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Autore: Alahambra    03/07/2016    3 recensioni
“Piangi Jon, piangi per una madre che non hai avuto, piangi per un cognome che non puoi portare, piangi per la vita che non hai vissuto.”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa vedi nel suo futuro?”
“Vedo … vedo con molta chiarezza. Un meta-lupo come Faye, un posto di comando, una grande spada che però non è Ghiaccio” Il neonato che stringeva tra le braccia emise un debole vagito.
“Sono andata troppo a fondo, scusa” Non si capiva bene se la donna si riferisse a sé stessa, al bambino o all’uomo che le stava a fianco.
“Non ti preoccupare, so quanto tieni a nostro figlio”
“Ogni tanto ho paura di non essere una buona madre:  scruto il futuro di Jon come un libro, lo tengo qui tra morti e sangue, lo affido molto spesso a Faye…”
“Guardami” l’uomo le prese il viso tra le mani: “Tu sei una madre meravigliosa e nostro figlio sta crescendo sano e forte.”
“Sei sempre così gentile, ma non potrai mai cancellare il fatto che non potrà portare il cognome Stark e che ora sei qui per portarlo a Grande Inverno, come ci si aspetta faccia il Lord del Nord con i suoi bastardi. Non ti biasimo per questo, tu sei Lord e noi non potremmo mai vivere insieme!”
“Se Brandon non fosse morto, sei io non fossi diventato Lord, se non avessi sposato Catelyn Tully…”
“Quanti se. I se non servono: tu sei Lord e hai una moglie, Jon sarà destinato a crescere come un bastardo ed io non potrò mai essere la tua compagna”
“Io ti amo, non posso fare a meno di farlo, malgrado mia moglie, malgrado il figlio che porta in grembo. Voi siete la mia famiglia, voi solo!”
Le loro labbra si unirono in un bacio, dolce, ma anche passionale: un addio! In quel singolo istante sembravano la famiglia perfetta: un raggio del tramonto che era entrato nella tenda illuminava il terzetto: il Lord e la guaritrice con stretto tra le braccia loro figlio.
Si staccarono solamente quando non ebbero più aria, fu un distacco doloroso, l’ultima volta che labbra fatte le une per le altre si toccarono e si amarono.
La guaritrice mise il figlio nelle braccia del compagno ed accarezzò, per l’ultima volta, il suo viso.
“Fai un’ultima cosa per me, in nome del nostro amore: non dire a Jon, prima che sia pronto, chi è sua madre. Quando sarà pronto dagli questi” Gli porse una piccola pergamena e una sottile catenina con attaccato un anello.
“So che questo era il pegno del tuo amore, ma non ho altro da dare come ricordo.”
“Non ti biasimo, con nostro figlio resterà la cosa più preziosa: il nostro amore!”
“Ora vai o ti pentirai. Non tornare mai più e ricorda la tua promessa. So che ne hai fatte tante, ma, ti prego, mantienile tutte”
L’uomo fece per andarsene, ma prima di voltarsi si prese ancora un momento per osservare la figura del suo amore: era una donna alta, dalla carnagione talmente pallida che si vedevano le vene del collo. Il viso era sfregiato da una lunga cicatrice che rendeva cieco un occhio, quello rimasto era azzurro ghiaccio, come quelli del suo uomo. Lunghissimi capelli biondo miele le scendevano lungo la schiena, raccolti in una treccia stretta, tenuta legata da dei nastrini dello stesso blu del vestito. Quest’ultimo era di seta, lungo fino ai piedi e trattenuto in vita da una sottile cintura d’argento dalla quale pendevano un sacchetto contenente delle erbe e un piccolo pugnale, gli strumenti del mestiere del guaritore. Un lacrima solitaria le scendeva lungo le guance ed Eddard avrebbe voluto soltanto potergliela asciugare, ma sapeva che se sarebbe tornato indietro, non avrebbe mai avuto il coraggio di andarsene. Per questo le voltò le spalle ed uscì dalla tenda, sempre, però, consapevole che lì lasciva la donna che amava e la felicità che aveva sempre sperato di ottenere. Di lei amava la compostezza, l’energia che emanava e l’assoluta determinazione che la guidava in ogni scelta. Di lei amava tutto ed ora la stava abbandonando: quale male aveva fatto al Destino per meritarsi questo?
………………………………………………….
