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Autore: Venus80    28/06/2016    0 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8: giganti di pietra
 
Evelyn, prima di rientrare in camera, fece una passeggiata per rilassarsi; l’atmosfera incantata che aleggiava su Gran Burrone aveva su di lei un effetto calmante e rigenerante. Però non poté fare a meno di pensare a quello che era accaduto poco prima, Cosa gli avrò mai fatto di male? Sarà perché non concorda sul fatto che una donna si unisca al suo gruppo?! Ma io non sono una donna qualsiasi! Sono una strega e la mia magia potrebbe essergli d’aiuto! Possibile che non lo capisca?!
Ad un tratto, ebbe la sensazione che qualcuno la stesse seguendo e pensò di trattasse di Fili o di Thorin; si girò e, invece, vide un uomo alto, con barba e capelli lunghi e bianchi, che indossava una lunga tunica bianca e reggeva in mano un bastone nero alla cui estremità vi era una pietra bianca. Ci mise poco a capire che si trattava di Saruman il Bianco.
“Ma non mi dire…Evelyn!”, esordì lo stregone avvicinandosi lentamente. Evelyn, presa alla sprovvista, esitò un momento e poi fece un inchino. “Sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho vista e sei anche diventata molto bella. Aveva proprio ragione mio nipote!”, disse Saruman abbozzando un sorriso. Evelyn guardò lo stregone stupita e domandò, “Ma perché, Jago vi ha parlato di me?”. “Oh, sì! Mi parla spesso di te!”, replicò Saruman sorridendo maliziosamente. Evelyn abbozzò un sorriso per cercare di nascondere l’imbarazzo. “Mi aveva detto che saresti venuta nella Terra di Mezzo”, dichiarò lo stregone. Ma farsi gli affari suoi?!, pensò stizzita Evelyn, però mantenendo esternamente un’espressione quieta. “Sai, alla fine ha deciso di venire anche lui qui!”, asserì Saruman con tono malizioso. Alla rivelazione dello stregone, Evelyn rimase sconcertata e chiese subito con apprensione, “Jago è qui a Gran Burrone?”. “Oh no! Lui è rimasto a Isengard”, rispose Saruman. Ah, per fortuna!, pensò Evelyn sollevata. “Ma Jago mi aveva anche detto che saresti venuta con la tua amica! E dov’è?”, affermò lo stregone con un tono malandrino. “Oh…beh…lei…lei ha preferito fermarsi un po’ di più a Minas Tirith. Mi raggiungerà in seguito”, dichiarò Evelyn esitante. Saruman annuì con poca convinzione. “Magari le farebbe piacere sapere che Odhran ha accompagnato mio nipote”, disse lo stregone con un sorriso beffardo. Oh no! Anche lui è qui!, protestò Evelyn sconfortata. “Beh, se nel vostro viaggio vi capiterà di passare nei pressi di Isengard, potreste venire a trovarci!”, propose Saruman. “Ma certo! Non mancheremo!”, replicò Evelyn abbozzando un finto sorriso. Ma neanche morta! Non ho alcuna intenzione di vedere Jago e Kaytria non saprà mai che Odhran è qui!, questionò tra sé Evelyn. “Adesso vogliate scusarmi, ma sono un po’ stanca e vorrei ritirarmi nella mia camera”, asserì Evelyn con calma, nonostante dentro di sé ci fosse un vulcano in eruzione. “Certamente! Ti auguro una buona notte!”, rispose cordialmente lo stregone. “Grazie! Anche a voi!”, replicò Evelyn facendo un inchino.
 
Evelyn si incamminò e, non appena fu fuori dalla visuale di Saruman, si mise a correre; giunta davanti alla sua camera, vi entrò con impeto e chiuse velocemente la porta alla quale rimase appoggiata intanto che cercò di riprendere fiato. “Non ci posso credere! Quell’impertinente mi ha seguita fino a qui!”, protestò con rabbia annaspando. Poi si voltò e avanzò lentamente all’interno della stanza. Scorse la lettera di Kaytria che giaceva sul pavimento dove l’aveva lasciata cadere poco prima che arrivasse a chiamarla suo zio. La raccolse e la posò sul tavolo. Dopo prese un altro foglio e scrisse:
 
Kaytria,
 
ho incontrato lo zio di Jago e mi ha detto che lui si trova nella Terra di Mezzo.
 
