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Autore: ame tsuki    29/06/2016    6 recensioni
Partecipa al contest "Giochi o non giochi?" indetto da rhys89 sul forum di EFP.
È una storia che vuole essere comica ma non ci riesce.
Avevo caldo.
«Le regole sono semplici – spiegò l’artista – Entrambi infilate in bocca un’estremità di un bastoncino e la mordete finché le vostre labbra non saranno a contatto. Perde chi per primo interrompe il bacio»
«Perché dovrei accettare un’assurdità del genere?».[...]
«Perché chi vincerà, fra voi due, avrà tutto il potere su quello» rispose lui, indicando il condizionatore e porgendo un Mikado a Naruto.

SasuNaru. Si era capito?
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Questa storia partecipa al contest “Giochi o non giochi?” indetto da rhys89 sul forum di EFP.
Gioco scelto: Pocky Game, che consiste nel prendere un bastoncino Pocky (o Mikado, per intenderci) e una coppia di persone e infilare un’estremità del bastoncino nella bocca di uno e l’altra nella bocca dell’altro. I due componenti dovranno mordere il bastoncino per farlo sparire, fino a far toccare le loro labbra. Perde chi per primo interrompe il bacio.
Quale perfetta occasione per far limonare i nostri due eroi preferiti? XD

 
 
 
 
 
Effetti collaterali (subito dopo che il tuo migliore amico ha tentato di ucciderti)
 
 
 
 
 
