Questa
one-shot è il
midquel di “Rapimento?”, quindi se siete qui,
leggetevi prima quella,
altrimenti vi rovinerete la sorpresa.
Come sempre
grazie di
leggere, recensire e commentare.
A rileggersi.
Aveva l’anello, aveva il
testimone, ma soprattutto aveva la
sposa.
Sapeva però che tutto
questo non era sufficiente se non
avesse avuto il consenso del padre della sposa.
Avrebbe potuto anche saltare quel
punto, ma la loro
relazione era già particolare e precaria perché
potesse permetterselo.
No, si sarebbe presentato a casa di
Stu Hopps e avrebbe
chiesto la mano di Judy, a costo di farsi impallinare.
E così fu.
Elegante come poteva essere solo lui,
Nick Wilde si avviò
alla fattoria dai suoi suoceri, ma per sfortuna il suo carisma e il suo
naturale fascino non fecero presa sul suo futuro suocero.
“Vieni qui, sottospecie di
rubbagalline. Fatti pescare
ancora da queste parti e ti riduco a scendiletto.”
Gridò Stu, brandendo, in
direzione del fuggitivo, il suo grosso fucile caricato a sale.
“Mannaggia.”
Pensò Nick:” E pensare che era iniziato tutto
così bene.”
POCHE ORE
PRIMA
La Tana dei Conigli era il classico
borghetto di campagna,
abitato da gente rustica, un po’ diffidente, ma poi subito
pronta ad
accogliere, una volta entrati in confidenza.
La prima volta che era arrivato, ai
tempi in cui aveva
appena iniziato la relazione con Judy, rimase stupito dal fatto che
nessuno
facesse caso a lui, nonostante fosse una volpe.
Fu Judy a spiegargli che
d’alcuni anni molte volpi avevano
avviato un profondo programma di integrazione, anche grazie a Gideon
Grey.
Ora anche lui era una volpe integrata
e veniva accolto con
cortesia, mentre prima veniva semplicemente ignorato.
Arrivato a casa Hopps, venne accolto
con calore da tutta la
nidiata, un nugolo di scatenati pargoletti, una marea di pelo
multiforme, ora
bruno, ora grigio, ora una via di mezzo fra i due colori.
La casa esternamente poteva risultare
piuttosto piccola per
contenere tutti quei cuccioli, ma alcuni accorgimenti architettonici
avevano
dato il giusto spazio a tutto.
La casa rispecchiava a pieno quella
famiglia, semplice e
solida all’esterno, ma delicata e piena di sorprese
all’interno.
L’interesse per la volpe
scemò rapidamente e così Nick poté
accomodarsi in salone, dove lo aspettava Stu.
Il vecchio contadino fu estremamente
cortese con lui, troppo
cortese, ma la tensione del momento non rese Nick accorto e avveduto,
quanto
avrebbe dovuto essere, del pericolo.
Lo fece sedere sulla poltrona
più comoda, quella in legno
duro e imbottita di soffici cuscini, gli offrì una ciotola
di mirtilli e una
buona birra di carote.
La conversazione fra i due rimase
estremamente sul vago,
solite chiacchiere inutili.
Sulla vita di Judy, su come andava in
città, sul raccolto e
sui costi dei prodotti all’ingrosso, sul perché
Bonnie non fosse a casa, e sul
perché ci fosse invece una volpe.
Uno dei due stava pacatamente
sbucciando il discorso per
arrivare al nocciolo, e questi non era la volpe.
Da molto tempo Nick si era accorto,
che benché Stu non
avesse avuto un’istruzione elevata, aveva comunque un
cervello fino e in grado di
competere col suo, a questo si aggiunga anche l’ansia paterna
nei riguardi del
fidanzato della figlia e la trappola per volpi è pronta a
scattare.
Infatti quando se lo era visto
arrivare tutto solo, Stu
aveva pensato che la volpe si fosse recata a casa loro per comunicare
il fatto
che avesse rotto con Judy e che quindi lo comunicava prima a loro, per
una
questione di rispetto.
L’accoglienza calorosa, la
generosità nelle offerte, la
poltrona padronale, tutto era volto a mettere a suo agio la volpe e
farle
dire:” Io e Judy ci stiamo lasciando” o
“Io voglio lasciare Judy” o ancora:”
Credo che fra me e Judy non funzioni, voglio rompere.”
Stu era pronto, con le orecchie tese,
pronto ad ascoltare
frasi simili, ma quello che la volpe disse lo fece infuriare.
“Signor Hopps, credo che
sia inutile girarci intorno: Io
sono qui per chiederle la mano di sua figlia.”
Le parole esplosero nella testa di
Stu, frammentandosi e
ricomponendosi sempre e soltanto nel loro significato originario:
matrimonio.
