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Autore: Kamala_Jackson    27/06/2016    2 recensioni
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Annabeth, Katniss, Renesmee e Clary sono al loro primo anno ad Hogwarts, smistate in tre differenti Case e apparentemente non hanno niente in comune.
Si incontrano spesso a lezione, nei corridoi o in Sala Grande e ogni volta, come legati da un filo invisibile, i loro occhi si incrociano. E dalle semplici occhiate si passa ai saluti, alle chiacchierate e all'amicizia.
E' Novembre ad Hogwarts e accade qualcosa di strano. I gufi cominciano a sparire. Quelli rimasti non intendono muoversi, sembrano terrorizzati da qualcosa. Non si riesce ad avere più un contatto con gli altri maghi, Hogwarts sembra isolata da resto del mondo.
Nei corridoi cominciano ad aggirarsi strane creature fatte d'ombra, che non esitano a colpire chiunque incroci il loro cammino. E così iniziano a sparire anche gli studenti.
Renesmee fa incubi sempre più strani e orrendi.
Clary si sente attratta irresistibilmente da una strana porta chiusa scoperta per caso.
Katniss sembra essere l'unica sopravvissuta ad un attacco delle Ombre.
Annabeth ha visto qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
Hogwarts vive nel terrore più puro e le quattro ragazze decidono di porre fine alla storia.
Ma ci riusciranno da sole ?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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21. If Christmas Is In Your Heart
 

 
“Spes Ultima Dea”, letteralmente “La Speranza (è) l’Ultima Dea”
 
 
 
Katniss lanciò uno sguardo verso la finestra, coperta da una fitta coltre di acqua ghiacciata.
Aveva smesso di nevicare da poco, e tutto sembrava immobile, mentre il sole albeggiava e inondava con calma Hogwarts di una tiepide luce.
Seduta sul grosso tappeto davanti al camino acceso, la giovane Serpeverde aveva la testa altrove, e non badava allo sguardo penetrante che Connor le rivolgeva, la torre nera ancora in mano, sospesa sulla scacchiera.
Pensava a Prim, Katniss, e si chiedeva se soffrisse il freddo, nella loro piccola casetta di legno, con la sola compagnia di quel gatto burbero e insopportabile e della sua capretta. Sua madre probabilmente ignorava anche che fosse il giorno di Natale.
Forse, senza avere sue notizie da più di un mese, Prim si era spaventata. Forse aveva provato a spedirle qualche lettera, forse si era chiesta che fine avesse fatto, e magari aveva chiesto aiuto a qualcuno. Sì, ma a chi? Ai Pacificatori, forse? A Sue la Zozza? O alla mamma di Gale? E quella di Peeta, invece? Così crudele e apparentemente senza sentimenti nei confronti dei bisognosi. L’esatto opposto del figlio.
Per un attimo il suo pensiero si soffermò sul viso candido del Corvonero, beccato più volte ad osservarla con sguardo sognante. Chissà se lui ricordava quella giornata di pioggia…
Un rumore improvviso la fece tornare alla realtà. Si voltò, e vide che Connor aveva lasciato cadere la torre sulla scacchiera, e aveva abbassato il capo verso il tappeto.
-Vedrai che starà bene.- disse senza guardarla. Katniss gonfiò il petto, stringendo tra i pugni chiusi la camicia da notte sgualcita che indossava.
-Lo spero.- sibilò.
Un angolo della bocca del ragazzo si sollevò verso l’alto.-Spes ultima dea.- proclamò, osservando con divertimento lo sguardo confuso dell’amica.
-Che significa? È greco?
Connor scosse la testa.-Latino. In poche parole, significa che la speranza è l’ultima a morire.
Katniss soppesò le parole a lungo, prima di sospirare e annuire. Puntò nuovamente gli occhi grigi verso la finestra, e il semidio si frugò rapidamente nelle tasche, tirando fuori un pacchettino verde stropicciato e male incartato.
A quel rumore, nel frattempo, la ragazzina si era girata e ora fissava il compagno con una certa curiosità.
