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Autore: Heaven Black    28/06/2016    0 recensioni
DAL TESTO:
-Chi ti credi di essere per poter venire qui a farmi il terzo grado!?-, sbottò la ragazza dai lunghi capelli corvini.
-Non sono nessuno, solo uno che vuole aiutarti. Ti stai distruggendo e nemmeno te ne rendi conto.-, rispose il batterista senza distogliere lo sguardo da quello della giovane.
-Ho smesso di rendermi conto di molte cose, non vedo perché dovresti preoccupartene-
-Hai ragione, non me ne preoccupo-.
La ragazza lo guardò inarcando un sopracciglio.
-E allora...che cosa vuoi da me?-
-Ogni cosa-
---
Non intendo offendere nessuno con questa Fanfiction e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo uno : Broken Heart

 

"Corri, scappa da questo mondo, scappa dalle sue regole, scappa dalla sua realtà.
Ma non scappare da te stessa." -Heaven


-Sai, forse è proprio per questo motivo che le persone ti stanno alla larga! Sei una stronza bastarda! Non meriti nessuno!-

-Meglio non avere nessuno che due persone come voi!-

-Dove credi di andare? Non abbiamo finito!-

-Oh, io invece ho finito eccome, andate al Diavolo tutti quanti!-

Recuperando la sua borsa a tracolla, nera e completamente segnata dal tempo, la ragazza uscì di casa, da quella casa che era diventato un po'
il suo inferno personale, dalla fretta e dalla rabbia nemmeno si era ricordata di tirare su la zip della sua felpa col cappuccio. Sbattendosi
la porta bianca alle spalle venne subito investita dal vento gelido portato dall'Oceano Pacifico e dalla pioggia, che si abbatteva prepotente su
quella piccola e insignificante cittadina californiana.
Alle sue spalle poteva ancora percepire le urla di sua madre e di suo padre, ma non le importava, non le era mai importato nulla di loro da quando
aveva compiuto i suoi tredici anni, a quell'età aveva iniziato a capire che gonnelline e fiocchetti non facevano per lei, aveva capito che lei puntava
ad essere diversa, voleva lasciare il segno e quale miglior modo di farlo se non andando contro ogni insegnamento che i suoi genitori le avevano inculcato?
Arrivata al liceo non ci mise molto a farsi conoscere, già dal suo primo anno era famosaper la sua schiettezza, per la sua grinta e il suo orgoglio, che
spesso l'aveva condotta nelle peggiori strade della vita. Veniva riconosciuta per i suoi jeans neri strappati, le sue maglie e canotte di band metal e punk
che avevano fatto la storia, per i suoi meravigliosi capelli di un color nero corvino invidiabile, per il suo fisico leggermente in carne nascosto sotto
quegli abiti non esattamente femminili, per i suoi bracciali borchiati e le collane che le circondavano il collo.
Attirava l'attenzione di coetanei e di insegnanti, la maggior parte la prendevano in giro o si limitavano ad odiarla senza un motivo preciso, semplicemente
per il suo essere diversa, la criticavano senza ritegno. Nonostante tutto era una studentessa in gamba, aveva i massimi voti in letteratura, in musica,
in storia e in arte...ma nessuno è mai sopravvissuto al liceo per i suoi voti.
A lungo andare aveva imparato a costruirsi una corazza, una corazza così spessa da essere difficile da mantenere anche per lei stessa, ma non aveva scelta.


