Capitolo
2 – Sorpresa!
Alice, dopo essersi tuffata nella fontana,
stava precipitando al suolo con una velocità inimmaginabile.
Di conseguenza iniziò
ad urlare dal terrore ed i suoi occhi si serrarono strettamente quando,
improvvisamente,
sentì il suo corpo rimbalzare…
"Oh…
Devo ammettere che è stato un
atterraggio più morbido di quanto mi aspettassi. Molto
più morbido anche di
quello dell’ultima volta”,
pensò tenendo ancora gli occhi chiusi.
Piano,
piano, si decise ad aprire il primo
occhio ed a seguire il secondo e quando mise a fuoco il paesaggio
attorno a
lei, rimase sbalordita dal constatare che non era atterrata su un campo
di
fiori o su un prato di caramelle (se mai ce ne fosse stato uno a
Wonderland).
No, quella su cui Alice era caduta era una soffice ed enorme nuvola
bianca.
«Non
ci posso credere… E adesso come faccio
a scendere a terra!? Perché ogni volta che vengo a
Sottomondo, ci arrivo sempre
in modi diversi l’uno dall’altro!». Stava
iniziando a farsi prendere dal
panico, quando una voce catturò la sua attenzione...
«Guardate!
Ma quella non è la Paladina di
Wonderland!?!» disse la voce misteriosa alle sue spalle.
La
ragazza si girò in direzione di quella
voce e quello che vide la lasciò senza parole…
Quelle che aveva di fronte a sé
erano delle enormi tartarughe volanti, che al posto delle pinne avevano
delle
enormi ali con le quali potevano librarsi in aria come degli uccelli.
«Ma
voi volate! Che cosa buffissima» disse
Alice sovrappensiero non rendendosi conto di aver parlato ad alta voce.
«Come
ti permetti a consideraci buffi!» le
rispose di rimando una delle tartarughe volanti, che riprese subito la
parola:
«Sarai anche la Paladina di Wonderland, ma vedo che nessuno
si è preso la briga
di insegnarti la buona educazione! Non vedo proprio perché
dovremmo riportare a
terra questa ragazza! La Regina non ci aveva affatto detto che fosse
così
maleducata!» disse la Signora Tartaruga rivolgendosi, sul
finire della frase,
alle sue compagne.
Alice
si sentì un po’ offesa dalle accuse
mosse dalla tartaruga, ma non fece in tempo a ribattere, che
un’altra tartaruga
prese la parola.
«Suvvia
Jenevieve, non essere così scortese.
La nostra Alice ha fatto un lungo volo per arrivare fin qui e
sicuramente ne
sarà rimasta frastornata. E poi la Regina Mirana ci ha
chiesto di scortarla
fino al palazzo incolume onde evitare un altro atterraggio fortuito
come
l’altra volta. Comunque»
disse rivolgendosi per la prima volta ad Alice «il mio nome è Gaston ed
è un immenso piacere ed onore
fare la conoscenza della Paladina di Wonder. E come ho appena ricordato
a
Jenevieve», la
quale lo fulminò con la sguardo, «siamo qui per scortavi sana e salva,
fino a terra» e così
dicendo le si affiancò facendole segno di salire sul proprio
guscio.
«Grazie»
gli disse Alice con un sorriso e,
mentre saliva in groppa a Gaston, aggiunse rivolta a Jenevieve:
«E se ho
arrecato delle offese verso qualcuno vi chiedo scusa, non ne avevo
alcuna
intenzione».
«Hmph…
Troppo facile chiedere scusa così…»
borbottò quest’ultima.
La
giovane non diede troppo peso alle sue
parole in quanto lo stormo aveva appena lasciato la soffice nuvola per
iniziare
a scendere in picchiata verso terra. Involontariamente Alice
iniziò ad urlare e
si aggrappò a Gaston pregando di riuscire a mantenere salda
la presa sul suo guscio.
Pochi
secondi dopo Gaston toccò terra.
«Ehi,
Alice», disse dolcemente la tartaruga.
«Puoi aprire gli occhi. Coraggio, siamo atterrati!».
La
ragazza aprendo lentamente gli occhi
poté constatare che effettivamente avevano finalmente
toccato terra.
«Avreste
almeno potuto avvisarmi del vostro
metodo di atterraggio» disse mentre si teneva ancora
saldamente al guscio del
suo nuovo amico.