Connor sospirò profondamente e le porse quello che aveva tutta l’aria di essere un regalo, fissandola con quegli occhi color del cielo serio come non mai, senza dire una parola.
La streghetta si morse le labbra e prese tra le mani il pacchetto, aprendolo con calma sotto lo sguardo attento del ragazzo.
Con un guizzo argentato, una piccola catenella cadde sul folto tappeto. Katniss la prese e i suoi occhi si illuminarono quando tra le minuscole maglie di bronzo celeste fece la sua comparsa una freccia. Grande quanto il mignolo di un bambino, intagliata nei minimi particolari, era semplicemente perfetta.
-L’hai fatta tu?- la Serpeverde fissò l’amico con un sorriso un po’ stupito sulle labbra. Connor si lasciò scappare una piccola risata.-Ho chiesto a Beckendorf di farmela. Sai, è un gigante, ma riesce a fare cose spettacolari.- spiegò, con un accenno di imbarazzo.
Anche Katniss si mise a ridere, poi diede la schiena a Connor e gli allungò la catenella.
-Aiutami a metterla.
Le guance del semidio diventarono così rosse da poter scoppiare, mentre con mani tremanti agganciava intorno al collo dell’amica il regalo.
-Connie- la voce della compagna sembrò quasi petulante mentre si girava a guardarlo.-Grazie.
Connor si lasciò travolgere da un sorriso terribilmente ebete, mentre balbettava un “prego” incerto.
 
 
Clary stava dormendo profondamente e serenamente, nonostante le ultime vicende che l’avevano vista protagonista. Se ne stava accoccolata sotto cumuli di coperte, ignara che di lì a poco il suo fantastico sonno avrebbe subito una brutta fine.
Renesmee scivolò in silenzio accanto al letto dell’amica, un ghigno dispettoso stampato sul volto, e si chinò piano verso il viso dell’amica, coperto da tanti riccioli rossi disordinati.
Prese tutto il fiato che aveva in gola e urlò più forte che poté.-BUON NATALE, CLARY!
Clary cadde dal letto.
Renesmee scoppiò a ridere forte e si lasciò cadere sul materasso, mentre la rossa annaspava tra lenzuola e piumoni biascicando improperi.
-Ma che diavolo di ore sono?- sbottò, quando la sua testa spuntò fuori da quel labirinto di stoffa.
La mezza-vampira la fissò divertita, mentre con noncuranza osservava l’orologio al polso.-Le sette meno cinque.
Clary sbarrò gli occhi.-MA HAI LA FEBBRE O COSA?- urlò.
Renesmee scoppiò nuovamente a ridere, mentre l’amica afferrava il cuscino e glielo tirava in faccia. La loro stanza del dormitorio era vuota, tranne per loro due. Rachel e gli altri studenti che erano stati attaccati continuavano a stare in infermeria, monitorati da tutti i professori, senza dare alcun segno di guarigione.
La mezza-vampira fece spazio all’amica, che si trascinò dietro tutte le coperte e sotterrò la testa sotto il cuscino, una volta tornata sul materasso.
-Si può sapere perché mi hai svegliata così presto?- mugugnò, alla ricerca del sonno perduto.
Renesmee sbarrò gli occhi, fissandola come se avesse due teste.
-Clarissa.- tuonò. Clary scattò su, con gli occhi sbarrati e stupiti.-È Natale.
Nonostante il tono allegro iniziale, quella parola che avrebbe dovuto portare gioia aleggiò sulle loro teste con pesantezza.
La rossa sospirò, affondando la testa nel cuscino. Il pensiero andò a zio Luke e a sua madre Joyce, soli, a casa. Probabilmente sua madre aveva già monitorato l’intero mondo magico e non, alla sua improvvisa scomparsa. Quel pensiero la fece sorridere. Clary non era mai andata in Chiesa, la sua non era una famiglia cristiana, eppure pregò che Luke non la lasciasse da sola, a mordersi le mani e a farsi mangiare viva dalla sua stessa preoccupazione.
