancora accese.

“Scommetto che starà leggendo dei rapporti, o preparando dei piani per la prossima missione; mi chiedo se quella ragazza si conceda un po’ di riposo” fece, avvertendo un moto di compassione per Delia.

Senza volerlo, si ritrovò di nuovo a pensare a lei come una persona assolutamente normale e per questo fragile, vulnerabile, terrena, desiderabile.

“Trovo Delia una bella ragazza, intrigante. Santo cielo, come posso mantenere le distanze se non riesco a vederla nella mia testa seduta su un trono, lontana dalla portata di tutti?”

Le sembrava anche invincibile, niente e nessuno riusciva a scalfirla e le persone come lei, nell'immaginario di Varric, non avevano bisogno di dormire, proprio come gli eroi di cui amava scrivere. Era esattamente come la sua eroina preferita, quella donna che in molte delle sue avventure era stata affiancata da un nano spiritoso e di buon cuore.

“Anche Hawke non dorme molto, tutte le responsabilità che gravano sulle sue spalle” si ritrovò a pensare “ricordo che quando era morta Leandra non riusciva a darsi pace e aveva deciso di prendersi ancora più cura dei suoi amici, trascurando se stessa. Che testa dura che è quella ragazza. Ma a quanto pare, Delia non è da meno. Devo proprio farle interagire al più presto. Ha vinto, sua ‘Inquisitorialità’, non riesco a smettere di pensarti in questa giornata.”

In quel momento il nano vide una figura scura che si avvicinava a lui; camminava lentamente e nel silenzio della notte Varric sentiva distintamente il frusciare del mantello che indossava quella persona che, non appena arrivò di fronte a lui, si tolse il cappuccio e gli sorrise nella penombra: era Delia.

“E così ci rivediamo; mi hai fatto compagnia per tutta la serata, nella mia zucca, Delia, ma è meglio che tu non lo sappia. E… scusami.”

«Anche tu sveglio a quest’ora, Varric?» gli chiese gentile – è sempre tanto carina con me – mentre lui notò delle vistose occhiaie sul volto della ragazza.
«Pare proprio di sì, Inquisitrice; a proposito, mi dispiace di non aver cenato assieme a te: mi sono messo a immaginare la trama del nuovo capitolo di Spade e Scudi e il tempo è volato.»

“Scusami se ti ho immaginato nuda e fare sesso” Varric era tentato di dire anche quelle parole, e per quanto credesse che Delia non lo avrebbe ucciso, pensò che confessandole tutto ella non lo avrebbe visto come si guarda un amico, ma avrebbe ricevuto solo occhiate cariche di disprezzo e non voleva perdere il suo affetto.

«Non preoccuparti, Varric! Pensa che io ero venuta alla locanda per dirti che avremmo dovuto rimandare: avevo proprio scordato che avrei cenato con dei burocrati, ma non trovandoti ho pensato che avessi già mangiato, o che te ne fossi dimenticato. Scusami tu, ma mi era proprio passato di mente» rispose l’Inquisitrice, dispiaciuta per l’accaduto, e Varric le sorrise col cuore leggero, intenerito da Delia.

“Beccato.”

«Ci rifaremo, ma tu non hai una bella cera, Inquisitrice, non dovresti riposare?» se tra sé riusciva a dire il suo nome, di persona non era capace di fare altrettanto: che fosse un modo per riuscire a tenerla a distanza? Se già così aveva avuto l
ardire di immaginarla nuda, cosa avrebbe immaginato se l’avesse chiamata per nome, lei che gemeva il suo? Ecco, era riuscito a pensare ad altro. Doveva smetterla.
«Quante volta ti ho detto di chiamarmi Delia?» chiese canzonatoria la giovane, diventando poi seria «Mi reputi così sgradevole da non voler esser mio amico né tantomeno chiamarmi per nome?»

Nella domanda di Delia non era mascherata la tristezza – non avrebbe saputo camuffare nulla sul proprio volto – e questa s’insinuò nelle ossa di Varric, molto più del freddo pungente di quella notte: pensava davvero che non fossero amici, che lui non volesse esserle amico?
Rapide gli sovvennero le parole che Caderyn tempo addietro gli aveva confessato: per via del loro cognome al Circolo erano sempre stati da soli, tenuti in disparte, mentre nell’Inquisizione sentivano di aver finalmente trovato degli amici a cui non importava chi fossero, ma solo chi erano davvero. Le aveva relegate in un angolino della propria mente, perché lui non aveva lontanamente considerato di interagire con loro perché figli di Bann Trevelyan, così come non gli era mai interessato che Muirne fosse per parte di madre una Amell, eppure mai come in quel momento gli parvero così veritiere e ancora vive sulla pelle di Delia.
Il nano si sentì male, perché non aveva immaginato quanto Delia potesse tenere a quella confidenza data dal chiamarla in un modo più informale, ma vedere quel sorriso che aveva all’inizio ormai morto sulle sue labbra glielo rese molto chiaro.

«Non dirlo nemmeno per scherzo, certo che siamo amici» quella volta toccò a lui diventare serio e lo sguardo di Delia si addolcì.
«Allora chiamami Delia, ti prego; se il mio nome non ti piace cerca un soprannome anche a me. Lo hai dato a tutti, anche a Caderyn, mi sento esclusa» disse la ragazza, stemperando tutta quella seriosità del tutto non necessaria.
Quell’affermazione fece ridere di gusto Varric: «Mia cara Macellaia, ne hai uno anche tu, per quel che mi riguarda.»
La sua risata fu evidentemente contagiosa, perché Delia rise a sua volta: «Allora prega che non ti cucia mai una ferita» fece lei cogliendo immediatamente l’ironia del nomignolo.
«Con te non c’è gusto, Delia, accidenti!»
«Vedi che non era difficile dire il mio nome, sono solo cinque lettere, dopotutto!» la gioia nei suoi occhi era indescrivibile e Varric poté affermare che fossero molto belli.
«No, non lo era. Cosa ci fai a quest’ora ancora sveglia? Devi incontrarti di nascosto con qualcuno?»
«Non vedo nessun altro a parte te, mi stavi aspettando quindi?» lo canzonò.
«Mi stai prendendo in giro, si capisce da lontano un miglio» sebbene lo avesse affermato con sicurezza, tutta quella certezza nel cuore del nano non c
’era affatto.
«Se non mi trovi attraente, non mi offendo mica, Varric, sappilo: so accettare un rifiuto.»

“Non fare così, Delia, mi metti in difficoltà! È proprio perché ti trovo dannatamente seducente che ti chiedo di smetterla di fare come Muirne. Accidenti alle belle donne intelligenti e abili: sono la mia rovina!”

«Stavi per farmela, ma non ci sono cascato, mia cara» il nano cercava di cavarsela con disinvoltura, sperando che Delia non notasse il suo tentennamento nelle risposte, unito al fascino che la giovane esercitava su di lui.
«Quindi suppongo che andrò a dormire da sola, dopo aver controllato come si stessero sistemando i punti alla signora che ho aiutato a partorire stamane e visto come stessero lei e la bambina.»
«Sei andata ad assistere la signora a quest’ora?» chiese.

“Quale pazzo andrebbe a fare controlli medici anche di notte a parte la ragazza che ho dinanzi?”

«Ho fatto tardi con la riunione con Josie e gli ambasciatori venuti da Non-ricordo-nemmeno-dove e avevo promesso a me stessa ancor prima che a Léa che sarei passata; dovevo accertarmi del loro stato di salute: sono un medico, è il mio dovere.»

“Chiama tutti per nome, comprese le persone che a malapena conosce, e si sente responsabile per loro; non sa però che ha anche una responsabilità su se stessa, ossia riposare e stare bene a sua volta? Se non lo sa, o fa finta di non saperlo, glielo ricorderò io: non deve sbattersi troppo.”

