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Autore: Sarah_Abel    28/06/2016    1 recensioni
4 anni di attesa per quella che sarebbe stata, ne era sicuro, la rivincita contro la Spagna e lui se ne dimentica.
Ora di certo non vuole stare ad assistere alla partita circondato da nemici.
Spamano.
Genere: Romantico, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                                   Forza azzurri!!







Si lamentò, Lovino Vargas, per il terzo goal mancato della giornata della partita Italia-Irlanda.

-OH! MA DAI CAZZO! QUEL TIRO L’AVREI SEGNATO PURE IO!

Dopo un paio di manate lanciate al vento, tornò composto sul divano e prese un altro sorso di birra dalla bottiglia incrociando le gambe.

Non che gli interessasse molto di quella partita, ormai erano passati agli ottavi di finale e infatti Conte stava facendo giocare la maggior parte delle riserve, persino Buffon era stato spedito in panchina e a vederlo lì gli piangeva il cuore al nostro italiano.

Voleva vincere, come sempre, ma sta volta più che un fatto di cuore era un fatto di cattiveria. Era un dispetto a quegli stupidi irlandesi, per non farli passare. Non lo meritavano!  Cioè, contro le riserve italiane, non erano ancora riusciti a fare nemmeno mezzo gol, erano troppo scarsi! E poi con quella bandiera che sembrava la loro dopo molti lavaggi… dove volevano andare?

Si morse il labbro inferiore per contenere la propria furia verso quel tiro che finì sul palo della porta. Se quella fosse stata una partita di vitale importanza, ora la Spagna (luogo in cui si era trasferito da un paio di anni) sarebbe già affondata a suon di grida di rabbia. Manco fece in tempo a nominare questo posto maledetto che un attraente spagnolo gli avvolse le braccia attorno al collo e lasciandogli un bacio sulla guancia.

-Ay mi amor, ¿qué pasa? Un altro gol andato male?

Rabbrividì preso di sorpresa e arrossendo leggermente.

-Sì… non ne posso più, è il terzo…- scosse la testa –ma tu che vuoi? Vattene, non avevi del lavoro da sbrigare?-

Si levò le sue mani di dosso con un grugnito di fastidio. Lo spagnolo, Antonio Fernandez Carriedo, gli rispose con un piccolo  broncio che si trasformò subito in un sorriso accentuato mentre si sedeva accanto a lui.

-Es cierto, ma per te trovo siempre un po’ di tempo… perché mi tratti così, Lovi?

L’italiano si girò accigliato verso di lui –Tu. Non. Mi devi. Parlare.- e tornò con lo sguardo sulla tv mentre il fidanzato gli avvolgeva un braccio intorno al collo in un tentativo di coccole, che fu prontamente respinto.

Era da quando erano cominciati gli europei che Lovino lo trattava in questo malo modo, rifiutando ogni suo approccio ad amoreggiare. Antonio amava in suo fidanzato e veramente non riusciva a capire cosa avesse fatto per essere trattato così male. Si era scusato innumerevoli volte per qualcosa che non sapeva nemmeno lui. Aveva dimenticato il suo compleanno? No. Anniversario? No. Compleanno di un parente? Persino Lovino non se li ricordava quelli. E allora cosa poteva averlo fatto arrabbiare? Antonio non aveva nemmeno preso in considerazione le partite come risposta. Sapeva che l’italiano ci teneva con tutto il suo cuore alla squadra del suo paese ma non immaginava potesse arrivare a questi livelli.

Lo guardò con un po’ di malinconia prima perso nei suoi pensieri e dopo volse lo sguardo verso la tv preoccupato. Lovino aveva una faccia di puro terrore, gli attaccanti irlandesi si avvicinavano verso la porta italiana come macchine da guerra, Hoolagan con la palla fra i piedi scattanti, crossò nel mezzo, la palla volava, veloce, sembrasse andare direttamente nelle mani del portiere, ma no. Dal nulla comparse saltando Brady, un attaccante dell’Irlanda che prese con un colpo di testa la palla e la buttò a rete. Le urla degli irlandesi sovrastarono lo stadio mentre Lovino si chiudeva a guscio con le mani fra i capelli e il volto spiaccicato sul cuscino. Non poteva crederci, ma perché erano tutti così incapaci?!

