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Autore: KleineJAlien    04/07/2016    0 recensioni
Questa storia tratta le vicende di principalmente nove ragazzi, nove studenti della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Alcuni vedono le loro vite intrecciarsi molto tempo prima rispetto altri, che dovranno ancora conoscersi e superare vicende difficili.
MiniFF | 11 Chapters | AU!Hogwarts
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9



Come ogni fine settimana, tra un pasto e l’altro, e soprattutto a giugno quando gli esami erano ormai vicini per tutti, la Sala Grande era occupata da una gran quantità di studenti intenti a studiare chi in compagnia, chi in piccoli gruppi secondo le lezioni seguite.
Alexis era lì con Niall, al centro della tavolata, che cercavano di ripassar e insieme ancora una volta Astronomia. Eppure Alexis non era al massimo delle sue forze, lo si vedeva dal fatto che spesso perdeva il filo del discorso, che non lo riprendeva continuamente, ma anzi che fosse Niall a farle notare quando senza scrupolo fissava dall’altra parte della stanza verso al tavolo dei Serpeverde dove vi era seduto Isaac in quel momento.
Isaac.. Da quando avevano parlato in infermeria la Corvonero si trovava in una strada di mezzo in cui non poteva fare niente. Ora che il ragazzo aveva scoperto la sua identità non aveva alcun senso continuare a mandargli biglietti, come allo stesso tempo non era abbastanza coraggiosa da farsi avanti e rivolgergli la parola. Per dirgli cosa poi? “Oggi sei proprio più bello del solito.
D’altra parte il giorno del suo incidente sulla scopa, sembrava che il Serpeverde avesse messo in chiaro le cose tra loro, l’aveva ringraziata per tutto quello che lei aveva fatto per lui fino a quel momento, qualche chiacchiera di cortesia e poi niente. E lei ci provava a non guardarlo ma erano troppi i luoghi in cui potevano incontrarsi e lei era ancora cotta di lui.
Poteva però ritenersi fortunata che nessuno oltre lui, lei stessa e Niall sapesse di tutto ciò.
«Alex..» sussurrò il biondo sporgendosi verso lei «Se non la smetti di fissarlo inizierà davvero a pensare che tu sia inquietante.» le fece notare «E non vorrei essere cattivo, ma studiare con te oggi è impossibile.»
La rossa si ridestò e abbassò lo sguardo colpevole «Scusami.. Giuro che ora mi concentro.»
«Non fa niente.» la tranquillizzò «Tra mezz’ora devo incontrare Jenn. Se facciamo domani?»
«Va bene.» annuì la ragazza «Tanto fra un po’ vado in biblioteca. Magari lì concludo qualcosa.»
Niall si abbassò sulla Corvonero e le stampò un bacio tra i capelli «Ci vediamo stasera.»
Rimase ancora qualche minuto dopo che l’amico se ne fu andato. Sistemò piccoli segnalibri sulle pagine che più le interessavano del libro e sistemò ad una ad una le pergamene in modo che una contenesse l’altra, il tutto manualmente, senza usare la magia. Anche se non lo voleva ammettere a se stessa, era un modo per perdere tempo.
Appena sistemata la piccola sacca in tela sulla spalla, e stretto al petto il libro,  una colomba di carta si poggiò in maniera famigliare sul tavolo davanti a lei, e subito dopo si aprì.
“Ti va di stare al tavolo da noi?” citava.
Se non avesse riconosciuto l’animale sottoforma del quale il foglietto si era trasformato, probabilmente non avrebbe mai sollevato la testa verso il tavolo dei Serpeverde.
Non era sicura se accettare o meno quell’invito. Oltre che essere molto stupita, vi era il dubbio della veridicità di fondo di quelle parole, non sapeva se avrebbe potuto fidarsi, o se fosse giunto il momento che si sentisse messa in ridicolo davanti a tutta la scuola. I suoi occhi però incontrarono inevitabilmente quelli di Isaac, ed immediatamente le sue barriere caddero.

Nessuno, a parte lui, guardava nella sua direzione. Con lo prospettiva di passare l’ultimo anno a Beauxbatons se le cose si fossero messe male, accartocciò in una tasca il foglio e s’incamminò.
Isaac ed il resto del suo gruppo si trovavano all’estremità del tavolo più vicino a quello dei docenti, quindi Alexis dovette passare in una parte della Sala in cui non era passata, vedendola per la prima volta da un punto di vista diverso. Fu particolarmente difficile compiere gli ultimi passi una volta raggiunti i Serpeverde. Per infondersi coraggio strinse il libro al petto e fissò unicamente il fianco del biondo, per non captare eventuali strane espressione dagli altri.