«Sei sempre così cara con tutti, ma quando sarai più cara verso di te e ti farai una bella dormita?»
«Vorrei dormire, ma a cena mi sono rimpinzata troppo, e quando mi abbuffo non dormo. Non rifiutare di mangiare le pietanze che ricordano la loro città, mi ha detto Josie ed ecco il risultato: non ho sonno e sono uscita perché se bevo mi viene più facile digerire, per poi appisolarmi.»
«Allora siamo nel posto giusto, Delia, non ci resta che andare; anche io sono venuto a bere, ma per dimenticare di non aver scritto una riga.»
«Non avevi detto di aver immaginato la nuova trama?»

“Ed eccola nuovamente a fare l'uccellino curioso: mi chiede sempre dei miei romanzi. So che è una mia lettrice, ma sento che me lo chiede perché è davvero interessata a sapere di me. È un'ottima amica, proprio come Hawke” disse tra sé, ma subito si rimproverò “no, devo smetterla di fare queste associazioni: Muirne non è Delia e Delia non è Muirne. Non è molto difficile da capire, mi sembra.”

«Hai detto bene, ci ho provato. Ci ho provato, davvero, ma non ho cavato un ragno dal buco. Non una parola, nemmeno una; spero di trovare delle idee dopo una sana bevuta» ammetterlo a voce alta gli fece provare un certo senso di sconfitta, anche se l’Inquisitrice non lo avrebbe mai schernito, e la cosa lo rinfrancò.

“Non ho mezzo intreccio in mente, a parte quello malsano di scrivere racconti erotici su di te, e non posso neppure considerarlo come un vero e proprio scheletro per una storia. Il Creatore mi scampi dal farlo davvero, non vorrei davvero incorrere nella tua – giusta – furia in caso non mi venisse altro da scrivere.”

Gli occhi di Delia si illuminarono, succedeva sempre quando Varric parlava di libri, era una lettrice entusiasta: «Si tratterà di un libro “romantico e basta” oppure “romantico e osceno”?» chiese ridendo.

“Delia, se dici così non mi aiuti nel non immaginarti nuda, porco il Creatore!”

Ritrovando il suo sangue freddo, Varric si limitò a dirle: «Non lo so, ci stavo pensando, ecco anche la ragione per cui ho iniziato a fare due passi.»
«Vuoi che ti lasci solo, così ci rifletti meglio?» propose la giovane.
«È proprio l’ultima cosa che voglio, non ho combinato niente e saperlo mi innervosisce. Ho bisogno di pensare ad altro. Per favore, resta» le piaceva parlare con lei e sarebbe stato uno stronzo se le avesse detto di andare via, visto che era stata così gentile da aver pensato di andare via per fargli raccogliere meglio le idee, ma soprattutto non voleva privarsi della sua presenza accanto a lui. Sentiva che gli faceva bene.
«Ci beviamo su?» lo invitò lei con condiscendenza, come se bere per annegare il dispiacere fosse una buona soluzione, specie se in compagnia. Quanto è vero.
«Non avrei saputo dirlo meglio. Dopo di te, Delia» fece, permettendole di entrare per prima nella taverna.

“Mi piace, è davvero una ragazza splendida, e sento di volerle bene.”

S’insinuò prepotente in Varric nuovamente il desiderio di farla conoscere a Muirne e questo per lui voleva dire davvero tanto. L’aveva già contattata per farle sapere di Corypheus ed era giunta a Skyhold restandovi per poco tempo, ma era certo che sarebbe tornata il più presto possibile. Desiderava anche che a Hawke piacesse Delia, almeno tanto quanto piacesse a lui: non poteva negare di adorare quella maga e di essere contento quando la sentiva ridere, consentendole di alleggerire la tensione del peso delle responsabilità concentrate tutte su quella giovane all'apparenza fragile. Gli faceva anche piacere quando era lui a farla ridere: Delia aveva bisogno di qualcuno che le coprisse le spalle – o parare il culo, come era solita dire Hawke, parlando come mangiava – e che la aiutasse ad addolcire le difficoltà che incontrava nel quotidiano.
Delia aveva bisogno dei suoi amici e Varric non si sarebbe tirato indietro, ammettendo che gli si scaldava il cuore a quella necessità – per modo di dire, Varric sapeva che Delia non pretendeva né l'amore, né la compassione di nessuno, soltanto rispetto – di affetto della ragazza, che sentiva di meritare ogni giorno di più.

Per quanto non fosse molto affollato, Il riposo dell'Araldo contava un discreto numero di avventori, anche a quell’orario abbastanza inusuale sia per Varric, ma soprattutto per Delia; non era lo stesso invece per il Toro di Ferro, che era in compagnia di una cameriera alta e snella. Fecero per salutarlo, ma il qunari parve non notare i loro gesti.

«Ma guardalo un po’, Delia, è sempre il solito, non trovi? Cosa non farebbe per un paio di tette, lui!» commentò il nano, pensando tra sé che l’Inquisitrice fosse più bella della ragazza bionda con cui era in compagnia il capo delle Furie.
«È vero, ma almeno possiamo dire che non è fuori dal personaggio» sostenne Delia, sottolineando quell’espressione puramente letteraria, mentre si toglieva dall’impaccio della cappa.
«Ti intendi di critica letteraria, Delia?» disse in un tono scherzoso.
«Più che altro sono una schifosa criticona; se si tratta di libri poi, lì proprio mi mandi a nozze. E non direi tette, Varric: è molto magra su, in compenso pare abbia proprio un bel culo, la ragazza.»
Varric aveva sperato che Delia non avrebbe glissato su quella parte della sua affermazione: era davvero una ragazza schietta. Pensò che forse quello era il momento per porgerle una domanda indiscreta, ma prima salirono le scale per andare al piano superiore, che era deserto, di modo che potessero parlare con calma e senza urlare per farsi sentire dall'altro. Sentirono però altri passi a parte i loro: erano pesanti e rumorosi, e non ebbero bisogno di voltarsi per capire di chi si trattasse.

«Ci diamo alle visite ai bassifondi stanotte, eh?» disse sogghignando il qunari per attirare la loro attenzione mentre si sedevano a un tavolo.
«Lo stai chiedendo a Varric o a me, Bull?» Delia rispose al ghigno facendone uno a sua volta e quella smorfia bastò al ladro per immaginarla nuovamente sul volto della giovane, in un contesto molto più malizioso, rivolto a lui, senza vestiti.
«A te, capo; Varric è avvezzo ai tuguri, come l’Impiccato a Kirkwall, ma tu no, sei troppo altolocata per stare qui» rispose lui, scimmiottando il gesto elegante fatto da Delia per togliere il mantello.
«Ci piscio sopra, sul mio cognome e sulla nobiltà. Offrici da bere e sta’ zitto, piuttosto: sono le nostre azioni a renderci nobili o meno, e se ci passi il primo giro, ai nostri occhi lo sarai, oltre a esserlo anche noi quando contraccambieremo» disse la ragazza sorridendo, facendo ridere Bull sguaiatamente, come solo lui sapeva fare.

“Ha anche l’ardire di dare corda a quel cazzone, pur sapendo che la provoca di proposito. Che tipa strana. Beh… nemmeno troppo strana, conosco una persona che fa esattamente come lei.”

«Delia, dopo questa vado io a offrirti il primo bicchiere; nessuno può sputare sull’Impiccato e passarla liscia» si ritrovò a dire Varric, apprezzando la risposta.
«No, ragazzi, il primo giro lo offro io» fece Bull «allora, cosa prendete?»
«Prima le signore, vai Delia» adesso Varric capiva un poco Blackwall con quella sua cavalleria: Delia era così gentile che non potevi fare a meno di non esserlo a tua volta con lei.
«Grazie, Varric. Per me un bicchiere di liquore di grazia cristallina, anche se so che poi continuerò a berne. E voi, ragazzi?»
«Sai che c’è, Delia?» iniziò il nano «Voglio assaggiare anche io questo amaro che prendi spesso; deve avere l’aria di piacerti e vorrei scoprire il perché.»
«Così mi daresti l'occasione per prendere una bottiglia intera da dividere in due, o in tre?» chiese ammiccando a Bull.
«Un goccio lo provo volentieri, ma prendo anche un boccale di birra scura.»
«Vuoi una mano?» si offrì la ragazza, alzandosi, ma fu trattenuta da Varric.
«Posa le chiappe sulla sedia, Delia, sei venuta per rilassarti; se sentiremo dei vetri in frantumi ce ne faremo una ragione e Bull pagherà due bottiglie.»
«Hai così poca fiducia in me, Varric? Concordo però sulla prima parte, capo, non darti pensiero, anche se forse io sarei stato più educato.»
«Tu? Sei la stessa persona che dice una bestemmia quasi a ogni frase e vuoi essere educato?»
«Mi vuoi proprio male, Varric, sei proprio crudele.»
Delia scoppiò a ridere: fu una risata spontanea, aperta, incontrollata. Era un suono piacevole per le orecchie di Varric, contento della sua allegria.

