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Autore: hij    30/06/2016    7 recensioni
Lily riceve una strana lettera che pare provenire dal futuro. Gli viene chiesto di radunare i malandrini, Regulus e Piton per leggere dei libri che cambieranno la loro vita. Il primo della lista si intitola "Harry Potter e la pietra filosofale". Come reagirà la Old Generation alle prese con la lettura di questa saga? Cosa accadrà?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Regulus Black, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Un altro capitolo? - chiesi speranzosa.

Non avevo la minima intenzione di interrompere la lettura proprio adesso, affatto! Per mia fortuna acconsentirono.

- Solo se leggo io però - specificò Black prendendo il tomo.

- Ragazzi perché non abbandoniamo le poltrone e non co siamo sul tappeto attorno al fuoco? - proposi - stiamo più vicini così -

- Certo - acconsentì Remus.

Prendemmo ognuno un cuscino dai nostri divanetti e lo adagiammo a terra, sopra il morbido tappeto bianco che ornava la stanza. Il calore del fuoco era più avvolgente stando così vicini, un piacevole tepore di abbracciava dolcemente mentre le fiammelle danzavano davanti ai miei occhi. Tutti eravamo più vicini, più uniti, e questo in qualche misterioso modo non faceva altro che aumentare quel gradevole abbraccio caldo. Era una tra le migliori idee che il mio cervello avesse partorito di recente, questo era sicuro.

"Capitolo 5

Diagon Alley"

Iniziò Black solennemente, con fare pomposo come se stesse leggendo un antico trattato di inestimabile importanza.

"Il mattino dopo, Harry si svegliò di buon'ora. Benché si rendesse conto che era giorno fatto, tenne gli occhi ben chiusi.

«È stato tutto un sogno» si disse con fermezza. «Ho sognato che un gigante di nome Hagrid è venuto a dirmi che avrei frequentato una scuola per maghi. Quando aprirò gli occhi mi ritroverò a casa dentro lo sgabuzzino»."

- Che pessimista! - esclamò Potter.

- Sì, come se tu non ti crei mai complessi mentali - lo canzonó Black.

Lui si volto verso l'amico, era visibilmente imbarazzato e aveva l'aria di volerlo strangolare a un momento all'altro. Remus, naturalmente, se la rideva.

- Ehi! - protestò il diretto interessato.

- Mi spiace dirlo Ramoso, ma Felpato ha pienamente ragione questa volta - sghignazzò Remus.

- Lunastorta che concorda con me? Questo momento passerà alla storia! -

- Quando le cose son vere... - disse il ragazzo facendo le spallucce.

- Oh, ma smetterla tutti e due, state esagerando! -

Potter sembrava indispettito. Quel che dicevano stonava così tanto con l'immagine da tipetto spavaldo che avevo di lui, che non credevo alle parole dei due. Di sicuro di trattava di uno scherzo per canzonare il loro suscettibile amico.

- Davvero? - fece Black guardando l'amico con aria di sfida - Devo forse raccontare a tutti di quanto ci rompi le scatole ogni volta che... -

Il poverino non terminò neppure la frase che Potter gli balzò subito addosso, con le mani pronte a tappare la bocca dell'amico che si dimenava per liberarsi della presa.

- Zitto, zitto cagnaccio! - continuava a ripetere.

Aveva le guancie leggermente arrossate e l'aria di uno che avrebbe voluto solo sparire e trovarsi via di lì. Peccato che non fosse possibile smateriallizarsi entro i confini di Hogwarts e che il suddetto ragazzo non potesse diventare invisibile di colpo.

Dalla sua reazione così esagerata dedussi che sì, forse quel che dicevano Remus e Black doveva esser vero.

Remus li lasciò accapigliare per un po', intervenendo solo quando la situazione era ormai degenerata.

Black si risistemò un po', per poi tornare tranquillamente balla lettura, come se quello screzio fosse di normale amministrazione.

"D'un tratto si senti bussare forte."

- Dove? - chiese Potter - Devo essermi perso qualcosa... - continuò leggemente confuso.

Black controllo le righe precedenti.

- Nulla, non lo dice proprio -

- Beh, ma allora va avanti - lo riprese Potter.

- Lo farei se una certa persona si degna di lasciarmi leggere in pace - rispose alzando gli occhi al cielo.

"«Ecco zia Petunia che bussa alla porta» pensò Harry con il cuore che gli si faceva piccolo piccolo. Ma continuò a tenere gli occhi chiusi. Era stato un sogno così bello!

Toc. Toc. Toc.

«E va bene» borbottò Harry, «mi sto alzando».

Si mise seduto e il pesante pastrano di Hagrid gli cadde di dosso. La catapecchia era tutta illuminata dal sole, la bufera era passata;"

- Bussano alla catapecchia, contento dell'informazione? - gli disse Black.

- Poi sarei io quel che ti interrompe... Fai tutto da solo! -

- Mi sono interrotto per rispondere alla stupida domanda che hai atto prima, mio caro -

- Se era così stupida, perché ti sei preso la briga di rispondemi? -

- Ragazzi - li chiamai, interrompendo la loro farsa.

Ero assolutamente certa che non stessero litigando poi veramente, quel giochetto di battibeccare e punzecchiarsi un po' a caso lo facevamo anche io e Mary, ci divertiva.

- Com'è possibile che qualcuno bussi lì dopo la bufera della motte precedente? - continuai esponendo i miei dubbi.

- Il libro dice che è passata... -

- Sì, lo so Black, mi sembra comunque poco plausibile che qualcuno si sia messo in mare per raggiungerli -

Lui alzò le spalle e mormorò:

- Troppo paranoica! Capisco ora cos'ha in comune con Ramoso... -

Dopodiché mi ignorò bellamente.

"Hagrid, in carne e ossa, dormiva sul divano sfondato, e un gufo raspava con gli artigli alla finestra, tenendo un giornale nel becco."

- Quindi era il gufo a bussare! - esclamai come se si fosse appena accesa una lampadina nella mia mente - Certo, è molto più logico... -

"Harry scattò in piedi, ed era talmente contento che si sentiva leggero come un palloncino. Andò alla finestra e la spalancò. Il gufo volò dentro e lasciò cadere il giornale su Hagrid, e poiché non si svegliava, cominciò a svolazzare sul pavimento beccando il suo soprabito.

«Non fare così».

Harry cercò di scacciarlo con la mano, ma quello batté il becco con aria feroce e continuò a infierire sul mantello."

- Pagalo - disse semplicemente Black.

Già, peccato che, essendo vissuto con dei Babbani, lui non lo sapesse.

- Certe cose non sono ovvie proprio per tutti - gli feci notare solo.

- È un gufo, ha portato il giornale, che cosa mai potrebbe volere? È logico -

- L'unica cosa logica, Black - ribattei - è si alla di smetterla di pensare da mago e capire che il mondo per i Babbani funziona in modo leggermente diverso -

Era la milionesima volta che lo facevo notare, ma loro puntualmente davano tutto per scontato. Essere cresciuti immersi nella magia aveva i suoi pro e contro.

"«Hagrid!» disse Harry a voce alta. «C'è un gufo!»

«Pagalo» grugnì Hagrid dal divano."

- Vai! Visto, Evans? Anche Hagrid l'ha detto - disse Black tutto contento.

Mi passai la mano sulla fronte. Era un ragazzo impossibile. Lui, vedendo la mia reazione, mi fece una smorfia e allora tutta la mia serietà crollo e scoppiai a ridergli in faccia.

- Sei troppo buffo quando fai così -

- Come, così? - mi domandò retoricamente.

Poi fece una faccia ancora più strana di quella di prima. Non si poteva rimanere seri accanto a quel ragazzo, aveva l'incredibile capacità di smorzare la tensione con un semplice gesto.

- Dai, dai su, sennò non finiamo più - tagliò corto Potter, interrompendoci.

"«Come?»

«Bisogna pagarlo per la consegna del giornale. Guarda nelle tasche».

Sembrava che il pastrano di Hagrid fosse fatto soltanto di tasche. Mazzi di chiavi, proiettili per fionda, gomitoli di spago, mentine, bustine di tè... finalmente, Harry tirò fuori una manciata di monete dall'aspetto strano."

- Le monete babbane sono così diverse? - mi chiese Potter guardandomi.

- Che domanda pateticamente stupida- commento acidamente Severus - Ovviamente sono diverse -

Lo fulminai con lo sguardo. Con tutte le stupidaggini che erano uscite fuori, una curiosità sulle monetine non era certo la cosa peggiore!

- Ho un po' di soldi babbani su nel dormitorio, nascosti chissà dove. Ti stupiresti nel vederli, se sono sicura - gli risposi dolcemente, ignorando il commento del mio ex amico.

Potter accettò la proposta entusiasta. Severus sveva l'aria di essersela persa un po', ma non mi importava. Non più. Non sapendo che a lui non importava affatto di me. Non sapendo che mi considerava una misera Sanguesporco, ovvero tutto ciò che quelli come lui disprezzavano di tutto cuore.

"«Dagli cinque zellini» disse Hagrid con voce assonnata.

«Zellini?»

«Le monetine di bronzo»."

La voce di Black risuonava nella stanza, ma io ero troppo persa nei meandri della mia mente per percepirla davvero.

Alla fine, non potevo fingere fino in fondo, non con me stessa almeno. C'era sempre una parte di al quale importava, quella piccola parte del mio cuore dolcemente ancorata ai ricordi del passato, ma era seppellita e chiusa ben bene. O almeno lo credevo. O almeno lo speravo.

"Harry contò cinque piccole monete di bronzo e il gufo allungò la zampa per consentirgli di mettere il denaro in un borsellino di cuoio che vi portava legato. Poi volò via dalla finestra aperta.

Hagrid sbadigliò rumorosamente, si mise seduto e si stiracchiò.

«Meglio che andiamo, Harry, abbiamo un sacco di cose da fare, oggi: dobbiamo arrivare a Londra e fare gli acquisti per la scuola».

Harry si stava rigirando tra le mani le monete magiche e le osservava. Gli era appena venuto in mente un pensiero che lo fece sentire come se quel palloncino di felicità gli si fosse bucato."

- Ma cosa c'è ancora? - chiese Potter con un filo di disperazione.

- Possibile che ci siano sempre problemi con questa storia? - fece notare Remus.

Non potevo essere più d'accordo con lui. Iniziavamo bene in questo modo!

"«Ehm... Hagrid?»

«Che cosa c'è?» chiese Hagrid mentre si infilava gli enormi stivali.

«Io non ho soldi... e hai sentito zio Vernon, ieri sera... Lui non tirerà fuori una lira perché io frequenti la scuola di magia»."

Fui un attimo presa dal panico.

- È vero! - constatai.

Lui non aveva un soldo, come avrebbe fatto? Avrebbero trovato una soluzione, Silente era in gamba, in questi casi non potevano chiudere un occhio e aiutarlo loro?

- Troverà qualcuno ad aiutarlo - mi rassicurò Remus.

Ma Harry non conosceva nessuno. Decisi di non pensarlo, sarebbe stato peggio. Anche se fossi morta dalla preoccupazione non avrei potuto far nulla, non sarebbe cambiato nulla. Era triste, ma era anche la realtà dei fatti.

"«Che ti preoccupi?» rispose Hagrid alzandosi e grattandosi vigorosamente la testa. «Pensi che i tuoi genitori non ti hanno lasciato niente?»"

Ringraziai la futura provvidenza.

- Vero - esclamò ad un tratto Potter - il conto della mia famiglia! È ovvio che lui avrebbe ereditato tutto, quella camera alla Gringott è riservata a noi Potter da generazioni - continuò con tono saccente.

- Ma potevi anche ricordarti un po' prima - lo rimproverai, memore del breve spavento di poco prima.

- Lo stesso vale per te, Evans - mi rispose.

- Non capisco - ammisi guardandolo con aria interrogativa.

- Il conto alla Gringott, tutti i maghi ne hanno uno. Potevi ricordati prima anche tu del tuo - mi spiegò con semplicità.

- Ovvio che un conto anch'io, solo non nella banca dei maghi, i miei sono Babbani se ben ricordi -

- Giusto, giusto - mi diede ragione - era così scontato per me che... -

- Sta tranquillo - lo interruppi, era logico che lui pensasse a quel modo.

Impulsivamente non pensava che io ero stata cresciuta da Babbani. Sinceramente, circondata da tutta quella magia, spesso me ne scordavo anche io: Hogwarts rappresentava io mio mondo ora.

"«Ma se la loro casa è andata distrutta!»

«Non tenevano mica l'oro in casa, ragazzo! Allora, prima fermata alla Gringott. La banca dei maghi. Acchiappa una salsiccia; fredde non sono niente male... e non mi dispiacerebbe neanche una fetta della tua torta di compleanno».

«Esistono banche dei maghi?»"

- Ovvio, il mondo magico come potrebbe funzionare senza? - chiese retoricamente Black.

"«Una sola, la Gringott. Sono i folletti che se ne occupano».

Harry lasciò cadere il pezzo di salsiccia che aveva in mano.

«Folletti?»"

- Folletti? * - esclamai con sorpresa in contemporanea.

Non ero mai stata alla Gringott (e perché mai avrei dovuto?), non sapevo come funzionassero le cose lì, ma dei folletti? Sebbene fossi abituata alle stramberie del mondo magico, questa mi giungeva nuova.

- Chi altro mai potrebbe controllare i soldi dei maghi se non i folletti? - mi chiese Black.

- I maghi, forse? Tra i Babbani funziona così -

- Ma non sei mai andata lì per cambiare i soldi babbani con i nostri? - mi domandò Remus, curioso.

- Beh, in effetti no - gli risposi - il primo anno provvide Silente al cambio e, quando mi spiegò di Hogwarts, mi spiegò anche come funzionassero i soldi dei maghi. Gli altri anni mi ha sempre aiutato i genitori di Mary per il cambio. Non sono mai entrata lì -

- Ma bisogna rimediare - disse Potter afferrandomi il braccio preso dalla frenesia - Devi vedere la Gringott, è meravigliosa! -

Il braccio era stretto come se volesse trascinarmi in quel momento stesso.

