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Autore: AmorJortini    29/06/2016    5 recensioni
Li hanno sempre definiti la coppia perfetta, ma anche loro avevano molti problemi.
Una serata, un malinteso li porterà ad allontanarsi.
Ma il vero scandalo inizierà quando lui la vedrà con un altro.
Riuscirà a controllare la gelosia?
Accetterà di averla persa per sempre?
Pairing: Jortini
[ATTENZIONE: Questa volta, LE SCENE SESSUALI SARANNO un po' più DETTAGLIATE, spero di aver fatto un lavoro decente ;)]
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Federico, Jorge Blanco, Lodovica Comello, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"E ALLORA BRUCEREMO INSIEME, E SAREMO LA PIÙ SPLENDENTE DELLE STELLE"


Mi rigirai nel letto. Provai invano a chiudere gli occhi, ma ogni volta che lo facevo, vedevo lei. Li riaprii di scatto. Non poteva essere che quella piccola donna fosse sempre presente nella mia maledetta testa! 
Inspirai stanco sul cuscino: c'era ancora il suo profumo delicato, di rosa precisamente. 
Amavo il suo odore, così vivo e femminile. Mi ero innamorato di una sciocca diciottenne, quando io avrei dovuto pensare a farmi minimo una ventenne strasviluppata. Non che lei non lo fosse, anzi, era ben costituita: curve ai punti giusti, labbra carnose e rosee, occhi luminosi e al contempo sensuali. 
Quella sera avevo fatto una cazzata, una tremenda cazzata.



[INIZIO FLASHBACK]

« Jorge, forse è meglio che torniamo a casa.. » mi ammonì prendendomi per mano, mentre io continuavo a muovermi a caso. 
Sorseggiai ancora un po' dalla mia bottiglia di birra. Era già la quinta e iniziavo a sentirmi dei giramenti alla testa e forti allo stomaco.

« Smettila di bere! » esclamò cercando inutilmente – poiché era troppo bassa rispetto a me – di rubarmela dalle mani.

« Piccola, divertiti..dai, balla con me » la incitai, avvolgendo i suoi piccoli e magri fianchi con il mio braccio destro, mentre con la mano sinistra sorreggevo ancora la bottiglia. 
Ma lei non ne voleva proprio sapere.

« Jorge, andiamo a casa..sono stanca, ti prego. »

« Vuoi rilassarti un po', eh? »

Ancora un altro sorso di quel maledetto veleno.

« Io me ne vado a casa! » urlò in modo da farsi sentire. 
Mi sorpassò e si mischiò tra la folla.

« NO, MARTINA! È TARDI.. » le gridai, ma, dopo qualche secondo, scomparve immediatamente dalla mia visuale. 
Era troppo tardi perché una ragazza vagasse sola per le vie buie di Buenos Aires.
Mi intrufolai tra la gente, in cerca di Tini, ma era introvabile.

« Tesoro, balliamo? » si avvicinò a me una ragazza alta, dalle forme colte e dai vestiti provocanti. Quasi una contraddizione.
Iniziò a strusciarsi contro i miei pantaloni, ma io ero concentrato solo su di lei.

« Non ho tempo.. » sentenziai, ma lei mi si attaccò come una cozza.

« Capisci l'italiano? »

Di fretta prese il mio viso, baciando le mie labbra con ardore. Qualcosa mi trasportò: forse l'alcol, forse perché la tipa era figa da far paura, non so..
Mi spostai, dopo qualche minuto, ritornando tra la gente, quando all'improvviso la vidi. Coperta dalle lacrime.

« Amore.. » la guardai confuso, cercando di capirne il motivo. Ero brillo fino al midollo.
Si avvicinò a me, e con forza colpì la mia guancia con la sua mano destra.
Spalancai gli occhi imperterrito, portando la mano sul punto dolente e sicuramente rosso. Resterà il segno.

« Che cazzo ti prende?! » urlai arrabbiato.

« 'FANCULO! » gridò di più lei, prima di abbandonare il locale.