“Ha proprio bisogno della compagnia dei suoi amici.”

Lo sguardo del Toro, però, gli fece capire che non era stato l’unico ad averlo notato – quel bastardo, è perspicace – e sembrava a sua volta lieto che Delia si divertisse: era bravo a capire quello che la gente voleva, e forse lo aveva imparato grazie al suo allenamento da Ben-Hassrath e non come lui stando a contatto con le persone, provando quella che Caderyn gli aveva detto esser definita dai medici del pensiero col nome di “empatia”.

Il Toro fu lesto nel prendere le bevande, e Varric riempì prima il bicchiere a Delia e poi a se stesso; il qunari propose poi il primo brindisi sollevando il suo boccale: «All’alcol! Che si beva fino all’alba!» Fecero toccare i bicchieri e sia il nano sia la maga mandarono giù il primo bicchiere di liquore in un unico sorso.
«Devo dire che è buono, e poi… ha lo stesso profumo del fiore o sbaglio?»
«No, Varric, non sbagli, si sente proprio, il profumo.»
«Un po’ come te, capo, che profumi di gelsomino: è un odore inconfondibile, che ti entra nelle nari e ti avvolge per intero. Quando cammini la gente si volta nella tua direzione sentendo il tuo profumo e sospetto che nel privato, ricordandolo e pensando a te…» s’interruppe, lasciando a Delia il compito di completare la frase. Notando il rossore sul volto di lei, Varric capì che ci era arrivata chiaramente.

“Ha ragione, è un profumo buonissimo e ispira parecchio nel dare a Delia un'immagine inebriante, assieme al suo bel viso e al suo acume. Si è accorto anche di questo, il Piccoletto. Mi chiedo perché glielo abbia detto: cos
ha in mente?”

«Sì, certo» fu la risposta scettica «non nego che sia intenso, e che io per prima lo trovi sensuale, ma secondo me esageri, Bull.»
«Non esagero, fidati» e le parole del qunari fecero tingere di rosso anche le orecchie della ragazza.

“Che stronzo, le ha chiaramente detto che ha fantasticato su di lei, non si vergogna? Diamine, io non dovrei proprio parlare, visto che ho fatto altrettanto oggi, ma se non altro conservo la dignità tacendo un dettaglio che non è dovuto che lei sappia. Per quanto possa essere visto come lusinghiero, potrebbe darsi che sia fastidioso in egual misura.”

Vide Delia bere un altro bicchiere di liquore e posando lo sguardo sul guerriero disse pacatamente: «Oh, e come mai non siamo ancora andati a letto assieme? Non hai pensato di voler constatare se la realtà supera la tua fantasia, Bull?»
In quel momento Varric ringraziò la sua buona stella – semmai ne avesse avuta una – per non aver riempito il suo bicchiere di amaro, dato o che lo avrebbe sputato per lo stupore di quella frase, o peggio, ci si sarebbe strozzato.

“Colpo di scena! Delia che rimbecca a questa maniera è totalmente inaspettata! Muirne, dovresti essere qui per goderti questo spettacolo. Un momento: Delia è interessata a Bull, possibile?”

«Certo, certo che l’ho pensato, capo, e ammetto che la proposta è allettante.»
«Sempre che tu possa interessarle, bestione» s’intromise Varric «dicci, Delia: qualcuno qui a Skyhold ha catturato la tua attenzione? Ho fatto una scommessa al riguardo e…» non terminò la frase, interrotto dalla ragazza.
«Te l’eri preparata, per caso, questa domanda?» chiese lei a denti stretti, ma non sapeva affatto recitare.
«Diciamo che era una cosa che volevo chiederti da un poco; vorrei sapere se ho puntato bene i miei soldi.»
L’espressione indignata di Delia era talmente teatrale che Bull rise, mentre la ragazza si portò le mani sul cuore e disse: «Come hai potuto, sei spregevole!» recitò, incapace di nascondere il sorriso sulle labbra «Sì, e per essere precisa sono due le persone che mi intrigano» continuò, versandosi dell’altro amaro nel bicchiere.
«Però, capo, così si fa! Invitale entrambe a letto, potrebbero sorprenderti.»
«E ci dici anche chi sono?»
«Varric, te lo dico solo se mi dici su chi hai puntato il denaro e in caso tu ci abbia preso voglio la metà della quota.»
«Da quando sei così attaccata ai soldi?»
«Da quando si scommette sulla mia vita sessuale, direi.»

Il Toro di Ferro rise della grossa e strizzò l’occhio al nano, dando a intendere che si era cercato una risposta del genere.
«Me la sono meritata, va bene. Un’altra domanda: preferisci le donne o gli uomini? Voglio sapere se ho puntato sul cavallo sbagliato, cosicché raddrizzi il tiro, ma tu devi parlare.»
«Così non è giusto, Varric» fece il Toro protestando «farti passare informazioni dalla fonte non è valido.»
«Immagino che tu voglia saperlo per ragioni puramente accademiche, vero, Piccoletto
Il volto del Toro si contrasse in un ghigno, fissando Delia, mentre il suo sorriso diventava più feroce, animalesco: «Non la chiamerei ragione puramente accademica, io.»

“Lo sapevo, lui non sarebbe stato mai cancellato dalla lista.”

«Se avete finito di beccarvi come due ragazzini, vi rispondo» la risposta della giovane ottenne subito l’effetto voluto, dato che entrambi zittirono all’istante e posarono i loro sguardi su di lei «a me piacciono le persone, ecco tutto.»
«Dici tutto e dici niente così, Delia: uomini o donne?» chiese Varric.
«Non mi interessa cosa abbiano tra le gambe.»
«Elfi, nani, umani… o qunari?» la domanda era mirata e, a giudicare dal rossore della maga, non era stato solo Varric a capirlo.
«Qunari compresi, Bull. Anche se non ho mai avuto il piacere, almeno finora.»

“Ricambia il suo interesse, chi lo avrebbe mai detto?”

«Potrei renderlo molto piacevole per te, capo.»
«Deficiente!» esclamò Delia, continuando ad arrossire.

“Pensi che lui stia scherzando, Delia? Non hai idea di cosa ti farebbe Bull su questo tavolo se tu glielo chiedessi, in questo preciso istante. Se lo facesse non è escluso il fatto che io guarderei. Per le tette di Andraste, che situazione assurda, e dire che io ero uscito soltanto per fare una passeggiata per togliermi dalla testa Delia e il sesso collegati tra loro. E cosa succede? Mi ritrovo ancora di più a pensare a questa bella ragazza nuda, adesso sopra un qunari. Miseriaccia!”

Varric pensò che il rosso sulle guance rendeva la maga più carina e, assieme a quello dei capelli, faceva risaltare gli occhi chiari, ma quello che lui aveva tenuto nella sua mente fu detto a voce alta dal condottiero: «Sei più carina con le guance rosse, ma sono sicuro che col tempo smetterai di arrossire, perché ci farai l’abitudine.»
«L'abitudine a cosa? A parlare di sesso?» chiese Delia, versando un bicchiere per Varric e uno per sé.
«No, quello lo fai a prescindere di tuo; io intendevo dire che ti abituerai ad avere a che fare con due pervertiti come me e Varric.»
Delia rise ancora: «Allora lo ammetti?»
«Ammetterlo? Lui lo porta scritto addosso, così come si indossa una maglia» dichiarò Varric con convinzione.
«Maglia che però non ho» replicò il qunari sollevando il petto, come se volesse impressionare i presenti «ma puoi immaginare la parola pervertito scritta in maiuscolo, su una targa in argento, capo.»
«Avrei detto che la targa starebbe meglio sulle tue corna, mentre la vedo meglio sul torace di Varric.»
A quelle parole il nano sentì caldo, parecchio caldo, e si chiese se non lo provasse già da prima a causa del liquore parecchio alcolico.