-Dovremmo andare ad aiutare Percy.- decretò, alzandosi con un sospiro. Nessie le lanciò un’occhiata curiosa.-Pensi davvero che riuscirà ad entrare nel dormitorio dei Corvonero senza farsi scoprire? In quello femminile, per giunta…
L’amica scosse le spalle.-Provare non costa niente. In fondo…- Clary sorrise, sorrise veramente.-…la speranza è l’ultima a morire.
Si infilarono velocemente due paia di calze per non sentire troppo freddo e dei maglioni pesanti sulla camicia da notte, per poi correre in Sala Comune.
Percy le raggiunse pochi secondi dopo, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando vistosamente.
-Hai un pigiama con i pesci?- gli chiese Renesmee alzando un sopracciglio.
Il figlio di Poseidone abbassò lo sguardo sulla propria tenuta, per poi rivolgerlo alla mezza-vampira con un accenno di indignazione.
-Non sono pesci, è Nemo.- berciò, fissandola con aria imbronciata.
Anche l’altro sopracciglio di Renesmee si alzò.-Nemo è un pesce.
Percy gonfiò le guance, risultando estremamente ridicolo.-Ma di certo non è un pesce comune.
Clary intervenne prima che il discorso potesse degenerare ancora di più, afferrando il ragazzino per una manica e tappando la bocca all’amica, già pronta a dire la sua.
-Basta pesci, basta Nemi. Se vogliamo evitare di essere beccati dobbiamo muoverci.- esordì imperiosa, trascinandoli fuori dalla Torre di Grifondoro.
Percorsero i corridoi in silenzio, con le bacchette in mano, pronti a qualsiasi attacco da parte di Ombre o a nascondersi dai professori.
Non incontrarono nessuno e tutta la scuola era avvolta in un silenzio innaturale. Nonostante le calze spesse, i loro passi, seppur attutiti, emettevano un leggero rumore che li faceva stare in ansia.
Erano davanti alla porta che conduceva alla Sala Comune di Corvonero quando Renesmee si voltò di scatto verso il semidio.
-L’hai preso il regalo?- gli chiese, a bruciapelo, con un brutto presentimento.
Percy la guardò un po’ stralunato, non ancora del tutto sveglio, poi sbatté gli occhi un paio di volte.-Oh. OH. Oh-oh.
La mezza-vampira roteò gli occhi, mentre Clary si tirava uno schiaffo in fronte.
-Jackson…- sospirò.
Restarono un attimo a guardarsi, mentre qualche ritratto russava più del dovuto, e l’attenzione di Percy iniziava già a vacillare.
-Okay.- sbottò a quel punto la rossa, schioccando le dita in faccia all’amico.-Adesso dobbiamo tornarlo a prendere, giusto?- gli domandò, cercando di essere quantomeno gentile.
Il semidio la fissò con aria sperduta e con un’espressione da cane bastonato fin troppo tenera da sostenere.
-Posso anche andare senza…- mugugnò, sporgendo appena le labbra all’infuori.
Clary si passò una mano sul viso, mentre Renesmee tirava un pugno sul braccio del ragazzino.
-Così Annabeth ti prende a pugni. Ti prego, svegliati e sbrighiamoci a prendere questo regalo.- sbottò.
I tre rifecero la strada al contrario, camminando svelti tra i corridoi deserti e illuminati appena dalla luce del primo mattino.
Le due streghette aspettarono Percy fuori dalla Torre di Grifondoro, lanciandosi sguardi eloquenti e spazientiti.
Il figlio di Poseidone tornò subito, stringendo tra le mani una scatolina azzurra con un fiocco argentato.
-Possiamo andare.- annuì convinto.
Clary e Renesmee si lanciarono un’occhiata.
-Almeno sembra più sveglio.- decretò la prima. La mezza-vampira sospirò, accelerando il passo verso la loro destinazione.
Si ritrovarono ben presto a correre, abbassando totalmente la guardia e a fare a gara a chi arrivava prima alla fine del corridoio.
