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Autore: Bellamy    26/06/2016    0 recensioni
La battaglia tra i Cullen e i Volturi termina in maniera inaspettata: i Cullen perdono, Edward e Bella si uniscono alla Guardia di Aro e Renesmee perde la memoria. I pochi mesi di vita vissuta da Nessie vengono spazzati via.
Dopo quasi un secolo, Aro invita Renesmee a Volterra.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Breaking Dawn
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Iniziai a indietreggiare e per quanto era grande il posto in cui mi trovavo in quel momento, potevo indietreggiare all'infinito.
Feci un respiro strozzato, la gola era secca e ardeva. Il mio corpo dava segni di resa. Non potevo confermarmi un'altra volta.
Davanti a me si trovavano due vampiri: uno grande e molto probabilmente forte quanto Emmett Cullen, ed un altro, neonato, più forte momentaneamente di chiunque altro e con un dono tremendo.
Indietreggiare non mi sembrava poi una così tanto cattiva idea dopotutto.
Era calato un silenzio tombale, tutti erano concentrati su di me, Andrew e Kerykos, desiderosi e curiosi riguardo allo spettacolo che di lì a poco si sarebbe svolto.
Mi guardavo attorno e sapevo che non potevo chiedere aiuto a nessuno e che non potevo oppormi. Nessun vampiro si era imposto a quello spettacolo da circo, il loro silenzio era smanioso di vedere.
Un vero vampiro cercava quello.
Cercai con gli occhi Bella invece. Mi guardava da lontano, vedevo che dentro di lei stava lottando per fermare tutto ciò ma non poteva fare nulla ed io lo sapevo e non ero arrabbiata di certo con lei. Vederla mi rincuorò, non ero completamente sola.
Aro sussurrò piano: "Ora."
Il vampiro greco mi sorrise, un sorriso cattivo e beffardo, e con uno scatto veloce assestò un pugno proprio al centro del mio petto, cogliendomi impreparata.
I bordi della mia visuale iniziarono a diventare scuri, il respirò si smorzò e potevo giurare che per un attimo il cuore non aveva compiuto un battito.
Girai più volte su me stessa e caddi a peso morto sulla sabbia dura e fredda della grotta. Sentii i passi pesanti dei due vampiri avvicinarsi e andai al contro attacco: strinsi i denti, senza respiro, e corsi verso di loro. Quando fui abbastanza vicina, allacciai le mie mani ai loro colli portandoli a terra, creando un rumore simile a quello di un crollo di un edificio e da lì iniziò una danza infinita di attacchi, colpi, cadute e di nuovo attacchi, colpi e cadute mentre i vampiri guardavano ammaliati lo scontro e il loro luccichio sorpreso negli occhi chiedevano altri minuti di spettacolo. Con la coda dell'occhio, in quei pochi attimi in cui me lo potei permettere, vedevo Aro il più affascinato di tutti, con un vago sorriso orgoglioso in viso.
Andrew sembrava volere essere lui il protagonista dello scontro. Era la creatura più agile e leggera che io avessi mai visto, come Alice. Il suo corpo longilineo e sinuoso rendeva il più rozzo movimento di attacco il più elegante possibile. I suoi movimenti, visti da un occhi umano, sembravano passi di danza. Ma Andrew aveva le sembianze di un angelo ma l'animo di un diavolo.
Cercava in tutti i modi di allontanare Kerykos da me: il gioco era per due soli giocatori, in tre eravamo troppi e ora Kerykos doveva occuparsi, oltre di me, anche del vampiro che aveva collaborato con lui ma per Andrew non sembrava fosse un problema. Questo aumentò la bellezza dello scontro per i vampiri presenti.
Ad ogni sguardo che ci lanciavamo, negli occhi di Andrew vedevo la figura di un valoroso eroe epico che andava contro al più temibile mostro.
"Arrenditi." mi sussurrò all'orecchio. Rimase inerme davanti a me ed io, con le mani contro il suo petto, lo spinsi verso Kerykos che, con un ringhio, lo mise subito a terra regalandogli una serie di attacchi alla quale Andrew rispose pesantemente.
"No!" gli urlai in risposta, con il mio dono.
