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Autore: Small Wolf    03/07/2016    3 recensioni
E se Hinata dovesse andare via un mese e lasciare casa e figli adolescenti alle cure di un papà come Naruto? Riuscirà il nostro eroe a fare il bravo papà e vincere così la battaglia più ardua di tutte?
DAL CAP 1
-Bene vediamo… ogni mese, come dicevo… tu… farai un ovetto! Si farai un ovetto, ecco, farai un ovetto come una gallina!
-Una gallina, papà?-chiese Himawari con un tono perplesso.
-Eh, si, solo quelle fanno le uova-le disse mentre nella sua mente si creava una sorta di collegamento fra quella situazione e il fatto che le donne fossero definite da Shikamaru “galline”.
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Naruto si buttò sul letto e sospirò di sollievo: tutto era finalmente al proprio posto. Le pulizie erano state fatte, la spesa era tutta in frigo e i panni in ordine nei loro armadi. Era appena il terzo giorno della sua vita da papà single da quando Hinata era partita per il meritatissimo viaggio alle terme che lui le aveva regalato per il compleanno.
“N-NARUTO, SEI SICURO CHE ANDRA’ TUTTO BENE?” gli aveva domandato premurosamente sulla soglia della loro piccola villa in centro “PENSI DI FARCELA?”
Lui le aveva sorriso e datole un piccolo bacio sulla frangetta regolare si era assicurato di mostrarsi sicuro.
“MA CERTO, HINATA! VEDRAI ME LA CAVERO’ COME SEMPRE! DESIDERO SOLO CHE TU TI DIVERTA” Lei lo aveva abbracciato forte e dopo aver salutato i suoi figli adolescenti, Himawari con un bacio, Boruto con solo una dolce carezza, vista la sua apatia adolescenziale, era salita sul pulmino che avrebbe portato lei e le sue amiche fuori città per un po’. Negli ultimi tempi, Naruto era stato via più del solito a causa del suo lavoro di Hokage, dunque non era riuscito a mantenere la sua promessa di essere sempre presente, seppur fosse migliorato rispetto al passato. E Hinata si era trovata sulle spalle gli affari del proprio clan, la casa e i figli. Meritava davvero un po’ di pace e del tempo per sè!
L’aveva guardata andare via con un’aria allegra ed un po’ preoccupata. E aveva ragione. Hinata aveva sempre dannatamente ragione, sapeva quasi prevederli, i guai.
Infatti, nonostante quel giorno fosse tutto davvero a puntino e Naruto avesse deciso di schiacciare un pisolino in tutto relax, data l’assenza degli sguardi infuocati del suo primogenito, la sorte aveva deciso di non dargli tregua. Stava per chiudere finalmente gli occhi quando un grido lacerò la calma della casa e probabilmente tutto il paese del fuoco.
Per lo spavento cadde a terra, trascinandosi dietro tutte le coperte, e, afferrato il kunai sulla mensola, si precipitò fuori dalla stanza: Himawari doveva essere in pericolo.
Veloce come la luce corse verso l’origine dell’urlo disperato, proiettandosi nella mente immagini di terribili ninja intenti a rapire la sua “principessa”.
-Himawari! Himawari apri, c’è papà!” urlò battendo i pugni sulla porta del bagno da cui provenivano ora dei caldi singhiozzi. Si preparò a sfondare la porta ma una frase della figlia lo bloccò, terrorizzandolo.
-Sto… sto morendo! E ho solo 12 anni, oddio-balbettava la sua vocina attutita dal legno.
-Morendo?- chiese l’Uzumaki ad alta voce.
Improvvisamente il pianto si interruppe e il water venne scaricato. I piccoli passi di Himawari raggiunsero la porta che si aprì seccamente e Naruto incontrò gli occhi chiari della figlia.
-Perché non mi avete detto che fossi malata, eh, papà? Io mi fidavo di voi!
Il povero Naruto, sempre più confuso e preoccupato, non capiva cosa ci fosse che non andasse. Sua figlia era una ragazzina sanissima, una piccola e forte ninja che non aveva quasi mai preso la febbre in vita sua.
