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Autore: Wyatt White    27/06/2016    2 recensioni
Un infortunio ti può cambiare la vita?
Beh se lo chiedeste a Taemin, un giovane ballerino alla ricerca di un palco su cui ballare, vi risponderebbe di sì senza pensarci due volte.
“Salve, sono il dottor Choi...primario di questo reparto…”
“Oh piacere, io sono Lee Taemin…”
“Il dottor Lee mi ha parlato del suo caso e...se per lei va bene...avrei deciso di occuparmi io di lei. Le crea qualche problema?”
“No no ma...potremmo darci del tu? Se continua a darmi del lei inizierò a sentirmi vecchio…”
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Dedicata a BonesCia :)
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Quasi tutti, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Dottor Lee, il paziente della camera 322 ha appena fatto la T.A.C. Vuole che la avverta quando sono pronti i risultati?”
“Sì, certo. Gomawo Chaerin...oh, controlla se hanno già messo il catetere al paziente della 301, per favore.”
L'infermiera, annuendo, si congedó e il dottore si portò le mani al viso, terribilmente esausto.
Da quasi cinque anni ormai, per Jinki, era quella la routine: si svegliava, faceva una doccia e, mangiucchiando un biscotto, correva in ospedale, puntuale per le prime visite della giornata.
Non si pentiva della sua scelta: adorava aiutare gli altri; lo faceva sentire utile e, soprattutto, sentiva di star facendo la cosa giusta.
Fu proprio questa consapevolezza a dargli la tenacia necessaria a destreggiarsi tra le interrogazioni teoriche e le esperienze in sala operatoria; all'inizio non fu affatto facile per lui tenere il passo con gli altri stagisti; era molto maldestro e tendeva ad inciampare nei momenti meno opportuni attirando delle occhiatacce da parte dei suoi professori; per fortuna, però, riuscì a migliorare sempre di più fino a diventare uno dei migliori.
Ora stava camminando su e giù per il corridoio del suo piano, sbirciando all'interno delle varie stanze per vedere se andava tutto bene; era stata una mattina stranamente tranquilla perciò era rimasto in attesa che una delle solite infermiere chiacchierone lo disturbasse per una stupidaggine, come una paziente che aveva lo smalto crepato o una ciocca fuori posto.
“Dottor Lee...dottor Lee…”
Ecco appunto.
Si girò su se stesso e mostró un sorriso a trentadue denti; dopo tutto quel tempo passato in giro per quei corridoi aveva imparato che bisognava mostrarsi sempre molto disponibile con tutti; chiese:
“Sulli che succede? C'è qualche problema?”
“Il nuovo primario vuole vederla.”
Sgranó gli occhi confuso; da quello che gli avevano detto il nuovo superiore avrebbe dovuto arrivare solo due giorni dopo; doveva avere veramente tanta voglia di incominciare.
Ma che cosa voleva da lui? Che lo volesse licenziare?
Titubante, ringraziò la ragazza e se ne andò, dirigendosi nell'ufficio del suo nuovo capo.
Il suo cuore batteva all'impazzata; nemmeno a scuola era mai stato mandato nell'ufficio del preside; non voleva problemi, soprattutto non il primo giorno del nuovo dottore.
Arrivò davanti alla porta del primario e subito bussò non sapendo cosa aspettarsi; non sapeva nemmeno che faccia avesse: per quello che ne sapeva poteva anche essere un cane con la cravatta.
Passarono alcuni minuti e nessuno aveva ancora risposto; accostò un orecchio alla porta per capire se c'era qualcuno all’interno; da quello che riusciva a captare l'uomo del mistero stava parlando al telefono; forse avrebbe dovuto tornare in un altro momento.
Stava per andarsene quando sentì:
“Dottor Lee é ancora lí?”
Si fermò sul posto, colto alla sprovvista; allora lo aveva sentito; si voltò di nuovo verso l'ingresso della stanza e, sempre più agitato, disse:
“Deh...sono qui.”
“Entri, per favore...ho bisogno di parlarle.”