Quando il ragazzo notò il suo arrivo le fece subito cenno di prendere posto a fianco a lui, e di riflesso rizzò la schiena per permettere alla ragazza di prendere parte alla conversazione.
Jess in quel momento era appoggiata alla spalla di Louis e blaterava  qualcosa per la quale il moro sorrideva appena. Come fosse successo che i due avessero risolto non lo sapeva, ma era bello, dopo esser stata la causa della rottura dei due, rivederli di nuovo insieme e più uniti. Nel momento esatto in cui la Corvonero appoggiò il libro, la coppia spostò per qualche secondo lo sguardo su di lei. Non sapeva cosa Isaac avesse detto loro di lei, non aveva nemmeno idea chi cosa potessero star pensando, ma alla ragazza sembrò quasi che la Caposcuola le sorrise. Poi ripresero a parlare e lei il massimo che poté fare fu rimanere in silenzio ed estremamente in imbarazzo.
Non tutti però la pensavano come la coppia infatti qualche postò più in là, un ragazzino del primo anno commentò a voce alta «Cosa ci fa una Corvonero al nostro tavolo?»
«Zitto idiota!» fu subito il commento della ragazza seduta al suo fianco seguito da un pugno.
Il commento però non sfuggì a Jess, la quale si sollevò da sopra Louis e controbatté immediatamente «Taci Jacson! Non voglio esser costretta a togliere punti alla tua casa.»
«Ma è anche la tua casa.. Perderemmo così!» si lamentò.
«In sette anni ho visto i Serpeverde vincere troppe volte. Non vorrai iniziare la tua carriera ad Hogwarts sentendoti accusato di aver fatto perdere la propria casa vero?» lo minacciò la mora.
«Nossignora.» sbuffò il ragazzino tornando al suo posto.
«Bravo Jacson.» si complimentò in maniera falsamente gentile la Caposcuola.
«Sei stata troppo dura con lui. Io combinavo più danno di così al primo anno.» s’intromise Louis.
«Motivo per cui al primo anno abbiamo perso.» gli fece notare.
Per quanto poco gentile, la matricola aveva centrato il punto. Cosa ci faceva lei lì?
Se lo chiedeva da un po’ ormai Alexis mentre fissava le venature del legno sul ripiano.
«Hai da fare?» le chiese ad un certo punto Isaac ridestandola dai suoi pensieri sul battibecco.
La ragazza fece spallucce «In realtà stavo per andare in biblioteca..»
Il Serpeverde scosse la testa « Ti ho vista tutta la sera studiando. Prenditi una pausa!»
“Ci stavo provando in realtà.” Pensò arrossendo per l’evidente ammissione dell’altro sul fatto che l’avesse guardata qualche volta. Però alla fine, con un’altra alzata di spalle gli diede retta.
«Devo spedire una lettera a casa, ti va di accompagnarmi alla guferia?»
La Corvonero fece svanire tutto ciò che di pesante aveva e lo seguì. Successivamente sulla torre Alexis trovò subito la sua Flo nel solito posto, affiancata fedelmente dal gufo di Isaac. Si avvicinò un solo momento per poterle fare un grattino sul capo, poi lasciò spazio al Serpeverde il quale come ultima cosa prima di spostarsi, lo vide togliere da sotto il mantello la lettera.
Si sporse sul muretto che affacciava verso l’esterno, osservando le mura di Hogwarts e i rispettivi giardini, mentre in lontananza il cielo iniziava a tramontare.
Quando Isaac affidò la lettera alla propria civetta, Alexis sentì chiaramente la sua Flo lamentarsi dell’improvvisa privazione del suo compagno. Durò poco però, subito dopo infatti trovò una posizione comoda nel punto in cui prima si trovava prima Slot. Isaac la raggiunse nel momento esatto in cui la sua civetta spiccò il volo passandole a fianco rapido.
I colori del tramonto si riflettevano sul suo viso mettendo in evidenza maggiormente il suo tratti regolati, e ancora di più i suoi occhi cesti i quali in quell’istante sembravano essere particolarmente più chiari. Qualcosa di simile dovette averlo pensato anche lui perché «I tuoi capelli stanno prendendo fuoco.» commentò per poi aggiungere subito dopo con fare poco pratico «La luce fa uno strano effetto sui tuoi capelli rossi.»