“No, Delia, io ci sto provando a immaginarti vestita, ma non funziona se tu mi nomini con quella voce. Cazzo, chissà come sarebbe sfiorarti…”

Cercò di ricomporsi e sorrise complice a Delia e beffardo al Toro: «A quanto pare i miei peli sul petto fanno sempre scintille, me ne compiaccio.»
«I vostri petti fanno immaginare parecchie cose» rintuzzò Delia con un sorriso malizioso.
«E invece io noto che il nostro capo sta flirtando con noi, Varric, o mi sto sbagliando? Sono per caso ubriaco o lo ha fatto davvero?» il qunari alzò il sopracciglio dell’occhio sano al nano con fare cospiratorio, mentre Delia rideva della grossa.
«Lo ha fatto davvero, caro mio, e credo che quando torneremo nelle nostre stanze ci daremo da fare pensando a lei» ribatté Varric sfacciato.

“Delia apprezza anche le battute pesanti, dato che ride; se le avessero dato fastidio ci avrebbe detto di piantarla, ne sono sicuro, quindi voglio lasciarmi andare anche io allo scherzo. Se ci prende a calci nel culo avremmo supposto male.”

«Veramente io non avevo in mente quello» fu la risposta del Toro e quella volta fu lui a lanciare un’occhiata lussuriosa nei confronti di Delia che intanto scosse la testa, facendo capire che stava prendendo tutto sul ridere.

“Oh, merda” si disse Varric, avvertendo un senso di vertigine, sebbene fosse seduto.

«Siete uno spasso, voi due! Il massimo sarebbe stato avere con voi anche Dorian, che in quanto a doppi sensi è imbattibile. E mio fratello, che sarebbe morto dall’imbarazzo, come Cullen; spero che possa capitare una prossima volta anche con loro!» disse Delia, ormai nello spirito giusto di prendere tutto alla leggera; o forse era lo spirito che stava progressivamente prendendo dimora in lei, visto che stava già andando verso il sesto bicchiere di amaro: contrariamente alle aspettative di Varric, a primo impatto non sembrava parecchio alcolico, ma bevendolo ammise che la Macellaia sapeva il fatto suo, non avendola mai vista ubriaca con quella roba.

Il Toro intanto fece segno a Varric di non far capire a Delia che quei due stavano progettando nei minimi dettagli la sua festa: doveva restare una sorpresa.

“Come se fossi così cretino da sbandierarglielo, senza un perché, con leggerezza. Piccoletto, per chi mi hai preso? Non sono io quello che borbotta cose quando ronfa dopo essersi ubriacato” per un attimo Varric lo guardò stringendo gli occhi, ma poi vide Delia contenta e i suoi occhi si indirizzarono a lei con dolcezza e propose un altro brindisi: «Allora brindiamo alla prossima occasione, e con questo brindisi ci promettiamo di passare un’altra serata in compagnia.»
«Alla prossima occasione!» risposero in coro la ragazza e il qunari.
«Varric, ho notato che finalmente chiami il capo col suo nome, come mai hai deciso di non essere più così formale?»

“Non gli sfugge niente, accidenti!”

«Ero stanco di sopportare i suoi rimproveri, e per farla stare zitta la chiamo Delia» fece, minimizzando l’accaduto, per non far fare la ruota all’ego di Bull che aveva la forma di un pavone, a dire di Varric.
«Bull, la verità è che il mio nome era troppo complicato e Varric lo ha imparato solo ora.» Un’altra risata potente del Toro riecheggiò per il piano: «Capo, quando ti ci metti sai essere davvero divertente!» gridò, riempiendo il boccale di birra ormai vuoto di amaro «Buono» fece «ma credo che sarebbe più gustoso assaggiare qualcosa che sa di gelsomino.»

“Creatore, si sta degenerando!”

«Bull, esiste la marmellata ai fiori di gelsomino» scherzò Delia, ma il ladro era sicuro che la ragazza avesse capito dove volesse andare a parare l’idiota del Toro: potrà sembrare ingenua, ma non è affatto scema, come si pensa spesso alla prima occhiata se si parla di lei.
«Uhm… sì, ma io pensavo ad altro, sempre dolce e al sapore di gelsomini, comunque» Varric bevve un altro bicchiere, per poi nascondere il viso tra le mani, riflettendo sul fatto che quello era decisamente troppo. Non restava che ascoltare come si sarebbe cavata Delia dall’impaccio e se avesse avuto bisogno, le avrebbe dato man forte o ci avrebbe pensato direttamente lui.
«Se vuoi provare ad assaggiarmi, Bull, fai pure; se proprio ci tieni puoi farti trovare nudo in camera mia quando meno me lo aspetto. Ti sei offerto per aiutarmi ad alleviare la mia tensione, e allora? Cosa aspetti?»
«Ricevuto, capo: mi farò trovare nudo, come hai chiesto, e proprio quando meno te lo aspetti» e il Toro alzò la sua caraffa facendo un brindisi muto a Delia, che non poté fare a meno di ridere. La ragazza ricambiò il gesto e il nano quella volta non capì se si fossero presi allegramente in giro oppure stessero facendo sul serio.

“Non sono sicuro di volerlo sapere, non questa volta. Certo è che mi è sembrato proprio di vedere Muirne che giocava con la bella Rivaniana, prima di andare sottocoperta, anche se non hanno mai smesso di flirtare tra loro… o con me.”

«Ovviamente non lasciamo solo Varric; se per te non ci sono problemi, capo, lo inviterei a letto con noi» seguitò a dire Bull e Varric quella volta dovette esser aiutato da Delia che gli diede delle forti pacche sulla schiena, in procinto di soffocamento: a quanto pareva, la buona stella di Varric era andata già a farsi friggere.
«Andraste puttana! Varric!» imprecò la maga, soccorrendo il suo amico. Quando Varric stette meglio, ella tirò un sospiro di sollievo e indirizzò uno sguardo truce al qunari «Bull, che cazzo, potevi aspettare che Varric finisse di bere il suo bicchiere» lo rimproverò.
Era davvero arrabbiata, e il nano si sentì scaldare dalla preoccupazione di Delia nei suoi confronti.
«Scusa, Varric, e scusa anche a te, capo; la tentazione di vedere le vostre reazioni nel sentirvelo confessare mentre bevevate è stata troppo forte.»
«Questa me la paghi, bastardo» sentenziò Varric che sentì una leggera pressione sulla spalla: era la mano dell’Inquisitrice che lo invitava alla calma e a non litigare. Anche se non si azzardava mai a leggere nei pensieri altrui, non voleva dire che lei non capisse ciò che la gente pensava o che non si facesse capire a sua volta. Quel tocco gentile ottenne l’effetto sperato, e Varric si sentì bruciare al di sotto della sua casacca, proprio nel punto in cui Delia continuava a tenere la mano: di quel passo non avrebbe smesso con facilità di fantasticare sulla maga come amante, immagine che si faceva sempre più viva in lui.
«Hai fatto sesso con più di una persona contemporaneamente?» domandò Delia, non nascondendo la curiosità e cercando di sviare il desiderio di Varric di impugnare Bianca contro il qunari, sebbene non l'avesse portata con sé.

“Non dargli corda, Delia, per favore! Ma ti ringrazio, ho capito che stai spostando il discorso altrove per non farci litigare.”