Ma le nostre grida erano trasparenti per il resto della gente, poiché la musica era ad un volume illegale.

Dopo poco tempo, chiusi gli occhi sospirando, capendo il motivo di tutto ciò. Cavolo, come avevo fatto a non arrivarci prima? Il bacio..

Ma non l'aveva vista com'era conciata?

[FINE FLASHBACK]




Erano passate due settimane da quella serata. 
L'avevo chiamata perlomeno duecento volte, lasciandole mille messaggi in segreteria e non. Avevo addirittura provato a contattare le sue migliori amiche, pensate quanto io sia stato disperato..ma niente.

Dovevo rimettere le cose a posto, rivolevo la mia vita, con lei al mio fianco.

Uscii di casa. Iniziai a camminare per le vie affollate di Buenos Aires, la capitale argentina, bella più che mai. Ero pronto ad affrontare la realtà. Subito vidi la sua casetta. Non era tanto grande, ma per questo nemmeno un buco: si affacciava su di un medio giardinetto verde, con due panchine sul terrazzino. 
Percorsi la stradina di ghiaia, fino a raggiungere l'abitazione. 
Bussai frettolosamente alla porta di legno su cui erano riportate le lettere 'S' e 'M'. Il suo cognome e quello di sua madre. 
Sentii la chiave girare nella serratura, e il sangue mi arrivò al cervello.

« Jorge, che fai qui? »

Vidi la figura di sua madre cercare di trovare una mia qualche risposta, ma dalle mie labbra non uscii niente.

« Cercavo...Martina. »

Ero maledettamente spaventato. Stavo solamente facendo la figura del coglione davanti a sua madre.

« Lei non c'è. »

Non esitò a replicare, quando una risata mi sopraggiunse. La sua risata. 
Di fretta sorpassai Mariana, che accorgendosi l'avessi udita, era sbiancata. 
Colpii la porta, facendola spalancare del tutto. Eccola lì, sul divano. Con un altro.

« Che cazzo significa tutto questo? » la guardai furioso. 
Spostò lo sguardo verso di me. 
Il suo sorriso precedente si spense, diventando seria.

« Cosa fai qui? » domandò alzandosi dal divano. Scrutai minacciosamente lui. 
Come si era permesso di toccarla?

« Ero venuto per te... »

« Okay, allora ora te ne puoi andare. »

Un sorriso amaro aleggiava sul mio viso. 
In un attimo, qualcosa di pericoloso attraversò la mia testa. Mi avvicinai lentamente al ragazzo, per poi colpirlo con il mio pugno destro, facendolo accasciare al suolo. 
Subito Martina si precipitò da lui. 
Alzò lo sguardo verso di me. Era arrabbiata, ma si poteva chiaramente vedere che era anche triste dalle lacrime che le coprivano il volto.

« Ora vai! » mi raggiunse Mariana, abbastanza alterata. 
Non sapevo se essere soddisfatto di quello che avevo appena fatto. 
Abbandonai la casa e 'rimpatriai'.
 
* * *


Passarono cinque giorni. Cinque giorni che non smettevo di ripensare ai nostri momenti più belli, anche quelli più intimi. Poteva una persona essere così importante, così essenziale?

Mille colpi alla porta di casa, e il mio cervello si offuscava sempre di più. 
Qualcuno si era ricordato della mia esistenza, fantastico! 
Di mala voglia, mi diressi verso la porta, aprendola e rivelando lo scocciatore. Anzi, la scocciatrice.

« Martina, che fai qui? » le chiesi, stupito di vederla.

« Sono settimane che provo a chiamarti e.. » continuai, quando all'improvviso lei m'interruppe.

« Lo so, ma non volevo sentire ancora le tue bugie. Comunque, non sono qui per parlare di questo, ma di quello che hai visto a casa mia.. »

« Bene » sbuffai, accennando ad un sorriso amaro.

« Ecco..quello non è il mio ragazzo, ma il mio migliore amico, Ruggero.. »

« Ed io dovrei crederti? » le diedi le spalle, per poi tornarle di fronte.

