6 – Tra presente e passato
Il cielo è plumbeo sopra
Volterra; questa è solo un’altra giornata fuori dal Palazzo dei Priori,
prigione in cui dovrò tornare. Va bene lo stesso, se seguiranno altri giorni uguali
a questo; giorni senza sole che splendono come diamanti. Se questo è il pegno
che devo pagare per vivere questi momenti che profumano di vita dimenticata,
accetto volentieri il mio supplizio e il rischio di subire la giustizia
impietosa di Aro, se venissi scoperta.
Il mio angelo mi tiene tra le
braccia, e il suo calore si propaga nelle mie membra gelide. Bacia con
trasporto le mie labbra fredde, le cerca con urgenza quasi dovesse dissetarsi
ad una forte d’acqua, e gli rispondo nello stesso modo; in tutti i suoi gesti
c’è una tale passione che mi delizia e incanta. Mi basta guardarlo negli occhi
celesti, che nulla possono avere in comune con i suoi, per ricordare i dettagli
più precisi di un altro volto che avevo amato, tanto quanto adesso sto amando Carlos.
Ma può essere amore, questo?
Può il mio cuore morto da troppi
secoli, essere ridestato per il fremito dimenticato di un sentimento che non
devo o posso provare? Non lo so, eppure mi sento come se Carlisle fosse di
nuovo con me.
Cammino al fianco di Carlos, e
il ricordo soave di una sera lontana trascorsa in un giardino che profumava di
glicini irrompe prepotente in questo presente.
Carlisle era andato a visitare
un paziente, e io fremevo nell’attesa, mentre mi godevo la meraviglia naturale
in cui ero immersa, il lilla dei fiori che scendevano come cortine di un’alcova
improvvisata.
I primi tempi della sua
permanenza coi Volturi, non avevo creduto che la sua vocazione umanitaria fosse
autentica; dovetti ricredermi in fretta e con sgomento, proprio quel giorno,
quando lo vidi rientrare al Palazzo dei Priori con l’aria serena, e più ancora
appagata. Nei suoi occhi dorati vidi brillare la luce della più autentica
felicità, e ne fui sconvolta.
-
Ti piace davvero fare il medico?
-
Certo. Mi gratifica enormemente. Molte volte la mia
professione mi dà vero sollievo. Ti sembra impossibile che un vampiro possa
vivere così?
-
No, lo vedo che sei molto coinvolto da ciò che fai.
Ma a volte, mi sembra qualcosa d’inutile. Tutto il tuo prodigarti per dei
semplici mortali… Non pensi mai che allunghi il tempo della loro sofferenza?
-
Non la vedo in questo modo. Il mio scopo è
allontanare la sofferenza umana, se possibile eliminarla. Quando questo
succede, anche io mi sento meglio con me stesso, con ciò che sono. È un modo
per dare un senso alla mia esistenza… il potere di sconfiggere la morte, anche
se per poco tempo, è qualcosa di potente e misterioso…è quasi mistico, Haidi.
Non è come essere immortali… è molto di più…
Avevo
fissato Carlisle ad occhi sgranati, colpita e affascinata; lui non mentiva, lo
sentivo con estrema chiarezza. Eppure, mai parole mi erano parse più
sorprendenti, e in qualche maniera oscure.
