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Autore: Small Wolf    02/07/2016    4 recensioni
Sasuke e Naruto sono due giovani cacciatori di fantasmi e demoni, facenti parte di un'organizzazione segreta col compito di vegliare sul Mondo della Luce. Il passato delle loro famiglie è avvolto nell'oscurità e la risposta alle domande si trova negli indizi che un'aura misteriosa lascia loro dopo ogni caso di spiriti risolto... Le loro avventure tormentate si incroceranno con storie altrettanto particolari: ragazze-angelo, affascinanti medium, cacciatori e spiriti della notte. Una storia di amori, tradimenti e mistero il cui legame è la chiave per scoprire l'origine di un oscuro segreto.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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(I personaggi di Naruto non sono di mia creazione. Essi sono inseriti in un contesto diverso da quello originale, quest'ultimo di proprietà dell'autrice di questa storia)

L’orologio da polso segna le sei del pomeriggio e il professore è in ritardo come al solito. Sasuke lancia uno sguardo al cielo dalle nuvole sfumate di grigio scuro e lo sfondo color acciaio: sembra annunciare un temporale memorabile. Sbuffa, poggiando la schiena ampia contro il muro color pastello dell’ Università.
Un vociare confuso dona vitalità al cortile del campus in cui si muovono frenetici gruppetti di studenti dalle giacche a vento colorate e i libri sottobraccio o nelle borse a tracolla. Si chiamano, si salutano, si inseguono. Un tuono copre per qualche secondo la normale attività nello spazio concavo e d’improvviso una pioggia leggera ma fitta incomincia a picchettare il pavimento, sollevando un particolare odore d’asfalto.
Sasuke storce il naso: non gli è mai piaciuto quell’odore. Gli ricorda di quel giorno in cui, dopo l’incidente, l’unico colore era stato il nero e la sua bocca, il suo naso dritto, schiacciati contro la strada della tangenziale, percepivano quell’orribile odore di asfalto e sangue. Gli venne un brivido e si portò istintivamente una mano alle labbra, bloccando un conato che gli avrebbe fatto rigettare l’insalata e la bistecca della pausa pranzo.
Una mano si poggia sulla sua spalla e lui si gira di scatto, come se quell’arto appartenesse al ricordo e fosse venuto a portarlo indietro nel tempo.
-Tutto bene, Sasuke?- la voce calma e profonda del professore di storia gli fa tornare in mente la stizza per averlo aspettato due ore alle porte dell’enorme edificio.
-Lei è in ritardo-sibila.
L’unico occhio piccolo e tagliente libero dalla benda che gli ricopre metà volto, dalla tempia opposta alle labbra, si assottiglia in un sorriso di scusa. E’ la tipica espressione che fa quando vuole scusarsi per uno dei suoi imbarazzanti e sistematici ritardi.
-Perdonami-ridacchia-la vecchia Chio era in difficoltà con alcuni scatoloni di libri, in biblioteca, così mi sono fermato a darle un aiuto.
Sasuke sbuffa di nuovo, le braccia incrociate sulla camicia bianca un po’ aperta sul petto, mostrandogli l’espressione più sarcastica che conosca.
-Ha detto che voleva parlarmi urgentemente.
Improvvisamente l’espressione del professore si fa seria e la pupilla scura si pianta nelle sue iridi nere con intensità. In quei momenti la pettinatura brizzolata e stramba perde carattere così come l’atteggiamento scherzoso e pacato per lasciar posto a qualcosa di molto più rilevante. Qualcosa che incuriosisce persino una persona apatica come Sasuke Uchiha.
-Non qui-mormora, prendendo la sua valigetta-in macchina.
Raggiungono, sfidando la pioggia, la vettura nera del professore che si mette alla guida e proprio mentre Sasuke si chiude la portiera alle spalle.
-Si tratta di un nuovo caso, vero?-domanda il moro.
