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Autore: Fonissa    02/07/2016    0 recensioni
[STORIA CHE NON TIENE CONTO DELLE SFIDE DI APOLLO]
I nostri nove semidei sono in viaggio verso l'Europa, per fermare l'ennesimo nemico. Tutto intorno a loro sembra monotono, già visto e l'unica cosa che riescono a provare è irritazione. Eppure la profezia parla di tre aiuti, anzi, tre alleati che sconvolgeranno qualsiasi persona intorno a loro.
[Fanfiction a tematica teen parent] [Fanfiction a tematica Genderfluid]
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Annabeth era stanca. Si, stanchezza era la sensazione che più le si addiceva. Non aveva fatto altro che sospirare da quando l'Argo II, ricostruita in mesi di lavoro, era salpata nel cielo. Quando tempo prima le era arrivato l'avviso che Leo era ritornato al Campo Mezzosangue insieme a Calipso, aveva sperato in una vita pacifica almeno per due o tre anni. Ma ovviamente si sbagliava, la vita di una semidea non può mai essere pacifica e così all'inizio di marzo si ritrovava in un'altra missione in cui rischiava la vita insieme ai suoi amici.

“A cosa pensi?” le chiese Piper, mettendosi al suo fianco. Entrambe erano appoggiate al bordo della nave e guardavano un punto indefinito verso l'orizzonte.

“A quanto questa situazione sia frustante.”

“Credo che in questo siamo tutti d'accordo. Perchè proprio noi? Non potevano trovarsi altri semidei?”

“E pensare che da piccola non vedevo l'ora che mi si affidasse un'impresa. Ora vorrei solo poter andar a scuola senza preoccuparmi di venire attaccata da un momento all'altro.”

Piper annuì, senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.

“Hai qualche idea su cosa voglia dire la profezia?”

Annabeth, per l'ennesima volta, sospirò. Quella dannata profezia, la stessa che era arrivata a Rachel mentre questa si trovava alla scuola di buone maniere. Un evento già di suo strano.

 

I nove eroi dovranno di nuovo partire

Se il mondo non vorranno far perire

Una nuova minaccia si solleva

Qualcuno che da tempo attendeva

La strada per l'est prenderanno

E tre nuovi aiuti accoglieranno

Grandi segreti saranno svelati

E forse gli amici saranno allontanati”

 

“Beh, dobbiamo fermare qualcuno che abita verso l'est, probabilmente in Europa, avremo anche tre aiutanti e ci saranno molti segreti. Tutto chiaro, no?” rispose la figlia di Atena.

“Chiarissimo.”

“Ragazzi! Venite a vedere!” chiamò Reyna affacciata dall'altra parte della nave. In pochi secondi tutti si ammassarono in quel punto restando a bocca aperta.

“Non può essere...” sussurrò Percy, visibilmente scosso.

Quando Annabeth riuscì a vedere, capì come mai il suo fidanzato era impallidito. Tre figure si agitavano in uno spazio verde circondato da alberi. Due sembravano dei ragazzi, l'altra era più alta e muscolosa e aveva una strana forma.

“Il Minotauro.” confermò la bionda.

“Quei due lo stanno combattendo...ma non mi sembra se la stiano cavando molto bene.” osservò Jason, preoccupato.

“Dobbiamo aiutarli!” esclamò Hazel. Leo si precipitò verso i comandi iniziando a far scendere la nave. Man mano che si avvicinavano, Annabeth poteva notare altri particolari. Il Minotauro era spaventoso come lo ricordava. Le due figure erano un ragazzo e una ragazza, visibilmente affannati e stanchi. Lei aveva una spada, lui reggeva un oggetto più piccolo con entrambe le mani. Dovevano avere più o meno la sua età.

Leo avvertì i compagni che non poteva far atterrare la nave, così la abbassò il più possibile, poi fece scendere la scaletta. Il primo a iniziare a scendere fu Percy, subito seguito da Annabeth. Mentre andavano verso il basso, notarono una cosa molto particolare. I due sembravano voler difendere a tutti i costi una cesta completamente ricoperta da una coperta viola. Quando la spada della ragazza volò via e questa si gettò sulla cesta facendole da scudo con il corpo, capirono di dover muoversi in fretta.

 

Per Percy rimandare al Tartaro il Minotauro era stato più semplice di cinque anni prima. Appena se lo era trovato di fronte, le scene degli anni precedenti gli erano apparse davanti agli occhi e aveva sfogato la sua rabbia sul mostro. I due ragazzi che si trovavano là ci avevano messo qualche minuto a calmarsi, ma il danno era più emotivo che fisico, per cui dopo un po' erano già in piedi con solo qualche graffio.

“Grazie mille, chiunque voi siate. Ci ha attaccati di sorpresa, non ce ne siamo accorti in tempo...comunque, io sono Dean, figlio di Marte.” disse il ragazzo. Aveva i capelli biondo chiaro, quasi bianco con le punte azzurre che facevano risaltare gli occhi dello stesso colore. La pelle lattea era in contrasto con il suo abbigliamento totalmente sul nero. Intorno alla vita aveva una cintura da cui pendevano due pistole.

