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Autore: Ninfea Blu    26/06/2016    2 recensioni
Storia che nasce da una costola di "Carlisle. L'anima di un vampiro", (riferimento cap. 5, se volete saperne di più) ma potete leggerla anche senza aver letto la storia originale.
Volterra inizio '800. Haidi, la pericolosa vampira dei Volturi, incontra qualcuno, un giovane mortale che la riporta indietro nel passato.
"I suoi occhi... sono ancora qui, in questa stanza. Sono ancora qui, posati su di me. Non sono mai andati via."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Aro, Heidi, Volturi
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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cap 6

6 – Tra presente e passato

 

 

 

Il cielo è plumbeo sopra Volterra; questa è solo un’altra giornata fuori dal Palazzo dei Priori, prigione in cui dovrò tornare. Va bene lo stesso, se seguiranno altri giorni uguali a questo; giorni senza sole che splendono come diamanti. Se questo è il pegno che devo pagare per vivere questi momenti che profumano di vita dimenticata, accetto volentieri il mio supplizio e il rischio di subire la giustizia impietosa di Aro, se venissi scoperta.

Il mio angelo mi tiene tra le braccia, e il suo calore si propaga nelle mie membra gelide. Bacia con trasporto le mie labbra fredde, le cerca con urgenza quasi dovesse dissetarsi ad una forte d’acqua, e gli rispondo nello stesso modo; in tutti i suoi gesti c’è una tale passione che mi delizia e incanta. Mi basta guardarlo negli occhi celesti, che nulla possono avere in comune con i suoi, per ricordare i dettagli più precisi di un altro volto che avevo amato, tanto quanto adesso sto amando Carlos.

Ma può essere amore, questo?

Può il mio cuore morto da troppi secoli, essere ridestato per il fremito dimenticato di un sentimento che non devo o posso provare? Non lo so, eppure mi sento come se Carlisle fosse di nuovo con me.

Cammino al fianco di Carlos, e il ricordo soave di una sera lontana trascorsa in un giardino che profumava di glicini irrompe prepotente in questo presente.

Carlisle era andato a visitare un paziente, e io fremevo nell’attesa, mentre mi godevo la meraviglia naturale in cui ero immersa, il lilla dei fiori che scendevano come cortine di un’alcova improvvisata.

I primi tempi della sua permanenza coi Volturi, non avevo creduto che la sua vocazione umanitaria fosse autentica; dovetti ricredermi in fretta e con sgomento, proprio quel giorno, quando lo vidi rientrare al Palazzo dei Priori con l’aria serena, e più ancora appagata. Nei suoi occhi dorati vidi brillare la luce della più autentica felicità, e ne fui sconvolta.

 

-             Ti piace davvero fare il medico?

-             Certo. Mi gratifica enormemente. Molte volte la mia professione mi dà vero sollievo. Ti sembra impossibile che un vampiro possa vivere così?

-             No, lo vedo che sei molto coinvolto da ciò che fai. Ma a volte, mi sembra qualcosa d’inutile. Tutto il tuo prodigarti per dei semplici mortali… Non pensi mai che allunghi il tempo della loro sofferenza?

-             Non la vedo in questo modo. Il mio scopo è allontanare la sofferenza umana, se possibile eliminarla. Quando questo succede, anche io mi sento meglio con me stesso, con ciò che sono. È un modo per dare un senso alla mia esistenza… il potere di sconfiggere la morte, anche se per poco tempo, è qualcosa di potente e misterioso…è quasi mistico, Haidi. Non è come essere immortali… è molto di più…

 

Avevo fissato Carlisle ad occhi sgranati, colpita e affascinata; lui non mentiva, lo sentivo con estrema chiarezza. Eppure, mai parole mi erano parse più sorprendenti, e in qualche maniera oscure.