Matrimonio, si era dunque arrivati a
questo punto???
Stu non ci vide più,
afferrò un grosso e nodoso ciocco e lo
usò a mo’ di randello contro Nick, facendolo
fuggire con la coda tra le gambe.
E TORNIAMO
COSÌ AL
PRESENTE
Stu era ancora lì davanti
alla porta, con lo schioppo in
spalla, guardingo, in attesa che la volpe si mettesse sulla traiettoria
di
tiro.
A Nick non pareva vero di essere
finito in quella situazione
così tragicomica, da predatore era diventato preda di un
coniglio piuttosto
furibondo,
La situazione però non era
effettivamente ad un punto morto,
non c’era nessuno stallo; poteva anche andarsene, chiedere a
Judy di sposarlo e
vivere felici e contenti.
Ma sapeva che chiederlo al padre, che
in quel momento era l’esatta
rappresentazione di un coniglio emotivo, era parte essenziale di quel
processo
di essere coppia, pur particolare e precaria, che aveva voluto avviare
con la
sua carotina.
Pensare
alla sua
carotina, lo portò a trovare la soluzione, un
“pelino” drastica, ma sicuramente
l’unica in grado di rompere gli indugi: avrebbe giocato la
parte del poliziotto
cattivo.
Si arruffo il pelo, snudo le zanne,
sguaino gli artigli e
tirò fuori, dal suo repertorio, lo sguardo più
cattivo; così conciato uscì dal
suo nascondiglio e si lanciò a perdifiato contro il
coniglio, certo che vedersi
una volpe selvatica lo avrebbe sicuramente terrorizzato.
Ma anche no, infatti appena la volpe
uscì a perdifiato dal
nascondiglio dietro l’albero, Stu esplose un colpo,
prendendolo al fianco
sinistro.
Nick fu sbalzato indietro dal colpo,
rimanendo sorpreso dal
coraggio del coniglio, ma poi si rialzò e
continuò quella pantomima, sperando
di non far venire un infarto al suocero.
Nel vedere la volpe rialzarsi, Stu
ebbe un attimo di esitazione,
ma poi si fece coraggio ed esplose il secondo colpo, però
questa volta,
complice la tensione, riuscì a colpire Nick solo alla spalla
destra.
Il colpo alla spalla destra fece
male, ma ignorò anche quel
dolore, doveva arrivare a strappare quel fucile, o il terzo colpo lo
avrebbe di
sicuro steso, facendo precipitare malamente le cose.
Grazie anche alla tensione di Stu,
che tutto tremante non
riuscì a ricaricare lo schioppo, Nick gli arrivò
vicino e con fare feroce
glielo strappò di mano, spingendolo a terra.
Stu era a terra tutto tremante,
nasino compreso, certo che
quella fosse la sua fine (se l’era fatta sotto dalla paura),
ma poi vide la
volpe ammansirsi e riassumere un aspetto più civile e infine
sedersi sul
dondolo del patio.
Più che sedersi, Nick si
accasciò sul dondolo, ora che l’adrenalina
era scemata, avvertiva dolore alla spalla, al fianco, alle zampe:
indefinitiva
era tutto un dolore.
“Venga qui, signor Hoops,
non le faccio niente.” Disse
pacatamente, invitando il suocero a sedersi vicino a lui.
Stu rimase sorpreso e, apprezzando il
coraggio della volpe,
sorrise dicendogli:” Chiamami Stu.”
Poi ripresero la conversazione dal
punto in cui si era
fermata.
“Hai avuto un bel coraggio,
Nick.” Cominciò Stu:” Avrei
potuto avere il fucile caricato a pallettoni.”
“Ed io sarei morto ben
volentieri, Stu.” Rispose la volpe,
sorseggiando il suo succo di mirtilli.:” Meglio morire, che
vivere una vita
senza Judy.”
“Sapevi anche quale sarebbe
stata la mia reazione alla tua
richiesta, no?”
Nick sapeva ci sarebbe stata una
reazione, ma non si
aspettava quel tipo di reazione e quindi preferì mentire,
rispondendo: “Si.”
Per poi aggiungere, con
sincerità:” Ma non avrei sposato
Judy senza avere il permesso vostro, signor Hoops.”
Stu rise, aveva imparato a conoscere
piuttosto bene quella
volpe:” Lascia perdere il “signor Hopps”
volpe” Disse divertito:” non mi
prendere per stupido.”
“Non lo farei mai,
papà” Ribatte, con finta affettazione,
Nick, che ora stava al gioco.
Il volto di Stu si allargò
in un sorriso dolce e paterno:”
Non avrei mai pensato che sarebbe successo, ma va bene
così.” Poi si alzò e si
portò le mani, a cono, davanti alla bocca per poi
urlare:” TANA DEI CONIGLI,
MIO GENERO È UNA VOLPE.”
