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Autore: Heart_break    28/06/2016    2 recensioni
In questa storia i nostri amati protagonisti cercheranno di trovare un modo per sdebitarsi con Menma e questo modo sarà proprio un viaggio nel tempo che si ispira a quello di Orange (di Takano Ichigo).
Avvertenza: le vicende del film non sono state considerate
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera era il momento perfetto per riunirsi alla base dei Super Buster della pace, così come era perfetta la lanterna che, posta al centro del tavolino, con la propria luce dava maggior risalto a quella scritta tanto toccante quanto malinconicamente sentita propria dai presenti singolarmente presi. 
Ogni anno Jinta Yadomi, Naruko Anjo, Atsumo Matsuyuki, Chiriko Tsurumi e Tetsudo Hisakawa si riunivano per ricordare i vecchi tempi. Ne avevano passate tante prima di tornare in buoni rapporti tant'è che alla fine solo un miracolo rese possibile che i Super Buster della pace restassero '' amici per sempre ''. 
Anche quella sera, dopo molti anni, erano tutti riuniti nella base. Un temporale però, stava ritardando il rientro alle proprie dimore. Ormai quasi tutti i discorsi, anche quelli più banali erano stati toccati e proprio mentre l'unica cosa da fare sembrava attendere in silenzio che il battere della pioggia cessasse, Naruko non si arrese e provò a rianimare il dibattito 
«Certo che era davvero da parecchio che non ci vedevamo...» 
Ma l'attenzione di tutti passò dai propri pensieri a quelle parole svogliatamente e solo Chiriko che sentì il desiderio di voler non mantenere il silenzio continuò l'intento dell'amica 
«Vero... ho avuto anche timore che non ci saremmo riuniti quest'anno.» 
Questa volta le parole colpirono a fondo anche i maschi. Tutti furono costretti a fare un esame di coscienza, ma una motivazione precisa che spigasse il distacco tenuto durante quell'anno non venne trovata. In fondo non c'era alcuna spiegazione misteriosa, purtroppo col tempo non sempre era facile trovarsi tutti quanti assieme e qualche volta accadeva che l'unico momento di ritrovo fosse solo quello alla base. Quest'appuntamento, infatti, non se lo perdeva nessuno, era un rito che sentivano di non dover mai abbandonare, la data era sempre la stessa, quella del giorno in cui tutti salutarono Menma per sempre. 
«Io vorrei fare qualcosa.» Fu Tetsudo a parlare e a smuovere di nuovo qualcosa nei compagni. 
«Cosa intendi?» replicò Jinta. 
«Vorrei fare qualcosa per Menma, qualcosa di grande come ha fatto lei.» 
Chiriko si sistemò gli occhiali prima di rispondere, precedendo gli altri «Cosa vuoi dire Poppo?» 
«Già, non capisco...» si aggiunse Naruko. 
«Il fatto è che ci vediamo di rado, giusto? E sono convinto che se Menma fosse stata qui saremmo stati più amici di così, cioè ... non fraintendetemi però, ecco io vorrei poter tornare indietro nel tempo e cambiare le cose.» 
A quelle parole la reazione di tutti fu silenzio, un silenzio però che pareva come bloccato, come se in realtà volesse esplodere e l'atmosfera che creò costrinse il povero Tetsudo a precisare alcune cose. 
«Aspettate, ragazzi... quello che volevo dire è che è vero che ci vogliamo bene e che ci siamo riappacificati. Sei anni fa non avrei mai pensato che ci saremmo dati appuntamento almeno una volta all'anno per sempre però, io vorrei che quel suo desiderio...» allungò il braccio e stese l'indice verso l'incisione «...fosse più vero.» 
Quel braccio accompagnato dalla luce di un fulmine appena caduto aprì come una braccia nei cuori dei presenti, lasciandoli per qualche secondo senza fiato. 