Per mia fortuna non è a Gran Burrone, ma è rimasto a Isengard.    
 
Dopodiché inviò il messaggio alla sua amica. Poi si avvicinò alla finestra, la aprì e ammirò il paesaggio notturno di Gran Burrone. Sospirò e mormorò, “Comunque, adesso è inutile che me la prenda. Sarà meglio dormirci su!”. Detto ciò, chiuse la finestra, si svestì, indossò la camicia da notte e andò a dormire.
 
Il mattino seguente Evelyn si svegliò di buon’ora poiché, come da accordi con suo zio, lei e la compagnia avrebbero dovuto partire presto per evitare di farsi scoprire dagli elfi. Si alzò entusiasta del fatto che stava per iniziare la sua avventura nella Terra di Mezzo, ma non appena scese dal letto, notò sul tavolo un foglio. Lo prese e constatò che si trattava della risposta di Kaytria al suo messaggio:
Ma davvero Jago è venuto fin qui?! Questo dimostra che ci tiene a te, perciò dovresti essere contenta invece di lamentarti!
Comunque, io a Minas Tirith non lo visto. Probabilmente avrà fatto tappa in qualche altra città.
Ma dimmi, che tu sappia è venuto da solo o in compagnia? E perché non ha avvisato del suo arrivo?
Le parole della sua amica le fecero svanire in un attimo tutto l’entusiasmo provato poco prima. “Non le entra proprio in testa che a me Jago non interessa, qualsiasi cosa lui faccia! E poi questa fissa che ha per Odhran! Neanche la lontananza è servita a farglielo dimenticare”, contestò contrariata. Poi, sbuffando, prese la penna e sullo stesso foglio scrisse una breve e scostante risposta alla domanda di Kaytria: E’ venuto da solo e non ho idea perché non abbia avvisato!
Dopo aver inviato la lettera, si preparò per la partenza; si mise la tunica e i pantaloni che aveva indossato durante tutto il viaggio per arrivare a Gran Burrone. Poi guardò l’abito che aveva indossato la sera precedente e prese un foglio sul quale scrisse:
 
A Re Elrond:
 
Trovo questo abito particolarmente bello. Se per voi non è un problema, vorrei tenerlo.
 
Se acconsentirete alla mia richiesta, poichè non posso portarlo con me, vi chiedo cortesemente di spedirlo alla mia amica Kaytria a Minas Tirith alla locanda La Vecchia Foresteria.
 
Vi ringrazio cordialmente,
 
Evelyn
 
Successivamente appoggiò il messaggio sull’abito, prese le sue armi e la sua sacca ed uscì dalla stanza.
 