« Secondo te verrei qui a raccontarti una bugia? » iniziò a scaldarsi.

« ..io non sono come te.. » continuò.

« E io come sarei? »

« Bugiardo..e traditore! »

« Ancora con questa storia? » portai le mani sul viso, sfregandolo.

« Ah, perché, ora ti reputi pure innocente? »

« Forse perché lo sono! » esclamai quasi con tono disperato.

« Jorge, quel bacio l'hai voluto pure tu! »

« Ma è lei che mi ha baciato, ti pare che io ti farei una cosa del genere di mia spontanea volontà? »

« NON CAPISCI UN CAVOLO! » sbottò.

« Sei te che non capisci che.. »

« Che? Che cosa? Ti saresti potuto ribellare a quel bacio comunque, le tue sono solo scuse e basta! Tutto ciò mi fa pensare che il nostro amore non è così forte come pensavamo, ti sei lasciato andare troppo facilmente, non credi? »

« No, non lo credo! Io ti amo, e questo non lo può cambiare nessuno! » sincerai. 
« Ho bisogno di te, Martina. Torna da me.. »

« Non lo so, Jorge, non so più che fare.. » si lasciò sfuggire una lacrima.

« Fa' quello che ti dice il cuore. »

« Mi dispiace.. » disse quasi in un sussurro, uscendo dalla porta.

Cosa potevo fare di più? L'avevo persa per sempre, ormai. Per una cavolata, che tanto non era dal suo punto di vista. E sì, la capivo perfettamente, mi ero comportato da stronzo, ma non volevo assolutamente farle del male, per nulla al mondo. Come potevo farmi perdonare se era così confusa? Ma se era confusa, significava che non mi aveva proprio dimenticato del tutto, o almeno credevo.
 
* * *


"Pronto?"
"Ehi!"
"Ciao Diego, che vuoi? Sono impegnato ora..."
"Sempre così scorbutico?"
"Beh..."
"La tua Martina ti ha spezzato il cuore?" iniziò a ridere.
"Che coglione che sei!"
"Riconquistala, allora..."
"Come se fosse facile!"
"Che ragazze complicate che ti trovi..." 
"Diego, smettila, sono serio!"
"Oh, la questione è più grave di quanto pensassi."
"Esattamente."
"Beh, rilassati, stasera un mio amico organizza una festa a casa sua, hai voglia di venire?"
"Vedo, poi ti dico..."
"Consolati"
"Sempre molto divertente, eh."
"A stasera..."
"E chi ti ha detto che ci vengo?"
"Ci vieni perché lei c'è..."

Mi alzai di scatto dal divano.

"Sul serio?"
"Ah, Jorgito, ti sei attivato?"
"Solo per le cose che mi interessano...a stasera, allora."

Sono sicuro che in questo momento stia sorridendo.

"A stasera"
 
* * *


Era arrivata l'ora di uscire. Diego mi aveva appena comunicato l'indirizzo e l'orario esatto via messaggio.
Mi preparai mentalmente all'idea che l'avrei vista. Realmente, non sapevo perfettamente cosa fare con lei, come agire. È troppo importante per me, non volevo peggiorare ulteriormente la situazione, che già era appesa ad un filo.

Dopo tutto questi pensieri, per la maggior parte negativi, senza accorgermene, arrivai finalmente davanti alla villa dell'amico di Diego. 
Era assolutamente fantastica, sicuramente al padrone di casa passavano fior di quattrini sotto il naso ogni giorno. Ancora non sapevo nulla, ma vista la lussuosità dell'abitazione, si sottintendeva tutto.
Un'enorme villa era affacciata su una piscina illuminata da luci soffuse blu e viola, in modo da creare un effetto sfumato sull'acqua. 
Un grande cortile si trovava tutt'intorno, ai lati della piscina, dove già si riunivano gruppi di persone. Bevevano, fumavano e chiacchieravano a volontà.
Attraversai il cancello spalancato, avvicinandomi all'ingresso della villa.
Ci misi poco tempo ad individuare Diego, che già procedeva a passo svelto verso di me.
Ma...era accompagnato da qualcuno...
Ritornai alla realtà, ritrovandomi davanti il mio migliore amico e un altro ragazzo, alto non quanto me ma per questo nemmeno un tappo, dai capelli castani arruffati e gli occhi color mandorla, che mi scrutava attentamente dall'alto al basso.
Aveva qualcosa di familiare, ma non sapevo dove l'avevo già visto...