-
Molto di più? Cosa c’è di più grande
dell’immortalità, Carlisle? Siano creature eterne, quanto di più vicino ad una
divinità…
-
No Haidi, siamo quanto di più lontano, l’estremo
opposto. I vampiri non hanno come scopo la salvezza… non è per questo che siamo
stati creati. Io ho deciso di ribellarmi all’ordine naturale delle cose, ho
scelto chi voglio essere. Se anche la mia fosse una scelta dettata da pura
follia - perfino Aro lo pensa, e non mi serve leggere il pensiero per capirlo –
non m’interessa restare confinato nelle comode certezze altrui. Per quanto
assurdo, io sono tenebra che ha scelto di essere luce…
Era un’idea straordinaria, che
recava in sé qualcosa di spregiudicato, perfino presuntuoso. Quanta fatica ho
fatto a comprendere la grandezza di Carlisle, una grandezza che ho amato, che
mi affascinava e mi pareva irraggiungibile. Rammento ora le sue parole di allora,
e mi pare di comprenderle appieno per la prima volta: sfidare se stessi, il
proprio destino e i propri limiti. Noi come gli uomini. Forse è questa l’unica
libertà che davvero possediamo. I vampiri non hanno limiti, non se ne pongono
perché credono di non averne, e non si rendono conto che la loro stessa natura
terribile è quel limite che li condanna all’immortalità senza scopi più alti.
Il mio sentimento per un mortale
può essere il mio scopo più alto? Quanto sono disposta a sacrificare per lui?
Desiderare di amarlo, volerlo senza volere la sua vita, che mi sarei presa
senza remore fino a poco tempo fa, se conoscere il suo cuore generoso e puro
non mi avesse fatto sentire così profondamente diversa, in conflitto con me
stessa.
Quale miracolosa trasformazione
si sta operando in me? Possibile che io, un vampiro senz’anima, possa cambiare
per amore? Devo essere pazza a pensarlo. Forse sono solo vittima di un inganno,
io che degli inganni sono regina suprema e incontrastata.
A volte, mi sento indegna di Carlos.
Il mio angelo è un’anima candida e pura, che non conosce conflitti
esistenziali, la luce è il suo elemento naturale. Mi ricorda Carlisle
nell’aspetto, ma ha poco in comune con lui, oltre il desiderio di perseguire il
bene. Questo giovane ingenuo e innocente non sa che basta la mia vicinanza, il
mio amore distruttivo, malsano e impuro a condannare il suo spirito alla
devastazione dell’inferno.
“Siete pensierosa Haidi; non mi
volete dire cosa avete?”
“No, Carlos. Perché rovinare un
bel momento con le mie sterili preoccupazioni? Piuttosto ditemi: avete deciso
cosa fare della vostra vita, quando lascerete Volterra?”
Non accadrà mai. Come potrei
rinunciare a lui? Quale grande atto d’amore sarebbe lasciarlo libero. Ma io sono
tenebra, e tenebra resto; il mio egoismo è ancora più grande e immutabile, non
c’è miracolo che possa vincerlo. Rinunciai a Carlisle contro ogni mio
desiderio, impossibilitata a trattenerlo, ma fu uno strazio che non voglio
subire di nuovo.
“Ci stavo pensando. – Mi
risponde dopo un istante. - Vi avevo detto che godo di un notevole vitalizio
famigliare e vorrei farlo fruttare; pensavo di usare una parte di quei soldi
per far costruire un piccolo ospedale, un sanatorio o un ricovero per i poveri
della mia città; ce ne sarebbe un gran bisogno. Mi giudicherete un sentimentale
romantico.”
“Io credo siate un uomo retto,
pronto a spendersi per il prossimo. Ero certa che avreste trovato il modo di
farvi onore. Mi rendete orgogliosa di voi e voglio incoraggiarvi nella vostra
impresa. Mi farete avere notizie dettagliate del vostro prossimo progetto, e se
me lo permettete, vorrei contribuire almeno in minima parte. Non vi dispiace,
vero?”
“No, Haidi, anzi, trovo che sia
molto generoso da parte vostra… non sareste neppure obbligata ad aiutarmi…”
Colgo un vago sconcerto nella
sua voce, un’esitazione delicata. È impressionato dal mio slancio, ma è davvero
troppo facile ingannarlo. Altrettanto brucia il rimorso che segue, fulmineo
come una saetta, più vero e doloroso di tutte le menzogne che partorisce il mio
cuore di creatura contorta e corrotta, insieme all’unica verità.
“Lo faccio volentieri, perché vi
voglio bene, Carlos.”