 

-             Molto di più? Cosa c’è di più grande dell’immortalità, Carlisle? Siano creature eterne, quanto di più vicino ad una divinità…

-             No Haidi, siamo quanto di più lontano, l’estremo opposto. I vampiri non hanno come scopo la salvezza… non è per questo che siamo stati creati. Io ho deciso di ribellarmi all’ordine naturale delle cose, ho scelto chi voglio essere. Se anche la mia fosse una scelta dettata da pura follia - perfino Aro lo pensa, e non mi serve leggere il pensiero per capirlo – non m’interessa restare confinato nelle comode certezze altrui. Per quanto assurdo, io sono tenebra che ha scelto di essere luce…

 

 

Era un’idea straordinaria, che recava in sé qualcosa di spregiudicato, perfino presuntuoso. Quanta fatica ho fatto a comprendere la grandezza di Carlisle, una grandezza che ho amato, che mi affascinava e mi pareva irraggiungibile. Rammento ora le sue parole di allora, e mi pare di comprenderle appieno per la prima volta: sfidare se stessi, il proprio destino e i propri limiti. Noi come gli uomini. Forse è questa l’unica libertà che davvero possediamo. I vampiri non hanno limiti, non se ne pongono perché credono di non averne, e non si rendono conto che la loro stessa natura terribile è quel limite che li condanna all’immortalità senza scopi più alti.

Il mio sentimento per un mortale può essere il mio scopo più alto? Quanto sono disposta a sacrificare per lui? Desiderare di amarlo, volerlo senza volere la sua vita, che mi sarei presa senza remore fino a poco tempo fa, se conoscere il suo cuore generoso e puro non mi avesse fatto sentire così profondamente diversa, in conflitto con me stessa.

Quale miracolosa trasformazione si sta operando in me? Possibile che io, un vampiro senz’anima, possa cambiare per amore? Devo essere pazza a pensarlo. Forse sono solo vittima di un inganno, io che degli inganni sono regina suprema e incontrastata.

A volte, mi sento indegna di Carlos. Il mio angelo è un’anima candida e pura, che non conosce conflitti esistenziali, la luce è il suo elemento naturale. Mi ricorda Carlisle nell’aspetto, ma ha poco in comune con lui, oltre il desiderio di perseguire il bene. Questo giovane ingenuo e innocente non sa che basta la mia vicinanza, il mio amore distruttivo, malsano e impuro a condannare il suo spirito alla devastazione dell’inferno.

“Siete pensierosa Haidi; non mi volete dire cosa avete?”

“No, Carlos. Perché rovinare un bel momento con le mie sterili preoccupazioni? Piuttosto ditemi: avete deciso cosa fare della vostra vita, quando lascerete Volterra?”

Non accadrà mai. Come potrei rinunciare a lui? Quale grande atto d’amore sarebbe lasciarlo libero. Ma io sono tenebra, e tenebra resto; il mio egoismo è ancora più grande e immutabile, non c’è miracolo che possa vincerlo. Rinunciai a Carlisle contro ogni mio desiderio, impossibilitata a trattenerlo, ma fu uno strazio che non voglio subire di nuovo.

“Ci stavo pensando. – Mi risponde dopo un istante. - Vi avevo detto che godo di un notevole vitalizio famigliare e vorrei farlo fruttare; pensavo di usare una parte di quei soldi per far costruire un piccolo ospedale, un sanatorio o un ricovero per i poveri della mia città; ce ne sarebbe un gran bisogno. Mi giudicherete un sentimentale romantico.”

“Io credo siate un uomo retto, pronto a spendersi per il prossimo. Ero certa che avreste trovato il modo di farvi onore. Mi rendete orgogliosa di voi e voglio incoraggiarvi nella vostra impresa. Mi farete avere notizie dettagliate del vostro prossimo progetto, e se me lo permettete, vorrei contribuire almeno in minima parte. Non vi dispiace, vero?”