«... cosa vorresti fare?» domandò con tono deciso Jinta che ebbe subito risposta dall'amico «Vorrei tornare indietro nel tempo e salvare Menma.» 
Un pugno spazientito contro la parete della casetta di legno fu la prima reazione della ragazza più irruenta del gruppo «Cosa vuoi dire? Non ti basta quello che ha passato? Menma può finalmente riposare in pace... io non capisco... e comunque come pensi di tornare indietro nel tempo, eh?» 
Parole così d'accusa portarono il povero Poppo a difendersi anche con le braccia «Calma calma... non siete obbligati era solo un'idea che mi era venuta in mente dopo aver visto un servizio in televisione...» 
«Anaru, infatti, calmati...» 
«Non guardarmi con quel sorrisetto idiota.» replicò la ragazza intimidendo Jinta, l'unico che sembrò interessato a prendere le difese di Tetsudo e lo dimostrò continuando a parlare «Penso aver capito a quale servizio ti riferisci...» rivolto a quest'ultimo «... era quello sul triangolo delle Bermuda, vero?» 
«Esatto!» rispose questi, ma senza aggiungere altro perché interrotto da Chiriko «Di cosa hanno parlato esattamente?» 
La mora dimostrò anche se con poco entusiasmo di essere interessata a volerne sapere di più e non tanto sul servizio, ma su tutta la questione in ballo. 
A risponderle fu Tetsudo, il quale sentitosi più in sintonia con i presenti rispetto a qualche attimo prima riacquistò la parola «Hanno spiegato che forse il triangolo delle Bermuda è un passaggio spazio-temporale e quindi dopo averci pensato un po' su... mi era venuta l'idea di tornare indietro e...» 
Ma Naruko, nonostante si sentisse coinvolta e presa dalle parole dell'amico, volle continuare a tenere il ruolo di coscienza del gruppo «E questa sarebbe la tua idea?! Lo sanno tutti che viaggiare nel tempo è impossibile.» 
«Non proprio impossibile» puntualizzò Chiriko 
«Tsuruko...?» L'unica cosa che riuscì a rispondere l'altra; invece, proprio l'interrogata continuò come se non fosse stata fermata «Diciamo che l'unico problema è che si potrebbe creare un paradosso temporale.» e dopo aver espresso la propria opinione, spinta dalle facce confuse di quasi tutti i presenti fu costretta a spiegarsi meglio 
«Ammettendo che sia possibile tornare indietro nel tempo, proprio perché il passato è passato ed ora siamo nel presente, cambiare le cose potrebbe non servire a niente.» 
«Scusa non ti seguo?» rispose molto onestamente Tetsudo 
«Io sì, invece» affermò il capo banda «praticamente anche se tornassimo indietro nel tempo non potremmo salvare Menma perché le cose ad oggi non sono cambiate.» 
Con tutta la delusione in corpo colui che ebbe tale iniziativa sembrò arrendersi all'evidenza «Ho capito...» 
Qualcuno però, che, come al solito, non aveva parlato molto, dall'ombra del proprio silenzio si fece avanti per riaccendere inaspettatamente le speranze di tutti 
«È vero, questa è una possibilità, ma c'è anche quella di creare un'altra dimensione dove gli eventi sono stati modificati dall'intromissione nel passato.» 
«Yukiatsu anche tu...?» Era sempre Naruko a voler mantenere a freno quelle che sembravano speranze inutili dei suoi compagni, ma anche e soprattutto sue. 
«Davvero? Possiamo creare un mondo in cui Menma è viva?» domandò in modo felice tanto quanto agitato Tetsudo.
Anche se un po' in imbarazzo di fronte a quella reazione lo stesso Atsumo gli rispose «Beh è una possibilità...» 
«Io ci sto!» asserì convinto e deciso Jinta, catalizzando su di sé l'attenzione di tutti. Nemmeno Naruko seppe contestare altro, sia perché, cosciente di aver da subito voluto partecipare, si riappacificò con se stessa sia perché gli occhi di Jintan in quel momento erano accesi di un colore così vivido che avrebbe convinto chiunque a fare qualsiasi cosa. 