«Sì, mi è successo, qualche volta» iniziò Bull «te lo leggo negli occhi, capo, vuoi sapere i dettagli, vero?» insinuò poi osservando la ragazza che ricambiava l’intensa occhiata.
«Non è che sei tu che vuoi raccontarlo e basta?»

“Prendi e porta a casa, Piccoletto.”

«Mi hai scoperto; chissà che Varric poi non inserirà questa cicalata nelle sue storie» ghignò, e il nano non perse occasione di rispondere per le rime.
«Non sia mai, Piccoletto, non vorrei poi dividere con te il merito di un’ipotetica storia di successo. La loro creazione è solo mia prerogativa.»
«Eh, questi artisti molto presi da loro stessi» fece il qunari mimando una finta rassegnazione con un sospiro.
«Gli artisti tengono molto alle loro opere, sono le loro creature, che condividono coi lettori, ma i genitori delle storie sono solo loro, ed è improbabile che vogliano dividere il processo creativo con qualcun altro» rispose serenamente Delia, sorridendo a Varric che approvò il ragionamento, felice che la ragazza lo avesse espresso, felice che avesse un’intesa con l’Inquisitrice, come due veri e buoni amici.
«Capo, sei sempre troppo poetica, ma ti si addice, sei un raggio di sole in questo momento così oscuro.»

“Ha bevuto parecchio prima di incontrarci, per parlare così. Oppure è semplicemente un ruffiano. Cosa spera di ottenere?” il nano sapeva però che la risposta a quella domanda era fin troppo chiara.

Varric vide Delia ridere a crepapelle all’udire di quelle parole: «Sei un leccaculo, Bull, ma con me non funziona.»
«Forse con te funziona usare la lingua altrove
La ragazza quella volta non riuscì a trovare una pronta risposta – forse stava solo cercando di lasciar perdere o di trattenersi dal picchiarlo – e vedendo lo sguardo di lei vuoto, assente, le guance che si mossero mentre il torace della ragazza si alzava e abbassava, Varric approfittò del silenzio di Delia per rispondere: «Volete un letto, magari?» chiese, cercando di capire cosa stesse succedendo alla maga, all’improvviso così taciturna.

“Delia, come stai? Le parole del Piccoletto ti hanno urtata?”

“Bene, ho trovato la base per una trama da abbozzare quando mi sentirò terribilmente perverso. Ma il protagonista non sarà un qunari, bensì un templare. Biondo. Dalla chioma ricciuta. È deciso.”

«Io direi di sì, Varric, e se il capo non stesse per crollare avrei detto che lo avremmo diviso, tutti e tre» il guerriero ammiccò a Varric, indicando Delia, che quella volta, a differenza di un attimo prima, non riuscì a trattenere uno sbadiglio, portandosi una mano davanti la bocca. 
«E la nostra Delia è riuscita nell’impresa di far scendere il sonno sulle sue palpebre; credo che sia meglio che tu vada a dormire, ne hai bisogno.»

Meno male, sta bene, è solo stanca.

«Direi di sì, penso proprio che andrò a ritirarmi, scusatemi se non sono stata di compagnia» disse la ragazza mortificata
«Ma no, capo, va tutto bene! Abbiamo brindato promettendo di rifarlo prossimamente, non devi scusarti, sei stanca, è comprensibile. Vuoi che ti accompagni? Riesci a tornare nella tua stanza?» Varric non capì se il Toro stesse facendo il buffone o meno e si augurò che fosse solo uno stupido scherzo.

“Ne vuole approfittare?”

«Ce la faccio, Bull, ti ringrazio. Voi però andate avanti a bere anche per me, mi raccomando. Non dovete mica smettere perché io vado via.»
«Delia, mi sa che andrò in camera anche io» disse Varric «penso di aver trovato un’idea per il mio romanzo, quindi non voglio lasciarmi sfuggire il lampo dell’ispirazione che finalmente è giunta.»

Non era del tutto esatto, Varric lo sapeva, ma non se la sentiva di lasciare da sola la maga; non temeva per la sua incolumità – era adulta, anche se sembrava una ragazzina, e se voleva fare sesso col Toro non erano certamente affari suoi – ma per la propria, se si fosse allontanato da lei: pensava, invece, che se avesse fatto altri due passi con lei, nel tragitto per accompagnarla ai suoi alloggi, lontana dall’alcol e dalla presenza maligna del qunari, Delia sarebbe tornata lo scricciolo che metteva da parte la malizia per essere sempre gentile e disponibile, e lui avrebbe smesso di pensarla come la donna sconvolgente su cui aveva fantasticato per tutta la giornata, e con cui aveva fantasticato di lasciarsi avvolgere dal piacere dei sensi.

«Allora io credo proprio che tornerò da una bella biondina che pare mi stia cercando» Bull rese manifesta la propria volontà – sbirciando al pian di sotto e notando che la sua ipotesi era corretta – e si salutarono, Delia e Varric che uscirono e constatarono che il tempo era peggiorato.

«Merda, che tempo di merda!» sbottò il ladro, stringendosi nelle spalle, dato che la sua giacca non era abbastanza pesante. Subito però notò Delia mettergli un drappo addosso e si chiese cosa stesse facendo: «Delia, cos’è?»
«Ho evocato una mia giubba: ti fa freddo, no? Tienila.»

“Che cara ragazza, è davvero un tesoro.”

«Te la restituirò non appena ci vediamo» disse Varric, beandosi del calore che gli dava la pelliccia della casacca – mi arriva alle ginocchia, ha evocato una giacca corta, ma adatta a me; è veramente premurosa – di Delia; prestando un po’ di attenzione poté accorgersi che anche l’indumento odorava del profumo della ragazza e quella fragranza lo avvolse con delicatezza, avviluppandolo in piacevoli fantasticherie.
«Non preoccuparti, Varric, ne ho altre» rispose la giovane, destandolo dal suo sogno a occhi aperti, mentre si accomodava su un muretto «mi siedo un attimo, credo di esser brilla.»
«Stai bene? Hai bevuto parecchio questa sera.»
«Quando sono in compagnia è più divertente, e forse non mi sono accorta di aver bevuto più del solito.»

Delia alzò lo sguardo e Varric osservò il suo viso contornato dai ciuffi di capelli ribelli che veniva illuminato dai pallidi raggi di luna: sì, era davvero una bella ragazza e ne era attratto, non lo ritrattava.

“Come sarebbe baciarla?”

Si avvicinò a lei e quello che fece stupì dapprima se stesso, mentre avvertiva una scarica di eccitazione corrergli lungo la schiena, decidendo di fare un passo azzardato, folle, e forse per questo coraggioso.
Fu un bacio dapprima timido, un incontro di labbra che, insicure, si avvicinavano per la prima volta e che quindi cercavano di capire fin dove potessero spingersi, fin dove si trovasse il limite tra lecito e illecito.
Delia posò una mano sul torace del nano e non lo respinse, anzi, gli fece capire di desiderarlo a sua volta. Fu lei ad approfondire il bacio, al sapore di liquore di grazia cristallina, facendolo di sua spontanea volontà, e rese quel tocco più intenso, forte, lasciando Varric senza fiato.
Quando si staccarono, Varric vide la ragazza sorridergli, i grandi occhi azzurri e i corti capelli neri mossi dal vento, che lo rendevano davvero deciso di mandare al diavolo quel proposito di stare al suo posto, andando avanti e non restando legato al ricordo di un passato che non sarebbe mai tornato: lei era il presente.

«Muirne, è stato… non ho parole, forse dovremmo rifarlo» esordì, audace, e non gli importava se aveva avuto il coraggio di parlare a quel modo grazie ai bicchieri bevuti.
«Sì, forse dovresti, Varric, ma baciando Hawke, non me.»
Nel sentirsi dire così, il nano si riprese, scuotendo con forza il capo; l’immagine di Muirne scomparve, e tutto quello che vide, una volta lucido, fu Delia che rideva a crepapelle, trattenendosi la pancia.

“Cazzo, era l’Inquisitrice! Ho baciato l’Inquisitrice e l’ho chiamata Muirne! Questa non me la perdonerà mai; sono fottuto!”