Respiró profondamente per darsi coraggio; appoggiò la mano sul pomello e lo fece girare; la porta si aprì e lui fece un passo dentro; il primario era voltato dalla parte opposta rispetto a lui così Jinki ebbe l'occasione di squadrarlo da testa a piedi; non sapeva perché ma aveva l'impressione di conoscerlo.
All'improvviso il collega si girò e lui rimase a bocca aperta; lui lo conosceva veramente quel ragazzo; per alcuni anni gli aveva dato ripetizioni di anatomia mentre frequentava l'università; incredulo, balbettó:
“M-Minho...tu sei Minho?! Il mio tutorato?!”
“Hyung?!”
Passarono circa quaranta minuti e in quel breve arco di tempo i due amici riuscirono a raccontarsi tutto ciò che avevano fatto da quando si erano detti addio; erano così felici di essersi rivisti e non vedevano l'ora di lavorare insieme; tra una chiacchiera e l'altra i due avevano fatto anche un giro del reparto e ora stavano andando a prendere un caffè.
Arrivati davanti ad uno dei due ascensori del piano, Minho schiacció il pulsante per chiamarlo; dicendo:
“Beh mio caro Onew, hai fatto un buon lavoro in mia assenza…”
“Ti ringrazio ma credimi non ho fatto nulla...questo qui é il reparto più tranquillo dell'intero ospeda-”
“FINALMENTE VI HO TROVATO...DOTTORE DA STRAPAZZO CHE NON SIETE ALTRO!!!”
Minho e Jinki, sentendo quelle grida, si girarono per capire cosa stesse succedendo; alle loro spalle c'era un ragazzo che avrà avuto più o meno la loro età; non era molto alto ma in compenso era molto muscoloso; Onew, che aveva capito chi era, disse, con un grosso sorriso:
“Oh, signor Kim...come sta Taemin? Oggi non sono ancora riuscito a passare da lui…”
“Ha anche il coraggio di chiedermi come sta?! Senta...non so se appartenga a qualche tipo di terapia...ma che due infermiere sparlino davanti alla camera di un paziente, dicendo che non ballerá mai più...mi sembra veramente una grandissima cattiveria!”
“Come scusi?”
“Ha capito benissimo...due oche hanno detto che Tae non potrà più ballare e ora lui é disperato!”
A quelle parole, il medico iniziò a correre più velocemente che poté verso la stanza di quel paziente; non poteva credere a quello che aveva sentito.
Quali infermiere potevano essere così idiote da sparlare davanti ad un paziente?
Arrivò davanti alla porta del ragazzo; riusciva a sentirlo piangere fin da fuori alla stanza; addolorato, entrò e quello che vide gli spezzò il cuore: Taemin aveva le gambe strette al petto e la testa tra le ginocchia; accanto a lui c'era il suo migliore amico che cercava di confortarlo senza successo.
Sempre più triste, disse quasi in un sussurro:
“Taemin...ti posso parlare un secondo?”
“La prego...se ne vada...per tutto questo tempo non ha fatto altro che mentirmi…”
“Ma non é vero...ti giuro che sono sempre stato sincero…”
Si sedette sul letto accanto a lui e gli accarezzó la schiena; se c'era una cosa che odiava, era vedere qualcuno soffrire a causa sua; lo strinse forte e cercò di farlo calmare mentre l'amico del ragazzo lo ammoniva con lo sguardo; non sapeva che cosa avrebbe potuto dire per allentare la tensione ma ci teneva a migliorare la situazione; alla fine, sussurrò:
“Taemin ascolta...io ti giuro che tornerai a ballare...a costo ti trapiantarti le mie gambe…”
“Me lo promette?”
Il più piccolo iniziò a tirare su con il naso e lui si sentì morire; annuì con la testa per poi stringerlo di nuovo al petto; sapeva perfettamente che non poteva prometterglielo; ma che poteva fare?
Ammettere che non sapeva se quel ragazzo sarebbe tornato alla sua vita di prima?
No.
Dire una cosa del genere avrebbe significato distruggere l'ultimo barlume di speranza di quel giovane; si staccò leggermente da lui e gli alzò il mento con due dita, facendo combaciare i loro sguardi; si fermò un attimo a scrutare quell'antro scuro formato dai suoi occhi.