- È solo una banca - minimizzai, cercando di fare cadere l'argomento.

- Solo una banca? - mi rispose Potter sbalordito.

Io, dal mio canto, non capivo il motivo di cotanto scalpore.

- Sai che si dice che all'interno, a bada di alcune camere, ci siano anche dei draghi? - iniziò lui a spiegarmi.

- Draghi? - gli feci eco io.

Sicuramente il ragazzo stava vaneggiando in un vano tentativo di impressionarmi. Sì, non c'erano dubbi.

- Certo, Evans! Una volta ne ho intravisto uno io stesso, ti ricordi, Sir? -

- Certo, è stata una cosa impressionante - gli diede manforte lui - Poi ricordi degli incantesimi e trucchetti? -

L'amico annuì e insieme si fiondarno in una dettagliata descrizione delle bellezze di quella banca. Alcune erano così assurde che stentavo a credere fossero vere, potevo credere ai folletti come direttori, ma alle alte stranezze no di certo. Quando tuttavia cercavo lo sguardo di Remus per avere un dissenso, lui confermava la versione dei due. Anche il Malandrino più affidabile mi stava abbindolando? Avrei certamente controllato successivamente, fidandomi in biblioteca o, più semplicemente, avrei chiesto a Mary.

In quel momento mi limitai ad annuire, cercando di apparire quanto più convinta possibile, o perlomeno interessata.

Dopo che la spiegazione si fu esaurita, con la mia immensa gioia potemmo proseguire.

"«Si... E bisogna essere matti per tentare una rapina, te lo dico io. Con i folletti non si scherza. La Gringott è il posto più sicuro del mondo, se vuoi mettere qualcosa al sicuro... tranne Hogwarts, forse. Ora che ci penso, alla Gringott ci devo andare in tutti i modi. Per Silente. Questioni che riguardano Hogwarts». Hagrid gonfiò il petto tutto fiero. «In genere lui mi manda a fare le sue commissioni importanti. Venire a prendere te... portargli certe cose dalla Gringott... Sa che di me si può fidare, capisci?

«Hai preso tutto? Allora andiamo» disse poi.

Harry seguì Hagrid fuori, sullo scoglio. Ora il cielo era terso e il mare luccicava sotto il sole. La barca che zio Vernon aveva preso in affitto era ancora lì, piena d'acqua per via del temporale.

«Come hai fatto ad arrivare fin qui?» chiese Harry guardandosi intorno in cerca di un'altra barca."

- Povero ingenuo, come se un mago si servisse di una misera imbarcazione - commentò Severus.

- Imparerà presto a destreggiarsi nel mondo magico - risposi io con fermezza.

"«In volo» rispose Hagrid.

«In volo?»"

- Imparerà presto a spostarsi solo in volo. Diventerà bravo quasi quanto me - aggiunse Potter, riferendosi a ciò che avevi detto io precedentemente.

- Diventerà un bravo giocatore di Quidditch - concordò Black con mio sommo orrore.

Sperai vivamente di no, basta e avanzava Potter come ossessionato con quel gioco.

"«Sì. Ma per tornare indietro useremo questa. Ora che sono con te, non devo fare magie».

Presero posto nella barca. Ma Harry continuava a guardare Hagrid, cercando di immaginarlo volare."

- Beh, sì, risulta difficile anche a me - concordò Black.

- Voi l'avete mai visto? - chiesi curiosa, immaginandomi già la stramba scenetta.

- No, purtroppo no - mi rispose Remus - la prossima volta che lo andiamo a trovare glielo chiedo però - aggiunse ridacchiando.

- Quell'essere non riuscirebbe a staccarsi neanche di un millimetro da terra se pur lo volesse - disse Regulus sprezzante.

Lo guardai storto, il suo tono non mi piacque affatto. Hagrid era una persona talmente buona, che non aveva il diritto di rivolgersi a lui così. Lui, che il significato della parola bontà forse neppure lo conosceva.

- Con tutta la tua boriosità invece, io dubito che tu sia capace di librarti molto in alto - ribattè il fratello acidamente.

- La solita invidia che caratterizza chi è ormai la seconda scelta. Sei tu quello che toppa in ogni cosa che fa, non io. Anche nel Quidditch io sono sempre un passo davanti a te - rispose lui, altezzoso.

L'atmosfera era gelida, la rivalità tra i due elevata.

- Un passo in avanti verso il fallimento. Sei così idiota da non renderti conto di essere diventato una marionetta, manipolato da una causa più grande di te, coinvolto e immerso fino al collo in una situazione della quale non hai la benché minima consapevolezza. Perché la tua testa è vuota, dentro rimbomba solo un'eco degli sciocchi ideali che ti sono stati inculcati nel tempo. Sono la seconda scelta per la tua amata famigliola? Bene, almeno io sono me stesso. Almeno io ragiono con quella che è la mia testa. Almeno ho l'onore di poter essere Sirius e basta, non il rampollo della casata di quei matti -

Black, o meglio 'solo Sirius', era esausto. Quel breve discorso contro il fratello pareva averlo svuotato di tutte le sue forze. Gli occhi gli brillavano, carichi di tutta la rabbia e di brutte le emozioni di cui era in balia in quel momento.

Regulus non gli rispose. A quanto avevo avuto modo di osservare, non ribatteva spesso alle accuse mosse del fratello maggiore. Il tono aggressivo di quest'ultimo, poi, aveva lasciato a ben poche repliche. Perfino a me si era accapponata la pelle, benché fossi estranea a quel discorso.

Potter e Remus fissavano intensamente l'amico preoccupati. Si erano fatti più vicini, come a fargli percepire il loro supporto, per fargli capire che loro erano lì, vicini a lui e non si sarebbero mossi.

L'altro era da solo, ostentava una maschera di gelida indifferenza, come se tutto quello non l'avesse neppure sfiorato. Ma, si sa, non tutte le maschere riescono alla perfezione, alcune svelano ad occhi attenti quel che vogliono celare. Regulus non mi avrebbe ingannato.

- Beh, Ramoso, hai perso la voce o d'un tratto non sai più leggere? - gli chiese cercando di ricomporsi e sfoggiando un sorriso all'amico.

Lui e Remus lo guardarono, non del tutto convinti. Capirono però le sue intenzioni, voleva smorzare quella pesante atmosfera e cancellare la precedente sfuriata , che se nulla fosse accaduto. Qualsiasi cosa fosse successa, ne avrebbero certamente discusso dopo tutti e tre, o forse quattro contando Minus, in separata sede.

Potter gli sorrise di rimando, facendogli intendere che, sì, lo aveva capito.

"«Che seccatura dover remare, però» disse Hagrid lanciando a Harry un'altra delle sue occhiate in tralice. «Io cerco di fare un po' più in fretta; ti va di non dire niente, quando saremo a Hogwarts?»

«Certo che sì» disse Harry, che non vedeva l'ora di assistere ad altre magie."

- Come offrire delle caramelle ad un bambino -

- Sicura, Evans? -

Perché Potter mi doveva sempre contraddire?

- Io credo che la magia sia meglio - continuò lui.

Annuì sorridendo. Beh, alla fine non aveva tutti i torti, la magia aveva un fascino inimitabile che neppure i dolciumi, per quanto fantasticamente buoni, fantastici e deliziosi fossero, potevano eguagliare.

"Hagrid estrasse di nuovo l'ombrello rosa, lo batté due volte sulla fiancata della barca e partirono verso terra a tutta velocità.

«Perché ci sarebbe da esser matti a organizzare una rapina alla Gringott?» chiese Harry.

«Magie... incantesimi» disse Hagrid, sfogliando il giornale mentre parlava. «Dicono che a guardia delle camere blindate ci sono dei draghi."

- Visto, Evans? Visto? Proprio come dicevo io. Io l'ho visto il drago, per davvero! - si vantò Potter.

- Peccato che non ti abbia dato fuoco, sarebbe stato molto più interessante - replicai divertita.

"E poi bisogna trovare la strada... Vedi, la Gringott si trova centinaia di chilometri sotto Londra. Molto più giù della metropolitana. Anche se riesci a mettere le mani su un bel bottino, prima di rivedere la luce fai a tempo a crepare di fame»."

- Con un dedalo di cunicoli così io mi sono abilmente liberato dalle grinfie di quel drago - esclamò sporgendo il petto in fuori, come se fosse un valoroso.

Remus soffocò una risata - E il messer Potter sconfisse l'orrida bestia e sposò la principessa rinchiusa nel castello -

Potter lo guardo interrogativo.

- Ma come parli, Lunastorta? Poi io una principessa la sposerò per davvero, è scritto qui - disse indicando il tomo adagiato sulle sue gambe.

Io arrossì La Lily del futuro, ovvero la suddetta principessa, dovrebbe essere impazzita per sposare un idiota del genere.

- Un giorno James ti leggerò una bella favola, ok? - propose Remus, decidendo saggiamente di sorvolare sull'ultima parte del discorso.

- Va bene - accettò titubante - ma che c'entra? -

- Lo capirai, lo capirai... -

"Harry continuava a pensare a tutte queste cose mentre Hagrid leggeva il giornale, La Gazzetta del Profeta. Zio Vernon gli aveva insegnato che alla gente piace essere lasciata in pace quando legge il giornale, ma era molto difficile farlo, perché non gli si erano mai affollate in mente tante domande in vita sua.

«Il Ministero della Magia combina sempre guai, come al solito» borbottò Hagrid girando pagina.

«Esiste un Ministero della Magia?» chiese Harry, incapace di trattenersi.

«Certo» rispose Hagrid. «Naturalmente, come ministro volevano Silente, ma lui non lascerebbe mai Hogwarts, e cosi l'incarico è andato al vecchio Cornelius Caramell."

- Chi? - chiese Remus

- Non lo mai sentito - ammisi.

- Per me questo nome non è nuovo, ma non riesco a ricordare chi sia - disse Potter.

- A me, dal nome, sembra invece un cretino. Se ci fosse stato Silente, lì sì che ne avremmo viste di belle - concluse Black.

"È pasticcione come pochi: perciò, tutte le mattine intruppa Silente di gufi, per chiedere consigli»."

- L'avevo detto io -

- Perché Silente non ha accettato? -

Sarebbe stato sicuramente in grado di gestire il Ministero, era gnomo brillante dalle mille risorse, era sicuramente la persona più adatta.

- Silente è legato alla scuola - mi rispose Potter.

- Questo non lo mettiamo in dubbio, ma è un incarico talmente importante! Questo lascia perplesso perfino me - disse Remus.

- Forse il potere non è per tutti l'ambizione più grande - intervenne Black.

- Qui non su tratta solo di potere - feci notare loro - ma delle sorti del mondo della magia. Non può essere retto da degli inetti. Dietro le quinte, ad ogni modo, troviamo sempre lui -

- Ogni volta che parliamo di politica includiamo il potere, necessariamente - mi fece notare Black - Silente sta bene qui dov'è adesso, fidati di me -

Non lo riuscivo a capire a pieno, Silente sarebbe stato un ministro a dir poco perfetto! Decisi però di sorvolare, discutere ancora co avrebbe solo fatto perdere altro tempo inutilmente

"«Ma che cosa fa il Ministero della Magia?»

«Be', il compito più importante è non far sapere ai Babbani che in giro per il paese ci sono ancora streghe e maghi».

«E perché?»"

- Ma non è ovvio? Già immagino la calca di Babbani intenti a chiedere un incantesimo perfino prendere un barattolo di marmellata da uno scaffale un po' più in alto - ironizzò Remus.

- O a chiederci di sventolare le bacchette per allaccia egli le scarpe - continuò Potter.

- E per soffiargli il naso gocciolante - concluse l'alto Malandrino divertito.

Io arrossii sotto gli occhi di Severus che fissava prima ne poi i Malandrini divertito. D'altronde io stessa avevo posto quella stessa stupida domanda a lui anni prima, non intuendo la risposta. Adesso era alquanto imbarazzante ricordarlo. Sperai con tutta me stessa che lui tenesse la bocca chiusa, o sarebbe stato peggio.

"«Perché? Ma dài, Harry, perché tutti allora vogliono risolvere i loro problemi con la magia. No, è meglio che non ci immischiamo».

 

Harry ed Hagrid raggiunsero la metropolitana, mentre gli occhi di tutti i passanti erano fissi ad osservare il gigante che raccontava al ragazzo il suo vecchio sogno di avere ed allevare un drago. Hagrid, poi, consegnò ad Harry la lettera con su scritto tutto l'occorrente per Hogwarts.

 

SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON È CONSENTITO L'USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI."

- Che regola ingiusta - si lagnò Potter - avrebbero dovuto abolirla da secoli! -

- Guarda che Harry non avrebbe fatto nulla comunque, non è mai salito su di una scopa, dovrà aspettare le lezioni per iniziare - gli feci notare.

- In effetti io parlavo di me! L'avrei potuto portare la mia scopa, avrei fatto da subito vedere a tutti di che pasta sono fatto! - continuò a lamentarsi lui.

- Ma guarda tu che pallone gonfiato - borbottai.

- E anche quella assurda regola che vieta ai primi di entrare in squadra. Io sarei stato un giocatore provetto -

- Scendi dal piedistallo, Ramoso - lo canzonò scherzosamente l'amico.

- Invece è una regola giusta - ribattei con fermezza - non tutti sono cresciuti da maghi, non tutti sanno volare all'inizio. Non è giusto avvantaggiare una categoria di studenti a prescindere -

- Ma la maggior parte di loro continuerà comunque a non sapersi alzare per più di venti centimetri da terra senza finire in infermeria! -

- Quindi stai praticamente includendo tra questi anche tuo figlio. O mi sbaglio, Potter? -

Ci pensò un po' su, scavando nel suo cervellino per trovare una scappatoia che lo rendesse il vincitore di questa piccolo dibattito.