Kakashi annuisce mentre imbocca una delle trafficate strade di Tokyo.
-Questo è un caso diverso da quelli che avete affrontato fin ora.
-Avete?- significa che ci sarà di nuovo quel baka di Naruto, pensa. Davvero Sasuke non capisce come sia possibile che i Masters abbiano deciso di metterli nella stessa squadra di caccia. Dopo l’addestramento dei Juniors, aveva sperato di lavorare da solo anche se sapeva che non sarebbe mai stato possibile: un cacciatore di entità non può mai lavorare da solo. Gli spettri, i demoni e le altre creature dell’oscurità sono esseri soprannaturali che vanno combattuti insieme, attraverso anni di allenamento e complicità. Ogni cacciatore deve salvaguardare l’altro, solo in questo modo è possibile scacciare l’oscurità. E’ la prima regola che gli hanno insegnato ai corsi segreti per Juniors, quando ancora bambini, i figli dei fondatori e dei partecipanti del comitato anti-ghosts (AG) si erano trovati ad affrontare il proprio destino.
Tuttavia, allora non immaginava di finire col più scarso del gruppo, con quel bambino biondo dal carattere ribelle e indisciplinato che manovrava le armi come giocattoli di cui vantarsi con “gli ignari”.
L’auto si accosta vicino ad una piazzola pedonale, attendendo lo scattare del verde di un semaforo.
-Sasuke, devi accettare una volta per tutte che il tuo compagno è Naruto e che voi due siete una squadra. Serve la vostra costante collaborazione. Il nostro circolo è ristretto qui in Giappone, non possiamo permetterci di perdere qualcuno…
Sasuke solleva un angolo delle labbra: -Se non lo ammazzerà uno spirito lo farà quel tipo, professore.
Kakashi segue esasperato l’indice del suo allievo del secondo anno e attraverso i vetri rigati di pioggia, vede una saetta bionda, riconoscibilissima grazie al lungo giubbotto nero dal vortice arancio sulla schiena, uscire di corsa da un bar.
Un ragazzone almeno quattro volte lui, dai capelli di uno strano color arancio e gli occhi iniettati di rosso, lo segue minacciosamente sotto la pioggia, urlando cose che il vetro attutisce.
Il clacson di un auto spazientita incita Kakashi a premere l’acceleratore e parcheggiarsi alla meglio lungo il marciapiede.
Sulla scia di un’imprecazione soffocata, il maestro esce dall’abitacolo e si dirige verso il duo, ora circondato da un gruppetto di giovani intenti a osservare, chi divertito chi spaventato, la loro zuffa.
Naruto è il primo ad attaccare con un pugno che sembra appena solleticare gli addominali dell’altro ragazzo il quale, scrocchiatosi il collo, lo colpisce con la spalla come un giocatore da rugby, buttandolo a terra fra le pozzanghere. Solleva il gomito verso l’alto, il pugno stretto, ma prima che possa scagliarsi sul viso del biondo, la mano di Kakashi gli blocca il polso e i loro sguardi si incrociano sotto la pioggia ormai battente. Naruto emette un sospiro sollevato e abbandona la nuca sul terreno fradicio mentre il suo professore, dall’alto del suo metro e ottantacinque, fissa ardentemente il suo nemico.
-Lascialo andare-gli intima mentre le dita si stringono sempre di più attorno alla pelle del suo braccio-lascialo-ripete persuasivo.
Il ragazzo, dapprima rabbioso e restio, si fa gradualmente più calmo e il suo sguardo, alla fine, appare quasi spaesato. Allora Kakashi lascia la presa.
-C-cosa…-si solleva da sopra il biondo ancora un po’ scosso e si guarda le mani tremolanti, poi riguarda Naruto e il suo zigomo rossiccio, poi di nuovo le sue mani.
-M-mi… mi dispiace tanto…-balbetta prima di fuggire, aprendosi un varco fra la folla.
-Maestro lei si che è forte-sghignazza l’Uzumaki mentre la gente si disperde e Kakashi guarda con attenzione la figura del giovane correre lontano da loro.
 