“No, Haidi, anzi, trovo che sia molto generoso da parte vostra… non sareste neppure obbligata ad aiutarmi…”

Colgo un vago sconcerto nella sua voce, un’esitazione delicata. È impressionato dal mio slancio, ma è davvero troppo facile ingannarlo. Altrettanto brucia il rimorso che segue, fulmineo come una saetta, più vero e doloroso di tutte le menzogne che partorisce il mio cuore di creatura contorta e corrotta, insieme all’unica verità.

“Lo faccio volentieri, perché vi voglio bene, Carlos.”

“Oh, Haidi… io…”

“Non dovete dire nulla…”

Lo interrompo, perché non posso udire altro dalle sue labbra sincere, troppo perché non mi facciano male le sue parole. Se Carlos prova davvero un sentimento per me, è senza dubbio più genuino e disinteressato della brama di possesso di un vampiro, che si traduce in lussuria e sangue.

È così che io amo, è così che io lo voglio.

Questa brama violenta ha poco in comune con l’amore, ma l’illusione è dolce perfino per me.

L’altra notte mentre i nostri corpi erano allacciati e fusi nell’ennesimo amplesso, con un’unghia affilata ho inciso la pelle liscia e bianca del petto all’altezza del cuore, e con gli occhi accecati nell’oscurità vermiglia, ho leccato ingorda la lunga stilla di sangue dolce e caldo che fuoriusciva. Labbra e lingua non volevano più staccarsi dalla ferita, succhiavo goccia a goccia, mentre l’estasi mi scendeva in gola e si univa a quella sessuale che esplodeva al centro delle mie carni con un fuoco che le divorava. Non so come ho fatto a non ucciderlo in quell’istante di follia. Carlos è completamente indifeso in quei momenti, un giocattolo nelle mie mani, e notte dopo notte, non c’è afflizione che m’impedisca di fare di lui ciò che voglio, con l’unico sforzo di dover controllare la mia natura violenta che vorrebbe prevalere.

“Mi avete sognata di nuovo?”

Chiedo, mentre la mia mente torna a quel piacere feroce che ho provato. Piacere che mi prenderò di nuovo, tra poche ore, anche se prima dovrò placare le voglie di Santiago, che ultimamente mi reclama con insistenza preoccupante, e io devo utilizzare tutte le mie arti più sottili per tenerlo a bada.

“Sì, Haidi. Ora vi sogno praticamente ogni notte…” e dicendolo, mi lancia uno sguardo febbricitante e allusivo.

“Ve lo avevo promesso, no? Avrei popolato i vostri sogni…”

“Se sapeste come vi sogno, Haidi… - sospira - mi disprezzereste per ciò che oso immaginare…” Mi afferra per le spalle, sembra disperato. Le sue labbra sono troppo vicine alle mie. E io capisco.

“Non potrei mai disprezzarvi, Carlos… - ribatto convinta, ma non so perché, mi faccio scrupolo di metterlo in guardia - ma forse, voi potreste odiare me… e ne avreste tutti i motivi…” e il tremito nella mia voce tradisce la mia paura.

“Odiarvi? Cosa dite! – Esclama costernato. - La verità è che i sogni non mi bastano più, Haidi. Voglio amarvi per davvero, voglio essere vostro e voglio che siate mia. Lo so che vi sto chiedendo l’impossibile, ma non c’è altro che io desideri più di questo.”

Quali parole escono dalla sua bocca! Possono sconvolgermi così tanto, fino a sentirmi vinta e arresa ad una forza che ride del vampiro e lo annienta. Uno strano sorriso mi affiora sulle labbra, ma non so da quali abissi provenga.

Cosa è stato? Un sussulto, quasi il mio cuore avesse ripreso a battere per un secondo. È impossibile, naturalmente. Il mio cuore non può rianimarsi, ma non so spiegare questo fremito, una scintilla che arde un secondo, non resiste e si spegne, ma lascia il segno nero di una bruciatura.