«Inquisitrice… Delia…» iniziò, correggendosi subito «mi dispiace tanto, sul serio. Sono mortificato.»
Sentirla ridere ancora di gusto lo fece sentire uno stupido, anche perché in quel momento non riusciva a capire se lo stesse prendendo in giro o meno; col tempo l’intensità della risata scemò – sincera e vitale come quella di Hawke, pensò – e Delia posò il suo sguardo su Varric, un’occhiata allegra, ma al tempo stessa colma di tanta dolcezza.

“Adesso mi scaglia contro una palla di fuoco, e la cosa peggiore è che me la merito.”

«Oh, Varric,» fece lei poggiandogli teneramente una mano sulla spalla «non sono arrabbiata, ma credo che dovresti dire a Hawke che cosa provi per lei. Non sono stupida: l
unica Muirne a cui avresti detto quelle cose è lei. Non credo sia poi un nome molto comune, o sbaglio?»
«Ma ti ho chiamato con il nome di un
altra donna…» era confuso: perché era così comprensiva? Non si sentiva rifiutata, cosa che effettivamente era?
«Sì, ma fortunatamente non eravamo a letto assieme; lì sì che ti avrei ucciso, perché il tutto avrebbe implicato che avrei creduto al fatto che ti piacessi davvero e mi sarei fidata a tal punto da entrare in intimità con te. Non è successo, no? Allora va tutto bene.»

“Non fa una piega per lei, dato che ha una personale scala di valori, e io accetto la sua visione delle cose, con tanto di motivazione.”

«L’unica cosa che posso dire è che rinnovo le mie scuse, Delia, davvero; tu somigli in tante cose a Hawke, specie quando scherzate e riuscite a vedere il bicchiere mezzo pieno e non so come abbia fatto…» s’interruppe, grattandosi il capo e pensando che quella confessione potesse risultare patetica sia per l’Inquisitrice sia per lui che si era esposto come un emerito ottuso con la persona sbagliata, ma che non meritava una carognata del genere.
«Il bicchiere è sempre pieno, non lo è per metà; ti svelo un segreto: laddove si pensa ci sia il vuoto,
c’è l'aria. L’aria occupa uno spazio, riempie il bicchiere sopra il liquido.»
«È una presa per il culo? Se è così me la merito.»
«No, non lo è, è tutto vero. Vedi?» fece lei creando un piccolo vortice sul palmo della propria mano «Se l’aria non avesse consistenza e spazio, non potrei smuoverla.»

“Anche se ha bevuto più del solito è vigile abbastanza da non sragionare, ed è sempre positiva nei confronti della vita. E sta cercando di consolarmi visto che mi sento una merda, cosa che sono. È fantastica.”

«Eh…» sospirò il nano «Quanto vorrei che fossi ubriaca, e non così indulgente con me. Non so come farmi perdonare.»
«Ti ho detto che è tutto a posto; Hawke è fortunata.»
«Io e Hawke siamo solo…» iniziò non molto convinto, ma fu interrotto dalla maga.
«Solo amici? Non è che convincendotene alla fine diventa vero. Non voglio mettere becco nelle tue decisioni, Varric, che sono solo tue e di nessun altro, ma noi siamo amici, tu e Hawke siete anime gemelle. Quando parli di lei i tuoi occhi brillano e quando me l’hai presentata ho visto quanto fossi fiero di lei, orgoglioso, l’ammiravi come se tutta la tua attenzione fosse calamitata su di lei grazie alla sua sola presenza. Creatore, non avevo mai visto un uomo così rapito da una donna straordinaria prima di vedere te e lei. Mi sono emozionata solo guardandovi e mi basta ripensarci per riprovare la stessa commozione.»

“Davvero la guardo così?” si interrogò, ma in cuor suo sapeva già quale fosse la risposta; Varric doveva chiedersi, invece, se sarebbe stato del tutto onesto con se stesso, al punto da ammettere che Delia aveva ragione.

«Dimmi, Delia, non sono io uno delle due persone da cui sei attratta?» le chiese inaspettatamente, sperando vivamente in cuor suo di non essersi sbagliato, ma quel pensiero era sopraggiunto repentino e sembrava così verosimile che aveva bisogno di sapere la verità.
«E se ti dicessi che lo sei?»

“Questa non ci voleva.”

«Merda… allora ti chiedo un’altra volta scusa. Come si fa a dire di no a una ragazza come te, a parte se sei un coglione come me?»
«Dici no se sei un coglione come te che però prova qualcosa per un
altra persona. Tranquillo, non ci provo con chi ha la testa altrove.»

“So che dici così per farmi capire che non ce l’hai con me, ma più fai così e più mi fai sentire in colpa. Come si può dire di no a te?”

«Sei un’amica splendida, Delia, e mi auguro che tu possa essere felice con qualcuno.»
«Chissà, vediamo un po’ come evolveranno le cose.»
«Posso sapere chi è l’altra persona?»
«Promettimi di non dirlo a nessuno, altrimenti sarò io l’artefice della tua morte e torturerò persino il tuo cadavere, ma non come personaggio» il tono della voce dell’Inquisitrice era scherzoso, ma Varric sapeva che con quella confessione lei si stava fidando di lui.
«Lo prometto, Delia.»
«Non farmene pentire» sospirò la ragazza «fino a poco fa eravamo tutti assieme: i due uomini che mi hanno intrigata e io.»

“E alla fine… era davvero il Piccoletto la persona più papabile di tutte.”

«No, ma dai!» stava già per ridere a sua volta, per via della situazione assurda, ma il pugno sinistro di Delia da sotto il mantello lo dissuase dal farlo. Non credeva che lo avrebbe mai colpito, ma non voleva rischiare per una supposizione errata.
«Non. Una. Parola. Non una parola, Varric» quella volta Delia era categorica, pretendeva che non si mettesse in discussione questa sua volontà.
«Gli piaci, come mai non c’è stato ancora niente?» chiese cospiratore, come se stesse macchinando chissà cosa.
«Ti avevo detto di non parlare. Lo sapevo che non avrei dovuto dire nulla» sospirò la maga, portando le ginocchia al petto.
«Scusa, Delia» il nano era tentato di posarle una mano sulla spalla, per farle capire che non era sua intenzione burlarsi della sua rivelazione, ma non lo fece. L’aveva respinta poco prima, e non sarebbe stato giusto cercare un contatto con la persona con cui avrebbe potuto averne anche più profondo, ma che non aveva voluto.
«Non preoccuparti, mi passerà, come mi farò passare questa fissazione. Dai, è così chiaro che scherza!» esclamò, e dalla voce della ragazza Varric capì che credeva davvero in quello che diceva.
«Delia…» iniziò Varric, non sapendo cosa dire di preciso: era bravo con le parole, ma non gli era mai capitato di rincuorare qualcuno per un’infatuazione assurda, a parte il Biondino quando perse la testa per Hawke – senza che lei si fosse approcciata al mago con l’intenzione di flirtarci – ma non era un caso analogo; se Anders si era immaginato una casa e tanti bambini maghi senza che Muirne gli avesse dato corda, Delia e il qunari stavano sempre a scherzare, e tra loro si avvertiva una certa tensione... sessuale, come minimo.
«Sei una bella ragazza, e sei anche molto in gamba, chi potrebbe resisterti?»
«Chiunque, tu per primo lo hai fatto!» esclamò lei in uno scatto, l’enfasi unita alla rabbia che le fecero tirare una lingua di fuoco contro il cielo «Scusami, Varric, non dovevo, sono solo confusa» fece poi, osservandosi tristemente i piedi.

In quel momento Delia appariva tanto tenera quanto fragile; non sembrava affatto la donna intraprendente e coraggiosa che tutti ammiravano e tutto quello che Varric voleva fare era abbracciarla, per farle sentire la sua vicinanza: nessuna parola da lui detta l’avrebbe aiutata, e forse un gesto avrebbe potuto fare molto di più. Prima che però potesse muoversi per cingerla, fu lui a essere avvolto dalle braccia di Delia, la testa che poggiò sul suo petto. Il nano le carezzò i capelli, stringendola a sua volta e lasciando che fosse lei a sfogarsi; se fosse bastato a farla sentire meglio sarebbe rimasto così anche tutta la mattinata a parlare con lei.