Era seduto davanti all’Albero del Cuore, nel Parco degli Dei. Questo era uno dei luoghi che più amava nel castello, era austero, ma accogliente ed il volto inciso sulla corteccia aveva un che di paterno. Tutto nel complesso gli ricordava suo padre ed inoltre lady Catelyn non si sarebbe addentrata lì dentro, odiava quel posto, proprio per i motivi per cui lui lo adorava. Aveva bisogno di riflettere e di schiarirsi le idee. Si rigirava tra le mani l’anello e la lettera che gli aveva dato suo padre anni prima, non aveva detto niente se non che quegli oggetti appartenevano a sua madre. Jon non aveva mai aperto la lettera per paura di quello che potesse esserci scritto, ma portava sempre l’anello appeso al collo: era come avere un pezzo di sua madre sul cuore. Era un semplice cerchio d’argento: nessuna pietra, nessuna iscrizione. Ora era lì e tormentava i due oggetti: avrebbe avuto il coraggio di aprire quella lettera? Questa era l’ultima occasione per chiedere qualcosa a suo padre. Finalmente si decise, ruppe il sigillo e respirò profondamente prima di aprire la missiva. Un fiume di parole, vergate in una grafia leggermente svolazzante, si riversò nei suoi occhi. Cominciò a leggere:
“Caro Jon,
sono qui, nella mia tenda di guaritrice, circondata dalla morte eppure ogni volta che il mio sguardo si posa sul tuo viso non posso non essere felice. Non so dove sarò quando leggerai queste parole, so solo che non sarò lì, accanto a te, dove una madre dovrebbe stare. Mi dispiace Jon per la vita che devi fare, so che essere un bastardo non è semplice. Come ogni madre non posso fare altro che darti delle raccomandazioni:cerca di essere cordiale con tutti, anche con i tuoi fratelli che portano il cognome Stark e con la tua matrigna, Lady Tully. Non lasciarti sconfortare e non farti false speranze, come mi disse un giorno un mio caro amico, Tiryon Lannister: “Mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te.” Tanto è il dispiacere che mi attanaglia che non so nemmeno trovare parole mie, ma, forse, quella frase è più appropriata di un libro intero.
Ricordati sempre che sei uno Snow e cammina a testa alta per questo! Nelle tue vene scorre il sangue dei Re del Nord e tu sei figlio delle nevi. Non dimenticare che anche tu hai un cognome ed un destino, non vendere ciò che sei in cambio di un titolo, perché tu un nome lo hai già: tu sei figlio di Lord Eddard Stark di Grande Inverno. Non tradire il sangue che ti modella il viso, già così giovane sei uguale a tuo padre! Come dicevo prima hai un destino, un grande destino. Non lasciarti ingannare da chi ti dice che non hai scelte, persegui sempre i tuoi obbiettivi, anche se dovrai lavorare molto più degli altri.
Vorrei dirti molto altro, vorrei essere una buona madre, vorrei molte cose, ma non c’è tempo, ma non c’è spazio. Quale amaro destino! Un’ultima cosa vorrei dirti: non biasimare tuo padre, non aveva scelta. Non lesinare domande, anche se queste potranno provocargli dolore. Abbi coraggio Jon, abbi coraggio!!
Spero che porterai sempre queste parole sul cuore, insieme all’anello. Addio
                                                          A.S.”
Mentre leggeva queste parole Jon non poté trattenere una lacrima: questa era tutto quello che aveva di sua madre, nemmeno un nome, “solo” parole, parole sagge, ma sempre parole! Si accasciò lungo il tronco dell’ Albero del Cuore. Ora che aveva letto il testamento di sua madre si sentiva svuotato, la curiosità che inconsciamente lo aveva sostenuto in tutti questi anni non persisteva più. Riflettendo attentamente, però, una cosa positiva l’aveva trovata: ora sapeva di poter chiedere a suo padre notizie.
Non sapeva quando, non sapeva come, ma lo avrebbe fatto. Avrebbe preteso un ricordo di sua madre prima di partire per la solitudine della Barriera.
………………………………………………….
Eddard si era lentamente addentrato nel Parco degli Dei, aveva bisogno di riflettere: alcune ore prima aveva comunicato la sua decisione al Re. Una parte di lui voleva convincerlo del fatto che aveva fatto la scelta giusta, ma una voce sempre più forte gli urlava che abbandonare il Nord, Bran, Robb, ma soprattutto Jon non era giusto. Quest’ultimo aveva già sofferto abbastanza ed ora doveva recarsi alla Barriera per prestare giuramento ai Guardiani della Notte, era sempre stato il suo sogno, ma era ancora troppo giovane. Aveva il diritto di godersi ancora un po’ la sua adolescenza, dopo quello che aveva dovuto passare, ma sua moglie non aveva voluto saperne. Lei non concepiva di poter stare sotto lo stesso tetto con il bastardo, che simboleggiava il fallimento del suo matrimonio, il fatto che Ned non l’avesse mai amata. Così ora l’uomo stava passeggiando in cerca della concentrazione, in cerca del coraggio per non tornare indietro, quando sentì dei sospiri provenire dall’Albero del Cuore. Si paralizzò un attimo, chi poteva essere? Lui era l’unico a cercare consolazione nel giardino, no, un momento, anche Jon spesso visitava il piccolo bosco! Possibile che fosse lui? Fece qualche passo avanti e si ritrovò davanti il figlio che piangeva accasciato contro l’Albero del Cuore stringendo in mano una lettera. Si avvicinò lentamente e Jon che sollevò lo sguardo carico di dolore.
