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Autore: KleineJAlien    30/06/2016    0 recensioni
Questa storia tratta le vicende di principalmente nove ragazzi, nove studenti della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Alcuni vedono le loro vite intrecciarsi molto tempo prima rispetto altri, che dovranno ancora conoscersi e superare vicende difficili.
MiniFF | 11 Chapters | AU!Hogwarts
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8




In quel momento se il suo labbro si fosse potuto staccare e avesse avuto un paio di piedi, avrebbe sicuramente lasciato la faccia di Alexis, per andarsene con le proprie gambe lontano il più possibile da lei. Era da circa cinque minuti che la Corvonero si torturava insistentemente con i denti, a causa della lezione che affiancata da Niall, si stava apprestando a raggiungere.
«Dai Alex! Ho sentito dire che la lezione di volo di oggi sarà diversa.» le disse il biondo eccitato.
«Non so quale fosse il tuo scopo, ma la tua affermazione non mi ha tranquillizzata per nulla.» rispose la rossa stringendo le braccia intorno al petto quando raggiunsero l'esterno di Hogwarts.
Era risaputo - perlomeno a Niall - che la giovane non vedesse di buon occhio il volo quando questo riguardava in particolare direttamente il suo coinvolgimento. Aveva ottimi voti in ogni materia, volo risultava essere la nota stonante su tutta la sua pagella con un voto inferiore di un grado rispetto alle altre. Il fatto era  che Alexis si impegnava molto, la professoressa lo vedeva, e aveva buon cuore di sollevarle la media a fine anno il più possibile per intaccare al contrario il meno possibile la sua pagella. Nonostante ciò l'avversione per la scopa non le era mai passata.
«Oh Merlino! Ci sono i giocatori di Quidditch!» esclamò una ragazza poco più avanti di Alexis.
Al sentire quelle parole, la Corvonero sollevò la testa e guardò in testa al gruppo allarmata. Constatata la veridicità delle parole, si fermò sul posto e «Niall io non mi sento tanto bene..» mormorò paonazza «Puoi avvisare Madam Hooch che sono tornata..»
«Non fare la fifona Alex!» rispose il biondo afferrandola per un braccio prima che potesse anche solo terminare la frase «Ti impedisco di andartene.» s'impose.
La ragazza mugugnò qualche lamentela e si lasciò trascinare controvoglia verso lo spiazzo in cui la lezione era stata allestita e due file parallele di scope erano poggiate al suolo.
I due amici si divisero poco dopo - troppo presto per i gusti della rossa - e andarono a disporsi a fianco ad una delle scope insieme alle proprie classi. La professoressa che fino a quel momento parlava con i ragazzi del Quidditch, nel vedere che si erano disposti tutti ordinati al proprio posto, raggiunse lo spazio tra  le due file e aspettò che anche gli altri l’affiancassero.
«Il motivo per cui vedete oggi qui con me i ragazzi del settimo anno Green, Styles, Robinson e Lahey, è perché questa sarà una lezione un po’ diversa dal solito, incentrata sul Quidditch.» iniziò la donna passando sopra alle chiacchiere eccitate di buona parte degli studenti del corso «La lezione si dividerà in due parti, una teorica, ovvero un breve test scritto in cui voglio che voi mi scriviate le regole dello sport e cinque falli riconosciuti. Successivamente metteremo un po’ di queste regole in campo con un allenamento molto base a coppie.» spiegò.
Prima ancora che Alexis potesse comprendere quanto detto, dei tavoli forniti di pergamena e piuma comparirono davanti ai loro nasi e Madam Hooch diede il via libera per iniziare il test.
Confusa bagnò la piuma in mano e iniziò a scrivere. Quello che però venne davvero fuori furono solamente due righe che le fecero realizzare quanto davvero poco sapesse riguardo quello sport.
Sapeva ad esempio che vinceva la squadra con più punti ed avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco che inserire una qualsiasi parte del corpo all’interno di un anello per evitare alla Pluffa di entrarci, non fosse del tutto corretto, ma oltre quello, nient’altro.
Inoltre il fatto che Madam Hooch fece notare a tutti loro che su settecento falli richiesti, almeno cinque avrebbero dovuto per forza conoscerli, non aiutò per niente Alexis, la quale cadde ancora di più nello sconforto. Sembrava che il problema in quel momento fosse solo il suo.
Tutti scrivevano spediti, la situazione per una volta si era capovolta. Tra sé e sé si disse quasi ridendo che dovesse essere il karma a giocarle uno brutto scherzo. Nella sua testa si maledisse un numero infinito di volte. Lo sapeva che in realtà avrebbe dovuto leggere qualche libro anche sul volo nonostante quella fosse la materia che le piaceva meno, o forse doveva andare alle partite e parlare di più di queste con Niall. Il suo non essere un cima  in quel campo sarebbe dovuta essere la motivazione principale per impegnarsi di più sulla teoria, invece in quel momento, per la prima volta nella sua vita si trovava a fissare la pergamena vuota senza saper cosa scrivere.
