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Autore: LumLumLove    28/06/2016    7 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quince días
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Capitolo 11: Sabato 23 – Prima parte
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Akane
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Sta albeggiando e io sono qui da un po' che osservo il sole fare capolino sul mare. Apro completamente la finestra e resto seduta sul comodo tatami della mia camera, godendomi il profumo del mare trasportato dal vento invernale.
 
Sento uno strano dolorino allo stomaco se penso che tra soli sette giorni si celebrerà il mio matrimonio. All'improvviso quel momento mi sembra vicino ma allo stesso tempo molto lontano.
 
Non parlo con Shinnosuke e le mie sorelle da una settimana. Poggio la testa sulle braccia e socchiudo gli occhi per evitare che il sole sempre più alto mi abbagli.
 
Dovrei farmi viva con una telefonata, ma più il tempo passa e più mi pesa. Lascio cadere distrattamente una mano che sfiora per caso la sottile collana che ho al collo, prendo la moneta d'argento tra le dita e ci giocherello... chiedo troppo se resto così un altro po'?
 
Uno squarcio nel tempo. Una pausa in cui nessuno parla, nessuno si muove. Un momento in cui tutte le voci tacciono e mi permettono, finalmente, di pensare.
 
Chiudo la finestra, sento freddo.
 
Inevitabilmente il tempo riprende a scorrere e sono costretta a tornare alla realtà. Oggi dobbiamo incontrare "l'amichetta" di mio marito e metterla in guardia su un'eventuale incursione di mio suocero o qualche yakuza. Devo dire che non ho molta voglia di vedere che faccia abbia... no, decisamente no.
 
La moneta è ancora nella mia mano destra, non so quando né perché ho iniziato a stringerla con tanta forza.
 
Sorrido se ripenso a quello stupido che me l'ha regalata, in maniera timida e goffa, senza dare troppa importanza al gesto.
 
A me sì che importa! Questa monetina è il primo regalo che ricevo da parte sua. Il primo "gioiello" regalatomi da un ragazzo. È triste, ma non ho neanche un anello di fidanzamento, la mia fede nuziale sarà il primo anello per me. Non che Shinnosuke non badi ai dettagli, ma non ha molti soldi dato che tutto quello che guadagna lo spende per curare il nonno malato.
 
È ingiusto paragonarlo a una persona capace di guadagnare mezzo milione in una sola sera e inoltre... una cosa così banale come una moneta mi fa sorridere davvero. Sono proprio banale... e anche stupida.
 
La lascio andare bruscamente obbligandomi a tornare in me... devo smetterla di pensarci, devo tornare alla mia vita quotidiana e svegliarmi da questo assurdo e ridicolo sogno. Mi do un paio di schiaffi in faccia come per ricordarmelo. Devo tornare a casa, è lì la mia vita reale.
 
Mi vesto in fretta, spazzolo i miei capelli corti e mi metto qualche goccia di profumo sul collo e sui polsi. Per fortuna ieri sera abbiamo trovato un albergo con un magnifico onsen e mi sono rilassata là per un paio d'ore. Infatti avverto ancora la pelle morbida e una calma interiore, grazie all'ottima cena e a una meritata notte di riposo.
 
Preparo le mie cose e mi metto lo zaino in spalla... è ora di andare. Apro la porta e noto sul pavimento un pacchetto in una busta di carta. Mi chino piano e la apro: al suo interno trovo un caffè e, mi sembra, una fetta di torta al tè matcha.
 
Sorrido come una scema pensando all'autore di questa sorpresa. Prendo la busta e noto anche un foglietto con due righe scritte in una calligrafia orribile: "Sono andato a comprare i biglietti dell'autobus, fai colazione". Sembra più un ordine che un invito, ma lui è così, rozzo, brusco e sgarbato... timido, protettivo, premuroso.
 
Chiudo la porta alle mie spalle e lascio lo zaino sul pavimento. Torno alla finestra mentre il sole minaccia di squarciare le prime nubi e mi gusto il caffè caldo con un sospiro di piacere.
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La faccia dell'autista la dice lunga. Sicuramente fa tutti i giorni la tratta Tokyo-Osaka durante la sua giornata lavorativa.
 
Ranma gli allunga i nostri biglietti e lui li accetta riluttante, osservandoci attentamente entrambi e spostando gli occhi da me a Ranma e viceversa come per avvertirci: niente chiasso.

Il codinato sembra molto più tranquillo di me, lo ignora e, accorgendosi del mio disagio, decide di prendere l'iniziativa. Mi prende per mano senza chiedere il permesso e si incammina, costringendomi a seguirlo, come per dimostrare che almeno per oggi abbiamo fatto la pace.
 
Quando si ferma davanti agli stessi posti del giorno prima, mi tolgo lo zaino e occupo il sedile accanto al finestrino, mentre lui si lascia cadere al mio fianco proprio nel momento in cui il vecchio autobus ingrana la marcia. Su di noi regna ancora lo strano silenzio che ci avvolge da ieri sera come un'ombra, una minacciosa e opprimente nube di timidezza che ha a che fare con l'inaspettato regalo.
 
Non posso evitare di portarmi la mano al petto e toccare attraverso il cappotto la presenza dell'oggetto in questione, poi sorrido in maniera impercettibile.
 
Ranma tossicchia e si accomoda sul sedile in una posizione che pretende di far passare per rilassata, ma la tensione della sua schiena lo tradisce.
 
-Sei mai stata a Osaka?- chiede, cercando di iniziare una conversazione qualunque.
 
Io lo guardo con interesse, è così carino quando cerca di dissimulare la sua gentilezza... con la stessa goffaggine e innocenza di un bambino.
 
-No.- rispondo, negando con la testa. –Però ho sempre desiderato visitarla, con tutte quelle luci notturne e i ristoranti di pesce... E poi l'okonomiyaki di Osaka è molto famoso.
 