Kerykos si rifece contro di me assestandomi un pugno in faccia, colpendomi le labbra e la mandibola destra, e un calcio nel ventre. Provai a difendermi allacciandomi alle sue spalle, cercando di tirare contro il suo collo ma lui mi scrollò da sé, facendomi cadere a vari metri di distanza lontano.
Mentre vedevo girare tutto intorno a me, l'unica cosa chiara e nitida che vedevo era una luce d'oro che fluttuava, illuminata dalle candele della grotta.
Caddi nella sabbia strisciando con le ginocchia, causando uno stridore quasi metallico. Mi portai le mani contro il petto ed era vuoto. Il medaglione.
"No!" urlai di nuovo. Non era un'altra risposta per Andrew quella volta.
Il medaglione cadde nella sabbia sparendo. No, il mio medaglione. Immediatamente mi sentii vuota. Dovevo recuperarlo al più presto. Entrai nel panico.  Ora l'unica cosa che m'importava era di recuperare il mio misterioso dono. Costrinsi le mie gambe ad usare tutta la forza che avevano con sé per riprenderlo in fretta. Eravamo solo cinque metri distanti all'incirca e nello stesso momento in cui io stavo mirando verso il punto dove il medaglione era caduto, Andrew fece lo stesso, Kerykos andò contro Andrew ed Aro diede termine alla dimostrazione con un "Basta! Fermateli."  
Afferrai il medaglione scavando nella sabbia, facendomi piccola contro quattro vampiro che stavano inveendo contro di me: Andrew, Kerykos, Felix ed Edward.
Davanti a me vidi Bella, che aveva assistito alla scena come gli altri. Il suo volto era spaventato, gli occhi sbarrati e la bocca aperta dall'orrore. Specchio del mio.
Le lanciai il mio medaglione sapendo che con Bella era al sicuro, non avrebbe fatto nulla che io non volessi.
Guardò il medaglione scagliarsi verso di lei che lo agguantò con una presa ferrea e se lo portò verso il petto, stringendolo e poi sparì. Alcuni vampiri cercarono di richiamarla ma lei non fece caso a loro e scomparve. Quel gesto mi colpì molto, in una maniera molto strana.
Feci per alzarmi ma venni fermata e costretta in una morsa d'acciaio tra due braccia lunghe e sode. Cercai di divincolarmi ma la stretta aumentava la sua forza. Tutto era finito, perché mi bloccavano allora?
"Allontanateli da qui." sussurrò quella voce fredda e distaccata, riconoscibile da tutte le altre. Ero stretta tra le braccia di Edward.
Felix, aiutato da un altro vampiro, riuscì a mandare via Kerykos ed Andrew, che lanciava occhiate infuocate ad Edward mentre il vampiro greco si dimenava come un orso impazzito. Sentii Edward ringhiare dietro di me in risposta ad Andrew, mi fece rabbrividire.
Alla fine mi lasciò andare, solo quando Kerykos ed Andrew se n'erano completamente andati, ed io mi allontanai da lui. Finalmente riuscii a respirare, le membra sembravano avere la stessa consistenza di una medusa e dolevano. Mi abbracciai non facendo caso al fastidioso dolore provocato dalla cicatrice.
Mi guardai attorno e non vi era nessuno, solo io ed Edward.
Mi voltai verso di lui che rimase in silenzio a fissarmi. Sembrava arrabbiato e m'impauriva.
"Grazie." gli sussurrai.  
"Per cosa?" domandò.
"Per avermi aiutata." risposi.
Edward alzò il mento: "Mi hanno ordinato di farlo."
Non gli risposi. Non fui colpita dalla sua risposta. Da una persona come Edward potevo aspettarmi solo risposte del genere ma la sua maledetta sincerità faceva male.
"Ti accompagno nella tua stanza." disse con quell'aria gelida che dava la sensazione di avere tutto l'Universo sotto il suo controllo.
Iniziò a fare strada ad un passo incredibilmente veloce, quasi correva. Feci fatica a stargli accanto, oltre ad essere stanca e dolente, ero pure affamata. Non sapevo cosa avevo prima.