- Lui è mio figlio, avrà sicuramente ereditato il mio magnifico talento. Ovviamente sarà tra i migliori - disse alla fine.

- Sperando che non voli come la Evans - scherzò Black.

- Ehi, io me la cavo! - risposi piccata.

- Non ci provare, Evans - replicò Potter - ricordiamo tutti le lezioni del primo anno - concluse con fare allusivo.

Io arrossii. Era vero, il primo anno ero una frana, una totale imbranata, ma si migliora con il tempo, no?

- Ti stupiresti di cosa so fare, Potter -

Un paio d'anni fa io e Mary facemmo un patto: lei mi avrebbe insegnato a volare, io le avrei spiegato come giocare a scacchi, poiché ero imbattibile. Alla fine imparai più che bene e scoprii anche che il volo mi rilassava. Quella sensazione di libertà, il vento tra i capelli, quella pace e quella tranquillità erano qualcosa di unico.

- Sì? Bene, in questi giorni dimostramelo. Guarda, ti cedo anche il mio manico di scopa - propose.

- James Potter - lo chiamò Remus allarmato - sei sicuro di sentirti bene? -

- Mio caro Lunastorta, è per una buona causa che lo faccio -

- Comunque ci sto - accettai, ansiosa di dimostrare quanto valessi.

Loro, similmente, sembravano altrettanto soddisfatti di questa mia promessa.

"«Si può comprare tutto a Londra?» si chiese ad alta voce Harry.

«Sì, se uno sa dove andare» rispose Hagrid.

Harry non era mai stato a Londra. Per quanto fosse chiaro che Hagrid sapeva dove stava andando, era altrettanto ovvio che non era abituato a girare per la città come un comune mortale. Rimaneva incastrato nei tornelli della metropolitana, e si lamentava ad alta voce che i sedili delle vetture erano troppo piccoli e i treni troppo lenti.

«Non so proprio come fanno i Babbani a cavarsela senza magia»"

- Me lo chiedo sempre anch'io - aggiunse Potter.

- I Babbani hanno messo a punto ingegni che i maghi neppure immaginano, se la cavano benone - gli spiegai.

- Ma sono cose complessissime - ribattè Black.

- Per te che le vedi per la prima volta, forse. E poi solo pochi capiscono il meccanismo che sta alla base degli aggeggi che usano quotidianamente. Non serve molto per farli funzionare - **

- Con la magia sarebbe più semplice - replicò Black, cocciuto.

- Mica tutti gli incantesimi sono così semplici! - gli feci notare.

Molte formule richiedevano anni di studio e buona pratica per poterle attuare, erano tutt'altro che facili.

"...disse mentre si arrampicavano su per una scala mobile sfasciata"

- Le scale mobili, per esempio - gli spiegai - sono scale che salgono da sole -

- Senza essere incantate? - mi chiese Potter, curioso.

- Sì, senza alcuna magia. E ce ne sono tantissime -

Di certo, almeno, avevo catturato la loro attenzione. Un punto a favore del modo babbano, che costituiva comunque una parte di me e della mia infanzia.

"Portava a una strada brulicante di traffico e piena di negozi.

Hagrid era così grosso che riusciva facilmente a fendere la folla; quanto a Harry, bastava che gli si tenesse alle calcagna. Passarono davanti a negozi di libri e di musica, a fast-food e cinema, ma in nessuno pareva si vendessero bacchette magiche. Era una strada qualsiasi, piena di gente qualsiasi."

- Che noia questa Londra, ora capisco perchè non ci sia mai stato -

- Io sì invece, Felpato - disse Potter.

- Ah, davvero? E perché mai? - chiese curioso l'amico.

- Quando ero piccolo - prese a raccontare lui - i miei genitori si fissarono: la volevano a tutti i costi visitare, così mi ci trascinarono. E devo ammettere che non è così male, ma dopo un po' mi stancai, preferivo Diagon Alley. Peccato che i miei genitori non fossero dello stesso parere, camminammo tutta la giornata. Fu da incubo -

- Londra è bellissima - dissi loro - non siete andati nei posti giusti -

- Tu ci sei stata, Evans - mi chiese Black.

- Certo, e una volta ci porterò tutti voi, a Londra - gli promisi - aggiungere alla lista di cose da fare una gita così, tra i Babbani, non può farvi che bene -

- Non male come idea - risposero Potter e Black, di colpo interessati.

"Possibile che sepolti sotto i loro piedi si nascondessero mucchi d'oro appartenenti ai maghi? Possibile che esistessero negozi dove si vendevano libri di incantesimi e manici di scopa? Non poteva essere una burla monumentale architettata dai Dursley? Se Harry non avesse saputo che i Dursley erano privi del benché minimo senso dell'umorismo ci avrebbe quasi creduto; eppure, per quanto incredibile gli sembrasse tutto quel che Hagrid gli aveva raccontato fino a quel momento, Harry non riusciva a non fidarsi di lui.

«Eccoci arrivati» disse Hagrid fermandosi. «Il paiolo magico. Un posto famoso».

Era un piccolo pub, dall'aspetto sordido. Se Hagrid non glielo avesse indicato, Harry non ci avrebbe neanche fatto caso. I passanti frettolosi non gli gettavano neanche un'occhiata."

Loro non riuscivano a vederlo. Prima di iniziare Hogwarts, questo locale fantasma aveva fatto andare di matto me e i miei genitori, fermamente convinti che non ci fosse nulla e che volessi solo prendermi gioco di loro. Io, però, quel locale lo vedevo e iniziavo a chiedermi se non avessi seriamente perso il senno. Quel che ci salvò dal delirio fu una coppietta di maghi piuttosto anziani che varcarono la soglia del locale, attestando la sua reale esistenza. La faccia che fecero i miei genitori allora non aveva prezzo.

"Gli sguardi andavano dalla grossa libreria su un lato della strada al negozio di dischi sull'altro, come se per loro Il paiolo magico fosse invisibile. E infatti, Harry aveva la stranissima sensazione che solo lui e Hagrid lo vedessero. Prima che potesse dire una parola, Hagrid lo aveva spinto dentro.

Per essere un posto famoso, Il paiolo magico era molto buio e dimesso."

Odiavo quel locale, odiavo entrarci, era così lugubre. Dava un'idea completamente opposta rispetto al mondo al di là del muro, lì c'era vitalità ed eccentricità.

"Alcune vecchie erano sedute in un angolo e sorseggiavano un bicchierino di sherry. Una di loro fumava una lunga pipa. Un omino col cappello a cilindro stava parlando al vecchio barman, completamente calvo, che sembrava una noce di gomma. Il sordo brusio della conversazione si arrestò al loro ingresso. Sembrava che tutti conoscessero Hagrid; lo salutarono e gli sorrisero, e il barman prese un bicchiere dicendo: «Il solito, Hagrid?»

«Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts» disse il gigante dando una grossa pacca con la manona sulla spalla di Harry, al quale si piegarono le ginocchia.

«Buon Dio!» esclamò il barman scrutando Harry. «Questo è... non sarà mica...?»

Nel locale cadde d'un tratto il silenzio; tutti si immobilizzarono.

«Mi venisse un colpo...» sussurrò con un filo di voce il vecchio barman. «Ma è Harry Potter!"

- La nuova celebrità ha avuto il suo debutto ufficiale - sbuffò Severus.

Conoscendolo, la sola popolarità del bambino gli dava su i nervi, come d'altronde lo irritava la popolarità che lo stesso padre vantava in quel momento ad Hogwarts.

- Però - disse Black - che occhio il nonnino -

- Come diamine lo hanno riconosciuto se non l'hanno mai visto in vita loro? L'ultima immagine che dovrebbero avere di lui sarebbe quella di un neonato, no? - considerò Remus.

- In effetti... - concordai.

- Vi è mai passato per la mente l'idea che il ragazzo fosse controllato? - ci disse Severus.

- Oppure hanno notato la fantastica somiglianza con il suo fantastico padre -

- Oh cielo, no - sospirai. Non avrei retto un'altra esternazione del super ego di quel ragazzo - mi piaceva più l'altra versione -

Un Severus soddisfatto annuì sotto lo sguardo contrariato di Potter.

"Quale onore!»

Uscì di corsa da dietro il bancone, si precipitò verso Harry e gli afferrò la mano con le lacrime agli occhi."

Potter leggeva la scena ridacchiando.

"«Bentornato, signor Potter, bentornato!»

Harry non sapeva che cosa dire. Tutti lo guardavano. La vecchia continuava a dar tirate alla pipa senza accorgersi che si era spenta. Hagrid era raggiante.

Ci fu un grande tramestio di sedie, e subito dopo Harry si trovò a stringere la mano di tutti i presenti."

Ora, nessuno tra noi riusciva a trattenersi dal sorridere al sol sentire quelle assurdità , il tono e le risa di Potter erano poi così contagiose!

"«Sono Doris Crockford, signor Potter. Non riesco a crederci! Finalmente la conosco!»

«Sono così orgoglioso, signor Potter, veramente orgoglioso».

«Ho sempre desiderato stringerle la mano... Sono così agitato!»"

- Signor Potter, signor Potter - gli fece eco Black alzandosi per poi inchinarsi di fronte all'amico - non riesco a credere di essere al suo cospetto -

- Ma quale onore - fece Remus alzandosi anche lui - mi può firmare un autografo? -

Potter sorrise affabilmente, mentre si passava una mano tra i suoi capelli scombinati.

- Ti offrirò addirittura qualcosa di meglio: poi passare questi secondi con me medesimo e, udite udite, avrete perfino l'enorme privilegio di respirare la mia stessa aria - concluse tronfio.

Remus mimò uno svenimento, sopraffatto dalla troppa emozione, mentre Black cercava di reggerlo. Purtroppo per entrambi, finirono immediatamente a terra.

- Ma dico, vi sembra il modo di comportarvi? - gli rimoroverai aspramente.

I due cercarono subito di ricomporsi e di tornare seri.

- Siete al cospetto di una celebrità, un minimo di contegno - gli intimai, mantenendo il tono duro che avevo usato prima - mi scusi sua magnificenza, una simil cosa non avverrà più - conclusi convinto dispiacere, rivolta a Potter.

Loro mi guardavano straniti. Avevano davvero creduto che io facessi sul serio all'inizio?

- Non si preoccupi, signorina - mi rispose Potter - potrò facilmente dimenticare questo inconveniente se mi darà un bacio -

Arrossii.

- Hai rovinato tutto proprio sul più bello. Complimenti, Potter -

- Mia casa Evans - mi rispose - il bello sarebbe arrivato dopo -

"«Oh, signor Potter, non so dirle quanto piacere mi fa conoscerla! Mi chiamo Lux, Dedalus Lux».

«Ma io la conosco!» disse Harry, mentre a Dedalus Lux cadeva il cappello a cilindro per l'emozione. «Una volta mi ha fatto l'inchino in un negozio».

«Se lo ricorda!» gridò l'omino guardando tutti a uno a uno. «Avete sentito? Si ricorda di me!»"

- Questa le batte tutte - rise Black.

- Signor Potter, si ricorda anche di me, vero? - fece Remus, ancora seduto scomposto a terra, mezzo addosso all'amico.

- Mhmh - riflettè Potter - non mi sovvien nulla in mente. Non posso mica ricordarmi di tutti, io! -

- L'altro Potter era più simpatico - disse Remus piccato - a lui importava! -

"Harry strinse mani a non finire."

- Vedi? - disse Black rivolto a Potter - È così che dovresti fare anche tu! -

- Prendi esempio da un vero gentiluomo - aggiunse Remus.

- Oh, ma io sono troppo importante per essere un gentiluomo - rispose lui, beccandosi uno scappellotto dall'amico.

"Doris Crockford non la smetteva più di tornare a porgergli la sua.

Si fece largo un giovanotto pallido dall'aria molto nervosa. Aveva un tic a un occhio.

«Professor Raptor!»"

- Rapitor non era quel ragazzetto schizzato che faceva parte dei Corvonero?- chiese Potter.

- Sì - gli rispose Black - ma siamo sicuri che sia lui? Un tipo così, ehm, particolare non me li ci vedrei proprio come professore -

disse Hagrid. «Harry, il professore sarà uno dei tuoi insegnanti a Hogwarts».

«P-P-Potter» balbettò il professor Raptor"

- È lui, è lui! - esclamò Remus - chi altri sennò? -

Gli altri due gli diedero prontamente ragione. Anch'io ero d'accordo, tutto calzava a pennello. Non ero solita ricordarmi il nome di molti studenti, specialmente i più grandi, ma Raptor era impossibile da non notare o da scordare. E, soprattutto, ea impossibile confonderlo con chicchessia.

"Balbettò il professor Raptor afferrando la mano di Harry, «n-n-non so d-d-dirle qu-quanto s-sono felice di c-c-conoscerla».

«Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?»

«D-difesa co-contro le Arti O-o-oscure»"

- Lui? Insegnate di difesa? - dissi esterrefatta.

A ricordarlo, sembrava a malapena capace di basse e difendere se stesso. In una lotta o in una battaglia, non avrebbe fatto granché.

- Chissà, forse sarà cambiato nel futuro - considerò Black.

- Silente non sceglie degli inetti - aggiunse Potter.

- Devo forse ricordarvi di Hanson? - disse Regulus.

Hanson fu il nostro insegnante di Difesa tre anni fa e, oltre d essere un imbranato, sembrava avesse paura perfino della sua stessa ombra. Se ne andò a metà anno a seguito di un esaurimento nervoso causatogli dai vari gruppi indisciplinati di alunni, ogni qualsivoglia riferimento ai Malandrini è puramente e solamente casuale, che non perdevano occasione di tendergli vari scherzi che gli facevano rizzare i capelli sul capo.

- Lui era uno spasso - ricordò Potter - vedeva ovunque le potenti forze oscure che avrebbero potuto sopraffarci tutti - concluse tentando di dare alla sua voce un tono spaventoso.