Quando ormai mancavano poco più di dieci minuti alla consegna, la sua pergamena era pressoché vuota e non sapeva più cosa fare, una piccola colomba di carta si poggiò sul suo scrittoio, aprendosi poi immediatamente in un biglietto grande quanto la sua mano, completamente compilato in piccola calligrafia. Una lettura veloce bastò per capire che si trattassero delle risposte al test, ma niente le diede alcun indizio di chi fosse stato a mandarglielo. I suoi compagni di casa e Niall scrivevano spediti con la testa bassa sulla carta, la professoressa a distanza parlava con i ragazzi del Quidditch e nessuno sembrava guardare nella sua direzione.
Non si trattenne ulteriormente, davanti alla possibilità di evitare di consegnare un compito in bianco, Alexis preferì ricopiare i suggerimenti, parola per parola, senza pensarci. Il senso di colpa arrivò una volta scaduto il tempo. Copiare non era giusto, e appena messo piede nella sua stanza avrebbe immediatamente recuperato le sue mancanze.
Quello del test però non fu il male peggiore. Per la pratica Alexis finì in coppia con Olivia Wood, Corvonero anche lei. Inizialmente quello che avrebbero dovuto fare, era salire a cavallo della scopa e fare passaggi con una palla normale che non aveva niente a che fare con il Quidditch.
"Serve per allenare i vostri riflessi e l'equilibrio" aveva detto Madama Hooch.
In tutto questo i ragazzi del Quidditch facevano avanti e indietro dando  qualche dritta su come migliorare. Green dopo aver passato dieci minuti dietro la coppia Alexis-Olivia, gettò la spugna.
Le doti di Alexis vennero messe ancora più a rischio quando Madama Hooch chiese a tutti gli studenti di salire di un metro per altre tre volte consecutive. Se da una parte la ragazza si sentiva incredibilmente instabile a così tanta distanza da terra, dall'altra non aveva alcuna intenzione di arrendersi con Isaac nei paraggi. Il peggio in assoluto però arrivò quando si passò dai semplici lanci sul posto a doverli fare volando rapidi in avanti e indietro lungo il campo, insieme al proprio compagno. Lo sguardo che Alexis e Olivia si scambiarono parlò chiaro.
I primi lanci - dopo quasi dieci minuti di sola corsa sulla scopa - furono disastrosi. Green che per sua sfortuna era sempre nei loro paraggi quando la palla cadeva, era anche la persona che la raccattava e la riportava loro. Dopo una quindicina di tentativi falliti, per miracolo le due ragazze riuscirono a fare due lanci consecutivi senza lasciar mai cadere la palla.
Prese dall’euforia, entrambi esultarono, ma mentre Olivia riuscì a controllare la scopa mentre continuavano a volare, Alexis che aveva anche la palla, perse sia questa che il controllò iniziando così ad oscillare da destra  sinistra in maniera convulsa. Un grido di spavento lasciò le sue labbra e tutti si fermarono immediatamente.
«Walsh tutto bene?» chiese Madama Hooch rimanendo ancora in disparte.
In un primo momento la Corvonero non riuscì a rispondere. Strinse con forza le ginocchia intorno al manico e lo riafferrò immediatamente anche con le mani, ma ciò non la aiutò a fermare quella corsa, anzi presto si ritrovò a salire sempre più in alto senza poter far niente per impedirlo.
«Sbilanciati in avanti! Piegati in avanti o continuerai a salire!» urlò qualcuno dal prato.
La ragazza si voltò a guardare  e quello che vide furono tutti i suoi compagni radunati a terra che la guardavano con il naso all’insù, e più passavano i secondi, più si facevano lontani. Inoltre tra loro individuò anche Isaac cosa che la mandò ancora più nel panico.
«Ci sto provando giuro. N.. non ci riesco!» rispose chiudendo forte gli occhi.
Sarebbe morta da un momento all’altro secondo la sua testa in quel momento. Odiava il volo e la cosa non sarebbe mai cambiata, anzi probabilmente non avrebbe mai più nemmeno sfiorato una scopa se fosse riuscita a sopravvivere quel giorno. Avrebbe sopportato una materia bassa.
Quando aprì gli occhi, appena più avanti delle sue mani, ne comparve una terza, che afferrò saldamente la sua scopa. Sul dorso  di essa stazionava una cicatrice bianca che riconobbe subito, eppure non alzò lo sguardo fino a quando una voce non la ridestò  «Respira e concentrati.» disse.
Se respirare non fu facile, Alexis cercò comunque di concentrarsi, agevolata dal fatto che il mezzo non si muoveva più come prima grazie alla presenza di Isaac al suo fianco che la guidava. Riuscirono così ad atterrare nuovamente sul prato con le proprie gambe, poco lontani dal gruppo.