Per fortuna mia arrivammo subito di fronte alla porta della mia camera. Edward non si fermò ma continuò dritto, senza degnarmi di uno sguardo, neanche la porta sembrò notare. Io continuavo a sentire dei ringhi, non capii se era ancora Edward a ringhiare o se mi stavo immaginando tutto io.
Io rimasi ad indugiare fuori la porta, non sapendo che fare. Avevo paura di quel vampiro.
Feci un respiro profondo e lo richiamai, prima che questo sparisse. "Un attimo!"
Edward si voltò di scatto e si girò verso di me con aria interrogativa. Ma il gelo nel suo volto non lo abbandonò mai. "Cosa?" domando, infastidito.
Ero paralizzata. Mi ero pentita, ero stata una stupida. Gli occhi di Edward ostentavano odio ogni volta che questi si posavano su di me.
Deglutii "Potreste chiedere a Bella se..." non riuscii a terminare la frase, mi portai una mano al petto.
Terminò lui la mia domanda: "di riportarti il tuo medaglione?". Riuscii solo ad annuire.
"Vedrò di fartelo mandare." mi disse e sparì.
I miei occhi iniziarono straripare, non ci feci caso, entrai in stanza, facendo un gran fracasso, e mi misi sotto le coperte.
"Perché piangi?"
Andrew era seduto in una poltrona vicino al caminetto acceso, non me ne resi neanche conto prima. Il cuore batteva forte, preso dallo spavento. Che ci faceva lui qui?
Si alzò dalla poltrona e si avvicinò al letto, lentamente come se stesse studiando la situazione.  Tenni ostinata la testa nel cuscino mentre altre lacrime fuoriuscivano. “Vai via.” dissi a denti stretti cercando di non far sentire i miei singhiozzi.
Andrew non mi ascoltò e si mise sotto le coperte, dietro di me stringendomi forte.
"Perché piangi?" domandò di nuovo, questa volta più impaziente, spostandomi la grande massa di capelli dal viso.
"Oh Andrew!" dissi singhiozzando "Vattene!" spingendolo via dal letto.
"No! Voglio sapere!" insistette. Si mise a sedere nel letto e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Parve non essersi accorto dei miei vani tentativi di cacciarlo via.
Secondo te?! Indizio: c’eri anche tu!” gli urlai incurante di essere stata sentita probabilmente da tutta Volterra.
Andrew rimase in silenzio, senza dire niente. Abbassò gli occhi sulle lenzuola, lo sguardo colpevole.
Rimase in silenzio per un po’ mentre io davo sfogo alla mia rabbia e malinconia.
La mia vita, per la maggiore, era la più bella che chiunque altro al mondo poteva vivere. Ma per un semplice ordine, perché di ordine si trattava, la mia tranquilla vita venne spazzata via per appagare capricci di vampiri annoiati. Era come parlare ad un muro. Leggi non scritte non ti permettevano di andare contro a quei vampiri annoiati, accontentandoli in tutto.
“Mi dispiace.” disse alla fine Andrew con un sussurro.
Lo guardai sottecchi e sbuffai. Sinceramente non me ne facevo nulla delle sue scuse.
“Non è vero. Non ti dispiace.” gli dissi.
Ebbe abbastanza coraggio da guardarmi negli occhi “No, non mi dispiace.”
Il cuore divenne rigido come pietra e mi mancò il respiro sentendolo ammettere che non gli dispiacque affatto andare contro di me. Mi sentivo una stupida in quel momento.
“Non c’è altro da dire allora. Vattene.” gli dissi. Il mio tono assunse un’aria minacciosa.
Andrew non si mosse. Rimase seduto accanto a me nel letto, guardando fuori la finestra. Era pomeriggio e pioveva.
“Rimango qua. Sei ridotta male.” mi rispose, offeso, mandandomi una occhiata quasi di rimprovero.
“Mi hai fatto del male e ora non vuoi lasciarmi perché sono ridotta male?” gli domandai dando sfogo ad altre violente lacrime.
Andrew divenne una pietra. La mascella era contratta e i muscoli erano in tensione. I pugni stretti,le nocche sembravano strappare la palle marmorea.