“Oh, Haidi… io…”
“Non dovete dire nulla…”
Lo interrompo, perché non posso
udire altro dalle sue labbra sincere, troppo perché non mi facciano male le sue
parole. Se Carlos prova davvero un sentimento per me, è senza dubbio più
genuino e disinteressato della brama di possesso di un vampiro, che si traduce
in lussuria e sangue.
È così che io amo, è così che io
lo voglio.
Questa brama violenta ha poco in
comune con l’amore, ma l’illusione è dolce perfino per me.
L’altra notte mentre i nostri
corpi erano allacciati e fusi nell’ennesimo amplesso, con un’unghia affilata ho
inciso la pelle liscia e bianca del petto all’altezza del cuore, e con gli
occhi accecati nell’oscurità vermiglia, ho leccato ingorda la lunga stilla di
sangue dolce e caldo che fuoriusciva. Labbra e lingua non volevano più
staccarsi dalla ferita, succhiavo goccia a goccia, mentre l’estasi mi scendeva
in gola e si univa a quella sessuale che esplodeva al centro delle mie carni
con un fuoco che le divorava. Non so come ho fatto a non ucciderlo in
quell’istante di follia. Carlos è completamente indifeso in quei momenti, un
giocattolo nelle mie mani, e notte dopo notte, non c’è afflizione che
m’impedisca di fare di lui ciò che voglio, con l’unico sforzo di dover
controllare la mia natura violenta che vorrebbe prevalere.
“Mi avete sognata di nuovo?”
Chiedo, mentre la mia mente
torna a quel piacere feroce che ho provato. Piacere che mi prenderò di nuovo,
tra poche ore, anche se prima dovrò placare le voglie di Santiago, che
ultimamente mi reclama con insistenza preoccupante, e io devo utilizzare tutte
le mie arti più sottili per tenerlo a bada.
“Sì, Haidi. Ora vi sogno
praticamente ogni notte…” e dicendolo, mi lancia uno sguardo febbricitante e
allusivo.
“Ve lo avevo promesso, no? Avrei
popolato i vostri sogni…”
“Se sapeste come vi sogno,
Haidi… - sospira - mi disprezzereste per ciò che oso immaginare…” Mi afferra
per le spalle, sembra disperato. Le sue labbra sono troppo vicine alle mie. E
io capisco.
“Non potrei mai disprezzarvi,
Carlos… - ribatto convinta, ma non so perché, mi faccio scrupolo di metterlo in
guardia - ma forse, voi potreste odiare me… e ne avreste tutti i motivi…” e il
tremito nella mia voce tradisce la mia paura.
“Odiarvi? Cosa dite! – Esclama
costernato. - La verità è che i sogni non mi bastano più, Haidi. Voglio amarvi
per davvero, voglio essere vostro e voglio che siate mia. Lo so che vi sto
chiedendo l’impossibile, ma non c’è altro che io desideri più di questo.”
Quali parole escono dalla sua
bocca! Possono sconvolgermi così tanto, fino a sentirmi vinta e arresa ad una
forza che ride del vampiro e lo annienta. Uno strano sorriso mi affiora sulle
labbra, ma non so da quali abissi provenga.
Cosa è stato? Un sussulto, quasi
il mio cuore avesse ripreso a battere per un secondo. È impossibile,
naturalmente. Il mio cuore non può rianimarsi, ma non so spiegare questo
fremito, una scintilla che arde un secondo, non resiste e si spegne, ma lascia
il segno nero di una bruciatura.
Troppo turbata, prendo il mio
angelo per mano.
“Venite…”
Lo trascino con me, attraverso
le vie più segrete di Volterra, per mostrargli angoli misteriosi di questa
cittadina toscana che solo io conosco, per dividere con lui momenti che siano
esclusivamente nostri. C’è un posto che amo in modo particolare, dove vado
spesso da sola, quando cerco un momento d’oblio lontano dai miei delitti, dal
sangue, dalle urla delle vittime che riecheggiano col loro suono di morte
dentro le mura del palazzo di Aro.
