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Autore: Jessie    28/06/2016    4 recensioni
La prima cosa che vidi nella frazione di secondo in cui la figura si fermò, improvvisamente, a qualche metro da me, fu una copia venuta male di Edward.
Il millesimo di secondo successivo mi accorsi che era un uomo che non avevo mai visto prima. [..]
«Dove hai preso quell’anello?» domandò all’improvviso guardingo.
Spostai sorpresa lo sguardo verso il punto in cui si era fissato il vampiro. Il diamante incastonato all’anello di fidanzamento della madre di Edward scintillava al tenue riflesso del sole che filtrava appena tra le fronde degli alberi.
«È.. il mio anello di fidanzamento..» mormorai colta alla sprovvista.
«No. Quell’anello apparteneva a mia moglie. »
.
E se il passato di Edward Cullen tornasse a fargli visita in modo inaspettato? A distanza di tre anni dalla nascita di Renesmee, la famiglia Cullen, Jacob, Seth e Leah avranno a che fare con una nuova città, un nuovo branco, un nuovo ibrido, una neo-strega e nuove battaglie..
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Edward Senior Masen, Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Seth Clearwater
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a leggere questa storia e tutte le persone che hanno recensito i capitoli: per me è una cosa molto importante ed anche istruttiva per capire se l'andamento della vicenda è di vostro gradimento, e può essere un modo per nuovi spunti e nuove idee sui capitoli successivi. Perciò grazie ;)
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate dei nuovi personaggi che introdurrò prossimamente e dello stesso Masen senior. 
Buona lettura,
Jess 

Cap.7
Ashley
 
Flashforward
 
«Hai visto qualcosa?» domandai curiosa.
«Sì e no.» scosse la testa «Pensava molto in fretta, per immagini. Non riuscivo ad afferrarle bene perché balzava da una cosa all’altra, come se i suoi pensieri vorticassero. O forse.. I miei sensi sono stati sopraffatti dalla sorpresa..»
«E che immagini sei riuscito a vedere?»
«Tante. Perlopiù.. Della sua – della nostra – vita mortale. Mia madre..» strinse la labbra esitante «la vecchia Chicago.. Me stesso.. »
Chissà come doveva essere strano vedersi dopo essersi dimenticati. Quando Renesmee mi aveva mostrato l’unica immagine che aveva di me non riuscivo più ad associarla a me stessa. Ma l’aspetto più orribile del solito probabilmente dipendeva dalla condizione in cui ero arrivata a partorirla. Come doveva essere stato Edward ammalato di spagnola? Mi immaginai un giovane ragazzo con gli occhi verdi e non potei pensarlo meno attraente di come lo vedevo ora.
Edward, perso nei ricordi, proseguì:«Mi pare di aver visto una vampira.. Giovane, forse poco meno di diciotto anni.. O forse era più come.. Era un’impressione così veloce da sembrare sfuocata. Potrebbe essere una conoscenza, o.. una compagna.. Quando ha visto Jacob invece gli è saltato alla mente un altro lupo.. Era associato a lui che correva con due mutaforma.. Poi dei flash della sua transizione e.. Ashley.»
 
 
 
 
 
 

«Non sapevo di nessun altro vampiro in città.. È vero, all’epoca cercavo di mantenere un profilo basso. Ma non si sentivano molte storie su assassini misteriosi..» spiegò annegato nei ricordi, Carlisle.
Lui ed entrambi gli Edward stavano avevano preso a speculare su chi potesse essere quello – o quelli – che avevano trasformato il signor Masen, senza grandi risultati. Ero rimasta ad ascoltarli mentre guardavo mia figlia e Jacob, distrattamente. Qualche volta, quando incrociavamo i nostri sguardi, leggevo lo stesso misto di curiosità e tensione. Eravamo entrambi curiosi di sapere cosa ne pensasse Renesmee, che non aveva detto una parola.