-Aaaaaaah maestro è così gentile da parte sua preoccuparsi per me e offrirmi una bella ciotola di ramen fumante!
-Naruto, ho portato te e Sasuke qui per parlarvi di un caso.
Gli occhi azzurri di Naruto si imbronciano sotto il profilo marcato delle sopracciglia chiare.
-Che ci sia anche il Teme, questo l’ho notato anche se non fa altro che irritarmi con l’aria di sufficienza che si ritrova.
-Almeno io non faccio a botte con gli psicopatici come fossi un dodicenne, Dobe.
Naruto sta per ribattere quando Kakashi ferma con un colpo di tosse il breve battibecco.
-Ora basta.
Incrocia le mani davanti al viso e alla luce fioca dell’osteria tradizionale di Ikaru si prepara al suo discorso.
-Abbiamo un caso importante. Si tratta di un livello B.
Entrambi sbarrano gli occhi e Naruto smette di far rumore tirando su gli spaghetti.
-Un livello b ha detto?-dice a bocca piena.
Kakashi annuisce.
-Una possessione-afferma. La giovane cameriera nonché figlia del proprietario consegna loro lo scontrino.
-Ecco il conto, Kakashi-san-sorride-speriamo che vi abbia dato la carica giusta per le vostre missioni di ammazza-spiriti.
Kakashi sorride a sua volta, srizzando l’occhio.
-Ottimo come sempre! Ringrazia tuo padre e… chiedigli se ha preparato quella cosa per me, per favore.
La ragazza annuisce e si allontana, saltellando verso il bancone dove un uomo di mezza età, dallo sguardo gentile, sta cucinando. Il Bar di Ikaru è un’ottima copertura e non esiste un solo cacciatore in tutto il Giappone che non sappia di tale punto di ritrovo. E’ un posto accogliente dai tavoli e le sedie in legno, il parquet e piccole finestre dai vetri colorati di giallo e bianco da cui trapela poca luce, ancora più soffusa a causa del fumo di sigaro che si espande all’interno come una nuvola. Assomiglia in tutto ad un locale per turisti.
Sasuke sposta lo sguardo dalla ragazza al maestro.
-Lei crede che siamo pronti?
-Cos’è Sasuke, hai paura?-la faccia del collega ha un che di così infantile che per un attimo l’Uchiha non gli tira un pugno.
-No, Baka, temo solo di doverti fare da balia.
-Credo che siate pronti-le parole dell’uomo interrompono la sfida fra i loro sguardi-il consiglio ha valutato la vostra crescita. Negli anni avete svolto innumerevoli mansioni, dalla protezione degli ambienti al “rilascio” degli spiriti. Dovreste essere preparati ad un vero demone. Minato è d’accordo.
Fruga nella sua valigetta e butta sul tavolo un quaderno plastificato. E’ un riassunto dei rapporti delle loro missioni dall’ anno in cui hanno iniziato la loro doppia vita, affiancando ai compiti a casa, la caccia agli spiriti.
Kakashi tira fuori una seconda cartellina dentro la quale ci sono alcune informazioni sul caso. Questa volta è Naruto ad afferrare il foglio e a leggere. Accanto alle righe scritte a pc, c’è la foto di una giovane ragazza dai capelli rosa e gli occhi verdi che lui trova incantevole. Sembra innocente e deve avere all’incirca la loro età.
“Nome: Sakura
Cognome: Haruno
Età: 19 anni
Livello: B, Possessione” recita così la sua scheda identificativa, mostrando in un breve testo i sintomi della sua situazione.
-E’ posseduta?-l’espressione di Naruto si rattrista e una specie di nodo gli si forma in gola. Sa benissimo cosa una possessione comporti. Dovranno agire in fretta se hanno intenzione di salvare la ragazza dal suo destino di morte.
-Da alcuni giorni ormai. Il prete della sua comunità non è riuscito a far nulla così hanno contattato noi… la madre sapeva della nostra esistenza grazie ad alcuni amici.
Dovevano essere amici importanti, pensa l’Uchiha, per conoscere un’organizzazione come la loro. Pochissime persone infatti, al di fuori del consiglio stesso, sanno dell’esistenza dell’organizzazione e ancora meno di una catena internazionale di tale gruppo. Se la gente comune, “gli ignari”, venissero realmente a conoscenza del mondo dell’occulto e scoprissero di essere alla mercè di qualsiasi entità oscura, certamente il mondo cadrebbe nel panico. E’ importante preservare la segretezza, è una delle regole del codice. Kakashi, Naruto, Sasuke e gli altri membri suddivisi in Masters e Juniors devono essere, per il mondo, semplici professori e studenti dell’università di Konoha, appassionati di storia e con al limite un certo gusto per il macabro.    
La ragazza, a quanto dicono i documenti, abita in un paesino di campagna distante alcuni kilometri dalla capitale.
-Quando partiamo, maestro?- Naruto è impaziente come al solito e questo fa sorridere impercettibilmente Kakashi.
-Prima dovremmo armarci, Naruto. Inoltre vorrei che conosceste una persona…
 