-Il migliore okonomiyaki che esiste lo cucina Ucchan.- risponde gonfiando il petto, orgoglioso, e io continuo ad avvertire un po' di fastidio, come una piccola fitta alla testa che mi ricorda le mie scarse abilità di cuoca.
 
-Imprenditrice, cuoca, carina... la ragazza perfetta.- sospiro, non volevo parlare di lei, almeno non ancora... è già sufficiente il fatto che stiamo andando dritti là a incontrarla.
 
-Sì che lo è.- concorda lui. –Ryoga dovrebbe chiarirsi con lei una volta per tutte, non capisco cosa stia aspettando.
 
Questa sì che mi coglie di sorpresa, sbatto rapidamente le palpebre e apro la bocca per l'inaspettata notizia.
 
-A Ryoga piace?
 
-Non me l'ha detto chiaro e tondo però... non so, è qualcosa che si nota quando stanno insieme. Lui la guarda in modo diverso dalle altre.
 
-Ehh??- chiedo alzando troppo la voce. -Quindi pensi che sia innamorato di lei.
 
-Può darsi.- risponde, evasivo.
 
Curioso... dice di non sapere cosa significhi innamorarsi però riesce a intuirlo se si tratta degli altri. Forse la mancanza di amore in tutta la sua vita l'ha reso la persona che ho davanti a me in questo momento? Un solitario? Uno che non è disposto a mettersi a nudo davanti a nessuno?
 
Forse è il suo modo di sopravvivere, di apparire forte davanti a tutti... ma penso che questa mancanza di sentimento che cela dietro l'orgoglio non sia nient'altro che insicurezza. L'ho ascoltato parlare con sua madre e so che le vuole bene. L'ho visto mentre diceva a suo padre cose poco piacevoli, però limitandosi a trattarlo male solo a parole. Ma nonostante tutto quello che gli ha fatto passare vedo che ha ugualmente bisogno di lui, proprio come tutti i figli hanno bisogno dei genitori.
 
Ranma ha avuto una vita difficile.
 
Mi piacerebbe se un giorno incontrasse qualcuno con cui si senta libero di togliersi quest'armatura così pesante e così simile alla mia. Qualcuno di cui innamorarsi.
 
Mi piacerebbe... che fosse felice.
 
Ecco di nuovo quella piccola fitta... ma questa volta la sento nel petto, lacerante. Che strano, eppure ho dormito così bene! Mi obbligo a inspirare profondamente un paio di volte, finché il mio battito cardiaco non torna normale e incrocio il suo sguardo ipnotico su di me. Mi sta osservando preoccupato.
 
-Ti senti bene?- chiede con le sopracciglia aggrottate, beh, potrei quasi abituarmi alla sua gentilezza.
 
-S-sì, io...- le mie guance arrossiscono senza motivo e giro la testa a disagio, sforzandomi di continuare la conversazione come se niente fosse. –Mi fa molto piacere per Ryoga, voler bene a qualcuno è una cosa davvero meravigliosa.
 
L'artista marziale sbuffa con l'aria del bastian contrario, infatti so che non ama le romanticherie.
 
-Ovvio che non mi aspetto che tu capisca.-mi affretto ad aggiungere, tornando alla mia posa fiera e sentendo di nuovo alta e solida la mia impenetrabile muraglia.
 
Aspetto la sua risposta pungente tra il nervosismo e l'incertezza ma stranamente non arriva. Giro appena la testa di un centimetro e lo vedo in una posizione inaspettata, con il braccio sullo schienale del sedile, la testa poggiata sulla mano chiusa a pugno e mi guarda fisso.
 
Ma non come le altre volte, con orgoglio e arroganza, no, stavolta vedo solo determinazione nei suoi occhi azzurri che mi osservano determinati.
 
Sento un brivido correre lungo la mia spina dorsale, interrompo il contatto visivo e fisso il mio grembo.
 
-Svegliami quando arriviamo.- dice, e io mi tormento le mani perché sicuramente per colpa sua non riuscirò a schiacciare neanche mezzo pisolino per tutto il viaggio.
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Quando arriviamo a Osaka il sole è alto nel cielo e sicuramente sarà una bella giornata invernale, senza neanche una nuvola che minaccia pioggia o neve.
 
Ranma scende dall'autobus dopo di me, si stiracchia e sbadiglia. Sarà... ha dormito per tutto il viaggio e a un certo punto si è anche azzardato a poggiare la testa sulla mia e io, in un impeto di generosità, gliel'ho lasciato fare. Qualsiasi cosa pur di non sentirlo lamentarsi sul torcicollo dovuto a una postura sbagliata.
 
Sono consapevole di quello che ci attende e mi dà fastidio ammettere che la cosa mi rende leggermente nervosa.
 
-Andiamo, ci aspetta una bella passeggiata.- si affretta lui e io mi incammino, seguendolo a malincuore.
 
Che mi succede? Io non mi comporto mai così. A me piace fare nuove conoscenze, soprattutto se si tratta di ragazze della mia età con cui di sicuro mi trovo meglio. Ma adesso sento un nodo allo stomaco e mi rendo conto di essere piena di timori.
 
Sì, ho paura di conoscere la famosissima "Ucchan" e scoprire che è così fantastica come sembra, proprio come non lo sarò mai io. Una mia coetanea, vincente, indipendente... il suo nome brilla nel firmamento come una stella mentre io vedo il mio futuro spegnersi inesorabilmente.
 
Scuoto la testa. Sono ingiusta con me stessa e, cosa più importante, con Shinnosuke. Non devo sentirmi intimidita dalla sua presenza, siamo qui solo per avvertirla del pericolo che corre e se nel frattempo riusciamo anche a beccare mio suocero, tanto meglio.
 
Mi armo di determinazione, pronta a scacciare via questi pensieri così banali.
 
Cammino dietro il codinato che sembra stia cercando di ricordare a memoria la strada. Davanti a noi scorrono strade movimentate e piene di negozi, chioschetti da cui provengono deliziosi profumi, negozi di elettronica con centinaia di colori brillanti che si intravedono dall'esterno.
 