Troppo turbata, prendo il mio angelo per mano.

“Venite…”

Lo trascino con me, attraverso le vie più segrete di Volterra, per mostrargli angoli misteriosi di questa cittadina toscana che solo io conosco, per dividere con lui momenti che siano esclusivamente nostri. C’è un posto che amo in modo particolare, dove vado spesso da sola, quando cerco un momento d’oblio lontano dai miei delitti, dal sangue, dalle urla delle vittime che riecheggiano col loro suono di morte dentro le mura del palazzo di Aro.

Mi piace il silenzio di questo posto, la pace che si respira in questo piccolo chiostro quadrato all’interno di un monastero benedettino, che i monaci del convento lasciano aperto ai viandanti per poche ore al giorno, che richiudono prima che scenda la notte. Mi siedo sul muretto basso che delimita il portico con le sue piccole colonne, e mentre osservo le piante fiorite del piccolo giardino, qualche volta dimentico chi sono, il sangue, i pianti, la disperazione, la crudeltà di cui è impastata la mia carne fredda.

Guido Carlos fino a qui, e gli chiedo di sedersi accanto a me. Aspetto che si plachi il turbamento che mi ha sconvolto, e so che in questo luogo posso ritrovare la calma che ho perso: le parole impetuose di Carlos hanno eccitato la mia fantasia e il pensiero di accogliere la sua richiesta si è scatenato nella mia mente con una forza virulenta. È difficile scacciarlo, ma ho troppo chiaro quanto sia pericoloso cedere ad una simile tentazione, per me e soprattutto per lui.

Finché possiedo Carlos nell’incoscienza, posso controllare i miei istinti più bestiali, ma cosa accadrebbe se il mio angelo fosse libero di manifestare il suo desiderio, rispondere alla mia passione con le sue carezze più audaci? È un pensiero che sconvolge i sensi, e la mia mente perversa precipita in un delirio di visioni proibite dei nostri corpi stretti in un abbraccio che fonde le nostre carni.

Carlos si accorge del turbamento che mi domina, e si lascia andare al rammarico.

“Perdonatemi Haidi; mi rendo conto di avervi turbata, forse offesa. Ho parlato senza riflettere, ma non posso negare o nascondere ciò che provo, quando mi siete accanto; voi scatenate in me una grande passione, un trasporto che non avrei mai creduto di poter provare fino a questo punto.”

Carlos afferra una delle mie mani; ha l’ardire di sfilare il guanto di velluto che la protegge per accarezzare le mie dita, e intrecciarle con le sue. Per quanto casto, il calore di un tale contatto mi stordisce.

“La vostra pelle è fredda, e non so come sia possibile, eppure quando vi sfioro, le fiamme divampano dentro di me… quando vi bacio, il fuoco avvolge il mio cuore e lo brucia. Prima di incontrare voi Haidi, non ho mai avuto sensazioni tanto forti per nessuno, vi prego di credermi.”

Non posso fare a meno di posare una mano sul suo cuore; lo sento battere potente, un tamburo travolto dall’emozione incontenibile che lo attraversa come una scossa, e arriva fin sotto al mio palmo. L’azzurro incredibile dei suoi occhi sembra farsi più vivido mentre sento il suo sangue correre veloce.

“Quanto impeto che nascondete Carlos… la stessa passione che…”

Mi interrompo bruscamente e abbasso il capo sul suo petto, travolta dal ricordo; le labbra di Carlisle mi assalivano fameliche, reclamando la mia bocca, il collo, percorrevano il mio corpo come una striscia di fuoco, e bruciavano la mia pelle lungo il percorso. La passione scaldava e accendeva i nostri cuori, ed era come se riprendessero vita. Era una sensazione meravigliosa.

Era gioia pura.