Mi piace il silenzio di questo
posto, la pace che si respira in questo piccolo chiostro quadrato all’interno
di un monastero benedettino, che i monaci del convento lasciano aperto ai
viandanti per poche ore al giorno, che richiudono prima che scenda la notte. Mi
siedo sul muretto basso che delimita il portico con le sue piccole colonne, e
mentre osservo le piante fiorite del piccolo giardino, qualche volta dimentico
chi sono, il sangue, i pianti, la disperazione, la crudeltà di cui è impastata
la mia carne fredda.
Guido Carlos fino a qui, e gli
chiedo di sedersi accanto a me. Aspetto che si plachi il turbamento che mi ha
sconvolto, e so che in questo luogo posso ritrovare la calma che ho perso: le
parole impetuose di Carlos hanno eccitato la mia fantasia e il pensiero di
accogliere la sua richiesta si è scatenato nella mia mente con una forza
virulenta. È difficile scacciarlo, ma ho troppo chiaro quanto sia pericoloso
cedere ad una simile tentazione, per me e soprattutto per lui.
Finché possiedo Carlos
nell’incoscienza, posso controllare i miei istinti più bestiali, ma cosa
accadrebbe se il mio angelo fosse libero di manifestare il suo desiderio,
rispondere alla mia passione con le sue carezze più audaci? È un pensiero che
sconvolge i sensi, e la mia mente perversa precipita in un delirio di visioni
proibite dei nostri corpi stretti in un abbraccio che fonde le nostre carni.
Carlos si accorge del turbamento
che mi domina, e si lascia andare al rammarico.
“Perdonatemi Haidi; mi rendo
conto di avervi turbata, forse offesa. Ho parlato senza riflettere, ma non
posso negare o nascondere ciò che provo, quando mi siete accanto; voi scatenate
in me una grande passione, un trasporto che non avrei mai creduto di poter
provare fino a questo punto.”
Carlos afferra una delle mie
mani; ha l’ardire di sfilare il guanto di velluto che la protegge per
accarezzare le mie dita, e intrecciarle con le sue. Per quanto casto, il calore
di un tale contatto mi stordisce.
“La vostra pelle è fredda, e non
so come sia possibile, eppure quando vi sfioro, le fiamme divampano dentro di
me… quando vi bacio, il fuoco avvolge il mio cuore e lo brucia. Prima di
incontrare voi Haidi, non ho mai avuto sensazioni tanto forti per nessuno, vi
prego di credermi.”
Non posso fare a meno di posare
una mano sul suo cuore; lo sento battere potente, un tamburo travolto
dall’emozione incontenibile che lo attraversa come una scossa, e arriva fin
sotto al mio palmo. L’azzurro incredibile dei suoi occhi sembra farsi più
vivido mentre sento il suo sangue correre veloce.
“Quanto impeto che nascondete
Carlos… la stessa passione che…”
Mi interrompo bruscamente e
abbasso il capo sul suo petto, travolta dal ricordo; le labbra di Carlisle mi
assalivano fameliche, reclamando la mia bocca, il collo, percorrevano il mio
corpo come una striscia di fuoco, e bruciavano la mia pelle lungo il percorso.
La passione scaldava e accendeva i nostri cuori, ed era come se riprendessero vita.
Era una sensazione meravigliosa.
Era gioia pura.
Poi, come è venuto, lentamente il ricordo si affievolisce; io sono ancora appoggiata al petto del mio angelo. Carlos mi solleva delicatamente il viso, in cerca forse di una traccia di fragilità liquida che non può trovare. Incontro i suoi occhi e leggo perplessità in essi, un dubbio che scorgo per la prima volta. Non è mai stata mia intenzione parlargli del mio passato, né di Carlisle ma le parole che pronuncia mi costringono a fare i conti con esso.