Mi guardo intorno trattenendo il fiato, con una voglia matta di esplorare il posto o almeno fermarmi per mangiare un boccone, ma Ranma continua ad avanzare senza sosta e io lo seguo, finché non mi accorgo che ci stiamo lasciando il brusio cittadino alle spalle. Stiamo camminando da più di due ore.
 
-Dove diamine stiamo andando?- protesto per la prima volta da quando siamo arrivati, adesso sono davvero affamata.
 
-Sono sicuro che sia da queste parti...
 
-Cosa? Ormai siamo lontani chilometri dal centro!
 
Lui si gira e mi guarda con aria compiaciuta come al solito, solleva il mento così tanto che a stento riesco a vedere i suoi occhi.
 
-Ora mangerai come non ti è mai capitato in tutta la vita.
 
-Succederà solo se nei paraggi ci sono dei ristoranti.
 
Ma la sua espressione orgogliosa è ancora là e si limita a indicare qualcosa con il pollice oltre la sua spalla destra.
 
-Siamo arrivati.- guardo alle sue spalle e vedo solo un gigantesco e infinito muro che si staglia lungo tutta la strada, perdendosi in lontananza.
 
-Arrivati? Ma dove?- incrocio le braccia, scettica.
 
-A casa di Ucchan! Dove, altrimenti?
 
Guardo di nuovo la parete e avanzo di un passo. Sollevo la testa per contemplare il tetto di quella che sembra una villa moderna e immensa.
 
Ranma sorride emozionato accanto a me.
 
-Andiamo, di sicuro gradirà la sorpresa.- dice, afferrandomi per un polso senza nessun riguardo e trascinandomi fino al cancello che delimita l'entrata.
Io resto a bocca aperta, tanto da temere di non riuscire a chiuderla per il resto della mia vita. Che fosse una persona di successo mi era chiaro... ma non sapevo che fosse spaventosamente ricca! Il ragazzo accanto a me preme un pulsante e si limita a identificarsi. Subito dopo la porta si apre davanti a noi, Ranma lascia andare il mio polso e mi indica di seguirlo. Certo, arrivati a questo punto non posso mica tirarmi indietro!
 
Attraversiamo dei giardini immensi e arriviamo finalmente all'entrata principale. Una gentile ragazza in kimono ci riceve e ci invita a entrare in una strana sala. Mio marito sembra trovarsi a suo agio come un pesce nell'acqua, mentre io a stento riesco a capire dove mettere le mani e come comportarmi.
 
Ci troviamo in una specie di sala da pranzo mista a cucina. Il pavimento in parquet lucidissimo brilla come nuovo. A metà della stanza si apre una specie di rientranza rettangolare in cui si trova un'enorme piastra di cottura quadrata per più di quindici commensali. Dietro quest'ultima c'è una specie di sottopalco di forma circolare, cuscini e schienali rovesciabili. Qua e là vedo tavoli bassi con cuscini di tutte le forme.
 
Mi sembra tutto assurdo e giurerei di essere appena entrata in un ristorante quanto meno inquietante.
 
Osservo le pareti su cui sono affissi dei piccoli quadri con varie fotografie, raffiguranti i luoghi più disparati. In alcune di esse mi sembra di riconoscere un luogo molto simile a questo ma più tradizionale e spartano, un piccolo locale con una grande piastra e, dal lato opposto, una ragazza che cucina con grande abilità. Accanto a lei c'è anche la ragazza che ci ha ricevuto all'entrata, mentre serve ai tavoli.
 
Cammino guardando una per una le foto, quando mi imbatto in qualcosa che mi lascia senza fiato. Sorrido alla vista di un Ranma Saotome decisamente più piccolo, diciamo pure un moccioso, vestito con un gi da allenamento che gli sta troppo largo e al suo fianco la ragazza di prima, con una fascia annodata sulla fronte e un'uniforme da cuoca con le maniche rimboccate.
 
Allora è vero che si conoscono da molto tempo, penso mentre osservo con una certa invidia i ricordi di quella che deve essere senza dubbio una lunga e solida amicizia.
 
All'improvviso avverto dei passi che si avvicinano a noi. Sembrano rapidi, al ritmo del respiro agitato che li accompagna.
 
Sulla soglia compare in un batter d'occhio una ragazza con lunghi capelli legati in una coda di cavallo che indossa un kimono tradizionale. Di sicuro dovrebbe impedirle di muoversi alla velocità con cui è arrivata, invece no. I suoi occhi si posano su di me, mi guarda dall'alto al basso per poi spostarsi sull'artista marziale, che le sorride con aria accattivante.
 
-Ran-chan!- esclama con voce squillante.
 
-Scusa per la visita improvvisa.- dice, ma lei non risponde, corre verso di lui e non esita neanche un secondo a gettarsi tra le sue braccia.
 
Si abbracciano entusiasti, mentre io mi sento così a disagio che vorrei che sul pavimento si aprisse una voragine e mi inghiottisse immediatamente. Che ci faccio davanti a questa scena romantica? Il terzo incomodo che interrompe con la mia presenza il loro incontro? Mi sento un'ingrata, una ficcanaso che sbircia i suoi vicini da una finestra lontana.
 
Mi volto, consapevole di essere arrossita leggermente, ma loro ancora non si separano nonostante siano trascorsi alcuni secondi. Finalmente Ranma interrompe il contatto e continua a sorridere mentre poggia le sue grandi mani sulle braccia di lei.
 
-Dai, non è passato tanto tempo dall'ultima volta in cui ci siamo visti.
 
-Che dici? Ma se è passata un'eternità!- protesta lei, mettendo il broncio.
 
-Avevo interrotto qualcosa di importante?- chiede con un po' di preoccupazione.
 
-No, mi avevi salvato da una noiosa discussione con mio padre. Compari sempre al momento giusto.
 
