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Autore: TIZKI    26/06/2016    0 recensioni
Questa è la prima confessione di una serie che hanno come filo conduttore il delitto. Le confessioni sono frutto esclusivo dell’immaginazione; nulla di tutto ciò che leggerai è successo veramente: la realtà è di gran lunga più bieca, ma molto, molto meno interessante…
Se hai paura, se non te la senti, se pensi di non riuscirci: fermati qui, non oltrepassare questa linea.
La donna protagonista della prima confessione vive in una famiglia numerosa. La convivenza con un agglomerato di esseri umani farà scaturire nella mente, che esimi luminari potrebbero definire disturbata, reazioni lucide, di una lapalissiana evidenza.
La mente a volte spazia in ambiti che possono essere particolarmente pericolosi, essa trasforma le visioni oniriche in realtà e viceversa.
Non stupirti se troverai in questa confessione e nelle prossime situazioni talmente assurde ed incredibili da riservare loro la condizione di irrazionalità; esse saranno sempre lì ad attenderti: loro non hanno fretta.
Genere: Dark, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cazzo, potevo fare strike, invece mi sono fermato a venticinque. Pensate che sia stato bello? Non mi sono divertito sapete? Ho forse l’aria di chi si diverte? Ascoltatemi per favore perché non ho tempo da perdere e nemmeno voglia di parlare al vento. Fino a due anni fa eravamo rimasti in due della vecchia compagnia; ora ci sono solo io. Ci piaceva il bowling, andavamo tutti i giovedì in quello sui viali, quello che poi hanno chiuso un po’ di anni fa e ci hanno costruito quei palazzi. Ma sì quel centro residenziale con la piscina poco più avanti di qui. Voi siete giovani e il bowling non ve lo ricordate, ma là c’era proprio un bowling, non scherzo. Ci spaccavamo i polsi con quelle biglie, ma non ce ne fregava niente. Ci piaceva quel gioco ed era l’unica cosa che contava. Eravamo in sette, sempre uniti; solo uomini naturalmente: le donne ti rovinano. Quando hanno chiuso il bowling ci siamo spostati in un altro locale dove avevano quattro piste in croce e dovevi fare la fila per giocare, quindi ce ne siamo andati anche da là e per mesi abbiamo girovagato per la città alla ricerca di un posto come quello sui viali, ma niente da fare: quello sui viali era unico. Ci trovavamo bene là, forse anche perché eravamo giovani o forse perché il barista ogni tanto ci allungava delle birre sotto banco senza farsi vedere dal padrone; anche lui a volte giocava con noi; perdeva sempre però; non era un granché come giocatore. Il più bravo di tutti era Gianni detto Spritz perché ne riusciva a farsene quattro di fila per poi fare strike. Era un asso Gianni. Lui è stato l’ultimo ad andarsene. Ci eravamo fatti anche la divisa e le borse per le biglie tutte uguali. Ci facevamo chiamare gli scarburati. Maglietta rossa con le scritte blu e pantaloni lunghi attillati. Che fighi eravamo. Avevamo comprato le biglie dal grossista che riforniva il bowling. Biglie gialle fosforescenti, erano fantastiche; quando le facevi scivolare sulla pista parevano dei lampi di luce che si dirigevano a tutta velocità verso i birilli e quando li colpivano sentivi un boato che ti prendeva dentro. Cazzo quante ne abbiamo combinate insieme. Che ricordi magnifici. Pian piano se ne sono andati via tutti. Si sono sposati quegli imbecilli: l’ho sempre detto io che le donne ti fregano e loro non mi hanno dato retta; ad uno ad uno sono spariti. Pensate, dicevamo che non ci saremmo mai separati. Sempre uniti era il nostro motto. Palle, solo palle mal raccontate per giunta. Non ci avrei mai creduto di rimanere solo, solo come un cane. Anche Gianni mi ha lasciato per quella troia di Irene, la più cessa del quartiere. Gianni si è fatto fottere dalla più cessa, non c’è più religione. Lui il più grande giocatore di bowling che si riduce a scodinzolare dietro una gonnella, per dipiù cozza. Sono andati a vivere tutti nello stesso quartiere: indovinate? Il quartiere sorto sulle macerie del bowling, proprio in quei palazzi che hanno decretato la nostra fine cazzo. In sette eravamo; loro si sono sposati. Sei uomini con sei donne e hanno fatto quattordici figli cazzo. Sei più sei fa dodici, più quattordici fa ventisei. Solo venticinque ne ho ammazzati; potevo fare strike. Dove cazzo si è nascosto quel marmocchio di merda.
   
 
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