« Jorge, lui è Ruggero. »

Ruggero? Ruggero...
Avevo già sentito questo nome. Un ricordo mi attraversò la mente.


« Lo so, ma non volevo sentire ancora le tue bugie. Comunque, non sono qui per parlare di questo, ma di quello che hai visto a casa mia.. »

« Bene » sbuffai, accennando ad un sorriso amaro.

« Ecco..quello non è il mio ragazzo, ma il mio migliore amico, Ruggero.. »



Era lui. Era quello che ebbi colpito il giorno che fui andato da Martina. Il nome era proprio quello, Ruggero.

« Ci conosciamo già... » mi sfidò con lo sguardo.

Non era argentino. Anzi, nemmeno sudamericano. Da quel che potetti dedurre, italiano.

« Si, ecco, mi dispiace...è che... »

« Tranquillo, non fa nulla, ti capisco. Quando girano così vicino alla mia Cande non ci vedo più dalla rabbia. Ma sta' pur certo che io non ci provavo e nemmeno ci provo con Tini, è come una sorella per me... »

« Beh...grazie allora. »

« Ah, non pensavo vi conosceste già. Comunque, Jorge, lui è l'organizzatore della festa » si unì alla conversazione Diego.

Dio, non potevo crederci. Lui era il padrone di tutto questo ben di Dio? Non me l'aspettavo.

Comunque, la mia attenzione rimaneva sempre rivolta sulla gente circostante a noi tre, in cerca dell'unica persona che desideravo da qualche settimana. E con 'desideravo', intendevo in tutti i sensi possibili.

« Se cerchi Martina, è dentro con Cande e Lodovica... »

Perfetto, rimaneva da fare solo una cosa. Tirare fuori le palle, che fortunatamente non mi mancavano, e affrontare la realtà, riconquistare la mia donna.

Senza fiatare, mi diressi verso l'ingresso della casa. Anche gli interni erano un vero spettacolo. Appena entrato, trovai immediatamente la spaziosa cucina, affiancata poi da un lungo corridoio che sicuramente portava al salotto e successivamente alla sala da pranzo. 
Da lontano, seduta su uno sgabello girevole, scorsi una ragazza mora, dai capelli corti e lisci. Si, era Lodovica, la migliore amica di Martina. Non impiegai molto ad – sì, prima tirare un lungo sospiro – avvicinarmi alla ragazza. Ero teso come una corda perché lei sapeva sicuramente e perfettamente dove si trovava quella dolce creatura che un anno prima mi aveva rapito il cuore.

"Jorge, ripigliati, come filosofo fai cagare"
Grazie.

Odiavo la mia voce interiore, anche se certe volte mi aiutava a riflettere. Beh, non in questo caso...

« Lodovica? »

I suoi movimenti furono assai prevedibili.
All'udire la mia voce, si voltò di scatto verso di me, scrutandomi attentamente in cerca della motivazione per cui in quel momento mi trovavo lì.

« Jorge, che fai qui? »

Esattamente, proprio come pensavo.

« Cerco Martina, sai dov'è? »

« Sai che non ti vuole vedere, non rovinarle la serata... »

Dirle: "Dimmi dov'è e fatti i cazzi tuoi" era troppo maleducato? Ah, ma io non sono così!

« Ho bisogno assolutamente di parlarle, per favore! »

Sbuffò rumorosamente. 
'Ditemi che si è arresa!
Ditemi che si è arresa!'
pregai in quel momento.

