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Autore: Forgivnessinblu    02/07/2016    3 recensioni
"Avevo lasciato Forks da cinque settimane, mi ero dimenticata il volto del pericolo, e mi beavo in una tranquillità che per quanto magnifica, sapevo non essere reale. Ero sempre vigile, sempre in attesa. Jacob Black aveva lasciato la riserva per me, per rendere umana la mia vita, quel tanto che bastava per rendere umana me. Non mi serviva più scappare, sapevo a cosa appartenevo, per la prima volta sapevo esattamente chi ero."
#continuazione di Afterglow#
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emily/Sam, Jacob/Renesmee
Note: Movieverse | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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Se solo quella mattina avessi saputo che sarebbe stata l’ ultima volta che avrei visto l’oceano dalla spiaggia corallina di Isola Esme, l’ avrei guardato più a lungo. Quando mi ero svegliata Jacob non era in casa, nemmeno sulla terrazza. Perciò avevo immaginato, che come faceva spesso fosse uscito a camminare, magari aveva chiamato Gwen. Avevo preso la borsa di paglia, ficcandoci dentro alla rinfusa gli asciugamani, il libro di Jane Austen e qualcosa da mangiare. Indossai persino il costume, convinta che con il sole che c’era avremmo passato una splendida serata. Poi tornò Jacob che iniziò a sbraitare e a riempire i bagagli, lo avevo persino minacciato che sarei rimasta senza lui. Ma avevo capito velocemente che non c’era nemmeno la possibilità di discutere. Mi strattonò per il braccio e lamentandomi avevo chiesto spiegazioni, solo allora con voce lugubre guardandomi disse: Leah è incinta.
 
Spalancai gli occhi, stroppiciandoli con la mano. Avvertii l'ansia: avevo paura. Jacob era cosí teso ed io ero cosí felice fino a qualche ora prima. Domani avrebbe sorriso di nuovo? Domani sarebbe ancora stato nel mio letto a guardarmi dormire? Le pale del motore di destra giravano velocissime. Nonostante fossimo dentro all' abitacolo dell' aereo il rumore era assordante, tutto sembrava piú forte dopo il mio risveglio. I rumori, i colori, gli odori. Annaspai, cercando la mano ruvida di Jacob. Volavamo sopra Washington e tutto filava via. Le case scomparivano a vista d' occhio lasciando spazio ai boschi rigogliosi, lontani, grigi, freddi.
Il sole sembrava essere rimasto lí, a tutto quello che avevo vissuto un attimo fa. Sulle spiagge di corallo, sul riflesso dell' acqua calda e chiara. A tutto quello che, avevo salutato solo pochi istanti fa. L' aereo planó, raddrizzandosi, eravamo arrivati. 
Tornare a respirare l' aria di Seattle non fu terribile, sapeva di casa e riconoscevo l' umiditá tipica della penisola di Olympia. Dopo aver preso i bagagli ci dirigemmo verso il parcheggio dei taxi, ne trovammo subito uno disponibile e prima di accorgermi che il sole tramontava l' auto aveva imboccato il viale di casa Cullen. Il cuore acceleró frenetico. Stavo tornando a casa, ero a casa! Presto avrei visto la mia famiglia e presto, avrei salutato Jake. Sentivo gli occhi umidi, ma non avrei pianto. Non volevo piangere. 
"Nessie…ci vediamo più tardi." Sussurró Jake, sfiorandomi il profilo del viso. Deglutii annuendo piano, temevo che la voce tremasse, se avessi parlato.
Avrei voluto allungare il braccio, avrei voluto bearmi di una tranquillità che non mi apparteneva, che non era mia. Posai i piedi bene a terra, sembravano essere ancorati al terreno, i tacchi che indossavo sembravano cosí pesanti. Coraggio Renesmee, cammina. Mi dissi, ma piu mi guardavo intorno più mi rendevo conto che forse i due innamorati sull' isola non eravamo nemmeno noi. 
"Renesmee!" Trilló una voce melodiosa e acuta, un folletto dai capelli corvini, mi corse incontro, lentamente. 
Probabilmente lo faceva per il tassista. 