-Lovinito…- riuscì solo a mormorare Antonio con una faccia fra l’attonito e il dispiaciuto mentre gli poggia una mano sulla schiena. L’altro non ebbe nessuna reazione.

-Mi amor, tranquillo, non succederà nulla, e poi la partita non è ancora finita. Probabilmente farete un gol fra pochi minuti…

L’altro si alzò dalla sua posizione sospirando pesantemente; Antonio era davvero un tesoro, nonostante non gli avesse parlato se non per mandarlo a quel paese, non lo avesse baciato, abbracciato, non gli avesse permesso di fare l’amore con lui da quasi due settimane… Antonio comunque c’era a sopportarlo e a sostenerlo in tutto e per tutto. Tirò su col naso prima di vedere le braccia dello spagnolo aprirsi solo per lui. Stranamente, Lovi accettò quella proposta di abbraccio e poggiò  la testa sul suo petto.

-Non mi va più di vederla…- mugulò.

-Ma certo, mi amor- Antonio spense il televisore –ti va di ordinare una pizza?

Ricevette una risposta positiva, sia che erano le 10 e mezzo di sera,  per Lovino qualsiasi cosa.

 

                                                                                   ***

 

Lovino era a lavoro, faceva da commesso in un negozio di abbigliamento, quando una delle sue colleghe si avvicinò cauta a lui cominciando a fargli domande su come stesse, se andava tutto bene e cose del genere. Di solito parlavano più allegramente, ma lei stentava nella conversazione, come se non volesse farlo arrabbiare. Dopo un po’ l’italiano si girò verso la collega roteando gli occhi. Le disse che potevano avere una conversazione normale, che non era su di giri per la partita persa e che non l’avrebbe mangiata se ne avessero parlato. Ovviamente era sera tardi e avevano già chiuso, perciò le chiacchiere su fatti privati erano concesse.

Perciò, dopo degli scambi di battute riguardo la situazione sentimentale di Lovino, la ragazza osò ricordargli il motivo per il quale non si faceva toccare da Antonio da oltre due settimane.

-Bueno, ¿Estás listo para el partido del lunes?- disse piegando tranquillamente una maglietta. “Bene, sei pronto per la partita di lunedì?” tradusse nella sua mente l’italiano.

Lovi la guardò con le sopracciglia aggrottate prima di aprire la cassa per fare il reso conto della giornata -¿Qué partido?

Lei ridacchiò –Italia vs España, lógico.

E quelle parole risuonarono nella sua testa per tutto il resto della giornata. Italia-Spagna. Come aveva potuto dimenticarsene? Dopo la terrificante sconfitta negli europei di 4 anni fa…

Se lo ricordava come se fosse ieri.

Un giovane Lovino di appena 19 anni era fidanzato con un Antonio di 22 da solo qualche mese e rischiarono di lasciarsi per quell’orribile ORRIBILE 4-0 per la Spagna. Ovviamente erano in Italia e avevano la stessa comitiva di amici, metà dalla Spagna e metà di lì, c’era persino Feliciano. Si può benissimo immaginare cosa successe: giustamente, ad ogni goal c’era un’esultazione da parte degli spagnoli (fidanzato compreso) non contenuta e a fine partita si presero tutti gioco della parte italiana che era arrivata nell’appartamento di Antonio e Predo (il fratello) convinti di vincere e con tutte le buone intenzioni di farlo. Antonio si contenne dal prendersi beffa degli azzurri ma inutile dire che a Lovino girarono le palle ugualmente e si arrabbiò un sacco.

Ora guidava a velocità moderata per tornare a casa ma comunque con un’espressione che avrebbe pietrificato chiunque lo guardasse.

-Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo…- borbottava durante il tragitto.

Entrò gentilmente, lasciò le chiavi di casa e della macchina delicatamente sul mobile e si fiondò come una furia in camera da letto ignorando il saluto del fidanzato.

-Hola mi amor, ben tornat-…

Antonio fu sorpreso dalla camminata veloce di Lovino che quasi lo lasciò impalato con le labbra protese in un bacio.  Scosse la testa seguendolo con cautela –Mi amor…?- Ciò che vide lo lasciò di stucco -LOVINO!?