Dalla finestra passò un'ondata di aria fresca, che dopo averne spostato le bianche tende facendole sventolare, si posò sul giovane dorso di un ragazzo dalla capigliatura scapestrata. Questi si beò di quel breve riparo dal caldo cocente dell'estate, caldo che a quell'ora della sera cedeva il posto al momento più fresco della giornata. 
Dopo esser rotolato giù dal letto, il giovane si sedette con la lentezza di un bradipo sulla sedia che aveva di fronte alla propria scrivania per mettersi a sfogliare un quaderno, quello dei compiti. Poi, accortosi di non avere a portata di mano una matita iniziò a cercarla. Tra i vari oggetti sopra il banco non era presente, allora cercò nei cassetti che erano posti sul lato sinistro. Buttato all'aria il primo, ancora nulla. 
La pazienza del ragazzo veniva scemando, finché scombussolato anche l'ultimo cassetto i suoi occhi non caddero su qualcosa di molto prezioso che per sbaglio nella confusione venne a galla rischiando di perdersi. Il giovane afferrò con decisione il piccolo foglietto di carta appena avvistato e lo portò vicino a sé. Strofinò con delicatezza le pieghe del tempo che lo attraversavano e per un istante si perse nei pensieri. 
Un'estate di molti anni fa, quando era ancora un bambino, lui e i suoi amici trovarono nei cassetti delle proprie scrivanie un bigliettino sul quale per ognuno era stato lasciato un messaggio, ma il bigliettino non era arrivato a tutti: una loro amica non l'aveva ricevuto. 
Ricordo ancora che Menma quel giorno arrivò per ultima alla base e ci ritrovò tutti riuniti in cerchio... che stupida, si sentì esclusa e iniziò subito a fare le sue solite facce sbuffate perché era stata lasciata da parte. 
«Cosa state facendo senza di me?» ci disse contro, provando a mischiarsi con noi, ma Poppo per sbaglio, indietreggiando proprio in quel momento le calpestò un piede. Se la prese così tanto per così poco, ma non pianse. Io, invece, inizia a ridere di gusto e lei si arrabbiò ancora di più, ma non pianse comunque. Moriva dalla voglia di scoprire che stavamo facendo così, dopo che Poppo finì di scusarsi e io ricevetti un pizzicotto e una sgridata da parte di Tsuruko, ci chiese di nuovo cosa stessimo facendo e in quel momento le rispose Yukiatsu 
«Stiamo guardando i bigliettini che abbiamo trovato stamattina... anche tu hai qua il tuo?» 
La faccia di Menma rispose per lei: infatti, lei non aveva ricevuto nulla. All'epoca non demmo molta importanza alla cosa, in fondo eravamo bambini; Menma, invece, se la presa molto con noi, pensò di essere stata esclusa tant'è che ci chiese pretestuosamente di vedere questi bigliettini. Ma non appena lo fece, tutti quanti nascondemmo il proprio chi in tasca, chi dietro la schiena, chi stropicciandolo in mano e tutti rossi in viso. 
Anaru poi, impertinente come al solito, si difese attaccando 
«Perché dobbiamo farti vedere una cosa che tu non hai?» 
E dal momento che fu la goccia che fece traboccare di lacrime quegli occhioni, non riuscii a trattenermi e la sgridai, forse più di quanto sarebbe servito. Da quel momento si scatenò l'inferno nella base e mentre litigavamo gli uni contro gli altri per cose stupide, improvvisamente Menma ci urlò di smetterla. 
Ci immobilizzammo, lei invece svanì ai nostri occhi come un fantasma. 
«Vado a cercare il mio biglietto!» 
Riuscimmo a sentire. 
Un secondo dopo, Poppo scappò dietro Menma e a me che gli chiesi dove stesse andando rispose di fretta e come se fosse una cosa ovvia «Faccio quello che c'è scritto nel mio biglietto!» 
Nel suo biglietto c'era scritto: 
Se ami i Super Buster della pace, supera Menma. 