Non sopporto più la situazione, così mi schiarisco la gola richiamando immediatamente la loro attenzione ed entrambi posano gli occhi su di me nello stesso momento, quasi sorpresi. Si era davvero dimenticato che fossi qui?
 
-Ah, Ucchan, lascia che ti presenti... – dice, separandosi del tutto da lei. Faccio un passo avanti intimorita e inclino leggermente la testa in segno di rispetto.
 
-Sono Akane Tendo, piacere di conoscerti.
 
Il silenzio che cala dopo essermi presentata non è solo imbarazzante, ma talmente soffocante che posso avvertire la tensione dei suoi occhi sulla mia nuca.
 
Quando sollevo timidamente la testa la vedo come se fosse in attesa di non so cosa e riluttante allo stesso tempo, ma alla fine cede e le sue labbra si incurvano verso l'alto.
 
-Io sono Ukyo Kuonji, il piacere è mio.- anche lei inclina la testa, sembra una ragazza gentile. –Bene, di sicuro avrete fame!- esclama rimboccandosi le maniche del suo bellissimo kimono in maniera energica, corre verso la piastra e, premendo un paio di pulsanti, la mette in funzione. –Ranma, sto per prepararti il miglior okonomiyaki che tu abbia mai assaggiato in tutta la tua vita.
 
Lui si siede comodamente nella specie di sottopalco che circonda la tavola e a me non resta che imitarlo. Osservo imbambolata il modo in cui Ukyo sembra essersi isolata dal mondo. Più che cucinare pare che ripeta una danza sperimentata un milione di volte.
 
Rompe un paio di uova, aggiunge farina, sale, acqua e mescola con decisione. Tagliuzza alcuni ingredienti e tira fuori spaghetti freddi da un frigorifero vicino.
 
Continua a lavorare mentre io praticamente muoio di fame e di invidia, non so quale delle due prevalga sull'altra.
 
Il codinato la osserva con nostalgia, come se fosse abituato ai suoi movimenti, tanto da risultare naturali ai suoi occhi proprio come respirare.
 
L'irresistibile profumo dell'impasto sulla piastra si mescola con il resto degli ingredienti, ossia noodle, gamberi e un po' di polpa di granchio sfilettata, gira tutto in un unico gesto e prima che l'okonomiyaki tocchi di nuovo la superficie calda, Ukyo lo prende al volo a mezz'aria e lo serve in un piatto. Con un pennello distribuisce una salsa densa e osserva il piatto con decisione prima di aggiungere una spruzzata di maionese e tonno secco in fiocchi.
 
Ci porge il piatto e sorride.
 
-Wow!- esclamo sincera, completamente rapita dalla sua abilità e lei sorride grata.
 
-Akane, ne vuoi uno speciale?- chiede, mentre versa un'altra porzione di impasto sulla piastra.
 
-No, questo è perfetto.- le rispondo al sorriso. –Ti stiamo già disturbando abbastanza.
 
-Sciocchezze.- risponde aggiungendo il resto degli ingredienti. –Se non fosse per i miei okonomiyaki, Ran-chan non verrebbe mai a trovarmi.
 
-Ehi!- protesta l'interessato con la bocca piena, non ha neanche aspettato che io prendessi la mia porzione. –Non è affatto vero, lo sai bene!
 
E lei sorride enigmatica, senza dire una parola. Capisco che è un gesto di profonda tristezza.
 
-Tieni.- dice con gentilezza, allungandomi un okonomiyaki. Io la guardo con riconoscenza e prendo un paio di bacchette. Al primo morso mi rendo conto che Ranma non esagerava affatto: è indubbiamente il migliore che io abbia mai provato.
 
Sollevo lo sguardo e incontro i suoi occhi verdi impazienti, sono belli, grandi e adornati da spesse ciglia.
 
-Delizioso.- ammetto sinceramente, è davvero insuperabile. Lei sospira soddisfatta.
 
-Grazie.- mi sorride, mentre inizia a preparare un terzo okonomiyaki in maniera diligente.
 
-Che ti avevo detto? Ucchan è la migliore!- sorride Ranma, mentre io prendo un altro boccone dal mio piatto. -Dovresti chiederle lezioni di cucina o finirai per avvelenare il tuo cercatore di seta.- afferma con l'intenzione di farmi arrabbiare. Gli lancio un'occhiata che potrebbe gelare l'intero inferno e lui approfitta del momento di distrazione per rubarmi un pezzo di okonomiyaki dal piatto.
 
Protesto contrariata e, presi come siamo dalla nostra disputa per il piatto, non ci accorgiamo che la cuoca ci guarda con aria perplessa, finché non avvertiamo un fracasso assurdo quando una delle scodelle che tiene sul tavolo cade per terra, rompendosi all'istante.
 
Anche lei pare alterarsi e osserva dispiaciuta gli ingredienti sprecati.
 
-Uffa, che imbranata.- sospira, chinandosi per raccogliere tutto.
 
-Tutto bene?- Ranma si alza e le si avvicina per aiutarla. Non so perché, ma ho la sensazione di essere di troppo in questo momento.
 
-Io... eh... vado alla toilette.- dico, alzandomi e dirigendomi verso la direzione da cui siamo arrivati. Se voleva parlare da sola con lui non doveva di certo ricorrere a una sciocchezza del genere, avrebbe potuto chiederlo e basta.
 
Cammino nel corridoio con mille pensieri in testa, quando incontro la donna che ci ha accolto, la stessa che ho visto nelle fotografie. Lei e Ukyo devono essere amiche da anni.
 
-Cerco il bagno.- le dico timidamente.
 
-Certo, ti accompagno.- si offre lei con aria gentile, per poi congedarsi con un inchino una volta giunte a destinazione. Io mi affretto a sparire nella stanza da bagno.
 
Il bagno è più grande della sala di casa mia. Tutto è arredato in stile orientale, semplice e funzionale. Apro il rubinetto e mi sciacquo il viso. Cerco un asciugamano allungando goffamente una mano nell'aria e quando lo trovo mi asciugo e mi rendo conto di essere di fronte a uno specchio enorme.
 