"Ciao zia!" Sorrisi stringendola in un abbraccio. La comoditá di essere in parte vampira era senz'altro quella di riuscire a provare piu stati d'animo, piú pensieri insieme. Mentire non era pii poi cosí difficile dopotutto. 
"Avevo pregato Leah di non dire nulla. Ma non le sembrava giusto." Disse dispiaciuta.
"Immagino di no." Sospirai, cingendole la vita, mentre mi accompagnava verso casa, strigendo i bagagli. Dopotutto era stata corretta, sapeva che la sua principale responsabilitá ora era suo figlio. Come poteva guidare bene il branco?
"Mamma e papà?" Chiesi entrando in casa. Fissai le scale come se mi aspettassi che da un momento all' altro i miei genitori sarebbero comparsi davanti a me. 
"Arriveranno presto. Sono da Charlie." 
"Oh! Allora vado!" Decisi immediatamente  voltandomi. Quasi felice di poter occupare la mente, certo casa, senza Jake non era davvero casa. 
"Huh! No! Sai…è per la festa non puoi." 
Dio mio, la festa. Una strana sensazione di ansia mi invase. Fissai zia, non riuscendo a mascherare l' agitazione. 
"Per quando è programmata?" Chiesi con voce strozzata, massaggiandomi il petto per la tachicardia che mi stava salendo. 
Zia Alice mi strinse le mani, girandomi attorno. 
"Sei cresciuta. Sei alta quasi quanto Jacob!" Disse stupita, cinguettando qualcosa riguardo a varie modifiche dell' abito. 
"Stai tranquilla, la festa sará tra tre settimane e due giorni."
Cosa? Ma era presto! Me l'ero immaginata per Ottobre o comunque, dopo il mio compleanno. Cercai di protestare, ma le dita di zia strinsero le mie labbra, decisa a non sentire ulteriori lamentele. 
"Fai la brava e vai a salutari gli altri, ti stanno aspettando." 
Allora qualcuno, c' era. 
Salii le scale lentamente, imbarazzata. Non mi piaceva stare al centro dell' attenzione, poi una strana sensazione di serenitá mi invase… 
"Zio Jasper! Cosi non vale!" Urlai imbronciata, facendo gli ultimi scalini, sicura che fosse presente. 
Una risata sommessa mi fece davvero sentire meglio. 
"Bentornata!" Nonna Esme mi strinse forte. I suoi capelli sapevano di gelsomino e limone. Casa. Fu poi la volta di zia Rose. Indossava un vestito color non ti scordar di me, c' era anche zio Emmett. 
Ma… "Nonno?" Mormorai, fissando male zio Emmett per le solite battuttine sarcastiche che mi propinava.
"Leah." Rispose malinconica Alice, con un sorriso di scuse stringendo le mani tra loro. 
Respirai. Avevano tutti una faccia cosí preoccupata. Anche se mi fossi obbligata a non pensare negativo sarebbe stato impossibile. Mi lasciai cadere come una piuma sul divano, eppure nonostante la mia grazie mi sentivo pesante tanto quanto un' ancora, di quelle belle grandi. Chissa poi, perché avevo scelto proprio l' ancora per descrivere come mi sentivo. Forse perché rappresentava ancora di piú la sotuazione, visto che effettivamente ti portava…beh, affondo.
"Che sta succedendo, qui?" Gracchiai, acciambellandomi su me stessa. 
"Carlisle non riesce a vedere il bambino. Leah ha molto dolore… insomma non sanno cosa fare. Sai il bimbo è…" 
"Un abominio." Concluse Emmett, arcigno, ghignando.
Esme gli scoccó uno sguardo di rimprovero e subito Zio Emmett, fece un sorrisino di scuse. 
"È una cosa nuova." Concluse nonna Esme, stringendo la mano ad Alice. 
Gli lanciai un' occhiata seccata, quasi. 
"Siete cosi tesi perché pensate che mi offenderei sapendo che state paroganando questa gravidanza a quella di mamma?" Chiesi decisa, scrutandoli. 