A quelle parole mi sentii strano dentro, ma non mi smossi più di tanto. Yukiatsu, invece, anche se incerto lasciò la base di corsa sotto i nostri occhi senza dire nulla. Subito dopo Tsuruko fece la stessa cosa, ma Anaru riuscì ad intrattenerla per qualche istante 
«Dove vai anche tu?» 
Senza esitare, l'altra le rispose «Faccio come ha fatto Poppo, faccio quello che c'è scritto nel mio biglietto.» sparendo oltre la porta. Più tardi venni a sapere che nel suo biglietto c'era scritto: 
Se davvero ami Yukiatsu, non stare in disparte. 

Io ed Anaru rimasti soli là dentro ci guardammo continuando a non di dire o fare altro. Finché non mi venne chiesto «Cosa c'è scritto nel tuo biglietto?» 
Le risposi dandole le spalle, e mentre pensai di dovermi pentire di quel gesto perché fu poco carino, Anaru continuò a domandare. 
«Anche nel tuo biglietto c'è la data di oggi però... sbagliata?» 
Scartocciai subito quel foglio che tenevo gelosamente in mano e lo notai solo allora: giorno e mese erano corretti, l'anno di gran lunga sbagliato. ''Che cosa strana'' pensai.
«Hai ragione.» riuscii a dire e lei insistette di nuovo. 
«Cosa c'è scritto nel tuo?» 
Non so perché, ma quella seconda volta, la richiesta non mi diede fastidio, anzi presi un momento per rileggere quelle parole. 
Le rilessi e ispirato  come da un fuoco che saliva dal petto riposi quel pezzo di carta in tasca per raggiungere Menma e gli altri. Anaru mi seguì chiedendomi ripetutamente di aspettarla finché non se ne stancò e iniziò a risparmiare fiato per correre. 
Arrivammo poco oltre metà sentiero che porta in città che una Tsuruko agitatissima ci venne in contro. 
«Menma è caduta!» ci urlò a distanza, poi si avvicinò e spiegò la situazione. 
Una volta sul posto, trovammo Poppo reggere per le gambe Yukiatsu, che stava disteso sulla stradina sterrata propenso nel vuoto. Come ci aveva spiegato Tsuruko, Menma era scivolata sui sassi del sentiero finendo nel burrone che lo costeggia, ma fortunatamente Poppo che l'aveva superata per tentare di fermarla e parlarle si affacciò e la vide reggersi con le mani aggrappate all'erba. Un istante dopo erano arrivati gli altri: Yukiatsu si fiondò senza esitazione chiedendo a Poppo di reggerlo, ma poiché Menma era troppo distante da raggiungere, mandò Tsuruko a chiamarci ad aiutarli. 
«Resisti Menma!» gridai mentre mi avvicinavo. 
«Jintan!» rispose , invece, lei a gran voce anche se tremante. 
Notai da subito che Yukiatsu era in difficoltà, ma che comunque tentava di arrivare alle mani di quella sbadata. Non ci sarebbe mai arrivato, nonostante fosse il più alto, così decisi di calarmi tenendomi a lui. Un passo alla volta ed ero in piedi in diagonale con la maglia di Yukiatsu stretta fra le dita. D'un tratto una mano di Menma strappò l'erba che la reggeva e senza pensarci troppo mi pronunciai in avanti... sarei caduto insieme a lei, ma Yukiatsu mi afferrò per un braccio abbozzando un sorriso che a stento copriva la fatica del gesto. 
Nel suo biglietto c'era scritto: 
Se ami Menma, non abbandonare Jintan. 

Dall'altra parte, Menma aveva avvinghiato il mio braccio che non avrebbe retto a lungo, perciò le diedi una forte spinta verso l'alto, facendole risalire a corsa la parete. Non appena fu in cima Anaru l'afferrò al volo per farla rientrare sulla strada. 
Con calma risalimmo anche noi. E sui sassi bianchi che riflettevano i caldi raggi del sole ci ritrovammo tutti a piangere proprio come dei bambini. 
«É tutta colpa tua» singhiozzò Anaru «devi stare più attenta! Capito?» a Menma che rispose con un solo cenno della testa.
Nessuno aggiunse altro: quelle parole bastarono per tutti. 
Il biglietto di Anaru diceva: 
Se ami Jinta, non avercela troppo con Menma. 

Quando ci calmammo, il discordo dei biglietti passò in secondo piano, addirittura ce ne dimenticammo. Stranamente quella giornata si concluse come tutte le altre, con una bella partita a nascondino per il bosco, eppure è quella che ricordiamo tutti meglio di tante altre. La sensazione che ora ci accomuna è quella di credere che sia successo qualcosa di straordinario quella volta. Anche se ancora non sappiamo come ricevemmo quei messaggi, sono certo che da qualche parte qualcuno sarebbe felice di sapere che abbiamo salvato Menma. A lei continuiamo a tenere nascosta questa storia, non per gelosa custodia di quei biglietti, ma semplicemente perché da quel giorno non ci ha più chiesto di mostrarglieli; inoltre da allora, senza accorgercene, piano piano siamo diventati sempre  più uniti, come se avessimo risolto tutti gli odi che portavamo dentro. Non che non manchino dei battibecchi anche ora...
Un raggio di sole si fece timidamente strada dalla finestra e si posò espandendosi su tutta la stanza attraversando prima il letto, poi gli oggetti sparpagliati tra il pavimento e la scrivania fino ad arrivare sulla schiena del ragazzo che continuò a dormire curvo sulla sedia. 
Quando il sole fu più alto, un sasso picchiettò contro il cornicione della finestra, dopo poco un altro arrivò dritto su quei capelli scapestrati. Il giovane colpito alla testa si svegliò di soprassalto guardandosi attorno. Non riuscì a raccogliere quello che a tutti gli effetti gli era parso un sasso che un altro gli sfiorò di poco la mano. Intuito quello che stava accadendo andò di corsa ad affacciarsi fuori. 
«Ma cosa fai?» 
Dall'altra parte, nel giardino una ragazza dall'aria spensierata fermò lo slancio con cui stava per lanciare un altro sasso. 
«Sei sveglio... finalmente!» 
Un ghigno esasperato precedette le parole del giovane «Sì... ma cosa ti prende?! Perché mi stai attaccando con i sassi.» 
«Scusa.» e un occhiolino furono la prima parte della risposta «ma al telefono non rispondi e gli altri ci aspettano. Ricordi che ci saremmo trovati in piscina? ... siccome non volevo svegliare tuo padre...» 
Quelle parole furono come una doccia fredda di primo mattino. Finalmente sveglio, il moro rientrò dentro la camera in cerca di qualcosa che gli riferisse l'ora: il telefono fu la prima. Una volta sbloccato mostrò di essere in modalità silenziosa e senza vibrazione azionata, ma soprattutto pieno di chiamate senza risposta. 
Era anche tardi. 
Il ragazzo si riaffacciò. 
«Arrivo! un attimo... mi vesto.» 
Con poco stupore osservò che la ragazza non si trovasse sul prato del giardino, infatti, il proprio vecchio la stava invitando dentro casa. 

