Perplessa eseguii gli ordini. Entrai
nell’armadio e Fred mi seguì, trapassando la parete di legno.
-Questo armadio è una specie di oggetto svanitore-
spiegò, -nella cantina dei “Tiri vispi Weasley” ce n’è
uno uguale, è lì che finiremo non appena chiuderai l’anta. Solo che io e George
abbiamo aggiunto una parola d’ordine, senza di quella questo rimane un comune
armadio: preucazione anti-mamma, sai… Su, chiudi
l’anta! –
Feci come aveva detto e piombammo nel buio.
-La parola d’ordine è questa… - Fred fece una pausa ad effetto e poi la sua
voce riecheggiò solenne:
-Balbettantebamboccionabandadibabbuini!
La mia risata si trasformò in un urlo quando non sentìi
altro che aria sotto i miei piedi. Mi dimenai sospesa nel vuoto, ma la caduta
durò solo due secondi. I miei piedi toccarono bruscamente terra e barcollai,
picchiando la spalla contro la parete in legno di quello che doveva essere
l’armadio gemello nella cantina del negozio.
-È stato interessante, non sapevo che questo coso funzionasse anche per i
fantasmi! A proposito, la prossima volta piega le ginocchia, l’atterraggio sarà
più morbido… sai, io e Ge avevamo provato a mettere dei cuscini sul fondo di
questo armadio, ma è stato un disastro, mentre noi venivamo qui loro si
trasferivano nell’armadio della Tana, e sai, i cuscini ci sono volati in
faccia, c’erano piume dappertutto, avresti dovuto sentire gli starnuti di
George, peggio di un barrito d’elefante... Uh, mi sta dicendo che solo un Troll
lo troverebbe divertente, ed è costernato dal fatto che Sirius
stia ridendo…
Risi anch’io, e mi dimenticai di arrabbiarmi per il fatto che non mi aveva
avvertita di quello che sarebbe successo dopo la parola d’ordine. Ogni notizia
che Fred mi dava di George mi riempiva di gioia, mai come in quei momenti
riuscivo a sentire i gemelli così vicini a me, quasi non fossero morti.
Ad un tratto mi ricordai di una cosa e affranta dissi a Fred:
-Oh no, mi sono dimenticata di avvisare Verity del
fatto che… di quello che è successo! Scusa, scusa Fred!
-Non fa niente, anzi forse è un bene, così potrò dirglielo io di persona. – La
sua voce insolitamente tormentata mi fece capire che lui e Verity
non avevano un semplice rapporto di amicizia. Decisi di non intromettermi, e
rimasi in silenzio fino a che non si decise lui a prendere di nuovo la parola
per indicarmi le scale che portavano di sopra, e salimmo insieme nel negozio.
Per via della tarda ora era un po’ troppo buio nella stanza, così estrassi la
bacchetta e mormorai “lumos” .
-Naah. Non fa una gran luce la Bacchetta. È meglio se
batti le mani!
Eseguii e la stanza si illuminò a giorno. Spensi la Bacchetta e ammirai
estasiata gli scaffali ricolmi di scherzi, giochi e pozioni varie. –Su- disse
Fred, -prendiamo quello che serve e torniamo alla Tana prima che qualcuno si
accorga della nostra assenza…
***
In camera facemmo l’inventario delle cose prese:
-Forse… forse abbiamo esagerato.
-Dici? Ma nooo, son solo centoventitré
prodotti “Tiri Vispi Weasley” .
Rovesciai anche il contenuto delle mie tasche.
-E con questi ora sono almeno duecento.
-Duecento stupendi articoli inventati da me e George che libereranno il Mondo
Magico e Babbano dalle grinfie di No Pipì No Pupù!
–disse Fred deliziato. –Anche se ancora non capisco l’utilità di trenta Puffole Pigmee…
-Ma son così puffose! –dissi ridendo guardando
affettuosamente le trenta palle di pelo che facevano compagnia ad Arnold nella
gabbia ora così ingrandita da occupare un quarto di stanza.
–Ma non si spaventano neanche quando le trapasso, anzi lo adorano… che gusto
c’è?! –sbuffò Fred deluso.
Ridacchiai e per tutta risposta lui, con un sorriso malandrino, si avvicinò a
me per attraversarmi...
-No, no ti prego ho già freddo adesso, non voglio, Fred! Ho detto NO, per
favore! – Lo pregai, ma lui era già arrivato davanti a me, e con un sorrisone
stampato in faccia avanzò ancora. Serrai le palpebre, contrariata: non era
divertente, non ora, quando avevo le mani gelate.
Passò un secondo, e ancora Fred non mi aveva trapassata. Aprii gli occhi, stupefatta
ed incredula: mi aveva dato ascolto? Davanti a me non c’era, così mi voltai e
lo trovai a un palmo di naso da me.
-Hei, dove hai nascosto il mio Fred, sai, quello
spassoso che non ubbidisce mai? Comunque grazie per non avermi attraversata! –
dissi sollevata. Il fantasma sbuffò: per una ragione a me sconosciuta trovava
ironico quello che avevo detto. Quando cominciò a farsi strada nella sua mente
il pensiero che apparivo piuttosto sincera aprì la bocca, la richiuse, rimase
zitto per un istante, poi la riaprì e si decise a parlare, esitante.
-Io ti ho attraversata, Ginny. – Fui io questa volta
a fare scena muta, quasi fossi un pesce fuor d’acqua.
-No… - Dissi infine.
-Sì.
-No! – sbuffai. Perché si ostinava a mentire?
-Sì! Guarda, ti faccio vedere…
-No! – Sbottai contrariata, ma lui era già partito in quarta, lo vidi farsi
sempre più vicino finchè non mi attraversò.
E poi Fred, a ritroso, passò ancora attraverso il mio corpo, e rimase a
guardarmi, incerto. Dal canto mio io restai in piedi, incredula: non avevo
sentito alcun gelo. Nella mia testa cominciarono a vorticare le parole che
avevo sentito oggi.
“Volontà di ghiaccio… forza del leone… Il suo potere sboccerà… supererà i
confini… supererà i confini della magia conosciuta… “
Boccheggiai. Era vero… era tutto vero! Quando recuperai un autocontrollo
sufficiente dissi a Fred della profezia. A racconto finito lui mi guardò in
silenzio, e io gli lasciai il tempo di assimilare ciò che aveva appena udito. Dopodichè, senza preavviso, lui sorrise di un sorriso a
trentadue denti: -Avanti: facciamo delle prove, vediamo fino a dove puoi
arrivare!