«L’Inquisitrice alle prese coi sentimenti come una fanciulla alla prima cotta; usa questa faccenda nel nuovo libro per Cassandra, magari riesci a renderlo più comico di quanto non lo sia» si derise, certa che il Toro non avrebbe mai ricambiato le sue attenzioni «che brava leader, non è vero? Una ragazzina che s’infatua per qualcuno che non la considera. Ha più possibilità mio fratello con Dorian, che ricambia le sue attenzioni, per quanto sia introverso.»
Varric rise e cullò la ragazza: «Io credo che tu piaccia davvero a quel marcantonio, e forse ho capito perché comunque sia non si avvicina a te in quel modo: forse ti vede come una persona irraggiungibile. Anche io l’ho pensato, a dirti il vero, sai?»
Delia alzò il capo e si ritrovò a fissarlo, gli occhi spalancati: «Perché sono lady Trevelyan? Se pensi questo, Varric, hai preso una bella tranvata in testa. Io non sono una lady.»
«Mettiamo da parte il tuo cognome, che è motivo per cui la gente comune può trovarti inavvicinabile, ma considera che sei l’Inquisitrice. Sei il capo qui, e che ti piaccia o no, in un modo o nell’altro tutti hanno un atteggiamento reverenziale nei tuoi confronti.»
«Ma non lo voglio!» in quel momento Delia – anziché Hawke – gli ricordò Merrill, un po’ ingenua e a tratti infantile, e Varric ridacchiò tra sé.
«Lo so, lo so, eppure è così. Sei rispettata, ma anche temuta, sei ammirata e benvoluta; pensaci: fai tanto per le persone e sei retta e giusta, come possono pensare le persone di essere degne della tua attenzione? Vedila in quest’altro modo: se tu fossi stata tra i maghi del Circolo che si sono uniti all’Inquisizione e ti fossi presa una sbandata per un Inquisitore che non sei tu, non avresti pensato anche tu che non avrebbe mai considerato te, una “semplice” maga? Quando si ricoprono posizioni al vertice, purtroppo si viene messi sul piedistallo, anche se tu non lo vuoi. Accadde lo stesso a Hawke quando le diedero il titolo di Campionessa: se Isabela non la avesse conosciuta da prima probabilmente non si sarebbero mai avvicinate» spiegò il nano.
«Davvero è successo anche a Hawke? Effettivamente…» la ragazza soppesò le parole del ladro, riflettendoci su «Non credo che avrei avuto occasione di interagire molto con un Inquisitore, sarei stata una dei tanti alleati, non che mi sarebbe spiaciuto comunque; grazie, Varric, potresti aver ragione. Ma questo non spiega una cosa: io e Bull siamo in confidenza, non sono lontana per lui.»

“Un’altra cosa da considerare. Forse è davvero cretino e basta, Delia, e se dovessi avere delle prove a sostegno di questa tesi te le darei immediatamente.”

Cercando di ragionare – il freddo di Skyhold aiutava non poco – Varric disse: «Un conto è essere amici, un altro paio di maniche è pensare di aver a che fare con gli amici a letto.»
«Tu però ci hai pensato con Hawke e non negarlo.»

“Benedetta ragazza, perché pensi sempre così tanto? E come potrei negartelo, ormai?”

«Però non è mai accaduto nulla, mia cara ragazza. Proprio perché ho sempre pensato che potesse essere uno sbaglio sconfinare e rovinare tutto» ammise amaramente.
«Varric, mi spiace tanto» si ritrovò a dire Delia, che ricevette una carezza sul viso dal nano e Varric sciolse l’abbraccio, non voleva rischiare di approfittarne.
«Prova a pensare che il Piccoletto abbia fatto la mia stessa riflessione e tutto non ti sembrerà più così assurdo.»
Delia, ora più serena e calma, si alzò e gli diede un bacio sulla fronte: «Se non parli a Hawke e non le dici cosa pensi, lo farò per te, non appena la incontro di nuovo. Non bisogna mai farsi sfuggire l’occasione.»
«Ricordalo anche tu, allora, non voglio sentirti parlare di gettare la spugna col colosso qunari che ti guarda come se volesse divorarti. Tu intanto fai un tentativo e nel caso in cui dovesse andar male, puoi trovare qualcuno migliore e che ricambi il tuo interesse, no? Una vecchia canzone dice: trovi un altro più bello…»
«Che problemi non ha!» continuò Delia canticchiando «Me ne ricorderò; buonanotte, Varric, dormi bene. E grazie.»
«Per cosa?»
«Per esserci, e per essere mio amico: per me è importante.»

E dandogli le spalle, non senza salutarlo nuovamente, l’Inquisitrice tornò ai suoi alloggi, il mantello che non la rendeva più invisibile come quando la incontrò nel cuore della notte, dato che a breve sarebbe sorto il sole, mentre Varric non riusciva a smettere di sorridere, anche se l
allegra ebbrezza data dal liquore si era del tutto dissolta.

“Muirne e io… a quanto pare quella streghetta di Delia ci ha visto giusto. Ma non glielo dirò mai, c’è Isabela con lei e con lei Hawke è felice. Tanto mi basta per essere felice a mia volta.”

Il nano non smise di guardarla camminare fino a quando non la vide diventare un punto minuscolo che si dirigeva alla torre principale; dopo alcuni attimi la luce negli alloggi di Delia si spense e Varric decise di andare a riposare a sua volta. Stava per tornare nella propria camera, quando si sentì chiamare da qualcuno che aveva ancora voglia di fare conversazione.

«E così non sei andato a dormire con l’Inquisitrice, Varric, hai voluto aspettarmi?» chiese il Toro di Ferro chiudendo alle sue spalle la porta della taverna.
«Sono un gentiluomo, io, non mi permetterei mai di avere a che fare con una donna che non mi desidera.»
«Non lo metto in dubbio, e nemmeno io farei una cosa del genere. Stavo scherzando. L’Inquisitrice è andata a dormire, vedo.»
«Sì, era parecchio stanca, e adesso lo sono anche io» Varric voleva sapere dove volesse andare a parare.
«Quanta fretta, Varric! Non ti va di fare due chiacchiere con me?»
«Non si può rimandare?»
«Sarò breve, promesso» alle volte il qunari sapeva essere eloquente, e non solo con chi approcciava.
«E va bene» fece il nano sconsolato «forza, cosa hai da dirmi?»
«Volevo solo dirti di prendere le cose più alla leggera, Varric: ricorda che sotto la tunica, l’armatura e la magia, Delia resta sempre una persona con dei bisogni.»
Adesso che aveva capito cosa intendesse dire.
«E tu sai quali sono, dico bene?» domandò Varric, più tagliente di quanto non volesse esserlo nelle intenzioni.

“Direi proprio di no, se non ti sei accorto che lei è attratta da te mentre guardi la scollatura inesistente di quella biondina, Ben-Hassrath dei miei stivali” il ladro si guardò bene dal dirlo – lui manteneva sempre i segreti degli amici – ma non poté evitare di pensarlo, sentendosi salire un istinto difensivo nei confronti della sua amica: il Toro di Ferro era un ottimo guerriero e un compagno di bevute formidabile, ma non avrebbe permesso a nessuno di far soffrire Delia, tantomeno a lui.

«So una o due cose» disse il condottiero facendo un verso «ma deve essere Delia a volerle chiedere. Fino a quel momento vedremo cosa deciderà di fare. Tutto sta a lei, e a nessun altro.» proseguì con una scrollata di spalle.

“Quindi lui sa, ma non vuole agire; che razza di comportamento è mai questo? Lui non va tanto per il sottile se deve approcciarsi a qualcuno. È assurdo!”