« D'accordo... »

Sfoderai uno dei miei migliori sorrisi.

« È andata in salotto con Candelaria e alcuni suoi amici. »

Aggrottai la fronte. Candelaria? Ehm...

« Chi è? » domandai confuso.

Sorseggiò un po' del suo cocktail, per poi aggrottare la fronte.

« Chi è chi? »

« Candelaria... »

« Ma cosa te ne frega? Cerca Martina e basta! »

"Sei un coglione, lo sai?"
Lo so, ma smettila di offendermi.

Vocina, taci.

« Giusto! »

Scappai letteralmente dalla cucina, dirigendomi a passo veloce lungo il corridoio, quando...

Aspetta un momento!
"Muoviti, oppure la perderai per sempre!"
Cosa significa che Martina sta con alcuni amici?
"Smettila di farti domande idiote e va' da lei!"
Esattamente, grazie subconscio.
"Di nulla."

Continuai a camminare...ma quanto è lungo 'sto corridoio? Manco fossimo alla Casa Bianca...

Raggiunsi il salotto, quando subito vidi la mia amata, girata di spalle...woh, come le stava bene quel vestito! 
...comunque, era girata di spalle, intrattenuta in una conversazione con...CHI DIAVOLO ERA QUELLO? CHE CAZZO VOLEVA DA MARTINA? E PERCHÉ LA STAVA TOCCANDO?

Che rabbia!
"Jorge, contieniti..."
Cazzo, non è colpa mia se sono così possessivo nei suoi confronti!
"Si, ma ti ricordi cos'è successo la scorsa volta? Hai picchiato il suo migliore amico!"
E quindi?
"E quindi va' da lei e comportati come se niente fosse"
Da perfetto stronzo, quindi.
"Si, in pratica da quello che già sei."
Perfetto.

Dopo la psicopatica discussione con il mio intelletto, decisi che la scelta migliore fosse proprio quella suggeritami da lui.

Mi avvicinai a Martina, stasera sfoderatrice di un corpetto nero completato da una gonna del medesimo colore, che andavano a completare un dolce e – a parere mio – sexy, evidenziandoo le sue curve sinuose. Ero un uomo morto.

« Allora? » sfoderai un sorrisetto da perfetto stronzo, quando la vidi girarsi verso di me, fissandomi intensamente negli occhi, finché una luce si spense in essi e abbassò lo sguardo.

« Chi sei tu? » domandò il ragazzo, alto, abbastanza magro, dai capelli castani e gli occhi dello stesso identico colore.

Ma cos'era, in questa casa nuotavano milioni di europei? Non che avessi qualcosa contro di loro, eh...

« Chi sei tu piuttosto. Allora, Amore, balliamo? » le chiesi dolcemente, quando la vidi scagliarmi uno delle occhiate più inquietanti della storia.

Ehm, avevo paura, sapevo di cos'era capace quella donna...

« Amore, sì, andiamo pure... » stette al gioco, liquidando il ragazzo con cui stava chiacchierando precedentemente.

Che cosa aveva in mente? Dovevo avere paura?

Mi portò in un angolo remoto della casa, – qui tutto era strano – strattonandomi per un braccio.

« Che cazzo fai qui, eh? »

« Ora non mi chiami più 'Amore'? » ci scherzai su, quando vidi il suo dolce viso farsi sempre più rosso.

« Jorge, ti conviene non scherzare con me, sai? »

« Ah sì, e se osassi continuare, cosa mi faresti? »

Avanzò verso di me, ancheggiando, stringendomi contro il muro, mentre io continuavo a fissarla assetato. Alzò leggermente una gamba, puntandone il ginocchio proprio...
Si, avevo paura. Però, dovevo ammettere che la cosa mi eccitava.

« Questo... »

« Questo cosa? » chiesi io con voce roca, vedendola rabbrividire.

« Ti ritroverai senza palle, 'Amore mio'. »

« Ah, vorrei la dimostrazione pratica... »

« Non ti converrebbe, tesoro. »

Riportò la gamba al suo posto, voltandosi e dirigendosi verso la cucina, probabilmente in cerca di Lodovica.
 