Appena in suoi piedi toccarono terra, gli occhi le si riempirono di lacrime. Le figure dei suoi compagni intorno a lei, e quella di Isaac preoccupata a pochi centimetri divennero sfocate. Strinse al petto le mani per non far vedere a tutti quanto stessero tremando ed abbassò lo sguardo al suolo, avrebbe tanto voluto che la risucchiasse, nascondendola.
«Madama Hooch mi da il permesso di accompagnarla in infermeria?» si fece avanti Niall appoggiando, in segno di conforto, un mano sul braccio dell'amica.
«No.» s'intromise una seconda voce «L'accompagno io.» disse Isaac.
Alexis alzò immediatamente lo sguardo verso l'amico e cercò di pregarlo con gli occhi di non lasciarla andare con lui. "Non in queste condizioni, ti prego Niall insisti" cercò di fargli capire attraverso un unico sguardo. Invece il biondo annuì e si fece da parte d’accordo.
«Va bene Lahey. Per tutti gli altri invece, tornate in posizione.» annuì la professoressa.
Un secondo dopo la rossa si ritrovò tra le braccia del biondo, le sue mani intrecciate automaticamente dietro il collo per evitare di cadere. Successe così in fretta che quando effettivamente si rese conto di cosa stesse succedendo, l'aria le si bloccò nei polmoni.
«Riesco a camminare.» sospirò a stento mentre le ragazze del corso la guardavano invidiose.
Il Serpeverde d'altra parte non rispose e iniziò ad incamminarsi.
Per quanto Alexis avesse voluto godersi l'attimo, era talmente tesa che non aveva dubbi sul fatto che il ragazzo pensasse di avere tra le braccia un tronco di legno. Per non parlare dei suoi complessi sul peso, per quanto sembrasse non farci caso, la Corvonero ebbe anche il tempo di pensare alla fatica che stesse facendo in quel momento Isaac con le in braccio.
Appena varcarono la soglia, Madama Chips si avvicinò a loro allarmata, forse anche più del dovuto a causa del modo in cui lui la teneva «Ragazzi che succede? Tesoro cosa è successo?»
«I..io sto bene.» balbettò Alexis mentre il ragazzo la poggiava seduta su un letto libero.
Finalmente la rossa sentì di poter riprendere a respirare normalmente. O quasi.
«Incidente durante Volo. Credo si sia presa solamente uno brutto spavento.» spiegò il biondo.
«Dovevo immaginarlo. Quando ci siete voi ragazzi del Quidditch di mezzo..» borbottò la donna scuotendo la testa «Ho io cosa fa per lei.» le sorrise poi gentilmente, prima di sparire dietro il paravento mentre Isaac assumeva un'espressione vagamente offesa.
Alexis rimase dopodiché in silenzio per tutto il tempo fino a quando l’infermiera non tornò con mezza tavoletta di cioccolato in mano per lei.
«Non la voglio.» la rifiutò in imbarazzo la più giovane, abbassando appena la testa.
«Sei allergica?» chiese la donna ricevendo subito un segno negativo «Allora..»
«Grazie Madama Chips , ci penso io.» disse il Serpeverde afferrando il dolce dalle mani della donna e trascinando una sedia proprio di fronte e alla ragazza. Successivamente divise una barretta, si portò alla bocca la prima metà, e la seconda la tese nuovamente alla Corvonero che quella volta non ebbe il coraggio di rifiutare l’offerta. Prima di portarla alla bocca però, aspettò comunque un po’, rigirandosi il dolce tra le mani.
«Non sei costretto a rimanere qui..» mormorò la ragazza alzando lo sguardo sul ragazzo, mentre terminava l’ultimo pezzo di cioccolato. Quella era la prima volta che osservava il biondo così da vicino, e soprattutto con lui consapevole che lo stesse facendo.
«Non ho di meglio da fare.» fece spallucce questo, adagiandosi sullo schienale.
«Madama Hooch si starà chiedendo dove sei finito. Mi sei sembrato indispensabile alla lezione. Se non ci sei tu chi salverà le stupide ragazze che al sesto anno non sanno andare sulla scopa?»
«Non tutti sono perfetti. C’è chi è bravo nel Quidditch..» rispose Isaac riferendosi chiaramente a se stesso «..e chi ad esempio lo è in Aritmanzia. In ogni caso ci sono altri ragazzi al campo.»
La rossa aggrottò le sopracciglia trovando il paragone tra le materie esageratamente azzeccato.
«E poi..» ricominciò «Sono in debito con te.»
«In debito con me?» chiese Alexis trattenendosi dal ridere.
«Allora credo di aver confuso civetta. Ero quasi certo che la civetta bianca che sta sempre con Slot fosse la tua. Vorrà dire che dovrò dire a Madama Hooch che hai copiato al test di oggi!»
«Tu come..?» poi si zittì immediatamente capendo che il ragazzo ormai avesse scoperto tutto «Non si aiuta una persona in cambio di qualcosa.» disse sicura di sé.
