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Autore: Ignis    19/04/2009    1 recensioni
"Cos'è amore?" chiese Elda.
Freya si voltò verso la sorella gemella, provando di nuovo il sentimento chiamato sorpresa.
La mamma sorrise dolcemente, e pensò che fosse uno dei sorrisi più belli.
"Amore è volersi bene. Provare un forte affetto per una persona, ed essere felici quando anche questa persona ci vuole bene".
Elda chiese ancora: "Possiamo provare amore per tutti?"
"Certo, tesoro" rispose la mamma, sempre sorridendo. "Possiamo amare tante persone, ed essere ricambiati allo stesso modo. Ma si può provare tantissimo amore, ed essere veramente felici, soltanto con una persona. Quella persona ci amerà tantissimo, e sarà soltanto per noi per tutta la vita".
Freya chinò il capo, riflettendo. Una persona solo per me...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chii, Dark Chii, Hibiya Chitose, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Si svegliò. I suoi occhi si aprirono lentamente, senza tremori. Dalle sue orecchie artificiali spuntavano decine e decine di cavi collegati al macchinario che le aveva dato l'energia vitale.
Lo scienziato davanti a lei era alto. Indossava un lungo camice bianco, dalle tasche spuntavano qualche filo elettrico e un paio di penne, in mano aveva una cartellina con dentro qualche foglio su cui stava prendendo appunti.
Sembrò accorgersi di lei all'improvviso. Sorrise, e il suo volto fu invaso da pura e semplice gioia.
"Ti sei svegliata"
Il persocom battè le palpebre, in un gesto dall'aspetto molto naturale. Nel momento in cui lo fece, il sorriso dello scienziato si allargò.
Nella mente del persocom arrivarono lentamente, in modo quasi dolce, molte immagini. L'immagine dello scienziato, di una donna accanto a lui e dei nomi "papà" e "mamma". L'immagine di una casa, di un giardino. Poi di una ragazza con lunghi capelli biondi, occhi castani e lineamenti dolci, e un nome: Freya. Seppe di essere lei quella ragazza. Di seguito arrivarono nella sua mente tante altre immagini, meno importanti delle prime.
"Papà" sussurrò Freya guardando lo scienziato.
Il papà sorrise. "Sì, Freya. Sono io. Sono papà".
La sua gioia non accennava a diminuire, anzi: aumentava sempre più.
Arrivò una donna. Era vestita come il marito, e dai suoi occhi uscì qualcosa di liquido. Sorrideva anche lei, e la sua gioia aumentò fino a raggiungere quella del marito.
"E' viva... Freya... nostra figlia..." sussurrò, la voce rotta dall'emozione.
Freya seppe che quelle erano lacrime, e che servivano a sfogare un'emozione molto forte come la gioia o il dolore.
"Mamma" mormorò Freya.
La gioia era troppa. La mamma si avvicinò alla ragazza e la abbracciò, incurante del macchinario cui era ancora collegata.
"Stabilizzerò i suoi circuiti in poco tempo. Abbi ancora un po' di pazienza, Chitose".
"Sì, caro... è bellissima... sono madre..." disse ancora la mamma, per poi lasciarsi andare a quel pianto di felicità.

Era Freya, ed era un Chobits. Seppe di essere un persocom, ma non uno qualsiasi: un persocom capace di provare emozioni forti, di piangere e di gioire più degli altri suoi simili. Un computer-persona, capace di vivere come un essere umano.
Intuì presto la differenza tra le persone artificiali e gli esseri umani, ma non si sentì diversa. Era un essere umano, aveva soltanto un corpo artificiale. Non era diversa.

Presto ne arrivò un'altra. Era molto simile a Freya, ma era diversa. Aveva dei lineamenti ancora più morbidi, uno sguardo meno serio di quello di Freya. Aveva anche lei capelli biondi e lunghi e occhi castani.
Si chiamava Elda, ed era sua sorella minore.
Il papà e la mamma volevano tanto bene a Freya ed Elda, e Freya ed Elda volevano tanto bene a papà e mamma. Erano una famiglia, e vivevano felici.