Zia Rose mulinó i capelli, facendo capire chiaramente che lei l'aveva sempre pensata in modo diverso dalla sua famiglia. Questo ai miei occhi non la rendeva meno colpevole. Leah non avrebbe partorito una bestia, il suo dolore non era qualcosa di cui farsi beffe e soprattutto vedere il modo in cui ne parlavano mi dava sui nervi! 
"È solo che… e tutto molto complicato. Un bambino non è esattamente il momento migliore." 
Avevano ragione, ne ero consapevole. Eppure la cosa mi innervosiva ugualmente. Di sicuro anche Leah sapeva che non era il momento migliore, ma cosa voleva significare? Era suo figlio non trovavo giusto che qualcuno ci mettesse bocca. O forse stavo solo esagerando, forse ero solo sensibile all' argomento. Forse ero irritata perché ero stata messa in secondo piano, forse solo perché… beh, al diavolo.
"Va bene." Mormorai, scrollando le spalle infastidita. 
Il silenzio e il disagio nella stanza erano palpabili, si sentiva solo il mio cuore. 
"Oh basta con questi musi! Forza Renesmee! Andiamo a vedere il bar di Holly, ti va?" 
Alzai gli occhi di scatto, sorridendo trionfante. 
"Sí, magari!" Sorrisi, alzandomi, aspettandola impaziente. 
"Ci vediamo per cena. Ti cucineró le lasagne." Mormorò Nonna Esme, sfiorandomi la nuca con le mani, cingendomi in un abbraccio. 
Zia aveva tirato fuori dal garage la macchina canarino, indossava dei grossi paia di occhiali e le labbra erano tese in un sorriso orgoglioso. Adorava quella macchina, certo per quanto si potesse adorare un' auto. Non era una cosa da me.
"Qualcosa non va?" Chiese piano zia Alice, tamburellando con le dita sul volante. 
"Credo di no. Sono solo un po' tesa. Non mi aspettavo di tornare a casa." 
Sussurrai, stringendomi alla cintura di sicurezza. 
"Puoi sempre prenotare un volo. Se vuoi ti ci accompagno! Potremmo festeggiare, un party: sole donne!" Cinguettó eccitata, programmando una sottospecie di itinerario femminista. Ridacchiai, per il suo modo di fare, era impossibile non essere di ottimo umore con zia Alice. 
"Sono contenta comunque." Ribadii annuendo convinta, fissando la strada. 
"Ah-ha. Va bene Nessie!" Borbottó con voce melodiosa zia Alice, voltando a sinistra. 
Che voleva dire? Insomma, era tutto cosi veloce e stranamente normale nonostante tutto.
Il bar di Holly si intravedeva attraverso le fronde fitte degli alberi.

Scesi dall' auto, sentendo il terreno sotto i piedi scivolare via, per quanto andavo veloce. Zia Alice stava ancora parcheggiando, ma io non volevo aspettare: non stavo più nella pelle! C'era profumo di lillá, te bianco e sale rosa. Le foglioline verdi di nocciolo, ricoprivano il sentiero pulito e curato. Le querce grosse accompagnavano la passeggiata verso il bar, fu solo quando notai l' insegna, che mi fermai a contemplare l'enorme lavoro e lo spettacolo della struttura. Sul legno chiaro spiccava in una calligrafia pulita la scritta: Starwaves. 
Mi strinsi le spalle, felice. Non sapendo nemmeno cosa pensare, era meglio di ciò che avevo immaginato, in quelle settinane lontane. Sui balconi c'erano primule e violette a colorare le finestre. Mi portai le mani alle labbra incre “Cosa aspetti a venirmi a salutare?!” sibilò la voce di Holly con calore, dall’ interno del locale. Mi si strinse il cuore, sentendo l’ ironia nel suo tono di voce, così come in quello di Jake.
Scrollai le spalle un po’ tesa, prima di spalancare la porta.
La risata entusiasta di Holly mi portò ad osservare prima l’ angolo di destra: c’era la caffetteria e ed Holly stava sistemando un piatto sopra il bancone, indossava una canotta pastello e un grembiule rosso sopra i jeans. Tutto era studiato nel minimo dettaglio, tutto era studiato per far sembrare che lei fosse una persona comune, dall’ abbigliamento al look del viso. Cosa si era messo sul viso? Sghignazzai, liberandomi immediatamente della maniglia della porta, gettandole le braccia intorno al collo.
“Mi sei mancata!” Trillò lei, mulinando i capelli in aria. La sua pelle era fredda, come la neve. Era un contatto che non mi faceva rabbrividire, ma che in qualche modo mi rendeva più leggera: ero a casa.