«È anche vero che vi trovavate in mezzo ad un’epidemia, le morti di molte persone erano all’ordine del giorno.» intervenne Rosalie parlando piano e con un tono di voce neutro. Teneva le braccia incrociate e aveva l’aria guardinga quando intrecciava gli occhi di Edward Masen.
«Peter e Charlotte spesso cercavano zone di quel genere» spiegò Jasper « Il sangue di un umano malato è più debole e non ha lo stesso sapore, ma era un modo più semplice per non dare nell’occhio..»
«Sì, ma perché trasformarlo?» mormorò Alice accigliandosi. Il fatto che non avesse visto arrivare Edward Senior doveva averla turbata parecchio.. Chissà perché non  c’era riuscita.
«È strano. Solo un vampiro maturo sarebbe in grado di farlo..» aggiunse Rosalie incrociando soprapensiero lo sguardo di Renesmee di tanto in tanto. Si era spostata sull’erba, mentre osservava Jacob armeggiare con un coltello e la sagoma grezza di un lupo rosso, come quello che pendeva dal mio braccialetto. Spesso lanciava delle occhiate  di sbieco studiando l’aspetto del nuovo arrivato, soffermandosi su suo padre. Sembrava voler cogliere ogni differenza e somiglianza.
Tornai a seguire la discussione vedendo Carlisle annuire e guardare di nuovo Edward senior:«Non ha nessuna idea del perché e chi potesse avere interesse nel trasformarla?»
Lui scrollò nervosamente le spalle: «Mi svegliai in una nicchia dell’obitorio da solo. Sentii delle voci litigare, dolore al collo e poi sono diventato così..»
«E non ricordi nulla di quelle voci?» chiese Edward serio.
«Nulla.» ribadì il padre fissandolo negli occhi.
Ci fu un lungo istante di silenzio in cui tutti gli sguardi erano puntati sui due Edward. Anche loro due si stavano squadrando intensamente, separati dal resto del gruppo attraverso quel contatto visivo.
Fu Edward senior a posarli altrove prima di suo figlio, e per un momento fui sicura di vedere un cambio d’espressione fulmineo, un’ombra di sensi di colpa. A giudicare dalla faccia di mio marito, che si addolorava impercettibilmente, i suoi pensieri non dovevano essere dei più limpidi.
«Ma dimmi di voi,di come si è creata questa.. famiglia. » disse all’improvviso cercando di coprire quei secondi di disagio che stava dilagando «Mi rendo conto che non ho nemmeno chiesto di voi.. Sono stato davvero scortese, mi dispiace..»
Edward mi diede uno sguardo furtivo ed incerto  guardò velocemente la nostra famiglia. Si trattenne su Carlisle che ricambiò il contatto visivo. Dopo qualche secondo mi parve di vedere Edward annuire, come se rispondesse ad una domanda.
«Io sono stato il primo della famiglia – la consideriamo tale. » cominciò Carlisle con un’espressione calma «Ho trasformato Edward perché stava morendo, come le ho detto, e desideravo condividere la mia vita segreta con qualcuno. Tre anni dopo, mi imbattei in Esme; aveva subito un brutto colpo durante una caduta, i medici non cercarono nemmeno di curarla date le sue condizioni. La trasformai, e divenne mia moglie..» uno sguardo affettuoso andò verso di lei che ricambiò dandogli due dolci pacche sulla mano «Il terzo membro della nostra famiglia è stata Rosalie, nel 1933. Le ragioni furono pressoché le stesse..»
Mentre ascoltavo le sue parole mi venne in mente la sera in cui Rose mi raccontò del modo in cui morì e ripensai a quell’ormai sbiadito ricordo della mia vita umana durante il quale mi ritrovai accerchiata a Port Angeles. Era una storia che era decisamente meglio non raccontare al primo incontro.
Rose, vicinissima ad Emmett, fece una leggera smorfia di fronte alle modifiche che Carlisle stava attuando alla loro storia, ma fui abbastanza sicura che non avrebbe voluto che dicesse diversamente. Quando la nominò, il mio suocero la indicò facendo un lieve cenno con la testa, in modo tale che Edward senior associasse nomi e volti.