Si incamminò per raggiungere la compagnia dei nani nella loro dépendance e, nel tragitto, rifletté sulla domanda della sua amica. Già! Perché Jago non ha avvisato? Cosa avrà in mente? Questa cosa non mi piace!, pensò con sospetto. Quando giunse a destinazione vide che erano già tutti pronti per la partenza. Kili notò subito la presenza di Evelyn e avvertì Fili il quale, incoraggiato dal fratello, le andò incontro un po’ titubante. “Buongiorno!”, esclamò il nano. “Buongiorno!”, replicò Evelyn pacatamente. “Avete dormito bene?”, le chiese Fili. “Oh sì, grazie!”, rispose Evelyn abbozzando un sorriso.
Fili ebbe un attimo di esitazione e poi dichiarò con indugio, “Io…ecco…volevo scusarmi per…per ieri sera…non era mia intenzione offendervi”. La premura dimostrata dal nano nei suoi confronti fece sentire in colpa Evelyn per il modo in cui gli aveva risposto. “No, fa niente, non dovete preoccuparvi! Semmai sono io a dovermi scusare…ho un po’ esagerato”, affermò Evelyn cordialmente sorridendo e ciò fece sentire Fili molto più sollevato.
Ad un certo punto il nano si accorse che Evelyn aveva con sé la spada, l’arco e frecce e una sacca allora le propose gentilmente, “Date pure a me la vostra roba!”. Il volto di Evelyn si fece serio e guardò Fili con disappunto. Oh no, l’ho fatto di nuovo!, pensò con apprensione il nano. “No, vi prego, non arrabbiatevi! Volevo solo essere gentile!”, asserì con ansia Fili. Evelyn prima fissò il nano severamente e poi scoppiò a ridere. Fili la osservò perplesso e le domandò, “Che c’è da ridere?”. “E’ che…siete buffo!”, replicò Evelyn continuando a ridere. Per un attimo il nano la guardò ancora con perplessità, ma poi si mise a ridere anche lui.
“Cosa c’è di così divertente da ridere?”, chiese con fermezza Thorin avvicinandosi a suo nipote e ad Evelyn. I due smisero di ridere e guardarono il re dei nani. Lo sguardo di Evelyn incrociò quello di Thorin. Evelyn abbozzò un sorriso beffardo e rispose, “Se anche vi spiegassimo, non credo che capireste!”. Poi si voltò e si allontanò. Fili esitò un momento e dopo la seguì; quando la raggiunse, Evelyn gli diede le sue armi e la sua sacca da portare accondiscendendo alla cortese offerta del nano.
Thorin osservò con severità i due allontanarsi. Nel frattempo Dwalin gli si avvicinò e asserì con rigore, “Da quando ti fai trattare così da una donna?!”. Il re dei nani lo guardò con la coda dell’occhio e, abbozzando un sorriso, replicò con un tono quieto, “E’ giovane e non sa ancora bene come va il mondo. E poi è la nipote di Gandalf”. “Uhm…sei sicuro che sia solo questo il motivo per il quale le permetti di prendersi tutta questa confidenza?!”, affermò Dwalin con risolutezza. Il volto di Thorin tornò ad assumere un’espressione seria e senza dire niente andò verso il gruppo sotto lo sguardo inflessibile di Dwalin.
Vedendo che, nonostante fossero tutti pronti, si attendeva a partire, Evelyn domandò, “Ma perché non partiamo?”. “Perché stiamo aspettando vostro zio”, rispose Thorin avanzando verso Evelyn. “Allora verrà con noi?”, chiese Evelyn entusiasta. “No, deve solo farci le ultime raccomandazioni!”, asserì il re dei nani. L’entusiasmo di Evelyn svanì e sul suo volto comparve un’espressione triste. Thorin la osservò e poi dichiarò con impassibilità, “Se preferite, potete aspettare a partire con Gandalf!”. A quell’affermazione, Evelyn si innervosì e replicò con tono di sfida, “Se pensate che non possa farcela, vi ricrederete ben presto!”. Detto ciò, andò a cercare un posto tranquillo dove sbollire la rabbia; Fili quando la vide andare via si affrettò a raggiungerla.
Thorin indugiò il suo sguardo su Evelyn mentre si allontanava e poi, inaspettatamente, la sua aria seria lasciò il posto ad un sorriso. “Beh, mi fa piacere vederti di buon umore”, esordì Gandalf con tono beffardo. Il re dei nani riprese la sua solita espressione autorevole e domandò, “E’ tanto che sei qua?”. “Abbastanza da vedere il tuo litigio con mia nipote”, rispose Gandalf con tono di rimprovero. Thorin sospirò e replicò con fermezza, “Io volevo solo essere gentile! E’ tua nipote che ha capito male!”. “Forse ha capito male perché tu non hai usato il tono giusto!”, dichiarò lo stregone con un sorriso malandrino. Thorin provò un’inattesa sensazione di imbarazzo, perciò si affrettò a cambiare discorso, “Comunque, noi siamo pronti per partire”, asserì il re dei nani guardando i suoi compagni. “Bene, allora partite subito!”, affermò Gandalf. “E quando giungerete tra le Montagne Nebbiose, mi aspetterete lì! Intesi?!”, aggiunse lo stregone.
I nani annuirono e lo stregone si incamminò per andare al Consiglio, ma in quel momento tornarono Evelyn e Fili; Evelyn quando vide suo zio corse ad abbracciarlo. “Mi raccomando Eve, conto su di te!”, affermò Gandalf affettuosamente. Evelyn lo guardò sorridendo e annuì; dopodiché lo stregone se ne andò. Evelyn osservò malinconicamente suo zio allontanarsi. “Non vi preoccupate! Ci raggiungerà presto!”, dichiarò Thorin con tono cordiale. Evelyn si voltò verso il re dei nani e vide che le stava sorridendo, non con la sua solita espressione seria e altezzosa, ma in modo amichevole. Evelyn lo fissò perplessa e pensò, E adesso che gli prende? Dopo un attimo di incertezza, Evelyn abbozzò un sorriso ed esclamò, “Allora partiamo?!”. “Sì!”, rispose Thorin.
 