“Figlio di Marte? Davvero? -esclamò Frank osservandolo da capo a piedi- allora sei un mio fratello!”

Dean dapprima sgranò gli occhi, poi fece un sorriso sincero. La ragazza, al suo fianco, prese la parola:

“Io mi chiamo Caleen, figlia di Ermes.” Caleen era l'esatto contrario di Dean. Lei infatti aveva i capelli ricci e neri con le punte rosse, la pelle leggermente scura e gli occhi di un castano particolare, quasi arancione. Indossava un top arancione e dei pantaloncini rossi. Aveva un sorriso furbo, tipico dei figli di Ermes. L'unica cosa che avevano in comune i due era l'altezza.

“Non ti ho mai visto al Campo Giove...” esclamò Reyna rivolta a Dean.

“E io non ho mai visto te al Campo Mezzosangue.” disse Annabeth a Caleen.

Dean sospirò:

“Io ci sono stato quattro anni fa, in estate, quando avevo dodici anni. Caleen c'è stata a quattordici, due anni fa. Non ci siamo fatti molte amicizie, quasi nessuno ci conosceva. Non ci siamo venuti più perchè... beh, diciamo che non erano i luoghi adatti a noi.”

“In realtà c'è anche un altro motivo...” provò a dire la figlia di Ermes, che però fu bloccata dal ragazzo con una gomitata al fianco.

“Perchè volevate proteggere a tutti i costi questa cosa? C'è dentro un'arma o qualcosa di simile?” chiese Leo avvicinandosi alla cesta, ma appena provò a toccare la coperta viola, un urlo acuto si propagò nell'aria.

“Ma quella cosa parla!”

Caleen rise di gusto, avvicinandosi alla cesta.

“Beh, in realtà non parla ancora bene, dice qualche parolina.” Sotto lo sguardo sbigottito di tutti, Caleen prese in braccio la 'cosa'. Solo che non era un'arma o un oggetto, ma una bambina di circa un anno identica alla ragazza, tranne per gli occhi azzurri che scrutavano tutti curiosi.

“Lei è Rainy.”

Annabeth, a prima vista, pensò che fosse la sorella, ma poi guardò meglio. Si, Rainy era uguale a Caleen, ma quegli occhi erano la fotocopia di quelli di...

Un altro motivo...” sussurrò Annabeth ricordando le parole di prima.

“E' vostra figlia?”

Stranamente, fu Nico a dar voce alla domanda che si facevano tutti. I due si guardarono per un paio di secondi, poi si rivolsero agli altri sorridendo e annuendo. Rainy li imitò e a Hazel ridacchiò per la tenerezza della scena. Piper e Annabeth ci rimasero di sasso. Immaginarono loro due, con già tutti i loro problemi e i mostri da combattere, doversi occupare anche di un bambino. No, sarebbe stato insostenibile.

“Scusate la domanda, ma... come fate?” chiese la figlia di Afrodite. Gli occhi dei due ragazzi si offuscarono.

“Abitiamo in una casa semi-abbandonata in campagna -iniziò a raccontare Dean- non abbiamo acqua, corrente o corrente, ma questo vuol dire anche niente bollette. Ci arrangiamo nelle palestre o nei fast food. Lavoriamo entrambi, in orari diversi. In più Caleen va' a scuola la mattina, io faccio la scuola serale.”

Mentre parlavano sorridevano, come se fosse tutto normale, ma il loro sguardo era basso e triste.

“E i vostri genitori?” chiese Percy con voce preoccupata.

“Ci hanno cacciato da casa quando sono rimasta incinta. Non l'hanno voluto dire a nessuno, ci hanno vietato di parlarne con i nostri parenti. Noi... diciamo che non avevamo molti amici.” spiegò Caleen, mettendosi a sedere e iniziando a giocare con Rainy che non riusciva a stare ferma nemmeno per un secondo.

“Noi non capiamo perchè mantenerlo segreto, non è mica una vergogna! Eppure gli unici a saperlo siete voi. E' praticamente un segreto.”

Quando Dean disse segreto, qualcosa scattò nella mente di Annabeth. Iniziò a parlare del Campo, della profezia, dell'Argo II. I due ragazzi ascoltavano attenti, mentre la piccola giocava con uno scoiattolo.

“Noi? Impossibile.” esclamò la figlia di Ermes.

“Non siamo abbastanza allenati, poi abbiamo Rainy.” continuò il suo fidanzato.

“Dovete essere voi! E' così, me lo sento -ripetè Annabeth per l'ennesima volta da quando aveva parlato della profezia- non vorreste avere un'altra vita?”

“E' pericoloso...”

“Possiamo tornare indietro, lasciare Rainy al Campo Mezzosangue e poi ripartire. Non ci metteremo molto.”

“Cosa? Lasciare mia figlia lì? Senza di noi?!” Caleen sembrava terrorizzata.

“E' il posto più sicuro.”

Caleen e Dean si presero la mano e si guardarono negli occhi. Era come se stessero aprlando in silenzio. Alla fine Dean sospirò.

“Va bene, veniamo.”

  
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