Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ManuFury    29/06/2016    3 recensioni
[Teen!Mike X Teen!Erwin | Primo esperimento]
Dal Testo...
“Nulla di che. È solo una mia abitudine: annuso le persone e poi rido di loro.” Sorrise l’altro [..]
“Quindi riderai di me, adesso?” Chiese ancora Erwin [..]
“No, penso che non lo farò. – Confessò dopo qualche attimo, continuando a guardare il viso dell’altro, cogliendone ogni dettaglio e ogni difetto. – Mi piace il tuo profumo.”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Irvin, Smith, Mike, Zakarius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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MI PIACE IL TUO PROFUMO
 

Quando Garreth Reeds si era rivolto a lui dicendogli con un sorriso a trentadue denti: “Ehi Zacharias! Vieni che tocca a te!” Mike avrebbe tanto voluto sottrarsi, restare nell’ombra come aveva fatto fino a quel momento. Un po’ perché quelle erano le prime parole che il giovane gli rivolgeva da quasi un anno a quella parte e un po’ perché quei ragazzi non gli piacevano, per questo aveva permesso che lo mettessero all’angolo, isolandolo come un appestato. Avevano tutti un odore sgradevole: sapevano di arroganza, di ipocrisia, di superbia e di tante altre cose che l’avevano convinto a starci alla larga fin da subito e il suo fiuto non l’aveva mai ingannato.
Eppure quella maledetta sera tra l’insistenza di Nile, uno dei pochi con cui scambiava qualche parola ogni tanto, e quella degli altri ragazzi, Mike si era fatto finalmente convincere: e ora si trovava chiuso nel magazzino dove solitamente conservavano l’attrezzatura per la manovra tridimensionale, seduto su delle vecchie casse assieme a Erwin Smith e una candela che illuminava debolmente il claustrofobico ambiente.
Gli avevano spiegato le regole di quel gioco, ma Mike non ci aveva prestato attenzione: raramente ascoltava le parole di persone che non gli suscitavano un qualche tipo di interesse e i suoi compagni di camerata erano proprio gli ultimi che voleva ascoltare. Inoltre, ancora più raramente partecipava a giochi scemi come quello, l’ultimo e unico risaliva a troppo tempo prima, e l’aveva convinto a non parteciparci mai più. L’unica cosa della spiegazione che aveva recepito era che si chiamasse “sette minuti in paradiso” o qualcosa del genere, ma aveva fatto in fretta a inventarsi un nuovo nome, tramutandolo in “sette minuti all’inferno”, specie dopo aver visto la porta del magazzino aprirsi. Aveva continuato a pensare a quel nuovo nome, che gli sembrava la sola cosa importante in quel momento, finché non aveva scoperto chi fosse il suo compagno di sventura.
Alzò lo sguardo all’altro ragazzo seduto al suo fianco destro, praticamente spalla a spalla con lui visto il poco spazio, studiandolo attentamente: Erwin Smith non aveva l’aspetto di uno della sua età, o meglio, sembrava un uomo fatto e finito intrappolato nel corpo di un ragazzo che si stava avviando verso l’adolescenza, come la forfora presente sui capelli biondi e gli arrossamenti da brufoli potevano suggerire. I suoi occhi azzurri e i suoi tratti severi stridevano con la spensieratezza degli altri giovani della squadra, troppo impegnati in giochi dementi e nell’alcool che si erano procurati di nascosto per pensare al futuro, alla loro lotta e ai giganti. Erwin, al contrario, aveva lo sguardo di un veterano uscito ferito da innumerevoli battaglie, troppo abituato a vivere di calcoli, statistiche e di piani di battagli per potersi godere la vita, quella vera, come facevano i loro coetanei.
Era senza dubbio diverso da tutti quelli che aveva incontrato fino a quel momento, Mike ne era certo, se n’era accorto dal primo momento, ma fino ad allora non ci aveva fatto troppo caso. Non aveva mai notato quanto fosse simile a lui, sotto certi versi.