L’italiano alzò lo sguardo su di lui per qualche decimo di secondo solo perché sapeva che quando Antonio lo chiamava per nome completo significavano guai, sempre. Tornò con lo sguardo basso dove una valigia aperta aspettava di essere riempita.

-BASTA! NON MI PARLARE! ME NE VADO!- rispose Lovino aprendo con violenza le ante dell’armadio.

Antonio, dal canto suo, con gli occhi sbarrati increduli e pieni d’ansia come non erano mai stati, si avvicinò rapidamente al fidanzato e lo afferrò dalle spalle rigidamente per non farlo scappare.

-COSA? M-MA LOVINO! SPIEGAMI ALMENO COSA HO FATTO, TI PREGO! GIURO CHE NON ME NE SONO NEMMENO RESO CONTO! TI PREGO, MI DISPIACE!

Lovi lo guardò un po’ sorpreso e poi tornò al suo cipiglio di sempre. Stava per controbattere e aveva già aperto la bocca per farlo, aveva preso un respiro, aveva alzato il dito indice all’altezza dei loro volti, si era alzato sulle punte per essere preso più sul serio ma poi si era abbassato tornando alla sua normale altezza, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.

Antonio non era uno di quei fan sfegatati di calcio come lui, probabilmente non sapeva della partita di lunedì. Perché se non gliel’avesse detto qualcuno, Antonio non l’avrebbe mai saputo e tanto meno sarebbe andato ad informarsi da solo su internet.

-Tesoro…- cominciò con voce ironica mentre lo spagnolo deglutiva rumorosamente e delle goccioline di sudore si andavano a formarsi sulle sue tempie. Gli occhi incatenati l’uno su quelli dell’altro.

-Tu non sai che squadre giocano lunedì, vero, mio caro?

Antonio sospirò interiormente,  fortunatamente non era nulla di estremamente rilevante, ma solo uno dei “capricci” calcistici dell’italiano. –No, mi amor, non lo so.

Lovino, dopo aver stentato un po’, cominciò a tirare dei piccoli pugni sul suo petto lamentandosi e singhiozzando con gli occhi chiusi ricevendo un sorriso amorevole. Antonio quindi lo prese per i polsi dolcemente per farlo smettere e attese una risposta.

-Italia – Spagna! Ecco cosa!

-Oh…- Antonio storse le labbra –E quindi?

-“E quindi”?!

-Lovi, non mi dire che ce l’hai ancora per ciò che successe 4 anni fa!

Lovino aggrottò le sopracciglia guardandolo in un modo velenoso mentre strappava i polsi dalla sua presa. Si ripose davanti all’armadio prendendo varie camice, magliette e pantaloni e piegandoli nella valigia.

pensò lo spagnolo passandosi le mani fra i capelli sospirò sollevato prima di prendere la mano dell’italiano e baciarne il palmo. –Mi amor, vedrai, andrà tutto bene.

Lovino ritrasse alla velocità della luce la mano da sotto le labbra del fidanzato  -Bastardo, tu non capisci la gravità della situazione! Io me ne vado, io me ne vado, io me ne vado, san Gennaro, dammi la forza!

Allora l’altro incrociò le braccia –Spiegame entonces!

-Davvero non ci arrivi? I-io sarò l’unico a tifare l’Italia e non è esattamente una bella cosa, tra l’altro staremo con i tuoi amici perché figuriamoci… e poi! E poi! La vostra squadra è forte, forse tanto quanto la nostra e se vincerete voi a me non va proprio di essere sfottuto da quei caproni. D’altronde se vinceremo noi io sarò, come ho detto prima, l’unico cretino ad esultare che è la cosa più triste che possa esistere. Perciò sì, me ne vado, me ne torno in Italia!- sputò infine come un vomito di parole quel discorso sotto lo sguardo apprensivo del fidanzato mentre gesticolava e metteva altri vestiti nella valigia.

Finito di parlare, alzò finalmente lo sguardo su Antonio che aveva portato una mano ad accarezzarsi l’accentuata barba.