Pensò:
“Sembrano due buchi neri...non posso rischiare di spezzare il suo cuore…”
Sfoderó il suo miglior sorriso e, muovendo la testa su e giù, rispose:
“Si Taemin...sarà un percorso lungo e faticoso...ma tornerai a ballare.”
Scese dal letto e scompigliandogli i capelli se ne andò lasciandolo insieme all'altro ragazzo; corse verso l'ascensore con il morale sotto i piedi; era la prima volta che si sentiva così impotente davanti ad un paziente.
Si fermò di colpo appoggiandosi con la schiena ad una parete; sapeva perfettamente che una volta tornato dall'amico avrebbe dovuto spiegare cosa stava succedendo e la cosa lo spaventava: anche se conosceva Minho da molto tempo, era comunque il suo capo e voleva fare una buona impressione.
Si rimise composto, cercando di recuperare un po' di autocontrollo; forse così sarebbe riuscito a far passare quel problema come normale amministrazione.
Dopo aver camminato per un po' vide l'amico che lo aspettava davanti all'ascensore e il cuore iniziò a battergli all'impazzata.
E ora?
Cosa sarebbe successo?
Agitó un braccio in aria per richiamare la sua attenzione e poi, con un tono un po' annoiato, disse:
“Eccomi…”
“Ma che é successo?”
“No nulla...solo un malinteso…”
Entrò in ascensore senza dire altro così da non dare segni di incertezza; aspettò che il suo superiore entrasse e poi schiacció il bottone del piano terra; si sistemò proprio davanti alle porte in modo da uscire non appena si fossero aperte; tanto non c'erano molti piani di distanza.
Ad un certo punto, però, la corsa si bloccò di colpo cogliendolo di sorpresa; si girò verso il pannello dei pulsanti e subito iniziò a tremare: la prima cosa che vide, infatti, fu la mano di Minho appoggiata sul pulsante dello stop; provó ad alzare lo sguardo e la situazione sembrò peggiorare; l'altro lo stava guardando con degli occhi che gli misero una paura tremenda; era chiaro che avesse capito tutto; provó comunque a fare il finto tonto e con tono stupito, chiese:
“Ehi ma che fai?”
“Parla, hyung...che é successo prima?”
“Te l'ho detto, é stato solo uno sba-”
“HYUNG!”
Sconfitto, si sedette a terra prendendosi il capo tra le mani.
Buttò fuori tutta l'aria che aveva in corpo e con un filo di voce disse:
“Qualche mese fa, é arrivato al pronto soccorso un ballerino con un femore fratturato...all'inizio non sembrava nulla di troppo preoccupante ma poi…”
La voce di Jinki a quella parola si ruppe, rivelando tutto il suo sconforto.
Il primario, capendo il peso che l'altro portava sulle spalle, si sedette accanto a lui e, passandogli un braccio sulle spalle, chiese:
“Ma poi?”
“Durante la fisioterapia...Taemin, così si chiama, lamentava un certo dolore nello stendere il piede…”
Minho non ebbe bisogno di sentire altro.
“Non sei certo che possa ballare ancora...giusto?”
“Si...e due infermiere lo hanno detto davanti alla sua stanza…”
Ci fu un attimo di silenzio: a quel punto, nessuno dei due sapeva cosa fare; il primo ad alzarsi dal pavimento fu il più giovane che, dopo aver aiutato il suo hyung ad alzarsi, fece ripartire l'ascensore; l’altro, intanto, lo guardava con uno sguardo interrogativo in attesa di qualche sua azione; alla fine disse:
“Ok...da questo momento Taemin é un mio paziente...penserò io a lui…”
Si mise davanti a lui e appoggió le mani sulle sue spalle.
“Risolveremo tutto...te lo prometto…”
Dopo quella conversazione passarono un paio di giorni prima che Minho si mettesse a lavorare sul suo nuovo caso; non sapeva bene come muoversi in un caso del genere e aveva preferito documentarsi bene sullo stato di salute del ragazzo; a suo parere non c'era motivo di preoccuparsi tanto; Taemin sarebbe guarito di sicuro.