Poi, come è venuto, lentamente il ricordo si affievolisce; io sono ancora appoggiata al petto del mio angelo. Carlos mi solleva delicatamente il viso, in cerca forse di una traccia di fragilità liquida che non può trovare. Incontro i suoi occhi e leggo perplessità in essi, un dubbio che scorgo per la prima volta. Non è mai stata mia intenzione parlargli del mio passato, né di Carlisle ma le parole che pronuncia mi costringono a fare i conti con esso.

“Signora, quando incrocio i vostri occhi a volte ho l’impressione che il vostro sguardo mi attraversi e vada perdendosi alla ricerca di qualcuno che non sono io…”

Sono così stupefatta che resto immobile come una statua, mentre Carlos insiste.

“Signora, perché quel giorno nella chiesa, avete scelto me? Esiste una qualche ragione se mi avete accordato la vostra affettuosa amicizia? Se rischiate la vostra stessa sicurezza per incontrarmi in segreto? Vi prego, ditemi la verità. Io forse vi ricordo qualcuno che avete perso?”

“Oh, non vi facevo così perspicace. Vi ho sottovalutato…”

All’improvviso mi rendo conto di quanto sia vero.

“Non ve l’ho detto prima, ma è da un po’ che nutro questo sospetto…”

E sia, allora.

Lascio che la verità si manifesti. E mentre racconto ogni cosa, i ricordi mi assalgono, e il fatto più strano e che parlarne mi dà sollievo. È come mostrare a Carlos una parte del volto che tengo in ombra, e la sua comprensione, l’empatia che mi dimostra è appagante. È un balsamo sul mio tormento.

“È vero, Carlos, voi mi ricordate tanto qualcuno… una persona che appartiene al mio passato, che ho amato molto e che purtroppo ho perduto. Mi ricordate lui in tante cose… era così simile a voi, sapete? La prima volta che vi vidi, rimasi così impressionata… sembrava non fosse trascorso neppure un giorno… così, vi avvicinai con una scusa e feci in maniera di allontanarvi dalla vostra fidanzata…”

Non so quale impulso m’induca a essere così sincera, seppure non abbastanza da rivelare quello che non voglio confessare, salvo ciò che serve ad impressionarlo, dargli la misura del mio effettivo coinvolgimento.

“Che cosa vi ha separati, se posso chiederlo? Non siete obbligata a rispondermi, se per voi fosse troppo penoso…” Mi domanda curioso, col timore di essere invadente e irriguardoso. Invece, la sua delicatezza mi commuove e mi rapisce.

“Fu costretto a lasciarmi; se ne andò da Volterra. In realtà, mi chiese di seguirlo, ma non ero libera di poterlo fare”.

Qui mi fermo, e quasi mi mordo la lingua. Andare oltre sarebbe fatale e forse ho già parlato troppo.

“Siete stata abbandonata? Voi? Come è possibile? Io trovo inconcepibile starvi lontano solo poche ore, e un altro uomo ha potuto…”

“Fu costretto… per le stesse ragioni che potrebbero indurre voi a fare altrettanto…” ma questa è l’ennesima menzogna, perché Carlos non potrà mai avere una tale opportunità, io per prima non lo permetterò. Non si sfugge ai Volturi, e di certo non può farlo un essere umano.

“Solo voi Haidi, potreste costringermi a lasciarvi. Io, di mia volontà, non lo farei mai. Anzi, vi dirò di più: il mio desiderio più grande è che voi possiate seguirmi, quando tornerò a casa, nel mio paese…”

“No Carlos, ma cosa dite? – Poso una mano sulle sue labbra, nel tentativo di farlo tacere. – Questo è del tutto impossibile. Smettetela di dire cose come questa, non sono altro che follie da parte vostra. Dovete smetterla di farmi richieste assurde!”

La mia voce si riduce quasi ad un sibilo di rabbia, ma Carlos non pare spaventato dalla mia reazione, e inizio a pensare che questa passione lo stia trascinando nell’incoscienza. È spavaldo e sfida la sorte perché ignora la portata del rischio che corre. Infatti, obbietta alle mie rimostranze in un modo che mi spaventa, per ragioni che vanno oltre le mie paure immediate.