Ikaru ha dato loro un fagotto di erbe profumate prima che uscissero dal locale. Glielo ha consegnato una volta giunti al banco lucido per pagare. Con un il gran sorriso illuminato da alcuni denti dorati gli ha assicurato che si tratta di erbe molto potenti da usare in casi simili. Sono alcune delle armi di cui parlava il maestro, servono per tenere distanti gli spiriti maligni. Una precauzione contro l’aggressione di nuove entità.
Anice ed alloro spiccano nel panno pulito e servono rispettivamente per i riti di purificazione e per proteggersi dalla negatività. Sasuke e Naruto tengono alcune foglie di alloro nelle tasche e durante le loro missioni col maestro, ne riempiono gli zaini.
-Ikaru ha lavorato bene-commenta mentre sale in macchina per riportarli a casa.
 
Quando la porta di casa si chiude alle sue spalle, Naruto sospira. E’ bello trovarsi nella propria tana dopo una giornata tanto pesante. Ha chiesto al maestro di poter fotocopiare un’immagine della vittima del loro demone e non ha smesso di pensare a lei durante tutto il viaggio in auto, stupendo persino l’Uchiha con il suo inusuale silenzio.
-Sono a casa!-esclama, gettando in un angolo la borsa con dentro i pochi bloc notes scarabocchiati che dovrebbero servirgli per gli appunti dell’università.
La luce che proviene dal corridoio testimonia che suo padre sia in casa e lo testimonia anche la radio sparata a tutto volume.
-Heilà, figliolo!- una testa bionda come la sua ma molto più capellona si sporge oltre lo stipite della porta-tutto bene oggi?
Naruto lo raggiunge in cucina e lo guarda divertito mentre si destreggia fra i fornelli con un buffo grembiule a fiori e guanti di stoffa dello stesso tipo. E’ abituato a vedere suo padre così da sempre. Naruto non ha ricordi di sua madre Kushina e conosce il suo volto dolce, dai lineamenti molto simili ai propri, grazie all’unica foto che suo padre ha tenuto, quella in salotto sul caminetto, in cui una lei sui vent’anni, appare bellissima in un vestito a bretelle ed un enorme cappello di paglia sopra i capelli rosso fuoco. Da piccolo passava ore ad immaginarsi come sarebbe stata averla accanto e quando crebbe capì perché suo padre se ne fosse innamorato perdutamente sin da bambino: era bellissima e gli occhi grandi e grigi trasmettevano determinazione e dolcezza al tempo stesso. Nonostante tutto, Minato non parlava mai di lei. Si era sempre limitato a rispondere vagamente alle domande di suo figlio anche se spesso il piccolo Uzumaki lo aveva sorpreso ad osservare di nascosto la figura della moglie abbandonato sulla poltrona della sala con una bottiglia di vino in mano e gli occhi lucidi.
-Ho fatto a botte con un ragazzo oggi- mormora, agguantando un tozzo di pane sul tavolo apparecchiato.
Suo padre non appare sorpreso, d'altronde non è la prima volta che quello scapestrato del suo ragazzo ne combina qualcuna delle sue. Pare ormai essersi rassegnato. Naruto non è mai stato un ragazzino disciplinato e come padre single, Minato tenta di darsi piccole giustificazioni.
-Fa vedere-gli dice scrutando lo zigomo ormai livido-com’è successo?
Naruto si lascia cadere su una sedia all’interno della cucinina colorata e solleva le spalle.
-Ha insultato la mamma.
La schiena di minato si irrigidisce e blocca il suo scolare la pasta a metà.
-Neanche la conosceva, papà. Era un’idiota furioso qualsiasi-risponde prontamente.
Allora suo padre riprende a muoversi. Quello che un tempo era stato l’idolo della sua infanzia, col passare degli anni aveva perso la carica da super eroe attribiutagli dalla mente del bambino. Aveva iniziato ad essere più umano, meno disponibile in ogni momento e a mostrare delle debolezze, come nella giornata corrente. Forse pensava che il suo sbadato e irrequieto bambino non se ne sarebbe mai accorto invece quegli occhioni blu, così simili ai suoi, avevano sempre notato tutto.
-Va bene, ti sei fatto rispettare, Naruto. Ma ci sono metodi meno drastici, ok?
Il suo largo sorriso a trentadue denti si presenta con la pasta.
-Ho mangiato da Ikaru con Kakashi e Sasuke. Ci ha lasciato un altro sacchettino di erbe.
-Servirà più di un po’ di foglie profumate contro un vero demone. Vi ha parlato della missione, vero?
-Si ma ora sono stanco...
Mentre esce dalla cucina sente lo sguardo sospettoso di suo padre pesargli sulle spalle ma prosegue comunque al piano di sopra, verso la sua camera. Il comportamento sfuggente di suo padre lo ha infastidito.
 