La compagnia si incamminò percorrendo i viali e i corridoi di Gran Burrone cautamente, stando attenti che nessuno li notasse. Ripercorsero la stessa strada fatta all’arrivo, ma quando giunsero alla scalinata d’ingresso, poiché vi erano due guardie, dovettero deviare ed usare un passaggio secondario. Alla fine giunsero ad uno stretto sentiero che risaliva la montagna.
Proseguirono per quella stradina e, quando furono abbastanza in alto, Evelyn si voltò e guardò giù verso la valle che l’aveva ospitata per due giorni; vista dall’alto nel suo complesso era ancora più splendida. Poi, accortasi che il gruppo era andato avanti, si rimise subito in marcia e arrivò a metà della fila davanti a Fili e Kili.
“State in guardia! Stiamo per varcare i confini delle terre selvagge”, disse improvvisamente Thorin che si trovava in testa al gruppo. “Balin, conosci la via. Guida tu”, aggiunse il re dei nani fermandosi e lasciando passare avanti Balin il quale acconsentì alla richiesta. Evelyn avanzò transitando accanto a Thorin che le sorrise. Evelyn abbozzò un sorriso, nonostante l’atteggiamento di Thorin la rendesse sempre più dubbiosa. E’ veramente strano! Perché tutto d’un tratto è diventato gentile? Che lo zio lo abbia rimproverato per il suo comportamento nei miei confronti?!, rifletté Evelyn.
“Mastro Baggins! Vi suggerisco di tenere il passo”, asserì Thorin. A quelle parole, Evelyn abbandonò i suoi pensieri, si girò e vide che Bilbo si era fermato a guardare giù verso la valle. Non ha tutti i torti! E’ un peccato lasciare un posto così incantevole!, pensò Evelyn malinconicamente.
Camminarono per ore risalendo la montagna per poi scendere verso valle dove fecero una sosta per rifocillarsi. Meno male! Non ne potevo più!, dichiarò tra sé Evelyn esausta. Poi si accorse che Thorin la stava guardando, allora cercò di non dare troppo a vedere la sua stanchezza. Non appena il re dei nani distolse il suo sguardo da lei, Evelyn posò le sue armi, si sedette vicino ad una roccia e dalla sua bisaccia prese un foglio ed una penna e scrisse a Kaytria per aggiornarla sul suo viaggio. Mentre scriveva, Fili le si avvicinò. “Cosa state scrivendo?”, le chiese incuriosito. “Sto scrivendo una lettera alla mia amica”, rispose Evelyn sorridendo. “E come pensate di spedirla?”, le domandò il nano perplesso. “Adesso vi faccio vedere”, replicò Evelyn. Finì di scrivere, poi appallottolò il foglio, lo prese tra le mani e recitò la formula, “Dox Toxem. Dox Malum. Dox Divinitum”, e la lettera sparì. Sul volto di Fili comparve un’espressione meravigliata. “Ma come avete fatto?”, chiese con tono stupito. “Oh, è un gioco da ragazzi! Questo incantesimo lo sanno fare anche i bambini”, affermò Evelyn con soddisfazione. “Ah beh, certo, avete ragione! E che ci vuole?!”, dichiarò Fili scherzosamente.
Evelyn e Fili si misero a ridere quando Thorin si avvicinò e disse, “Se state qui a perdere tempo non troverete più niente da mangiare!”. “Hai ragione zio! Adesso arriviamo!”, rispose Fili.  Detto ciò, il nano fece per andare verso Evelyn per aiutarla ad alzarsi, ma Thorin lo anticipò. Evelyn, quando vide la mano protesa di Thorin, ebbe un momento di indecisione, ma in un attimo la titubanza si trasformò in voglia di un contatto con lui. Allora afferrò la sua mano, un fremito percorse tutto il suo corpo e i suoi occhi andarono a cercare quelli di Thorin mentre lui l’aiutò a sollevarsi; da parte sua, il re dei nani ricambiò lo sguardo ed esitò prima di lasciare la mano di Evelyn.
“Venite! Andiamo!”, si intromise bruscamente Fili. Evelyn e Thorin interruppero quel momento idilliaco e guardarono Fili. “Sì, andiamo!”, replicò trasognata Evelyn. Fili ed Evelyn raggiunsero il gruppo seguiti da Thorin. Evelyn prese il piatto di zuppa che le porse Bofur e, intanto che mangiava, si voltò verso il re dei nani che continuava a fissarla. Non può essere! Non mi starò veramente innamorando di Thorin?!, pensò Evelyn incredula.
Quando tutti ebbero finito di mangiare, ripartirono subito; attraversarono la valle prima di risalire sulla montagna dove fecero un’altra breve sosta. Thorin colse l’occasione per avvicinarsi ad Evelyn e le chiese cordialmente, “Allora, finora come va?”. Evelyn alzò lo sguardo verso Thorin, che si sedette accanto a lei, e replicò un po’ titubante, “Oh…beh…bene! Direi bene!”.
Thorin abbozzò un sorriso, ma immediatamente il suo volto si fece più serio. “Per adesso è andato tutto bene, ma non credo che andrà sempre così, perciò state in guardia”, dichiarò Thorin appoggiando la sua mano su quella di Evelyn che guardò stupita prima il re dei nani e poi la sua mano. Thorin ritirò subito la mano ed esclamò, “Scusate!”. Detto ciò, si alzò e si allontanò da Evelyn che continuò a guardarlo attonita. Poco più in là, Fili aveva osservato con amarezza tutta la scena e pensò affranto, No, non mio zio!
 