Lo Starwaves era piuttosto confortevole, luminoso ma a prova di ultravioletti. Il locale era diviso in zone diverse: Nell’ angolo caffetteria, c’erano sedie e tavoli alti. In un’ altra piccola sala c’erano dei tavoli di legno lunghi con cassapanca, immaginai fosse la sala da pranzo. C’era anche un angolo lettura: un tavolino basso circondato da poltrone e divanetti. E lungo le pareti una libreria, colma di volumi.

"Quella è stata un' idea di tua madre. Così Esme ha pensato a questo angolo. Bella ci passa moltissimo tempo." 
Riuscivo ad immaginarmela, mia madre. Sorrisi teneramente, voltandomi verso di lei, nuovamente. 
"È grandioso." Annui, sentendomi serena.
"Certo che è grandioso!" Trilló zia Alice, lasciando richiudere la porta. Alcuni ragazzi si voltarono a fissarla ammaliati. Forse per come teneva il mento, magari per quanto si sentiva a proprio agio nei tacchi gialli abbinati alla macchina. 
Holly sghignazzó, baciandole la guancia. 
"Ti sostituisco io, perché non fai vedere il resto a Renesmee?" Disse zia, amiccando. 
La sorella di Jacob sembrava davvero in difficoltà, divisa tra la voglia di farmi vedere il locale e il dovere di fare il suo lavoro. Alzó le spalle, indicandomi la porta dietro il bancone. 
"La cucina." Sorrise entusiasta, aprendo le porte. 
Sui banconi d'acciaio erano disposti dei canapè elaborati e alcuni salatini ricoperti dai semini di senape. 
"Stavo finendo di prepararli." Sorrise, indicandoli. 
Dei ciuffi di maionese incorniciavano le olive disposte sul pane imburrato, Dio che fame. 
Aveva davvero una dote per queste cose. Su una mensola erano disposte tutte le spezie e lí vicino in una dispensa con delle ante in vetro c'erano il miele, lo zucchero, il sale ed altri barattoli. 
La cella frigorifera non era grandissima, ma c'era tutto ció che serviva. 
"Qui c'è un bagno per me… vedi." Mormoró accendendo la luce. Su un tavolino bianco di vetro, molto alto era disposta una bolla di cristallo con all' interno dei cactus e della sabbia colorata. Era stato studiato persino quello, al centro esatto del bagno.
Molto minimal, c'erano solo un lavandino e il wc. 
"Holly, ma tu come stai? Ti sta bene tutto questo?" 
Di certo era molto da gestire da sola. E per di piú non poteva estraniarsi più di tanto dal mondo immortale che l'aveva accolta da poco. I vampiri erano sempre presenti, da quanto avevo capito. 
"Sí. Anche se quando passa il branco, praticamente devo chiamare il fornitore il giorno dopo." Mugugnó pensierosa, spalancando un' altra porta.  
"Non capisco." Sussultai, fermando la porta con il braccio. 
"Il branco ti disturba?" 
Si morse un labbro, facendo uscire un sorriso arrogante sulle labbra scure. 
"Non sono abituata al branco senza Jacob. Senza di lui non è uguale." 