La rossa si lasciò scappare una risata fin troppo rumorosa quando Percy scivolò sul marmo lucido, slittando sul pavimento e finendo addosso alla mezza-vampira, che si aggrappò a una delle lunghe tende che incorniciavano le finestre.
Un rumore sospetto rimbalzò tra le pareti, e una voce indistinta chiamò qualcuno.
I tre si guardarono con gli occhi sbarrati, poi scattarono verso una porta che si trovava alla loro destra, sparendoci dentro.
-Dove diavolo…?- iniziò Clary.
Si trovavano in un grande salotto, illuminato da alcuni lampadari e da un grande camino al centro, circondato da un paio di poltrone e un grande sofà.
Renesmee si avvicinò incantata al grosso abete all’angolo della stanza, pieno zeppo di innumerevoli decorazioni e luci colorate.
Un pianoforte a coda faceva capolino sul lato opposto della stanza, così come un grande tavolo circolare.
-Che posto è questo?- chiese Percy, girando su sé stesso a bocca aperta.
-Non ne ho idea. Ma è fantastico.- Clary si avvicinò alle poltrone e afferrò un biscotto dal tavolino davanti al camino, mordendolo.
Un dolce aroma di cioccolato e caramello si diffuse sul suo palato.
-Oddio, sono la cosa più buona che abbia mai mangiato.- bofonchiò con la bocca piena.
Anche gli altri due assaggiarono dei biscotti, e Percy se ne riempì le tasche.
-Per Annabeth.- si giustificò, facendo una linguaccia sporca di briciole a Renesmee, che si lasciò andare ad una smorfia disgustata.
Clary sorrise a quella scena. Quel luogo le dava una strana sensazione. In qualche modo si sentiva al sicuro, accolta da quel fuoco così scoppiettante e dai folti rami dell’abete colorato.
-Dovremmo andare.- si costrinse a dire, interrompendo l’ennesimo bisticcio dei due amici.
I due annuirono, e a malincuore abbandonarono insieme quel posto, tornando nei corridoi semibui di Hogwarts.
Non c’era più nessuno in giro, e i tre riuscirono ad arrivare facilmente alla porta.
-Che faccio?- chiese Percy.
-Le parli.- rispose Renesmee come se nulla fosse.
Il semidio le lanciò un’occhiataccia, poi si chinò sul legno.
-Ehm…signora porta?- provò.
L’aquila di bronzo cigolò appena.
-Tu non sei un Corvonero.- borbottò.
Percy scosse la testa.-No, signora porta. Devo andare dalla mia amica Annabeth.
-La figlia di Atena. Perciò, tu devi essere Perseus Jackson, il famoso figlio di Poseidone.
-Oh, beh.- il semidio si grattò la nuca, lusingato e imbarazzato.-Direi di sì.
Renesmee alzò gli occhi al cielo.-Arriva al dunque, Perce.
Il ragazzino sbuffò.-Allora, devo andare dalla mia amica, mi puoi lasciar passare?
L’aquila si mosse appena.-Certo…
Percy sorrise.
-…Non appena avrai risolto il mio indovinello.
Percy smise di sorridere.
-Perché?- chiese, mettendo il broncio. Clary si tirò l’ennesimo schiaffo in fronte.
-Percy, non essere insolente!- lo sgridò.
Il figlio di Poseidone aggrottò la fronte.-Ma io sono insolente.
L’aquila di bronzo sbatté le ali, richiamando l’attenzione su di sé.
-Per vedere se sei degno di passare.- spiegò, ignorando quell’ultimo scambio di battute.
-Ma io sono amico di Annabeth. Non essere come quella musona di Atenaaa.- piagnucolò il ragazzino, giungendo le mani davanti al becco lucente.
-E io sono la custode dei Corvonero.- gracchiò il batacchio, facendogli il verso.
-Risponderemo al tuo indovinello.- si intromise Renesmee, avanzando verso la porta.
-Deve rispondere lui.