-Mhhh, capisco…- disse calmo, poi storse le labbra –però, so che da egoisti… ma io non voglio che tu te ne vada, mi amor-.  Si avvicinò all’interessato e gli prese le mani intrecciando le dita con le sue ricevendo  in risposta un’espressione abbastanza mortificata.

Antonio gli baciò la fronte e gli sorrise alzandogli il volto dal mento –Dai, vieni che è pronto- E uscì dopo avergli dato un bacio sulla fronte.

Lovino, rimasto solo, si sedette sul letto con le braccia incrociate. Quel bastardo non poteva fargli questo, non poteva seriamente fargli questo. Non era mai stato così egoista; Lovino viveva in Spagna ormai da 2 anni e non era mai tornato nemmeno una volta nella sua terra natia, gli mancava così tanto il Colosseo, i suoi parenti, l’estate sul mare della Puglia e le vacanze sugli Appennini e sulle Alpi. Antonio gli aveva fatto il favore di parlare italiano quando dovevano comunicare fra di loro, per farlo sentire più a suo agio, anche se Lovino lo amava sentir parlare in spagnolo e il moro aveva deciso di farlo solo durante i loro rapporti sessuali. Eh già.

Dopo un po’ si decise ad andare in cucina dove Antonio stava condendo dei pomodori con lo sguardo sul telegiornale, quindi si mise a sedere al suo posto mentre lo spagnolo gli metteva la carne e i pomodori nel piatto.

-Come è andata la giornata, mi amor?- gli chiese con fare innocente aspettando una risposta che non arrivò, poi sospirò mentre l’italiano cominciava a mangiare.

-Lovi, mi dispiace, ma non vorrei che tu te ne andassi senza di me… ci sono molti pub italiani in città, potremmo andare li e-. Non riuscì a finire la frase che si sentì uno sguardo che metteva i brividi.

-Stai dicendo che non ti fidi di me? Che senza il tuo controllo andrei a fare la puttana sulla strada e berrei fino ad andare all’ospedale?

-Non ho detto questo! Dico solo che-

-Antonio, ti prego! Perché mo devi fare così! Perché non ti fidi di me? Sai che è da 2 anni che non vedo i miei parenti e il mio paese vero? E comunque non mi sembra di essermi mai lamentato, di averti mai rotto le palle con le mie lagne. Non ci voglio andare in un merdoso pub italiano taroccato. Io davvero…!- Non riusciva nemmeno ad esprimersi per quanto gli frullavano le parole in testa –Non ho fame- Ed uscì dalla cucina dopo essersi pulito le labbra.

Non passò molto prima di sentire anche Antonio alzarsi e raggiungerlo, lo fermò delle spalle e lo girò verso di sé.

-Lovino, aspetta! Lasciami parlare!

Stranamente, non gli arrivò uno schiaffo come si aspettava, ma solo uno sguardo saccente in attesa di parole –Sentiamo.

Lui sospirò pronto a rivelare ciò che realmente pensava –Non è che non mi fidi di te, il punto è che ti ricordi che 4 anni fa mi hai quasi lasciato per colpa di quella partita? Ecco, i-io ho semplicemente paura che se perdeste… tu non torneresti più.

Lovino non rispose con un’espressione un po’ sconvolta e confusa e quindi lo spagnolo continuò abbassando lo sguardo.

-So che può sembrare stupida come causa ma sinceramente…- soffiò una risata e tornò a guardare il fidanzato -…da te mi aspetto qualsiasi cosa.

Lovino si morse il labbro inferiore e spostò lo sguardo verso un punto impreciso sulla destra, poi emise un sospiro –Tonio e secondo te, io sarei in grado di fare una cosa del genere?

Buttò queste parole come una bomba ad orologeria e se ne andò in camera lasciando Antonio mezzo basito con le labbra schiuse.  

 

 

                                                                              ***

 

Antonio aveva portato il cibo in camera, anche se incazzato, l’italiano doveva comunque mangiare qualcosa.
Si coricarono senza parlare, ma Antonio non riusciva a prendere sonno. Doveva fare qualcosa.