Dopo aver recuperato le forze, ripresero il viaggio mentre poco a poco calò la sera; il buio rese il percorso ancora più arduo, considerando che si mise anche a piovere copiosamente e il sentiero si restringeva sempre di più. Evelyn avanzò con fatica avendo la visuale ridotta dalla pioggia forte che le cadeva sul viso; inoltre i suoi movimenti erano rallentati dai vestiti bagnati che le si appiccicarono addosso, nonostante indossasse la mantella. D’un tratto sentì una mano afferrare la sua. Thorin!, esclamò tra sé entusiasta. Ma quando si rese conto che si trattava di Fili, un sentimento di delusione maturò in lei.
La pioggia cadeva sempre più insistentemente ed era accompagnata da lampi e tuoni. All’improvviso Thorin, che era davanti al gruppo, urlò, “Fermi! Aspettate!”. Tutti quanti si fermarono un istante per poi riprendere subito il cammino. Avanzarono lentamente stando attaccati alla parete, quando una parte del sentiero franò sotto i piedi di Bilbo che rischiò di cadere nel vuoto, ma venne afferrato appena in tempo da Dwalin e Bofur. Thorin, vista la complicata situazione, asserì, “Dobbiamo trovare riparo!”. Ma non fece in tempo a finire di parlare che Dwalin gridò, “Attenzione!”, e un enorme masso si schiantò contro la montagna poco sopra le loro teste. I frantumi della roccia stavano per cadere addosso al gruppo quando Evelyn decise di intervenire con un incantesimo, “Phasmatos aeris protego!”. Dopo aver recitato la formula, si formò una coltre circolare di vento che stazionò intorno alla zona dove si trovava la compagnia proteggendoli dalla caduta dei pezzi di roccia; guardarono tutti stupiti la coltre di vento che li proteggeva e poi si voltarono verso Evelyn con un’espressione di sollievo sul loro volto. Ad un certo punto Balin dichiarò, “Questo non è un temporale, è una battaglia tra tuoni! Guardate!”. Detto ciò, tutti osservarono il punto che stava indicando il nano e videro un’enorme ammasso di roccia prendere vita. Tra lo stupore generale, Bofur affermò, “Che mi venga un colpo, le leggende sono vere! Giganti…giganti di pietra!”. A quelle parole, Evelyn si ricordò di aver letto qualcosa riguardo i giganti di pietra. Sì, è vero! I giganti di pietra che vivono nelle Montagne Nebbiose! Perché non mi è venuto in mente prima?!, pensò con ansia.
Il gigante che aveva appena preso vita afferrò un masso e lo lanciò contro un altro gigante. Bofur era talmente intento ad osservare la scena che si allontanò dalla parete, allora Thorin gli urlò, “Riparati stupido!”, e gli altri lo afferrarono per farlo indietreggiare. Evelyn guardò i due giganti con preoccupazione quando sentì stringere la sua mano; allora si voltò verso Fili che le fece un sorriso d’incoraggiamento.
Ad un certo punto, l’incantesimo di Evelyn si esaurì e, all’improvviso, la terra sotto i loro piedi incominciò a tremare; il sentiero si sgretolò e si spaccò a metà. Fu allora che realizzarono di trovarsi sulle gambe di un altro gigante che si stava muovendo. Riuscirono tutti a spostarsi sul lato sinistro tranne Evelyn, Fili, Bilbo, Dwalin, Bofur e Ori che rimasero sul lato destro. Il gigante sul quale si trovavano si scontrò con un altro gigante con il quale ebbe la peggio e cadde all’indietro; la sua gamba sinistra andò contro la montagna, così una parte del gruppo riuscì a passare su un altro sentiero più stabile. I giganti continuarono a lottare tra di loro rendendo alquanto complicata la situazione per Evelyn e gli altri; Evelyn a stento riuscì a reggersi in piedi e avrebbe rischiato di cadere, se non fosse stato per Fili che le teneva la mano con fermezza.