-Ah, bene, allora qui mettiamo radici.- bofonchiò Clary.
-Certo che voi due siete proprio antipatiche.- grugnì a quel punto Percy, incrociando le braccia e rivolgendosi al batacchio di bronzo col mento alto.-Fammi il tuo indovinello.
Le due ragazzine si guardarono, stupite per un attimo, poi sospirarono contemporaneamente e aspettarono la domanda della porta.
-Molto bene. Allora, sentimi bene. Tutti la possiedono, ma nessuno può perderla. Cosa è, Perseus Jackson?
Percy restò in silenzio a lungo, mentre Clary e Renesmee si scervellavano inutilmente.
La porta doveva averlo molto a cuore, perché fece una cosa mai fatta. Gli diede un indizio.
-Pensa bene a chi ti ha circondato a lungo, figlio di Poseidone, e a ciò che ha dimostrato nei tuoi confronti.
Percy si passò una mano tra i capelli, poi il suo sguardo si adombrò.
-Luke…- mormorò appena.
Le due amiche si scambiarono un’occhiata confusa, quando il semidio sorrise e parlò di nuovo.
-Un’ombra. La risposta è un’ombra.
La porta restò un attimo in silenzio, poi si aprì.
-Tu farai grandi cose, Persesus.
Percy ridacchiò.-Me lo dicono tutti. Grazie, signora porta.
-Smettila di chiamarmi così.
 
 
Annabeth dormiva profondamente, abbracciata al cuscino, con il pugnale stretto in mano e nascosto sotto le coperte, quando qualcosa le piombò addosso.
Sbarrò gli occhi e fece scattare il braccio, agitando il pugnale alla ceca intorno a sé.
-Whoaa, Sapientona, per fortuna che ho dei riflessi buoni.
La figlia di Atena scosse la testa, a bocca aperta, facendo ricadere il pugnale sul materasso.
Percy si controllò il pigiama sul petto, dove uno dei tanti Nemo era stato brutalmente tagliato a metà. La pelle, sotto il tessuto, era appena stata sfiorata dalla lama di bronzo, e poche goccioline di sangue scivolavano fuori da una ferita superficiale e noncurante.
-Percy, che ci fai qui?- sussurrò la bionda, passandosi una mano tra i capelli biondi e annodati e sporgendosi vero il ragazzino.
Lui alzò lo sguardo verde mare, sorridendole e facendole per un attimo mancare il fiato.
-Volevo darti il mio regalo.- spiegò semplicemente, senza smettere di sorridere.
Si girò e afferrò un pacchetto azzurro, porgendoglielo dolcemente.
-Buon Natale, Sapientona.
Annabeth si morse le labbra, per non far vedere quanto fosse commossa a quello stupido pesce fuor d’acqua, e aprì il regalo. Si ritrovò tra le mani una lunga sciarpa di lana blu notte, decorata da ricami argentati.
-Guarda,- Percy si allungò e i loro visi per poco non si sfiorarono.-ci sono le civette sopra. Ed è anche blu!- indicò, come se fosse la cosa più bella del mondo.
L’occhio della bionda cadde su una figura particolare.-Questo è un delfino.-gli fece notare, mostrandogli un ricamo.
Percy si passò una mano tra i capelli.-Certo. Perché i delfini sono belli.- disse, come se fosse una cosa ovvia.
Annabeth scoppiò a ridere.
-Non ti è piaciuto?- chiese allora il semidio, preoccupato e un po’ imbarazzato.
La Corvonero si gettò letteralmente tra le sue braccia, stringendolo forte e continuando a ridere.
-È bellissima.- disse, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore.
-Sai,- Percy affondò il viso nei boccoli biondi, respirando il profumo al limone dello shampoo di Annabeth.-all’inizio l’avevo dimenticato nel dormitorio.
La bionda rise più forte.-Sei proprio un Testa D’Alghe.
 
 
-Quindi ti piace Percy.- Katniss alzò un sopracciglio, osservando la bionda con aria divertita.