 

 

 Quando si svegliò, Lovino, lo fece per colpa della luce che attraversò le finestra e gli arrivò dritta sugli occhi –Mannaia la puttana…
Si alzò, era domenica, solo un giorno alla partita.  Si trascinò in cucina con lo sguardo addormentato. Arrivato lì, si rese conto che nella strada che aveva fatto qualcosa in salone non quadrava, che c’era qualcosa di troppo, decise di tornare velocemente lì e ciò che vide lo lasciò di stucco.

In piedi davanti alla porta c’era il suo spagnolo affiancato da una valigia e con in mano un paio di fogli, gli sorrise anche se il suo sguardo era molto stanco per il probabile sonno perso.

Lovino si avvicinò a lui e gli disse con voce impastata –Tonio? C-che hai fatto?

Il fidanzato semplicemente gli passò i fogli e l’italiano li prese tremante, lesse e in pochi secondi si mise a saltellare sul posto con una mano sulla bocca. Guardò incredulo lo spagnolo ed incapace di contenere la gioia –Oh dio! Oh dio! Davvero?! Sei serio??

In mano stava reggendo quello che era un biglietto aereo singolo di andata verso l’Italia. Antonio gli sorrise di nuovo, prima di vedere il fidanzato buttarsi ad abbracciarlo.

-Certo, mi amor, puoi restare quanto vuoi, il volo è alle 5.

Lovi lo ringraziò cento mila volte, infondo aveva speso una notte intera per fargli la valigia, cercare un aereo che partisse per Roma il più presto possibile e che soprattutto avesse ancora posti liberi e avvertire suo fratello Feliciano che Lovino sarebbe arrivato verso le 7 di sera.

 

 

                                                                                    ***

 

 

-Grazie ancora.

Ormai aveva la valigia in mano e il suo aereo stava per partire. Per l’appunto una voce femminile risuonò per tutta la hall dicendo che il volo per Roma sarebbe salpato fra un quarto d’ora.

-Sii prudente- rispose Antonio passandogli una mano prima sulla guancia e poi fra i capelli.

Lovino ridacchiò –Non sto partendo per il Triangolo delle Bermuda, la puoi smettere di fare così il melodrammatico, sembra che stia per andare in guerra.

-Rovinare l’atmosfera è sempre stata una delle tue qualità,- disse lo spagnolo sospirando –in ogni caso, quando vorrai tornare fammi uno squillo e io ti prenoterò il volo, okay?

-Sembri mia madre- e detto ciò Lovi si alzò sulle punte e baciò il suo ansioso fidanzato che con quel bacio riuscì a calmarsi un pochino.

L’italiano fece per staccarsi ma Antonio spostò le mani sulla sua vita e lo strise a sé per far durare un altro po’ quel momento paradisiaco. Dopo poco lo lasciò andare.

Lovi si morse il labbro inferiore –Ora devo andare.

-Sì, va bene.- Antonio abbracciò un ultima volta il suo piccolo fidanzato. Si salutarono a vicenda prima che l’italiano si voltasse per andare via. Gli occhi dell’altro erano pieni di amore mentre guardava con le mani in tasca Lovino allontanarsi verso il check-in.

Prima di scomparire completamente dalla sua visuale però, l’italiano si girò a salutarlo con un cenno della mano che lui ricambiò con un sorriso. Poi scomparve e Antonio, dopo un po’, se ne tornò a casa.






Angolo scrittrice
Ciao a tutti! 
Questa è la mia prima storia e sinceramente non so da dove mi sia saltato in mente di pubblicarla ma, essendo una grande fan della spamano e del calcio, non potevo starmene zitta per questa occasione eheh. 
Ho scritto che ci sarà un secondo capitolo, ed è vero, mi impegnerò per farlo ma essendo parecchio pigra (i miei livelli di pigrizia superano qualsiasi confine) non so se ne avrò mai le forze.
Questo capitolo ha preso una nota troppo malinconica verso la fine, me ne rendo conto, volevo fare qualcosa di più comico ma la mia mente sa elaboare per bene solo questo perciò ditemi che ne pensate. Lasciatemi una recensione, mi servirebbe davvero tanto per migliorarmi, anche per il prossimo capitolo!
A presto,
Sarah




 


 
  
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