Sentì di provare una sorta di ammirazione, un qualcosa di profondo che non era certo di poter spiegare, non a parole, almeno; ma voleva essere sicuro di non sbagliarsi per questo senza pensarci due volte, il ragazzo piegò un po’ la testa verso di lui prendendo una boccata profonda del suo profumo, non vergognandosi di farsi notare mentre lo faceva, inizialmente era stato allontanato proprio per quella sua strana abitudine che nessuno capiva.
Quel gesto era un retaggio del suo vecchio, allevatore dei migliori cani da caccia prima che si giocasse lavoro e salute a causa di qualche bicchiere di troppo e di una brutta caduta da cavallo. Ricordava ancora che gli aveva spiegato che il fiuto dei cani era infallibile e anche il suo doveva essere così, e con gli anni e molta pratica, Mike credeva di esserci riuscito.
“Che stai facendo?” Domandò perplesso Erwin, squadrandolo attentamente con il ghiaccio che aveva incastonato negli occhi. In teoria lo scopo del gioco era fare conversazione, oppure costringergli a una scazzottata com’era successo ai due che li avevano preceduti. Volevano obbligare forzatamente due persone a parlare, a conoscersi, ma nessuno dei due era stato molto loquace nei pochi minuti che li avevano visti rinchiusi lì, quindi perché non iniziare?
“Nulla di che. È solo una mia abitudine: annuso le persone e poi rido di loro.” Sorrise l’altro, usava sempre le stesse parole per descrivere quel suo strano comportamento, come se quella frase potesse descrivere al meglio la sua persona. Socchiuse appena gli occhi a sentire il profumo di Erwin entrargli con la forza di un pugno nelle narici e lasciargli una nota strana, vagamente piccante, sulla punta della lingua, quel genere di sensazione che si ha quando si mangia qualcosa di particolarmente saporito e buono. Quella era un’altra cosa che non gli era mai capitata prima: restare affascinato dall’odore di una persona; solitamente sentiva solo olezzi mediocri, tanto banali e disgustosi da fargli storcere il naso, Erwin invece profumava di cose buone.
“Quindi riderai di me, adesso?” Chiese ancora Erwin, adesso voltato abbastanza verso Mike da essere faccia a faccia con lui, con la luce tenue dalla candela che accentuava ancora di più i suoi tratti severi, dandogli un aspetto misterioso e importante: l’aspetto che potrebbe avere l’uomo che decidi di seguire in battaglia e per cui vale la pena di morire, se è lui a ordinarlo.
No, non avrebbe riso di Erwin, aveva una fragranza troppo particolare, troppo diversa da quelle sentite fino a quel momento: non riusciva nemmeno a descriverla con esattezza, l’unica cosa di cui era certo era che sapesse di cose buone, di comando, di forza e allo stesso tempo di sofferenza e solitudine, un mix nuovo e quasi esotico che non avrebbe mai potuto criticare. Sorrise leggermente sotto i baffetti che gli stavano già spuntando, pungendogli sopra al labbro superiore e un po’ sul mento.
“No, penso che non lo farò. – Confessò dopo qualche attimo, continuando a guardare il viso dell’altro, cogliendone ogni dettaglio e ogni difetto. – Mi piace il tuo profumo.” Aggiunse poi senza pensarci troppo su, non erano parole che diceva a chiunque, anzi forse non le aveva mai dette a nessuno prima, ma trovava quel ragazzo così incredibilmente affascinante.
Intravide in quegli occhi chiarissimi qualcosa vibrare, come se il muro di ghiaccio che si era costruito davanti a essi rischiasse di cedere, anche solo per un attimo, rivelando cosa c’era dietro quello sguardo duro e troppo maturo. Mike ne sospettava il motivo, Erwin era come lui anche in quello: a parte Nile, non frequentava molta gente e forse temeva il doversi relazionare con qualcuno, era stato messo da parte come era successo a Mike, per le idee che aveva suo padre, bollato come traditore e quindi allontanato.
