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Autore: arcadialife    29/06/2016    1 recensioni
Oramai One piece è oltre la metà del suo svolgimento e Oda sensei ci stupirà con ancora miliardi di altre emozioni. Questa long (ma non troppo) presenta una mia personale idea della possibile fine del manga che spero possa incuriosirvi e lasciarvi, perlomeno, pensierosi. Non è detto che debba finire così, ma l'immaginazione è uno dei motori che spinge noi autori a creare fanfiction! Buona lettura!!
PS aggiornamento incostante! Può essere subito come chissà quando ;)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Accidenti!

Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe finita così?!

Erano trascorse molte lune dal loro primo incontro sancito da quella maledetta promessa, proprio quella che li aveva condotti a quel momento.

Tutto era partito da lì!

In realtà sapeva benissimo che quell’avvenimento non aveva avuto minimamente importanza nel percorso di Monkey D Luffy e che la sua vita, nonché fine, sarebbe stata la medesima.

Ma per lui era diverso.

Se lo erano detti allora: un giorno,si sarebbero dovuti sfidare e avrebbero così decretato chi tra i due sarebbe stato il più forte!

Una premonizione non del tutto corretta dato che non avevano mai avuto l’onore di scontrarsi dall’alto dei ranghi che avevano così spasmodicamente raggiunto.

Quello sarebbe stato il loro primo faccia a faccia da vice ammiraglio e… beh già lo chiamavano Re dei Pirati, quindi lo era diventato a tutti gli effetti!

Ironico il fatto che tale nomea gli fosse stata attribuita da appena una settimana e non avesse nemmeno avuto il tempo di godersela, ma in fin dei conti il sogno di Luffy si era realizzato a tutti gli effetti e di ciò nessuno lo avrebbe privato.

Un sogno pericoloso che lo avrebbe inevitabilmente condotto al mero destino che gli si stagliava dinanzi e nel luogo in cui si trovava.

Luogo in cui anch’egli si ritrovava a rimuginare.

Sorrise amaro, Coby, mentre scendeva pesantemente le buie scale dell’ultimo livello della rinomata Impel Down, quasi si sentisse dei macigni al posto dei piedi e ogni passo fosse una fatica immane.

Chissà se anche Garp, sì oramai poteva permettersi di chiamarlo per nome quel vecchio pazzoide, avesse avuto le sue stesse sensazioni nel medesimo istante in cui andò a visitare Pugno di Fuoco così come lui si apprestava alla cella dell’uomo che gli aveva motivato la vita.

È dura essere un uomo di giustizia, poiché essa viene prima di qualunque cosa; anche di un sentimento personale.

Lo aveva sempre saputo che non poteva permettersi di stimare tanto un uomo come Luffy.

Diamine, era un pirata! Eppure, nel profondo del proprio animo, questa emozione non aveva vacillato un solo secondo.

Era grazie a lui se aveva trovato il coraggio di entrare in marina e, ancor più, di rimanerci.

A lui pensava durante i durissimi allenamenti del nonno che lo avevano temprato nel fisico e verso di lui era debitore per aver scovato in se stesso la forza di non mollare mai.

Sino a diventare vice ammiraglio, ce l’aveva fatta!

Tutto grazie a lui!

Al suo esempio…

Ognuno di noi dovrebbe avere un Luffy a darci quella botta sulla schiena tanto forte da buttare quasi a terra, perché se ti rialzi allora non cadrai mai più!

Se un amico ti schiaffeggia con tutte le tue paure e tu incassi il colpo, il resto del mondo non fa più paura!

Stava andando da lui a ringraziarlo?

Dire grazie al Re dei Pirati?

Non poteva… e Luffy lo avrebbe capito.


Eccolo!


Il portone dietro il quale si trovava l’ultima dimora di Monkey D.

Ritmando il passo ad una cadenza sicura e decisa degna di un vice ammiraglio, Coby tentò di celare il disagio dei propri pensieri ai secondini di guardia all’entrata.

Essi scattarono sull’attenti alla vista del superiore e fissarono il capo in alto per non incrociare il suo sguardo in segno di rispetto.

_ Sono qui per visionare lo stato di benessere del prigioniero! _ si annunciò l’uomo una volta giunto dinanzi all’entrata.

_ Signore, ha il permesso?_ rispose uno dei marine con voce squillante.

Con fare vagamente risentito, Coby allungò un foglio di carta ove erano scritte un paio di righe che gli consentivano di varcare quella soglia.

Verificato il tutto, s’incamminò nuovamente e, esattamente sotto lo stipite, percepì una presa al cuore che tentò di soffocare chinando il capo sino ad appoggiare il mento sul petto.

Si ritrovò a chiedersi in un fugace ragionamento se ci fossero diversi tipi di libertà in quel mondo. Se la sua fosse minimamente paragonabile a quella di quell’uomo che, avanzando sempre più, scorse dietro a fredde e impassibili sbarre di agalmatolite.

Ovviamente, gli sorrise.

Se l’era aspettato…

Il Re dei Pirati, il suo amico Luffy, condannato a morte in quei funesti giorni che gli sorrideva!

Lui, invece, aveva appena dovuto chiedere il consenso scritto per poter far visita ad un amico.

Che provasse invidia verso un uomo in procinto della propria fine?

_ Ciao!!_

Come fosse la cosa più naturale possibile, così lo salutò il prigioniero. Con voce allegra, come felice di vederlo!

