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Autore: etcetera    27/03/2005    4 recensioni
Una storia di vita,d'amore, di un uomo che cerca soltanto di essere tale. Esperienze che potrebbero non esserci del tutto estranee o che potrebbero farci riflettere..
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi proposero di scrivere un libro rimasi molto perplesso.

Sono un avvocato in carriera e l’opportunità di cimentarmi come scrittore non era tra le mie aspettative.

Inoltre non sapevo neanche se ne sarei stato capace.

Tuttavia le esperienze che ho vissuto e le persone che ho incontrato, in questo viaggio chiamato vita, sono state talmente importanti per me e mi hanno lasciato una traccia talmente indelebile che ho ritenuto che valesse la pena scriverne.

Perlomeno sarebbero rimaste impresse sulla carta e perenni nei miei ricordi.

In ogni modo lasciate che mi presenti.

Mi chiamo Riccardo Ferrara e ho trentasette anni.

Ai tempi in cui la mia vita cambiò radicalmente ne avevo venticinque.

Ero un ragazzo molto insicuro e mai sincero con se stesso.

La paura di non essere accettato dagli altri spesso e volentieri mi faceva prendere decisioni di cui non ero pienamente convinto e quando me n’accorgevo era sempre troppo tardi.

Ora, voglio che i lettori sappiano, che in quel periodo stava per avvenire proprio una di queste situazioni.

Ero fidanzato da cinque anni e come si può intuire facilmente, per me e la mia fidanzata stava per giungere il tempo del fatidico Sì.

 

 

 

CAPITOLO I

 

Il matrimonio si sarebbe svolto il 20 Aprile.

Licia avrebbe preferito svolgere la cerimonia nel mese di Marzo, ma è un mese imprevedibile e si sarebbe corso il rischio di festeggiare sotto la pioggia.

Per una donna pianificatrice come lei, un fuori programma come quello sarebbe stato un dramma.

 Fu da quando le chiesi la mano che Licia incominciò a pensarci costantemente.

Sognando ad occhi aperti allora, mi descriveva minuziosamente un’ipotetica chiesetta in campagna dove le sarebbe piaciuto sposarsi.

- Lì – mi ripeteva – in una fresca giornata di primavera mi vedrai arrivare vestita con una candida veste bianca.

Mi sentirò un po’ impacciata perché i veli della gonna sono tanti e voluminosi, ma sarò felice ed emozionata.

Camminerò a passo lento mentre il profumo dei fiori selvatici mi farà girare un po’ la testa. Tu, davanti l’altare, mi aspetterai emozionato, come me, e quando finalmente mi vedrai penserai che quello è il giorno più bello della tua vita.

Anch’io penserò questo - Mi piaceva vederla in quel languore e non osai mai frenare quella sua fantasia che ogni volta si riempiva di tanti altri piccoli particolari. Inoltre i suoi grandi occhi nocciola s’illuminavano quando ne parlava, rendendola ancora più bella.

L’amavo, senza dubbio l’amavo.

Adoravo i suoi capelli biondo-castano che profumavano sempre di lavanda, adoravo il suo sguardo da cerbiatta, e quella piccola cicatrice, al angolo del occhio destro, che tentava di nascondere sotto strati di fondotinta. Adoravo le sue labbra e il suo modo di mordicchiarsi quello inferiore, adoravo tutto di lei eppure, ciò non mi bastava per essere sicuro di volerla sposare.

Le avevo chiesto di sposarmi perché n’ero innamorato, perché sapevo che era quello che desiderava; perché quello era il destino di una coppia che stava insieme da lungo tempo.

Non avevo, tuttavia, mai considerato che forse, in fondo al mio cuore, i desideri di Licia non combaciavano con i miei.

Questi dubbi per di più furono fomentati anche dall’arrivo del testimone di Licia che, dal quel momento in poi, poggiò su di me una pesante croce.

Si chiamava Miguel Sacez ed era di origine spagnola.

Possedeva un certo fascino gitano, carnagione scura, capelli nero pece e due occhi nei quali ci si sarebbe persi come in una notte tra le più nere.