- Però almeno era preparatissimo su tutto - ricordai.

"balbettò Raptor come se avesse preferito non saperlo. «N-n-non che a lei s-serva, eh, P-P-Potter?» E rise nervosamente. «Su-suppongo che s-s-starà ri-rifornendosi d-di tu-tu-tutto quel che le s-serve, v-vero, P-Potter? I-io devo p-prendere u-un nuovo li-libro s-sui va-va-vampiri». Appariva terrorizzato al solo pensiero."

Non credevo più al salto di qualità del futuro di Raptor, mi sembrava peggio che quello da me conosciuto.

"Gli altri non gli permisero di accaparrarsi Harry tutto per sé. Ci vollero almeno dieci minuti per liberarsi di tutti. Finalmente, Hagrid riuscì a farsi udire al di sopra del cicaleccio.

«Ora dobbiamo andare... un mucchio di acquisti da fare. Sbrigati, Harry».

Doris Crockford strinse un'ultima volta la mano a Harry e Hagrid gli fece strada attraverso il bar; uscirono in un piccolo cortile circondato da un muro, dove non c'era altro che un bidone della spazzatura e qualche erbaccia.

Hagrid sorrise a Harry.

«Te l'avevo detto, no? Te l'avevo detto che eri famoso. Anche il professor Raptor tremava tutto quando ha fatto la tua conoscenza... Va bene che per lui tremare è normale»."

- Mica tanto - considerai - È arrivato ad inventare nuovi livelli di nervosismo -

- Come se avesse bevuto troppo caffè - disse Remus.

- Ehm, non era proprio l'esempio che avevo in mente, ma in un certo senso sì. Si è scolato tutti i caffè di questo mondo - gli risposi.

"«È sempre così nervoso?»

«Oh, sì! Povero diavolo. Una mente geniale. È stato benissimo fino a che ha studiato sui libri"

- Benissimo non direi, è strambo già da adesso - ribatte Potter.

- E il tic all'occhio l'ha sempre avuto - aggiunse Black.

- Non stava mai fermo e tranquillo, faceva saltate i nervi a tutti. Ecco perché nessuno aveva l'abitudine di starci attorno - aggiunse ancora Remus.

- Poverino però - dissi - un po' mi dispiace per questo. Esser soli non è bello -

- Non era solo, qualche amicizia ce l'aveva, seppur non stretta - mi rassicurò Remus.

- Perché non diventi tu sua amica se ti dispiace così tanto? - mi provocò Black.

- Perché no, non si può programmare di diventare amici con qualcuno, succede e basta. Poi è un po' tardi, non trovi, Black? Ha finito già gli studi -

- Tutte scuse, Evans -

"Poi si è preso un anno di congedo per andare a fare qualche esperienza sul campo... Dicono che nella Foresta Nera ha incontrato i vampiri e che c'è anche stata una brutta storia con una strega... Da allora non è più lui. Lo spaventano gli studenti, lo spaventa la sua stessa materia... Ma vediamo un po', dov'è finito il mio ombrello?»

Vampiri? Streghe? A Harry girava la testa. Nel frattempo, Hagrid stava contando i mattoni sul muro sopra il bidone della spazzatura.

«Tre verticali... due orizzontali...» bofonchiava. «Bene. Sta' indietro, Harry».

Batté sul muro tre volte con la punta dell'ombrello.

Il mattone che aveva colpito vibrò... si contorse... al centro, apparve un piccolo buco... si fece sempre più grande... e un attimo dopo si trovarono di fronte un arco abbastanza largo da far passare Hagrid. L'arco dava su una strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la fine."

- Il primo ingresso nel mondo magico - sussurrai.

Era come se la scena si stesse proiettando davanti ai miei occhi, la stessa che avevo vissuto poco più di sette anni prima, sette meravigliosi anni volati in un battito di ciglia. Non riuscivo a capacitarmi che fosse passato così tanto tempo. Fui riportata indetto, come un flashback: riuscivo a vedere la folla di maghi e streghe che si affrettavano per le strade, i mormorii e i chiacchiericci di sottofondo, il profumo così particolare e buono che l'aria di quel posto pareva emanare. E ancora rividi me stessa, con gli occhi sgranati e scintillanti, che correva da una parte e dall'altra attratta dalle più improbabili cose, con i miei genitori che tentavano di stami dietro per non perdermi tra la calca.

"«Benvenuto a Diagon Alley!» disse Hagrid.

Sorrise allo stupore di Harry. Attraversarono l'arco. Harry gettò una rapida occhiata alle sue spalle e vide l'arco rimpicciolirsi, ridiventando un muro compatto.

Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del negozio più vicino. Un'insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.

«Te ne servirà uno» disse Hagrid, «ma prima dobbiamo andare a prenderci i soldi».

Harry avrebbe voluto avere altre quattro paia di occhi. Strada facendo, si girava di qua e di là nel tentativo di vedere tutto e subito: i negozi, le cose esposte all'esterno, la gente che faceva le spese. Mentre passavano, una donna grassottella, appena uscita da una farmacia, scuoteva la testa commentando: «Fegato di drago diciassette falci l'etto: roba da matti!»"

- Ovvio che sia una pazzia - concordò Black - io li pago molto meno della metà -

- Questo solo perché la tizia che sta nel negozio ti trova estremamente simpatico - puntualizzò Remus, enfatizzando partcolatmente la cosa - Non riesco a capire perché con me sia così acida -

- Io non la posso vedere - ammisi - è sempre così scorbutica -

- Quella è acida con tutti se non con il nostro amico, si potrebbe dire che è perdutamente innamorata di lui - fece Potter ridacchiando.

- Chi quella? - rise di rimando Black - Non sarete seri -

- Serissimi, se vuoi preparo già le nozze - propose Potter.

- Io ordino i fiori - disse Remus.

- Ottima idea, Lunastorta - disse Potter facendo di sì con il capo.

- Perfetto - concluse Black sfregandosi le mani - adesso manca solo la fuga dello sposo in qualche paese lontano e siamo apposto -

- Sei crudele, Black - gli dissi ridendo - così le spezzerai il cuore -

- Son cose che capitano, mia cara Evans -

"Da un negozio buio la cui insegna diceva: Emporio del Gufo: gufi selvatici, barbagianni, gufi da granaio, gufi bruni e civette bianche si udiva provenire un richiamo basso e soffocato. Molti ragazzi, più o meno dell'età di Harry, tenevano il naso schiacciato contro la vetrina, dove erano esposti dei manici di scopa.

«Guarda» Harry sentì dire uno di loro, «il Nimbus Duemila, il più veloce di tutti»."

- Felpato - fece Potter con urgenza, stringendogli il braccio - lo devo avere -

- Abbandoberesti davvero la tua vecchia ed imbattibile scopa? -

- Sì, c...cioè no, ma diciamo - iniziò a farfugliare lui - questa Nimbus promette bene - riprese, con tono più deciso - dico solo che non farebbe male averla, tutto qui -

- Ottima idea, così Grifondoro avrà la vittoria in tasca - sentenziò Remus mentre James annuiva entusiasta e soddisfatto, come se già assaporasse il suo trionfo - Ora non ti resta che entrare nel libro, comprare la scopa ed è fatta! -

Il sorriso del povero, ma forse non tanto, ragazzo si spense subito. Evidentemente non aveva tenuto conto di questo piccolissimo dettaglio.

Lo sentii borbottare un: - Guastafeste - all'amico che era invece estremamente soddisfatto di sé.

"Alcuni negozi vendevano abiti, altri telescopi e bizzarri strumenti d'argento che Harry non aveva mai visto prima; c'erano vetrine stipate di barili impilati, contenenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi pericolanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di pergamena, bottiglie di pozioni, globi lunari...

«Ecco la Gringott» disse Hagrid a un certo punto.

Erano giunti a un edificio bianco come la neve che svettava sopra le piccole botteghe. Ritto in piedi, dietro un portale di bronzo brunito, con indosso un'uniforme scarlatta e oro, c'era...

«Proprio così, quello è un folletto» disse Hagrid tutto tranquillo, mentre salivano gli scalini di candida pietra diretti verso di lui. Il folletto era più basso di Harry di quasi tutta la testa. Aveva un viso dal colorito scuro e dall'aria intelligente, una barba a punta e, come Harry poté notare, dita e piedi molto lunghi. Si inchinò al loro passaggio. Ora si trovavano di fronte una seconda porta, questa volta d'argento, su cui erano incise le seguenti parole:"

Potter alzò gli occhi dal libro e prese a recitare scrutandoci ad uno ad uno con un'espressione a mio parere un po' inquietante.

"Straniero, entra, ma tieni in gran conto

Quel che ti aspetta se sarai ingordo

Perché chi prende ma non guadagna

Pagherà cara la magagna

Quindi se cerchi nel sotterraneo

Un tesoro che ti è estraneo

Ladro avvisato mezzo salvato:

Più del tesoro non va cercato."

- La sai a memoria?- esclamai esterrefatta.

Lui annuì vigorosamente, come se la cosa fosse perfettamente normale.

- L'ho imparata da piccolo, quando ero fissato con tutto quello che era scritto in rima. Non so perché, forse mi piace la musicalità che assume il testo - confessò.

- E questo è niente, Evans - iniziò a dire Black, sotto lo sguardo molto allarmato dell'amico - dovresti vederlo quando, in preda una vena di ispirazione, invece di parlare come noi comuni mortali se ne esce snocciolando versi in rima baciata -

A quell'affermazione, che forse doveva rimanere segreta, Potter si infuriò con l'amico - Ma oggi ce l'hai con me? - gli disse brusco.

- Evans - fece poi girandosi verso di me - non credere neanche ad una sola parola proferita da questi due imbecilli - concluse, inviando i due amici che, nel frattempo, cercava non di assumere un aria quanto più innocente possibile.

Ma, sfortunatamente per lui, io ci credevo eccome. Non vedevo l'ora di vedere Potter in veste giovane poeta.

"«Come ho detto, bisognerebbe davvero essere matti a cercare di rapinare questa banca» disse Hagrid."

- O solo molto stupidi - aggiunse Remus.

- Beh, in effetti la filastrocca era abbastanza minacciosa - considerai scherzando.

- Quindi ero minaccioso anch'io che la recitavo? -

- Certo, Potter. Non vedi come sto tremando di paura? - dissi, fingendo di rabbrividire. Poi presi una ciocca di capelli tra le dite e glieli mostrai - Osserva - continuai sventolando gli la ciocca sotto gli occhi - se noti bene vedrai anche i capelli bianchi e ritti per lo spavento -

- Ora che ti osservo meglio - mi rispose lui afferandomi delicatamente i capelli, facendomi inspiegabilmente arrossire - sì, con tutti questi capelli bianchi sembri proprio una nonnina, Evans -

Io, molto maturamente, gli risposi facendogli la linguaccia.

"Quando attraversarono la porta d'argento, una coppia di folletti si inchinò davanti a loro e li introdusse in un grande salone marmoreo. Un centinaio di altri folletti seduti su alti scranni dietro un lungo bancone scribacchiavano su grandi libri mastri, pesavano le monete su bilance di bronzo, ed esaminavano pietre preziose con la lente. Le porte erano troppo numerose per poterle contare, e altri folletti erano occupati ad aprirle e richiuderle per fare entrare e uscire le persone. Hagrid e Harry si avvicinarono al bancone.

«Salve» disse Hagrid a un folletto che in quel momento era libero. «Siamo venuti a prendere un po' di soldi dalla cassaforte del signor Harry Potter».

«Avete la chiave, signore?»

«Devo averla da qualche parte» fece Hagrid"

- Perché diamine l'ha lui quella chiave? - disse Potter sgranando gli occhi.

- Chi la dovrebbe avere? - gli chiese Remus.

- Dovrebbe... - Potter tentennò un po' - dovrebbe essere da un'altra parte, dov'è sempre stata. In quella camera blindata ci sono tutti i risparmi della mia famiglia da generazioni, non è poco. Dovrebbe essere al sicuro -

- La ha Hagrid, cosa vuoi che succeda? - gli feci notare.

Poteva certamente fidarsi di Hagrid, l'avrebbe dovuto sapere.

Lui alzò gli occhi al cielo, mentre si portò una mano alla fronte.

- Non è questo il punto - sottolineò.

- E allora qual è, James? Ci farai uscire pazzi! - disse Black.

- È come l'abbia trovata il problema! Credevo... No, ok, lasciamo perdere - disse poi, scuotendo impercettibilmente il capo.

Ma io non volevo lasciar perdere, ero troppo curiosa e, a quanto pareva, non ero l'unica.

- Ora tu vuoti il sacco, subito - gli intimò minacciosamente Black.

- Ho detto no - si impuntò lui - dopo Sirius, ho bisogno di parlare con voi due -

- E con Peter? - chiese Remus.

- Io... - esitò, ponderando la risposta - vorrei anche lui, ve lo giuro, e mi fa male escluderlo da tutto questo, ma la questione solleverebbe troppe domande, non trovate? Non posso rischiare questo -

Potter era triste, si vedeva. Separare i Malandrini era un'impresa tirannica, loro erano così legati! I due non erano propriamente contenti della situazione, ma dovettero accettare.

- Così questa è la tanto decantata e solida amicizia che lega i Malandrini? - disse retoricamente Severus con voce strascicata - Devo ammettere che sono commosso -

Potter scattò in piedi e fu subito davanti a lui, scrutandolo come se lo volesse uccidere. Si sentii un ringhio sommesso da parte di Black, che era trattenuto da Remus, impedendogli di raggiungere l'amico. Ma sembrava che lui vd avesse addirittura fatica a trattenersi da solo, stringeva i pugni e ogni cosa, ogni minimo suo atteggiamento, grondava di rabbia.

- Abbi il coraggio di ripeterlo - righiò letteralmente Black.

- Tu, che non sai neppure che significa la parola amicizia - continuò Potter iracondo.