Non sapeva se fosse un complimento o meno, ma Alexis volle sperare che lo fosse, e se quello non era il caso, ormai era decisamente troppo tardi perché la ragazza sorrise, un sorriso ampio e luminoso, senza alcun freno, guardandolo per la seconda volta - forse la terza - in tutta la sua vita, dritto negli occhi.
Sorrise anche lui mentre la sua mano scivolava accanto a quella della Corvonero. Se quello era un sogno, Alexis avrebbe voluto imbottigliarlo per poterlo vedere  rivedere all’infinito.

Era riuscita a rimanere lontana da quell'aula nemmeno mezz'ora da quando il riccio era entrato per sostenere il suo ultimo esame. Sylvia aveva finito ufficialmente il suo anno accademico il giorno precedente, ma non era subito ripartita come avevano fatto molti altri coetanei nella sua situazione. La sera prima, nonostante avesse voluto staccare la testa dai libri, aveva stretto i denti e aiutato il riccio con l'ultimo ripasso. Non ci avevano messo comunque tanto fortunatamente.
Nell'ultimo mese il torneo di Quidditch si era già concluso, stessa cosa per i duelli, e l'unica cosa di impegnativo che era rimasto al ragazzo da fare, erano stati gli incontri tra prefetti, oltre lo studio naturalmente. Era visibile a primo impatto quanto il riccio fosse più tranquillo con un calendario più leggero a cui far fronte. Anche Sylvia, con la scusa di dover aiutare il Grifondoro, aveva pianificato meglio il suo studio, arrivando così all'esame rilassata, e ottenendo a parer suo dei risultati niente male in tutte le materie. Quell'estate aveva intenzione di godersela.
In pochi mesi aveva passato più drammi che in sei anni di scuola, e non del tutto le dispiaceva. Non sapeva se una volta prese le proprie strade, avrebbe più risentito Harry perché aveva sempre pensato viaggiassero su due livelli diversi, tralasciando il suo comportamento infantile, lei aveva visto il ragazzo sempre e solo in disparte. E poi quello sarebbe stato l'ultimo anno del riccio. Sarebbe a breve - brevissimo - entrato nel mondo del lavoro e non era sicura avrebbero avuto l'occasione di rivedersi. Forse si sarebbero scambiati qualche lettera nei primi mesi, per poi scemare di frequenza fino a perdere i contatti.
Nonostante tutto ciò, lei era lì, fuori da un'enorme portone in legno massiccio, del quale più lo fissava, e più notava particolari nelle incisioni. Dall'altra parte Harry sosteneva il suo esame.
Lo immaginava con i capelli legati in un codino, perché aveva visto l'elastico sul suo polso pronto all'uso,  e perché durante le ore passate insieme gliel’aveva visto fare molte volte. La testa china sul foglio e l'espressione concentrata. Aveva anche notato come il ragazzo spesso tendesse a mordersi le nocche quando assorto. Di sicuro quella era un'altra cosa che stava facendo.
Sapeva che fosse questione di attimi nell’esatto momento in cui il Grifondoro spinse la porta, eppure non riuscì a saltare sul posto ed andargli incontro torturandosi le mani come se stesse per scoprire i suoi stessi voti. Harry d’altra parte non riuscì a contenere un’enorme sorriso, tantomeno la sua felicità visibile, tanto che di slancio avvolse le spalle della castana in un abbraccio e sollevandola pochi centimetri da terra la fece volteggiare. Quando l’appoggiò per terra, era stordita e piacevolmente sorpresa di quel gesto spontaneo.
«Suppongo che sia andata bene.» sorrise Sylvia osservandolo allegra.
Il riccio però fece spallucce «Non so, ma sono felice che sia finita, sono esausto.»
«Dai ti sarai fatto un’idea! Le domande erano come ti aspettavi? Hai risposto a tutto?»
«Insomma ho risposto a tutto, anche se una domanda era un po’ a trabocchetto..»
«Vedrai che sarà andata benissimo.»
«Devo ringraziare te se ce l’ho fatta senza perdere la testa.»
La ragazza sorrise «Tranquillo non c’è nessun problema.»
«No, non è vero. Mi hai fatto una bella strigliata e invece di fregartene, oppure di denunciarmi alla McGranitt, hai insistito e mi hai aiutato. Non mi dovevi nulla, e mi hai persino aiutato con l’organizzazione dello studio negli ultimi mesi. Grazie davvero.»
«Non è vero che non ti devo nulla. Al primo anno ti ho respinto..»
«Non devi pensare a quello.» la interruppe subito il Prefetto «É acqua passata ormai.»