D’un tratto, il gigante nella concitazione perse l’equilibrio e si accasciò sulle gambe approssimandosi sempre più alla montagna. Man mano che la gamba del gigante si avvicinava alla parete rocciosa, Evelyn pensò con inquietudine, Qui rischiamo di fare una brutta fine! Perciò fece un altro incantesimo di schermatura, “Phasmatos exo, aquae muri defende”, e si innalzò un muro d’acqua che li protesse dalla violenta collisione. Questo permise loro di saltare sull’altro lato della montagna dove finalmente furono in salvo. Evelyn, non appena la situazione si calmò, si rese conto di essere finita addosso a Fili che le stava cingendo la vita; entrambi si guardarono negli occhi e arrossirono. Evelyn si alzò subito scusandosi con Fili che esitò a lasciarla andare. “Oh no, non fa niente!”, replicò il nano sorridendo compiaciuto.
Thorin arrivò di corsa urlando il nome di Fili ed Evelyn e, quando vide che stavano tutti bene, tirò un sospiro di sollievo. Intanto Bofur si guardò attorno e poi chiese con apprensione, “Dov’è Bilbo? Dov’è lo hobbit?”. Ben presto si resero tutti conto che Bilbo era appeso nel vuoto, aggrappato al bordo del sentiero, e cercava di tirarsi su, ma complice la pioggia che rendeva la parete scivolosa, non riuscì nel suo intento. Thorin gridò, “Prendetelo!”, e Ori si lanciò per afferrarlo giusto in tempo prima che cadesse giù nel vuoto. Bofur cercò di prendere l’altra mano de lo hobbit, ma non ne fu in grado, allora Thorin scese sulla parete, sostenendosi a delle sporgenze, per aiutare il mezz’uomo a tirarsi su. Una volta messo in salvo Bilbo, Thorin cercò di risalire, ma scivolò. “Thorin!”, urlò Evelyn con apprensione. Il re dei nani fu preso al volo da Dwalin che lo sollevò con tutta la forza che aveva. Una volta risalito sul sentiero, Thorin guardò Evelyn sorpreso, allora a quel punto, lei si rese conto di quello che aveva fatto. Ma cosa mi è preso?! Urlare così il suo nome?!, pensò abbassando lo sguardo imbarazzata.
Intanto Bilbo, ancora un po’ scosso per quello che era successo, stava cercando di riprendere fiato. Dwalin lo osservò sollevato e asserì, “Credevo l’avessimo perso!”. Di tutta risposta, Thorin dichiarò duramente, “Lui si è perso sin da quando ha lasciato casa sua. Non sarebbe mai dovuto venire. Non c’è posto per lui tra noi!”. A quell’affermazione, il volto di Bilbo si fece cupo e malinconico. Evelyn rimase sconcertata per le parole del re dei nani e lo guardò con un’aria di rimprovero alla quale lui rispose con un’espressione seria e impassibile.
In seguito, Thorin si diresse verso un’apertura nella parete e chiamò Dwalin che lo raggiunse immediatamente; il resto del gruppo seguì i due senza indugio. Entrarono in una grotta e, prima di avanzare, il re diede un’occhiata intorno. “Sembra abbastanza sicura”, assicurò Dwalin. “Controlla fino in fondo! Le grotte delle montagne sono spesso abitate”, replicò Thorin. Dwalin andò a controllare e poi affermò, “Qua non c’è niente!”. “Bene allora! Accendiamo un bel fuocherello!”, disse Gloin allegramente posando a terra della legna trovata nella grotta che avrebbe voluto utilizzare per il falò. “No, niente fuoco! Non in questo posto!”, ribatté Thorin severamente. Poi proseguì, “Cercate di dormire! Partiamo come arriva l’alba!”