 
Il caldo sembrava voler opprimere ogni forma di vita esistente sulla faccia della Terra. L’afa e il sole cocente delle due meno un quarto non mostravano alcuna pietà, costringendo gli abitanti di Konoha a lasciare vuote le strade del villaggio, nella speranza di non sciogliersi in una ben misera pozza di sudore maleodorante. C’era persino chi sperava in un ritorno provvidenziale di Madara, o Kaguya, e del loro Tsukuyomi infinito. Almeno, , il clima era perfetto.
Purtroppo per loro, nessun nemico si affacciava allo sfocato orizzonte tremolante, eppure a tutti pareva di poter morire da un momento all’altro. Chi tentava di usare una qualsiasi Arte del Vento per rinfrescarsi un po’, chi si appiccicava al ventilatore senza nemmeno avere la forza di provare a fare la voce da robot, chi semplicemente se ne stava steso sul letto, deciso ad affrontare il proprio destino.
Ma c’era una casa in particolare, nuova di zecca più delle altre, che sembrava immune alla calura estiva. Una casa moderna, arredata con pochi, semplici mobili, priva di qualsiasi velleità tranne quella che tutti, in quel momento, avrebbero venerato come una divinità: l’Aria Condizionata. Essendo, però, il padrone di casa antipatico ai più, ben pochi fortunati potevano godere di un simile dono.
«Ehi, Sas’ke! Non è che puoi abbassare ancora un po’?»
«Te lo scordi, usuratonkachi»
Uno sparuto gruppo di giovani ninja freschi di guerra – e freschi in tutti i sensi – aveva popolato il salotto di casa Uchiha, sedendosi su divano e poltrone di pelle che ancora puzzavano di Ikea. Se fosse esistita l’Ikea.
«Non ti sembra di esagerare? Direi che diciannove gradi vanno più che bene»
«Pensavo di potermi fidare almeno di te, Shikamaru!»
Imbronciato, Naruto incrociò le braccia, guardando in cagnesco quello che poi sarebbe diventato il suo consigliere personale. Ma non voglio fare troppi spoiler.
«Beh, fai come vuoi». La pigrizia prese il sopravvento, come sempre, manifestandosi in una sonora alzata di spalle.
Ino, dal canto suo, non disse nulla per non rivelare a tutti di essere d’accordo con Naruto.
«E cosa credi di fare, una volta uscito da qui? Più abbassiamo la temperatura, più avvertirai lo sbalzo, dopo. Vuoi per caso ammalarti?»
Sakura, l’animo da medico e da saputella mai sopito, tentò di far ragionare il proprio compagno di squadra, senza successo.
«No, non hai capito: io da qui non me ne vado mai più, -ttebayo!»
 Lo affermò con tale convinzione che il padrone di casa dovette credergli.
«E io ti butto fuori a calci in culo se solo ci provi. Il condizionatore rimane esattamente com’è» fu la sentenza definitiva. Mancava solo il martelletto del giudice.
Sai ghignò alla parola culo, ma nessuno ci fece caso.
In risposta si erse un piagnucolio: «Ma perché?». Naruto sembrava davvero soffrire, o forse voleva semplicemente trovare un motivo per discutere con l’ex eterno rivale, in modo da sfogare la tensione sessuale fra di loro.
(No, scusate, questo ancora non si dovrebbe sapere, chiedo venia.)
«Perché è già tanto che vi abbia accolti in casa mia e che abbia acceso quel maledetto coso. Non ho voglia di spendere nemmeno un centesimo in più»
Gli Uchiha cagavano oro peggio dei Lannister, ma Sasuke sembrava convinto di poter cadere in bancarotta da un momento all’altro. E poi non sapeva nemmeno chi fossero, questi Lannister.
«Sei sempre il solito stronzo». Uzumaki rincarò la dose: i due migliori amici non litigavano da troppo tempo, ormai. Ne sentiva quasi il bisogno.
«Se fossi davvero stronzo tu non saresti qui»
«Ah, avresti avuto il coraggio di non farmi entrare in casa tua? Dopo che ti ho aiutato a tinteggiare i muri?»
«No, intendo che ti avrei ucciso quando ne ho avuto l’occasione»
Gelo. Momento di tensione. No, non erotica, non ancora.
Sakura inspirò aria dalla bocca spalancata così forte da strozzarcisi quasi.
Shikamaru si alzò in piedi, pronto a separare i due litiganti con ogni mezzo necessario.
Ino rimase al suo posto, sperando in una scazzottata, con tanto di petti nudi e lucidi di sudore.
Sai sorrise come se conoscesse una verità agli altri nascosta.
Naruto stupì tutti, concentrando la sua attenzione sul telecomando del condizionatore.
«Non ci provare». I denti del moro erano talmente stretti da poterli sentire scricchiolare, fino a quando il rumore non venne sovrastato da un breve fischio.
Diciotto gradi.
Per passare da quell’affronto alle mani ci vollero meno di due virgola cinque secondi. Smaniosi di riprendere quel contatto fisico fatto di pugni e parate che sembrava il modo più efficace di comunicare, i due si scontrarono finendo sul pavimento del salotto in un ammucchiato groviglio senza senso, l’oggetto scatenante abbandonato a se stesso sotto al divano.
Fu Sai, inaspettatamente, a separarli.
«Ok, facciamo un gioco»
Sorrise, il ragazzo fin troppo pallido, con quel sorriso inquietante e falso che l’ha reso famoso a noi fangirl.
Gli occhi scuri dell’altro moro lo fissarono in cagnesco. Davvero non riusciva a vedere il pugno rimasto ancora alzato, diretto verso il naso di Naruto?
«Controllo se hai dei Mikado in cucina»
Sì, davvero non riusciva a vederlo, quel pugno.
Il volto dell’ultimo degli Uchiha s’increspò in un moto di stizza quando Sai tornò con la scatola che stava cercando. Il braccio ormai abbandonato al proprio fianco, Sasuke fu costretto a permettere a Naruto di alzare il busto, prima bloccato sotto il suo peso, rinunciando a ogni aspirazione alla lotta.
«Le regole sono semplici – spiegò l’artista – Entrambi infilate in bocca un’estremità di un bastoncino e la mordete finché le vostre labbra non saranno a contatto. Perde chi per primo interrompe il bacio»
«Perché dovrei accettare un’assurdità del genere?». Il tono glaciale del padrone di casa lasciava intendere molto bene la sua opinione in merito all’idea di Sai.
«Perché chi vincerà, fra voi due, avrà tutto il potere su quello» rispose lui, indicando il condizionatore e porgendo un Mikado a Naruto.
Il biondo lo afferrò, sciogliendo parzialmente il cioccolato fondente che lo ricopriva con i propri polpastrelli.
«Io ci sto!» affermò convinto.
«Ti sei bevuto il cervello?»
«Cos’è, hai paura di perdere, teme
Il sorriso furbo tipicamente Uzumaki fece gonfiare una vena sulla tempia pallida dell’amico.
«No. È che forse non ti rendi cont-»
«Hai paura di perdere»
«Ascoltami, una buona vo-»
«Hai paura di perdere!»
La testarda convinzione di Naruto fece contrarre le dita di Sasuke a pugno. Fossero stati soli, avrebbe cercato di risolvere la situazione in modo diverso. Ma poteva mai lui tirarsi indietro davanti a una sfida che persino l’idiota aveva accettato? Mai.
«E va bene, usuratonkachi»
La mano diafana del maggiore fra i due strappò fulminea il Mikado da quelle dell’altro, portandolo in mezzo alle labbra sottili. Naruto lo imitò subito dopo, afferrandone l’altra estremità fra i denti.
Al primo morso, gli occhi azzurri brillarono di sfida.
Al secondo, quelli neri si assottigliarono.
Al terzo, entrambi potevano sentire il respiro dell’altro sulla propria pelle.
Al quarto, Sasuke deglutì rumorosamente per il contatto con le labbra di Naruto.
Il gridolino che lanciò l’unica bionda della stanza fu semplicemente un contorno a una situazione parecchio ambigua di per sé. Persino Sakura si sporse in avanti per osservare meglio. Sai, invece, continuava a sorridere in modo inquietante. (In questa storia, lui è lo specchio dell’autrice).
La tensione (stavolta sì, anche erotica) era palpabile nell’aria attorno ai due sfidanti. Nessuno dei due osava respirare troppo, nessuno dei due aveva il coraggio di muoversi, nessuno dei due sembrava intenzionato a cedere. Il gioco sembrava fermo a un punto di stallo.
Fu Naruto a smuovere le acque, decidendo di acchiappare l’ultima briciola di Mikado con la propria lingua. Essendo quella rimasta in mezzo, il biondo sfiorò – e bagnò – le labbra di Sasuke.
Fu come togliere la sicura a una pistola carica. Lottando contro l’istinto che lo pregava di retrocedere (non erano soli in quella stanza!), il moro accrebbe l’adesione, guadagnando più superficie possibile. Aveva colto il gesto di sfida del futuro Hokage e certo non si sarebbe tirato indietro.
Il futuro Hokage, invece, aveva semplicemente voglia di quei bastoncini. Quella fame che ti assale non appena dai mezzo morso, che più che fame è maniacale dipendenza, ecco. Non c’era stato nulla di intenzionale, nulla di provocatorio nel suo gesto. Perciò, al sentire un maggior contatto di cioccolato e morbida pelle, non poté fare altro se non sussultare, schiudendo le labbra.
E fu via libera al primo, vero bacio.
I due organi gemelli guizzarono scivolando fra loro. Il moro serrò gli occhi, concentrando tutte le energie in quello che credeva essere un vero e proprio duello. Continuava ad attaccare, invadere, conquistare, costringendo l’altro alla mera difesa, senza possibilità d’uscita. In una sorta d’immedesimazione quasi trascendentale, la mano diafana andò a cercare i corti capelli biondi, arpionandoli sopra la nuca. Il busto cercò spazio in avanti, rispecchiando la volontà di prevaricare.
Dopo aver ceduto terreno, però, Naruto si riprese dallo sgomento e contrattaccò. Le sue dita s’incollarono al fianco dell’ex mukenin, comprimendone la carne. Spinse l’avversario alla ritirata, rispondendo con più enfasi alla danza che entrambi avevano intrapreso.
Si trovarono ben presto intrappolati in un braccio di ferro passionale, contorto, nuovo, desiderato, umido. Continuarono il loro gioco di sfide e affronti tra la saliva fino a quando non fu più una questione di vincere o perdere. Dimentichi degli altri, del caldo e di tutto il resto del mondo, iniziarono a sentire quel bacio, a viverlo, a volerlo. Provavano piacere nell’avvertire la lingua dell’amico scivolare sulla propria, inspirare la stessa aria, sudare nello scambio bollente. Divenne una lenta, estenuante assuefazione all’altro, trascinandoli in un loop che li avrebbe portati a volere sempre più contatto, sempre più vicinanza, sempre più lui.
Shikamaru ruppe l’idillio.
«La situazione sta diventando strana» commentò semplicemente, un sopracciglio aggrottato e nessuna voglia di stare veramente a guardare quei due.
Naruto fu il primo a tornare alla realtà. Con un singulto spaventato, si staccò dalle labbra di Sasuke, asciugandosi un piccolo rivolo di saliva con il braccio. Il moro abbassò gli occhi, compiaciuto nel vedere il rossore sulle gote del compagno ma per nulla contento dell’interruzione. In fondo, lui l’aveva sempre sperato.
«Direi che ha vinto Sas’ke» sancì Sai, restituendo il telecomando del condizionatore al legittimo proprietario.
 