«Giusto.» annuì «Quindi ti ringrazio per Aritmanzia, per la dritta dell’arrivo di Gazza l’anno scorso alla festa di fine anno, e per tutti gli altri biglietti. Ma probabilmente ti devo la vita per avermi salvato alla partita di Quidditch, quando i bolidi sono impazziti.»
«Non puoi esser sicuro che sia stata io a fare tutto queste cose.» sostenne sentendosi estremamente tranquilla per star parlando con Isaac Lahey, cosa che aspettava da una vita e che aveva immaginato sempre incredibilmente imbarazzante.
«Ma non l’hai nemmeno negato.» le fece notare il Serpeverde.
«Già..» sospirò «Beh.. ti ringrazio per non avermi lasciato volare via, ed avermi portato lontano dal resto degli allievi. Probabilmente avrei potuto avere una crisi di panico.» ammise.
Rimasero in infermeria scambiandosi solo di tanto in tanto qualche parola fino alla fine dell’ora di Volo, quando Niall raggiunse Alexis giusto in tempo per vedere Isaac raggiungere la lezione di Pozioni a cui non sarebbe potuto mancare.
Ad accoglierlo trovò un’Alexis sorridente ed euforica, di certo non una persona che ha quasi rischiato di ammazzarsi a cavallo della propria scopa.
«Allora?» le chiese il Tassorosso prendendo posto a fianco a lei sul materasso «Dall’espressione di entrambi sembra che Lahey abbia scoperto del tuo gesto eroico e dei bigliettini.»
La testa della ragazza scattò nella sua direzione «Come fai a sapere tutto questo?»
«Oh andiamo! Sono Tassorosso non cieco, e la tua espressione ogni volta che c’è lui in giro dice tutto.» rise il biondo ammettendo si aver sempre saputo della sua cotta per il Serpeverde.
«Ti prego non entrare nei particolari.» disse la rossa coprendosi il viso.
«Va bene, per oggi hai avuto fin troppe emozioni.»

Dopo aver messo in chiaro le cose rispettivamente con Harry e Niall, Sylvia e Jennifer avevano parlato l’una a l’altra di cosa negli ultimi tempi era successo. Lo scoprire che entrambe avessero mantenuto segreto qualcosa, le aveva aiutate a passare il senso di colpa che provavano nell’aver tagliato fuori dalla propria vita e dalle difficoltà, la propria migliore amica.
Alla notizia che Niall fosse un licantropo da praticamente sempre, inizialmente la castana scoppiò a ridere dicendo che era impossibile che uno tenero esteriormente come il Tassorosso, il quale al massimo si sarebbe potuto trasformare in un criceto, in realtà durante le notti di luna piena diventasse una delle creature più irrazionali di tutto il mondo magico. Poi si era preoccupata per l’amica, ricollegando il tutto al suo “incubo” e l’aveva ripresa per il suo averlo seguito fuori quella sera il mese precedente, nonostante non sapesse ancora del pericolo.
Jennifer invece non lo aveva preso in giro come si sarebbe aspettato. Per una volta sembrava che le due ragazze si fossero cambiate di ruolo, e la mora si preoccupò per il riccio.
Stette ad ascoltare in silenzio i vari dubbi che Sylvia aveva affrontato settimana dopo settimana, e il definitivo aiuto che gli aveva dato dopo che lo aveva trovato sconvolto nella Sala Comune in piena note, definendo alla fine l’amica, come l’eroina di Harry Styles.
Una cosa che però notò spontaneamente Jennifer fu che, nonostante fosse passato un mese dal cosiddetto incidente, a parte un paio di giorni in cui aveva visto la castana strana, non c’era stata nessuna occasione in cui l’aveva vista interagire in maniera diretta con il Prefetto. Si sarebbe aspettata che dopo averlo salvato da una crisi isterica da pozioni, il minimo che avessero potuto fare era scambiare almeno una parola, un cenno, mezzo saluto, e invece niente. D’altra parte però non aveva più sentito Sylvia criticare Styles ogni volta che lo vedevano passar davanti a loro, o ogni volta che veniva elogiato da qualcuno.
«Ci sono molte più cose di quante possiamo immaginare dietro la sua facciata famosa.» aveva detto Sylvia, rimanendo comunque discreta su quanto Harry le aveva confidato.
«In realtà non è proprio vero che non ci siamo più parlati da quel giorno. Ogni tanto ancora non riesco a dormire e mi capita di trovarlo nella Sala Comune che non riesce a farlo nemmeno lui. A volte parliamo un po’, a volte ripete a voce alta una lezione e poi lo costringo ad andare a dormire, oppure leggiamo solo vicini. Diciamo che io vado anche per controllare che non ricada.» fece spallucce la Grifondoro poggiando i gomiti sul volume che in quel momento aveva di fronte.
Jennifer non fece in tempo a rispondere che il diretto interessato di tutta la conversazione si avvicinò titubante alle due nella Sala Grande e nel tentativo di attirare l’attenzione si Sylvia si schiarì la voce. Come se i due metri d’altezza e i suoi capelli non fossero abbastanza visibili.