* * *


La festa era quasi giunta al termine. Erano quasi le tre di notte, Martina non la vedevo dalla sera prima.

« Jorge? » mi sentii chiamare, quando mi voltai e la vidi in tutta la sua bellezza.

Barcollava schifosamente.
Quante volte le avevo detto di non esagerare con l'alcol? Non lo sa assolutamente reggere, in più quando beveva così tanto cercava di persuadermi, e ora non poteva. Cioè, non stavamo insieme, anche se lo desideravo, non sono uno che se ne approfitta delle donne.

« Ti va di ballare? »

Ehm...flashback?

« Martina, hai esagerato ancora con i cocktail, vero? »

« No, assolutamente... » iniziò a ridere, appoggiandosi sul mio addome.

« Martina, per favore... » cercai di scostarla da me, senza cattiveria, ma i miei ormoni maschili stavano andando a farsi fottere.

« Jorgito, non riesci a resistermi? » si avvicinò pericolosamente alle mie labbra, mentre dentro di me la voglia di prenderla esattamente lì cresceva smisuratamente.

« Martina... » sospirai.

In un attimo, le sue labbra furono sulle mie, calde e impetuose. Ricambiai frettolosamente il bacio, insinuando subitaneamente la mia lingua nella sua bocca. Si mischiavano, mentre le nostre labbra diventavano un tutt'uno. 
Stavo per morire, ma non potevo perdere il controllo. Di certo, non lì.

« Andiamo via... » sussurrò sulle mie labbra, mentre io le sorrisi malizioso.

« Non posso. »

« Cosa significa che non puoi? »

« Significa che non posso...sei troppo ubriaca, se fossi lucida non lo vorresti. »

« Non decidere per me, so io cosa voglio! »

« E sentiamo, ora cosa vorresti? »

« Solo te » mi sussurrò.

« Non voglio approfittare di te solo perché sei ubriaca, di cazzate ne ho già fatte abbastanza... » replicai serio.

Non volevo correre il rischio di perderla di nuovo, non volevo mi odiasse per tutta la vita, anche se il mio desiderio di possederla era elevato.

« Quindi per te sarei una cazzata? » alzò un po' il tono della voce.

« No, ma quello che potremmo fare diventerebbe una cazzata, non fraintendere! »

« Hai così paura? »

« Lo capisci che non voglio perderti un'altra volta, eh? »

« E da quando abbiamo fatto pace? »

Passò qualche secondo...

« Appunto » terminai con un tono di voce più moderato.

« Vaffanculo! »

Roteai gli occhi. Dio, che bambina!

La vidi andare via, non distoglievo lo sguardo dalla sua figura per paura facesse qualche cavolata.
Si diresse verso il bancone dei cocktail.

« Basta... » sospirai quando le fui vicino, scostando il bicchierino dalla sua bocca e riportandolo sul piano bar.

« Non rompere il cazzo! » esclamò.

« Andiamo a casa, dai... »

« 'Fanculo, ora non ci vengo più! » urlò.

Ho fatto più figure di merda stasera che in tutta la mia vita.

« Martina, ascoltami... »

« No, Jorge, ascoltami tu! » si alzò nervosa dallo sgabello.
« ...mi sono stancata di questa situazione, di te che non mi vuoi ma comunque mi proteggi, fai il geloso e dopo non mi parli più, vuoi riordinare un po' la tua vita di merda e dirmi che cazzo vuoi veramente? » concluse, con le lacrime già sfogate sulle sue guance.

Non riflettei molto su quello che avrei dovuto fare, ma sapevo una cosa: la volevo.

Le afferrai prepotentemente i fianchi, spingendola contro il mio petto. Lei teneva i palmi delle mani su di esso, per poi lentamente, alzare il viso ed incastrare i suoi occhi nocciola nei miei. Appoggiai delicatamente la mia fronte sulla sua, per approfondire il contatto fisico tra i nostri corpi.