Ero stata indecisa fino all’ ultimo se passare a trovare prima Ginevra o la sorella di Jacob. Holly mi mancava, in un modo diverso da cui mi mancava Gwen. Avevo condiviso con Holly un periodo della mia vita , intenso, dove ogni giorno vivevo con la costante paura di perdere ogni cosa. Avere paura è facile, perché è facile perdere, le cose, qualcuno che ami. E’ così facile. E sarebbe stato tremendamente facile anche arrendersi, smettere di lottare. La verità è che avrei potuto farlo, ma non ero sola, con me c’era stata Holls. E avevo continuato a scegliere di lottare.
Per qualche motivo, ai miei piedi sembrava che spingersi verso la sua nuova vita, e la sua nuova casa, fosse un ottimo modo per ricominciare la mia di vita. Una vita fuori dagli schemi e poco ordinaria, ma normale. Per quanto normale io, o la mia famiglia potessimo essere. Cosa poteva esserci più normale di un bar?
“E’ successo qualcosa?” chiesi preoccupata, incrociando le braccia sopra il petto. Abbozzò un sorriso, accompagnandomi lungo le scale, che optai portassero al secondo piano, casa sua.
“Nulla che non possa gestire. So che piò sembrare assurdo, ma mi sentivo molto più coraggiosa prima, non pensavo di poter riavere una famiglia. Tu e Jacob mi siete mancati. In compenso è venuto a trovarci Josh un paio di settimane fa.” Sorrise felice, sbattendo le ciglia.
“Ti piace?” Chiesi un po’ scioccata dallo sbattito civettuolo delle sue palpebre. Scosse la desta divertita, facendomi capire che ero fuori strada.
“Perdonami.” Sorrisi, aspettando che facesse scattare la chiave nella serratura.
“Carlisle mi ha suggerito di non sconfinare nel territorio dei lupi, dato l’assenza di Jacob.”
La guardai confusa “Seth non ha detto nulla.” Mormorai, fissandola circospetta.
“Non penso Seth stia a controllare se vado a trovare i miei genitori o meno. Comunque vengono qui spesso.” Sorrise, facendo spallucce.
“Quella è casa tua.” Protestai, entrando nella nuova casa. Le pareti erano bianche, il legno chiaro, ricordava anch’esso i tronchi corrosi dall’ oceano di La Push. La cucina era molto elegante, così come il resto dello stile in casa.
“Non del tutto, vero?” Disse Holly, accompagnandomi a visitare il resto della casa.
“E’ un tuo diritto, è la tua famiglia, la tua terra.” Gracchiai, sfiorando con l’indice la cornice color mogano del letto.
“Non credo di appartenere più a quella terra. Ma, quella terra mi appartiene, me la porto dentro.”
Le lessi negli occhi la parola per sempre, che però scelse di non pronunciare, entrambe sapevamo che significava molto tempo.
“Adesso Jacob è tornato.” Mormorai, accomodandomi sulla poltrona del salotto.
“Mi dispiace, a proposito. So che non è stato un ritorno piacevole.”
Sbuffai, dimostrandomi tremendamente umana, dandogliene atto.
“E’ solo che, stavo bene. Non litigavamo affatto, nessuna tensione ma ora è tornato ad essere l’ Alfa.”
“Vorresti che non lo fosse?”
La fissai curiosa, era una domanda tosta e se proprio dovevo essere sincera, potevo dire in tutta franchezza che le avrei risposto sinceramente?
“In realtà sono contenta, perché vedo che non sono il suo mondo, non gravita tutto intorno a me. Lui sa che ha altri individui di cui occuparsi e lo amo per questo. Però non sopporto la tensione che si crea quando una cosa esclude l’ altra, so che è normale. I lupi non comprendono i vampiri e nemmeno le mezze eccezioni.”
Lei si acciambellò su se stessa, cingendosi le ginocchia.
“Questo è l’ esatto motivo per cui voi due mi mancavate. Voi due siete l’eccezione. Voi due vi comprendete a vicenda: certo, non è un branco grande, ma è abbastanza, credo.”
Mi scrollai dall’ intorpidimento da cui ero crollata, osservandomi dal suo punto di vista. Sorrisi, aveva ragione era abbastanza.
“Basta tristezza! – ridacchiai, alzandomi – devi farmi vedere il resto!”
La casa si sviluppava interamente su un piano, meno la mansarda: alla fine aveva convinto Nonna a fargliela, ne avevano discusso per un intero giorno. Sorrisi, notando lo stile di Holly spiaccare di più in quell’ unica stanza che in tutta la sua casa. C’ era un portatile aperto su un sito di cucina – stuzzichini e sfoglia – ovviamente, dovevano essere quelli che avevo visto giù nel locale.  Mi disse che cucinava di notte e che era molto contenta della nuova opportunità che le era stata data. Era immensamente grata alla mia famiglia e mi raccontò che mio padre era stato spesso a farle compagnia da quando ce ne eravamo andati.