Sospiro davanti alla mia immagine riflessa e penso che è davvero evidente che sia innamorata di Ranma... che stupido... parla sempre senza pensare, dicendo cose che possono farle male come pugnalate. Poveretta... da quanto tempo soffre per colpa di quell'insensibile? Nonostante sia così ricca non può ottenere tutto.
 
Senza rendermene conto, stringo di nuovo la moneta poggiata sulla mia maglia, la guardo contrariata ricordando ancora una volta quel magico momento.
 
Scuoto la testa e con lei i miei corti capelli, è ora di tornare indietro, ho lasciato loro abbastanza tempo per parlare e se tardo ancora inizieranno a preoccuparsi... almeno è quello che spero.
 
Esco mentre inspiro profondamente. Con un po' di fortuna questa incresciosa situazione finirà non appena Ranma la informerà sulle intenzioni di suo padre e potremo continuare con la nostra ricerca.
 
Torno sui miei passi e quando entro nella sala li vedo bisbigliare dall'altro lato della piastra. Beh, a quanto pare serviva parecchio tempo per aggiornarsi sulle ultime novità.
 
Entrambi si accorgono della mia presenza e tacciono immediatamente. Non è necessario essere dei geni per capire che stavano parlando della sottoscritta.
 
Mi schiarisco la gola fingendo di non aver ascoltato niente, cosa peraltro vera, e con il mio miglior sorriso di plastica riprendo a occupare il posto di prima. Bevo un po' d'acqua e, come se me ne infischiassi di tutto ciò che stavano facendo, continuo a mangiare il mio okonomiyaki prima che si raffreddi del tutto.
 
Quanto mi piacerebbe saper cucinare così.
 
-Ho raccontato a Ukyo la questione con mio padre.- mi interrompe il codinato, ma io neanche lo guardo e fingo di essere più interessata a finire il mio piatto piuttosto che ascoltare ciò che esce dalla sua bocca. Non mi passa inosservato il fatto che si trovi ancora dietro la piastra con lei.
 
Finisco di mangiare e lascio le mie bacchette al lato del piatto. Santo cielo, da quando mi comporto come una ragazzina?
 
-Sei in pericolo.- dico finalmente, armandomi di coraggio e superando le mie paure. Devo essere corretta con questa ragazza, in fondo non mi ha fatto niente. –Mio suocero è imbattibile in fatto di guai.
 
-Il tuo che?- aggrotta le sopracciglia e mi guarda con aria diversa. Io guardo Ranma, mi porto una mano tremante davanti alla bocca, rendendomi improvvisamente conto di aver fatto una gaffe.
Non volevo, mi è scappato, non ci ho neanche riflettuto un attimo.
 
-Pensavo che le avessi detto di tuo padre.- mi scuso timorosa, perché l'ultima cosa che voglio è che litighino per colpa mia.
 
-Le ho detto di mio padre! Non di noi due!- esclama contrariato, si porta una mano alla fronte e serra i denti.
 
Ukyo è ancora immobile con la stessa espressione di prima, ma stavolta i suoi occhi fissano il codinato.
 
-Non è possibile... non può essere... voi due...
 
Deglutisco a vuoto.
 
-L'hai messa incinta?!- urla mentre alza le mani e inizia a colpirlo con i pugni chiusi, mentre lui si copre come può con le mani. –Animale! Irresponsabile!
 
-Ma perché dicono tutti la stessa cosa?!- si difende lui sotto i colpi e io, ancora una volta, vorrei solo che si aprisse il solito varco nel pavimento in cui sprofondare il più possibile.
 
-Ukyo, ti sbagli! Siamo sposati contro la nostra volontà, non abbiamo nessun tipo di rapporto!- esclamo, alzandomi e appoggiando entrambe le mani sul bancone, cercando di farla smettere. Le mie guance sono rosse come mele mature e mi sento invadere da un calore immenso.
 
La ragazza smette di picchiare l'artista marziale ma tiene ancora i pugni serrati in aria, minacciando di colpirlo ancora.
 
-È vero?- chiede, e gli occhi azzurri di Ranma si aprono poco per volta, con timore.
 
-Posso spiegare tutto.
 
Un'ora dopo siamo seduti tutti e tre ad uno dei tavoli bassi che circondando il bancone, ognuno con davanti una tazza di tè verde, immersi in un profondo silenzio.
 
Le spiegazioni si sono prolungate più del previsto.
 
-Vediamo se ho capito.- afferma la cuoca schiarendosi la gola, sollevando lo sguardo e fissando le sue pupille nelle mie. –State per divorziare.
 
-Sì, esatto.- annuisco rapidamente, non voglio ammetterlo ma mi intimidisce un po'.
 
-Ma potrete farlo solo quando recupererete la katana che ha rubato Genma.- prosegue, riflettendo sulla cosa, ed entrambi annuiamo contemporaneamente.
 
-Più o meno.
 
-Capisco.- dice, mentre prende la sua tazza e dà una lunga sorsata al suo tè. –Vi aiuterò.- conclude, posandola sul tavolo, molto più tranquilla.
 
-Non devi preoccuparti, Ucchan, ti abbiamo già disturbato troppo.- dice Ranma, appoggiando i gomiti sulla superficie, colpito dal comportamento di lei.
 
-Siamo venuti solo per avvertirti.—lo appoggio, annuendo con la testa. Ho la sensazione che quello che all'inizio sembrava un semplice viaggio stia diventando una gigantesca palla di neve che rotola verso un burrone e diventa sempre più grande man mano che va giù.
 
-Se Genma dovesse venire a cercarmi, non posso fare altro che affrontarlo.- dice tranquilla mentre si stringe nelle spalle.
 
-Non è così semplice.- la interrompe Ranma, di nuovo con quell'espressione preoccupata. -C'è di mezzo la yakuza e sono sicuro che torneranno con i rinforzi. Dovresti nasconderti finché non si risolve tutto.
 