«Al primo anno ti ho respinto..» insistette lei «..non so bene perché, ma so per certo che dagli anni seguenti non ti ho mai visto di buon occhio e l’ho fatto senza alcun motivo, senza conoscerti davvero. Solo pochi mesi fa ho capito, e mi sono fatta un’idea diversa, quella giusta.»
Il castano sorrideva mantenendo la testa bassa rivolta verso il suolo. Per qualche secondo rimase in silenzio, e nemmeno Sylvia trovò le parole per aggiungere altro prima di lui.
«Fermami prima se non sei d’accordo. Potrei star per fare un errore imprudente.» prese parola il riccio questa volta con lo sguardo puntato su di lei, mentre lentamente si avvicinava.
La Grifondoro allargò appena gli occhi consapevole di quello che stesse per succedere, eppure non riuscì a spostarsi, non volle farlo, così accolse le labbra del riccio che si appoggiarono sulle sue guidando la sua mano che nel frattempo si andò ad incastrare tra i suoi capelli.
Le era già capitato di baciare qualcun altro, qualche studentello di Hogwarts, o un ragazzo conosciuto in vacanza in Irlanda l’estate precedente, eppure, quei piccoli flirt durati troppo poco per essere considerati qualcosa di anche solo lontanamente serio, non avevano nulla a che fare con quel bacio. Mentre il riccio approfondiva, non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che quello era il bacio della vita, quel bacio che inconsapevolmente aveva aspettato da sempre.
Quando si tirò indietro Harry ci mise un po’ ad alzare il capo. Nonostante Sylvia non l’avesse respinto, niente poteva togliere che lei si fosse comunque pietrificata, o che non l’avesse bloccato per gentilezza. Magari era questione di secondi e si sarebbe voltata, invece la ragazza, incredula di quello che era successo, e imbarazzata, non si mosse. Dovette trattenere un sorriso idiota mordendosi il labbro, e tossì un paio di volte non sapendo bene cosa dire.
«Hai già finito di impacchettare la tua roba?» ruppe il silenzio coraggiosamente il più grande.
«Prima di andar via voglio passare un attimo nell’aula di Duelli di Magia. Mi accompagni?»
Incapace ancora di parlare, la Grifondoro annuì solamente.

Era sfinita, anche Niall lo era, o meglio la creatura in cui si era trasformato anche quella notte, ma lo erano in modi diversi. Il licantropo era vittima di una pozione Licantra, di una serie di incantesimi,  e in quel momento sbuffava in maniera pesante, un misto tra stanchezza e fastidio. Aveva provato inutilmente più volte a liberarsi da quella posizione scomoda. Era bloccato grazie a spesse radici che gli stringevano la caviglia. A pochi passi Jennifer cercava di riposare seduta a terra, ma  senza mai perdere l’attenzione, o sciogliere del tutto i muscoli pronti a scattare.
Una leggera brezza soffiava sulle temperature ormai più alte di fine maggio. Questo dava un po’ di sollievo alla Grifondoro, la quale con la fronte  imperlata, non riusciva a non smettere di pensare a quanto volesse andare a dormire in quell’istante. Lo studio di fine anno aveva contribuito a sfiancarla, in aggiunta alle ricerche e alle notti insonne passate per Niall.
Avrebbe voluto andarsene e l'avrebbe fatto se non ci fosse di mezzo una promessa fatta al biondo. Lo avrebbe aiutato e lo avrebbe fatto fino alla fine.
Era una fortuna che non potesse vederla. Fino a quel momento lo strumento che aveva funzionato, anche se in modo quasi impercettibile era la sua voce, cosa che continuava ad usare. Ripeteva tutti quegli incoraggiamenti che era solita ripetergli dal primo giorno, quasi come una cantilena, ma senza mai smettere di credere in ogni singola parola che pronunciava.
Mancava ormai nemmeno un mese alla fine della scuola. Quella era l'ultima luna piena che avrebbero passato insieme, ma Jennifer non aveva intenzione di arrendersi. Che quella sera fosse riuscita a notare cambiamenti, o meno. Era stata lei stessa a dire che era questione di tempo.
Sapeva già a chi rivolgersi per riuscire nel suo piano anche una volta terminata la loro permanenza ad Hogwarts. Non era d'accordo con lei, non voleva si mettesse in pericolo, ma sapeva anche che Sylvia, non le avrebbe mai negato un aiuto se gliel'avesse chiesto. Quindi quello che aveva in mente per i mesi successivi era fingere di stare a dormire dalla migliore amica durante le notti di luna piena, mentre invece stava al fianco di Niall.