«Ciao ragazze.» salutò nel momento in cui queste si voltarono «Come va?»
«Ehm io vado.. Ho delle ricerche da fare per tu sai cosa.» si rivolse all’amica «Styles.» ricambiò.
Quando la mora si fu allontanata il riccio indicò il posto a fianco a Sylvia e chiese «Posso?»
La ragazza annuì senza pensarci e sistemò un po’ la sua roba sparsa sul tavolo. Successivamente osservò il riccio aspettandosi che parlasse, ma questo esitò prima di farlo, dovette incitarlo lei.
«Ricordi che mi hai proposto di aiutarmi?» chiese grattandosi nervosamente dietro la nuca «So che anche tu devi preparare esami ma ecco.. mi chiedevo se avessi dieci minuti per aiutarmi nell’organizzazione dello studio e dei vari incontri. Beh.. diciamo francamente che non riesco ad organizzare la mia vita scolastica e non voglio riprendere con le pozioni.»
Sylvia sorrise e annuì ancora chiudendo ora il libro e portandosi davanti qualche pergamena. L’ultimo giorno passato insieme chiusi nella stanza delle necessità, i due avevano parlato ancora e la castana alla fine, si era anche proposta nei limiti del possibile, di aiutarlo con lo studio e l’organizzazione - perché no - del resto. Inizialmente Harry l’aveva ringraziata seppur non aveva nemmeno lontanamente preso in considerazione di rivolgersi a lei per una cosa simile, ma dopo qualche settimana, dopo aver sperimentato che anche solo ripetere a qualcuno una lezione, lo faceva sentire più sicuro dopo molte meno ore di studio, si era ricreduto, ed ora eccolo lì con lei.
Alla fine passarono ben più di trenta minuti dietro schemi che ad ogni stesura diventavano sempre più dettagliati e precisi. In quello definitivo, che riguardava le successive due settimane, vi erano le ore approssimative di studio, gli incontri a cui Sylvia si era offerta di presentarsi per aiutarlo con lo studio - incontri che risultavano essere principalmente notturni nella Sala Comune -, gli allenamenti di duello, quelli di Quidditch e le varie riunioni da Prefetto.
In tutto questo erano compresi - seppur piccoli - dei buchi in cui Harry avrebbe potuto rilassarsi.
«Grazie mille. Probabilmente senza di te avrei passato una settimana del programma, solo a fare il programma.» sospirò il riccio lasciandosi andare sulle braccia incrociate.
«Di niente!» rispose la ragazza appoggiando la testa sul palmo della mano.
Dopo neanche due minuti di silenzio rilassante, venutosi a creare tra i due, qualche giocatore di Quidditch con le rispettive ragazze, si avvicinarono con il preciso intento di parlare con Harry.
«Hey Styles!» gli assestò una pacca sulla spalla uno di loro «Stiamo andando al villaggio, sei dei nostri per una burro birra?» gli chiese con un’espressione sicura che avrebbe accettato.
Contrariamente a  come si sarebbe aspettata anche Sylvia però, con un’espressione mortificata perché Harry Styles non diceva mai di no, lui declinò «Ho bisogno di una doccia, magari dopo.»
I suoi compagni di squadra annuirono e lasciarono la sala subito dopo.
«Wow!» mormorò la castana ridendo «Hai davvero detto di no a qualcuno? Non ci credo.»
Il riccio scosse la testa trattenendo un sorriso «Pensavo di fare davvero una doccia, ma pensavo anche di chiederti se ti andasse di andare a prendere qualcosa da bere a I tre manici.»
Dopo qualche secondo di stupore «Oh si! Ehm.. perché no?!» rispose.
Non le passò minimamente per la testa di rispondere in maniera negativa. Non di nuovo.
«Facciamo tra quindici minuti all’ingresso?» chiese il Grifondoro.
Se corro il più veloce che posso in stanza, e uso la magia, dovrei farcela” pensò la ragazza, ma fu «Sicuro! Quindici minuti.» la risposta che diede realmente.

Il bagno dei Prefetti era il suo posto preferito probabilmente in tutta Hogwarts. Oltre lei erano poche le persone che potevano accedervi, anche se più persone cercavano comunque di farlo, ma da quando i controlli erano aumentati, solo estranei in compagnia degli stessi Prefetti avevano il permesso di entrare, tra cui Louis, perlomeno prima della loro litigata.
Stare con il moro era stato sempre piuttosto sfiancante, non solo per i suoi modi di fare dinamici, ma anche perché Jess doveva equilibrare e portare avanti la loro relazione, lo studio, i suoi doveri da Prefetto e da Caposcuola, eppure, in quel periodo le cose le sembrarono essere molto più pesanti e dentro di sé sentiva la mancanza di qualcuno da cui potersi rifugiare a fine giornata. Per non parlare della fatica che faceva nel cercare di ignorarlo.
