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Autore: Allie R Scallice    30/06/2016    1 recensioni
Due giovani innamorati separati da un destino crudele, una sola promessa a legarli.
"Non importa il tempo o lo spazio, tornerò sempre da te."
"Promesso?"
"Promesso."
Può davvero il vero amore superare anche i confini del tempo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                Due secoli d’amore
 
 

 
Londra,
1816.
 
Grandi nubi nere troneggiavano in cielo, solo il ritmico ticchettio della pioggia riecheggiava in quell’assordante silenzio, mentre, in un vecchio vicolo, una giovane fanciulla piangeva in preda ai singhiozzi.
<< Non posso. Non voglio. Ti prego … non lasciarmelo fare. >> pronunciò disperata al corpo steso per terra, con la testa poggiata sulle sue gambe.
Il giovane uomo le prese la mano che brandiva tremante un pugnale e le sorrise debolmente. Era già gravemente ferito, così debole che persino parlare risultava difficile.
<< Ti prego >> la supplicò << è l’unico modo. Per me è finita in ogni caso e preferisco che sia tu a farlo … non voglio dargli questa soddisfazione. Va tutto bene, andrà tutto bene >>.
<< Bugiardo. Non andrà bene. Come potrebbe senza di te? >> mormorò lei scuotendo la testa e chiudendo gli occhi. Egli allungò la mano libera a sfiorarle il volto e la costrinse a reggere il suo sguardo.
Due pozzanghere argentee la guardavano amorevoli.
<< Ti amo. Lo sai?>>.
La giovane annuì, mentre una folata di vento le scompigliava la nera chioma.
<< Ti amo anch’io >> sussurrò.
<< Fidati di me, andrà tutto bene. Non importa il tempo o lo spazio, tornerò sempre da te >>.
<< Promesso? >> chiese lei con la voce rotta dal pianto.
<< Promesso. >> le sussurrò lui sorridendole incoraggiante. Le lasciò andare la mano con il pugnale: una muta richiesta. Era arrivato il momento.
La fanciulla chiuse gli occhi mentre guidava l’arma verso il petto del ragazzo.
 
 
New York, 2016
 

Irin aprì gli occhi ansante. Aveva fatto ancora lo stesso incubo. Da quando aveva iniziato a leggere il manoscritto “Due secoli d’amore” per la casa editrice in cui lavorava, aveva continuato a fare questi strani sogni.
C’erano sempre gli stessi due giovani, innamoratissimi, che decidevano di fuggire insieme, ma durante il viaggio finivano col perdere la vita, in un modo o nell’altro. Proprio come nel libro.
Aveva anche cercato di focalizzare il volto dei giovani ma non ci era riuscita, eppure la disperazione e la sensazione che un macigno gravasse sul suo cuore, erano così vivi dentro di lei da sembrare un suo doloroso ricordo. Forse doveva semplicemente cercare di finire quel manoscritto il prima possibile.
Sì, si disse, era sicuramente quello il problema. Poi tornò a crogiolarsi nel tepore delle coperte finché il sonno non la colse nuovamente.

La mattina seguente, mentre si dirigeva presso la casa editrice in cui stava svolgendo una stage, continuò a rimuginare su quello strano sogno e distratta com’era non si accorse di essere sul punto di attraversare la strada col rosso; successe tutto in un attimo: il suono furioso del clacson, il rumore delle macchine che sfrecciavano. Fu solo il tempestivo intervento di qualcuno avvolgendole la vita con un braccio e tirandola indietro ad impedire l’irreparabile.
Si voltò per ringraziare il soccorritore e si scontrò con uno sguardo divertito.
<< Bella addormentata, dovresti stare più attenta. Credo tu sia abbastanza grande da sapere che bisogna guardare da entrambi i lati prima di attraversare la strada >> commentò con sarcasmo tenendola ancora stretta. Una stretta che per un momento le sembrò un déjà-vu.
Irin inarcò le sopracciglia e lo spinse via.
<< Già … grazie. >> replicò scorbutica, infastidita dai modi del giovane dai capelli color del grano.
<< Non essere così gentile. Potrei anche emozionarmi! >> continuò quello divertito << e comunque dovresti fare più attenzione in generale. Hai dimenticato di tirare su la zip del vestito. >> concluse facendo scendere lo sguardo sul fianco sinistro della ragazza. Lo sguardo di quest’ultima lo seguì repentino, e le sue guance si tinsero di un rosso scarlatto quando si rese conto che il ragazzo aveva ragione.
Si affrettò a risolvere il problema e alzò il viso arrossato verso il giovane che continuava a ghignare.
<< Sei carina tutta rossa come un peperone, sai? >>.
Irin arrossì ancora di più. Aveva diciannove anni, era al primo anno di college, ma non aveva mai avuto un ragazzo perché era troppo timida e finiva col dire qualcosa di acido per coprire il suo stato d’animo. Una sorta di muro per difendersi.
<< Io … >> stava cercando le parole giuste per ringraziarlo ma era come se le mancasse il fiato. Nonostante l’imbarazzo e gli atteggiamenti del ragazzo era consapevole del fatto che lui l’aveva davvero salvata prima, deglutì pronta a ringraziarlo così da porre fine a quello strano incontro, quando il suo cellulare iniziò a squillare insistentemente.
Si affrettò ad afferrarlo e a rispondere sotto lo sguardo attento del ragazzo.
<< Pronto? Signor Jon. Lo so, lo so, sono in ritardo. Mi dispiace tantissimo. Giuro che arrivo in un lampo>> si scusò per poi porre fine alla chiamata.
Alzò lo sguardo e lo incrociò con quello del giovane. Solo in quel momento notò quanto fossero belli quegli occhi, grigi come il mare in tempesta. Sembravano così familiari.
<< Io … devo andare … grazie davvero >> gli sorrise per poi correre via.
<< E’ stato un piacere, Biancaneve! >> le urlò lui di rimando mentre quella si allontanava, appellandola così in riferimento sia al colore dei suoi capelli sia al suo essere “addormentata”. Lui la osservò ancora qualche momento prima di ricominciare a camminare con il sorriso sulle labbra e lei si voltò ancora una volta ad osservare quel ragazzo che le aveva provocato una dolce sensazione di calore.
 
Per qualche strana ragione nel momento esatto in cui i loro corpi si allontanarono i versi di una strana promessa riecheggiarono nelle loro menti. E il desiderio di rincontrarsi si fece vivo nei loro cuori.
 
“Non importa il tempo o lo spazio, tornerò sempre da te.”
“Promesso?”
“Promesso.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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