Raggiunsi velocemente con la mano la mia bacchetta che, finiva quel momento era stata accuratamente riposta in tasta e la strinsi. Casomai la situazione avesse degenerato, ero pronta all'azione.

- Io so molte cose che tu non sai - gli rispose con aria di sfida, alzandosi in piedi anche lui, come a fronteggiarlo - Il tuo ego smisurato e la tua smisurata boriosità non ti fanno vedere nulla all'infuori di quel che vuoi tu. Ti credi tanto meglio, eh? Mi dispiace informati che non lo sei -

A quel punto Remus non tenne più Black, anzi, si precipitò anche lui accanto all'amico, per spalleggiarlo.

- Non sai di cosa parli. L'amicizia che ci lega tu la puoi soltanto invidiare. E James, al contrario tuo, è leale con i propri amici -

Severus rise a quelle parole, poi il suo sguardo saettò su di me.

- Inutile che ti fai circondare sempre ai tuoi amichetti, Potter. E, per tua informazione, non sono l'unico a pensare questo di te, non è vero, Lily? -

Ero interdetta. Ora erano ben cinque paia di occhi a fissarmi: dallo sguardo solo curioso di Regulus a quello più penetrante di Potter e Severus.

Perché aveva dovuto tirarmi in ballo? Ora aspettavano un mio giudizio, che proferissi parola, ma non sapevo che dire. Presi un bel respiro e cercai di non far tremare la mia voce.

- Non nego di averlo detto, ma questi discorsi risalgono ad anni fa. Da allora ho cambiato le mie opinioni sulle persone che mi circondavano, sia in meglio che in peggio. Potter avrà i suoi difetti e una marea di cose che mi mandano in bestia, ma anche tante qualità, è una persona buona. Questo, invece non si può dire di te -

Abbassai lo sguardo mentre pronunciai l'ultima frase.

Mi sentì malissimo, lo avevo ferito intenzionalmente. Ma era davvero così? Non sapevo se a questo nuovo Severus importasse davvero di me e di quel che dicevo, anzi nè dubitavo. Probabilmente mi aveva usata solo per attaccare Potter e a me questo non stava bene.

Visto che Potter era ancora in piedi e mezzo imbambolato, raccolsi il libro che era rovinato a terra e continuai.

"«Devo averla da qualche parte» fece Hagrid cominciando a svuotare le tasche sul banco, e sparpagliando sul libro contabile del folletto una manciata di biscotti ammuffiti per cani. Il folletto storse il naso. Harry, intanto, osservava un altro folletto alla loro destra pesare un mucchio di rubini grossi come tizzoni accesi.

«Eccola qui» disse finalmente Hagrid che aveva in mano una piccola chiave d'oro.

Il folletto la osservò da vicino.

«Sembra che vada bene».

«E qui ho anche una lettera del professor Silente» disse Hagrid col petto in fuori, ostentando un'aria d'importanza. «Riguarda il Lei-Sa-Cosa della camera blindata settecentotredici».

Il folletto lesse attentamente la lettera.

«Molto bene» disse restituendola a Hagrid, «qualcuno vi accompagnerà in entrambe le camere blindate. Unci-unci!» chiamò.

Arrivò un folletto diverso. Hagrid ripose tutti i biscotti per cani nelle tasche del suo pastrano, e insieme a Harry seguì Unci-unci verso una delle porte di uscita della sala.

«Che cos'è il Lei-Sa-Cosa della camera blindata settecentotredici?» chiese Harry.

«Questo non te lo posso dire» rispose Hagrid con fare misterioso. «È una cosa segretissima. Faccende di Hogwarts. Silente mi ha dato fiducia. Non è nei miei compiti dirtelo»."

Conoscendo Hagrid, la cosa non sarebbe rimasta segreta per molto. Aveva la brutta abitudine di spiattellare informazioni poichè semplicemente non ci pensava, con me era già capitato qualche volta. D'altronde se si trattava di Silente e di importanti segreti...

"Unci-unci tenne la porta aperta per farli passare. Harry, che si era aspettato di vedere altro marmo, restò sorpreso. Si trovarono in uno stretto passaggio di pietra, illuminato da torce. Scendeva ripido e scosceso e per terra correvano i binari di una piccola ferrovia."

- Che accidenti ci sta a fare una ferrovia all'interno di una banca? Mica il denaro prende il treno - chiesi, confusa.

- Perché nei Babbani non c'è? È molto più veloce che andare a piedi! - mi disse Black.

- Lily, tranquilla ora vedrai - mi rassicurò invece Remus.

Questa Gringott mi stava intrigando, dopotutto.

"Unci-unci fischiò e un piccolo carrello arrivò sferragliando verso di loro. Salirono a bordo - Hagrid con una certa difficoltà - e partirono.

Da principio percorsero un dedalo di passaggi tortuosi. Harry cercava di tenere a mente: sinistra, destra, sinistra, bivio di mezzo, destra, sinistra, ma era impossibile. Il carrello sferragliante sembrava conoscere da solo la strada, perché Unci-unci non manovrava."

Sgranati gli occhi,con tutti quei cunicoli era un vero e proprio labirinto!

- Avete sostituito il minotauro con un drago, alla fine - scherzai.

Remus rise - Carina questa! -

Gli altri non sembravano aver colto l'allusione, tranne forse Severus. Una volta da piccoli quella storia la leggemmo insieme, chissà se lui se lo ricordava, però.

"A Harry bruciavano gli occhi per via dell'aria fredda che gli sferzava la faccia, ma li tenne bene aperti. A un certo punto, pensò di aver visto una fiammata in fondo a un passaggio e si girò per vedere se era un drago, ma troppo tardi: scesero ancora più giù, superando un lago sotterraneo dove, dal soffitto e dal pavimento, spuntavano enormi stalattiti e stalagmiti.

«Non mi ricordo mai... che differenza c'è fra stalagmiti e stalattiti?» gridò Harry a Hagrid, cercando di sovrastare con la voce il frastuono del carrello."

- Io non mi ricordo mai neppure come si chiamano - ammise Black.

- Sul serio? - chiesi?

Lui annuì e Potter disse che neanche lui se lo ricordava.

- Siete due casi senza speranza... Le stalattiti sono quelle che pendono dal soffitto, le stalagmiti hanno la base sul terreno - spiegai, pur avendo la consapevolezza che se lo sarebbero scordato in meno si un secondo.

"«Le stalagmiti hanno la 'm'» disse Hagrid. "

- Questa è una risposta più sensata è semplice, che di certo mi ricorderò più della tua, Evans - mi canzonò Black.

- Lieta di esseri stata d'aiuto, quindi - gli risposi sarcasticamente.

"«E non mi fare domande in questo momento. Credo che sto per sentirmi male».

Infatti aveva un colorito verde, e quando scese, dopo che il carrello si fu finalmente fermato accanto a una porticina sul muro di comunicazione, dovette appoggiarsi alla parete per farsi passare la tremarella alle gambe.

Unci-unci fece scattare la serratura della porta. Ne fuoruscì una nube di fumo verde e, quando si fu dissipata, Harry rimase senza fiato. Dentro, c'erano montagne di monete d'oro. Cumuli d'argento. Mucchi di piccoli zellini di bronzo."

Almeno non avrebbe di certo avuto problemi a comprarsi quel che voleva, adesso.

"«Tutto tuo» disse Hagrid con un sorriso.

Tutto suo? Era incredibile. I Dursley non dovevano saperne niente, altrimenti lo avrebbero immediatamente costretto a dare tutto a loro. Quante volte si erano lamentati di quel che gli costava mantenerlo?"

- Vitto e alloggio in un sottoscala, infatti, hanno un prezzo esorbitante - dissi acidamente.

- Per non parlare del valore inestimabile dei vestiti sbrindellati ed usati! Quelli sono il massimo del lusso - continuò Potter, anche lui estremamente contrariato.

"E pensare che sepolta nelle viscere di Londra c'era da sempre una piccola fortuna che gli apparteneva.

Hagrid aiutò Harry a raccogliere un po' di quel bendidio in una borsa.

«Quelli d'oro sono galeoni» spiegò. «Diciassette falci d'argento fanno un galeone e ventinove zellini fanno una falce: facilissimo no?"

Era talmente facile che, la prima volta che ne lo spiegarono, persi una buona mezz'ora per capirlo, solo per poi scordar melo il giorno seguente. Soltanto alla fine del mio primo anno, riuscì finalmente a mettermi in testa tutto e a fare velocemente quei conti assurdi.

"Bene, questo dovrebbe bastare per un paio di trimestri. Il resto te lo terremo da conto». Si rivolse a Unci-unci: «E ora, alla camera blindata settecentotredici, per favore, che... si potrebbe andare un po' più piano?»

«Ha una marcia sola» rispose Unci-unci.

Stavolta scesero ancora più giù, guadagnando velocità. A ognuna delle strettissime curve, l'aria si faceva più fredda. Oltrepassarono un burrone sotterraneo e Harry si sporse fuori per cercare di vedere quel che c'era nel fondo, immerso nell'oscurità, ma Hagrid, con un ruggito, lo tirò dentro afferrandolo per la collottola.

La camera blindata settecentotredici non aveva serratura.

«State indietro» disse Unci-unci, dandosi un'aria d'importanza. Colpì leggermente la porta con un dito lunghissimo e quella, semplicemente, scomparve.

«Se chiunque non sia un folletto della Gringott provasse a farlo, verrebbe risucchiato attraverso la porta e rimarrebbe prigioniero dentro» disse Unci-unci.

«Ogni quanto tempo controllate se dentro c'è qualcuno?» chiese Harry.

«Circa ogni dieci anni» rispose Unci-unci con un sorriso che pareva un ghigno."

Un brivido mi percosse. Rimanere prigioniera in una porta per ben dieci lunghi anni non rientrava affatto nella lista delle cose che mi sarebbe piaciuto fare. E, sì, avevo una lista del genere, scritta naturalmente con Mary qualche anno fa e con su una marea di cose assurde e spericolate insieme che ci eravamo preposte di fare prima o poi.

"Dentro quella camera blindata di massima sicurezza doveva esserci qualche cosa di veramente straordinario, Harry ne era certo; così, si sporse in avanti pieno di curiosità, aspettandosi di vedere come minimo gioielli favolosi, ma in un primo momento pensò che fosse vuota. Poi notò, sul pavimento, un fagotto tutto sporco, avvolto in carta da pacchi. Hagrid lo raccolse e lo ripose accuratamente nel suo pastrano. Harry non vedeva l'ora di sapere che cosa fosse, ma sentiva che era meglio non chiedere."

- Non chiedere? Io voglio sapere! Se non chiede lui come faccio? - protestò Remus sbuffando un po.

- Sta tranquillo, Lunastorta - gli fece Black che non pareva affatto incuriosito dal misterioso pacchetto - se è importante sarà scritto -

- Certo che è importante - intervenni - guarda qui - gli porsi il libro evidenziando con l'indice le righe che avevo appena letto - ti pare che si sarebbero sprecati così se non lo fosse? -

Lui allontanò il libro con una mano, senza prenderci la briga di rileggere quel pezzetto - Ho sentito benissimo, Evans. E, fino a prova contraria, la mia memoria non fa ancora cilecca. Tu e Remussinuccio qui dovete bere un bel te e darvi una calmata, siete troppo esaltati -

Remus arrissì - Come mi hai chiamato? - fece, arrabbiati ed imbarazzato al tempo stesso.

- Remussinuccio, ti Piave, l'ho inventato al momento! - di gongolò lui.

- Affatto! - urlò nervosamente.

- Remussinuccio, Remussinuccio! - gli fece eco Potter con un sorriso beffardo dipinto sul volto - Ma lo sai che sei proprio un genio, Felpato? -

- Sì, sì, modestamente - gli rispose lui, mentre il povero Remus protestava e malediceva i suoi due amici.

- Basta! Quando e troppo e troppo - gli fermai, ricevendo occhiate di immensa gratitudine da Remus, pardon, Remussinuccio. Quel soprannome era orecchiabile, dopotutto.

"«Andiamo, su, risaliamo su quel dannato carrello, e non rivolgermi la parola finché non siamo arrivati: va meglio se tengo la bocca chiusa» disse Hagrid.

Dopo la pazza corsa di ritorno, rimasero un poco a sbattere le palpebre, accecati dalla luce del sole. Anche se ora aveva una borsa piena zeppa di soldi, Harry non sapeva da dove iniziare a fare i suoi acquisti. Non aveva bisogno di sapere quanti galeoni entravano in una sterlina per capire che disponeva di più denaro di quanto non ne avesse mai avuto in vita sua: più di quanto non ne avesse mai avuto lo stesso Dudley.

«Potremmo andare per la tua uniforme» disse Hagrid accennando con la testa al negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni. «Senti, Harry, ti spiacerebbe se facessi un salto al Paiolo magico a bere un cordiale?"

- Lasciarlo a girare da solo a Diagon Alley? Ha solo undici anni e non ci è mai stato - iniziò ad agitarsi Potter.

- Il ruolo della mammina isterica ed apprensiva lascialalo a me, Potter - lo canzonai.

- Non sei adatta - ribatte lui - sei troppo calma -

- Perchè sta solo entrando in un negozio, sei troppo melodrammatico -

- Non sai quanto è vero, Lily - mi diede ragione Remus, che sembrava ancora piccato per poco prima.

Di sottofondo si udì un - Ehi! - di protesta da parte di Potter.

"Detesto quei carrelli della Gringott». Aveva ancora l'aria un po' sbattuta, e quindi Harry entrò da solo nel negozio di Madama McClan, con un certo nervosismo.

Madama McClan era una strega tarchiata, sorridente e tutta vestita di color malva.

«Hogwarts, caro?» chiese quando Harry cominciò a parlare. «Ho qui tutto l'occorrente... Di là c'è un altro giovanotto che sta provando l'uniforme».