-Nascondermi?- chiede contrariata. –Io non ho fatto niente di male e inoltre ho molti affari di cui occuparmi, stasera devo anche incontrare dei clienti.
 
-Non puoi rimandare la riunione?- tenta di nuovo lui e Ukyo lo guarda un secondo e scoppia a ridere.
 
-Ah Ran-chan, davvero non leggi mai i giornali, eh? Ho più di cinquecento invitati.
 
-Cinquecento?!- gridiamo insieme per l'incredibile numero, ma lei non sembra per niente impressionata dalla cosa.
 
-Cercate di capire... non posso rimandare il più grande evento sociale della mia impresa a poche ore dall'inizio solo perché tuo padre pensa che io possa aiutarlo con i suoi piani strampalati... questo mai!
 
-Ma Ucchan...- tenta di farla ragionare Ranma, cercando di modulare la voce in un tono più sexy e persuasivo.
 
Cavolo... ho appena pensato che ha una voce sexy? Mi porto una mano sui miei corti capelli mentre mi immergo nei miei problemi, del tutto estranea alla conversazione, autocastigandomi per questi maledetti pensieri che mi assaltano costantemente.
 
-Avete visto che ora è?- dice lei alzandosi in piedi. –Gli invitati inizieranno ad arrivare alle otto e io non sono ancora pronta! E poi per arrivare al porto impiegheremo almeno un'ora, dobbiamo sbrigarci.
 
Si porta l'indice e il pollice alla bocca in un gesto sicuramente appreso durante il suo duro debutto nel mondo degli affari e fa un fischio fortissimo, tanto che mi tappo un orecchio. La ragazza che ci ha accolto compare solo pochi secondi dopo.
 
-Konatsu, occupati di Ranma.- ordina con un tono che non ammette repliche.
 
La ragazza si inchina davanti all'artista marziale e lo invita a seguirla fuori, mentre io resto preda dei dubbi, che aumentano quando Ukyo inizia a prendersi troppa confidenza con me. Mi afferra un polso e mi avvicina a lei facendomi alzare di colpo.
 
Guardo verso mio marito, che non sembra trovarsi in una situazione migliore della mia e, quando mi volto verso l'imprenditrice, scorgo sul suo bel volto un perfido sorriso. Mi trascina con sé mentre sussurra emozionata e capisco che ogni mia resistenza sarebbe del tutto inutile.
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Chiude la porta alla mie spalle e resto in silenzio non appena mi rendo conto di essere nella sua camera.

-Wow!- sospiro, non potendo fare a meno di ammirare estasiata quanto sia grande la stanza, con le pareti decorate con carta da parati e mobili in stile occidentale. Osservo un letto gigantesco adornato da un grande baldacchino bianco, uno dei tavoli pieno di cosmetici e un grande specchio circondato da luci. Sugli scaffali troneggiano orsetti di peluche e libri con rilegatura colorata. Mi sembra che tutto abbia quasi un gusto pacchiano, eccessivo, con colori pastello... opposto all'Ukyo che ho conosciuto. Questa camera è completamente estranea a lei, sembra qualcosa che ha estirpato alla radice come un tumore e che ha lasciato in questa specie di contenitore. Sembrerebbe che tutta la sua femminilità sia concentrata in questo luogo, assumendo quasi dei contorni sinistri.
 
Ma mi rendo conto che è meglio non indagare sui traumi infantili degli altri, ho già abbastanza grattacapi.
 
Ukyo mi osserva sorridente.
 
-Ti piace?- dice senza perdere il sorriso e io annuisco nervosamente. Non so ancora perché siamo qui. –Dai, sono sicura che troveremo qualcosa che ti stia bene.
 
-Eh? Di che parli?
 
-Di un abito, no?- risponde mentre apre le ante a scomparsa di un armadio che è così grande da sembrare un'altra camera da letto.
 
-Abito?
 
-Non vorrai mica presentarti così alla festa!
 
Questa è matta! La osservo sconcertata mentre mi spinge verso quello che deve essere l'armadio più grande che io abbia visto in tutta la mia vita.
 
-Non essere timida, le amiche di Ran-chan sono anche mie amiche.- sembra riflettere un attimo su quello che ha appena detto. –O sua moglie... quello che è.- si schiarisce la voce e le sue mani iniziano a muoversi freneticamente tra grucce e abiti di seta, mentre io resto immobile senza sapere cosa fare.
 
-Io... non sapevo che tu e lui...- mi sto scusando e non so neanche perché, torcendomi le mani e fissandomi le scarpe.
 
Ukyo mi guarda di sottecchi e le sue labbra si allargano in un sorriso.
 
-Tra noi non ci sarà mai niente.- risponde tagliando corto, prende un vestito, lo poggia su un braccio e continua a cercare.-Siamo amici e ho imparato che va bene così. Anzi, è meglio. Io sarò sempre qui per lui e lui lo sarà per me. Il nostro legame è molto più importante di una storiella d'amore.
 
-Ma lui ti p...-sono una grande pettegola, mi porto la mano alla bocca troppo rapidamente. Ukyo prende un altro vestito e prosegue con la sua ricerca.
 
-Sì, ma mi sono imposta di innamorarmi di qualcun altro.-prende una terza gruccia e mi osserva come per valutarmi, cercando di capire se ha scelto la taglia giusta.
 
-Così, come se niente fosse?
 
Mi guarda e sbatte le palpebre.
 
-E che altro posso fare? Non sono in competizione con un'altra donna, altrimenti sarebbe tutto più semplice.
 
Il mio cuore inizia a battere più forte, sento la bocca secca e le mie labbra tremano. So che il mio viso riflette tutto quello che ho dentro, ossia imbarazzo e disagio.
 
-Se ti riferisci a me, io ho già una persona che...- mi sento in obbligo di chiarire le cose con questa povera ragazza, anche se non ho alcun motivo per farlo.
 