“Signora, quando incrocio i
vostri occhi a volte ho l’impressione che il vostro sguardo mi attraversi e
vada perdendosi alla ricerca di qualcuno che non sono io…”
Sono così stupefatta che resto
immobile come una statua, mentre Carlos insiste.
“Signora, perché quel giorno
nella chiesa, avete scelto me? Esiste una qualche ragione se mi avete accordato
la vostra affettuosa amicizia? Se rischiate la vostra stessa sicurezza per
incontrarmi in segreto? Vi prego, ditemi la verità. Io forse vi ricordo
qualcuno che avete perso?”
“Oh, non vi facevo così
perspicace. Vi ho sottovalutato…”
All’improvviso mi rendo conto di
quanto sia vero.
“Non ve l’ho detto prima, ma è
da un po’ che nutro questo sospetto…”
E sia, allora.
Lascio che la verità si
manifesti. E mentre racconto ogni cosa, i ricordi mi assalgono, e il fatto più
strano e che parlarne mi dà sollievo. È come mostrare a Carlos una parte del
volto che tengo in ombra, e la sua comprensione, l’empatia che mi dimostra è
appagante. È un balsamo sul mio tormento.
“È vero, Carlos, voi mi
ricordate tanto qualcuno… una persona che appartiene al mio passato, che ho
amato molto e che purtroppo ho perduto. Mi ricordate lui in tante cose…
era così simile a voi, sapete? La prima volta che vi vidi, rimasi così
impressionata… sembrava non fosse trascorso neppure un giorno… così, vi
avvicinai con una scusa e feci in maniera di allontanarvi dalla vostra fidanzata…”
Non so quale impulso m’induca a
essere così sincera, seppure non abbastanza da rivelare quello che non voglio
confessare, salvo ciò che serve ad impressionarlo, dargli la misura del mio
effettivo coinvolgimento.
“Che cosa vi ha separati, se
posso chiederlo? Non siete obbligata a rispondermi, se per voi fosse troppo
penoso…” Mi domanda curioso, col timore di essere invadente e irriguardoso.
Invece, la sua delicatezza mi commuove e mi rapisce.
“Fu costretto a lasciarmi; se ne
andò da Volterra. In realtà, mi chiese di seguirlo, ma non ero libera di
poterlo fare”.
Qui mi fermo, e quasi mi mordo
la lingua. Andare oltre sarebbe fatale e forse ho già parlato troppo.
“Siete stata abbandonata? Voi? Come
è possibile? Io trovo inconcepibile starvi lontano solo poche ore, e un altro
uomo ha potuto…”
“Fu costretto… per le stesse
ragioni che potrebbero indurre voi a fare altrettanto…” ma questa è l’ennesima
menzogna, perché Carlos non potrà mai avere una tale opportunità, io per prima
non lo permetterò. Non si sfugge ai Volturi, e di certo non può farlo un essere
umano.
“Solo voi Haidi, potreste
costringermi a lasciarvi. Io, di mia volontà, non lo farei mai. Anzi, vi dirò
di più: il mio desiderio più grande è che voi possiate seguirmi, quando tornerò
a casa, nel mio paese…”
“No Carlos, ma cosa dite? – Poso
una mano sulle sue labbra, nel tentativo di farlo tacere. – Questo è del tutto
impossibile. Smettetela di dire cose come questa, non sono altro che follie da
parte vostra. Dovete smetterla di farmi richieste assurde!”
La mia voce si riduce quasi ad
un sibilo di rabbia, ma Carlos non pare spaventato dalla mia reazione, e inizio
a pensare che questa passione lo stia trascinando nell’incoscienza. È spavaldo e
sfida la sorte perché ignora la portata del rischio che corre. Infatti,
obbietta alle mie rimostranze in un modo che mi spaventa, per ragioni che vanno
oltre le mie paure immediate.