Nel retro del negozio, un ragazzino dal viso pallido e appuntito stava ritto su uno sgabello, mentre un'altra strega gli appuntava con gli spilli l'orlo di una lunga tunica nera. Madama McClan fece salire Harry su un altro sgabello vicino al primo, infilò anche a lui una lunga veste dalla testa e cominciò ad appuntarlo per farla della giusta lunghezza.

«Ciao» disse il ragazzo. «Anche tu a Hogwarts?»"

- Sembra simpatico o, perlomeno, socievole - notai.

Gli altri annuirono, abbastanza convinti. Quel ragazzo, probabilmente, sarebbe diventato il primo amico di Harry ad Hogwarts! Era una consolazione salire sull'Espresso con la consapevolezza di conoscere almeno una persona.

"«Sì» rispose Harry.

«Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po' più avanti» disse il ragazzo. Aveva una voce annoiata e strascicata. «Dopo li trascinerò via per andare a vedere le scope da corsa. Non capisco proprio perché noi del primo anno non possiamo averne di personali."

- Confermo, Evans. Questo è un tipetto sveglio - si affrettò a dire Potter, dopo il commento del ragazzo così simile al suo.

"Penso che costringerò mio padre a comperarmene una e la porterò dentro di straforo, in un modo o nell'altro»."

- La stessa cosa che fece James, peccato che lo beccarono subito - ricordo sorridendo Black.

- Prima non ero un Malandrino, avevo tanto ancora da imparare - tentò di giustificarsi lui.

"A Harry ricordò molto Dudley."

- Jamie, non mi sembra un bel complimento - sghignazzò Remus.

- Io non assomiglio affatto a quello li - protestò, ripugnanto dall'idea - Vero? - si affrettò a chiedere per essere rassicurato.

- Io direi che sei molto peggio, amico - lo confortò ironicamente Black.

- Grazie, amico - gli rispose Potter alzando gli occhi al cielo.

- Per una volta nella mia vita mi ritrovo d'accordo con quell'idiota di Black - disse Severus.

Inutile dire che i due si affrettarono a mandarlo prontamente male. Avevano da ridire ogni qualvolta lui apriva bocca!

"«E tu ce l'hai, un manico di scopa tuo?» proseguì il ragazzo.

«No» disse Harry.

«Sai giocare a Quidditch?»

«No» rispose di nuovo Harry chiedendosi in cuor suo di che cosa mai stesse parlando."

- Questo è un colpo al cuore - fece Potter che, con la sua solita melodrammaticità, fece finta di essere stato trafitto da un dardo finendo steso a terra.

"«Io sì."

Vidi Potter che, steso, annuiva.

"Papà dice che sarebbe un delitto se non mi scegliessero per far parte della squadra della mia Casa, e devo dire che sono proprio d'accordo. Tu sai già in quale Casa andrai a stare?»

«No» rispose Harry sentendosi sempre più stupido ogni minuto che passava.

«Be', nessuno lo sa veramente finché non si trova sul posto, non è vero? Ma io so che starò a Serpeverde"

Avete presente il rumore dei vetri che si infrangono? Bene, era come se quel suono si fosse materializzato lì, realmente udibile da tutti, segno che le speranze su questo ragazzo si erano frantumate in un milione di pezzetti.

Non che avessi chissà quali pregiudizi sulle case, ma avevo imparato a mie spese cosa aspettarmi dai Serpeverde. Avevo cercato di andare oltre i luoghi comuni e, fino all'ultimo, di negare le dicerie su quella casa - Non si può pretendere di conoscere una persona dall'etichetta che gli si affibbia - ero solita dire a chi mi prendeva per matta. Avevo cercato fino alla fine di fare il mio meglio, ma non è bastato, ora mi ritrovo a capire che razza di vili ed ipocriti ci sono in quella casa.

Potter sbuffava e borbottava frasi sconnesse e senza senso, mentre le due Serpi esibivano uno sguardo fiero, lusingare che il signorino prima tanto dai noi lodato fosse uno di loro. Le apparenze, evidentemente, ingannano.

- Sembrava un così caro ragazzo - diceva ogni tanto, deluso. Questo faceva gonogolare ancora di più i due ragazzi ma Potter, preso dallo sconforto, non ci badava.

"tutta la nostra famiglia è stata li. Pensa, ritrovarsi a Tassorosso! Io credo che me ne andrei, e tu?»"

- Io me ne andrei se fissi in casa con lui - brontolai acidamente.

- Ora che sai la sua casa d'appartenenza non lo trovi più socievole e simpatico? - fece Regulus, con aria di sfida.

- Esatto, voi Serpi ci credete tanto superiori, eh? - gli risposò, alludendo al commento sui Tassorosso.

- Voi non siete di certo da meno, visto quel che pensate della nostra casata, siete solo così stolti ed ottusi che non ammettete di avere anche voi dei pregiudizi - ribatté.

- Ho avuto la prova che non si può avere a che fare con voi - dissi, sicura di me.

- Nessuno vi obbliga a questo, figuratevi se vogliamo stare in vostra compagnia -

- Bene - ribattei.

- Bene - ripete lui.

Feci un profondo respiro per calmare i nervi. Più il tempo passava, meno riuscivo a sopportare Regulus Black.

"«Mmmm...» rispose Harry, rammaricandosi di non riuscire a dire niente di più interessante.

«Ehi! Guarda quello!» disse d'un tratto il ragazzo indicando con un cenno del capo la vetrina principale. Hagrid era lì, ritto in piedi, sorridendo a Harry e indicando due grossi gelati per fargli capire che non poteva entrare.

«Quello è Hagrid» disse Harry tutto contento di sapere qualcosa che il ragazzo ignorava. «Lavora a Hogwarts».

«Oh» disse il ragazzo, «l'ho sentito nominare. È una specie di inserviente, vero?»

«È il guardiacaccia!» ribatté Harry. Ogni attimo che passava, quel ragazzino gli stava sempre meno simpatico."

Perlomeno mio figlio avrebbe avuto, al contrario ella sottoscritta, un buon sesto senso per le amicizie.

"«Si, proprio così, ho sentito dire che è una specie di selvaggio... vive in una capanna nel comprensorio della scuola. Ogni tanto si ubriaca, cerca di fare delle magie e finisce con l'appiccare il fuoco al suo letto».

«Secondo me è geniale» commentò Harry in tono gelido.

«Davvero?» disse il ragazzo con un lieve sogghigno. «Ma perché sei con lui? Dove sono i tuoi genitori?»

«Sono morti» tagliò corto Harry. Non si sentiva molto in vena di approfondire l'argomento con quel ragazzo.

«Oh, scusa» disse l'altro, senza mostrare il minimo rincrescimento."

- Grazie - borbottò Potter.

"«Ma erano come noi?»

«Erano una strega e un mago, se è questo che intendi».

«Io non penso che dovrebbero permettere agli 'altri' di frequentare, non trovi?"

- Ed ecco un altro viziato purosangue che viene da una ridicolissima famiglia con la testa piena zeppa di insensati pregiudizi - disse rabbiosamente Black.

- Proprio la tua - gli rispose il fratello.

- Quella non è la mia famiglia - dichiarò Black, gelido.

- Solo perché sei stato disconosciuto - continuò il fratello con un superiorità.

Disconociuto? Pensai che Regulus stesse scherzando, nessuna famiglia arriverebbe a tanto...

- Perché ho deciso di tagliare i ponti con tutto questo schifo e non me ne pento -

Black si stava scaldando ancora, si quietò un poco solo dopo le sollecitazioni di Potter. Ebbi la metà sensazione che, se al posto suo ci fosse stato qualcun altro, Black avrebbe mandato male pure lui.

"Loro non sono come noi, non sono capaci di fare quello che facciamo noi. Pensa che alcuni, quando hanno ricevuto la lettera, non avevano mai neanche sentito parlare di Hogwarts. Secondo me, dovrebbero limitare la frequenza alle più antiche famiglie di stregoni. A proposito, tu come ti chiami di cognome?»

Ma prima che Harry avesse il tempo di rispondere, Madama McClan disse: «Ecco fatto, mio caro». E Harry, tutt'altro che spiacente d'avere una scusa per interrompere la conversazione con il ragazzo, saltò giù dallo sgabello.

«Bene, penso che ci rivedremo a Hogwarts» si congedò il ragazzo, sempre con la stessa parlata lenta e strascicata.

Harry gustò in silenzio il gelato che Hagrid gli aveva comperato (cioccolato e lamponi con granella di noccioline)."

Potter sorrise - Il mio preferito - disse.

- Hagrid lo sa? - chiesi.

- Quando andiamo a trovarlo - prese a raccontare - nei mesi più caldi, lo sgraffigno dalla cucina e glielo porto sempre. Solo... solo che non so se si ricorda. Sai, saranno passati anni da, beh, dalla nostra morte -

Cercai di non pensare al senso dell'ultima frase, non mi dovevo soffermare troppo per non impazzire. Lo fissati, sorridetti ed annuì semplicemente per l'aneddoto del gelato.

- Sì - sentenziai con decisione - si ricorda, ne sono certa -

"«Che cosa c'è?» chiese Hagrid.

«Niente» mentì Harry. Si fermarono per acquistare pergamena e penne d'oca. Harry divenne di un umore un po' più allegro quando trovò una bottiglia d'inchiostro che, scrivendo, cambiava colore. Una volta fuori dal negozio chiese: «Hagrid, che cos'è il Quidditch?»

«Per tutti i gargoyle, Harry. Continuo a dimenticare quanto poco sai... Certo che... non conoscere il Quidditch!»

«Non farmi sentire ancora più a disagio» lo pregò Harry. E raccontò a Hagrid del ragazzino pallido che aveva incontrato nel negozio di Madama McClan.

«E ha detto che ai ragazzi cresciuti in famiglie di Babbani non dovrebbe essere permesso di frequentare».

«Ma tu non vieni da una famiglia di Babbani. Se sapevano chi sei... Conosce il tuo nome da quando è nato, se i suoi genitori sono gente che pratica la stregoneria... li hai visti al Paiolo magico."

- Oh, beh, almeno ci siamo risparmiati un altro teatrino - fece Black.

- No, dai - disse invece Remus - io ci stavo prendendo gusto -

- Solo che sarebbe imbarazzante - considerai io, che avrei odiato tutta quella marea di gente che mi scrutava come se fossi un fenomeno da baraccone.

- O terribilmente esilarante - disse Potter che, al contrario di me, non disprezzava affatto la notorietà.

"In ogni caso, ha un bel dire il ragazzo, alcuni tra i migliori erano gli unici dotati di poteri magici in una lunga stirpe di Babbani... Prendiamo il caso di tua madre! Guarda che razza di sorella aveva!»"

Storsi il naso. Anche Hagrid ora di metteva con la storia di mia sorella?

"«Allora, che cos'è il Quidditch?»"

Sia io che Potter sorrido contemporaneamente. Io contenta che lui avesse sorvolato sulla questione, lui contento che avesse scelto proprio il Quidditch come argomento per farlo.

"«È il nostro sport. Lo sport dei maghi. È come... come il calcio nel mondo dei Babbani: tutti seguono il Quidditch. Si gioca in aria, cavalcando manici di scopa, e con quattro palle... È difficile spiegare le regole».

«E che cosa sono Serpeverde e Tassorosso?»

«Sono Case. A Hogwarts ce ne sono quattro. Tutti dicono che quelli di Tassorosso sono un branco di mollaccioni, ma...»

«Scommetto che io finisco a Tassorosso» disse Harry tristemente."

- No - urlò Potter improvvisamente, facendomi sobbalzare - lui è un Grifondodoro, lo si vede dalla faccia -

- Ma se non l'hai mai veramente visto in faccia - gli feci notare.

- Assomiglia a me e quindi ha la mia faccia - disse con ovvietà - E io ho una faccia da vero Grifondoro! - concluse.

- Il tuo ragionamento è davvero assurdo! Hai mai preso in considerazione il fatto che Harry possa essere smistato in una casa diversa -

Lui mi guardò stranito, come fossi io quella ad aver detto un'assurdità.

- Ma, Evans, non è proprio possibile -

- Finché ci credi tu, Potter -

"«Meglio Tassorosso che Serpeverde» disse Hagrid cupo. "

Le due Serpi non furono molto contente di questo commento essendo estremamente fiere della loro casa.

Nella mia mente si era insinuato un dubbio: e se fosse davvero finito a Serpeverde? Come avremmo potuto stabilire il contrario? Per salvaguardare i nervi di tutti, e soprattutto i miei, decisi però di non esternare questo mio pensiero.

"«Tutti i maghi e le streghe che hanno fatto una brutta fine sono stati a Serpeverde. Tu-Sai-Chi era uno di loro».

«Vol... oh, scusa... Tu-Sai-Chi è stato a Hogwarts?»

«Tanti anni fa» disse Hagrid.

Comperarono i libri di testo per Harry in un negozio chiamato Il ghirigoro dove gli scaffali erano stipati fino al soffitto di libri grossi come lastroni di pietra e rilegati in pelle; libri delle dimensioni di un francobollo, foderati in seta; libri pieni di simboli strani e alcuni con le pagine bianche. Anche Dudley, che non leggeva mai niente, avrebbe fatto pazzie per metterci le mani sopra. Hagrid dovette quasi trascinare via Harry da Maledizioni e Contromaledizioni (Stregate gli amici e confondete i nemici con l'ultimo grido delle vendette: caduta dei capelli, gambe di ricotta, lingua legata e molte altre ancora) del professor Vindictus Viridian.

«Stavo cercando di scoprire come fare un sortilegio a Dudley»."

- I geni da Malandrino si fanno sentire - scherzò Remus.

"«Non dico che non è una buona idea, ma nel mondo dei Babbani non devi usare la magia che in circostanze speciali» disse Hagrid. «E in tutti i modi, ancora non puoi riuscire a vendicarti in nessuna maniera: devi studiare molto di più per arrivare a quel punto»."