Non che a Mike importasse cosa pensavano gli altri, gli bastava quello a cui pensava lui e a lui Erwin piaceva, a pelle e a olfatto. Si avvicinò respirando ancora una volta il suo buon profumo, inebriandosi di quella fragranza deliziosa e fu questione di pochi istanti, di una semplice reazione chimica che avveniva nel suo cervello colmo d’entusiasmo e di attrazione: si sporse in avanti, inconsapevolmente o consapevolmente non lo seppe mai dire, e baciò le labbra incredibilmente sottili e morbide di Erwin, in un bacio piuttosto casto, di quelli fatti per non mettere fretta, ma che vorrebbero essere chiaramente più passionali.
Erwin sembrò tremare a quel contatto, vibrando come la corda di un arco e tendendosi altrettanto, quasi fosse pronto a scattare, rifiutando quel gesto e indietreggiando per scappare, per sfuggirgli; oppure pronto ad aggredirlo, a urlare per farsi sentire e soccorrere dai compagni, magari accusandolo di chissà cosa. Qualunque cosa avesse fatto, il giovane era però convinto che Erwin l’avrebbe rifiutato, che avrebbe fatto una qualsiasi si quelle cose pur di far finire quel bacio.
Contro ogni aspettativa ipotizzata da Mike, Erwin non si mosse dalla sua posizione: non si oppose, ma nemmeno partecipò al bacio, lasciando un po’ spiazzato l’altro ragazzo, che avrebbe voluto indagare ulteriormente, scoprendo fin dove potesse spingersi con lui, ma a rovinare l’attimo arrivò un bussare rumoroso alla porta del magazzino a ricordargli che il loro tempo lì era finito.
Si separarono senza che nemmeno un filo di saliva unisse ancora le loro labbra e si rimisero a posto il più possibile: Erwin assumendo di nuovo la sua solita espressione fredda e calcolatrice e Mike abbassando lo sguardo come di consueto, ma prestando ancora un occhio alla figura dell’altro ragazzo che si alzava dalla cassa sulla quale sedevano per avviarsi alla porta. Lo sentiva stranamente simile, stranamente vicino e quella cosa l’attraeva almeno quanto il suo profumo. Era così strano che tutti quei pensieri gli vorticassero in testa e che tutto fosse iniziato con una consueta annusata.
La porta si aprì un attimo dopo, incorniciando la figura di un annoiato Garreth che li squadrava dal basso all’alto, probabilmente cercando segni di una rissa o almeno di qualcosa che indicasse che avessero veramente interagito in quello stanzino.
“Che mortorio ragazzi, scommetto che avete a malapena fatto qualcosa.” Disse scocciato, sollevando gli occhi castani al soffitto.
“In effetti è così. Non è successo proprio nulla.” Rispose monocorde Erwin passandogli a fianco senza degnarlo di un altro minuto del suo tempo e facendo sorridere leggermente Mike che lo seguì da lì a poco. Aveva l’atteggiamento giusto con Garreth e questo glielo fece piacere ancora di più.
Uscì dal magazzino e si avviò verso la cerchia di ragazzi seduti attorno a una candela e a un vecchio capello contenente dei bigliettini con i loro nomi, se Mike pensava che tra tutti i nomi che c’erano lì dentro era uscito fortunatamente proprio quello dell’altro ragazzo. Non facendosi notare troppo, affiancò Erwin, arrivandogli abbastanza vicino da potergli sussurrare all’orecchio: “Ma potrebbe… in fondo, mi piace il tuo profumo.”
 
***
 
HOLA! ^_^
 
Finalmente mi sono decisa a sbarcare anche su questo Fandom che adoro, anche se con un lavoro di cui non sono pienamente convinta… ^^’’
Molti non saranno d’accordo con me, ma appena ho letto il manga (soprattutto lo spin-off su Levi) e ho visto Mike ed Erwin azione ho iniziato a shipparli e quindi non potevo non farmi conoscere (e odiare) scrivendo subito qualcosa su di loro e sul loro rapporto.
So che sarò impopolare, ma ci ho provato lo stesso.
L’idea del gioco a cui partecipano me l’ha data il Contest: “Giochi o non giochi?” indetto da rhys89 e poi l’ispirazione poca ha fatto il resto, sfornando il loro primo casto bacino.
Spero che possiate comunque apprezzarla. :)
Inoltre questa storia partecipa ad alcune Challenge:
> Alla Challenge: “La sfida dei duecento prompt” indetta da msp17 con il Prompt 100) Fragranza.
 
E nient’altro, se volete fatemi sapere che ne pensare altrimenti ci sentiamo semplicemente alla prossima,
ByeBye
 
ManuFury! ^_^
  
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