« Voglio solo te, Martina. Nessun'altra... »

Di fretta, la portai fuori dalla mega-casa in cui ci trovavamo, dirigendoci verso casa mia.
 
* * *


Arrivammo dopo un quarto d'ora. 
Ora ci trovavamo proprio davanti alla porta di casa mia. Frugai tra le tasche in cerca della chiave, ma inizialmente non la trovavo.

« Cazzo! » esclamai preso totalmente dal panico, provocando in lei una leggera e melodiosa risata. Era molto che non ascoltavo quel dolce suono.

Finalmente la trovai, aprendo supersonicamente la porta. Avanzammo insieme, ma non le diedi neanche il tempo di guardarsi in giro, che ero sulle sue labbra, avido e impetuoso.
Ricambiò immediatamente il bacio.
Insinuai la lingua nella sua bocca, incontrando subito la sua. 

Posai le mani sui suoi fianchi, per poi farle scorrere lungo la cerniera posteriore del vestito.
Non esitai a slacciarla, scoprendo il suo corpo coperto solo dagli slip.

Madonna, non aveva il reggiseno!

Accarezzai le sue forme, così perfetta. 

Spazzò via anche le sue scarpe da sola, gettandole con i piedi in un angolo remoto del salotto. 

La spinsi contro la parete accanto alla porta, per poi afferrarle le cosce e portarla in braccio a me.
Ci dirigemmo sul divano ad angolo in mezzo alla stanza. La poggiai delicatamente su di esso, per poi posizionarmi sul suo corpo. 

Iniziai a baciarle tutto il collo, facendola ansimare come mai aveva fatto.

« Ti amo » le sussurrai, prima di scendere a torturare anche i suoi seni.

Mugugnó qualcosa d'insensato, sopraffatta dal piacere. 
Continuai a percorrere con la mia lingua ogni centimetro di quel corpo perfetto, costruito per essere adorato. 
Lentamente, feci scivolare un dito nei suoi slip, abbassandoli e togliendoglieli poi del tutto.
I miei baci continuavano a farla ansimare, quando scesi a lasciargliene alcuni anche .

« Jorge, per favore... » gemette, provocando una leggera curva sul mio viso.

« Non così in fretta, amore ».

Risalii il suo corpo, toccando abbastanza velocemente le parti da me esplorate precedentemente.
Ritornai sulle sue labbra, più affamato di prima, mordendogli delicatamente il labbro inferiore.

« Sei meravigliosa » le sorrisi, mentre lei arrossii vivacemente.

« Adoro quando arrossisci, lo sai? »

Lasciai un tenero bacio anche in quel punto, dove la carne si era tinta.

« Ora tocca a me... » sorrise maliziosa, posando le sue dita fragili sui bottoni della mia camicia.

Scorse a sbottonarli tutti, sfiorando di passo in passo la pelle del petto scoperta. 
Si alzò leggermente, facendo leva sui gomiti, per andare a baciare il mio addome, che prese ad alzarsi ed a abbassarsi velocemente.
Il respiro divenne irregolare solo a quel semplice contatto, mentre sentii qualcosa crescere nel mio centro.

« Di già? » ridacchiò lei, proseguendo nella sua dolce tortura.

« Ehm... »

Non sapevo che dire, quella donna era l'unica a saper mettermi in difficoltà. E a far allargare vivamente i miei boxer.

"Davvero? Sei uno sfigato."
Mi dispiace informarti, caro mio, che questo sfigato se l'è ripresa.
"Ehi, un po' di merito è anche mio!"
Certo, certo, l'importante è crederci.
"'Fanculo, Jorge!"
Grazie.

Sfilò la mia camicia, velocemente, quasi non ce la facesse più.
Ritornò sdraiata, io la seguii, imprimendo il mio petto contro il suo, sorreggendomi sui gomiti in modo da non farle male. 
Volevo sentire il suo cuore battere, percepire il suo petto in fiamme. Tutto ciò causato dalle mie attenzioni. 
Scese con le mani verso il bottone dei miei pantaloni, che slacciò incontenibile. 
Li abbassò, poi la raggiunsi io con le mie mani e me li tolsi da solo.

