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Autore: eleCorti    29/06/2016    6 recensioni
Stupido. Era stato uno stupido nel pensare, quando – poco prima – le aveva inviato quel messaggio, di essere così importante per lei. Non aveva fatto i conti con la dura realtà: Sora, da tre anni ormai, era di Yamato. Lui, perciò, doveva farsene una ragione. Aveva pensato, per un momento, che quella bellissima ragazza dai capelli ramati potesse preferire lui – il suo migliore amico – al suo ragazzo.
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Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore : eleCorti
Fandom: Digimon Adventure
Personaggi: Taichi Yagami/Sora Takenouchi
Rating: verde
Genere: slice of life, Sentimentale
Avvertimenti: What if?
Traccia scelta: Baci insignificanti
 
 

 
An insignificant moment



 
La partita. Alla fine la giovane Sora Takenouchi aveva deciso di andare alla partita del suo migliore amico. Perché? Perché il suo cuore le aveva suggerito che fosse la cosa giusta, che dovesse finalmente decidersi a fare quel piccolo passo verso la sua felicità. Felicità rappresentata da quel giovane dalla folta chioma che, da tre anni ormai, la faceva impazzire: Taichi Yagami.
Ed ora eccola lì, davanti alla fermata dell’autobus, pronta ad andare a quell’evento così importante per il giovane Yagami. Lei non se lo sarebbe persa per niente al mondo.
Un minuto. Due minuti. Quattro minuti. Cinque minuti. Dieci minuti. Spazientita, la giovane Sora guardò l’orologio. Segnava le 14:50. Tra dieci minuti il suo Taichi avrebbe iniziato a disputare l’incontro. No, non poteva perdersi il fischio d’inizio, pensò mentre guardava la strada.






 
****



 
Il fischio d’inizio. La partita era già iniziata. E lei... lei non c’era. Guardò un’ultima volta tra gli spalti. Vide sua sorella Hikari con Takeru. Ma di lei... di lei nessuna traccia.
Stupido. Era stato uno stupido nel pensare, quando – poco prima – le aveva inviato quel messaggio, di essere così importante per lei. Non aveva fatto i conti con la dura realtà: Sora, da tre anni ormai, era di Yamato. Lui, perciò, doveva farsene una ragione. Aveva pensato, per un momento, che quella bellissima ragazza dai capelli ramati potesse preferire lui – il suo migliore amico – al suo ragazzo.
Sbuffò, poi scosse la testa e si mise a centro campo, pronto a iniziare quell’incontro così decisivo per la sua squadra.
No. Così non poteva andare avanti. Stava giocando da schifo. E tutto per... tutto perché guardava in continuazione gli spalti. Perché? La stava aspettando. Voleva che lei, da un momento all’altro, spuntasse tra gli spalti e gridasse coraggio Taichi metticela tutta, incoraggiandolo con tutta se stessa, come faceva un tempo.
Illuso. Era un illuso. La verità era che Sora non sarebbe mai venuta. Sarebbe sicuramente andata da Yamato. E lui, egoisticamente, si era vantato di essere ancora così importante per la giovane Takenouchi.
Due goal. La squadra avversaria – di un’altra scuola di Tokyo – aveva segnato due goal. La squadra di Taichi stava perdendo. Tutto perché il suo capitano non era concentrato.
Un rimprovero. Il giovane Taichi si era, perfino, beccato un rimprovero da parte del suo mister. Non poté biasimarlo. Lui avrebbe fatto lo stesso. Scosse la testa, scacciando tutti i suoi brutti pensieri. Ora ciò che contava era rimontare, si disse. Ritornò in campo, pronto a rigiocare. Non era concentrato. Faceva passaggi sbagliati e azioni includenti. Si mise le mani ai capelli. Perché? Perché quella ragazza doveva tormentare i suoi pensieri così?
“Taichi! Siamo con te! Ce la puoi fare coraggio!” quella voce. L’aveva udita perfettamente. Si girò con il cuore in gola. La vide. Sora, la sua Sora, era lì – in mezzo agli spalti – accanto a Hikari che lo stava incoraggiando. Sorrise come non mai.
La speranza. La speranza si accese nel giovane dalla folta chioma: a Sora importava di lui. Sora preferiva assistere alla sua partita piuttosto che al concerto di Yamato.
Sereno. Si sentì sereno. Ora poteva tornare a giocare. Si soffermò a osservarla un’ultima volta. Il top giallo, i pantaloni arancioni, le ballerine bianche... sublime. La sua Sora era sublime. La amava e tanto.
Un pareggio. Alla fine la squadra del giovane Taichi aveva ottenuto un pareggio. Felice. Taichi era assai felice. Sora era lì per lui e solo per lui.
Sora. La giovane Sora si era avvicinata a colui che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico. Emozionata. Era così emozionata, che il cuore aveva iniziato a batterle all’impazzata. Ingoiò. Ciò che stava per fare non era una cosa normale.
“Taichi...” lo fece voltare di scatto, una volta toccatagli la spalla con un dito. Rossa in volto era.
“Sora...” una dea. Per lui, era una dea scesa in terra.
“Io...”  ma che le prendeva? Si disse. Non era da lei comportarsi come una ragazzina alle prese con la prima cotta.
“Congratulazioni! Sei stato impeccabile!” si riprese. Era stata una semplice svista.
“Io...” ora o mai più, si disse. Quand’è che avrebbe avuto un’altra occasione in cui stare solo con Sora? Mai. Questo lo sapeva.
“Ti andrebbe di andarci a prendere un gelato?” lo disse tutt’ad un fiato. Era emozionato e parecchio. Lei sorrise. Lo trovava così tenero. Così... Taichi.
“Sei uno stupido, Taichi” dopo tutto quel tempo, ancora provava vergogna nel chiederle di andare a prendere un gelato. Lui alzò la testa di scatto. Perché quella frase? Aveva forse sbagliato?
“Certo che ci vengo a prendere un gelato con te!” aggiunse, con un sorriso stampato sul volto. Si sentiva la ragazza più felice del mondo. Il ragazzo che le piaceva da tre anni ormai le aveva chiesto di uscire.
“Ok. Aspettami qui. Vado a cambiarmi” le baciò la fronte. S’inebriò del profumo dei suoi capelli. Sapevano di cocco.
“Ok” dopo quel bacio un brivido le percorse la schiena. Eppure era un bacio insignificante. Un semplice bacio sulla fronte. Anche lei, però, voleva ricambiare.
Un bacio. Gli aveva posato un piccolo, lieve e casto bacio a fior di labbra. Fu breve,ma intenso.
Se ne andò nello spogliatoio. Lasciandola lì da sola, ad aspettarlo. Si toccò le labbra. Incredulo. Il giovane Taichi era assai incredulo. Sora lo aveva baciato sulle labbra. Esultò in un primo momento. Poi, però, tornò alla triste e cruda realtà. Sora non era sua, ma di Yamato. Quello era stato uno stupido, insignificante bacio.
Ecco. Poco dopo il giovane Taichi tornò da Sora. Al parco. Al parco lì vicino per prendere un gelato erano andati.
In silenzio. I due giovani consumarono i loro coni – quello di Taichi era al cioccolato, mentre quello di Sora alla vaniglia – in silenzio. Si osservavano. Ancora e ancora. Un bacio. Ancora un bacio insignificante.

 
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