Fin da quando conobbi Miguel, ciò che mi destò più interesse fu lo sguardo.

Era impossibile sfuggirvi.

La sua personalità però lasciava molto a desiderare.

Non era di molte parole e anche se ciò lo circondava di un certo alone di mistero,ai miei occhi faceva trapelare una certa freddezza.

Non conoscevo molto di lui.

Sapevo che non incontrava Licia da parecchi anni e che il suo arrivo in Italia era dovuto prettamente a motivi lavorativi.

Per il resto era un benemerito sconosciuto.

Miguel era il migliore amico di Licia, l’unica cosa che pensai fu che forse, la mia fidanzata non me n’aveva parlato prima perché credeva che ne sarei stato geloso.

Paradossalmente, invece, ebbi l’impressione che l’unico ad essere geloso fosse proprio lui.

Con Licia, i suoi atteggiamenti erano disinvolti e a volte anche affettuosi, con me sembrava invece essere stata dichiarata una guerra fredda.

La cosa mi sembrò molto strana, anche perché, quando pensava che non me n’accorgessi, lo vedevo osservarmi con non poca attenzione.

Lì per lì non ci feci molto caso e non ne parlai con la mia fidanzata.

Un giorno però mi capitò di osservare una strana scena tra i due amici.

Mancava meno di un mese al matrimonio e una sera decidemmo di invitare Miguel a cena. Per mia fortuna, poco alla volta, ero riuscito ad istaurare un dialogo con lui.

Sicuramente non eravamo diventati grandi amici, ma ciò ci risparmiò di passare una serata all’insegna dell’imbarazzo.

La cena, perciò, trascorse tranquilla e così sarebbe rimasta per me, se solo non avessi sentito quello che mi tormentò fino al giorno del matrimonio.

- Lo so che ti ho turbato dicendo questo e credimi mi odio per avertelo detto, ma sei la mia migliore amica non potevo non dirtelo - sentii l’accento italo -spagnolo di Miguel provenire dalla cucina.

- Che cosa vuoi che ti risponda adesso? Non è certo carino nei miei confronti dirmi ciò, soprattutto adesso e poi riguarda la mia felicità, i miei sentimenti – a rispondere era la voce di Licia

- Ti prego Licia non venirmi a parlare di felicità, perché proprio non ci credo che sei felice. Dimmi, da quanto tempo non fate l’amore? –

- Sempre con i tuoi discorsi di sesso! Sai che sei monotono? Devi sapere che la felicità di una coppia non dipende solo da quello-

- Da quanto?- insistette Miguel

- Non sono affari che ti riguardano- arrossì Licia

- Non lo avete ancora fatto vero?- chiese maliziosamente Miguel

- Gli ho detto che lo faremo dopo il matrimonio, in ogni modo tutto ciò non ha nulla a che vedere con il discorso che mi hai fatto –rispose sbrigativamente Licia

-Non è da te Licia. Dimmi la verità, tu lo ami?- chiese serio Miguel

In quel momento entrai io, non so perché lo feci, avrei potuto ascoltare la risposta di Licia, ma fu più forte di me.

- Eccoti finalmente Miguel! Cos’è? Adesso gli invitati si mettono a lavare i piatti? Sei un ospite, vieni con me, andiamo a bere un bicchierino - feci finta di non aver ascoltato nulla, non avevo capito bene di cosa stessero parlando Licia e Miguel, ma intuii che non era niente di buono.

Miguel mi seguì di buongrado, ma lanciandosi un’occhiata con Licia che non riuscii ad interpretare.

Non gli chiesi niente quella sera.

Lasciai che la cosa scorresse, ma quella notte, quando andai a letto, la conversazione che avevo udito mi echeggiò nella mente.

Aveva ragione Miguel ad affermare che Licia non era felice?

Non seppi darmi risposta.

Alle apparenze, la mia fidanzata, sembrava mostrare tutto il contrario di ciò che diceva Miguel.