Quella strana esternazione,
colpì Nick al cuore: era davvero
una famiglia meravigliosa quella in cui stava per entrare a far parte.
Ora restava il problema di come
sbarazzarsi della sposa,
almeno il tempo necessario per predisporre tutto il
“romanticume” per la
proposta.
Suocero e genero sapevano che il solo
modo per poter
distrarre Judy con successo era quello di calarla in un caso, ma che
fosse
davvero un caso urgente.
Ma quale?
In quel momento uscirono dalla casa
le gemelle Hopps.
“Denise, Cecilia, dove
andate signorinelle?” Chiese Stu, che
era ritornato nella parte del genitore iperprotettivo.
“Al cinema,
c’è il nuovo film Frizz Shark.”
Stu accolse la notizia con un
mugugno, per poi aggiungere:”
Non andate assolutamente in quel postaccio per nudisti senza
pudore.”
E mentre le sorelle si avviavano
verso la macchina, a Stu
balenò un’idea:” E se vostra sorella vi
chiama non rispondete. Chiaro?”
“Si.” Risposero
in coro.
Nick non capiva il perché
di quella strana richiesta, ma
guardando Stu capì: diavolo di un coniglio, era astuto come
e più di una volpe.
“Abbiamo il nostro caso,
caro genero.” Disse il coniglio:”
Ora va a predisporre il tutto.”
E mentre Nick si avviò
sulla via del ritorno, Stu si preparò
alla sua pantomima.
Quella sera
“Disgraziato,
farabutto.” Urlò Bonnie:” Vieni qua. Mi
hai
fatto preoccupare, mi hai fatto mettere in ansia, per niente!”
La ragione per cui Stu aveva
mantenuto il sangue freddo
davanti alla volpe, e che niente poteva incutergli più
timore di sua moglie,
quando era infuriata.
E quella sera, sua moglie era
furibonda, indignata e
infastidita.
“Potevi avvertirmi. Potevi
dirmi che era uno tiro mancino.”
Gli urlò Bonnie, brandendo il mestolo, come se fosse
un’arma primitiva.
“Ma…”
Provò a ribattere tutto tremante Stu
“Ma cosa?” Gli
ruggì dietro la moglie.
“Be.” Rispose
Stu, con la voce ridotta a un pigolio:” è che
sei troppo emotiva.”
“Io emotiva.”
Disse Bonnie:” Ah è così! Bene,
l’emotiva ti
dice che stanotte dormi sul divano e niente dolce.”
Se l’era cercata, ma
coinvolgere sua moglie nel piano come
complice, e non come vittima inconsapevole, avrebbe significato
inserire un
elemento di fragilità.
Judy conosceva troppo bene i suoi e,
grazie anche all’accademia
di polizia, riusciva con facilità a capire quando mentivano.
Ecco perché lui si era
defilato dal riferire la scomparsa a
Judy, lasciando la patata bollente alla sua complice involontaria, la
cui ansia
e preoccupazione, veramente genuine, avevano ingannato la coniglietta
arguta.
E quella notte sul divano, non
rimpianse alcuna delle scelte
fatte quel giorno.
Ma poi, verso mezzanotte,
sentì lo scricchiolio delle scale:
qualcuno stava scendendo.
“Stu, sei
sveglio.” Chiese Bonnie, che era scesa per parlare
con il marito.
Ma il coniglio fece finta di russare,
salvo poi essere preso
a cuscinate dalla moglie.
Quando la piccola scaramuccia
coniugale finì, fu Stu a
prendere la parola:” Andiamo fuori, ci sono le stelle e la
notte è calda.”
Bonnie si limitò a
seguirlo e, una volta fuori, si sedettero
sul dondolo.
Fu la coniglietta a prendere per
prima la parola:” Scusami
Stu, avevi ragione tu. Avrei davvero potuto destare qualche
sospetto.”
Stu rimase sorpreso:”
Scusami tu, avrei dovuto coinvolgerti,
sei sempre tu, quella che ragiona di più fra noi
due.”
“E tu sei il solito testone
testardo.” Ribatte Bonnie,
colpendolo delicatamente con il suo pugno.
Stu sorrise e non disse
più niente, ma semplicemente la
attirò a sé e la baciò.
Poi stettero così,
accollati, sotto la grande volta celeste,
lasciandosi cullare dal dondolio del dondolo.
E l’ultimo pensiero di Stu,
prima di addormentarsi, fu per
quel dondolo; quel dondolo che lui aveva ostinatamente cercato di non
far
comprare e che ora si rileva l’elemento più utile
per risolvere i suoi
problemi.
Poi con la testa ciondolante si
addormentò, lì, con sua
moglie al fianco, sotto la grande volta celeste.