“A proposito. - pronunciò Holly, come se la cosa le stesse per fuggire dalla mente  - Leah richiede la tua presenza.” Mugugnò atterrita, capendo che era il momento di salutarci.
“Richiede?” Che strana scelta di parole.
“Ti aspetta al confine sud nella foresta.” Sorrisi, abbracciandola.
“D’accordo, allora vado, se è urgente.” Mormorai interrogativa, mi spiaceva doverla salutare.
“Mi sembrava piuttosto urgente.” Feci spallucce, alzandomi dal letto.
“E’ tornato il Re, ma hanno sempre bisogno della Regina.” Sghignazzò Holly, accompagnandomi nuovamente da basso. Zia Alice mi fulminò con lo sguardo, ringraziando Holly con un sorriso cristallino. Mi afferrò il gomito, trascinandomi fuori ringhiando.
“Pensavo – disse frustrata – che avessi capito che non te ne puoi andare in giro senza dire nulla a qualcuno!” Il tono melodioso si era trasformato in un ringhio sibilante.
“Zia calmati!” Dissi infastidita, togliendole il mio braccio dalle mani “E’ Leah!”
“Ti aspetta Demetri, non Leah.” Sussultò sorpresa, capendo che non ne sapevo nulla. Ad ogni modo, questo era uno degli altri problemi dell’ essere tornata: dovevo ricordarmi di attivare lo scudo nuovamente.
“Ah, ho capito. Vado a vedere cosa vuole. CI vediamo per cena, poi passo a salutare papà e mamma.”
Ma dubitavo che avrebbero aspettato così tanto per mostrarsi, infondo sicuramente mio padre era riuscito a leggere nella mia mente, se zia aveva visto Demetri. D’accordo, ti lascio sbirciare ma non mi fermare. Dissi mentalmente a voce alta, sperando che così se avesse visto che ero al sicuro non mi avrebbe fermata, lasciai lo scudo al suo posto e iniziai a correre veloce oltre la coltre di nubi.
L’ umidità depositava goccioline sulla mia pelle, che lentamente evaporavano per il calore della mia pelle. Percorsi almeno tre miglia, prima di fermarmi, mentre il cuore mi galoppava. I sempreverdi erano alti e rigogliosi, non c’erano raggi di sole, solo un terribile silenzio che mi faceva capire che non ero l’ unica predatrice in zona.
“Demetri! Sono qui.” Urlai, verso le cime degli alberi. Immaginando che si stesse facendo una grossa risata vedendomi girare su me stessa. Ma sbagliai, sentii una folata di vento alzarsi da est, mi voltai e un secondo dopo lui era lì, di fronte a me, gli occhi erano neri, sogno che non si nutriva da un po’.
“Devi aiutarmi.”
Ciao anche a te, indossava un dolcevita nero a maniche lunghe e dei pantaloni eleganti anch’essi neri.
“Non ci sono più i Volturi, tuo figlio non è in pericolo.” Ringhiai, sedendomi su un sasso, cosa che mi rendeva molto vulnerabile di fronte a lui.
“Il branco, l’ ha ripudiata.”
Il branco? Quale branco? Jacob era il branco. Lui solo poteva prendere quel tipo di decisione.
“Che significa?”
“Persino tuo nonno è preoccupato! Se Leah restasse nel branco, mio figlio non sarebbe al sicuro.”
“Nessuno lo farebbe.”
Il segugio sghignazzò. Alzando gli occhi al cielo, irritato.
“Sbagli. Leah non è Bella.”
Le cose non succedono mai due volte allo stesso modo. Perché tutti sembravano dimenticarsene? Jacob non avrebbe mai permesso che il figlio di Leah morisse.
“Jacob non lo permetterà.”
“Sbagli di nuovo! – ringhiò al limite dell’ esasperazione  - Jacob non ama Leah, non ha alcun interesse nel tenerla in vita.”
Ma di cosa diamine stava parlando?
“Vuoi scappare? Fallo, ma sappi che Leah sarà più al sicuro qui. Noi tutti la proteggeremo. Jacob non la manderebbe mai via.”
Sembrava che questo non lo rassicurasse per niente. Da quando poi aveva sviluppato questo spirito di paternità?
“Potrebbe ucciderla. Jacob è questo che non permetterà.” 
Maledizione. 
 
 

NOTE D' AUTORE

Ciao a tutte ragazze, scusate se posto solo ora, ma ultimamente ho davvero poco tempo. 
Oggi, anzi ieri, perchè sono in ritardo di qualche minuto... è stato il compleanno di una mia carissima lettrice che mi legge dall' inizio
e mi ha sempre seguito, ti chiedo scusa Uffa, perchè il capitolo non mi è uscito come volevo, ma ci tenevo troppo
a farti questo piccolo regalo.
Quindi niente ragazze, fatemi sapere se vi è piaciuto e cosa pensate che combinerà Jacob se vi va!
Oh, e se avete letto Afterglow, fatemi sapere che ne pensate!
Buonanotte e un bacione!
Lisa


ps. Buon Compleanno Miss Uffa. 



 
  
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