Forte di questa convinzione, andò alla camera del paziente e dopo aver bussato alla porta, entrò all'interno; il ragazzo era seduto sul suo letto e lo guardava con aria sorpresa; fece un passo in avanti e con tono calmo disse:
“Salve, sono il dottor Choi...primario di questo reparto…”
“Oh piacere, io sono Lee Taemin…”
Fece un mezzo sorriso; ad un primo impatto sembrava una persona molto gentile; non avrebbe avuto grossi problemi a parlarci; fece un altro passo dentro e cercando di non perdersi in giri di parole disse:
“Il dottor Lee mi ha parlato del suo caso e...se per lei va bene...avrei deciso di occuparmi io di lei.”
Taemin a quella frase rimase un attimo spiazzato; forse non se lo aspettava una cosa simile; anzi, quasi sicuramente non se lo aspettava; si avvicinò un po' di più al letto e, con l'ansia di star per scatenare una tempesta, chiese:
“Le crea qualche problema?”
“No no ma...potremmo darci del tu? Se continua a darmi del lei inizierò a sentirmi vecchio…”
Da quel giorno iniziò il percorso di fisioterapia più intenso che si fosse mai visto in quell'ospedale; ogni seduta durava almeno tre ore e il paziente era portato allo stremo delle forze; eppure tra i due non c'era un clima di tensione; era tutto il contrario.
Minho e Taemin avevano un buon rapporto e questo dava ad entrambi la forza di andare avanti; alcune volte, infatti, Taemin tendeva a buttarsi giù.
“Ehi Tae che succede?”
“Il tempo passa hyung...se continuo di questo passo non riuscirò mai a partecipare alle audizioni di dicembre…”
Era questa la cosa che spaventava di più il ballerino; qualche giorno prima di Natale, una grossa compagnia di ballo avrebbe fatto dei provini per scegliere nuovi talenti da includere nei loro spettacoli; milioni di ragazzi avrebbero ucciso per quel lavoro.
Il medico aveva capito quanto ci tenesse a quell'evento, così aveva preso dalla sua borsa un'agenda e aveva iniziato a scrivere su tutte le pagine; non appena ebbe finito alzò lo sguardo e con aria determinata disse:
“Ok questo é il piano...per ogni giorno della settimana abbiamo degli obiettivi...non usciremo da qui finché non li porteremo tutti a termine…”
“Ma non possiamo occupare la sala per la fisioterapia per tutto il tempo...non sono l'unico ad averne bisogno…”
Il più grande rifletté un attimo; avevano bisogno di un posto tutto per loro; un posto dove poter lavorare in pace; all'improvviso ebbe l'illuminazione.
“Allora domani ti vengo a prendere e andiamo a casa mia...qualche tempo fa mi sono costruito una piccola palestra e sono sicuro che farà al caso nostro…”
“Ma non é contro le regole?”
“Stai tranquillo non finiremo nei guai…”
In realtà, qualche rischio lo correvano ma lui era pur sempre il primario; poteva concedersi uno strappo alle regole; non era preoccupato ma, per evitare qualsiasi problema, informò subito della sua idea Onew così che ci fosse qualcuno a coprirlo nel caso ci fosse qualche emergenza e diede disposizione alle infermiere in modo che Taemin fosse pronto per uscire alle 08:00 precise.
Il nuovo programma di esercizi partì subito il giorno dopo e i risultati si iniziarono a vedere già un paio di giorni dopo; il paziente era molto più sciolto e iniziava a camminare per i corridoi dell’ospedale senza bisogno di appoggiarsi a qualcuno o alle pareti; i dottori che lo vedevano rimanevano a bocca aperta: ormai erano rimasti in pochi a credere che si sarebbe ripreso.
Il tempo passava e i miglioramenti erano sempre più sbalorditivi; una cosa era certa: Taemin sarebbe stato dimesso molto presto.
Anche se era una buona notizia, però, non tutti ne gioivano.