« Aspetta... » la informai, alzandomi fino a sedermi sulle sue gambe.

Mi tolsi sia le scarpe, sia i calzini, e ritornai bisognoso su di lei.

Mi accarezzò i capelli con una mossa leggiadra, per poi lasciarmi un bacio lieve a fior di labbra. 
A causa della mia possessività, mi fiondai sulle sue labbra, infilandole dapprima la lingua in bocca. Ricambiò il bacio, tirando leggermente le punte dei miei capelli con una mano, mentre l'altra si muoveva sul mio collo.
Con la mano destra, scese lungo tutto l'addome, precipitosa, andando a giocare con l'elastico dei miei boxer.

« Non così in fretta, amore » ripeté le mie parole dette a lei precedentemente. Risi.

Finalmente, li abbassò e, facendosi aiutare da me, li tolse completamente. Sbarrò gli occhi, guardandomi scarlatta.

« Perdonami... » la guardai imperterrito, non era colpa mia se mi eccitava smisuratamente.

Mi sorrise teneramente, tornando poi con le labbra sulle mie, ora più dolce, ora più passionale. La sua mano destra scese ancora lungo il mio torace, andando a posizionarsi intorno alla mia – ormai visibile – erezione. 
Sussultai a quel tocco, invitandola con gli occhi a procedere. La sua mano si destreggiò proprio lì, muovendosi in alto e poi in basso, ritmicamente, mentre dentro di me la voglia di possederla cresceva senza fine. 
Ero quasi sull'orlo dello sfinimento, quando attento le sussurrai:

« Fe-Fermati, amore ».

Lei interruppe la sua tortura immediatamente alle mie parole, ritraendo la mano.

« Scusami... » arrossì.

« Non fa nulla » la rassicurai con un lieve sorriso.

Tornai a sfiorarle le labbra, scendendo poi a lasciarle una scia umida di baci sulla mandibola, sulla gola e lungo tutto il petto, incontrando i seni – a cui questa volta non avevo dato molte attenzioni – e raggiungendo il ventre piatto.
Alzai gli occhi, puntandoli verso i suoi per chiederle il permesso di procedere, quando notai che erano chiusi, beandola ulteriormente delle mie attenzioni. Sorrisi, graffiandole leggermente quella parte del corpo su cui ora ero concentrato.
Quegli occhi chiusi parlavano da soli, si fidava di me.
Scesi più giù, fino a sfiorare con la punta del naso il suo clitoride, rosso e gonfio, prigioniero dell'eccitazione che in questo momento legava Martina. Baciai e leccai tutto il suo organo riproduttivo avidamente, facendola gemere più di prima, fino a farla supplicare di fermarmi. 
Risalii con le labbra tutto il suo corpo, tornando a concentrarmi sulla sue, morbide e carnose.

A poco a poco, molto lentamente, m'infilai nel suo corpo, facendola inarcare dal dolore misto al piacere che si stava diffondendo nell'unione dei nostri corpi. 
Mi bloccai un attimo, avendola penetrata già del tutto, per farla respirare.
Ripresi lentamente, spingendo sempre di più.
I nostri gemiti riempirono il silenzio di quella stanza, con i colpi dei nostri corpi che si incontravano sempre più velocemente.

Dopo poco tempo, lei venne sopraffatta dal calore del suo corpo, che contro il mio bruciava, e piena del piacere.

E allora bruceremo insieme, e saremo la più splendente delle stelle...

La seguii direttamente io, svuotandomi interamente in lei, soddisfatto.

« Ti amo. »

« Anche io, Jorge. »



The end.








GRAZIE PER AVER LETTO QUESTA NUOVA OS DEDICATA ALLA PAIRING JORTINI!

Fatemi sapere il vostro parere con una recensione e consigliatemi le vostre – o non – storie che potrei leggere! 






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-AmorJortini
   
 
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