“Non capisci.” disse alla fine, la voce ferma. In quel momento sembrava più grande dei suoi diciotto anni. Non mi guardò in faccia, continuò imperterrito a fissare la pioggia
“Non hai usato il tuo dono.” sussurrai io. Mi aspettavo di fare tutto ciò che voleva lui giù in grotta ma avvenne il contrario per mia fortuna e sorpresa. Quale momento migliore per controllare mentalmente una persona? Perché non l'aveva fatto?
La risposta la ricevetti da sola, come un colpo improvviso di vento. Sorrisi.
Andrew si alzò dal letto, visibilmente colpito. Iniziò a girare per tutta la stanza facendo ancora più crescere la mia ilarità.
“E’ stata Bella. Il suo scudo.” dissi, non smettendo di ridere. Andrew era seccato. Il suo orgoglio era stato colpito nel profondo. Non era così invincibile quanto credeva. C’era qualcuno che gli dava testa.
Lui si fermò in mezzo alla stanza, guardandomi come se fossi pazza. Una smorfia rovinava il bel viso “Non c’è nulla da ridere.”
“Si invece.” feci io “Chissà quante volte ci avrai provato!”
Lui sembrò non ascoltarmi.  “Si comporta in una maniera quasi morbosa con te. E non solo lei.”
Quella sua affermazione mi fece ridere di più. Era assurdo. Come poteva pensarlo? “Andrew non dire stupidaggini!”
Andrew sbottò “Non aveva motivo di proteggerti allora.”
Smisi di ridere. A quanto pare il tempo dello scherzo era finito per me. “Andrew ma che stai dicendo? Bella si è solo affezionata a me. E’ l’unica qui con un minimo di buon senso e compassione. Sto iniziando a volerle bene.” sussurrai.
Andrew mi lanciò una occhiataccia, dopo si affacciò alla finestra, incurante di bagnarsi il volto e i capelli dalla pioggia.  “Le hai dato quella collana.” disse a bassa voce, facendosi sentire solo da me.
Scesi dal letto e lo raggiunsi mettendomi al suo fianco. Lo odiavo, odiavo quelle sensazioni nuove che mi tormentavano ogni volta che era nelle mie vicinanze. In quel momento provavo un forte odio verso tutti e tutto ed una smania di scappare, impossibile da domare.
Mi sentivo in trappola, bloccata da tante forze opposte a me. Andrew mi faceva sentire in trappola.
Mi toccai il collo e mi sentii incredibilmente nuda “Il mio medaglione.” dissi sospirando. Quando me l’avrebbe portato Bella? L’ansia cresceva, speravo al più presto.
“Perché è così importante?” domandò lanciando una occhiata veloce verso la mia mano tenuta a coppa sul mio collo.
“Lì dentro potrebbe esserci tutto come potrebbe esserci niente.”
“Tutto cosa?”
“La mia vita.”
Andrew non fece altre domande, continuò insieme a me a guardare la pioggia.
Poco tempo dopo mi accompagnò a letto. Ero stremata.
Si liquidò dicendo: “Ti porterò qualcosa per la tua cicatrice e qualcosa da bere, sei affamata.” ma io ero già addormentata.



 

“Renesmee, svegliati.”
Venni scossa bruscamente, svegliandomi dal mio sonno senza sogni né incubi.
“Renesmee ora!”
Venni spogliata dalle mie coperte lasciandomi infreddolita. Delle mani fredde iniziarono ad accarezzarmi la testa. Aprii gli occhi e
vidi Andrew raccogliere i miei lunghi capelli in uno chignon spettinato.

“Avevo una sorella.” disse lui come per giustificarsi. Scese subito dal letto e si avvicinò alla piccola scrivania presente della mia stanza dove trafficò con delle piccole scatolette scure.
"Cosa vuoi fare?" domandai "Che ore sono?" Aveva smesso di piovere e il cielo era scuro ma limpido, non c'erano tracce di nuvole.
“Non abbiamo molto tempo.” bisbigliò pensieroso.
“Per fare cosa?” domandai. Nel frattempo lui scomparve nel bagno ed io andai verso la scrivania.
“Andrew.” lo chiamai “Cosa vuoi fare?”
Nella scrivania vi erano appoggiati degli aghi in acciaio e spessi fili di ferro. Li riconobbi perché ne avevo visti molti in vita mia.