Un rumore improvviso alle sue spalle, precisamente proveniente dalla porta d’ingresso, fece sussultare la ragazza la quale si portò le gambe al petto e con un unico abbraccio sulla superficie dell'acqua catturò quanta più schiuma potesse addosso per coprire la sua nudità. Quando si voltò, una figura che conosceva bene stava avanzando nella sua direzione con un leggero sorriso.
«Potresti anche non coprirti in quel modo. Lì sotto non c'è niente che non abbia già visto.»
«Louis tu non puoi entrare qui!» esclamò la mora fulminandolo con lo sguardo.
«In teoria sono in compagnia di un Prefetto, anzi il Prefetto Caposcuola per la precisione.»
«In pratica non sei proprio in.. Cosa stai facendo?!» chiese la ragazza allarmata, quando vide il moro abbassarsi con naturalezza in un solo colpo  pantaloni e boxer.
«Mi spoglio.» rispose ovvio passando prima alla cravatta verde-argento e poi alla camicia.
«Quello lo vedo.. Perché?»  inarcò le sopracciglia.
«Perché ho voglia di un bagno rilassante.» alzò le spalle scavalcando con attenzione il bordo.
«Ora?» chiese la ragazza.
«Ora.»
«Ma ci sono io adesso. Non puoi aspettare che io me ne vada?»
«Lo vedo che ci sei tu. Che gusto ci sarebbe se aspettassi?!»
Jess annuì spostando lo sguardo dalla parte opposta rispetto quella dove si era posizionato l’ex.
Dopo esser scappata dalla Sala Grande ed averlo evitato come una brutta epidemia, avrebbe dovuto aspettarselo che prima o poi sarebbe riuscito ad incastrarla. Per un secondo pensò di andarsene, ma il suo orgoglio Serpeverde si rifiutò di lasciare quel bagno in cui era arrivata per prima, o ancora peggio di scappare ancora da quella testa dura di Louis Tomlinson.
«Dai non puoi tenere il broncio in eterno. Dovrai pur parlarmi prima o poi.»
«Io non tengo il broncio. Semplicemente fingo che tu non esista e continuo a non parlarti.»
«Ma ora lo stai facendo.» constatò il moro facendo sbuffare Jess «C'è una cosa che voglio chiederti.» chiese poi diventando improvvisamente serio.
La Serpeverde non aprì bocca ma gli rivolse comunque l'attenzione.
«Nel mio calice c'era il Veritaserum vero?» chiese osservando dopo un po’ di esitazione l'annuire della ragazza «Perché hai cambiato idea all'ultimo e non mi hai lasciato berlo? Se me lo avessi lasciato fare, ora sapresti la verità. Sapresti che non ti ho mentito.»
«Ecco è sempre questo il punto. Tu non hai mentito, e nemmeno io l'ho fatto.» disse infastidita.
«Lo so ti credo.» disse il moro colpevole scoppiando le bolle intrappolate nella schiuma.
«Ovvio dopo avermi somministrato il Veritaserum non poteva essere diversamente.»
«Non solo per quello. Non avrei dovuto dubitare così tanto di te. Sappiamo entrambi cosa abbiamo visto o fatto, ma stupidamente non abbiamo messo in conto che con la magia si può fare tutto.» la ragazza era confusa «Ho rintracciato il ragazzino con cui hai parlato quella sera ancora prima di utilizzare la pozione, e non capivo all’inizio, ma lui non si ricorda di aver parlato con te, tanto meno di aver preso qualcosa che gli hai dato. E sono stato uno stupido anche solo a dubitare di te nonostante ancora adesso non ci sia una vera e propria spiegazione.»
«Si hai sbagliato..»
Louis lentamente riuscì a scivolare fino al fianco della ragazza e facilitato dall’acqua afferrò la ragazza per la  vita facendola sedere sulle proprie gambe distese. Le lamentele di questa servirono a ben poco,  stringendola al suo petto con le braccia non le permise alcuna via di fuga.
Jess alla fine si arrese e si lasciò andare contro il moro. Tracciando con i polpastrelli i contorni dei suoi tatuaggi, gli stessi tatuaggi che un paio d'anni prima gli avevano causato una lavata di capo incredibile da parte della madre e che lo avevano costretto a rifugiarsi due giorni a casa di Jess. Quella era stata anche la prima volta che i suoi genitori avevano incontrato Louis nonostante sapessero già chi fossero i Tomlinson.
«Mi sei mancata..» sospirò il moro con un sorriso stupido sul viso che l’altra non poteva vedere.
«Sia chiaro..» si staccò appena per poterlo vedere in viso «..sono ancora arrabbiata con te.»
«Oh sisi certo!» annuì fintamente serio il ragazzo. Sapeva che sei lei non avesse voluto si avvicinasse, non le sarebbe stato affatto difficile impedirglielo.
