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Autore: Kajsa    19/04/2009    1 recensioni
La Magia non è solo fatta di sventolii di bacchette o di code di drago gettate in puzzolenti intrugli cotti sul calderone... E Sarah sta per essere trascinata in quel mondo a sua completa insaputa da uno dei ragazzi più belli che lei abbia mai visto. "-Mmh… “La magia nella nostra epoca”… credo che andrò a leggermelo all’entrata… ti dispiace?- chiese Sarah stupendo l’amica che nonostante tutto non aveva nulla in contrario. Allora Sarah registrò il libro che aveva preso dalla bibliotecaria e andò verso l’ingresso dove avrebbe aspettato l’arrivo di Daniel."
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti… Questa è la mia prima storia originale che pubblico che ha gia un bel po' di capitoli pronti, perciò fatemi sapere se vi piace come scrivo o se dovrei migliorare qualcosa!
Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.
Il testo che segue è solamente frutto della mia immaginazione.
Grazie a tutti e buona lettura!
Kajsa




Incanti al Chiaro di Luna

Capitolo Primo:
Ricordi

 
Un raggio di sole filtrava dalla finestra del dormitorio numero 12 del collegio femminile Santa Cruz e dava ai capelli biondi e scompigliati di Sarah riflessi color del grano. I suoi grandi occhi verdi si aprirono nel  sentire i primi movimenti delle sue compagne che si svegliavano presto nonostante fosse domenica. Irritata, Sarah si raggomitolò nel caldo del suo letto portandosi le coperte fin sopra la testa non avendo la minima intenzione di alzarsi. La sveglia della sua vicina di letto trillò e Sarah, sempre più irritata, sbirciò da sotto il suo rifugio per vedere che ora fosse e lo sguardo le cadde sulla foto dei suoi genitori che teneva sempre sul comodino.  Un timido sorriso le si formò sulle labbra.
Le sue membra ancora intontite dal sonno subirono però un brusco risveglio quando alla ragazza venne in mente che era il 28 settembre ed erano oramai dieci anni che era orfana. A quel pensiero, Sarah si raggomitolò ancora di più sotto le coperte riuscendo a stento a trattenere le lacrime. Le erano sempre mancati i suoi genitori e, nonostante i tanti anni trascorsi da quel tragico avvenimento, ci rimaneva ancora male quando pensava al giorno in cui i genitori del padre l'avevano rinchiusa nel collegio usando i soldi dell’eredità dei suoi per pagarle i libri e la retta dell’istituto femminile dove l'avevano rinchiusa e non le andavano mai nemmeno a fare visita.
Quando il suo cuscino era oramai fradicio delle silenziose lacrime che erano sgorgate copiose dai suoi occhi, dal letto a fianco giunse un lamento : – Neppure la domenica si può riposare in pace!-.
Era Lydia, l’unica ragione per cui, secondo Sarah, valeva ancora la pena di restare in quel posto. Lydia era arrivata nel collegio due anni dopo di lei e, fin dai primi giorni, avevano provato una grande simpatia l’una per l’altra. Molte ragazze pensavano che Lydia provenisse da una famiglia altolocata o qualcosa di simile per via del suo aspetto e del portamento che più volte Sarah le aveva invidiato. La sua carnagione era lievemente abbronzata e i capelli, neri come la pece, spesso erano tenuti legati in trecce che le cadevano elegantemente sulle spalle e le incorniciavano il viso ovale. Era molto alta e di sicuro le curve non le mancavano sotto la castigata divisa della Santa Cruz ma, la cosa che cadeva subito all’occhio, era il suo sguardo. Gli occhi azzurri, dal taglio sottile e freddi, le davano un’aria da intellettuale e sembravano congelare chiunque guardasse.