Annabeth scrollò le spalle.-Non lo so.- borbottò, affondando il naso nella sciarpa blu che in qualche modo sapeva di salsedine.
Clary, poco più in là, strillò, mentre Simon le lanciava un palla di neve addosso e Connor le si lanciava addossò.
-Valaaaangaaaaa!- trillò il figlio di Ermes, ridendo come un matto rotolando nella coltre bianca.
Percy e Renesmee corsero verso il portone di Hogwarts spintonandosi l’un l’altra.
Era ormai due ore che stavano a giocare fuori nella neve – un gentile concessione della Preside – e iniziavano tutti a sentire il freddo fin dentro le ossa.
-E tu e Connor? Guarda che l’ho notata, quella collana.- Annabeth ghignò, osservando Katniss sbuffare imbarazzata e togliersi la neve dalla treccia mora.
-È solo un amico.- decretò, scrollando le spalle.
-Aha, certo.- la semidea sghignazzò, quando un palla di neve la colpì dritta sul naso.
La Serpeverde ne aveva un’altra in mano, e la lanciava in aria con aria strafottente.
-Tu vuoi la guerra.
-Non mi pare una grande novità.
Annabeth iniziò a correre, girandosi ogni tanto indietro e lanciando palle di neve fatte al momento all’amica che la inseguiva.
Caddero a terra più e più volte, si riempirono d’acqua e non si fermarono finché Clary non le richiamò da sotto il portone. Entrarono sotto lo sguardo furioso di Hedge, che avrebbe dovuto pulire tutto quel pasticcio di fango, ghiaccio e acqua, e scivolarono velocemente per i corridoi.
-Dobbiamo farvi vedere questo posto.- esclamò Renemsee esagitata, mentre apriva la porta trovata quella mattina.
I ragazzi si ammassarono sulla soglia ed entrarono spintonandosi.
-Wow.- si lasciò scappare Connor.
Clary notò che alcune calze erano state appese sul camino, e sembravano stracolme di dolci e giocattoli.
Sotto il grosso abete giacevano un mucchio di regali, e il tavolo era imbandito con torte e stelle di Natale di ogni tipo.
-Io lo so che posto è questo!- strillò Katniss, portandosi le mani sulle guance. Aveva gli occhi che brillavano e sembrava euforica. Nessuno si sarebbe stupito se avesse iniziato a saltellare in giro.
-È la Stanza delle Necessità. Probabilmente è decorata in questo modo perché è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento!- spiegò, togliendosi la mantella, la sciarpa e i guanti e precipitandosi verso i regali, seguita da Percy e Simon.
-Ragazzi!- la voce di Annabeth li fermò quasi subito.-Prima andiamo a cenare, poi torniamo qui e festeggiamo il Natale, che ne dite?
Katniss si morse il labbro inferiore, ma si obbligò a mollare il regalo che aveva tra le mani e ad annuire.
-Basta che mangiate in fretta.
-Fidati, il cibo non vedrà neanche il piatto!- trillò Simon correndo fuori.
-Qualcuno ha visto Peeta?- chiese Annabeth all’improvviso, con un’espressione corrucciata sul viso. Gli altri scossero la testa senza neanche ascoltarla davvero, troppo presi da quello che avevano intorno.
La semidea continuò ad avere questo grillo per la testa per tutto il tragitto che portava alla Sala Grande.
Quando vide suo fratello Malcolm, in piedi accanto al tavolo dei Corvonero, andò dritta, dritta a chiedergli dove fosse il ragazzino.
Suo fratello la guardò serio e dispiaciuto.
-Annie…stamattina presto c’è stato un attacco delle Ombre…Peeta è…
Annabeth scosse la testa, lo stomaco schiacciato da un macigno, e a cena non mangiò quasi niente.
Decise di non dire niente agli altri. Era Natale, e lei sapeva quanto i suoi amici avessero bisogno di staccare la spina da tutto e da tutti, di divertirsi, anche solo per una sera.