Il primario, infatti, temeva il giorno in cui avrebbe mandato a casa il ragazzo perchè con molta probabilità sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto; non era facile per lui ammetterlo, e molto probabilmente non avrebbe dovuto nemmeno passargli per l’anticamera del cervello una cosa simile, ma lui, dopo tutti quei giorni passati insieme, aveva cominciato a provare qualcosa per il ballerino e l’idea di perderlo lo distruggeva.
Purtroppo, però, non poteva tenerlo in ospedale per sempre e alla fine il fatidico giorno arrivò; non voleva andare da lui; non voleva dirgli addio; ma cosa poteva fare?
Non sarebbe stato un buon dottore se avesse anteposto i suoi sentimenti.
Perciò, con il morale sotto i piedi e il cuore che batteva a mille, andò da Taemin e con un sorriso che mascherava il suo dolore disse:
“Minnie ho delle buone notizie...puoi tornare a casa…”
“Davvero?”
Annuì con il capo mentre tratteneva a stento le lacrime; ce la stava mettendo tutta per non piangere.
Il più giovane, invece, era euforico; per lui era come risvegliarsi da un incubo terribile; finalmente poteva tornare alla normalità e non poteva esserne più felice; corse ad abbracciare l’uomo che gli aveva restituito la vita e, sorridendo, disse:
“Non ti dimenticherò mai, hyung...grazie…grazie per avermi restituito la mia vecchia vita...”
Quella, come il primario temeva, fu l’ultima volta che si videro.
Il ballerino tornò a casa per prepararsi per il provino e Minho ritornò al suo incarico.
All’inizio per il più grande fu difficile  comportarsi come se non fosse successo nulla; dovunque si girasse c’era qualcosa che gli ricordava il ragazzo che amava e la cosa lo stava uccidendo; per fortuna, anche grazie all’aiuto del suo hyung, riuscì a dimenticarlo e le cose migliorarono.
Ad un certo punto, però, quando sembrava essersi sistemato tutto, una visita a sorpresa cambiò di nuovo le carte in tavola.
Era il venti dicembre e Minho si era concesso un paio di settimane di ferie per riposarsi un po’.
In quel momento, era seduto sul divano con una tazza di caffè fumante in una mano e il telecomando nell’altra; stava guardando uno dei soliti programmi mattutini in cui il conduttore finge di essere interessato ad una dimostrazione di come cuocere un pan di spagna con il microonde.
Stava per cambiare canale quando sentì qualcuno suonare alla porta; appoggiò la tazza su un tavolino lì accanto e spense la televisione; si alzò dal sofà e andò ad aprire alla porta; rimase senza parole: davanti a lui c’era Taemin con uno sguardo implorante; ancora sorpreso, chiese:
“Ehi Minnie ciao...come mai qui?”
“Posso entrare per favore...ho bisogno di parlare con qualcuno e non so dove andare...”
Gli fece cenno di entrare, non capendo cosa stesse succedendo; lo fece accomodare in soggiorno e gli offrì una tazza di caffè; si sedette davanti a lui e con fare paterno, disse:
“Allora...che è successo?”
“Non riesco a ballare...e domani ho l’audizione…”
“Cosa? Che vuol dire che non riesci a ballare?”
Il minore abbassò lo sguardo e lui sospirò; non capiva il motivo del suo comportamento; gli prese il viso tra le mani e guardandolo dritto negli occhi, disse:
“Tae...che sta succedendo?”
Il ragazzo non sembrava affatto intenzionato a parlare ma dopo qualche altra esortazione ammise la verità.
“Non voglio tornare a ballare…”
“Perchè? Ballare era la tua vita…”
“Sì è vero...ma la mia vecchia vita non includeva te…smettere di ballare è l’unico modo per me di vederti...”
A quelle parole il più grande, spalancò la bocca, in cerca di parole che non ne volevano sapere di uscire; si risedette al suo posto e con voce tremante, chiese:
“Che vuoi dire?”