«Suppongo di sì» ribadì laconicamente Varric, sentendosi all’improvviso esausto: tutto quello che ora voleva era ritornare in camera sua, dai suoi fogli vuoti. Nella sua testa si erano susseguiti troppi pensieri, tutti troppo velocemente, in un arco di tempo davvero molto breve. Erano accadute anche troppe cose, a onor del vero, e sebbene ora alcune faccende gli risultassero più chiare, Varric non contestava il fatto che qualche sua certezza era crollata in una sola serata, nella stessa serata. Si portò una mano sugli occhi, per dar loro un po’ di sollievo e sentì una pacca decisa e una mano grande sulla sua spalla, nulla a che vedere col gesto delicato di Delia di prima.
«Dormiamoci su, domani le cose non ci sembreranno così pessime come ora» disse il Toro, con il suo tono più da compagnone.
«L’ho immaginata nuda per tutto il fottuto giorno; non credo proprio che una dormita potrebbe aiutarmi.»

“Certo, la mia mente mi ha giocato lo scherzo di vederla con gli occhi di Muirne, come desiderava anche il mio cuore, ma il viso e le curve appartenevano a Delia e, se è davvero bella come l’hanno figurata le mie fantasie, questo bastardo qunari sarebbe doppiamente fortunato: perspicace, conturbante e buona come il pane; cosa potrebbe volere di più? Se però si prende gioco di lei, il Piccoletto si ritroverà con una freccia di Bianca su per il culo quando meno se lo aspetta.”

Il Toro di Ferro rise: «Potrebbe sorprenderti, ma funziona. Anche io me la sono vista dinanzi gli occhi nuda e non sono riuscito a pensare ad altro; perché credi che sia uscito dalla taverna dando un dispiacere a quella cameriera ?»
«Perché sei troppo brillo per funzionare» lo prese in giro Varric.
«No, mio buon amico nano: nessuno, donna o uomo che sia, vorrebbe mai un partner, anche occasionale, che mentre ti scopa pensa a un’altra persona.»

“Figuriamoci se non lo so; povera Delia, anche se mi ha detto che sta bene, spero di non averle spezzato il cuore” i pensieri del ladro tornarono a quel bacio, passionale e avvolgente, e continuava a sentirsi una merda umana, anche se l’Inquisitrice gli aveva detto che non era successo nulla per cui scusarsi.

«Se lo dici tu…» Varric cercò di non darla vinta a quello stronzo fin troppo sveglio «Tutto quello che conta per me è che Delia stia bene» disse, come a voler mettere fine a quella chiacchierata surreale.
«E lo stesso vale per me. Dormi bene, Varric; nei prossimi giorni ci aspetteranno o la città di Crestwood o Emprise du Lion da visitare.»
«Non me lo ricordare: tempo da cani da una parte e tempo da cani dall’altra» commentò, pensando alla pioggia incessante e al gelo perenne delle due zone.
«Se non altro a Emprise du Lion potremmo mettere le palle nella neve se non riusciamo a smettere di pensare al capo.»
«Ecco, è una cosa che farei ora, non poi.»
«Per ora basta solo dormire; in caso dovessimo vederla nuda anche quando è imbacuccata fino alla punta dei capelli, ne riparliamo.»

E si congedarono, separandosi per andare nei rispettivi alloggi, supponendo – non senza avere ragione – che, per un motivo o per un altro, prima di chiudere gli occhi, entrambi avrebbero visto, almeno per un attimo, il volto di Delia che, ignara di tutto, aveva iniziato a sonnecchiare prima di loro.

tabella fiori due
Fiori - Tanti altri messaggi
#1. Anemone - Effimero, Abbandono
#2. Fiori d'arancio - Matrimonio
#3. Convolvolo - Debolezza del corpo e dell'anima
#4. Biancospino - In attesa di una risposta
(Sperando sia quella desiderata)
#5. Ortensia - Ritorno di fiamma
#6. Campanula - Ambizione
#7. Fiori di ciliegio - Nascita
#8. Croco - Sensualità
#9. Dalia - Dignità, Affetto non vincolante
#10. Fiordaliso - Alla persona amata
(Nella speranza di un legame)
#11. Fiore di loto - Eloquenza
#12. Fresia - Mistero
#13. Genziana - Determinazione
#14. Cleome Hassleriana - Vieni via con me
#15. Viola del pensiero - Ti penso
#16. Gladiolo - Sono veramente sincero
#17. Lino - Sentire dolcezza nell'altro
#18. Crisantemo - Sei un amico meraviglioso
#19. Rosa Muschiata - Sei bella ma capricciosa
#20. Bardana - Non toccarmi
#21. Dafne - Non ti vorrei in nessun altro modo
#22. Primula - Non posso vivere senza di te
#23. Viscaria - Invito a ballare
#24. Digitale - Questa cosa non s'ha da fare
#25. Achillea - Curare un amore spezzato
Storie terminate: 1/25




Angolino autrice: Wow.
Credo che questa sia la prima parola che possa dire dopo aver scritto tutto questo. Era da tanto che non scrivevo un testo così lungo e alla fine è successo un'altra volta.
Facciamo alcune piccole precisazioni. La tabella e il prompt utilizzato provengono dalla challenge floreale indetta da Torre di Carta (e se vi va dateci un'occhiata). Come prompt ho scelto il terzo, e la debolezza della carne e dell'anima sono... di tutti e tre i personaggi che appaiono.
Ho immaginato Delia (prima della romance con Bull) infatuata sia di lui sia di Varric (e chi non ha voluto la romance con Varric? Chi non ci ha mai pensato almeno una volta nella vita?), ma che Varric pensi a Hawke, e la mia si chiama Murine, in romance con Isabela.
Vi dirò, aver sentito dire quel "tranqulla, non ho detto nulla su di noi" e le opzioni di flirt con Varric se sei una Hawke, mi hanno sempre dato da pensare che questi due non ce la raccontano giusta. Da lì l'idea che Varric associ l'immagine di Hawke alla mia Delia (perché per certi versi si somigliano davvero) e boom! Almeno ha ammesso a voce alta che prova qualcosa per Muirne.
La tensione sessuale tra Bull e Delia... e che ve lo dico a fare? Non credo ci sia molto altro da dire.
Per il resto, dunque: Caderyn è il fratello della mia Trevelyan ovvero l'altro Inquisitore canon delle mie storie: se uno è Inquisitore l'altro si unisce all'Inquisizione e viceversa; ho elaborato tutto il canon delle vicende e pian piano ve lo proporrò. Il loro amore fraterno è quell'amore fraterno che non ho mai avuto, quindi mi piace che loro siano uniti.
Su di lui ho scritto per ora Cymbidium, la mia prima storia slash.
Quando parlo della faccenda ricordata da Varric ovvero di Hawke che dice di apprezzare la sua lingua, l'ho detto in #TeamBlondies, nella triple drabble dedicata a Varric.
Qui vediamo anche una Delia insicura, che non sa se può piacere a qualcuno: ritengo che le insicurezze e le debolezze rendano i personaggi umani, e spero di aver reso bene questo tratto di Delia, che non è che sappia tanto del mondo, per quanto sia sarcastica e alla mano, e come diventa amica per davvero con Varric.
La spiegazione fisica del bicchiere tutto pieno, l'uso della Carrà nella storia (la canzone è "Tanti auguri"), la faccenda dei preti pedofili (eh, io da qualche parte devo pure mettere la polemica), sono rimandi voluti al nostro mondo.
Ho anche immaginato un soprannome per Delia, ovvero Macellaia per via del fatto che è un chirurgo; Caderyn viene chiamato Contadino, perché è un erborista: Varric così scherza doppiamente con loro perché li chiama con nomi di mestieri "comuni" dato che loro se ne sbattono del loro rango.
Noi sappiamo che Solas apprezza le elfe, ma essendo Delia umana, Varric suppone che Solas sia immune al fascino femminile, cosa che potrebbe pensare chiunque. Spero che la storia vi sia piaciuta. Grazie se siete arrivati fino a qui, mi rendo conto che il tutto è parecchio lunghetto.
Alla prossima!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: _Branwen_