«Fu lei a trovare Emmett,due anni dopo.» spiegò portando il palmo nella sua direzione «Era stato ferito mortalmente da un orso, così me lo portò e mi chiese di trasformarlo. Alice e Jasper invece provengono da una diversa formazione. Si sono uniti a noi nel 1950..»
Lo sguardo di Edward Masen si era focalizzato sul volto di Jasper e lo vidi incupirsi mentre il suo busto si faceva più rigido. Non potei dargli torto: tutte quelle cicatrici corrispondenti al numero di tentativi falliti di ucciderlo, ed erano a migliaia.
Jasper fece un ghigno amichevole, consapevole di ciò che Edward stesse provando, ed immaginai che il suo dono stesse agendo nello stesso momento in cui vidi il volto del nuovo arrivato rilassarsi.
«Immagino che non dovrei chiedere dove ti sei procurato tutte quelle ferite.. » fece accennato un sorriso ancora troppo poco naturale «A meno che ipotizzassi che tu sia stato in uno dei leggendari eserciti del Sud.»
Jasper parve sorpreso ma annuì:«È così. Sono stato trasformato per combattere, ma dopo anni di battaglie ho cercato di cambiare vita. È stato merito di Alice se ci siamo uniti ai Cullen..»
«Come vi siete incontrati?» domandò curioso il padre di Edward.
Jasper guardò verso Alice e Carlisle, il quale cercò gli occhi di Edward Cullen. Sembrava stessero avendo una qualche conversazione. Come se ogni decisione fosse soppesata dalla..fragile condizione psicologica di mio marito. Lo sentii irrigidirsi per un momento poi mi parve di vedere le sue spalle muoversi, come volesse scrollarsi via un peso.
«Alice ha un dono.» disse Carlisle, comprensivo.
«Oh, davvero?»
«Posso vedere decisioni prese in futuro. Ho delle visioni..» spiegò neutrale Alice.
Il signor Masen parve parecchio impressionato:«Quindi puoi.. Vedere con precisione cosa succederà ad una persona.. »
«Se le decisioni della persona in questione sono salde sì. Se cambiano no..»arricciò il naso contrariata «Non l’ho vista arrivare, per esempio.»
Edward Masen allargò le braccia facendo un mezzo sorriso di scuse. Poi guardò suo figlio:«E.. Alice è l’unica a possedere un dono nella vostra famiglia?»
Sembrò esitare un attimo poi spostò lo sguardo verso Jasper:«Jasper può controllare le emozioni delle persone. Bella, come hai intuito, è uno Scudo psichico; nostra figlia può mostrare pensieri,ricordi, con il contatto della mano.. »
«E Edward può leggere nei pensieri!» intervenne Alice facendogli la lingua.
Edward indurì per un attimo la sua espressione lanciando un’occhiata eloquente ad Alice, poi spostò il volto di nuovo su sua padre con un sospiro.
«E io leggo nei pensieri» ammise, abbassando lo sguardo.
Non capii perché fosse così riluttante nel dire una cosa del genere.
Suo padre sgranò con gli occhi con aria particolarmente colpita ed annuì varie volte. Sembrò anche che per un attimo l’imbarazzo gli fosse balenato sugli occhi per poi sostituirsi con un sorriso. Pensai che probabilmente stesse cercando di farsi un resoconto delle mille cose a cui aveva pensato in sua presenza, credendo sarebbero rimaste private.
«Davvero? Questo è un dono molto utile..» poi diede una rapida occhiata a tutti gli altri membri «Una famiglia piena di talenti, davvero impressionante..»
«Be’ Lei può impedire che qualcuno lo attacchi invece; questo in battaglia è molto vantaggioso..» intervenne Jasper con aria valutativa. Emmett alzò gli occhi al cielo facendo un mezzo sorriso.