Speriai avesse ereditato anche il mio buon senso: c'erano mille modi con cui avrebbe potuto prendersi quel che gli spettava senza usare la bacchetta, semplicemente con un po' di ingegno incantando gli oggetti prima di partire o con l'aiuto dei gadget di Zonko. Avrebbe presto trovato gli studenti più grandi con scherzi di tutti i tipi, pur non andando ad Hogsmeade, era ben facile procurarseli.

Se aspettava invece di diventare maggiorenne per usare la bacchetta, avrebbe fatto prima ad andarsene di casa.

"Hagrid non permise a Harry neanche di comperare un calderone d'oro massiccio («Nella lista c'è scritto 'peltro'»), ma acquistarono una graziosa bilancia per pesare gli ingredienti delle pozioni, e un telescopio pieghevole in ottone. Poi andarono in farmacia, luogo talmente interessante da ripagare del pessimo odore che vi regnava, un misto di uova fradice e cavoli marci. Per terra c'erano barili di roba viscida; vasi di erbe officinali, radici secche e polveri dai colori brillanti erano allineati lungo le pareti; fasci di piume, di zanne e artigli aggrovigliati pendevano dal soffitto. Mentre Hagrid chiedeva all'uomo dietro il bancone una provvista di alcuni ingredienti fondamentali per preparare pozioni, Harry esaminava alcuni corni di unicorno in argento, che costavano ventuno galeoni ciascuno, e minuscoli occhi di coleottero di un nero lucente (a cinque zellini la manciata).

Una volta fuori della farmacia, Hagrid spuntò di nuovo la lista di Harry.

«È rimasta la bacchetta magica... e non ti ho ancora preso il regalo di compleanno».

Harry arrossì.

«Ma non devi...»

«Lo so che non devo. Ecco che cosa farò: ti regalerò un animale. Non un rospo, i rospi sono passati di moda anni fa, ti riderebbero dietro... e i gatti non mi piacciono"

- Ehi! - protestai - Il mio gatto è assolutamente adorabile -

Ed era vero, gatto più bello non s'era mai visto. Il pelo era nero, lucidissimo, e di una morbidezza da fare invidia a qualunque peluche che si rispetti. Per contornare il tutto, due grandissimi occhioni di un azzurro chiarissimo che scrutavano sempre tutto, vispi ed attenti. Lo comprai l'hanno scorso dopo che mi conquistò con un primo sguardo, e facendo imbestialire mia madre che l'avrebbe dovuto tenere in casa quando tornato durante le feste. Lei, al contrario mio e di mio padre, non sopportava gli animali.

- Non lo vedo praticamente mai in giro. Sei sicura di aver ancora un gatto, Evans -

- Che domande, ma certo, Black! Solo che ogni tanto sparisce per qualche settimana, come in questi giorni, per esempio -

Solo che, in fin dei conti, non ne ero sicura più neppure io. I gatti, si sa, sono imprevedibili.

"Mi fanno starnutire.Ti prenderò un gufo. Tutti i ragazzini vogliono i gufi, sono assai utili, portano la posta e tutto il resto».

Venti minuti dopo, uscivano dall'Emporio del Gufo, un locale buio, pieno di animali che raspavano e frullavano in aria, con gli occhi luccicanti come gemme preziose. Ora Harry trasportava una grossa gabbia che conteneva una bella civetta bianca come la neve, profondamente addormentata con la testa sotto l'ala. Non riusciva a smettere di balbettare ringraziamenti, tanto che sembrava il professor Raptor.

«Ma di niente!» rispondeva Hagrid burbero. «Non credo che i Dursley ti hanno mai fatto molti regali. E ora ci rimane solo Olivander... è l'unico posto per comprare una bacchetta magica; vai da Olivander, e avrai il meglio, parlando di bacchette»."

- Per me fu il primo posto dove feci acquisti - raccontò Potter.

- Anche per me - concordai - non vedevo l'ora di stringere tra le mie mani quel bastoncino e iniziare a scagliare incantesimi. Mi faceva sentire tremendamente potente -

Remus rise, probabilmente immaginandosi già la scenetta.

- Tu, invece? - gli chiesi.

- I miei genitori si fiondarono al Ghirigoro a comprarmi i libri e tutto l'occorrente, entusiasti - mi rispose lui - Poi mi fecero prendere subito la divisa. Anche per me Olivander fu l'ultima tappa -

"Bacchette magiche... Harry non vedeva l'ora di possederne una.

Quest'ultimo negozio era angusto e sporco. Un'insegna a lettere d'oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.. Nella vetrina polverosa, su un cuscino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta.

Un lieve scampanellio, proveniente dagli anfratti del negozio non meglio identificati, accolse il loro ingresso. Era un luogo molto piccolo, vuoto, tranne che per una sedia dalle zampe esili su cui Hagrid si sedette, nell'attesa. Harry si sentiva strano, come se fosse entrato in una biblioteca privata. Si rimangiò un mucchio di nuove domande che gli erano appena venute in mente, e invece si mise a guardare le migliaia di scatoline strette strette, tutte impilate in bell'ordine fino al soffitto. Chissà perché, sentiva un pizzicorino alla nuca. Persino la polvere e il silenzio di quel luogo sembravano fremere di una segreta magia.

«Buon pomeriggio» disse una voce sommessa. Harry fece un balzo e lo stesso dovette fare Hagrid, perché si sentì un forte scricchiolio e lui si affrettò ad alzarsi dalla sedia.

Avevano di fronte un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti che illuminavano la penombra del negozio come due astri lunari.

«Salve» disse Harry imbarazzato.

«Ah, si» disse l'uomo. «Sì, sì, sì, ero sicuro che l'avrei conosciuto presto. Harry Potter». Non era una domanda. «Ha gli occhi di sua madre. Sembra ieri che è venuta qui a comperare la sua prima bacchetta magica. Lunga dieci pollici e un quarto, sibilante, di salice."

Estrassi la bacchetta lentamente e la guaraní, rigirandola tra le dita.

- Descrizione più che azzeccata, direi - dissi, sbigottita.

- Credevo che la storia del 'mi ricordo di ogni bacchetta'fosse una bufola bella e buona - disse Remus, che aveva un'espressione molto simile alla mia.

- Impressionante - sussurrò Black, ammaliato.

Potter era seduto, attento. Lo guardai, perplessa.

"Una bella bacchetta per un lavoro d'incanto».

Il signor Olivander si avvicinò a Harry. Quest'ultimo avrebbe dato chissà che cosa per vedergli abbassare le palpebre. Quegli occhi d'argento gli facevano venire la pelle d'oca.

«Suo padre, invece, preferì una bacchetta di mogano. Undici pollici. Flessibile. "

Potter era come rianimato.

- Sì! - esclamò estraendo con uno scatto la sua bacchetta - Sapevo che si sarebbe ricordato -

"Un po' più potente e ottima per la trasfigurazione. Be', ho detto che suo padre l'aveva preferita... ma in realtà, è la bacchetta a scegliere il mago, naturalmente».

Olivander si era fatto talmente vicino da toccare quasi il naso di Harry, che si vedeva riflesso in quegli occhi velati.

«Ed è qui che...»

Olivander toccò con un dito lungo e bianco la cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry.

«Mi spiace dire che sono stato io a vendere la bacchetta che ha fatto questo» disse con un filo di voce. «Tredici pollici e mezzo. Sì. Una bacchetta potente, molto potente, nelle mani sbagliate... Bene, se avessi saputo che cosa sarebbe andata a fare per il mondo...»"

Faticavo a figurarmi Voldemort bambino che si accingeva a comprare la sua prima bacchetta. La frenesia dei primi acquisti, l'allegria tangibile che aleggiava per le strade in questi giorni, l'ansia mista alla voglia di iniziare un viaggio indimenticabile, erano tutte cose che stridevano immensamente con la sua figura.

"Scosse la testa e poi, con grande sollievo di Harry, si accorse di Hagrid.

«Rubeus! Rubeus Hagrid! Che piacere rivederti! Quercia, sedici pollici piuttosto flessibile; non era così?»

«Azzecato, signore» disse Hagrid.

«Una bella bacchetta quella. Ma suppongo che l'abbiano spezzata a metà quando ti hanno espulso, vero?» chiese Olivander, facendosi serio d'un tratto.

«Ehm... sì, signore, proprio così» rispose Hagrid spostando il peso del corpo da un piede all'altro. «Però conservo ancora le due metà» aggiunse vivacemente."

- Gli avete mai chiesto il motivo della sua espulsione? - chiesi, curiosa.

- Più e più volte - mi rispose subito Remus - ma trova sempre il modo si raggirare la domanda -

- Così - riprese Black - abbiamo deciso di non insistere più. Alla fine non sono affari nostri, perché forzarlo? -

- Se un giorno ci vorrà raccontare la storia, lo a scolte remo, sennò pazienza - concluse Potter, totalmente non interessato alla questione.

Io al contrario divenivo più curiosa man mano che il tempo passava.

"«Ma non le usi, vero?» chiese Olivander con fare inquisitorio.

«Oh, no, signore» si affrettò a rispondere Hagrid. Harry notò che, nel parlare, si stringeva forte forte al suo ombrello rosa.

«Ehm, vediamo» disse Olivander lanciando a Hagrid un'occhiata penetrante. «Allora, signor Potter, vediamo un po'» e tirò fuori dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento. «Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?»

«Signore, uso la mano destra» rispose Harry.

«Alzi il braccio. Così». Misurò il braccio di Harry dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: «Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, signor Potter. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago».

All'improvviso, Harry si accorse che il metro a nastro, che gli stava misurando la distanza fra le narici, stava facendo tutto da solo."

- È tutta scena questa del metro - ci disse Potter.

- Vuoi dire che tutte quelle misure, quello svolazzare invadente, era del tutto inutile? - gli domandai.

- Del tutto inutile no - precisò prontamente - Sono solo le primissime misure quelle importanti, il resto del lavoro no -

- Ed allora perché non riprendersi quel dannato affare? - chiese Black.

Evidentemente il povero metro non stava simpatico a nessuno.

- Per impressionare i ragazzini e per fargli credere che l'arte del scegliere bacchette sia molto più complessa di quel che è realmente - prese a spiegarci lui - In realtà, in base ai primi dati lui inizia a scegliere le bacchette affidandosi solo ad una sorta di suo sesto senso, senza dimenticare che, appena qualcuno entra, Olivander prende subito a studiarlo per bene, ad analizzarlo per capire che bacchetta gli si addica. È molto perspicace ed intuitivo -

Questo mi fece vedere l'uomo sotto una prospettiva diversa, gli occhi profondi ed inquisitori, in realtà, riuscivano davvero a scavare fino ad arrivare a decodificare la persona che gli stava davanti.

- Questo è molto più affascinante del teatrino delle misure - gli fece notare Remus, sbalordito.

- In effetti sì, ma lui è fatto così. È un grande amico dei miei genitori e per mio padre è un tipo assolutamente geniale - disse Potter.

- Se superi il fatto che mette i brividi... -

- A me, Evans, non mette i brividi, incuriosisce solo. Sarà che sono abituato -

Feci le spallucce, non sapendo come rispondergli.

"Olivander, infatti, volteggiava tra gli scaffali, tirando giù scatole.

«Può bastare così» disse, e il metro a nastro si afflosciò sul pavimento. «Allora, signor Potter, provi questa. Legno di faggio e corde di cuore di drago. Nove pollici. Bella flessibile. La prenda e la agiti in aria».

Harry prese la bacchetta e, sentendosi un po' sciocco, la agitò debolmente, ma Olivander gliela strappò quasi subito di mano.

«Acero e piume di fenice. Sette pollici. Molto flessibile. La provi».

Harry la provò, ma ancora una volta, non aveva fatto in tempo ad alzarla che Olivander gli strappò di mano anche quella."

- Di solito il primo paio che fa provare - ci raccontò Potter - non è mai quello giusto -

- Andiamo, OK quello che ci hai raccontato prima, ma questo non ha senso. Perderebbe del tempo inutile! - disse Black, per nulla convinto di quel che andava a dire l'amico.

- Non deve avere mica senso per te, Felpato - ribattè lui - Andiamo, sette pollici! È chiaro come il sole anche per me che una bacchetta così corta non va bene - si vantò, con l'aria di chi la sapeva lunga.

- È chiaro come il sole che hai tutte le carte in regola per diventare un'aspirante mini-Olivander - scherzò Remus.

- Oh, sta zitto Remussinuccio - ribattè un Potter molto seccato.

"«No, no... ecco, ebano e peli di unicorno, otto pollici e mezzo, elastica. Avanti, avanti, la provi».

Harry provò, provò ancora. Non aveva idea di che cosa cercasse Olivander. Le bacchette si stavano ammucchiando sulla sedia, ma più Olivander ne tirava fuori dagli scaffali, più sembrava felice.

«Un cliente difficile, eh? No, niente paura, troveremo quella che va a pennello... Ora, mi chiedo... sì, perché no... combinazione insolita... agrifoglio e piume di fenice, undici pollici, bella flessibile».

Harry la prese in mano. Avvertì un calore improvviso alle dita. La alzò sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una scia di scintille rosse e d'oro si sprigionò dall'estremità come un fuoco d'artificio, proiettando sulle pareti minuscoli riflessi danzanti di luce."

- L'ha trovata - esclamò Remus.

Io annuivo con la testa, entusiasta di questo importante evento.

- Adesso è pronto al cento per cento - disse Potter che condivideva il nostro stesso entusiasmo - deve solo andare a King Cross, prendere il treno e... -

- E aspettare un altro mese - lo interruppi mestamente - Deve passare un altro mese da quei Dursley -

Lui mormorò un appena percettibile: - Ah, già -

"Hagrid gridò d'entusiasmo e batté le mani e Olivander esclamò: «Bravo! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene... che strano... ma che cosa davvero strana...»"

- Strano? - si preoccupò subito Potter.