-Tesoro che dici?-le domandò inginocchiandosi per arrivare a guardarla bene negli occhi.
La ragazzina indietreggiò con il viso paonazzo.
-Mi stai dicendo che non sto per morire?
Naruto sbarrò gli occhi azzurri e sorrise stranito, scuotendo la testa. Non era davvero bravo a capire i suoi figli ed il ruolo di Hokage di certo non aveva migliorato le sue capacità in fatto di rapporti umani.
-E allora quello… quello cos’è?-singhiozzò indicando qualcosa sulla lavatrice accanto alla vasca da bagno.
Naruto entrò nella stanza e il suo volto perse la caratteristica colorazione abbronzata nel vedere un paio di mutandine della sua “piccola bambina”, della sua “principessina”, di quella che fino al giorno prima giocava con le bambole e portava innocentemente i fiori sulla tomba di zio Neji, essere deturpate dall’orribile affare che l’avrebbe consacrata al mondo tumultuoso dell’adolescenza.
Si voltò rigidamente verso la ragazzina che aspettava impaziente sulla soglia e con le labbra serrate in una sorta di bacio invisibile e lo sguardo sbarrato, deglutì un nodo che doveva avergli tolto la capacità di parola.
-Principe… Himawari-si corresse-forse dobbiamo parlare.
Fu così che si trovarono in cucina, seduti alle estremità opposte del tavolo sul quale per Naruto, fino a qualche tempo prima, una bimba dal sorriso vivace pasticciava con le tempere. La guardò bene: niente di strano, la malattia forse non aveva ancora fatto il proprio effetto. L’immagine della sua dolce bambina con gli occhi infuocati e i capelli blu animati di vita propria intenta, un minuto prima, a urlare a tutti quanto soffrisse e un minuto dopo che avesse voglia di cioccolato, lo lasciò tramortito. Ripensò a Sakura e a tutti i bernoccoli che gli aveva fatto spuntare dietro la nuca in passato e di quanto fossero particolarmente forti i suoi pugni in determinati giorni del mese. Persino Hinata diventava più taciturna del solito e nonna Tsunade era ancora più nervosa e suscettibile certi periodi. Era stata proprio lei a spiegargli cosa fosse quella terribile patologia che affliggeva tutte le donne e che le trasformava in Iene feroci. Allora si erano spiegate tante cose e, assieme allo shock, era nata la consapevolezza che nessun uomo sulla terra, mai e poi mai, avrebbe potuto sottrarsi all’isteria di una madre, o di una moglie, o di una sorella, amica, fidanzata, o qualsiasi altro genere di sesso femminile conosciuto, in certi momenti del mese. Era un terribile flagello che non si sarebbe mai spento sino alla fine dei tempi e loro, i maschi, sarebbero stati le vittime. Nessuna tecnica, incantesimo, magia nera lo avrebbe mai spezzato, niente di tutto il suo sapere di ninja era lontanamente utile in un simile istante.
-Allora papà?-borbottò accigliata: ecco il primo sintomo! Il processo di conversione a iena stava incominciando. Per questo si prese un momento per pensare e sospirò.
-Bene, sembra che il destino abbia voluto che fossi io a parlartene e non tua madre-affermò sconsolato pensando a quanto Hinata sarebbe stata brava nell’affrontare un simile argomento.
-Allora Himawari… hem…-esordì- devi sapere che, ecco, insomma, tutti i mesi succederà questa cosa che tu, beh, perda un po’ di sangue…
La faccina attenta di sua figlia lo mandò in panico e sarebbe bastata una sola parola inadatta a farlo piombare nella disperazione.
-Bene vediamo… ogni mese, come dicevo… tu… farai un ovetto! Si farai un ovetto-ripetè sicuro di aver detto una cosa sensata mentre la piccola assumeva un’espressione perplessa.
-Si, ecco, farai un ovetto come una gallina!
-Una gallina, papà?
-Eh, si, solo quelle fanno le uova-le disse mentre nella sua mente si creava una sorta di collegamento fra quella situazione e il fatto che le donne fossero definite da Shikamaru “galline”.