“Qualcosa d’oscuro vi trattiene qui, lo so. Io non so immaginare cosa sia… a volte, in voi stessa, perfino nei vostri occhi trovo qualcosa d’inquietante… ma il vostro mistero non mi spaventa. In realtà, mi affascina e mi attira a voi, come qualcosa di sublime e io…”

Le sue parole mi travolgono, sono un fiume in piena inarrestabile. Tutto ciò sarebbe normale, se Carlos fosse una vittima sacrificabile, ma c’è troppo in gioco. Spalanco gli occhi sopraffatta da tanta foga, e ho l’impressione di perdere il controllo.

“Dovrebbe spaventarvi, invece! - Mi allontano in modo brusco e devo controllarmi per non rivelare troppo della mia natura, e quasi con cattiveria riporto il suo spirito dentro i confini del buon senso. - Voi non sapete con cosa avete a che fare. Non sapete nulla di me! Vi sembro un angelo caduto da qualche Regno Celeste? Beh, non lo sono! Guardatemi bene: - aggiungo, spalancando le braccia di fronte a lui, - sono quanto di più lontano da un angelo. Potrei essere la causa di tutti i vostri mali, Carlos… e lo sarò, senza dubbio.” Le ultime parole mi escono con un sospiro di rassegnazione.

Carlos è troppo preso dal suo impeto per capire, o vagamente immaginare quello che sto dicendo e non sono mai stata più sincera di adesso. E non è stato per calcolo.

“Haidi, deve esserci un modo perché possiate liberarvi. Io potrei aiutarvi, se solo voi voleste concedermi la vostra fiducia…”

Carlos si è alzato e mi fronteggia. Mi ha afferrato le mani mentre parlava, ed ecco di nuovo, avverto questo senso di tenerezza che mi esplode dentro. Il mio sguardo inquietante si fa più dolce, mentre incontro i suoi limpidi occhi azzurri e mi accorgo di quanto sono diventata fragile, se bastano le sue parole a farmi abbassare le armi e alzare la mia mano in una carezza sul suo viso.

“Oh, Carlos… siete così ingenuo, così candido. Sembrate incapace di vedere il male. È per questo che mi piacete così tanto…”

“Venite da me stanotte. Vi aspetterò sveglio; potete raggiungermi all’imbrunire, così nessuno vi noterà. Vi prego, traducete i miei sogni in realtà…”

Sospiro pensando quanto vorrei arrendermi alla tentazione che mi offre.

“Lasciamo che restino sogni, Carlos. È meglio… Il prossimo giorno senza sole, mi troverete qui. Io vi aspetterò…”

Lascio le sue mani e mi allontano. Quando Carlos tenta di seguirmi fuori dal chiostro, io sono già scomparsa tra i colori malinconici della sera.

 

 

*******

 

 

Santiago si spinge dentro di me.

I suoi affondi sono implacabili e i miei artigli gli graffiano le spalle, mentre i miei pensieri viaggiano in altre stanze e il mio amate vampiro soggiogato alle mie grazie non sospetta nulla.

 

Appena rientrata a palazzo, sono venuta a cercarlo; era nella sua stanza che mi aspettava. Era già nudo sotto le lenzuola che lasciavano scoperto solo il suo torace.

Il suo corpo bianco e possente mi eccita solo guardandolo; Santiago è consapevole dell’effetto che ha sui miei sensi, così n’approfitta sempre, senza alcuna esitazione, per godere del compromesso che ci coinvolge. D’altronde, io oppongo una minima resistenza e n’approfitto esattamente come lui.