I suoi passi la portarono fino ad un parco giochi abbandonato da anni, ogni cosa lì era vecchia e rovinata dal tempo, la pioggia e il buio rendevano quel
posto ancora più spettrale, puntò lo sguardo su un altalena e ci si avvicinò senza preoccuparsi che fosse bagnata, si sedette e tirò il cappuccio della felpa
sulla testa recuperando le cuffiette e l'ipod dalla borsa seguite da un pacchetto di Marlboro rosse.
Si accese la sigaretta e diede la prima boccata di fumo con il sottofondo musicale di "You know you're right" dei Nirvana, fermandosi a pensare bene a
quelle parole che le invadevano la mente e la rendevano leggermente più serena. Kurt Cobain era di sicuro il suo punto di riferimento, ogni tanto si rivedeva
in quella persona meravigliosa che tutti criticavano fin troppo solo per il modo che aveva avuto di vivere.
Abbassò lo sguardo per puntarlo alle sue ginocchia, si poteva ancora notare un graffio sulla pelle lasciata scoperta dai jeans strappati, era ironico il suo
modo di farsi del male, ma questa è un'altra storia. Sentì il cellulare suonare nella tasca dei pantaloni e senza pensarci troppo lo prese e lesse il nome
riportato sullo schermo.

-Val...-

-Oddio Arwen finalmente! Sono ore che provo a chiamarti-

-Scusa-

-Mh...sei troppo silenziosa, è successo qualcosa? Ehy, ma sento del rumore di pioggia in sottofondo, non dirmi che sei fuori-

-Allora non te lo dirò.Ho litigato con i miei, di nuovo...sono corsa via-

-Senti, vuoi che ti venga a prendere? Dimmi dove sei-

-No, Valary, tranquilla non ce ne bisogno-

-E invece si, tanto sono per strada anch'io, stavo tornando a casa proprio ora. Avanti dimmi dove sei-

-Al parco giochi abbandonato-

-Ok, dieci minuti e sono lì-

Sospirando la ragazza spense la chiamata e si alzò dall'altalena, buttò la cicca della sigaretta a terra e depose cuffiette e ipod nella borsa, per poi
avviarsi all'uscita del parco.
Arwen.
Era quello il suo nome. Un nome strano per una ragazza strana. Ma a lei piaceva, era l'unica cosa buona che i suoi genitori potessero mai averle fatto,
donarle un nome particolare e mai sentito in giro.
Arrivata sul ciglio della strada, una volta uscita dal parco, ci mise appena due secondi per notare una macchina parcheggiarsi davanti a lei, riconoscendola
si precipitò all'interno bagnando il sedile con i suoi vestiti fradici.

-Cazzo, tesoro volevi forse prenderti un accidenti?-

-Sarebbe indifferente come cosa, tu come stai?-

-Sto bene, grazie. Tornavo giusto ora da casa del mio ragazzo-

-E' una cosa seria allora?-

-Direi di si, mi sento davvero bene con lui-

-Sono felice per te, amica mia-, le due si sorrisero e poi Valary tornò a guardare la strada davanti a lei.
Entrambe erano compagne di liceo, Valary è una ragazza particolare, bionda, occhi marroni, fisico slanciato, innata passione per la musica metal, manager
per esperienza, amica fedele. Insomma, tutto quello che si potrebbe avere e desiderare, fin dalla prima volta che le due si videro sentirono una scossa
elettrica e in meno di due parole diventarono migliori amiche.

-Senti, perchè non stai da me per un po'? Non mi va di farti tornare là dentro., ruppe il silenzio Valary mentre svoltava un angolo per poi entrare in una
piccola via privata.

-Val, non mi va di disturbare, tu e Michelle fate già fin troppo per me-

-Tu non sei un disturbo, dovresti saperlo! E poi la casa è fin troppo grande solo per me e mia sorella-

-Se insisti...-

-Grande! Avanti scendi e andiamo a farci una bella cioccolata calda!-.
Sorridendo da orecchio a orecchio Val fu la prima a scendere dalla macchina e seguita da Arwen le due corsero fin sotto il portico dell'immensa villa
delle DiBenedetto.
Una volta dentro Arwen venne pervasa dal profumo di vaniglia che caratterizzava il posto e dal calore del fuoco emanato dal camino, il salotto era immerso
nella fioca luce delle candele e sul divano vicino alla finestra notarono la figura esile di Michelle, la gemella di Valary, intenta ad ascoltare la musica
nelle cuffiette con gli occhi chiusi. Val si avvicinò a lei e le tolse una cuffietta facendola sobbalzare.