Si finse felice come loro durante il tragitto, e cercò di interessarsi ai discorsi di Simon sulle feste ebraiche, ma la faccia pallida di Peeta la perseguitava in ogni suo pensiero, facendola sentire terribilmente in colpa.
Nella Stanza delle Necessità si obbligò a scartare i regali, e mangiare qualche dolcetto.
Alla fine si accoccolò ad un angolo del grande sofà davanti al camino e osservò gli altri che si scambiavano gli oggetti che trovavano. Non c’erano etichette, ognuno scartava ciò che voleva, e dava a qualcun altro quello che non era di suo gusto.
-Sapientona, non vieni a ballare? Nessie sta suonando il piano.- Percy le porse la mano, ma non appena notò il viso scuro dell’amica le si sedette accanto.
-Che cosa è successo, Annabeth?- le chiese dolcemente.
Annabeth tirò su col naso e tuffò il viso nel largo maglione blu e verde che il ragazzino aveva trovato sotto l’albero.
-Peeta è stato preso dalle Ombre.- sussurrò appena, trattenendo a stento le lacrime.-Io…Io non voglio dirlo ora agli altri.- alzò il volto, puntando gli occhi grigi e lucidi in quelli color del mare di Percy.-Guardali. Si stanno divertendo come non succedeva da mesi. Non posso rovinargli così la serata…
Il figlio di Poseidone sospirò, e circondò le spalle della semidea con un braccio, cercando di non sembrare impacciato come si sentiva.
-E poi il Testa D’Alghe sarei io.- mormorò, posando il mento sui capelli biondi della ragazzina, sperando si non essere troppo rosso in viso.
Fu sicuro che Annabeth ridacchiasse un pochino, e quello, pensò, era il miglior regalo di Natale che avrebbe mai potuto ricevere.

 
 
 
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Kamala’s Corner
 
Salve, sì sono tornata. La scuola è finita, i miei esami di inglese anche, e dovrei riuscire ad aggiornare più frequentemente.
*cori di angeli in sottofondo*
Dovrei risparmiarmi le solite scuse senza capo né coda, ma davvero, ragazzi, mi dispiace un sacco per questa mia lunga assenza.
In più mi rendo conto che questo è un puro capitolo di passaggio, senza passi particolarmente emozionanti o scene d’azione alla Fast & Furios.
Mi serviva però. Staccare un attimo, lasciare respirare questi poveri Cristi sempre con la faccia della traggedia (con due g), e fargli passare bene almeno il Natale. E poi serviva anche a me, per rimettermi in carreggiata.
Spendiamo qualche parola sul capitolo. Sì, okay, devo smetterla di cerare ship nuove del cavolo e di scavarmi la fossa da sola, ma Connor e Katniss sono cooosì cariiini. Soprattutto Connie, btw.
Abbiamo il ritorno della OTF per eccellenza in questa storia, ovvero di quelle due pucciose (Nana mi contagia con i suoi termini fluffosi) di Clary e Nessie, e abbiamo anche un bel pezzo di narrazione incentrato su quel tontolone di Percy, che io adoro.
Poi per me la Percabeth è vita, quindi non potevo non mettercela, sorry not sorry.
C’è anche questa specie di confronto amichevole tra Katniss ed Annabeth, che vedo come due amiche sì molto strette, ma anche estremamente competitive.
E poi…Peeta, già. È stata un’idea che poi si è trasformata in fatto, ed ecco qua. Annabeth ha deciso di non dirlo a nessuno, per il momento,  e di far passare un buon Natale a tutti quanti, dicendolo solo al suo testa D’Alghe, aw <3
E last but not least, trovano la Stanza delle Necessità, di cui personalmente avrei bisogno anche io per isolarmi ancora di più dal mondo.
Che dire, questo capitolo le ha passate tutte per essere scritto (evviva il blocco dello scrittoree), compresa l’Italia-Spagna di oggi pomeriggio.
Un abbraccio, un buffetto affettuoso (ciao Fraffrog),
Alla prossima,
Kam.
   
 
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