Se inoltre la causa era proprio il sesso, le mie idee erano ancora più confuse.

Non mi ero mai opposto all’idea di Licia, di riservarci quella preziosa intimità, alla nostra prima notte di nozze.

Accettai la proposta convinto che fosse quello che voleva la mia fidanzata e non mi balenò mai l’idea di un suo ripensamento.

Sentire che invece questo poteva renderla infelice mi turbò alquanto.

Mi rigirai un paio di volte sul cuscino pensando ancora a tutto ciò e poi mi addormentai.

 

Le settimane che seguirono furono molto caotiche.

Piene d’impegni, di doveri, di commissioni, e…e di sguardi.

Miguel, infatti, aveva preso l’abitudine di fissarmi in modo più insistente del solito.

La cosa incominciò a innervosirmi, anche perché non riuscivo a capire se erano sguardi ostili o indagatori.

Inoltre, io, timido come non mai, non avevo il coraggio di chiedergli spiegazioni.

La cosa, oltre a tutto, si perpetuò fino al giorno del matrimonio quando, finalmente, capii quello che volesse da me.

Mancava meno di un’ora alla cerimonia nuziale ed io ero impegnato a sistemare gli ultimi particolari.

Non vedevo Miguel da tutta la mattina e la cosa mi preoccupò poiché era lui a custodire le fedi nuziali.

Lo cercai per tutta la chiesa, perdendo una buona mezzora, senza trovarlo.

Mi ricordai allora che la chiesetta era collegata ad un convento ormai non più utilizzato per intero.

 Andai lì e dopo essermi inoltrato dentro stanze buie e ammuffite, trovai Miguel a fumare una sigaretta dentro una vecchia cella.

Era affacciato ad una finestra con lo sguardo perso nel vuoto.

-Ti chiederei di offrirmene una se non fosse che- guardai l’orologio mentre la porta mi si chiudeva alle spalle- che manca meno di un quarto d’ora al matrimonio-

Miguel si destò dai suoi pensieri e guardò nella mia direzione senza però rispondermi.

- Miguel sei consapevole che tra poco c’è il matrimonio?

Spegni quella sigaretta e segui me prima che si faccia tardi- continuai io

- Mi dispiace ma non vengo- annunciò lui

- Che vuol dire che non vieni?- trasalii

-Mi dispiace ma non ci riesco a vedere sposarsi la persona di cui mi sono innamorato- Miguel spense la cicca e si appoggiò alla finestra

- Oddio lo sapevo. Ami Licia vero? É di questo che avete parlato quando sei venuto a cena – i dubbi, che mi avevano perseguitato per tutto quel tempo, ebbero in quel momento conferma.

- Hai ascoltato la conversazione?- chiese stupito Miguel

- A dire la verità non tutta, ma abbastanza per poter capire che tu le hai detto che l’ami – dissi ciò e vidi il volto di Miguel fare una strana espressione

- Beh, se ci avessi ascoltato sin dall’inizio, mi avresti sentito dire a Licia che non è di lei che mi sono innamorato. Bensì di te. – le sue parole furono per me lampi a ciel sereno, ero attonito a quella dichiarazione.

- Che cosa vuol dire che sei innamorato di me? Ma mi conosci da a mala pena da tre mesi e poi…poi sono un uomo!- balbettai confusamente io

- Calmanti hombre, lascia che ti spieghi - si avvicinò e mi poggiò una mano sopra la spalla. Istintivamente arretrai, ero teso e preoccupato, tentai di aprire la porta ma mi accorsi che era bloccata

- Miguel ti prego, devo sposarmi, finiscila con questo scherzo – obbiettai fievolmente mentre lui era sempre più vicino a me.

- Nessuno scherzo, è la pura realtà. Sai, prima di venire in Italia non capivo perché Licia non ti avesse parlato di me. Ora, finalmente, lo so.

Aveva paura che potesse accadere questo. Sapeva che non avresti fatto obiezioni se io avessi avuto interesse per te- mi accarezzò il viso.