Incredibilmente positivo inoltre, non si limitò a tenerla così vicino in quella posizione, ma facilitato ancora dalla leggerezza del corpo della ragazza immerso fino a metà nell'acqua fece in modo che questa si sedesse a cavalcioni su di lui e la baciò.
Il risultato sarebbe potuto essere un pugno sul naso immediato oppure una risposta, per sua fortuna invece Jess incastrò le mani tra i suoi capelli e rispose al bacio. Louis invece appoggiò le mani sulla parte bassa della schiena avvicinandola ancora di più a sé, sentendo che con quel contatto stavano recuperando tutte le settimane di distacco che c’erano state.
«Ahi!» si lamentò Louis dopo un morso troppo convinto al labbro inferiore da parte della  mora.
«Questo è per...»  cercò di giustificarlo Jess prima di esser interrotta bruscamente.
«Sisi!» esclamò Louis per poi riafferrarle i viso.

«Ho trovato!» sbatté euforicamente il libro sul tavolo Jennifer, maledicendosi subito dopo per essersi dimenticata di essere in biblioteca in mezzo a molte altre persone«Ho trovato un modo per raggirare le trasformazioni.» sussurrò allungandosi in avanti verso il biondo.
Niall scosse la testa «Jenn ci stai ancora pensando? Ti ho già detto che..»
«Avevo ragione visto? Bastava cercare bene. E non ho consultato nemmeno il reparto proibito.»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e fece cenno alla ragazza di sedersi, ben consapevole che non si sarebbe mai e poi mai arresa. Questa fece il giro del tavolo e spostata la sedia si sedette vicino a lui. Dalla copertina sembrava che quel grosso volume parlasse di creature magiche.
«Uno dei capitoli in questo libro mette a paragone Licantropi e Animaghi. Tralascio la parte in cui parla dell’infezione del sangue e delle capacità razionali che li distinguono, le sai già. Pensa però cosa succede se nelle giornate di luna piena, prima che la luna sia abbastanza lenta, prima che tu possa trasformanti involontariamente in lupo mannaro, tu riesca  farlo in lupo come Animago. Ciò creerebbe interferenza e nonostante tu sia costretto a cambiare forma comunque, così manterresti le tue capacità mentali.» le spiegò.
«Solo i più grandi maghi riescono a diventare Animaghi Jenn.. Se mi hanno smistato in Tassorosso forse non sono destinato a grandi cose come questa.» scosse la testa sconsolato lui.
 «Non dire stronzate!» controbatté contrariata la ragazza «Sei un licantropo, solo per questo hai qualcosa di speciale, poi sei troppo bravo a scacchi per essere veramente un Tassorosso, questa è una mia personale teoria, e discendi da due Auror. Smettila di dire cazzate e concentrati.»
«Quindi?» sollevò le mani al cielo «Da dove dovremmo iniziare?»
«Secondo questo libro, un Animagus può trasformarsi in un solo animale e questo non viene scelto dal mago, però  è determinato dalla sua personalità e dai suoi tratti innati. Inoltre, ogni Animagus, quando assume la forma animale, è contraddistinto da un “marchio di identificazione” che è causato da un tratto caratteristico del suo corpo umano..» lesse la Grifondoro «Perciò, secondo un’altra mia teoria, se tu hai sangue di licantropo che ti scorre nelle vene, basta che ti concentri un po’ di più sulla figura del lupo e ti trasformerai in esso.»
«Volevo cercare la pozione antilupo ma in una settimana dubito di riuscire a trovarla. Quindi..» «Cosa?!» esclamò controllando il tono della voce «Non verrai con me durante la luna piena.»
«Certo che verrò.» rispose la mora «Come farò altrimenti ad aiutarti?»
«Non potresti farlo comunque una volta trasformato, non capirei quello che mi dici lo sai.. Ho imparato a conviverci dopo tutti questi anni. Non c’è bisogno davvero..»
«Vorrà dire che ti tartasserò durante la trasformazione. Non mi arrendo. Ho anche stilato una lista di incantesimi che potrebbero aiutarmi a tenerti buono per qualche ora.»
«Cosa devo fare per convincerti a cambiare idea?» chiese Niall, e Jennifer scosse la testa.
La settimana successiva, come la Grifondoro stava organizzando, non perse mai di vista Niall. A cena rimase nei pressi dell’ingresso che portava nei sotterranei per essere sicura di non perdere il momento in cui il biondo sarebbe uscito dal proprio dormitorio per allontanarsi da Hogwarts.
In allerta com’era non si lasciò abbindolare nemmeno da Sylvia e Liam che assoldati dal ragazzo, avevano cercato di distrarla il tempo sufficiente per permettere al biondo di uscire. Il Caposcuola teneva troppo a quello per non aiutarlo come potesse, mentre Sylvia non voleva che l’amica si facesse male per quanto la vedesse sicura in quello che voleva fare, e volesse aiutare.