Mi ha lanciato un sorriso sfacciato e compiaciuto, e l’ho fissato sfrontata, mentre mi spogliavo di fronte a lui. Sono saltata in piedi sul letto e ho lasciato che il suo sguardo percorresse il mio corpo nudo dal basso. L’ha fatto lentamente, scrutando con minuzia ogni centimetro di pelle. Potevo vedere i suoi occhi incupirsi per il desiderio, e la prima volta che ha tentato di afferrarmi, io sono sfuggita per stuzzicare di più la sua brama di avermi. Due secondi dopo, la mia schiena avvertiva la seta del lenzuolo, e Santiago era su di me, mi baciava sulla bocca mentre la sua mano si faceva strada tra le mie cosce, che subito dopo accoglievano la sua virilità che sprofondava nel mio corpo.

Potevo continuare a godere del nostro amplesso, mentre immaginavo che il suo desiderio selvaggio, i suoi baci affamati, le sue carezze sfrontate fossero quelle di un altro.

Potevo continuare a fingere, sognare di essere amata così dal mio angelo, ma la fantasia travolge i miei sensi e li accende in maniera folle; trascinata dall’estasi, la mente obnubilata, persa nel delirio, cedo alla debolezza di chiamare per nome il mio sogno proibito.

Sento Santiago bloccarsi come fosse in preda ad una paralisi. Soffoco la voce dentro il petto, poso le mie iridi su di lui solo un istante, e mi basta per capire; la rabbia gli sta montando dentro, si gonfia come un’ondata impetuosa, caricandosi d’energia devastante e sta per travolgermi.

Sento le sue mani stringersi sulle mie braccia, poi inizia a scuotermi, con furia crescente.

“Non è possibile…” Un sibilo rauco le sue prime parole.

“Santiago lasciami.”

“Ti proibisco di pensare a lui, mentre fai l’amore con me. Mi hai capito?”

Sta cercando di controllarsi, ma la rabbia sorda è appena confinata dietro parole feroci.

“Smettila! Ti ho detto di lasciarmi!”

Travolto dall’ira, Santiago emette un ringhio e mi solleva di peso, per schiacciarmi col suo corpo contro la parete dietro la testiera del letto. Il colpo potente frantuma i lastroni del muro.

“Non voglio che pensi a quel misero omuncolo quando sei con me! Non provare a fingere di amarmi, Haidi! Non lo sopporto!”

La voce del vampiro vibra di rabbia, ma c’è qualcos’altro, lo sento; forse è amarezza, o disinganno, e io mi sento confusa perché non capisco la causa di una simile reazione. La semplice gelosia non giustificherebbe un comportamento del genere.

Un vago sospetto mi assale mentre Santiago mi fissa deciso, e indovino quello che rivela il suo sguardo: è profonda tristezza che leggo nei suoi occhi, e la scoperta mi lascia nello sconcerto.

Quando Santiago mi lascia andare, allontanandosi verso la parte opposta della stanza, avverto la sua strana rassegnazione, e la verità più incredibile mi esplode nel petto, confermata poi dalla confessione straziante del mio amante immortale. Santiago in piedi di fronte a me, oltre il corpo, mette a nudo i suoi sentimenti, e rivela una fragilità insospettabile.

“Maledizione Haidi! Davvero non hai capito? Perché credi che ti abbia chiesto di tornare insieme a me? Io ti amo… sono ancora innamorato di te.”

Sono così sorpresa che nell’immediato non riesco a dire quello che vorrei, e la mia reazione è un misto di scherno e incredulità.

“Tu vuoi farmi credere d’essere capace di amare? Un vampiro sanguinario? – Mi viene da ridere e non riesco a nasconderlo. – Il nostro è solo sesso, non ti confondere. Il tuo non è amore, è brama di possesso. Mi desideri come desideri il sangue, per te è la stessa cosa.”