-Val! Maledizione mi hai fatto prendere un infarto!-

-Non la smetti ancora di ascoltare i Pearl Jam, eh?-

-A me piacciono, non puoi negare siano eccezionali...oh, ciao Arwen!-, la bionda si alzò con un salto dal divano per potersi avvicinare all'amica e stringerla
in un abbraccio. Michelle era tale e quale alla sorella, anche se però a primo impatto poteva sembrare vanitosa e acida come non mai, una volta conosciuta
capivi perchè era amata anche lei da tutti.

-Allora baby, qual buon vento?-

-Arwen si fermerà da noi per un bel po'-, rispose Val al suo posto con un gran sorriso.

-Meraviglioso! Se mi segui ti posso far vedere la tua camera-

-Grazie ragazze, e credo che in successivo mi farò una doccia calda-

-Nessun problema, vieni dai-

-Io preparo la cioccolata calda per tutte intanto-

-Ok!-, risposero all'unisolo Michelle e Arwen per poi sparire al piano superiore.
Non era la prima volta che la mora vedeva la casa ma ogni volta le sembrava davvero fin troppo enorme, seguì Michelle fino ad  una porta chiusa e
quando varcò la soglia si ritrovò davanti ad una camera da letto sproporzionata.
Davanti a lei vi era una finestra alta quasi fino al soffitto e arredata con delle tende scure, il letto matrimoniale era subito sotto la finestra posizionato
lateralmente ad essa, a destra della camera si trovava l'armadio da quattro ante e a sinistra c'era una porta che portava al bagno privato, un tappeto nero
era posizionato al centro della stanza e arrivava fin sotto la piccola scrivania in legno bianco. Il tocco delle gemelle poteva notarsi in ogni cosa.

-Wow-

-E' bella vero? Ci abbiamo lavorato molto a questa casa, ma ne è valsa la pena. Ovviamente ora puoi arredarla come meglio preferisci-

-Mich davvero, non ho parole-

-Non dire nulla tesoro, forza, datti una rinfrescata e poi vieni giu!-

Detto questo la ragazza uscì chiudendosi la porta alle spalle, lasciando la mora da sola. Tornò a guardare il letto matrimoniale e sospirando si lasciò
scivolare di dosso la borsa a tracolla, fece qualche passo verso il bagno e poco prima di entrarvi si soffermò ad osservare una foto appesa alla parete
della camera, ritraeva le gemelle insieme ad un gruppo di cinque ragazzi, tutti sorridevano felici e Valary era abbracciata ad un ragazzp muscoloso e con
due fossette adorabili a decorare il suo sorriso, tutti gli altri erano intenti a fare faccie buffe, sorrise nel vedere quella foto e si ritrovò ad
invidiare ancora una volta le sue migliori amiche per quella loro felicità e spontaneità nel viversi la vita.
Entrata in bagno Arwen si chiuse la porta alle spalle e si soffermò ad osservare anche quella stanza che tanto piccola non era, aprì l'acqua della doccia
per far riscaldare l'ambiente e iniziò a spogliarsi con tranquillità per poi fermarsi ad osservare la sua immagine nello specchio, che la ritraeva fino
alla vita, fermò il suo sguardo su ogni tratto del suo corpo notando sulle braccia e sui fianchi dei lividi più o meno violacei, alcuni stavano già per
sparire, altri invece erano ancora vividi.
Passò piano le dita sul fianco destro e sosprirò tristemente per poi voltarsi ed entrare nella doccia. L'acqua calda fece il suo compito anche quella volta,
lavando via ogni brutto persiero, ogni parola sbagliata che continuava a rimbombare nella sua mente, tutto, anche il suo cuore smise di far rumore.
Ma possedeva ancora un cuore? Una persona distrutta può ancora avere un cuore che batte o è solo un'illusione del cervello per far sembrare il dolore meno
forte? Arwen non lo sapeva. Era stanca di farsi domande che mai avrebbero avuto una risposta, ed era ancora più stanca di sentirsi inutile in un mondo che
sembrava odiarla
. Non era una ragazza come quelle che dicono di avere le peggiori giornate di tutti solo perchè magari i genitori non avevano dato loro i
soldi che volevano, o perchè avevano cambiato decine di ragazzi e non erano contente di quello che avevano passato. Oh no, no, Arwen era una combattente,
lo era sempre stata e sempre lo sarebbe dovuta essere fino alla morte, ma la sua vita aveva giocato con lei senza il suo permesso, l'aveva messa davanti a
milioni di problemi e lei aveva fatto tutto per vincerli. Ma la vita non è una fiaba e dopo un po' ti stanchi di combattere senza ottenere vittorie.