Svogliatamente, Sarah diede un’ altra occhiata all’orologio sul suo comodino e si rese conto che mancava ancora mezz’ora prima dell’orario di colazione, ma dato che oramai era sveglia, si catapultò in bagno per cambiarsi e cercare di nascondere gli occhi rossi e gonfi a causa del pianto.
Al contrario di quello che pensava Lydia, a Sarah piaceva la divisa verde scuro del collegio a cui era abbinato un grazioso grembiule color panna.
Dopo che entrambe si furono cambiate ed ebbero fatto colazione, andarono a sgranchirsi le gambe e a prendere gli ultimi raggi di sole dell’estate nel parco della scuola.
Lydia si era subito resa conto che qualcosa in Sarah non andava quella mattina, così le chiese se le era successo qualcosa, ma l’amica le rispose con un vago: –Nulla, non ho niente-,ma quella risposta non suonò molto convincente alle orecchie di Lydia.
-Dai Sarah, lo sai che puoi raccontarmi tutto. È di nuovo colpa dei nonni se sei triste?-.
La bionda sospirò. -Si un po' c'entrano pure loro, ma non mi sento di parlarne-.
Lydia sorrise comprensiva sapendo che prima o poi, se si trattava di qualcosa di serio, Sarah le avrebbe spiegato tutto.
Le due ragazze restarono nel parco per un'oretta a dare da mangiare ai pesciolini del laghetto del pane secco  mentre la mora cercava di tirare su il morale all'amica.
Quando si decisero a tornare al vecchio castello per fare i compiti, Sarah andò dritta verso la biblioteca mentre Lydia passò dalla loro camera a prendere libri e quaderni. Dopo aver preso tutto ciò che le serviva per fare i compiti di latino dall’armadietto a fianco al suo letto, Lydia, nel voltarsi per andare ad aprire quello di Sarah, notò che sul comodino della sua compagna c’era una cornice rovesciata. La ragazza, pensando che la corrente l’avesse fatta cadere, la prese e la rimise a posto. Era una foto scattata molti anni prima dato che l’immagine era sgualcita e il colore iniziava a prendere una tonalità rossiccia. Sull’immagine vi erano rappresentati un uomo e una donna ancora giovani che si abbracciavano sulla spiaggia. Lui era poco più alto della ragazza, aveva i capelli castani ed era molto magro. L’attenzione di Lydia, però, ricadde sulla donna che era una fotocopia della sua amica Sarah. Nella foto, quella bellissima ragazza sorrideva fissando con i grandi occhi verdi l'uomo che la stringeva teneramente tra le sue braccia mentre i lunghi capelli lisci e biondi erano scompigliati dal vento.
Lydia aveva sempre avuto sotto gli occhi quella  foto, ma era la prima volta che si soffermava a guardarla con così tanta attenzione. Le due amiche non parlavano molto spesso dei loro familiari, ma a Lydia venne in mente che, quando erano più piccole, Sarah le aveva confessato che i suoi genitori erano morti quando aveva sei o sette anni e ,da allora, viveva in collegio perché non era mai stata in buoni rapporti con i nonni che l'avrebbero dovuta prendere in custodia.
Lydia prese i fretta i libri dell’amica, con la mente che vagava immaginando come ci si sentisse a essere praticamente soli al mondo, e corse in biblioteca pensando ad un modo per poter convincere Sarah, che la stava aspettando già da un po', a raccontarle qualcosa in più sulle sue origini, ma ogni idea si rivelava peggiore dell'altra.
–    Arrivata in biblioteca, dove la bionda stava leggendo un libro molto spesso, Lydia pose sul tavolo i libri e le due iniziarono così a tradurre una versione di latino che parlava della decisione di Cesare di attaccare i Galli e un'altra che trattava della sua sconfitta da parte dei Bretoni.
–    -Ho visto che la foto sul tuo comodino era caduta e te l'ho rimessa a posto...-
Sarah la ringraziò, ma non alzò il viso dal suo dizionario.
-Credo che tua madre ti assomigliasse  molto. Aveva i tuoi stessi occhi... Non mi hai mai parlato molto di lei-
Le parole uscite dalla bocca di Lydia stupirono sia Sarah che lei stessa, ma la reazione di Sarah spaventò quasi l’amica. Copiose lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi mentre le mani si misero a tremare in maniera convulsa. Invece di scoppiare in singhiozzi, però, Sarah si mise a sorridere e a guardare fuori dalla finestra.
-Tutti ci dicevano che eravamo uguali- bisbigliò osservando qualcosa, o qualcuno, visibile solo ai suoi  occhi.
 Lydia si alzò e l’andò ad abbracciare più forte che poté sedendosi con le ginocchia in terra e cingendole la vita lasciando che Sarah le mettesse le braccia intorno al collo e, accucciandosi su di lei, si sfogasse in un pianto silenzioso.
–Dieci anni – sussurrò Sarah tra le lacrime, - Oggi sono dieci che mi anno lasciata-.
A Lydia iniziarono a bruciare gli occhi e qualche timida lacrima le rigò il viso perfetto Anche al pensiero di come potesse essere vivere l'infanzia senza le persone più importanti per un bambino.
Quando Sarah riuscì a calmarsi, l'amica l’accompagnò in bagno per darsi una rinfrescata alla faccia che era diventata paonazza.
-Io non volevo farti piangere-, si scusò  Lydia prendendo la migliore amica per mano. 
Sarah scosse le testa e la guardò abbozzando un sorriso. -Eri preoccupata  per me, mi fa piacere che ti interessi a me-.
Lydia ricambiò il sorriso. Ne avevano passate così tante insieme e, anche se entrambe erano figlie  uniche, sapevano di volersi bene come due sorelle. 
Quando arrivarono in fondo al corridoio, la mora sentì provenire dal bagno un fruscio e, dopo aver aperto la porta, videro che tutti i rubinetti erano aperti e che l’acqua, fuoriuscendo dai lavandini, aveva allagato tutto il pavimento.