“Qualcosa d’oscuro vi trattiene
qui, lo so. Io non so immaginare cosa sia… a volte, in voi stessa, perfino nei
vostri occhi trovo qualcosa d’inquietante… ma il vostro mistero non mi
spaventa. In realtà, mi affascina e mi attira a voi, come qualcosa di sublime e
io…”
Le sue parole mi travolgono,
sono un fiume in piena inarrestabile. Tutto ciò sarebbe normale, se Carlos
fosse una vittima sacrificabile, ma c’è troppo in gioco. Spalanco gli occhi
sopraffatta da tanta foga, e ho l’impressione di perdere il controllo.
“Dovrebbe spaventarvi, invece! -
Mi allontano in modo brusco e devo controllarmi per non rivelare troppo della
mia natura, e quasi con cattiveria riporto il suo spirito dentro i confini del
buon senso. - Voi non sapete con cosa avete a che fare. Non sapete nulla di me!
Vi sembro un angelo caduto da qualche Regno Celeste? Beh, non lo sono!
Guardatemi bene: - aggiungo, spalancando le braccia di fronte a lui, - sono
quanto di più lontano da un angelo. Potrei essere la causa di tutti i vostri
mali, Carlos… e lo sarò, senza dubbio.” Le ultime parole mi escono con un
sospiro di rassegnazione.
Carlos è troppo preso dal suo
impeto per capire, o vagamente immaginare quello che sto dicendo e non sono mai
stata più sincera di adesso. E non è stato per calcolo.
“Haidi, deve esserci un modo
perché possiate liberarvi. Io potrei aiutarvi, se solo voi voleste concedermi
la vostra fiducia…”
Carlos si è alzato e mi
fronteggia. Mi ha afferrato le mani mentre parlava, ed ecco di nuovo, avverto
questo senso di tenerezza che mi esplode dentro. Il mio sguardo inquietante si
fa più dolce, mentre incontro i suoi limpidi occhi azzurri e mi accorgo di
quanto sono diventata fragile, se bastano le sue parole a farmi abbassare le
armi e alzare la mia mano in una carezza sul suo viso.
“Oh, Carlos… siete così ingenuo,
così candido. Sembrate incapace di vedere il male. È per questo che mi piacete
così tanto…”
“Venite da me stanotte. Vi
aspetterò sveglio; potete raggiungermi all’imbrunire, così nessuno vi noterà.
Vi prego, traducete i miei sogni in realtà…”
Sospiro pensando quanto vorrei
arrendermi alla tentazione che mi offre.
“Lasciamo che restino sogni,
Carlos. È meglio… Il prossimo giorno senza sole, mi troverete qui. Io vi
aspetterò…”
Lascio le sue mani e mi
allontano. Quando Carlos tenta di seguirmi fuori dal chiostro, io sono già
scomparsa tra i colori malinconici della sera.
*******
Santiago si spinge dentro di me.
I suoi affondi sono implacabili e i miei artigli gli graffiano le spalle, mentre i miei pensieri viaggiano in altre stanze e il mio amate vampiro soggiogato alle mie grazie non sospetta nulla.
Appena rientrata a palazzo, sono
venuta a cercarlo; era nella sua stanza che mi aspettava. Era già nudo sotto le
lenzuola che lasciavano scoperto solo il suo torace.
Il suo corpo bianco e possente
mi eccita solo guardandolo; Santiago è consapevole dell’effetto che ha sui miei
sensi, così n’approfitta sempre, senza alcuna esitazione, per godere del
compromesso che ci coinvolge. D’altronde, io oppongo una minima resistenza e
n’approfitto esattamente come lui.
