In completa solitudine, si inginocchiava in un prato, lasciando che le piccole mani rosee si sporcassero di terra.
La maestra faceva cercare alle sue allieve i fiori più belli e più giusti da abbinare.
Ino andava alla ricerca di orchidee, gigli, fiori di mimose rigogliose e splendenti ai raggi solari.
Sakura cercava papaveri.
Il papavero, un fiore così banale, così dannatamente fragile, inutlie, spelacchiato.
Sakura cercava papaveri perchè erano come lei.
Circondati da mille, duemila fiori della loro stessa specie, così comuni, i papaveri.
Eppure, armati di quella pazienza, vestendo il loro abito da sera rosso, rosa pallido o bianco.
Sakura amava i papaveri. Affondava il naso tra i loro petali, cercando un profumo che non possedevano. Perchè i papaveri  non sono mimose: non possiendono la loro fragranza dolce, timidamente frizzantina, fresca e ingenua.
I papaveri non hanno un profumo speciale, non profumano proprio di nulla, se non di papaveri.
Il loro nome non aveva un suono gradevole come quello della magnolia, della viola, del tulipano. Un nome rozzo, comune.
Sono misteriosi.
Nascosti nel loro tetro involucro, aspettano e sognano. E poi, un bel giorno, decidono di mostrarsi  in tutto il loro splendore, rendendo ancora più elettrizzante lo splendore dei loro colori.
Il fiore del mistero, il vero fiore dell'amore. Sakura lo sapeva, e non osava mai sbocciare un papavero prima che fosse giunto il momento.
Li guardava e sognava l'amore. Sognava l'amore giusto, perchè il papavero per lei  è simbolo di questo. Con gli occhi di smeraldo stava ore e ore a fissarli. Finchè il cielo imbruniva, e i fiori si distendevano docili al soffice vento del tramonto.


"Sakura... grazie"

Una nottte per infrangere i suoi sogni. Una notte per veder morire tutte quelle ore sprecate nel fissare papaveri.
Non erano fiori dell'amore, non per lei. Avrebbe dovuto cercare biancospini, all'ombra del grande ginepro,  come facevano Ino e le altre.
I  papaveri erano fiori banali, racchiusi, imprigionati nel mistero della loro perenne solitudine.
L'avevano imborgliata. Avevano rubato il suo cuore.
Lui se ne era andato. Era sparito, oltre un grande campo di papaveri rossastri.




"Dormi, chiudi gli occhi...
rammenta il ginepro splendente
innalzato nel pallido orto
di biancospini in fiore."

Sakura si mosse nel prato, come sospinta da un vento invisibile. Vento del tutto assente.
Luglio avanzava a piedi nudi sul cielo rasserenato. Gli uccelli intonavano le più fresche melodie. L'erba soffice le carezzava i polpacci delicatamente, come fossero di cristallo.
La luce del cole irradiava tutto con timido tremore.
Non esisteva nulla di più perfetto.
Quel giorno, Sakura calpestò un papavero che doveva ancora sbocciare. Era un papavero bianchiccio, ancora avvolto nel suo piccolo nido.
Perchè il significato del papavero non è amore.

"Senti l'odore anomino
di questo fiore timido, banale
che non è amore, ma semplice,
sottomessa...

consolazione"











Ok, pazzia dell'ultimo minuto!! Non sono una fan del SasuSaku, ma sono stata colta da questa improvvisa ispirazione.
E' oscena, lo so! Però mi piacerebbe sentire i vostri pareri.

Grazie a tutti!

Mangusta