Quando poi l’imbarazzo si fu sciolto, i gradi tornarono a essere solo diciannove e tutti decisero che sarebbe stato meglio tornare a casa, Sakura fu l’ultima a salutare. Guardò preoccupata prima l’Uchiha e poi Naruto, deciso a scroccare il fresco il più a lungo possibile, per chiudersi la porta alle spalle subito dopo, scuotendo la testa.
Rimasti soli, i due non riuscirono a guardarsi negli occhi. Sasuke sapeva di non dover sprecare l’occasione, non dopo tutti quegli anni passati ad aspettarla, eppure non riusciva a raccogliere il coraggio per parlare. Cosa avrebbe potuto dire, dato che il biondo sembrava spaventato e non attratto da quella nuova, travolgente esperienza?
Si rifugiò in cucina a bere un po’ d’acqua per evitare di rispondere a scomode domande.
Non poteva aspettarsi la comparsa di Naruto sull’uscio, intento ad aggrottare la fronte verso la scatola di Mikado come fosse un nemico. Si costrinse a sorseggiare per non aprir bocca ma il compagno attirò comunque la sua attenzione.
«Sas’ke»
«Mh?»
L’altro sospirò, chiuse gli occhi, li riaprì e li piantò nei suoi, incatenandoli.
«Voglio rifarlo»
Sasuke si fece sfuggire il bicchiere di mano, che cadde a terra in frantumi.

 
 
 
 
Io non sono sicura di questa cosa. Volevo fosse comica dall’inizio alla fine ma la tastiera ha deciso da sé. Spero non siano solo un mucchio di parole a caso, comunque XD
Grazie a chi leggerà/recensirà/mi regalerà un ventilatore potenza over 9000 perché sto sudando davvero troppo.
A presto, spero ^^
Tsuki
   
 
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