Edward scrollò le spalle:«È utile sugli umani per.. Mantenere l’anonimato o rimpiazzare un ricordo con un altro magari.. Ma..»
«Sta dicendo che potrebbe far credere ad una persona che i suoi ricordi sono sbagliati?» irruppe Emmett con aria sospettosa.
L’uomo annuì guardandoci accennando un sorriso sardonico:«Non ho rimpiazzato ricordi di nessuno di voi se è questo che intendi..» alzò le spalle per poi riprendere più seriamente «In ogni caso, sì, potrei convincerli di non avermi mai conosciuto per esempio. Tuttavia, da quando la mia.. Dieta è cambiata, mi è parecchio difficile agire efficacemente su tutti i vampiri. O forse è una questione di esercizio..»
«È una cosa che ero curioso di chiederle in effetti..» iniziò Carlisle dando prima uno sguardo verso mio marito «Segue una dieta animale o..?»
Vidi gli occhi di Carlisle indugiare sulle sfumature appena arancioni della sua iride.
«A volte ho barato. Per esempio tre settimane fa, come avrete notato dai miei occhi.. Non ho ucciso nessuno, naturalmente. » fece un sospiro «Ho cambiato abitudini..Alimentari solo una decina d’anni dopo la mia trasformazione – i dieci anni più miseri della mia vita. Non sapevo come arginare la mia sete;  dopo averla trattenuta e causato danni ancora più gravi, avevo cominciato ad ipnotizzare i medici perché rubassero per me qualche sacca di sangue negli ambulatori per non uccidere, ma mi sentivo sempre più instabile, faticavo a stare in mezzo alle persone.. È solo per merito di una mia carissima amica, che mi fece notare che avrei potuto tranquillamente sopravvivere uccidendo animali. Siamo diventati amici anche per questo. » spiegò con un sorriso amorevole.
Edward accanto a me aprì appena di più le palpebre per la sorpresa – probabilmente un pensiero che lo aveva colpito molto – e poi cominciò:«Lei è una m..»
«Masen!»
Ci voltammo tutti verso i primi alberi sulla sinistra, da dove era arrivata la voce.
«Ti sono mancata?»
Appoggiata con la spalla ad un tronco  c’era una donna alta e slanciata che osservava dritto verso il padre di Edward. Aveva pronunciato quelle parole con un filo di sarcasmo e aveva l’aria di essere lì da almeno un minuto, malgrado nessuno se ne fosse accorto. Notai solo in quel momento che si sentiva un battito di cuore smorzato dalla lontananza.
Vidi Edward Masen rilassare le spalle facendo un sorriso sollevato:«Parli del diavolo..»
Da quella zona d’ombra la prima cosa che emergeva contro sua pelle scura quasi quanto quella di Jacob, erano due grandi occhi di un azzurro così chiaro da sembrare ghiaccio. Feci leva sulla mia nuova super-vista inquadrarla meglio. Aveva capelli neri e sottili, poco più lunghi di un caschetto; sulla fronte regolare le ricadeva qualche ciuffo di frangia spettinata. Sembrava avere l’età di Edward Senior o forse poco più. Non aveva fatto una piega di fronte al saluto, ma aveva continuato a fissarlo ferma. La sua bocca era una linea piatta tendente all’ingiù. Non era contenta.
«Ciao Ash»
Edward fece due passi verso di lei con aria tranquilla, ma lei sembrò accigliarsi. Si diede una lieve spinta per distaccarsi dall’albero e si avvicinò mantenendo le braccia conserte.
«Edward..» cantilenò come un rimprovero a denti stretti.
L’uomo le fece un sorriso leggermente nervoso, ma emozionato: «Ashley devo presentarti delle persone». La  raggiunse in fretta e  si mise di fianco a lei, mettendole le mani sulle spalle come per  condurla verso di noi. La donna non cambiò la sua espressione seccata e si fece spingere in quella direzione.
«Cosa ti ho detto a proposito di portare altri vampiri qui?» disse tra i denti, come una madre che rimprovera il figlio per l’ennesima volta.