“Padre… ho letto la lettera”gemette. Il padre si sedette affianco a lui e lo strinse a se.
“Qui dice di farti delle domande, ma ti porteranno troppo dolore.”
“Quando ho abbandonato tua madre sapevo che prima o poi avrei dovuto sopportare questa sofferenza. Cosa vuoi sapere?”
“Come si chiamava?”
“Aileen Snow”                                                                   
“Aileen significa radiosa …”
“Lo era davvero. Era una luce nell’oscurità della guerra, una mano che ti traeva dalla morte e ti insegnava di nuovo a vivere …”
“Perché Snow?”
“Era figlia di due bastardi riconosciuti: suo padre era di Dorne e sua madre era la figlia di uno degli alfieri di Grande Inverno, però non ti so dire quale.”
“Era bella?”
“Molto, una delle donne più belle che avessi mai visto”. Detto questo prese il foglio dove era scritta la lettera di Aileen, estrasse un piccolo carboncino da sotto il mantello e cominciò a disegnare: quando ebbe finito il volto di una donna meravigliosa occupava il retro della pergamena.
“Questa è mia madre?”
“Sì.”
“Come mai ha una cicatrice sul viso?”
“Mi disse che se l’era fatta quando aveva 12 anni. Sua madre era una guaritrice ed anche lei aveva imparato quell’arte, ma un giorno non riuscirono a salvare una donna durante un parte particolarmente difficile per questo il marito, distrutto dal dolore, incendiò la loro capanna. Sua madre morì e lei si salvò per miracolo.”
“Era una brava guaritrice?”
“Più brava di molti dei Maestri della cittadella, incluso Luwin, ma era una donna e non è potuta entrare nell’Ordine.”
“Come vi siete conosciuti?”
“Io ero rimasto ferito durante una delle battaglie contro i Targaryen e venni portato da lei. Per giorno lei lottò contro la morte che voleva sommergermi e alla fine vinsi. Durante il periodo in cui stetti a riposo imparai a conoscerla: era una donna brillante, giusta e dolce. La donna che avevo sempre sognato al mio fianco, una donna che si meritava di diventare regina. Non fu un corteggiamento lungo, sia perché dovetti presto tornare alla guerra, sia perché anche lei era rimasta ammaliata da me. In seguito andai molte volte a trovarla, progettavamo un futuro insieme, Lord e Lady di un piccolo castello che Brandon mi aveva destinato nella Foresta dei Lupi. Purtroppo poco dopo che seppe di essere rimasta in cinta tutto andò a rotoli: Brandon morì, io diventai Lord di Grande Inverno e dovetti sposare Lady Tully. Quando tu nascesti io fui costretto a portarti a Grande Inverno, come ci si aspettava dal Lord del Nord, il resto della storia lo sai. Insieme toccammo il cielo con un dito, ma più in alto si va più in basso si cade. Io l’amavo davvero, lei è l’unica donna che ho amato veramente, non la dimenticherò mai.”
“Che fine ha fatto?”
“È stata uccisa da un soldato, non so per quale motivo, non so nemmeno dove sia sepolta.”
“Quindi io non sono stato un errore?”
“Non dirlo mai. Noi sognavamo un futuro che si sarebbe avverato se non fosse stato per la morte di Brandon, noi volevamo una famiglia, un figlio e quel figlio sei tu. Voi siete stati l’unica famiglia dove mi sia sentito a casa, dove mi sia sentito me stesso.”
Quando Eddard smise si parlare un silenzio surreale piombò sul parco, sembrava che perfino la natura si fosse fermata in quel momento di dolore. Jon si appoggiò di più al padre e non riuscì più a trattenere i singhiozzi.
“Piangi Jon, piangi per una madre che non hai avuto, piangi per un cognome che non puoi portare, piangi per la vita che non hai vissuto.”

Spazio autrice
Fan di LyannaxRhaegar non uccidetemi subito!! Anch’io sono più propensa a credere a questa versione, ma nulla è certo! Per cui in questa storia ho cercato di dare un’immagine di quella che, secondo me, è la donna ideale di Eddard, visto che sicuramente lui non avrebbe avuto un figlio con una puttana qualsiasi!
Perdonatemi per le incongruenze che ci sono con la storia originale, ma credo che in una ff ci possano anche stare.
Se ci sono errori imperdonabili non esitate ad avvisarmi, ma commentate anche se la storia vi ha colpito. Ho bisogno dei vostri giudizi e mi auguro che siano numerosi!
Ciao a tutti!

 
   
 
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