Questo dunque non l’aveva fermata, e contro le continue lamentele lo aveva seguito fino allo stesso spiazzo in cui aveva scoperto in cosa si potesse trasformare. La bacchetta stretta nella mano, sembrava essere un prolungamento del suo braccio.
«Niall ascoltami bene adesso. Cerca di contrastare quella parte che dentro di te vuole farti perdere il controllo. Pensa che vuoi trasformarti ma secondo le tue leggi.»
«Jenn ti prego..» gemette Niall chinandosi a terra «Vai via.»
«Pensa alla bella pelliccia che avresti se ti trasformassi proprio ora in un lupo. Andrebbe bene anche una volpe in realtà, tutto fuorché un bavoso, e rugoso lupo mannaro. Non ne sei abbastanza convinto, quindi finché non lo sarai io continuerò a venire con te e a ripeterti sempre le stesse cose. Niall Horan, niente ti impedisce di diventare un Animagus, devi solo vederlo più di te stesso.»
Aveva aspettato fino all’ultimo, fino a vedere anche le iridi del Tassorosso cambiare forma, prima di correre via il più veloce che potesse. Diverse volte lanciò incantesimi contro l’animale che la inseguiva, alcuni invasivi altri un po’ meno. Ogni qual volta riusciva a rallentarlo o a bloccarlo del tutto per qualche secondo, non correva più forte come la volta precedente ma tornava sui suoi passi o provava a farsi sentire, con il fiatone che le rallentava le parole.
Giunta quasi l’alba poi, le forze al minimo, si era lasciata andare contro un albero e aveva aspettato la fine di tutto quello con un incantesimo difensivo che l’aveva chiusa come in una bolla, sufficiente a tenerla al sicuro. Era uscita da questa solo quando aveva visto Niall arretrare e in maniera opposta a come si era trasformato in licantropo, tornare in sé.
Probabilmente quello fu la cosa peggiore che vide in vita sua, tanto che rischiò di rimettere accasciata in qualche angolo. Terminata la mutazione Jennifer prese un respiro profondo e toltasi il mantello lo poggiò sul corpo nudo del biondo.
«Jenn..» sospirò abbracciandola «..menomale stai bene.» sospirò sollevato.
«Ehm..si. Avrei solamente bisogno di una letto in cui rimanere per le prossime dieci ore.» tossicchiò al solo pensiero che in quel momento Niall stesse indossando solo il suo mantello.
«Credo di esserci andata giù pensante qualche volta. Puoi metterti sdraiato per qualche secondo?» chiese poi Jennifer riprendendo il controllo della situazione.
Come aveva detto sul suo petto e sulle gambe non solo vi erano già presenti dei lividi, ma anche qualche taglio che con l’uso della bacchetta, venne immediatamente rimarginato.
Avevano fatto lo stesso anche il mese successivo e tutti quelli avvenire che rimanevano prima della fine della scuola. Tra una lezione e l’altra Jennifer studiava nuovi piani senza perdere mai la speranza. Per il secondo tentativo era anche riuscita, tramite Tomlinson. O meglio tramite Liam che aveva fatto da mediatore con Tomlinson, ad ottenere qualche fiala di Pozione Antilupo, pozione che durante le giornate di luna piena era stata importante nell’evitare che la mora venisse sbranata, o che dovesse scappare fino all’alba.
Dopo aver aspettato che il biondo si trasformasse sotto i suoi occhi, lo aveva immobilizzato con l’aiuto delle radici e incantesimi rivolti alla natura. In tutto questo rallentò anche i movimenti della bestia, per evitare che potesse liberarsi troppo velocemente. I minuti che passarono dalla somministrazione della pozione, al rilassamento de lupo mannaro, furono estenuanti, per quanto fosse sicura dei risultati, l’attesa era sempre troppa.
Per la prima volta quella sera, la Grifondoro si avvicinò a Niall il tanto da riuscire ad appoggiare le mani su quella pelle appena ruvida. Lo guardò negli occhi e ancora una volta ripeté quello che doveva fare. Gli occhi la seguivano nei movimenti ma erano vuoti. La restavano ad ascoltare ma era difficile capire se davvero stessero comprendendo quello che voleva dire.
Per le quattro ore in cui quella pozione fece effetto, la ragazza continuò ad insistere e ad insistere.
Terminato poi, aveva dovuto ripiegare ancora una volta nelle maniere forti fino a quando Niall si ripiegava su di esso e cercava - un po’ contrariato - la sua spalla per rientrare ad Hogwarts.
A fine aprile Niall continuava ad essere piuttosto negativo riguardo tutto ciò nonostante La ragazza glli facesse notare i progressi, trovava difficile pensare potesse essere vero.
«Io non ricordo affatto di aver esitato.» disse una mattina mentre con Jennifer facevano rientro ad Hogwarts poco prima che tutti gli studenti si alzassero per la colazione.
«Tu non lo ricorderai ma io l’ho visto, il che è abbastanza per darmi necessaria fiducia di riuscita..» sostenne la mora  «Per entrambi.» specificò infine.
   
 
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