«Lo so, ma è  una cosa importante » insistette di buon umore.
In tutta risposta gli lanciò un’occhiataccia e poi portò gi occhi al cielo con un sospiro:«Che devo fare con te, Masen?»
Nonostante tutto sembravano amichevoli. Gli occhi di Edward Masen erano luminosi ed impazienti; mi ricordò molto un bambino che non vede l’ora di mostrare un tesoro nascosto alla sua amica del cuore.
Feci caso solo mentre si avvicinava al suo abbigliamento. Jacob aveva detto che la temperatura si era abbassata notevolmente dopo quella nottataccia di temporale; i nuvoloni di quella mattina sembravano essersi in parte dissolti e schiariti, ma il tempo, salvo qualche raggio di sole, non era dei migliori. L’aria restava ancora frizzantina e fui sicura di aver visto alcuni passanti stringersi nel soprabito quando il vento li raggiungeva. Nella mia forma umana me ne sarei andata in giro con una felpa leggera o con una maglietta, probabilmente un giubbotto primaverile dalla zip tirata su fino in fondo, e, come minimo, una scarpa chiusa per evitare pozzanghere.
La donna invece avanzava con un paio di jeans chiari, dall’aria sottile, e strappati  in più punti sulle gambe e un giubbotto di pelle della consistenza di una giacca estiva; era aperto e si poteva vedere chiaramente che  portava solo un corsetto corto quanto un reggiseno da palestra, color perla. Il suo vitino scolpito risaltava di fronte alle forme prosperose, e non accennava ad avere il minimo brivido. Ai piedi, sandali bassi e minimali.
Di mano in mano che si avvicinava sentii un profumo dolciastro e delicato, di quelli che si spruzzava Renée prima di un appuntamento, ma si accompagnò quasi subito con qualcosa di sgradevole che ne contaminò l’effetto. Era  più o meno la stessa efficacia di una spruzzata di profumo o deodorante sulla pelle sudata senza prima lavarsi. Un odore strano, di cane bagnato, riusciva ad interferire coprendo anche l’aroma umano di sangue che le sentivo scorrere, sempre più vicino, lungo le vene.
Lo stesso odore che avevo sentito la prima volta che avevo annusato Jacob da vampira.
Mentre ci alzavamo andandogli incontro di qualche passo, lanciai un’occhiata di sottecchi verso di lui – non fui l’unica – che fissava la donna con la fronte corrugata e stringeva la mano di Renesmee. Appariva sorpreso, ma sembrò anche parecchio nervoso.
Quando i due furono di fronte a noi anche Ashley arricciò appena il naso. Il suo primo sguardo, indecifrabile ma serio, andò verso Jacob e parve rilassarsi un po’. Non sembrò sorpresa nemmeno quando, per qualche secondo, sbirciò verso la bambina che teneva per mano.
«Mmm..»
«Questa è la mia più cara e vecchia amica Ashley, di cui vi ho appena parlato. Abita qui accanto» indicò di sfuggita un punto non visibile oltre la coltre degli alberi. Poi la guardò:«Ashley, questa è la famiglia Cullen.»
La donna passò a squadrarci velocemente uno per uno; sembrò concentrata più che altro sul colore dei nostri occhi. Quando giunse ad Edward restò a fissarlo più a lungo, corrugando la fronte. Anche mio marito parve immobilizzarsi, forse per qualche pensiero letto nella sua mente. Lei spostò la testa verso il vampiro che aveva alla sua sinistra e con un sopracciglio inarcato tornò sul viso di Edward. Le somiglianze non le erano sfuggite. La sua espressione perplessa ritornò sugli occhi lucenti del padre di mio marito:«Che significa?»
«Ash, questo pomeriggio mi sono imbattuto in Bella » allungò un braccio verso di me per indicarmi e mi fece un sorriso «e ho notato che aveva al dito quell’anello»
Gli occhi da husky di Ashley scattarono sul mio anulare sinistro e piegarono la bocca all’ingiù con perplessità: «È quell’anello  per cui ti sei dannato tanto. Di Elizabeth.»