“Qualche giorno dopo essermene andato dall’ospedale, ho iniziato a sentire un vuoto dentro di me...non ci ho messo molto a capire che dipendeva dal fatto che non ti potevo più vedere...e da quel momento le mie gambe sono tornate deboli…”
Minho lo guardava sempre più sconvolto; gli sembrava quasi di sognare o di essere addirittura morto; balbettò un timido:
“Taemin...tu quindi sei…”
L’altro annuì con il capo.
“Saranghae hyung.”
Non ebbe bisogno di sentire altro; lo abbracciò forte e, appoggiando le labbra al suo orecchio, disse con un filo di voce:
“Ti amo anch’io Minnie…”
Quello che successe dopo fu magico; per il dottore non era la prima volta ma non aveva mai provato un’emozione tanto forte come quella che provò quel giorno; era meraviglioso e allo stesso tempo spaventoso: non era mai stato il primo uomo di nessuno e non voleva rovinare tutto; temeva di fargli male o di esagerare senza accorgersene.
Taemin aveva percepito l’ansia di Minho e aveva fatto il primo passo, facendo così capire all’altro che si fidava ciecamente di lui.
Vennero nel giro di pochi minuti, con le schiene percorse da centinaia di brividi e gli addomi sporchi della loro essenza.
Rimasero lì per un paio d’ore, l’uno tra le braccia dell’altro, con una sottile coperta che copriva a malapena i loro corpi sudati; continuavano a baciarsi e a stuzzicarsi senza curarsi assoutamente del tempo che passava; ad un certo punto, il più grande spezzò la loro unione e con tono scherzoso chiese:
“Come stanno adesso le gambe?”
Taemin a quella domanda rise e, accarezzando l’addome del suo amato, rispose:
“Un po’ indolenzite...chissà per colpa di chi…”
L’altro ghignò e riposizionandosi sopra di lui, disse:
“Vuol dire che non sei abbastanza allenato...ho paura che dovrò sacrificarmi e darti qualche lezione…”
“Sì sì, vedo quanto ti dispiace.”
Si strinsero ancora più forte e ricominciarono quella dolce danza che esprimeva l’amore che provavano l’uno per l’altro.
Il giorno dopo il ballerino sostenne la sua audizione, forte della sua rinnovata fiducia; i giudici erano impassibili e non lasciavano trapelare alcuna emozione; lui però non era affatto preoccupato perchè sapeva che, anche se non avesse avuto l’ingaggio, il suo futuro sarebbe stato meraviglioso visto che lo avrebbe passato insieme al suo hyung che faceva il tifo per lui da dietro le quinte.
 
Nei panni dell’autore

Ciaooooo ^^
Sembra impossibile ma sono tornato e non con un capitolo di Love Between the Lines, che prometto di pubblicare il prima possibile, ma con la mia prima Os ^.^
Che emozione! E la cosa mi rende ancora più felice perché questa storia l’ho scritta per il compleanno di BonesCia shiiii ^^
Buon compleanno my dear friend ti voglio tanto bene <3
Spero che la storia ti piaccia :)
E ora lascio la parola ad altre due persone che ti vogliono fare gli auguri...

 
Holaaaa figghiuzza!
Visto? Anche tu non scampi dai nostri auguri!
Sappi che ti auguro un mega fantasmagorico futuro e che tutti i tuoi sogni ti si possano realizzare...
Noi come vedi XD abbiamo cercato di invaderli e renderli un po’ più veritieri
Con affetto... AUGURIII ANCORA E ...
*litiga con uno dei suoi avatar*
Seduto ...  Accuccia... Non sto scrivendo al suo di avatar... Aish... E smettila di scodinzolareee
*scuote il capo ma non aggiunge altro a...*
Auguriii aaaancoraaaaaa
By Lagartischa
 

*esce da un mucchio di caffè*
Yaah auguri polpetta di tofu!!!
Scusa se non ho potuto fare tanto...
Spero che ti piaccia il piccolo banner...e... Niente ti voglio un mondo di bene e grazie per essere mia “sorella”
Buon Compleanno
KuraiShitsuji

 
E ora alcuni banner bonus fatti da Lagartischa e KuraiShitsuji e una fan art fatta da me :)
Baci <3










  
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