«Ahahah,
ma dove starebbe il divertimento
nel volare, se ogni tanto non si provano sulla propria pelle delle
forti
emozioni!» le rispose allegramente di rimando la tartaruga.
«Forza, non tardare
oltre. Ci sono delle persone che ti stanno aspettando e che non vedono
l’ora di
rivederti. Non credo sia degno, per una valorosa Paladina come te,
farle
attendere ancora a lungo».
Alice
scese dall’enorme guscio e poggiò finalmente
i propri piedi al suolo. «Ha ragione. Grazie di tutto Gaston
e anche a tutti
voi» disse rivolgendosi allo stormo che volteggiava sopra le
loro teste. «Senza
il vostro aiuto sarei ancora su quella nuvola a guardare Marmorea
dall’alto».
«Figurati
cara, speriamo di rincontrarci
presto, magari per un altro volo ancora più
adrenalinico!» le sorrise l’amico.
E
mentre lo stormo riprendeva il volo e
Alice li salutava con un sorriso, sperò, in cuor suo, di non
dover mai più
salire sul guscio di Gaston o su quello di un’altra tartaruga
volante.
Qualche
minuto dopo la ragazza si guardò attorno
e riconobbe il viale che portava al castello della Regina Mirana,
così si
incamminò in quella direzione fino a quando, ad un certo
punto, non sentì una
strana presenza alle sue spalle, come se qualcuno la stesse seguendo.
Si
girò di scatto ma non vide nessuno,
decise quindi di non darci troppo peso e di continuare a camminare, ma
quando
si rigirò nuovamente verso il palazzo si ritrovò
faccia a faccia con due grandi
occhi ed un sorriso a mezza luna enorme.
«Aaah!»
gridò facendo un salto indietro. «Stregatto,
mi hai spaventata!» disse poi mentre si portava una mano al
petto all’altezza
del cuore che aveva iniziato a battere più velocemente.
«Oh,
mia cara Alice, non era mia intenzione
spaventarti così o forse sì...? La
verità è che l’idea era così
allettante che
non ho saputo resistere» sghignazzò il gatto
mentre volteggiava in aria. «Noto
con piacere che alla fine sei riuscita a tornare! Sai, scommetto la mia
bella
coda, che tra tutte le persone che ci saranno ad attenderti, ce ne
sarà una che
appena ti vedrà sì prenderà, per la
sorpresa, un bell’infarto» disse con un
sorriso enorme.
Alice,
ingenuamente, non capì a cosa
alludesse lo Stregatto.
Chi
si sarebbe preso un infarto nel
rivederla? Non era di certo la prima volta che piombava in quel Mondo e
poi la
Regina Rossa non rappresentava più un pericolo per
Sottomondo, quindi di sicuro
non poteva essere lei… E mentre la ragazza rimuginava sulle
parole del gatto,
questi le si affiancò, «Forza andiamo, non vorremo
fa attendere la Regina
Mirana».
Arrivarono
a palazzo qualche minuto più
tardi e delle rane, che ricoprivano il ruolo di paggi di corte, li
condussero
all’interno della reggia nel salone principale, laddove
Mirana e gli altri la
stavano aspettando.
Alice,
subito dopo essere stata annunciata,
entrò nella sala e non appena vide tutti i suoi amici si
mise a piangere di
gioia; non pensava minimamente che dopo tutti quegli anni lontana da
loro, li
avrebbe potuti nuovamente vedere.
C’erano
proprio tutti: i gemelli Pincopanco
e Pancopinco, che non facevano altro che ripetere al contrario ogni
frase che
dicevano, il Leprotto Marzolino, che appena era entrata le aveva
scaraventato
addosso una tazza di thè, e che lei aveva prontamente
schivato, il Bianconiglio
e Mally, che le diedero il ben tornata, quest'ultima alzando la propria
spada
al cielo, Bayard il segugio, che le saltò addosso facendola
cadere
rovinosamente a terra per poterle leccare la faccia in segno di
benvenuto e
infine la Regina Mirana affiancata, Alice stentava a crederci, alla
sorella
Iracebeth, che le diede il benvenuto a palazzo.
La
ragazza pensò che ormai, in tutti quegli
anni, le due sorelle avessero del tutto chiarito il malinteso e che ora
convivessero in pace, o almeno così sperava.