Vidi Edward al mio fianco sussultare al nome di sua madre. Gli strinsi la mano per solidarietà. Evidentemente conosceva più cose di quelle che credevamo.
Edward Masen annuì vigorosamente:«Esatto. Mi disse che glielo aveva dato suo marito, che era di famiglia. E poi ci ha raggiunti il dottor Carlisle Cullen e mi ha riconosciuto. Mi ha spiegato che fu lui a salvare mio figlio dalla morte.»
«Credevo fosse morto di Spagnola.» disse pensosa. Eppure parve che un barlume di consapevolezza si fosse acceso nei suoi occhi.
«Così credevo. E così credeva Carlisle su di me. Ci sbagliavamo entrambi.. »
Ashley studiò Edward con un’espressione assente che non tradiva emozioni. Chissà che immagini le frullavano nella testa.
Sospirò e poi mormorò senza inflessioni: «Be’, è identico a sua madre.»
La voce di Esme emerse premurosa e ansiosa allo stesso tempo, mentre guardavo gli  occhi di mio marito riempirsi di malinconia ma anche di commozione nascosta.
«Lei conosceva la madre di Edward?»
Ashley scosse la testa guardandola: «L’ho vista in foto.» poi precisò, sbuffando in direzione dell’amico «Edward ha la mania per le fotografie.»
Il vampiro le fece un sorrisetto divertito di rimando per poi tornare a guardare il figlio con occhi ardenti: «Vuoi vederle? Ne ho qualcuna di tua madre. »
Edward sembrò esitare e parve per un attimo cercare il mio sguardo. Poi annuì col capo: «Non ricordo bene l’aspetto di mia madre. Ma..» sospirò con aria seria «Ma prima vorrei.. Riordinare le idee.»
Il padre lo osservò per qualche secondo senza dire nulla poi annuì con aria comprensiva: «Ma certo, devi perdonare il mio entusiasmo. » fece un sorriso, simile a quelli che amavo in Edward, e poi aggiunse «Prenditi il tempo che ti serve. Mi trovi lassù.» ed indicò oltre la boscaglia che circondava il retro di casa nostra.
Anche Edward, allora, gli rispose con un sorriso teso e stanco. Carlisle gli fece un cenno di saluto mentre Esme si appoggiava a lui. Rosalie era balzata sul portico rialzato, vicino alla panchina su cui era seduto Emmett, con le braccia incrociate senza perdere d’occhio la coppia. Io ero rimasta, insieme a mio marito, Jacob e Renesmee ad osservare i due amici, uno con gli occhi persi nei ricordi ma con l’ombra di un sorriso sulle labbra, l’altra, maschera immutabile che si toglieva la giacca. L’uomo rispose al cenno di saluto e poi si voltò in sincrono con Ashley verso le fila di alberi alla sinistra della nostra casa. Feci distrattamente qualche passo nella loro direzione, lasciando gli altri tre poco più distanti. Vidi Edward senior circondarle le sue spalle scoperte senza che lei facesse una piega per il repentino cambio di temperatura.
«Sono ancora arrabbiata » la sentii mormorare piano, senza grande convinzione. Probabilmente se fossi stata dov’erano Rose ed Emmett non sarei riuscita a sentirla. «Makeda non sarà contenta, lo sai. Ma c’era un Protettore con loro..»
«È il mio sport preferito da più di ottant’anni, farti arrabbiare » fece, un po’ meno vivace del solito.
Uno sbuffo. «Avrei dovuto spezzarti il collo quando ci siamo conosciuti.»
Edward ridacchiò sciogliendo l’abbraccio mentre entravano nella penombra creata dalle chiome degli alberi.
«Non gli hai ancora raccontato di Izzy?»
Un fruscio e un rumore di zampe furono l’ultima cosa che sentii prima di vederli sparire. 
  
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