Io lo ignorai, continuando imperterrita per scoprire cosa non andasse. Era possibile che ci fosse un altro intoppo?

"Rimise la bacchetta di Harry in una scatola e la avvolse in carta da pacchi sempre borbottando: «Ma che strano... davvero strano».

«Scusi» fece Harry, «ma che cosa c'è di strano?»

Olivander lo fissò con i suoi occhi sbiaditi.

«Ricordo una per una tutte le bacchette che ho venduto, signor Potter. Una per una. Si dà il caso che la fenice dalla cui coda proviene la piuma della sua bacchetta abbia prodotto un'altra piuma, una sola. È veramente molto strano che lei sia destinato a questa bacchetta, visto che la sua gemella... sì, la sua gemella le ha procurato quella ferita»."

- La... La bacchetta di... - mormorai, sperando di aver mal inteso.

I volti cupi degli altri, però, parlavano chiaro.

Tutti noi eravamo stupiti ed intimoriti al tempo stesso da questa notizia. I due Serpeverde parevano aspettarselo ancora meno di noi, stavano crollando tutte le certezze su quel che loro consideravano il loro leader: prima di tutto non era invincibile come molti li consideravano, poi aveva perso quella sua unicità .La bacchetta è ciò che più e apprenda l'identità di un mago ed una connessione del genere non era da sottovalutare.

Dubitavo fosse qualcosa di positivo. Il mio bambino non doveva aver nulla a che vedere con quel mostro.

"Harry deglutì.

«Sì, tredici pollici e mezzo. Legno di tasso. Curioso come accadano queste cose. È la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi. Credo che da lei dobbiamo aspettarci grandi cose, signor Potter... Dopo tutto, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose... terribili, è vero, ma grandi»."

- Non si posso considerare grandi o notevoli cose così, dimostrano che è il più infimo dei maghi - disse sprezzantemente Potter.

Sia Severus che Regulus lo guardarono, pronti ad incenerilo con i soli occhi, pronti a battersi e a discutere non appena qualcuno di noi avesse provato a dire di più. Nessuno di noi lo fece, li lasciammo crogiolare nella loro finta superiorità, fatta di una scia di terrore che lasciava dietro solo una serie di morti e vittime innocenti, capitanata da un mago che si illudeva di essere invivibile, ma poi arrestato da un semplice bambino.

"Harry rabbrividì. Non era certo di trovare molto simpatico quel signor Olivander. Pagò sette galeoni d'oro per la sua bacchetta, e mentre uscivano, Olivander li salutò con un inchino da dentro il negozio.

Era ormai pomeriggio avanzato e il sole era basso sull'orizzonte quando Harry e Hagrid si misero sulla via del ritorno ripercorrendo Diagon Alley, riattraversarono il muro, fino al Paiolo magico, ormai deserto. Lungo il tragitto, Harry non disse una parola; non notò nemmeno quanta gente li guardasse a bocca aperta, in metropolitana, carichi com'erano di tutti quei pacchi dalle forme bizzarre, e con la civetta candida addormentata sulle ginocchia. Su per un'altra scala mobile, fuori di nuovo, giù verso Paddington Station; Harry si rese conto di dove si trovavano soltanto quando Hagrid gli batté sulla spalla.

«Abbiamo il tempo di mangiare un boccone, prima che il tuo treno parte» disse.

Gli comperò un hamburger e si sedettero a mangiare su panchine di plastica. Harry continuava a guardarsi intorno. In un certo senso, tutto aveva un'aria molto strana.

«Ti senti bene, Harry? Sei molto zitto» disse Hagrid.

Harry non era sicuro di riuscire a spiegarsi. Quello era stato il più bel compleanno della sua vita. Eppure... Continuò a mangiare il suo hamburger cercando di trovare le parole.

«Tutti pensano che io sia speciale» disse infine. «Tutte quelle persone del Paiolo magico, il professor Raptor, il signor Olivander... ma io, di magia, non ne so niente."

- Ecco, si è fatto condizionare dal discorso di quel damerino del negozio - borbottò Potter.

- Ha solo undici anni - protestai - È normale -

Io credevo ciecamente a tutto quel che mi raccontava Severus, potevo capire l'atteggiamento di mio figlio.

- Con tutte le aspettative che gravano su di lui poi... - gli fece notare anche Remus - L'atteggiamento degli altri non aiuta affatto -

Quello che noi perdevano come uno scherzo, doveva avere un peso assurdo il quel povero ragazzo, Remus aveva perfettamente ragione, come avevo fatto a non accorgermene prima?

"Come fanno ad aspettarsi grandi cose? Sono famoso, ma non ricordo neanche il motivo per cui sono famoso. Non so che cosa è successo quando Vol... scusa... voglio dire, la notte che i miei genitori sono morti».

Hagrid si chinò verso di lui. Dietro la barba incolta e le folte sopracciglia faceva capolino un sorriso pieno di gentilezza.

«Non preoccuparti, Harry. Imparerai presto. A Hogwarts tutti i principianti sono uguali. Starai benone. Basta che sei te stesso. Lo so che è dura. Tu sei un prescelto, e questo fa sempre la vita difficile. Ma starai benissimo a Hogwarts... così è stato per me, e lo è ancora, davvero»."

- Hagrid è una mammina perfetta - fece Black con tono smielato.

- È stato dolce invece - dissi io, che avevo apprezzato immensamente il discorso che aveva fatto.

- Stavo solo scherzando - ribattè lui, il che non gli evitò una bella occhiataccia.

Hagrid aiutò il ragazzo a salire sul treno che lo avrebbe riportato dai Dursley, e poi gli porse una busta.

«Questo è il biglietto per Hogwarts» disse. «1° settembre, King's Cross... è tutto scritto sul biglietto. Se hai problemi con i Dursley, spediscimi una lettera con la tua civetta, lei saprà dove trovarmi... A presto, Harry».

Il treno usci dalla stazione. Harry avrebbe voluto seguire Hagrid con lo sguardo fin quando non l'avesse perso di vista; si alzò in piedi sul sedile e schiacciò il naso contro il finestrino, ma non fece in tempo a battere le palpebre che Hagrid era sparito."

- Ma come sparito? Lo lascia lì così? - esclamai interdetta.

Hagrid non aveva avuto neppure un minimo di buonsenso, la stazione era grande ed Harry così piccolo! Sperai che fosse abbastanza sveglio da riuscire a trovare la strada di casa da solo senza finire nei guai. Sulla fortuna del pargolo, infatti, ci avevo perso un po' le speranze, aveva avuto un'infanzia troppo travagliata per i miei gusti, i Dursley non gli avevano di certo far avuto un'infanzia idilliaca.

- Continuiamo? - chiese Potter.

- Sì! - esclamai prontamente, ansiosa di proseguire.

- Non posso intrattenermi oltre - disse Regulus scostante, alzandosi lentamente per raggiungere l'uscita.

Severus si alzò subito dopo e rimase per qualche attimo in piedi a scrutarci, i suoi occhi neri e profondi indugiarono più volte su di me, ma io non feci segno di scompormi. Uscì subito dopo, voltandosi le spalle in silenzio senza neppure salutarci.

Il silenzio aleggiava ancora, con un tacito accordo decidemmo di alzarci anche noi. Avevo le gambe anchilosate e, sebbene feci qualche passetto per rimettermi in sesto, rimasero comunque leggermente intorpidite,

- Evans, me lo devi spiegare - esordì Potter avvicinandosi ad un tratto a me, leggermente imbarazzato.

- Cosa vuoi sapere? -

- Perché tua sorella si comporta così? - si passò velocemente una mano tra i capelli, nervoso - Io, beh... non voglio farmi i fatti tuoi, però... -

- Va bene - acconsentii interrompendo prontamente il suo farfugliare - te lo dico strada facendo -

Non ci pensai neanche su, dopotutto lui aveva il pieno diritto di sapere.

Uscimmo insieme dalla stanza.

Presi un bel respiro. Ci aspettava una lunga camminata.

 

 

 

*Potrebbe essere plausibile, secondo me, che Lily non sappia chi diriga le banche dei maghi essendo Nata Babbana. Lo stesso Harry, nel corso dei vari anni, conosce i vari dettagli del mondo magico. Sa dell'esistenza dei folletti, ovviamente, ma non credo si sia mai posta il problema dell'occupazione di ogni singola creatura del mondo magico, ne che si vada a documentare sul funzionamento e sulla struttura della banca se non ha un conto all'interno di essa. Come scritto, lei non è mai entrata alla Gringott, ergo non ha mai visto lì dentro i folletti.

 

** Anche se siamo prima degli anni 80, qualche cosina tecnologica che stupirebbe un mago già esiste. Quindi non è un'imprecisione storica.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Good afternoon!

La mia intenzione era di pubblicare ieri sera, ma, mentre scrivevo, mi sono inspiegabilmente addormentata risvegliandomi stamattina con il cellulare in mano (con il quale aggiorno). Memo per me: non scrivere MAI sul letto, per quanto invitante, comodo, morbido, accogliente ecc... possa essere. È una trappola!

Che dire: questo capitolo è stato lunghissimo! Vi giuro che mi sembrava non avesse fine... Per questa ragione, come molti di voi mi hanno precedentemente suggerito, ho inserito un breve riassunto di una scena. Non lo farò spessissimo, ma solo quando occorre e le parti saranno contrassegnate dal corsivo. Spero vi sia piaciuto e di non aver combinato un casino così ^^

Ma parliamo di cose bellissime: devo ringraziarvi di cuore, a tutti voi che seguite questa mia stramba storia, e devo ringraziare le dieci, dico ben DIECI (voi ci credete? Io no!) meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo facendomi sapere la loro opinione! Naturalmente mi fa sempre piacere il parere di persone in più, quindi spero che sempre più persone (anche tramite un breve messaggio) mi facciano sapere, non c'è cosa più importante per un autore! Qualsiasi cosa vi passi per la mente scrivetela ;)

Passiamo al capitolo: Diagon Alley!

Quanti tra voi hanno mai fantasticato di trovarsi lì a fare acquisti per il fatidico primo settembre? Su, su alzate le mani! La mia è talmente in alto che ha già raggiunto il cielo :)

Passando alle cose serie: la scena finale (quella di Lily e James, per intenderci) è stato il primo pezzo di storia che ho scritto e la seconda scena che ho immaginato. La prima scena, ovviamente, è stata quella della "tizia misteriosa" che scrive dal futuro, perché da lì parte tutta la fanfiction. L'idea originale era che lei scriveva una lettera dove descriveva con una sintesi di quel che sarebbe accaduto nel futuro, la inviava nel passato, loro la leggevano e da lì sarebbero partiti commenti e discussioni. Da qui la scena conclusiva di James che chiedeva a Lily informazioni. Sarebbe stata una semplice One Short e nulla più, con un finale molto aperto (cosa sarebbe cabinato nel corso degli eventi con quella lettera?), poi ho deciso di far inviare tutti i libri ed il risultato è quello che vedete.

Anyway questo piccolo frammento (parte dell'idea originale) lo avevo in archivio da mooooolto tempo, in attesa del momento giusto per inserirlo, se sembra "staccato" dal testo è per quello. Per ragioni personali, tuttavia, ho deciso di non modificarlo, ci tengo particolarmente a quelle poche e brevi righe.

Passiamo ai personaggi:

James me lo immagino un po' permaloso (non chiedetemi il perché, l'ho sempre pensato così) e, a dispetto della maschera di arroganza che pare evidente nei ricordi di Severus (dopotutto lo odia, come poteva emergere un James carino&simpatico dalla sua mente?), lui è un personaggio buonissimo e anche uno che di paranoie se ne fa tantissime! Magari per gli altri appare sempre al 100% però gli amici conoscono il vero lui. E poi diciamocelo, anche se James è forte, coraggioso, grintoso ecc... non vuol dire che sia perfetto e sempre all'apice di sé. I "film mentali" se li fanno un po' tutti, chi più e chi meno u.u

Poi ho inserito un altro scontro tra Regulus e il fratello. Alla fine quel che dice Sirius è, in buona parte, vero. Regulus non si rende veramente conto di quale sia il progetto di Voldemort, e questa cosa la pagherà con la sua stessa vita. La storia dei due fratelli è un po' triste, non trovate? Voi tra i due chi preferite? Io leggermente di più Sirius, perché sono più affezionata al personaggio :). E tra James e Severus? Voi chi scegliete? Io anche qui voto il mio amato Malandrino *-* (nulla togliere a Piton, affatto!)

Per quanto riguarda Raptor, dato che non mi ricordavo quanti anni potesse avere, ho fatto delle ricerche ed è saltato fuori che faceva parte della classe 60-70 di studenti, per questo l'ho descritto poco più grande dei personaggi. Lui, in versione studente, me lo immagino molto più nervoso e schizzato rispetto alla versione adulta, perciò i ragazzi non faticano affatto a ricordarlo.

Parliamo infine di Olivander e delle bacchette: so per certo che le bacchette vengono scelte in base alle principali caratteristiche del mago, sia per quanto riguarda i tratti base della personalità (incluse le propensioni che determinano il tipo di bacchetta), sia per quanto riguarda il fisico (per esempio la statura ne determina la lunghezza). Per questo mi è sembrato strano quando, rileggendo, ho notato che Olivander facesse provare ad Harry bacchette effettivamente troppo corte! Lui è la copia carbone (o quasi) di James, che ha una bacchetta di undici pollici, quella del figlio non si poteva distanziare di molto per quanto riguarda la lunghezza, infatti è undici pollici lo stesso. Hagrid, che è enorme, ne ha una di sedici. Da tutto ciò è nata la storiellina narrata da James.

Ho detto tutto? Mi sembra di sì. Per qualsiasi cosa fatevi sentire, mi raccomando, aspetto i vostri pareri su questo capitolo :D

Ringrazio (again) ognuno di voi che spende il suo tempo per leggere questa storia. Grazie, grazie, grazie infinite <3

Un grande abbraccio a tutti,

Hij

 

   
 
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