Si schiarì la voce e riprese.
-Ma questo ovetto, cadendo da dentro di te si romperà e puff! Rilascerà qualche macchietta di sangue come quelle di prima.
Himawari sembrava sempre più confusa ma lui non ci fece caso, occupato com’era ad omettere il fatto che si sarebbe trasformata in un essere iperteso e intrattabile.
Aprì il frigo e lasciò cadere dall’alto, in un piatto fra le mani un pover uovo.
-Paf!-esclamò quando questo si ruppe-ecco cosa succederà!
La bambina sembrò realmente traumatizzata e non riuscì a proferir parola.
-Per questo tua mamma usa quegli affari… hem, come si chiamano… pannolin… no, no, non sono pannolini…
-Gli assorbenti?-lo anticipò.
-Esatto, gli assorbenti-sorrise ebete-come fai a conoscerli?
La piccola si battette una mano sulla fronte.
-C’è scritto sulla confezione.
-Aaaah…. Giusto!-sorrise nuovamente, imbarazzato e impacciato-torno subito!
Si fiondò a prenderli, rischiando di inciampare nel tappeto del corridoio e tornò da lei. Entrambi si avvicinarono al tavolo come farebbero due chirurghi prima di un importante operazione.
Naruto prese una bustina e la aprì lentamente: non ne aveva quasi mai visto uno aperto, non che gli fosse mai interessato, alla fine quella era roba da femmine! Imbarazzante roba da femmine.
Poi strappò come un cerotto il suo contenuto, ritrovandosi in mano una lunga striscia di materiale particolare.
-Eccolo…-disse quasi in estasi, dandole la schiena per  osservare l’affarino alla luce del sole, proveniente dalla finestra-la nostra salvezza.
Si girò di scatto verso la figlia, che non sembrava sorpresa quanto lui se non stupita dal comportamento del suo papà, si, lo stesso solido uomo che pronunciava discorsi importanti dal terrazzo della sede degli Hokage e gestiva questioni internazionali.
-Ci serve qualcosa che simuli…-si guardò attorno-trovato!
Aprì il frigo e prese una bottiglietta di Ketchup. La scosse per bene poi rovesciò la poltiglia rossa sulla superficie dell’assorbente che prontamente rigirò sottosopra.
 
Sakura andava spesso a casa di Naruto, era una strettissima amica di famiglia e Sarada non diceva mai di no ad una visita a Boruto. Aveva un secondo mazzetto di chiavi, poteva entrare quando voleva: entrambi i padroni di casa si fidavano ciecamente di lei.
Tuttavia la scena che si trovò davanti la fece prima impallidire, poi il suo alter ego malvagio iniziò a sbraitare nella sua testa imprecazioni contro Naruto che, benchè avesse trent’anni, era rimasto il Baka, trstaquadra, Dobe di cui parlava Sasuke.
Lui e Himawari, la povera creatura, erano appoggiati con i gomiti al tavolo, il collo torto nel tentativo di guardare come un assorbente, si un assorbente appiccicato al palmo rovesciato dell’Uzumaki, riuscisse a trattenere un mucchietto di Ketchup senza farlo cadere sul tavolo.
-Naruto!-esclamò quando riuscì a riprendersi dallo Shock.
Sobbalzarono entrambi e lui, nel tentativo di nascondere la strana vicenda, sollevò in un gesto di saluto la mano a cui era ancora appiccicato quell’affare.
-Sakura… meno male sei arrivata-ridacchiò imbarazzato prima di nascondere la mano dietro la schiena-avevo così tanto bisogno di te!
-Sakura!-Himawari corse ad abbracciarla affettuosamente-papà mi ha detto che d’ora in poi farò uova come le galline!
Sakura si scrocchiò i pugni, gli occhi bianchi di rabbia verso l’inettitudine del suo ex compagno di team.
-…Naruto…-sibilò rabbiosa.
Naruto riconobbe quell’espressione, quella posa, quel tono di voce e capì di trovarsi non davanti a Sakura, non davanti a un ninja medico, non davanti alla sua migliore amica… ma davanti ad una iena!
 
  
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