Mi ha lanciato un sorriso
sfacciato e compiaciuto, e l’ho fissato sfrontata, mentre mi spogliavo di
fronte a lui. Sono saltata in piedi sul letto e ho lasciato che il suo sguardo
percorresse il mio corpo nudo dal basso. L’ha fatto lentamente, scrutando con
minuzia ogni centimetro di pelle. Potevo vedere i suoi occhi incupirsi per il
desiderio, e la prima volta che ha tentato di afferrarmi, io sono sfuggita per
stuzzicare di più la sua brama di avermi. Due secondi dopo, la mia schiena
avvertiva la seta del lenzuolo, e Santiago era su di me, mi baciava sulla bocca
mentre la sua mano si faceva strada tra le mie cosce, che subito dopo
accoglievano la sua virilità che sprofondava nel mio corpo.
Potevo continuare a godere del
nostro amplesso, mentre immaginavo che il suo desiderio selvaggio, i suoi baci
affamati, le sue carezze sfrontate fossero quelle di un altro.
Potevo continuare a fingere,
sognare di essere amata così dal mio angelo, ma la fantasia travolge i miei
sensi e li accende in maniera folle; trascinata dall’estasi, la mente obnubilata,
persa nel delirio, cedo alla debolezza di chiamare per nome il mio sogno
proibito.
Sento Santiago bloccarsi come
fosse in preda ad una paralisi. Soffoco la voce dentro il petto, poso le mie
iridi su di lui solo un istante, e mi basta per capire; la rabbia gli sta
montando dentro, si gonfia come un’ondata impetuosa, caricandosi d’energia
devastante e sta per travolgermi.
Sento le sue mani stringersi
sulle mie braccia, poi inizia a scuotermi, con furia crescente.
“Non è possibile…” Un sibilo rauco
le sue prime parole.
“Santiago lasciami.”
“Ti proibisco di pensare a lui,
mentre fai l’amore con me. Mi hai capito?”
Sta cercando di controllarsi, ma
la rabbia sorda è appena confinata dietro parole feroci.
“Smettila! Ti ho detto di
lasciarmi!”
Travolto dall’ira, Santiago emette
un ringhio e mi solleva di peso, per schiacciarmi col suo corpo contro la
parete dietro la testiera del letto. Il colpo potente frantuma i lastroni del
muro.
“Non voglio che pensi a quel
misero omuncolo quando sei con me! Non provare a fingere di amarmi, Haidi! Non
lo sopporto!”
La voce del vampiro vibra di
rabbia, ma c’è qualcos’altro, lo sento; forse è amarezza, o disinganno, e io mi
sento confusa perché non capisco la causa di una simile reazione. La semplice
gelosia non giustificherebbe un comportamento del genere.
Un vago sospetto mi assale
mentre Santiago mi fissa deciso, e indovino quello che rivela il suo sguardo: è
profonda tristezza che leggo nei suoi occhi, e la scoperta mi lascia nello
sconcerto.
Quando Santiago mi lascia andare,
allontanandosi verso la parte opposta della stanza, avverto la sua strana
rassegnazione, e la verità più incredibile mi esplode nel petto, confermata poi
dalla confessione straziante del mio amante immortale. Santiago in piedi di
fronte a me, oltre il corpo, mette a nudo i suoi sentimenti, e rivela una
fragilità insospettabile.
“Maledizione Haidi! Davvero non
hai capito? Perché credi che ti abbia chiesto di tornare insieme a me? Io ti
amo… sono ancora innamorato di te.”
Sono così sorpresa che nell’immediato
non riesco a dire quello che vorrei, e la mia reazione è un misto di scherno e
incredulità.
“Tu vuoi farmi credere d’essere
capace di amare? Un vampiro sanguinario? – Mi viene da ridere e non riesco a
nasconderlo. – Il nostro è solo sesso, non ti confondere. Il tuo non è amore, è
brama di possesso. Mi desideri come desideri il sangue, per te è la stessa
cosa.”
“No, Haidi! Io ti amo davvero…
credo di averti sempre amato. Ti amo così tanto, che ero disposto a dividerti
con un essere umano, per averti per me almeno un po’… ero disposto ad
aspettare, certo che ti saresti stancata presto della tua banale infatuazione e
saresti tornata da me… e ora vivo col terrore che Aro possa scoprirti e farti
del male.”