- Che cosa tenti di insinuare? Che Licia approvi questo? Che in realtà non mi ami?- tentavo di oppormi, ma ogni qualvolta la mano di Miguel sfiorava il mio collo, sentivo forti brividi attraversarmi.

- Nulla di tutto questo, anzi si è arrabbiata parecchio quando le ho parlato. La sfortuna di Licia è stata di innamorarsi di un uomo che non ha il ben che minimo interesse del suo essere donna – Miguel mi spinse leggermente verso il muro

- Come osi dire che io…che io possa essere …come te?Che in realtà io non ami Licia? – allontanai la sua mano da me

- Continui a fraintendere ciò che dico. Può anche darsi che tu l’ami, ma ammettilo Riccardo, non provi nessuna attrazione per lei- riportò la mano sul mio viso poi lo avvicinò al suo.

Per quanto tentassi di oppormi, alla fine, sentii le sue calde labbra sulle mie.

La sua lingua insistente esplorò la mia bocca, la testa mi girava, sapevo che tutto ciò non doveva accadere, ma non avevo la forza per staccarmi da lui, per riprendere il controllo.

Sentii una sensazione d’appagamento in me, come se, una parte recondita del mio essere, bramasse quel momento da una vita intera.

Ebbi repulsione per ciò e allontanai violentemente Miguel.

Solo in quel momento mi accorsi, purtroppo, che sull’uscio della porta c’era Licia.

Gli occhi erano lucidi per via delle lacrime che tratteneva a stento.

Avanzò silenziosamente verso Miguel e, con tutta la forza che possedeva, lasciò andare uno schiaffo sul viso dell’amico che usci via lasciandoci soli.

- Temevo che potesse accadere. Avrei dovuto aspettarmelo, Miguel me lo aveva detto, ciò che dice poi è la realtà. Ma io come una stupida ho voluto credere al mio istinto, per una volta mi ero innamorata veramente - le lacrime tanto frenate caddero l’una dopo l’altra

Mi sentii un verme, una delle cose che mi ero ripromesso era di non far mai piangere Licia.

- Licia, scusa, scusami tanto, non so neanche io cosa mi sia accaduto. Io…io voglio solo sposarti adesso. Questo momento deve essere solo cancellato, dobbiamo farci una vita. Licia, dimmi che è con me che vuoi crearla. - ero molto agitato, quasi in maniera convulsa. Volevo sposare Licia, questo desiderio tuttavia, era dettato più dalla voglia di coprire qualcosa di me, che per anni avevo nascosto, che invece dettato dall’amore che provavo verso di lei.

Licia lo sapeva benissimo, era consapevole che niente sarebbe stato più lo stesso tra noi due.

- Va bene così, non ha più importanza adesso, non sei obbligato a sposarmi solo perché ti senti in colpa. Non è questo che voglio- le sue parole tentavano di mantenere una dignità che tuttavia gli occhi lucidi e i gesti tremanti tradivano.

- Ma ci sono gli invitati ad aspettarci, cosa dirai loro?-fu ciò di più stupido che potei dire.

-Ci penserò io, dirò che ho avuto un ripensamento improvviso, che la sola idea del matrimonio mi terrorizza. Tu ti sei arrabbiato e sei andato via- la forza di volontà di quella ragazza mi stupì, ma non volli che la responsabilità, di tutto l’accaduto, gravasse sulle sue spalle.

- Sai che nessuno ti crederà. Dì piuttosto che sono stato io, il classico bastardo che ha paura delle proprie responsabilità e che lascia la fidanzata all’altare. -

-Ti ho amato- disse improvvisamente Licia.

Sapevo che quello sarebbe stato un addio e quasi piansi anch’io.

- Ti ho amato anch’io. Scusami per tutto ciò che ho fatto, anche se so che non basterà a ricompensare cinque anni della tua vita-

- Non ce ne bisogno, nonostante tutto sono stati cinque anni magnifici – vidi sorridere timidamente Licia per l’ultima volta.

Da quel momento per me ci sarebbe stata una nuova vita

 

 

  
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