“No, Haidi! Io ti amo davvero… credo di averti sempre amato. Ti amo così tanto, che ero disposto a dividerti con un essere umano, per averti per me almeno un po’… ero disposto ad aspettare, certo che ti saresti stancata presto della tua banale infatuazione e saresti tornata da me… e ora vivo col terrore che Aro possa scoprirti e farti del male.”

Sembra terribilmente sincero, ma so anche che ho di fronte un vampiro; siamo creature abilissime nell’arte di dissimulare la verità. Santiago in questo è un maestro da cui si può solo imparare.

“Tu sei preoccupato per me? Ti aspetti creda alle tue fandonie? Non scordare con chi stai parlando! – Adesso sono arrabbiata anch’io e divento impietosa. - Tu mi hai ricattata, mi hai proposto il nostro compromesso per avere quello che volevi, e lo hai avuto! Non venire adesso a parlarmi d’amore, tu non sai cosa sia!”

“Tu invece lo sai, vero? Hai avuto l’esclusiva una volta col tuo dottore vampiro, e credi di poterlo provare solo tu… Sei presuntosa! Ma Carlisle aveva ragione…”

Santiago non fa in tempo a finire la frase che mi avvicino fulminea e lo colpisco con uno schiaffo, che non serve a farlo tacere. Lui prosegue, impietoso e duro.

“Lo ami il tuo umano? Sapresti dare la tua vita per lui, o piuttosto ti prenderai la sua? Perché la differenza è tutta qui…”

“Smettila di parlare d’amore! Siamo vampiri, te lo ricordi?”

“Sì, molto meglio di te! Sono un vampiro disposto a rischiare per amore, che oserebbe opporsi ad Aro per salvarti. Darei la mia vita, per te, Haidi. Tu invece che farai? Rischi tutto per un po’ d’eccitazione momentanea? Ti prenderai il suo sangue… bene che vada, lo trasformerai e lo condannerai alla nostra esistenza, ammesso che Aro ti permetta di farlo!”

“No, smettila! Tu non capisci… lui mi fa sentire viva! È una sensazione che non provavo più da molto tempo, e lo terrò in vita finchè continuerò a sentirmi così. È un gioco pericoloso? Forse, ma mi piace, ed è il meglio che potesse capitarmi in questa esistenza infinita e monotona… se vuoi proteggermi, mantieni il segreto, e Aro non lo saprà mai, e quando lo scoprirà, l’umano sarà già morto e nessuna legge sarà stata infranta…”

“Sei davvero convinta che finirà così?”

“Se tu non rovini ogni cosa, sì… potrebbe finire così…”

Io per prima sto mentendo.

Non so prevedere dove questa storia ci porterà. In verità, non so neppure quanto posso fidarmi di Santiago, dunque non sono stata del tutto sincera con lui, circa i miei reali sentimenti verso Carlos. Se pensa che io possa esserne innamorata, potrebbe diventare un’arma contro di me, un indizio a mio sfavore, da servire su un piatto d’argento ad Aro. L’unica cosa vera, è che mi fa sentire viva, e questo è qualcosa per cui sono disposta a rischiare.

E Santiago?

Mi ama davvero? È amore quella strana luce malinconica che ho colto recentemente in alcuni suoi sguardi, che non ero in grado di decifrare? Un vampiro capace di terribili crude nefandezze, darebbe davvero la vita per me? Non riesco a pensare che possa essere capace di farlo, mosso da un sentimento tanto grande che non appartiene alle creature come me.

I nostri animi si sono placati e io mi rivesto per andarmene.

Né io né lui ci siamo accorti che qualcuno oltre le mura di questa stanza, ha spiato volutamente la nostra conversazione, un dettaglio che senza dubbio avrei dovuto prevedere.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Secondo voi, Santiago è davvero innamorato?

Chi è il personaggio che ha ascoltato la loro conversazione?

Le risposte nel prossimo capitolo, se vi andrà di leggerlo, se intanto volete lasciare un commento a questo mi farà piacere. Un saluto e grazie a chi segue la storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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