. “Dovevamo aspettare tra le montagne fino all’arrivo di Gandalf. Questo era il piano!”, asserì Balin avanzando verso Thorin. “I piani cambiano. Bofur, primo turno di guardia!”, rispose il re dei nani con fermezza. Evelyn sentendo ciò che si erano detti i due, si avvicinò a loro e chiese nervosamente, “Come sarebbe a dire che non aspettiamo mio zio?!”. Thorin la guardò con la sua solita impassibilità e replicò con risolutezza, “Voi non potete capire!”. Evelyn si innervosì ancora di più ed esclamò con rabbia, “Allora spiegatemi!”.
Thorin ebbe un attimo di esitazione e poi dichiarò pacatamente, “Dobbiamo arrivare ad Erebor per la fine dell’autunno, se vogliamo trovare la porta per entrarvi; così è scritto sulla mappa. Perciò non possiamo perdere tempo. Ma vedrete che Gandalf riuscirà a raggiungerci in comunque i casi”. Thorin si avvicinò ad Evelyn sorridendole e cercò di appoggiare la mano sul suo braccio, ma lei si tirò indietro fissandolo con rancore; il sorriso sul volto di Thorin scomparve e lasciò il posto alla collera.
Fili osservò tutta la scena soddisfatto e pensò di approfittare della situazione. “Evelyn! Potreste dormire vicino a me, se non vi da’ fastidio!”, le propose il nano. Evelyn guardò con un sorriso beffardo prima Thorin che la fissò con ira e poi osservò Fili con un’espressione maliziosa e dichiarò con un tono quieto, “Con molto piacere!”.
Evelyn si sistemò il giaciglio e si coprì con l’unica coperta che aveva la quale purtroppo, senza un fuoco acceso, non bastava a ripararla dal freddo, complice anche il fatto che era bagnata fradicia dalla testa ai piedi. Fili si rese conto che Evelyn aveva freddo, perciò pensò di sfruttare anche questa occasione; si avvicinò a lei e la coprì con una parte della sua coperta. Evelyn sussultò e guardò Fili con stupore. “Cosa fate?”, chiese sorpresa. “Io…niente! Non…non volevo fare niente di male! Ho visto che…che avevate freddo e…e ho pensato che due coperte vi avrebbero tenuta più calda!”, rispose Fili timidamente e con titubanza.
Evelyn esitò un po’ intanto che rifletté, Oh no! Non mi dire che si è infatuato di me! Ci mancava anche questa! Fili vedendo l’esitazione di Evelyn affermò con decisione, “Vi giuro che non vi farò niente di male!”. Però è così premuroso e poi non ha tutti i torti! Due coperte mi terranno più calda! Al fatto che si sia invaghito di me ci penserò un’altra volta!, pensò Evelyn. “Va bene, ma guai a voi se allungate le mani!”, asserì Evelyn con fermezza. Fili annuì mentre un’espressione di gioia si disegnò sul suo volto; Kili, Nori, Dori e Balin, che avevano assistito alla scena, bisbigliarono tra di loro e guardarono Fili con aria compiaciuta ridacchiando. Il nano prima guardò Evelyn preoccupato che si fosse accorta di qualcosa e poi fissò con aria di rimprovero i suoi compagni e suo fratello scuotendo la testa per fargli capire che non gradì il loro atteggiamento; allora i quattro si diedero una calmata, si coricarono e si misero a dormire.
Intanto, mentre cercava di rilassarsi, Evelyn si accorse che Thorin la stava guardando con un’aria risentita; sostenne il suo sguardo per un po’, prima di chiudere gli occhi e lasciare che il sonno prendesse il sopravvento.
 
 
    
 
 
 
 
   
 
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