-Non è per te.- risponde seccamente. –Non ha niente a che vedere con te. Anche se devo confessarti che mi incuriosisci.
 
-Io?- sono sempre più stupita dalla piega che sta prendendo questa conversazione.
 
-Sì, è la prima volta che Ran-chan mi presenta una ragazza.
 
-M-ma solo perché è stato costretto dalle circostanze! Sono sicura che lui non voleva che succedesse!
 
-Però è andata così e se ora dovessi competere con te per conquistarlo, di sicuro ne uscirei con le ossa rotte.
 
-Che intendi dire?- inconsciamente afferro di nuovo la catenina con la moneta che adorna il mio collo, la stringo forte nel palmo della mano come se così potessi ritrovare la calma.
 
-Con te si comporta in maniera diversa, è scortese, evita di guardarti direttamente, sembra che tema persino di pronunciare il tuo nome.
 
-E che ha di positivo tutto questo? Con te è gentile, ti riempie di complimenti e si rivolge a te con confidenza, invece per quanto riguarda me non smette mai di farmi arrabbiare!
 
Ukyo sorride mestamente e posa i vestiti sul letto.
 
-Dai, provali, abbiamo ancora molte cose da fare.
 
-Ma...-non posso replicare, la padrona di casa si dirige di nuovo verso il suo gigantesco armadio e inizia a esaminare un paio di scarpe.
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-Ero sicura che il tuo colore fosse il bianco!- dice sorridente mentre io contemplo a bocca aperta il mio riflesso nel gigantesco specchio poggiato a una delle pareti.
 
Un abito bianco molto semplice senza troppi fronzoli, a parte la leggera e luminosa scollatura in pizzo che mi stringe il seno grazie al sostegno interno. Devo ammettere che il risultato è favoloso, non mi sembra neanche di essere me stessa. Una sottile striscia di stoffa passa attorno al collo per evitare possibili incidenti. È lungo fino ai piedi e si apre con uno spacco laterale... temo di non riuscire a camminare infagottata in questa meravigliosa creazione. Infine, si stringe in vita e mi lascia la schiena scoperta più di quanto io abbia mai osato. Mi calza come un guanto, sembra davvero fatto su misura per me.
 
Giro su me stessa e mi costa ammettere che è molto più bello del mio abito da sposa.
 
-Come mai hai questo abito? Non sembra la tua taglia.- chiedo, cercando di non risultare troppo impicciona. Ukyo si stringe nelle spalle.
 
-A volte quando mi annoio compro un paio di cataloghi di moda.
 
-Intendi dire vestiti.- la correggo, ma lei ride e un brivido mi percorre la schiena quando mi rendo conto che non si è confusa. Che diamine... quanti soldi ha questa ragazza?
 
Ukyo indossa un vestito meraviglioso, color blu notte che le fa risaltare la carnagione chiara, in netto contrasto con la stoffa luminosa. Il suo abito è molto più vistoso, in mussola e decorato con perline e la scollatura è decisamente più generosa, tanto che per un attimo mi vergogno di aver pensato che il mio stesse così bene.
 
-Sembri una sposa!- dice senza perdere il sorriso, mentre il mio mi muore sulle labbra.
 
Certo, sì che lo sembro, ma perché tra tutti gli abiti di quel mostruoso armadio ha scelto proprio questo? In più si è presa la briga di truccarmi e ha completato l'opera con un piccolo fermaglio di brillanti tra i miei capelli corti.
 
Al collo c'è ancora la collana che mi ha regalato Ranma ieri pomeriggio, con la moneta nascosta nella scollatura.
 
Per un attimo un piccolo dubbio si insinua nella mie mente: per caso l'ha fatto di proposito? E se sì, che cosa vorrebbe dimostrare? Ah, questa sì che è bella... io vestita di seta e pronta per partecipare a un ricevimento dell'alta società, mentre il resto della mia vita va praticamente a rotoli.
 
Un senso di colpa mi assale, mi mordo le labbra rosse, truccate per l'occasione, e cerco di nascondere questo sentimento in un angolino della mia mente per evitare che mi tormenti... che mi ricordi che tra poco meno di una settimana devo indossare un abito completamente diverso.
 
-Akane, stai bene?- chiede Ukyo guardandomi con serietà, ma io nego immediatamente e i miei corti capelli mi sfiorano le guance a quel gesto.
 
-No... è solo che mi sento strana, non vado mai alle feste, tanto meno di questo genere... e poi non ho mai indossato un vestito così bello.
 
-Che stupidaggini! Sei molto carina, sono sicura che persino Genma sbucherebbe dal suo nascondiglio per invitarti a ballare.- mi fa l'occhiolino con malizia. –Andiamo, non posso far tardi.
 
Si muove sui tacchi con una leggerezza e una rapidità che vorrei tanto avere anche io, dato che le mie scarpe sono così alte che a stento riesco a stare con la schiena diritta! Nonostante tutto, cerco sempre di mantenere intatta la mia dignità. Se la maggior parte della popolazione femminile (e anche quella maschile) può portare queste maledette scarpe, allora ci riuscirò anche io!
 
La castana si gira verso la porta e il suo sguardo mostra tutta la sua approvazione quando inizio a camminare più lentamente, facendo risuonare i miei passi sul pavimento e lasciando che l'orlo del vestito si muova al ritmo dei miei piedi.
 
Annuisce e sorride... tutto questo mi insospettisce.
 
-Ehi, che stai tramando?- chiedo senza mezzi termini, ma lei si limita a sistemarsi i capelli.
 
-Voglio solo che Genma esca allo scoperto, anche se...  mi piacerebbe dimostrare una cosa a un vecchio amico testardo.- termina, allontanandosi nel corridoio.
 
-Che?- chiedo, raccogliendo con le mani la gonna dell'abito per sollevarla e correndole dietro. –Ukyo, aspetta!
 
Scendiamo da una lunga scala e arriviamo all'entrata, dove ci attende la ragazza del kimono.
 