«Ma come possiamo farci comprendere?» domandò Chiriko tornando a sedersi al tavolo. 
«In che senso?» replicò curiosa, Naruko mentre seguiva l'azione dell'amica che non appena si sedette, rispose pacatamente
«Eravamo bambini all'epoca... ho paura che spiegare la situazione possa essere complicato...» 
Le ultime parole furono accompagnate da una smorfia amara, della quale si accorsero tutti, in particolare Atsumo «Hai ragione... una volta scartata l'ipotesi di buttarci noi in questo ''passaggio'', l'unica cosa che rimane è trovare il modo di far arrivare il messaggio in modo chiaro e allo stesso tempo non troppo traumatico per dei bambin-» 
Il baldo giovane venne interrotto dall'arrivo di Tetsudo, che non appena varcò la porta di casa Yadomi, cominciò a sbraitare «Sono arrivati i rinforzi!» mostrando fieramente i viveri riposti nei bianchi sacchetti del supermercato. 
«Eccolo!» notificò assieme ad una risata la rossa. 
«Scusate il ritardo, ma visto che ormai non sarei arrivato puntuale ho pensato di sdebitarmi portando da mangiare...» 
Anche Jinta abbozzò una risata «Tranquillo, vieni e aggiungiti pure.» 
Dopo essersi accomodato, l'ultimo ospite in ordine di arrivo chiese aggiornamenti «Allora, cosa si fa?» 
Naruko ebbe la prontezza di rispondere per prima «Niente: siamo ad un punto morto...» 
Gli occhi e l'incurvatura delle spalle risposero per il troppo entusiasta Poppo, ma proprio mentre il silenzio di riflessione iniziò ad avanzare la voce del capobanda si fece strada 
«Io avrei un'idea.» affermò schiettamente. 
«Quale?» azzardò, invece, Naruko sicura che si fosse finalmente trovata una soluzione a quel folle quanto speranzoso obiettivo di cambiare il passato. 
«Bigliettini.» rispose con aria tranquilla Jinta «Menma è riuscita a trasmetterci così tanto con dei bigliettini a prova di bambino...» 
«Giusto!» continuò Chiriko che a sua volta venne interrotta da Atsumo «Quindi... ricapitolando: molto probabilmente non potremmo evitare di andare alla base ''quel giorno'', per tutta la serie di motivi elencati prima, ma spiegare il motivo con una lettera sarebbe troppo difficile da far mandare giù a dei bambini... dei bigliettini però, potrebbero andare...» 
Questa volta proseguì Naruko «Se li scrivessimo in modo semplice, ma in grado di metterci tutto quello che proviamo oggi e di creare una catena, forse potremmo riuscirci...» 
Concluse Tetsudo «... potremmo cambiare il passato!» 

Quel giorno accadde qualcosa. Ne sono più che certo e anche se non so ancora come sia potuto avvenire un miracolo simile, so che farei di tutto per salvare Menma. Se perdesse la presa, mi butterei ancora e ancora per salvarla, sapendo di poter sempre contare sui Super Buster della Pace. 
Cosa dice il mio biglietto? Beh ... questo è un segreto. 




Nota dell'autrice: ho scritto come al solito una pazzia... comunque siete invittati a scrivermi per qualsiasi chiarimento e/o altro. 
Come sempre grazie a chi arriva fino alla fine 
Alla prossima :3
   
 
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