Ogni centimetro del mondo è una prigione. Qualsiasi testa che non è più capace di pensare ne costituisce le sbarre.
Io sono chiusa a chiave nella mia mente, le cui pareti sono ora nere, ora bianche, ora invisibili, ora trasparenti. Abito in una torre d'avorio vertiginosamente alta, uguale a poche.
Quando mi affaccio al mondo devo chiudere gli occhi: quella matassa di fili grigi mi fa venir voglia di urlare.
Ogni tanto qualcuno sale fino alla cima della torre e prova a forzare la porta chiusa a chiave, ma non ci riesce. Nessuno ci riesce mai. Nessuno potrebbe tranne me.
Ma io non ho intenzione di uscire.
Le persone che bussano hanno i polsi stritolati da manette d'acciaio, le teste tutte uguali, gli stessi cuori che urlano contro una mente sorda, e parlano con un'unica voce.
Si somigliano tutti così tanto che a stento li riconosco; eppure non somigliano a me.
Le persone che bussano poi scappano, con la promessa tornare indietro per farmi evadere dalla mia testa.
Ma io non posso evadere: non sono in prigione. Il mondo è una prigione, la mente no.