Le due si precipitarono immediatamente verso i rubinetti per chiuderli ma, in quel momento, passò di l'ultima persona che  in una situazione del genere avrebbero mai dovuto incontrare, la bidella Miss Randow, che, dopo averle fissate per qualche istante, fece comparire sul suo vecchio e rugoso volto un ghigno che sembrava deformarla.
-Bene, bene! Le nostre carissime Sarah e Lydia colte in flagrante mentre sono alle prese con uno dei loro stupidi scherzetti! Questa volta non la passerete liscia. No no belle mie!-
Annunciò con la sua voce simile al grugnito di un cinghiale ed enfatizzando ogni parola scuotendo il grasso indice da destra a sinistra.
Prese le due giovani per un braccio, le trascinò con passo pesante verso il piano superiore non preoccupandosi affatto di bagnare l'intero corridoio  principale. Sarah continuava a strillare che non avevano fatto niente e che , al contrario, stavano cercando di rimediare al danno mentre Lydia, con voce ancora più acuta, ripeteva incessantemente che Sarah aveva ragione terminando ogni frase apostrofando la bidella con appellativi tipo “vecchia arpia” o “brutta megera col cervello di un lombrico”.
Finito di salire le scale, ancora intrappolate dalla presa ferrea della possente donna, le due ragazze notarono subito la porta verso la quale erano dirette in fondo al corridoio tappezzato di quadri rappresentanti vecchi direttori o professori.
La bidella fece irruzione nell’ufficio del preside sbraitando come una pazza: – Finalmente le ho beccate sul fatto! Le caccerete via vero!?-.
Il direttore rimase fermo sulla sua poltrona verde acido come se non fosse successo nulla.
-Suvvia, pure lei sa quanti problemi ci hanno sempre dato queste due!-
Vista l'insistenza della donna, il neo-preside si alzò con tutta calma.
-Cosa è successo questa volta Miss Randow? Mi auguro che non sia un falso allarme come le altre volte, se no le do il ben servito, ci siamo intesi?-.
Infatti, quella non era la prima volta, da quando era arrivato nel collegio un paio di anni prima, che la bidella gli portava le due ragazze trascinate per il colletto della camicia accusandole di crimini assurdi come, per esempio, era successo tre mesi prima quando le voleva mandare via dicendo che avevano iniziato ad allevare scorpioni per avvelenarla dopo che Miss Randow vide uscire da sotto il comodino di Lydia uno di quegli animali.
Quando erano piccole, Sarah e Lydia ogni tanto facevano qualche scherzo ridicolo alla vecchia donna per vedere le sue reazioni, ma oramai ci avevano perso gusto da un paio di anni.
-Le ho viste aprire i rubinetti del bagno del primo piano per allagarlo. Posso farglielo vedere!- annunciò la donna in sua difesa con voce acida.
Dopo una breve discussione con il direttore, la bidella riuscì a convincere il direttore a lasciare il suo studio per seguirla al piano di sotto.
Mentre scendevano le scale, la grassa donna delle pulizie continuava a gongolare e a ridere del fatto che finalmente si sarebbe liberata di quelle pesti. 
-Secondo lei noi saremo così stupide da aprire tutti i rubinetti e rimanere li a bagnarci le scarpe?- protestò Lydia.
Il direttore annuì silenzioso, ma la bidella continuava ad elencargli le terribili malefatte delle due teppiste però, nel suo sfogo, si fece scappare una frase che non andò molto a genio a Sarah: -Finalmente ve ne andrete via, così impareranno i vostri genitori cosa vuol dire avere due figlie tremende come voi e la smetterete di farmi impazzire!-.
La rabbia fece perdere la testa a Sarah che si avventò contro Miss Randow mentre le domandava con voce trillante e gli occhi iniettati di sangue se secondo lei i suoi genitori lo avessero fatto apposta a morire per poter rovinare la vita proprio a lei. La bionda iniziò a piangere a dirotto e ad offendere pesantemente la bidella mentre Lydia cercava di tenergliela lontana prima che le facesse male davvero aiutata dal direttore che tentava di trascinare via a sua volta Miss Rowand, impresa ardua dato che era grossa il doppio di lui. Riuscendo a divincolarsi dalla presa dell’amica, Sarah si accasciò sulle ginocchia e si mise a tirare pugni in terra in preda alla collera.
-Ti prego calmati Sarah! Non ne vale la pena rischiare di essere espulsa solo a causa di una vecchia complessata!-
-Ma è una stupida! Non capisce che ci tratta come delle suole? Ha scelto proprio il giorno sbagliato per tirare in ballo mamma e papà!-
A Sarah il fiato si fece corto ma, con l'aiuto di Lydia che continuava a sussurrarle parole confortanti nell'orecchio, riuscì a riprendere il controllo di se. Quando finalmente si fu calmata, Sarah appoggiò le mani in terra per darsi la spinta per rialzarsi ma ricadde subito in terra rischiando di sbattere con la faccia contro il pavimento poichè l’edificio  tremò violentemente e, dopo qualche istante, la terra emise un boato  e tutti i quadri caddero in terra e pezzi di intonaco si staccarono dal soffitto.
Lydia, che era riuscita a rimanere in piedi, prese Sarah per il colletto della divisa e la trascinò sotto un banco della classe li accanto sperando di riparare entrambe dai calcinacci che stavano cadendo dal soffitto a causa delle scosse meno intense che seguirono la prima.






E qui si conclude il primo capitolo… Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento!
Aspetto recensioni e consigli! Ve ne sarei grata! :-)
Nel frattempo potreste leggere qualche altro mio lavoro:

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=70620
Grazie!
Kajsa


  
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