***




-Accidenti guardate come piove...-, sospirò Michelle guardando fuori la finestra della sala mentre sorseggiava tranquilla la sua cioccolata.

-Io lo trovo un tempo adorabile-

-Adorabile? Definisci il tempo adorabile, Arwen?-

-Si Val, sai come sono-

-Ovviamente-, rispose la bionda allungando un braccio e passandolo sulle spalle di Arwen per stringerla in un abbraccio che l'altra non le negò.
Quelle due erano legate da un profondo legame, stessa cosa per Mcìichelle, si capivano tutte con un solo sguardo e si conoscevano da così tanto che ormai
sembravano leggersi nel pensiero.

-Dici che stasera passeranno i ragazzi?-, domandò Michelle rompendo il silenzio.

-Non lo so, con questa pioggia dubito-

-...chi?-

-Oh giusto, i ragazzi sono i nostri cinque migliori amici, due di essi sono il mio ragazzo e il ragazzo di Michelle, sai, dovresti conoscerli!-

-Perchè dovrei? Sai che non amo particolarmente le compagnie-, borbottò Arwen portandosi le ginocchia al petto.

-Si ma con loro sarebbe diverso, davvero sono fantastici. Sono dei musicisti, stanno per pubblicare il loro terzo album!-

-Cosa suonano?-

-Heavy metal, baby-

-Mh...ci penserò-

-Bene, anche perchè domani è domenica, e di norma facciamo pranzo tutti insieme e poi passiamo il pomeriggio tra film, risate, musica e alcol!-, sorrise
Valary insieme a Michelle.

-Cosa vi dice che io parteciperò?-, chiese Arwen scettica

-Beh...una volta che li conosci, non puoi stargli lontano, credo proprio che avresti bisogno della loro compagnia-, spiegò Val all'amica, questa la guardò
negli occhi e senza dire nulla si alzò, lasciò la tazza in cucina e biascicando un "Buonanotte" si ritirò nella sua nuova camera.
Si mise nel letto tirandosi addosso le coperte e si voltò verso il piccolo comodino vicino al letto, che presentava una piccola lampada, una sveglia e un
paio di fotografie, una di queste rappresentava due ragazzi e Michelle stravaccati su un divano, Michelle era in mezzo e alla sua sinistra c'era un ragazzo
moro, dai capelli lunghi fino al collo, appoggiato al seno della ragazza, alla destra di Michelle, un ragazzo dallo sguardo fiero, gli occhi azzurri spiccavano
con i suoi capelli scuri tenuti in un'acconciatura fuori dal normale e un paio di manette tatuate sul collo, teneva il braccio avvolto alle spalle della
ragazza andando a sfiorare la spalla dell'altro ragazzo.
Indugiò un paio di secondi sul viso di quel ragazzo dagli occhi azzurri per poi sentire una morsa ferrea attorno alla gola, senza darci troppo peso si sdraiò
e chiuse gli occhi, sperando di lasciarsi cullare in un sonno senza incubi.


SPAZIO AUTRICE

Ehy lettori, sono tornata! Nuova storia, nuovo inizio, nuovo tutto! Spero di avervi incuriosito e ci tengo a dirvi che il fatto che la protagonista si
chiami Arwen non è un caso, amo Il Signore degli Anelli e amo quel nome, ho semplicemente voluto usarlo!
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e vi informo che questa fanfic è già presente anche su Wattpad, ed lì si trova già al tredicesimo capitolo,
per ora è tutto dalla vostra...

-Maraforevergates 

   
 
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