La
Regina Bianca le se avvicinò e
l’abbracciò forte. «Che bello poterti
riavere qui a Saggezzilandia, non sai
quanto ci sei mancata dolce Alice! L’ultima volta che te ne
sei andata, non ho
avuto l’occasione di poterti salutare e mi sarebbe
dispiaciuto non averti potuto
avere qui a corte in questi giorni tanto speciali, soprattutto ora che
la pace
e l’amore sono tornati nel Regno. E tutto questo non sarebbe
stato possibile se
non fosse stato per il tuo coraggio e il tuo aiuto. Vedi, abbiamo
riaperto un
passaggio dal tuo Mondo al nostro, perché qui, a Sottomondo,
si sta per
svolgere una ricorrenza molto speciale…».
Mentre
Alice ascoltava la Regina, non
smetteva di guardarsi intorno con la coda dell’occhio e
notò che tra tutte le
persone che erano lì in quel momento, ne mancava una.
Mirana
doveva aver intuito i pensieri
dell’amica, perché subito le disse:
«Sai, non gli abbiamo detto niente del tuo
arrivo, volevamo che tu gli facessi una sorpresa! Dopo la tua partenza
era così
giù che nemmeno la sua famiglia, finalmente ritrovata, era
riuscita a tirargli
su il morale…».
Alice
si preoccupò. «Ma adesso sta bene?
Voglio dire,
non è caduto in depressione
come l’altra volta?!?» chiese la ragazza allarmata.
«No,
per fortuna. Gli bastava pensare che
tu fossi a casa con la tua famiglia e che fossi felice. Fortunatamente
col
tempo si è ripreso ma, ahimè, non è
più stato quello di un tempo, anche se
c’è
da dire che la sua moltezza non l’ha mai abbandonato. Se vuoi
andare a
trovarlo, lo troverai nella sua casa a cilindro, in cima alla collina,
intento
a lavorare a dei nuovi cappelli proprio in vista della ricorrenza di
cui ti ho
appena accennato. Sono sicura che appena ti vedrà
rimarrà pietrificato dalla
gioia!» disse la regina molto allegramente.
«Oppure,
gli prenderà un infarto per la
sorpresa…» si intromise lo Stregatto scoppiando a
ridere.
Alice
salutò tutti quanti e promise a
Mirana che non appena avesse salutato il Cappellaio, sarebbe tornata
per ascoltare
in cosa consisteva la ricorrenza che le aveva accennato e
perché era stata
invitata per festeggiarla.
La
strada verso la casa del Cappellaio
sembrava non finire mai, e Alice era così impaziente di
rivedere il suo amico
più caro, che si mise a correre a perdifiato su per la
collina e non appena
arrivò alla porta, si sporse verso la finestra per dare
un’occhiata all’interno
nella speranza di vedere il Cappellaio.
Quando
finalmente lo vide, chino sul tavolo
da lavoro mentre realizzava uno dei suoi tanti cappelli, proprio come
le aveva
detto la Regina, un piccolo sorriso fece capolino sulle sue rosee
labbra e non riuscendo
più a trattenersi bussò alla porta.
Sentendo bussare alla porta, Tarrant lasciò il proprio
lavoro e si chiese chi
mai a quell'ora era venuto a disturbarlo visto che aveva chiaramente
espresso
il desiderio di essere lasciato in pace durante il proprio lavoro.
“Giuro
che se è quella rompiscatole di
una Lepre, non risponderò delle mie azioni. E se la prendo,
la faccio arrosto…”
pensò un Cappellaio alquanto stressato e mentre si
avvicinava all’uscio della
porta cominciò a borbottare: «Lepre dei mie
stivali, se sei venuta qui per
rovinare nuovamente il mio lavoro con la tua
pazz…» le parole gli morirono in
bocca quando, aprendo la porta, non si ritrovò di fronte il
Leprotto Marzolino,
come aveva immaginato, ma bensì l’unica persona al
mondo che mai avrebbe
pensato di rivedere dopo tutti quegli anni.
«SORPRESA!»
urlò Alice con quanto fiato
aveva in gola.
“Per
mille Ciciarampa! La mia dolce
Alice è proprio qui, qui! Davanti a me…!”
fu il suo ultimo pensiero prima
di cadere rovinosamente a terra per la bellissima sorpresa.