Sembra terribilmente sincero, ma
so anche che ho di fronte un vampiro; siamo creature abilissime nell’arte di
dissimulare la verità. Santiago in questo è un maestro da cui si può solo
imparare.
“Tu sei preoccupato per me? Ti
aspetti creda alle tue fandonie? Non scordare con chi stai parlando! – Adesso
sono arrabbiata anch’io e divento impietosa. - Tu mi hai ricattata, mi hai
proposto il nostro compromesso per avere quello che volevi, e lo hai avuto! Non
venire adesso a parlarmi d’amore, tu non sai cosa sia!”
“Tu invece lo sai, vero? Hai
avuto l’esclusiva una volta col tuo dottore vampiro, e credi di poterlo provare
solo tu… Sei presuntosa! Ma Carlisle aveva ragione…”
Santiago non fa in tempo a
finire la frase che mi avvicino fulminea e lo colpisco con uno schiaffo, che
non serve a farlo tacere. Lui prosegue, impietoso e duro.
“Lo ami il tuo umano? Sapresti
dare la tua vita per lui, o piuttosto ti prenderai la sua? Perché la differenza
è tutta qui…”
“Smettila di parlare d’amore! Siamo
vampiri, te lo ricordi?”
“Sì, molto meglio di te! Sono un
vampiro disposto a rischiare per amore, che oserebbe opporsi ad Aro per
salvarti. Darei la mia vita, per te, Haidi. Tu invece che farai? Rischi tutto
per un po’ d’eccitazione momentanea? Ti prenderai il suo sangue… bene che vada,
lo trasformerai e lo condannerai alla nostra esistenza, ammesso che Aro ti
permetta di farlo!”
“No, smettila! Tu non capisci…
lui mi fa sentire viva! È una sensazione che non provavo più da molto tempo, e
lo terrò in vita finchè continuerò a sentirmi così. È un gioco pericoloso?
Forse, ma mi piace, ed è il meglio che potesse capitarmi in questa esistenza
infinita e monotona… se vuoi proteggermi, mantieni il segreto, e Aro non lo
saprà mai, e quando lo scoprirà, l’umano sarà già morto e nessuna legge sarà
stata infranta…”
“Sei davvero convinta che finirà
così?”
“Se tu non rovini ogni cosa, sì…
potrebbe finire così…”
Io per prima sto mentendo.
Non so prevedere dove questa
storia ci porterà. In verità, non so neppure quanto posso fidarmi di Santiago,
dunque non sono stata del tutto sincera con lui, circa i miei reali sentimenti
verso Carlos. Se pensa che io possa esserne innamorata, potrebbe diventare un’arma
contro di me, un indizio a mio sfavore, da servire su un piatto d’argento ad
Aro. L’unica cosa vera, è che mi fa sentire viva, e questo è qualcosa per cui
sono disposta a rischiare.
E Santiago?
Mi ama davvero? È amore quella
strana luce malinconica che ho colto recentemente in alcuni suoi sguardi, che
non ero in grado di decifrare? Un vampiro capace di terribili crude nefandezze,
darebbe davvero la vita per me? Non riesco a pensare che possa essere capace di
farlo, mosso da un sentimento tanto grande che non appartiene alle creature
come me.
I nostri animi si sono placati e
io mi rivesto per andarmene.
Né io né lui ci siamo accorti
che qualcuno oltre le mura di questa stanza, ha spiato volutamente la nostra
conversazione, un dettaglio che senza dubbio avrei dovuto prevedere.
Continua…
Secondo voi,
Santiago è davvero innamorato?
Chi è il
personaggio che ha ascoltato la loro conversazione?
Le risposte nel
prossimo capitolo, se vi andrà di leggerlo, se intanto volete lasciare un
commento a questo mi farà piacere. Un saluto e grazie a chi segue la storia.