Un giorno come tanti. Freya stava entrando in cucina, quando sentì la mamma e il papà parlare. Le era stato insegnato a non interrompere i genitori quando parlavano, quindi rimase appoggiata al muro accanto alla porta, con quel suo vestitino nero pieno di pizzi che indossava sempre.
Colse le parole di papà e mamma.
"Sono due figlie meravigliose, tesoro. Siamo riusciti ad avere figli, dopotutto. Sono sempre così felice, ogni volta che le guardo..." diceva la mamma.
Il papà disse così: "Sì, sono due persone vere. Gli unici due Chobits della terra, e sono le nostre due bambine. Impareranno da noi, cresceranno, e troveranno l'amore".
Freya rimase silenziosa. Tornò nella sua stanza, che condivideva con Elda, e raccontò tutto alla sorella minore.

"Cos'è amore?" chiese Elda.
Erano in giardino, a fare un picnic. Papà non c'era. Freya si voltò verso la sorella gemella, provando di nuovo il sentimento chiamato sorpresa.
La mamma sorrise dolcemente, e pensò che fosse uno dei sorrisi più belli.
"Amore è volersi bene. Provare un forte affetto per una persona, ed essere felici quando anche questa persona ci vuole bene".
Elda chiese ancora: "Possiamo provare amore per tutti?"
"Certo, tesoro" rispose la mamma, sempre sorridendo. "Possiamo amare tante persone, ed essere ricambiati allo stesso modo. Ma si può provare tantissimo amore, ed essere veramente felici, soltanto con una persona. Quella persona ci amerà tantissimo, e sarà soltanto per noi per tutta la vita".
Freya chinò il capo, riflettendo. Una persona solo per me...

Passarono altri giorni. Una famiglia felice, tanto affetto. E Freya si sentiva sempre più legata a papà. La mamma era la mamma, ma papà era speciale.
Freya sentì di amarlo. Sì, amava papà più di quanto amava mamma o Elda. Lo amava, quindi era la sua persona speciale.
Ma sapeva che era la persona speciale di mamma, quindi andò da lei e glie lo chiese.
"Mamma... una persona solo per un'altra persona, può essere anche di una terza persona?"
La mamma la guardò stupita, poi sorrise. "No, tesoro. Quando un uomo e una donna scoprono di amarsi l'un l'altra, il loro legame è indissolubile. Possono amare altri, ma mai come si amano tra loro".
Quindi era così. Freya assunse un'espressione triste, quindi si voltò prima che la mamma potesse vederla. "Ho capito".

Freya amava papà. Ma papà amava la mamma, e non poteva amare Freya più di quanto amava la sua innamorata.
Iniziò presto a sentire dolore. Prima psichico, poi fisico: nel petto gonfio di circuiti sentiva tanto dolore, e spesso il suo sistema si bloccava per quello stesso motivo.
Mamma e papà le chiesero perchè sentiva dolore, ma quando lo vennero a sapere assunsero un'espressione sconvolta.
Anche papà. Perchè papà? Perchè non poteva amare Freya al posto della mamma? Perchè non aveva creato Freya prima di incontrare la mamma?
Si ammalò. Papà decise di non volerla più vedere soffrire in quel modo, perciò decise con grande dolore di disattivarla.
Elda voleva troppo bene alla sorella per poterla lasciar andare da sola, farle perdere tutto quello che aveva provato e vissuto in quell'unico anno di vita. "Anche io. Voglio andare con Freya".
La mamma e il papà non riuscirono a convincerla.
Sul letto di morte, Freya continuava a sentire dolore. I suoi circuiti gemevano, i suoi occhi versavano acqua salata.
Elda la raggiunse. Rimase silenziosa per un po', tenendole la mano, poi sussurrò: "Vieni da me".
Freya capì immediatamente. "Sei sicura?".
"Sì. Non voglio perdere la mia sorellina. Tu vieni con me. Conserverò la tua mente, e saremo una cosa sola. Non posso darti l'amore che vuoi, ma posso dartene tanto lo stesso".
Elda chiuse gli occhi, e dall'orecchio sinistro uscì un cavo che andò a collegarsi all'orecchio destro di Freya.
"Addio..." sussurrò Freya.
I suoi occhi persero in un battito di ciglia la loro lucentezza, le labbra si bloccarono nella loro posizione, tutto il suo corpo s'irrigidì.
Era una macchina vuota, finalmente libera dal suo tormento.
   
 
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