Improvvisamente l’animale cominciò a muoversi convulsamente, nel tentativo di liberarsi. La forza non era sufficiente però per liberarsi, perciò rimaneva in quella piccola zona nella quale i suoi movimenti erano limitati. Il respiro era accelerato, il petto si alzava e abbassava spasmodicamente mentre le zampe anteriori fendevano l’aria.
In circostanze diverse Jennifer avrebbe paragonato quella reazione ad un attacco di asma, o ad un attacco di panico dovuto da claustrofobia, ma entrambi i casi erano assai improbabili per un licantropo. Non avendo però mai sentito di un qualcosa di simile, quello che la ragazza si sentì di fare per aiutarlo, per aiutare Niall che era sotto quella pelle spessa, fu liberarlo dalla trappola, e stare ancora più sulla difensiva, in caso di attacco a sorpresa. Fortunatamente quello non fu il caso comunque. Appena la bestia fu libera, questa non si scagliò contro la Grifondoro, al contrario, corse nella direzione opposta, nascondendosi in pochi secondi dietro un alto muro di erbacee. Con la sua bacchetta in frassino ben salda tra le dita, si alzò sulle proprie gambe e la seguì immediatamente. E se per colpa sua ora stesse male?
Si fece spazio tra la vegetazione aiutandosi con le braccia. Anche se si metteva in punta di piedi non riusciva a vedere oltre il suo naso e la cosa le rese tutto più difficile. Dopo aver percorso qualche metro, un masso le tagliò la strada, e se quella poté sembrare una sfortuna, in realtà fu un punto a suo favore. Jennifer salì sulla pietra e da lì riuscì a vedere più lontano, in particolare uno spiazzo più largo, sgombro da qualsiasi intralcio, e lì la figura accucciata del licantropo.
Immediatamente la ragazza saltò in mezzo alla flora e cominciò a camminare seguendo la direzione che pensava fosse giusta percorrere per raggiungere l’area vista in precedenza.
Quando arrivò, il respiro le si bloccò nei polmoni, questi smisero proprio di funzionare. Davanti a lei un lupo alto quasi quanto lei la osservava. Alzata la bacchetta il fascio di luce che questa scaturiva  ne illuminò il pelo lungo. Se a primo impatto le era sembrato bianco, in realtà la luce mostrò un colore simile al biondo chiaro, tranne per la punta del muso che effettivamente risultava essere più chiaro. I suoi occhi erano particolarmente azzurri e particolarmente accesi.
Non pensò a nulla nella frazione di secondo che intercorse dal momento in cui mosse il primo passo, a quando si lanciò al suo collo e nascose il viso contro la pelliccia del lupo. Questo non si mosse di un sol centimetro, sbuffò però un paio di volte in maniera benevola.
Jennifer spostò lo sguardo sul suo muso. L’animale le leccò la punta del naso e per un attimo le sembrò averle sorriso prima di spingerla a stringersi nuovamente a lui. Capì subito che in quel momento la stesse riconoscendo. La Grifondoro allora lo assecondò acchiappando nella mano libera una manciata di peli chiari nel punto. Li strinse mentre contro il suo collo abbozzava un sorriso e «Ce l'hai fatta..» sussurrava a pochi centimetri dal suo orecchio.
La presa sul lupo pian piano svanì. Le braccia di Jennifer si restrinsero e nel punto in cui poco prima teneva il ciuffo di peli, il suo pungo ancora chiuso incontrò una pelle liscia e fresca.
Alzato il viso, Niall era di fronte a lei. Nella sua forma umana Niall era stretto tra le sue braccia.
Nessuno dei due fece più caso al fatto che il biondo fosse stretto a lei senza alcun abito addosso, dopo mesi in cui si erano arresi all’evidenza con non era così facile procurarsi o fare una pozione in grado di incantare gli abiti, l’imbarazzo era scemato. Non c’era più nulla da vedere.
«Ce l’ho fatta davvero.. io..» balbettò il Tassorosso visibilmente incredulo.
Jennifer annuì sorridendo. Tardò ad accorgersi che ancora una volta stava piangendo. Erano lacrime di gioia, ma pur sempre lacrime, le quali si ritrovavano a scendere per Niall Horan. Chi li conosceva sapeva che non fosse semplice farle quell’effetto.
Questa volta nascose il viso contro quello del biondo. L’emozione del momento, l’incredulità, l’adrenalina, la fatica la spinsero a poggiare le labbra contro quelle del ragazzo e a premerle con forza, togliendogli il fiato e sorprendendolo.
Quella sera fecero la storia, uno di quegli avvenimenti che avrebbero visto presto sui libri.
   
 
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