“Un demone è un soggetto del mondo ultraterreno capace di agire nel mondo fisico in modo benevolo o malevolo. I demoni malevoli del mondo degli inferi sono in grado di impossessarsi del corpo di un essere, assoggettandone l’anima al proprio controllo…”
L’enorme libro antico dall’odore di polvere recita in questo modo la definizione della parola demone. Sono ore che Sasuke, immerso nell’ala segreta della biblioteca dell’università nonché sede del consiglio, si informa su ciò che di lì a pochi giorni il suo piccolo trio dovrà affrontare.
E’ meticoloso nel reperire informazioni ed in questo assomiglia parecchio a suo fratello. Ricorda ancora quanto tempo passasse Itachi da bambino alla ricerca di informazioni sul consiglio e l’organizzazione, sui compiti di un cacciatore, sulla differenza fra Masters e Juniors, sul ruolo dei medium, sui tipi di entità esistenti. Allora lo ammirava in silenzio da un angolo della biblioteca di famiglia, raramente capace di resistere all’impulso di chiamarlo per giocare. Ora, il solo fatto di essere tanto simili gli provoca un sentimento d’odio irrefrenabile, capace di eliminare tutto l’autocontrollo e la freddezza che ha sviluppato nel corso degli anni.
Ecco, ha finito di leggere il terzo libro. Si alza per posarlo sullo scaffale di fianco, ma quando sta per inserirlo nel suo spazio, incrocia dall’altro lato un paio di occhi azzurro ghiaccio grandi e miti i quali si sbarrano nel vedere i suoi. Rimangono qualche secondo così a fissarsi fra le feritoie dei volumi, lei irrigidita dall’imbarazzo, lui quasi infastidito dal suo modo di fissarlo.
-Cosa ci fai qui? Questa è un’ area proibita alla maggior parte degli studenti-afferma seccamente tanto che la sua voce rimbomba fra le pareti alte della antica biblioteca.
Le palpebre della ragazza si abbassano prontamente sulla sua camicetta di cotone lillà e le mani si giungono in una posa imbarazzata.
-P-perdonatemi… cercavo una p-persona…
Sasuke abbandona lo spiraglio e fa il giro dello scaffale. I suoi passi risuonano come pietre lanciate in un pozzo profondo ed il fisico snello sembra intimorire ancora di più la piccola ragazza dai lunghi capelli corvini quando lo vede.
Da una rapida squadrata, Sasuke capisce che deve essere una nuova matricola dell’istituto. La gonna blu a pieghe lunga fin sotto le ginocchia la fanno apparire ancora più bassa.
-Chi?-chiede sollevando un sopracciglio scuro e fine. Non sa come sia possibile, ma sente una strana energia nei pressi della ragazza sconosciuta. Non gli trasmette timore anche se ha imparato ad essere sospettoso e scaltro e quando, poco prima, il suo sguardo lo ha colpito, ha sentito come se un coltello invisibile gli avesse attraversato il cranio.
-Un ragazzo… Kakashi-san mi ha riferito che avrebbe dovuto t-trovarsi qui…
-Kakashi…-sussurrò Sasuke fra sé
-Oh… sei… sei tu Sasuke Uchiha?
-Tu chi sei?-borbotta guardigno.
-Hinata… Hinata Hyuga.
Sasuke sussulta lievemente.
-Hai detto… Hyuga?
 
COMMENTO AUTRICE:
Un piccolo esperimento :) Spero che la storia vi abbia incuriosito! Adoro il genere Horror e spero che col passare dei capitoli, riesca a renderlo al massimo! Grazie per aver letto :D Spero che attraverso i vostri commenti io possa migliorare e rendere sempre più avvincente e piacevole questa storia :) 

Small Wolf
 


 
 
  
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