Quel saluto gli perforò le orecchie come un pugnale: come poteva comportarsi… così?

Inevitabilmente, gli sfuggì un riso mentre si accomodava seduto per terra e alzò lo sguardo ad osservare il suo nemico per definizione.

Stava bene: non avevano osato torcergli un capello!

Doveva arrivare sul patibolo in tutta la sua fierezza affinché l’esecuzione avesse il significato desiderato dai nobili mondiali.

Potevi essere chiunque, ma il mondo era nelle loro mani!

_ Tanti anni, _ iniziò a parlare Coby con voce grave _ tante battaglie e avventure, ma non sei cambiato di una virgola, Luffy!_

_ Sono contento di vederti, Coby!_ ridacchiò l’altro.

Il vice ammiraglio gli annuì di rimando e continuò : _ Ci sei riuscito! Sei il Re dei Pirati, amico mio… non ne avevo dubbi! Ti faccio le mie congratulazioni, se ignoriamo le circostanze..._

_ Hehehe… anche tu non sei cambiato! Sempre a fare mille pensieri e non agire per la troppa indecisione!_ lo rimbeccò Luffy inclinando il capo di lato.

_ Cosa ti aspettavi che facessi di preciso? Che ti liberassi?_ rispose il marine leggermente stizzito.

_ No, ma magari che mi portassi un po di carne! Il mio stomaco reclama!!_ si lagnò il moro silenziando con le proprie parole un brontolio dello stomaco.

Incredibile!

Il ricercato più pericoloso in assoluto era un bambino!!

_ A quanto mi risulta, ti è già stata consegnata la cena!_ esclamò Coby reggendosi la fronte con una mano.

_ Quello era uno spuntino!_ sentenziò Luffy alzando gli occhi al soffitto di pietra.


Non si trattenne più e il vice ammiraglio sentì l’impellente bisogno di avere una risposta a quella domanda fissa.

Quella domanda che sarebbe sorta a chiunque e lui aveva la possibilità di porgergliela.

Il tono della voce si fece più serio e chiese: _ Come? Come fai? Perché sorridi, quando sai di star per morire, Luffy?! Dimmelo, perché io non capisco e voglio saperlo prima che sia troppo tardi! La tua vita sta per finire e tutto quello che mi dici è che hai fame?!_

Le catene blindate ai polsi del Re dei Pirati suonarono vibranti mentre costui si ergeva ritto con la schiena e fissava il proprio interlocutore.

Il suo viso si allargò nuovamente in una letizia: _ Coby, io ho avuto tutto ciò che desideravo e questo mio ultimo atto è la prova della mia libertà! Sono perfettamente conscio di ciò che sto facendo… _

_ Io non credo! _ lo interruppe il marine _ Capisco quello che dici! Tutto inizia e tutto finisce e la tua grandezza sta proprio nel poter decidere questo, ma come fai ad essere così egoista?! Non pensi alle persone che ti sono vicine? Il tuo successo è una strada che hai percorso lastricandola delle fatiche e patimenti delle persone che ti hanno seguito e ora li abbandoni in questo modo? Non è un comportamento meritevole!!_

Luffy si limitò ad osservarlo in tutta la sua bontà e gentilezza: la marina non era degna di avere tra i propri ranghi una così splendida persona.

Non voleva un suo ultimo ricordo dal sapore di disappunto.

Le sue gesta sarebbero state chiare dopo e non aveva senso perdere fiato per spiegarle in quel dato momento.

_ I tuoi compagni! _ continuò Coby alzando il tono _ La tua ciurma! Non pensi a loro? Si faranno ammazzare pur di salvarti! Ciò che è successo in occasione della cattura di tuo fratello Ace non ti ha insegnato niente?!_

D’improvviso, calò il silenzio.

L’aria sembrò addensarsi e una spigolosa pressione molestò le difese del vice ammiraglio. Una forza improvvisa e mantenuta lieve: un avvertimento della propria distruttività!

Poi, come era apparsa così essa svanì tornando all’origine.

L’haki del Re conquistatore!

Non l’aveva mai percepita prima e la cosa gli soffocò le parole in gola.

Forse aveva osato troppo nominando la morte del fratello di Luffy, ma aveva assistito anche lui a quella guerra! Lui c’era… e, sì forse era una ferita non del tutto rimarginata.

Non era stato leale nell’andarla a toccare.

Aveva ragione Luffy: non era cambiato!

Era sempre lo stesso Coby di allora… timoroso dell’ignoto.

Un senso di rimorso gli fece mordere il labbro con forza e rispettò il silenzio in forma di pentimento.

Si era sbagliato anche su un’altra cosa: Luffy non era lo stesso di sempre; forse, questa volta, sapeva esattamente cosa stava facendo!

In quel momento capì quel sentimento provato poco prima.

Quell’invidia.

Non era essenzialmente una gelosia verso un uomo in procinto della propria fine, bensì ammirazione per colui che aveva vissuto come aveva desiderato, attimo dopo attimo, e che infine aveva deciso anche l’ultima parola.

La vista tornò incerta sul volto del prigioniero.

Sorrideva di nuovo e sempre lo avrebbe fatto.

Perché no?

Infondo, libertà significa anche l’aver diritto di dire tutto ciò che si vuole!

Perfino la parola: _Basta! _

  
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