Andrew riapparve con un asciugamano e un bacinella di ceramica piena d’acqua, li appoggiò nel comodino al lato del mio letto.
“Levati la maglietta.” disse
Mi abbracciai e diventai rossa come un pomodoro, ne ero certa.
“Sei pazzo.” gli dissi mettendomi a debita distanza da lui.
Andrew si portò indietro i capelli con fare esasperato “Ren, sei stata coraggiosa fino ad ora, non fare la bambina.”
“Mi può curare solo una persona.” dissi io, guardando quei aghi e nastri di ferro.
“Chi? Bella?” domandò.
“Non nominare Bella!” lo ripresi io.
Il suo volto si addolcì, forse comprese di aver sbagliato. Fece un respiro pesante e si avvicinò a me. Mi prese entrambe le mani e le baciò “Non lo farei se non fossi sicuro.”
Io mi allontanai subito “Se lo vuoi fare davvero basta che usi il tuo dono, no?”
Andrew ringhiò e si chinò verso di me facendomi rabbrividire “Vuoi che lo usi davvero? Non c'è nessuno ora che potrebbe fermarmi.”
Non gli risposi ma lo fissai negli occhi con tutta la rabbia che avevo in serbo per lui.
Andrew si fece da parte e mi fece segno di andare a letto: “Levati la maglietta e stenditi.”
Meglio farlo di propria volontà o di qualcun altro? Mi domandai. Andrew voleva solo aiutarmi ed io mi stavo comportando da bambina ma io mi fidavo solo di Carlisle. Era lui che stava studiando il modo migliore per risolvere il mio problema. Ma Carlisle non era con me in quel momento, c'era Andrew.
Feci un respiro profondo, mi tolsi la maglietta e mi stesi sopra il letto.
Anche Andrew si sedette nel letto, concentrato, e bagnò l'asciugamano dentro la bacinella passandolo poi sopra il mio stomaco, pulendolo dal sangue. Rimanemmo in silenzio, tutti e due stavamo guardando quella operazione.
Dopo tolse via l'asciugamano e la bacinella sporche di sangue e prese ago e filo pronte per lavorare.
Feci un respiro profondo e il cuore iniziò a battere forte.
“Fidati Ren.” sussurrò guardandomi negli occhi ed iniziò il suo lavoro.
Tolse via i vecchi fili pregni di sangue secco con una delicatezza estrema. Non sembrò essere minimamente colpito dall’odore o dalla vista. Era ancora un neonato e poteva perdere il controllo da un momento all’altro. Oh! Ma che stavo facendo?! Ero impazzita per averglielo lasciato fare  ma dovevo ammettere che non avevo mai visto nessun vampiro neonato così talmente padrone di sé davanti alla presenza del sangue.
Gemetti dal dolore un paio di volte mentre Andrew infilzava l'ago nella mia carne e richiudeva i due lembi divisi con forza. Mi rispondeva sempre con un “Scusa.” o con un “Stai ferma.” ad ogni mio lamento.  Quelli furono gli unici suoi momenti di distrazione e di conversazione.
La mia pseudo operazione, anche con Carlisle, richiedeva sempre un bel po’ di tempo e la stessa cosa fu con Andrew. Io cercai di distrarmi: guardando fuori la finestra o le fiamme che illuminavano l’interno del camino. Non ci riuscii. La mia testa gravitava intorno ad Andrew chino su di me, il suo volto era concentrato ma sereno allo stesso tempo. Questo rendeva più corposo il miscuglio di sensazione che tuonavano dentro di me.
Finimmo quando ancora la luna era alta in cielo anche se passò molto tempo. Alla fine Andrew. dopo aver bucato la mia pelle con l’ago per l’ultima volta per far passare il ferro, diede un bacio sulla mia cicatrice prendendomi alla sprovvista. Tante scariche elettriche partirono dal punto dove mi baciò verso il mio cervello.
“Ora devo andare.” disse riprendendosi le scatolette e mettendole dentro il mio zaino. Lo chiuse con attenzione e lo rimise dietro il camino. Si avviò velocemente verso la porta.  
Prima di uscire disse: “Spero che tu davvero possa perdonarmi.”

  
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