-La limousine è all'ingresso signora Ukyo.- dice mentre ci offre una stola che poggio in fretta e furia sulle spalle cercando di ignorare il freddo che è aumentato con il calare della sera. Cavoli, spero solo che si tratti di pelliccia sintetica.
 
-Grazie mille Konatsu, ti faccio sapere quando dovrai venire a prenderci.
 
-Certo.- dice mentre si china in segno di rispetto. Sollevo un sopracciglio quando, per un attimo, mi è sembrato che la sua voce fosse un'ottava più bassa del normale... troppo per una donna.
 
Usciamo e mi stringo nel mio striminzito cappotto.
 
-Questa festa è all'aperto?- chiedo, temendo una risposta affermativa.
 
-Ma no, cosa vai a pensare, è in barca.
 
-Hai una barca? Una barca per cinquecento persone?- non so che altro potrebbe ancora sorprendermi, ormai sono sull'orlo di una crisi.
 
-Diciamo che è una nave da crociera.- risponde senza dare troppa importanza alla cosa e infilando l'uscita.
 
I nostri passi ci portano fino all'entrata, dove ci attende una luccicante e gigantesca auto bianca.
 
-Perché avete tardato tanto?- riconosco questa voce, nell'ombra intravedo Ranma che intercetta Ukyo prima che quest'ultima raggiunga la macchina.
 
-Per noi non è così facile, non basta indossare un abito e via.- dice lei, e lentamente passa le mani sul suo petto, accarezzando i risvolti dell'elegante giacca nera che indossa, facendo scorrere le dita fino al nodo della cravatta per stringerlo meglio. –Sei davvero uno schianto.- gli strizza l'occhio, poi apre la portiera ed entra nella limousine.
 
Io resto a metà strada come una stupida, i miei piedi non si muovono, no, non posso... sono incollati al suolo come se fossero immersi nel cemento. Perché? Come mai all'improvviso mi sento così umiliata, indignata, arrabbiata per questa confidenza, per come comunicano senza la necessità di usare le parole?
 
Deglutisco a vuoto, serro i denti e sollevo il mento. Non lascerò che lo noti, non permetterò a quello stupido di capire quanto mi faccia star male con i suoi comportamenti.
 
Passo davanti a lui ignorandolo del tutto, cercando di muovere i piedi più velocemente dei miei pensieri, veloce, veloce. Ho bisogno di nascondermi dalla mia stessa confusione mentale.
 
Ma i miei passi goffi si ingarbugliano nel vestito, sto per rovinare a terra quando sento la sua mano forte serrarsi sul mio braccio e afferrarmi come se fossi una piuma. Mi rimette in piedi senza alcuna delicatezza e io riprendo a reggermi sui miei tacchi lasciando andare un lungo sospiro di sollievo. La mia stola è finita per terra.
 
Che imbranata! Arrossisco mentre Ranma si china e la raccoglie.
 
Mi guarda e all'improvviso si blocca, resta immobile con la stola in mano e le pupille fisse. Rabbrividisco, non so se sia colpa del freddo, i secondi passano e lui è ancora lì imbambolato nella stessa posizione, mentre io mi abbraccio da sola cercando di farmi calore.
 
-Non dici niente?- sento il vento gelato penetrarmi nelle ossa ma il viso mi arde. Il perfetto idiota sembra essere diventato di pietra, non so perché sia tanto sorpreso.
 
Lo vedo deglutire a vuoto, fermo come una statua e l'unica cosa che si muove è il suo pomo d'Adamo che va su e giù dietro il colletto della camicia.
 
Si avvicina a me di un passo e io istintivamente indietreggio. Si blocca, avanza ancora e stavolta sono io a restare ferma. Guardo le mie scarpe e sento la stola avvolgermi le spalle con una delicatezza che non mi aspettavo.
 
La incrocia sul mio petto e io la afferro per evitare che cada di nuovo. Sollevo lo sguardo timorosa e noto che è ancora lì, con quegli occhi azzurri enigmatici, vestito con il suo abito impeccabile.
 
Sembra un inaspettato dongiovanni, un principe azzurro uscito da una fiaba e, per un attimo, davanti ai miei occhi increduli si trasforma in Romeo.
 
-Allora, vogliamo andare o no?- urla Ukyo, sbucando dal tetto della limousine.
 
Alla fine ci svegliamo dall'attimo di trance, mi avvicino tremante e finalmente mi sento avvolgere dal gradevole calore della limousine, mentre Ranma chiude la porta dietro di sé e la padrona di casa ci osserva attentamente. Il codinato si siede di malumore, incrocia le braccia e Ukyo ride apertamente.
 
Ho l'impressione di avere davanti a me una lunga notte.
 
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NdA: Ciao a tutti!
Bene, sembra che Akane stia iniziando ad accorgersi di qualcosa, almeno a livello inconscio. Alla fine Ukuo non le risulta così antipatica come si aspettava... di cosa confabulava con Ranma? Eheheh! In realtà in questo capitolo non succede granché, ma è il trampolino di lancio di quello che sta per arrivare, il mio amato/odiato capitolo 12! Spero di avervi incuriosito e ringrazio tutti i lettori che mi seguono.
A presto e un bacio!
LUM
 
NdT: Mi prostro ai piedi dei lettori che seguono questa storia per il ritardo immenso ma negli ultimi due mesi ho avuto diversi intoppi :( In realtà il capitolo 11 era pronto da un pezzo ma il tempo era davvero pari a 0, anzi sotto 0! Eccolo qui finalmente! Sperando non ci siano troppi errori che, eventualmente, provvederò a correggere in seguito. Che ne dite della comparsa di Ukyo? :P Non temete, la seconda parte è in dirittura d'arrivo e decisamente più movimentata, ma prima spero possiate apprezzare la prima.
Grazie a tutti tutti per la pazienza e un saluto speciale speciale alle mie Ladies <3
Spirit99
   
 
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